Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale
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Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale
Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Autori Sonia Pasquali Sandro Feriozzi (redattore) Gina Gregorini (redattore) Franco Ferrario (redattore) Giuseppe Grandaliano (redattore) Domenico Santoro (redattore) Contenuti 1. Abstract 2. Premesse Indicazioni Controindicazioni 3. Scopi e Obiettivi 4. Attività Preparazione del Paziente Tipologia di Aghi Localizzazione del Rene Tecniche di Processazione del Frustolo Monitoraggio e Complicanze Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Abstract release 2 revisionata il 20 giugno 2011 17:39 da Sonia Pasquali La biopsia renale è ormai universalmente riconosciuta come strumento fondamentale nella “gestione” delle nefropatie. Basti pensare che la diagnosi istologica risulta essere differente rispetto a quella clinica in circa la metà dei pazienti biopsiati con conseguente modifica dell' approccio terapeutico in circa un terzo dei casi. Questa procedura fornisce quindi, in realtà, informazioni utili non solo per la diagnosi, ma anche per la scelta terapeutica, la prognosi e contribuisce alla comprensione dei meccanismi patogenetici responsabili di molte nefropatie. Sul piano clinico, la conseguenza diretta di una corretta e tempestiva identificazione della nefropatia è soprattutto la possibilità di agire prima che sia raggiunto il punto di non ritorno, nelle fasi precoci della malattia, quando cioè è ancora possibile la regressione del meccanismo patogenetico iniziale e la remissione o addirittura la guarigione della nefropatia stessa. Al contrario, è chiaro che uno scarso utilizzo della biopsia renale condiziona un approccio tardivo e aspecifico, che si limita ad una nefroprotezione "generica", svincolata dalla causa iiziale di danno renale. In ogni caso, si tratta di una manovra invasiva, non scevra di complicanze, che deve essere necessariamente supportata da una corretta selezione e preparazione dei pazienti, da una adeguata metodologia di intervento, da una corretta tecnica di processazione e di valutazione istologica, con tutte le metodiche attualmente disponibili, oltre che da una stretta collaborazione anatomo-clinica. Scopo di questa procedura è quello di ottimizzare l’approccio alla biopsia renale in modo da ottenere le maggiori e più aggiornate informazioni possibili per il paziente affetto da nefropatia. Premesse Indicazioni release 1 pubblicata il 20 giugno 2011 17:40 da Sandro Feriozzi INDICAZIONI ALLA BIOPSIA RENALE (Figura 1) Per descrivere le corrette indicazioni alla biopsia renale è utile suddividere il ruolo della biopsia secondo i classici quadri clinici delle nefropatie come suggerito dal Registro Italiano delle Biopsie Renali. SINDROME NEFROSICA (Figura 2). Nell’ambito del soggetto adulto la sindrome nefrosica è un’indicazione assoluta alla biopsia renale, in Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 2 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 questo caso infatti, vi possono essere diversi quadri istologici sottostanti: glomerulosclerosi focale, glomerulonefrite membranosa, glomerulonefrite membranoproliferativa o anche altre patologie. Per ciascuno di questi casi possono essere applicati schemi terapeutici con steroidi associati ad immunosoppressori a dosaggio variabile. Alcune lesioni impongono ulteriori accertamenti diagnostici ad esempio una glomerulonefrite membranosa può essere dovuta ad agenti infettivi (virus B, C dell’epatite), neoplastici (neoplasie colon, polmone) od essere indice di una patologia sistemica non ancora evidente (lupus). La diagnosi istologica fornisce informazione sulla prognosi della nefropatia: il decorso è mediamente indolente nella membranosa e decisamente più sfavorevole nella glomerulosclerosi focale e nella membranoproliferativa. Nell’adulto si può osservare una glomerulopatia a lesioni minime che nella maggior parte dei casi è sensibile alla terapia steroidea, tuttavia si possono avere un numero significativo di casi di recidiva e/o di resistenza della malattia allo steroide. L’indicazione alla biopsia nel caso di sindrome nefrosica del bambino è diversa rispetto all’adulto. E’ infatti noto che circa il 70-80% delle sindrome nefrosiche dell’infanzia è dovuto ad una glomerulopatia a lesioni minime che è caratterizzata da una pronta risposta agli steroidi. La biopsia andrà eseguita successivamente in caso di mancata risposta allo steroide o in caso di recidive frequenti della proteinuria alla sospensione della terapia. ALTERAZIONI URINARIE: PROTEINURIA/EMATURIA - PROTEINURIA (Figura 3 - Figura 4) Le alterazioni urinarie sono caratterizzate dalla presenza di proteinuria in genere modesta ed ematuria al sedimento urinario. In questi casi può essere prevalente la proteinuria o l’ematuria e le indicazioni alla biopsia possono variare. Di fronte ad un proteinuria le indicazioni alla biopsia non sono definite con certezza. L’entità della proteinuria può essere un punto di riferimento: se inferiore ad 1g/24h, con il sedimento urinario nei limiti e la funzione renale è normale non vi è un’indicazione assoluta e la procedura può essere differita all’osservazione clinica. Infatti, sulla base di dati ormai consolidati, i quadri istologici sottostanti a proteinuria isolata di modesta entità sono frequentemente privi di specificità. E’ comunque importante seguire i pazienti nel tempo per osservare eventuali variazioni quantitative della proteinuria o di altri indici (funzione renale) che potrebbero richiedere la biopsia . Diversamente quando la proteinuria è maggiore di 1g/24h e nel sedimento sono presenti cilindri, la biopsia è indicata poiché può essere presente una patologia glomerulare compresa tra quelle descritte per la sindrome nefrosica. La glomerulonefrite membranosa è la causa più frequente di una proteinuria isolata, più raramente essa può essere dovuta a malattie sistemiche (ad esempio lupus o amiloide). EMATURIA Per ematuria si intende la presenza nel sedimento urinario di 5 