L`angioletto Pigy abita da 40 anni in una vignetta CC
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L`angioletto Pigy abita da 40 anni in una vignetta CC
GIOVEDÌ 3 DICEMBRE 2009 31 PREMI IL CONVEGNO «Più liberi» con più fede Sarà dedicata in particolare all’editoria religiosa l’ultima giornata di «Più liberi più libri»,VIII fiera della piccola e media editoria in programma all’Eur di Roma dal 5 all’8 dicembre. Proprio martedì alle 10.30 si tiene la tavola rotonda «Editoria e religione. I perché di un successo», con Ilario Bertoletti, Donato Falmi, Enzo Pagani, Giovanni Peresson e Marco Ragaini, coordinati da Saverio Simonelli. Sarà l’occasione per presentare il rapporto Uelci di cui si parla in questa pagina e secondo il quale in 8 anni è cresciuto del 14% il numero di chi ha letto libri religiosi (terzo/quarto segmento di mercato). Cambia anche il profilo del pubblico: sempre più lettori comuni e nelle fasce tra i 25 e i 54 anni. A ciò corrisponde un cambiamento nelle politiche editoriali: autori che non pubblicano più solo per i marchi dell’editoria religiosa, ampliamento nelle librerie del settore dedicato alla saggistica religiosa, crescente presenza di editori di varia nelle librerie religiose. «CAMPANA» A SPAZIANI ◆ La poetessa Maria Luisa Spaziani è la vincitrice del premio di poesia «Dino Campana». La consegna del riconoscimento avverrà sabato 5 dicembre a Firenze, nella Sala Gonfalone del Consiglio regionale della Toscana, alle 10. La Spaziani ha vinto con la raccolta «L’Incrocio delle Mediane» (edizioni San Marco dei Giustiniani). A conferire il premio è stata la giuria composta da Sergio Zavoli, Gabriel Cacho Millet, Franco Contorbia, Enrico Ghidetti, Claudio Marabini ed Ezio Raimondi. Il nome della Spaziani si aggiunge così a quelli dell’albo d’oro: Edoardo Sanguineti, Giovanni Raboni, Mario Luzi, Alessandro Parronchi, Andrea Zanzotto, Silvio Ramat, Raffaello Baldini, Eugenio De Signoribus, Nelo Risi, Fernando Bandini. CULTURA E RELIGIONE DI ANDREA GALLI he in libreria il tema religioso «tiri», in questi anni più che nel passato più o meno recente, non è una grande scoperta di marketing. Anche solo una semplice e regolare occhiata al servizio di classifiche librarie «Arianna» permette di rendersene conto. Per dire, nell’ultima settimana censita, quella dal 16 al 22 novembre, fra i 20 titoli più venduti ne figurano almeno 5 che si possono definire di taglio religioso o spirituale-esoterico: Emmaus di Alessandro Baricco (Feltrinelli), La mano di Fatima di Ildefonso Falcones (Longanesi), L’oroscopo 2010 di Paolo Fox (Cairo), Tu scendi dalle stelle. Lettera di Natale ai bambini del cardinale Dionigi Tettamanzi (Centro Ambrosiano), A un passo dal baratro. Perché Medjugorje ha cambiato la mia vita, di Paolo Brosio (Piemme). A cui si può aggiungere l’ultimo libro da cassetta di Dan Brown sulla massoneria, Il simbolo perduto (Mondadori), primo in classifica. Proprio Brown verrà martedì a presentare a Milano la sua fatica, con un’aura da stella mondiale della narrativa che – com’è noto – gli deriva da un thriller a sfondo religioso come Il Codice da Vinci. Più difficile, invece, è avere una visione chiara, in numeri e C L’intellettuale Herman Vahramian Vahramian, pensiero libero e «di confine» Il libro religioso piace di più grafici, di questa tendenza che riguarda anche e soprattutto un comparto più sfuggente di altri, quello dell’editoria cattolica. Un tentativo di fotografare e analizzare la situazione è stato fatto recentemente dall’Uelci – l’associazione che riunisce appunto editrici cattoliche – con un’interessante indagine di mercato commissionata all’ufficio studi dell’Associazione Editori Italiani e curata da Giovanni Peresson. Uno studio con diverse conferme e qualche sorpresa, che verrà presentato da Paola Bignardi nel corso del grande convegno su «Dio oggi» che si terrà a Roma dal 10 al 12 dicembre. Innanzitutto è confermata la crescita di lettori di libri religiosi: se all’inizio del decennio erano 2 milioni e 650mila (l’11,5% di chi si dichiarava lettore nel tempo libero), sette anni dopo risultavano 3 milioni e 15mila (il 12,5% dei lettori di almeno un libro nei 12 mesi precedenti). Un incremento del 13,8%, superiore alla crescita media della lettura fra la popolazione italiana nello stesso periodo (+4,7%). E se i dati disponibili si fermano al 2007, gli indicatori più recenti confermerebbero la tendenza per il 2008 e il 2009. Lo studio ipotizza poi una crescita della domanda ancora più alta, considerando la dimensione religiosa presente in tanti libri di saggistica che affrontano i temi più disparati. I dati lasciano intravedere anche un cambia- indagine Un’inchiesta degli editori cattolici conferma: il settore