globuli rossi o più per campo microscopico ad alta risoluzione (400 X) oppure l’escrezione di oltre 1 milione di globuli rossi in 24h valutati con la conta di Addis. L’ematuria macro o microscopica può avere durata variabile nel tempo o manifestarsi in concomitanza di episodi infettivi, o può anche essere l’unico segno presente (ematuria isolata). In tutti i casi prima di considerare l’esecuzione di una biopsia renale è necessario eseguire indagini radiologiche per escludere patologie come neoplasie, calcoli, angiomi. Escluse queste cause l’indicazione si pone con certezza se il paziente lamenta episodi di macroematuria e se Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 3 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 nei periodi intervallo vi è microematuria. In questi casi la diagnosi più probabile è la glomerulonefrite proliferativa mesangiale con depositi di IgA (malattia di Berger). In questa patologia glomerulare le lesioni possono essere molto diverse: da quadri di modesta, focale proliferazione mesangiale a quadri con gravi segni di infiammazione ed attivazione dell’epitelio capsulare con formazione di semilune. Naturalmente la prognosi e la condotta terapeutica saranno condizionate dall’istologia: nel caso della sola proliferazione mesangiale sarà adottato un atteggiamento terapeutico prudente mentre nel secondo, uno schema aggressivo con farmaci immunosoppressivi. La presenza di un’ematuria in un gruppo familiare è un’altra indicazione alla biopsia. In tali casi la diagnosi può essere la malattia di Alport o una glomerulopatia a membrane sottili. La prognosi delle due patologie è completamente diversa essendo sfavorevole nella prima e benigna nella seconda e non sempre è possibile porre la diagnosi differenziale in base alla presentazione clinica. Un problema di non facile soluzione è l’indicazione alla biopsia in caso di microematuria isolata. In questi casi la decisione deve tener conto di numerosi fattori come l’anamnesi familiare, la storia clinica, e l’atteggiamento del paziente. In ogni caso il nefrologo può continuare il monitoraggio periodico ed intervenire con la biopsia renale in caso di variazioni della funzione renale e/o delle caratteristiche della microematuria stessa. INSUFFICIENZA RENALE ACUTA (Figura 5) La causa più frequente di insufficienza renale acuta definita come aumento rapido della creatininemia in pochi giorni, è la necrosi tubulare dovuta ad esempio a ipotensione grave, sepsi, uso di farmaci o in seguito ad interventi chirurgici. La diagnosi può essere posta con sufficiente sicurezza e non vi è indicazione assoluta alla biopsia. Quando l’insufficienza renale acuta è dovuta a danno renale da farmaci, il quadro istologico è rappresentato da una nefrite interstiziale con la presenza di infiltrato cellulare con numerosi leucociti eosinofili o di una vera propria vasculite con lesioni glomerulari necrotizzanti. In questo caso solo la biopsia può consentire di porre una corretta diagnosi. Inoltre la biopsia permette di diagnosticare alcune patologie dovute a grave infiammazione glomerulare con formazione di semilune cellulari circonferenziali, come la malattia di Goodpasture, in cui la rapidità e la gravità delle lesioni possono determinare un quadro di insufficienza renale acuta. L’impiego diffuso della biopsia in corso di insufficienza renale acuta ha portato negli ultimi anni a riconoscere una patologia già nota, ma a lungo ignorata ovvero la malattia ateroembolica con la presenza di cristalli di colesterolo nella parete delle arteriole e nei capillari glomerulari. La patologia è in genere associata all’esecuzione di procedure di radiologia interventistica vascolare, tuttavia a volte i rapporti tra causa- effetto non sono chiari o non vi sono affatto e l’esame istologico diventa decisivo. In corso di insufficienza renale acuta può valere la regola di eseguire una biopsia tutte le volte in cui dopo 1-2 settimane la diagnosi resti incerta e non si osservi alcun miglioramento clinico. SINDROME NEFRITICA ACUTA: GLOMERULONEFRITE RAPIDAMENTE PROGRESSIVA (Figura 6) Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 4 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 La glomerulonefrite rapidamente progressiva è caratterizzata dal peggioramento della funzione renale in settimane o pochi mesi e dalla presenza di cilindri eritrocitari e/o leucocitari all’esame del sedimento, proteinuria significativa, ipertensione arteriosa. In questi casi le forme più frequenti sono le glomerulonefriti focali necrotizzanti con proliferazione dell’epitelio capsulare e formazione di semilune circonferenziali, in alcuni casi con immunofluorescenza lineare per IgG lungo i capillari glomerulari come nella malattia di Goodpasture. Altre volte si osservano quadri istologici con grave proliferazione cellulare associati a cellule infiammatorie infiltranti (leucociti neutrofili e/o monociti) come nelle forme da glomerulonefrite mesangiocapillare idiopatica o in corso di crioglobulinemia mista o ancora vi possono essere forme di proliferazione di tutti i componenti glomerulari associate a quadri di immunofluorescenza positiva per tutti i sieri testati come nel lupus eritematoso. In questi casi solo l’esecuzione della biopsia renale potrà permettere di discriminare la causa della patologia e quindi dare informazioni per l’esecuzione di un terapia corretta nei tempi e nelle dosi dei farmaci. Una situazione particolare è la glomerulonefrite acuta post-infettiva prevalente nei bambini. In tal caso quando vi siano elementi clinici ( comparsa del danno renale dopo 15 giorni da un processo infettivo) o sierologici ( riduzione delle frazioni sieriche del complemento) la biopsia renale va limitata solo ai casi nei quali non si osserva la risoluzione del quadro clinico. INSUFFICIENZA RENALE CRONICA (Figura 7) L’insufficienza renale cronica si associa a lesioni istologiche come fibrosi e lesioni vascolari che aumentano il rischio di complicanze bioptiche. Pertanto i casi da sottoporre a biopsia vanno giudicati con molta cautela e prudenza. D’altra parte è molto importante conoscere il quadro istologico per valutare un’eventuale terapia e soprattutto per una corretta diagnosi. Questo dato è altresì estremamente importante se il paziente è un candidato al trapianto renale. In passato si discriminavano i casi da sottoporre a bopsia renale in base ai valori di creatininemia, al momento risulta invece decisivo il quadro ecografico. Infatti tale metodica ci permette di valutare l’ecogenicità del parenchima renale e soprattutto lo spessore della corticale. In presenza di una sufficiente ampiezza della corticale e controllando fattori favorenti le complicanze come parametri della coagulazione e l’ipertensione arteriosa, la biopsia è indicata soprattutto nel soggetto giovane. I quadri sottostanti possono essere molto variabili dalla più frequente glomerulonefrite ad IgA, a quadri di glomerulonefrite membranosa, membranoproliferativa o nefroangiosclerosi. MALATTIE SISTEMICHE (Figura 8) Le malattie sistemiche che comportano un coinvolgimento renale sono numerose e, qualora siano presenti alterazioni del sedimento e/o proteinuria e/o riduzione della funzione renale è opinione diffusa che sia utile eseguire una biopsia renale per la valutazione istologica del danno. Infatti le lesioni istologiche sottostanti possono essere molto diverse, non direttamente correlate ai quadri clinici e possono richiedere atteggiamenti terapeutici differenti. Il Lupus Eritematoso Sistemico (LES) è la patologia che meglio può rappresentare questo concetto. Nel LES infatti la prognosi è direttamente influenzata dal tipo di lesione renale; le correlazioni tra lesioni istologiche e clinica sono deboli; esistono almeno 6 classi di nefrite lupica e lo stesso paziente può presentare nel tempo una variazione di classe istologica. Inoltre la terapia è in grado di contrastare Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 5 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 efficacemente l’infiammazione se eseguita in modo corretto e varia secondo le classi istologiche. Infine la malattia evolve attraverso fasi di attivazione e di quiescenza che molto spesso non sono deducibili da parametrici clinici e/o di laboratorio. Ne deriva che la biopsia nel LES è indicata al momento della diagnosi di coinvolgimento renale e nel decorso di malattia quando la nefropatia assume un andamento non prevedile rispetto alle lesioni istologiche osservate precedentemente o qualora si sia incerti sulla possibile presenza di una fase di attività. DIABETE MELLITO Un’altra patologia sistemica molto diffusa e che presenta un coinvolgimento renale che può richiedere la biopsia è il diabete mellito. Tuttavia in questi casi possiamo ricorrere a criteri clinici affidabili per porre diagnosi: una storia clinica di almeno 5 anni di diabete e la presenza di un retinopatia diabetica. Se sono presenti questi elementi possiamo assumere da un punto di vista clinico, che la nefropatia diabetica sia certa e non eseguire la biopsia ; se alcuni di questi elementi sono assenti o la storia clinica non è tipica (diabete di breve durata, episodi di ematuria) o soprattutto non vi è una retinopatia diabetica allora l’indicazione alla biopsia si pone con forza. Occorre infatti ricordare che le lesioni glomerulari dovute al diabete si possono associare ad altre glomerulonefriti ad esempio la glomerulonefrite membranosa o la glomerulonefrite ad IgA (cosiddetta doppia-patologia). TRAPIANTO (Figura 9) Le indicazioni alla biopsia nel rene trapiantato non sono così definite come nel rene nativo: può essere eseguita da “protocollo” o per motivi clinici. Nel primo caso viene effettuata a tempi predefiniti, indipendentemente dal quadro clinico ed è finalizzata a conoscere la situazione istologica del trapianto ed eventuale tossicità da farmaci. La seconda invece è correlata a problematiche cliniche. Nei primi mesi del trapianto la biopsia è indicata se si osserva una rapida riduzione della funzione renale suggestiva di un episodio di rigetto acuto. In questo caso, essendo la diagnosi clinica di rigetto acuto verosimile, alcuni preferiscono differire la biopsia dopo un insuccesso terapeutico, altri eseguono sempre la biopsia prima di procedere alla terapia. Nel trapianto stabilizzato l’indicazione alla biopsia è rappresentata o da una progressiva riduzione della funzione renale o dalla presenza di una proteinuria stabile superiore a 1 g/24. In questi casi si possono osservare lesioni tipo la glomerulopatia da trapianto oppure le recidive delle malattie renali primitive. Frequentemente si osservano associate le lesioni dovute ai farmaci immunosoppressori come gli inibitori della calcineurina. In tutti i casi si ottengono numerose e preziose informazioni che possono aiutare nella gestione del rene trapiantato ed in particolare nella scelta della terapia immunosoppressiva da adottare. INDICAZIONI EMERGENTI Accanto ai classici quadri clinici prima esposti, vanno segnalate indicazioni emergenti ed in costante incremento alla biopsia renale. Si tratta di: nefropatie in corso di malattie disprotidemiche (amiloidosi AL, malattia da depositi di catene leggere e pesanti, rene da mieloma) nefropatie in corso di epatopatia (glomerulopatie HCV e HBV-relate, nefropatia da IgA in corso Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 6 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 nefropatie in corso di epatopatia (glomerulopatie HCV e HBV-relate, nefropatia da IgA in corso di epatopatia alcolica, glomerulosclerosi epatica) insufficienza renale in pazienti portatori di organi trapiantati, in particolare cuore e fegato Sono quadri clinici complessi in cui il quadro renale può essere secondario alle comorbidità e/o alle complicanze iatrogeniche. L'esatta e tempestiva definizione del tipo di danno renale, mediante biopsia, rappresenta una fase diagnostica fondamentale nella gestione di questi pazienti in cui, la modulazione del trattamento farmacologico da un lato, e il rischio di cronicizzazione dall'altro, rappresentano gli aspetti di maggiore criticità. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE La biopsia renale è uno strumento diagnostico formidabile che i nefrologi hanno imparato a conoscere ed a utilizzare nel corso degli anni. Le indicazioni alla biopsia possono essere assolute come in caso di sindrome nefrosica o di glomerulonefrite rapidamente progressiva mentre in altre forme queste indicazioni sono meno definite, come nella proteinuria e/o ematuria. In questi casi l’indicazione se fare o meno la biopsia non può non risentire dell’esperienza dell’operatore, delle possibilità di studio del frammento bioptico e del quadro ambientale. Inoltre non va dimenticato che una corretta diagnosi istologica richiede una stretta e fattiva collaborazione tra il nefrologo e l’anatomopatologo: in questo modo si potranno trarre tutte le informazioni necessarie per la valutazione del caso clinico. Il nefrologo che deve prendere la decisione di eseguire la biopsia deve sempre ricordare di valutare in ogni caso il rapporto tra il rischio e il beneficio della procedura. Il rischio (vedi complicanze), inteso come complicanze maggiori-che richiedono interventistica percutanea, oscilla dallo 0,1 allo 0,4% ed è paragonabile a quello di manovre invasive come la colonscopia. Il beneficio è quello di una diagnosi precoce, che può condizionare differenti approcci terapeutici con l'obiettivo non solo di rallentare, ma di arrestare/guarire la nefropatia stessa intervenendo prima che sia raggiunto il punto di non ritorno. Al contrario, è chiaro che uno scarso utilizzo della biopsia renale condiziona approcci tardivi e aspecifici che si limitano ad una nefroprotezione generica, svincolata dalla causa iniziale di danno renale. Bibliografia: 1) Kisrani A, Kasiske B: Laboratory assessment of kidney disease: clearance, urinalysis and kidney biopsy In The Kidney, Brenner and Rector Editors, Saunders Company Philadelphia 2008 Vol 1 Chap.23 pg 747-756 2) Whitter W, Korbes S: Indications and complications of renal biopsy UpToDate 2011 wwww. Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 7 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 UpToDate.com 3) Fuiano G, Mazza G, Comi N, caglioti A, de Nicola L, Iodice C, Andreucci M, Andreucci VE: Current indications for renal biopsy: a questionnaire-based survey Am J Kidney Dis 2000; 35: 448-457 4) Madaio M: Renal biopsy Kidney Int. 1990;38: 529-543 5) Richards N, Darby S, Howie A, Michael J: Knowledge of renal histology alters patient management in over 40% of cases Nephrol dial Transplantation 1994;9:1255-1259 6) Clinical utility of kidney biopsies in the diagnosis and management of renal disease Cohen AH, Nast CC, Adler SG, Kopple JD. Am J Nephrol. 1989;9(4):309-315 Figure Figura 1. Figura 1 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 8 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 2. Figura 2 Figura 3. Figura 3 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 9 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 4. Figura 4 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 10 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 5. Figura 5 Figura 6. Figura 6 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 11 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 7. Figura 7 Figura 8. Figura 8 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 12 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 9. Figura 9 Controindicazioni release 1 pubblicata il 20 giugno 2011 17:40 da Gina Gregorini Per minimizzare i rischi della procedura è essenziale che siano rispettate le controindicazioni alla procedura. Vengono qui prese in considerazione le controindicazioni che persistono nonostante la ottimizzazione delle condizioni operative, vale a dire: A) quando la biopsia venga effettuata nel rispetto delle condizioni operative che sono oggi consigliate: sia eseguita sotto guida ecografica continua che il paziente sia mantenuto in regime di ricovero per almeno 24 ore dopo la biopsia allettato per almeno 12 ore dopo la biopsia monitorato per PA, Fc , comparsa di ematuria, dolore lombare, controllato con emocromo dopo 4 e 12 ore, e prima della dimissione che arrivi alla biopsia munito di accesso venoso che effettui un controllo ecografico prima della dimissione che sia invitato a mantenere un regime di “riposo”a domicilio per alcuni giorni che abbia sospeso da almeno 7 giorni farmaci ad effetto antiaggregante ( inclusi i FANS) e non riprenda anticoagulazione e farmaci antiaggreganti per almeno una – due settimane Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 13 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 B) quando la biopsia sia effettuata in un paziente precedentemente preparato secondo le modalità descritte nella sezione “ preparazione del paziente” Controindicazioni assolute alla biopsia renale percutanea Assenza di consenso e non possibilità di ottenerlo: pazienti di minore età o incapaci a fornire un consenso. 1. Impossibilità di cooperazione da parte del paziente durante la procedura 2. Problemi dell’emostasi non correggibili (piastrinopenia persistente severa, bleeding time allungato impossibilità a sospendere antiaggreganti od anticoagulanti) 3. Organo dall’anatomia imprevedibile, in modo particolare vascolare: rene a ferro di cavallo, aneurismi vascolari o altre 4. Organo non correttamente visualizzabile: es obesità grave Controindicazioni relative alla biopsia renale 1. Rene unico. La biopsia nel rene unico è stata sempre effettuata con tecnica chirurgica per azzerare il rischio di complicanze severe che possano condurre alla perdita irreversibile del rene ed alla necessità di dialisi cronica. Nell’ultimo periodo, grazie ai vantaggi forniti dalla guida ecografica , sono state fatte molte segnalazioni di biopsia percutanea effettuate senza alcun problema. Non vi è tuttavia a tuttora una raccomandazione a generalizzare questa scelta. 2. Ipertensione arteriosa severa non controllata. Valori di pressione arteriosa sistolica inferiori o superiori a 160 mmHg o di pressione diastolica inferiori o superiori a 100 mmHg sarebbero associati ad un rischio di sanguinamento rispettivamente in meno di 5% dei casi ed in più del 10 % dei casi rispettivamente. Sono quindi suggeriti valori di PAS<160; PAD<100 e PAM<120. 