dei volumi che si occupano del sacro è cresciuto in 8 anni del 14%, anzitutto tra i giovani mento significativo nella tipologia dei lettori. L’interesse per il libro di argomento religioso cresce in tutte le fasce giovanili della popolazione: dal 6,4% al 7,3% tra i 2024enni; dal 13,4% al 15,0% tra i 45-54enni. Oggi il 49,6% dei lettori ha cioè tra 25 e 54 anni: un pubblico anagraficamente attivo e "reattivo", che tende a informarsi sulla realtà, nel pieno dell’attività lavorativa e professionale, quindi con un potere di acquisto che normalmente gli permette di affrontare spese voluttuarie e tra queste le culturali. Per quanto riguarda invece la quantità dell’offerta: nel 2008 sono stati pubblicati dalle editrici italiane 4125 titoli religiosi con 9,7 milioni di copie, il 14,8% del distribuito totale. Nel 2000 erano il 6,8% di tutti i titoli di "varia", oggi sfiorano Ruini: negare Dio fa male agli individui e anche alla società l’8%. Di questi titoli gli editori cattolici ne hanno pubblicati 2.717, il 66% del totale, con un catalogo estremamente diversificato: volumi di catechesi (8,3%), devozionali (9,1%), libri per bambini (2,7%), scolastici (10,2%) e un 55,7% in cui confluiscono argomenti come il dialogo interreligioso, la bioetica, le scienze bibliche, l’arte sacra, la storia della Chiesa, eccetera. Altri numeri: nel 2008 erano 483 le case editrici che avevano in catalogo almeno un titolo di argomento religioso. Di queste, 209 erano laiche e 274 religiose in senso stretto. Delle religiose 242 sono cattoliche e 32 sono riconducibili a religioni orientali, al mondo evangelico, islamico o ebraico. L’editoria cattolica ha insomma un peso di tutto rispetto: esprime il 9% degli addetti di tutta l’editoria italiana (in lieve controtendenza rispetto ai dati sull’occupazione del settore, ma con segnali di flessione tra 2008 e il 2009) e rappresenta una fetta di mercato che vale, a prezzo di copertina, 235 milioni di euro, il 9,5% del totale. Si tratta di una realtà importante, un caso abbastanza unico in Europa, e che anche per questo merita una considerazione e una "cura" speciali. Soprattutto in considerazione del fatto che, come dice qualcuno, la tenuta o la crescita di tanti numeri è derivata più dal vento in poppa della tematica religiosa in generale che dai frutti di un ammodernamento di strutture e strategie proprie. Di fronte a un mercato editoriale che spinto dalle nuove tecnologie va incontro a una trasformazione radicale, com’è emerso anche dall’ultima Fiera internazionale del libro a Francoforte, sarà vitale non farsi trovare spiazzati. ggi sono molto forti e diffuse, fino ad ap« O parire prevalenti, le tendenze a negare o a ignorare Dio: lo si riduce a un prodotto della nostra mente, del nostro desiderio o della nostra struttura psichica, oppure si sostiene che per via razionale di Dio non si possa conoscere nulla. Questo è motivo di preoccupazione per noi». Così in un’intervista apparsa sul «Corriere della Sera» di ieri il cardinale Camillo Ruini. Il rischio è quello di «dare all’umanità la sensazione di essere sola nell’universo, abbandonata al cieco divenire del cosmo senza una direzione, uno scopo. Tutto ciò pesa sulIl cardinale Ruini l’anima delle persone, fa sentire la nostra vita inutile e priva di senso. Ma anche la società e la cul«Nella Chiesa tura perdono il loro rifemancanze gravi rimento decisivo. Se non c’è Dio, l’uomo è soltane il rischio to una particella della nadi autoinganno» tura, manipolabile come tutto il resto. Si perde così il riferimento principe della vita sociale, l’idea che l’uomo, come diceva Kant, è sempre un fine a cui tendere e mai un mezzo. Potrei dire che questo nodo di fondo emerge quando gli esseri umani sono trattati in modo puramente funzionale, come semplici strumenti dei quali servirsi, nella bioetica come in un campo sociale, politico o economico». L’ex presidente Cei compie anche un’autocritica: nella Chiesa «mancanze anche molto gravi ci sono state, ci sono adesso e purtroppo ci saranno in futuro... Quando il comportamento personale è tanto divergente da ciò che si dovrebbe esprimere nella fede, c’è il rischio che ci sia un’illusione soggettiva. Una sorta di autoinganno». «Un pensiero cosmopolita, in cui lo spazio non ha confini né muri». Così l’amico Agopik Manoukian ricorda – a due mesi dalla scomparsa, avvenuta a Milano il 27 settembre scorso – l’intellettuale armeno Herman Vahramian: architetto, pittore, grafico, scrittore, organizzatore di eventi, collaboratore anche di «Avvenire». Manoukian, il cui scritto appare sull’ultimo numero della rivista «Studi cattolici», traccia il «quadrante di culture» da cui Vahramian proveniva: iraniano di nascita, armeno di etnia, anglosassone per