3. Insufficienza renale avanzataI: la controindicazione deriva sia dalla anatomia di reni di ridotte dimensioni in caso di malattia renale cronica evoluta. Il rischio di complicanze è molto aumentato nella biopsia di piccoli (<9 cm di diametro) reni iperecogeni; sia per l’ insufficienza funzionale renale avanzata e l’aumentato rischio emorraggico (comprendente quindi anche l’uremia acuta). Un valore di creatinina >di 2 mg/dl segnerebbe il passaggio ad un rischio aumentato. 4. Gravidanza. La gravidanza non costituisce una controindicazione assoluta, la frequenza di complicanze descritte è assimilabile a quella della popolazione generale. Tuttavia, per il potenziale rischio di morbidità materno-fetale, è opportuno che sia riservata ai casi in cui la biopsia è indispensabile ed indifferibile 5. Infezione renale o perirenale 6. Infezione cutanea nella sede della biopsia 7. Idronefrosi Bibliografia: 1 Kropp KA, Shapiro RS, Jhunjhunwala JS. Role of renal biopsy in end stage renal failure. Urology. 1978 Dec;12(6):631-4. 2 Packham D, Fairley KF. Renal biopsy: indications and complications in pregnancy. Br J Obstet Gynaecol 1987; 94:935. Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 14 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 3 Madaio MP. Renal biopsy. Kidney Int 1990; 38:529 4 Mendelssohn DC, Cole EH: Outcomes of percutaneous kidney biopsy, including those of solitary native kidneys. Am J Kidney Dis 26:580–585, 1995 5 Mattix H, Singh AK. Is the bleeding time predictive of bleeding prior to a percutaneous renal biopsy?. Current Oinion in Neprhology &Hypertension.1999;8(6)715-718 6 Stiles KP, Yuan CM, Chung EM et al. Renal biopsy in high – risk patients with medical diseases of the kidney.American Journal of Kidney Diseases. 2000; 36 ( 2): 419-433 7 Chen HH, Lin HC, Yeh JC, Chen CP. Renal biopsy in pregnancies complicated by undetermined renal disease. Acta Obstet Gynecol Scand 2001; 80:888 Scopi e Obiettivi release 1 pubblicata il 20 giugno 2011 17:39 da Sonia Pasquali La biopsia renale percutanea rappresenta una indagine diagnostica capace di fornire informazioni importanti nella gestione dei pazienti affetti da nefropatia. Consente infatti di definire: la diagnosi della malattia la severità e/o l’attività della nefropatia la prognosi la scelta della terapia più adeguata I sintomi d’esordio delle nefropatie sono limitati ad un numero relativamente ristretto di sindromi cliniche, che sono invece espressione di una vasta gamma di nefropatie del tutto differenti. Al contrario una singola forma di nefropatia può manifestarsi con sindromi cliniche diverse. Pertanto è solo l’analisi comparata del quadro istologico e della sindrome clinico-laboratoristica di accompagnamento che consente un preciso inquadramento diagnostico della nefropatia. Le più ampie casistiche riportate in letteratura, hanno mostrato che la previsione diagnostica e prognostica basata unicamente sui dati clinici viene confermata dal reperto istologico solo nel 50% dei casi, nell’altra metà dei pazienti la biopsia porta ad un sostanziale cambiamento della diagnosi presunta. I numerosi studi clinico-morfologici hanno inoltre permesso di trarre utili informazioni sul grado di attività delle nefropatie e sulla loro reversibilità o cronicizzazione. In un terzo dei casi poi l’indagine istologica determina modifiche terapeutiche significative nel trattamento della nefropatia. Uno scarso utilizzo della biopsia renale comporta, in definitiva, un aumento inevitabile della percentuale di pazienti che raggiunge la fase uremica terminale senza una diagnosi corretta della malattia causale e, soprattutto, senza la possibilità di seguire terapie tempestive, potenzialmente in grado di indurre la regressione del meccanismo patogenetico iniziale o comunque di arrestare la progressione della nefropatia stessa. Obiettivo della procedura è quello di ottimizzare l’approccio bioptico, dalla selezione dei pazienti, alla corretta metodologia d’intervento, a tecniche di processazione adeguate, in modo da ottenere Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 15 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 corretta metodologia d’intervento, a tecniche di processazione adeguate, in modo da ottenere dall’indagine istomorfologica renale tutte le informazioni possibili. Attività Preparazione del Paziente release 1 pubblicata il 20 giugno 2011 17:40 da Domenico Santoro PREPARAZIONE DEL PAZIENTE: Nel momento in cui viene data l’indicazione alla biopsia renale, si procede alla preparazione del paziente per l’esecuzione della procedura. La tecnica universalmente più utilizzata è quella della biopsia renale eco guidata, o eco assistita con il paziente in posizione prona, o in alternativa, specie per i pazienti obesi, in decubito supino in posizione antero-laterale (SALP). Per i dettagli riguardo alle tecniche di esecuzione si rimanda alla sezione specifica. In generale si preferisce il rene di sinistra per la maggiore distanza dalla vena cava e naturalmente il polo inferiore per la maggiore accessibilità. L’utilizzo del polo inferiore rispetto ad una zona mesorenale, oltre a ridurre il rischio di pungere i vasi all’ilo renale, permette di ottenere con maggiore probabilità di tessuto proveniente dalla corticale renale. La preparazione del paziente alla biopsia renale inizia il giorno precedente (o qualche giorno prima) e si conclude il giorno dell’esame. Il giorno precedente l’esame: La valutazione ecografica pre-operatoria ( o anche fatta qualche giorno prima) è fondamentale per valutare, la presenza di anomalie anatomiche quali, un rene singolo, l’eventuale presenza di cisti, reni piccoli o ipoplasici, reni a ferro di cavallo, idronefrosi, masse renali etc. E’ opportuno effettuare alcuni esami ematochimici prima dell’esecuzione della biopsia renale ed in particolare: l’emocromo, esame urine. (per escludere un’infezione) ed il gruppo sanguigno. Per gli esami e le informazioni concernenti la parte emocoagulativa, vedi sezione “Assetto coagulativo”. Il paziente andrà informato sul tipo di esame che verrà effettuato il giorno successivo , ed in tale occasione verrà fatto firmare il consenso informato alla biopsia renale. Il consenso informato della biopsia renale dovrà spiegare al paziente il motivo per cui si ricorre a tale esame e i vantaggi che lo stesso paziente potrà avere da una diagnosi di malattia con conseguente terapia specifica e prognosi. Infatti, sarebbe opportuno indicare che la diagnosi istologica è differente rispetto a quella clinica nel 50% dei pazienti, con un conseguente alterato approccio terapeutico in un terzo dei casi; ciò è particolarmente evidente nei pazienti con elevata proteinuria o con insufficienza renale acuta, in cui l’errore terapeutico può sfiorare l’80% dei casi (1). Nello stesso consenso dovrà essere spiegata esattamente in cosa consiste l’atto chirurgico, quali farmaci saranno somministrati Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 16 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 (anestetico, pro coagulanti etc,) ed indicare i farmaci che il paziente avrà dovuto evitare nei giorni precedenti l’esame. Dovranno essere elencate le più comuni complicanze legate a tale procedura. I rarissimi casi riportati in letteratura di nefrectomia o di morte potranno anche essere inseriti riportando anche la frequenza con cui tali eventi occorrono. Il giorno dell’esame: Il paziente la mattina dell’esame, dovrà essere a digiuno. Prima di eseguire l'indagine dovrà misurare la pressione arteriosa, dovranno essere somministrati i farmaci anti-ipertensivi (vedi sezione “Controllo pressorio”), incannulata una vena periferica e deve aver urinato. E’opportuno eseguire una depilazione del paziente nella sede della biopsia renale. Due aspetti fondamentali che meritano un approfondimento sono: assetto emocoagulativo e controllo pressorio. Assetto emocoagulativo La ricerca di una diatesi emorragica è fondamentale, pertanto un’adeguata storia clinica che mostri una familiarità per emorragia, precedenti sanguinamenti in corso di interventi chirurgici (anche dal dentista), o l’assunzione di farmaci che alterano la coagulazione. In quest’ultimo caso, la prima informazione che deve cercare l’operatore, per evitare al paziente un allungamento della degenza è il quadro emocoagulativo e/o eventuale assunzione nei giorni precedenti di farmaci che alterano la coagulazione, in primo luogo i più comuni antiaggreganti (aspirina, ticlopidina, clopidogrel etc) ma anche antitrombotici (dicumarolici etc) ed infine altri farmaci che spesso i pazienti assumono per auto-prescrizione come i FANS. Nel caso della ticlopidina, aspirina o clopidogrel il farmaco va sospeso da almeno sette a dieci giorni prima, e sostituito con eparina a basso peso molecolare (LMWH) che deve essere sospesa 12 h prima della biopsia. I dicumarolici vengono sospesi circa 5 giorni prima e sostituiti con LMWH dal giorno successivo nel caso del sintrom o dopo due giorni nel caso del cumadin; anche in questo caso l’eparina va sospesa 12 h prima della biopsia. Dal momento che gli anti-infiammatori possono alterare la coagulazione, attraverso un inibizione dell’acetilazione della ciclo-ossigenasi, in caso di assunzione, vanno attesi almeno 5 giorni prima di effettuare la biopsia (2-4) Tra i pazienti che sono a particolare rischio emorragico, oltre quelli che assumono anticoagulanti, vi sono i pazienti con LES con amiloidosi, e con IRC. Oltre il controllo del tempo di protrombina (PT), del tempo parziale di tromboplastina (PTT), e del tempo di emorragia, può essere utile in alcuni casi anche il dosaggio del fattore di Von Willebrand (VWF)ed il LAC nel caso dei pazienti con LES. Infine in casi selezionati (aumento del tempo di emorragia, ridotti livelli di VWF) può essere utile la somministrazione di desmopressina 0.3-4 microgr/Kg in 50 ml di sol fisiol, somministrati in circa ½ ora, da due a quattro ore prima della biopsia renale. Tale approccio è particolarmente condiviso nei pazienti con insufficienza renale (creatininemia > 3 mg/dl o azotemia > 55 mg/dl), in cui si osserva tipicamente un allungamento del tempo di emorragia. Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 17 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Controllo pressorio: Una delle principali cause di complicazioni correlate alla biopsia renale consiste in uno scarso controllo pressorio del paziente al momento dell’esame. Per tale motivo risulta fondamentale, che il paziente assuma i suoi farmaci anti-ipertensivi prima della biopsia. In caso di elevati valori pressori, è utile somministrare ipotensivanti ed attendere che questi abbiano avuto efficacia, ed iniziare le operazioni di biopsia con valori pressori nel range della norma. Per alcune tipologie di pazienti, particolarmente ansiosi, può essere indicata la somministrazione di benzodiazepine prima dell’esame. Infine, per controllare eventuali crisi ipotensive durante l’esame, che spesso possono essere favorite dal posizionamento del cuscino sotto l’addome, è utile avere un accesso venoso a disposizione, per l’eventuale somministrazione di soluzioni saline o altre tipologie di farmaci. Bibliografia: 1. Richards NT, Darby S, Howie AJ, Adu D, Michael J. Knowledge of renal histology alters patient management in over 40% of cases. Nephrol Dial Transplant. 1994;9(9):1255-9 2. Galliard-Grigioni KS, Reinhart WH. A randomized, controlled study on the influence of acetaminophen, diclofenac, or naproxen on aspirin-induced inhibition of platelet aggregation. Eur J Pharmacol. 