studi, italiano per destino, Herman «è contrario a ogni nazionalismo»; il suo «pensiero si muove ai margini delle grandi culture, ma se ne distanzia e lavora per dare spazi alle culture minoritarie. La sua è una posizione di confine; è dentro la storia del suo popolo, ma la sua vera patria è il mondo intero». De Luca: non ateo ma non credente «Sono non credente, ma scrivo di Gesù perché sono un narratore e distinguo il piano personale da quello di scrittore»: così Erri De Luca all’agenzia cattolica Zenit per l’uscita del suo libro «Penultime notizie di Ieshu/Gesù» (Msa). Lo scrittore napoletano spiega perché si definisce «non credente» e non «ateo»: «Ateo è qualcuno che ha risolto il problema una volta per tutte. Esclude la possibilità dal suo orizzonte e in questo è simile al talebano, che non ammette obiezioni alla sua conclusione. Il non credente, invece, tutti i giorni frequenta le Scritture Sacre, anche se resta una persona che non può rivolgersi alla divinità». Alla domanda se abbia mai pensato di occuparsi di altre religioni, De Luca replica: «No, non sono arrivato mai all’islam, o al buddhismo. Per una questione di distanza geografica». L’angioletto Pigy abita da 40 anni in una vignetta DA NAPOLI GIORGIO AGNISOLA on Avvenire Paolo Del Vaglio, uno dei maggiori umoristi italiani, ha una lunga amicizia. Cominciò a collaborare nel 1969, quarant’anni fa. Del Vaglio ha collaborato a decine di testate: da Famiglia Cristiana a Jesus, al Giornalino, a Nigrizia, al Messaggero di Sant’Antonio, al Bollettino salesiano, ma anche alla Domenica del Corriere, a La Fiera Letteraria, a Il Mattino, a Rai 3. Per trent’anni una sua vignetta ha accompagnato la pagina sportiva del lunedì presso la redazione Rai di Napoli. C Napoli Nel 1969 cominciava la collaborazione con «Avvenire» di Paolo Del Vaglio, umorista autore di personaggi apparsi su quasi tutte le testate cattoliche italiane Come è nata la tua militanza nelle testate cattoliche? «Vengo dall’Azione cattolica, lì si è alimentata inizialmente la mia vena. Si è trattato di una scelta connaturale, sentita nel profondo». Può darsi una fisionomia dell’umorismo cattolico? «Gli umoristi cattolici devono colpire il male, non distruggere l’uomo. Ecco la sostanziale differenza con la produzione laica, che poi diventa segno di identità, di appartenenza». Che cosa caratterizza il linguaggio della vignetta? «È un linguaggio essenziale; le didascalie lunghe non sono incisive, bisogna usare pochissime parole». Si tratta di un connubio di scrittura ed immagine? «Non esattamente: piuttosto di un’immagine che ha bisogno della parola». Cosa è cambiato, se è cambiato, nella produzione recente del disegno umoristico? «Il cartone è mutato innanzitutto nella forma. È passato dalla striscia, come quella di Kijno, al quadro unico. E diventato cioè meno narrativo e più concettuale». Quale salute gode l’umorismo in Italia? «Una salute malferma, purtroppo. Altrove in Europa i cartoni sono amatissimi, come in Francia, dove nomi come Sempé o Plantu sono popolari». E nel mondo? «Ci sono umoristi grandissimi in America, in Canada, in Australia ed anche nell’Est europeo. Soprattutto i rumeni e gli slavi sono molto interessanti». E riguardo ai contenuti, c’è stato un cambiamento? «Trovo la caricatura d’oggi più cattiva, ha perso umanità, è unidirezionale, esclusivamente politica. Ha perso quei caratteri di complicità e dolcezza che invece ancora distinguono l’umorismo di segno cattolico». I tuoi personaggi? «Pigy, innanzitutto, l’angelo buono e sagace che porta la saggezza in tasca, come una buona novella, con la fantasia del bimbo che sorprende e incanta, che non si può che amare». Ma anche altri personaggi hanno costellato il tuo universo fantastico: Don B (Don Bosco), Frate Angelico e angeli vari, tanti, con e senza ali. I tuoi libri? «Cominciai nel 1973, proprio con Pigy. Un libro fortunato fu il Sesto Evangelio, apparso per la prima volta con Città Armoniosa negli anni Ottanta. Seguì L’ultimo Evangelio, ripubblicato di recente, ampliato ed aggiornato, con la San Paolo. L’ultimo è Jubilemus, ovvero il penultimo, giacché l’ultimo è un volumetto fuori regi- stro, per così dire, insolito, rivolto ai non più giovani, dal titolo Ti trovo bene». La tua attività artistica non è stata solo umoristica, ma anche didattica… «Da insegnante ho capito come l’umorismo sia in fondo una virtù e una qualità dello spirito. Ho voluto trasmettere questa convinzione ai giovani e ho sempre accompagnato la mia attività artistica con seminari e tavole rotonde con gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. I giovani amano l’immagine umoristica. Vi leggono un segno che sdrammatizza la vita, eppure colpisce nel profondo, illumina, come la fede».