2009 May 1;609(1-3):96-9 3. Catella-Lawson F, Reilly MP, Kapoor SC, Cucchiara AJ, DeMarco S, Tournier B, Vyas SN, FitzGerald GA. Cyclooxygenase inhibitors and the antiplatelet effects of aspirin. N Engl J Med. 2001 Dec 20;345(25):1809-17 4. Douketis JD, Johnson JA, Turpie AG. Low-molecular-weight heparin as bridging anticoagulation during interruption of warfarin: assessment of a standardized periprocedural anticoagulation regimen. Arch Intern Med. 2004 28;164(12):1319-26 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 18 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Tipologia di Aghi release 1 pubblicata il 20 giugno 2011 17:40 da Domenico Santoro TIPOLOGIE DI AGHI La tipologia di aghi per la biopsia renale si è evoluta nel corso dei tempi, infatti si è passati dall’ago ad aspirazione di Turkel, all’ago tranciante di Franlin-Vim_Silverman, e successivamente all’ago ad aspirazione di Menghini, più adatto per la biopsia in età pediatrica, in quanto di diametro inferiore. La tipologia attualmente utilizzata è quella dell’ago cosiddetto Tru-Cut,. Questo strumento molto versatile, è composto di una parte scanalata e da un tagliente che vi scorre sopra. Al momento della penetrazione del tessuto da biopsiare, basta far scorrere il tagliente per raccogliere il campione. Ne esistono di diversi diametri (da 14 a 18G), con lunghezze di circa 20 cm, con meccanismo manuale o a scatto e con punta ecoriflettente, particolarmente utile per le biopsie eco guidate. In uno studio che metteva in confronto il meccanismo manuale (ago14G) con quello automatico a scatto (ago18G) era evidenziato come quest’ultima tecnica risultava più sicura (p=0.02), con una percentuale di adeguatezza del frustolo non statisticamente significativa tra le due metodiche (1). Il diametro interno dell’ago da 18 gauge è 300-400mm, l’ago da 16 gauge è da 600 a 700mm e il l’ago da 14 gauge è da 900 a 1000mm. Il glomerulo di un neonato è di circa 100mm e raggiunge la grandezza di definitiva di 200-250mm, già ad otto anni di età. Per tale motivo, il diametro interno di un ago da 18G è appena lievemente superiore alla media di un glomerulo di un adulto. Inoltre, il 18 può causare una significativa percentuale di glomeruli persi o danneggiati. Per tale motivo, si consiglia di utilizzare aghi da 14 o 16 gauge per l’adulto e riservare il 18 gauge per reni piccoli o al di sotto degli 8 anni di età (2). In ogni caso, l’utilizzo dell’ago 16G rispetto al 18G non aumenta il rischio di sanguinamento post-biopsia (3). L’ago Tru-Cut a sua volta ha due varianti: l’ago da montare su una “pistola” che contiene il meccanismo di scatto, e l’ago montato su di un impugnatura che contiene il meccanismo di scatto. Il secondo è indubbiamente il più diffuso, ma ha l’inconveniente di costare di più. La pistola che inizialmente risulta meno maneggevole, è anche dotata di un sistema che regola la penetrazione nell’ago, permettendo di ridurla in caso di pazienti pediatrici (4). Bibliografia: 1. Walker PD. The renal biopsy. Arch Pathol Lab Med. 2009 Feb;133(2):181-8. 2. Toledo K, Pérez MJ, Espinosa M, Gómez J, López M, Redondo D, Ortega R, Aljama P. Complications associated with percutaneous renal biopsy in Spain, 50 years later. Nefrologia. Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 19 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Complications associated with percutaneous renal biopsy in Spain, 50 years later. Nefrologia. 2010;30(5):539-43 3. Sahney S, Mohan GC. Renal biopsy in infants and children. Am J Kidney Dis. 1994 Jan;23(1):31-2. 4. Doyle AJ, Gregory MC, Terreros DA. Percutaneous native renal biopsy: comparison of a 1.2-mm spring-driven system with a traditional 2-mm hand-driven system. Am J Kidney Dis. 1994 Apr;23(4):498-503. Localizzazione del Rene release 1 pubblicata il 20 giugno 2011 17:41 da Giuseppe Grandaliano MODALITA’ DI ESECUZIONE DELLA BIOPSIA RENALE IN POSIZIONE PRONA Il giorno della biopsia il paziente va tenuto preferibilmente a digiuno. Nella fase di preparazione immediatamente precedente la procedura bioptica, allo scopo di ridurre le complicanze infettive, si può eseguire antibiotico-terapia profilattica, prediligendo antibiotici ad ampio spettro. Al fine di ridurre le eventuali complicanze emorragiche correlate al prelievo bioptico, in particolar modo nei pazienti a rischio più elevato di tali complicanze, è possibile somministrare Desmopressina Acetato (DDAVP) al dosaggio di 0.04 mcg per Kg di peso corporeo in 250 ml di Soluzione Fisiologica. Il tempo complessivo dell’infusione deve essere di circa 30 minuti e il momento ottimale della somministrazione è dai 30 ai 60 minuti prima dell’esecuzione della biopsia che, in ogni caso, deve essere effettuata entro le due ore successive (Manno C et al. Am J Kidney Dis, pubblicato online il 25 Febbraio 2011). Qualora sia necessario, va effettuata la tricotomia della regione lombare sinistra. Il paziente sarà, quindi, sistemato in posizione prona, possibilmente con un leggero rialzo (cuscino) sistemato al di sotto dell’addome al fine di ridurre la fisiologica lordosi dorsale e favorire la “superficializzazione” del rene ( figura 4). Si procede alla preparazione del campo sterile, disinfettando la regione di cute su cui si andrà ad operare e ricoprendo le restanti aree con telini sterili. Si riveste la sonda ecografica con un opportuno copri-sonda sterile. Si procede, quindi, alla visualizzazione ecografica preliminare del polo inferiore del rene sinistro, ricercando la traiettoria più favorevole alla successiva introduzione dell’ago. L'apparecchio ecografico è programmato per evidenziare sul monitor la traiettoria dell'ago, una volta asservito alla sonda, e quest'ultima è dotata di una guida attraverso cui si fa passare l'ago durante le manovre bioptiche. Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 20 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 una guida attraverso cui si fa passare l'ago durante le manovre bioptiche. Si procede all’anestesia locale (con Lidocaina o Chirocaina al 2%) mediante un ago da spinale che permette di raggiungere anche i piani muscolari più profondi (figura 5). Sotto guida ecografica si introduce l’ago bioptico (figura 6) con una inclinazione di circa 30°, attraverso il sottocute, i piani muscolari, la fascia, fino a fermarsi immediatamente al di sopra della capsula renale ( figura 6). In questa fase è fondamentale la collaborazione del paziente che dovrà trattenere il respiro per pochi istanti al fine di evitare che le fisiologiche escursioni degli atti respiratori determinino un consensuale spostamento del rene, portando quest’ultimo al di fuori della traiettoria dell’ago. Raggiunta, quindi, la posizione ottimale con l’ago poggiato sulla capsula renale e con il paziente immobile, si fa scattare l’ago automatico, azionando così la discesa, in un primo tempo, del mandrino e, successivamente, della camicia, che imprigiona il frustolo di tessuto della lunghezza di 1,5-2 cm. Si estrae quindi l'ago dal rene e, aprendolo, se ne asporta il campione bioptico, deponendolo su di una garzina imbevuta di soluzione fisiologica o in un contenitore sterile contenente soluzione fisiologica (figura 7). Il frustolo viene, quindi posto su un vetrino, e si verifica al microscopio la presenza di un numero adeguato di glomeruli. Estratto l’ago dalla cute si pratica una emostasi per compressione per alcuni minuti e si verifica ecograficamente l’eventuale presenza di un immediato spandimento emorragico subcapsulare. Tale evenienza suggerisce la sospensione della procedura. In caso contrario, si può procedere al prelievo di un secondo frustolo, con le stesse modalità del primo. Solitamente due affondamenti consentono di reperire una quantità di parenchima renale sufficiente per l’analisi in microscopia ottica, immunofluorescenza ed, eventualmente, in microscopia elettronica, laddove necessario. Infine, si esegue un ulteriore controllo ecografico e color-doppler per accertarsi che non si siano verificate complicanze emorragiche e/o alterazioni emodinamiche (es. FAV) in sede bioptica. Si rimuovono i telini e si ricopre la cute con un cerotto medicato. Si esegue un bendaggio compressivo della zona e si applica una borsa di ghiaccio da tenere in sede per circa due ore. Il paziente va, quindi, trasferito direttamente sul letto di degenza, facendo attenzione ad evitare movimenti bruschi. MODALITA’ DI ESECUZIONE DELLA BIOPSIA RENALE IN POSIZIONE SUPINA ANTERO-LATERALE (Supine antero-lateral position, SALP) Nei pazienti obesi e/o in sovrappeso (figura 1 A e B) la tecnica bioptica tradizionale può presentare alcuni inconvenienti: scarsa compliance respiratoria per la posizione prona; profondità del polo renale inferiore; potenziale alto rischio di sanguinamento; difficoltà per alcuni a mantenere la posizione per molto tempo. In questi casi è consigliabile un nuovo approccio all’ esecuzione della biopsia renale con il paziente in Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 21 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 In questi casi è consigliabile un nuovo approccio all’ esecuzione della biopsia renale con il paziente in posizione supina antero-laterale e, per questo definito definito con l’acronimo SALP (SUPINE ANTERO-LATERAL POSITION) (Gesualdo L et al. Nephrol Dial Transplant 23: 971-6, 2008). La SALP risulta poco invasiva, di facile esecuzione, veloce, con una incidenza di complicanze tipiche della metodica significativamente inferiore rispetto alla modalità clasica e con un eccellente potere diagnostico. Inoltre, paragonata alla biopsia eseguita in posizione prona, presenta una migliore compliance da parte del paziente. Il paziente, dopo aver urinato, è condotto nella saletta operatoria, o nella sala adibita all'ecografia, dove viene normalmente eseguita la procedura bioptica e viene fatto distendere sul lettino operatorio. La SALP si ottiene ponendo degli asciugamani sotto la spalla destra ed il gluteo omolaterale, in modo da sollevare il fianco di circa 30° (figura 1 C e D). Il braccio destro è poggiato sul torace, mentre il controlaterale viene addotto e utilizzato per l’accesso venoso. La gamba destra è leggermente flessa, mentre la controlaterale è flessa e addotta in modo che il suo versante laterale poggi sul tavolo. Questa posizione permette una piena esposizione del triangolo di Petit (muscolo latissimo del dorso dodicesima costa – cresta iliaca) ( figura 2 A), fornendo così spazio sufficiente per eseguire la scansione degli ultrasuoni e orientare facilmente la puntura ecoguidata verso il polo renale inferiore (figura 2 B e C) In questa posizione la faccia posteriore del rene dovrebbe essere quasi parallela al sistema operativo del tavolo mentre il colon omolaterale dovrebbe spostarsi in sede antero-mediale, sufficientemente lontano dal percorso dell’ago (figura 3). Gli operatori richiesti sono generalmente due, uno dei quali esperto in ecografia. Nel caso di utilizzo di un ago automatico è sufficiente un solo operatore, che con una mano impugna la sonda, con l'altra l'ago. Viene dapprima eseguito un esame ecografico preliminare, allo scopo di localizzare con precisione la proiezione del polo inferiore del rene sinistro sui piani cutanei. E' preferibile, per limitare al massimo la necessità di collaborazione del paziente, localizzare il punto di infissione durante l'espirazione. In caso di rene particolarmente alto o sottocostale questo non è tuttavia possibile e il paziente dovrà essere invitato a mantenere l'apnea in inspirazione più o meno profonda, in modo da consentire la discesa del rene. Successivamente ha inizio la procedura bioptica vera e propria: l'apparecchio ecografico è programmato per evidenziare sul monitor la traiettoria dell'ago, una volta asservito alla sonda, e quest'ultima è dotata di una guida attraverso cui si fa passare l'ago durante le manovre bioptiche. Dopo la localizzazione del rene si procede a disinfezione della cute circostante il punto scelto per l'infissione dell'ago e si delimita il campo operatorio con teli sterili. Gli operatori devono indossare guanti sterili. Il passo successivo è la preparazione della sonda, che viene rivestita con un “copri sonda” sterile. Sulla sonda così protetta, viene applicato il sistema di asservimento dell'ago bioptico, con la guida attraverso cui dovrà passare l'ago stesso durante la manovra di prelievo, preventivamente sterilizzato. Utilizzando del gel sterile si pone la sonda sulla cute del paziente e si verifica la precisione della localizzazione. Dopo l’anestesia locale (vedi modalità di esecuzione in posizione prona), si procede all’infissione dell’ago bioptico, che viene successivamente fatto procedere sotto osservazione ecografica attraverso i piani cutanei e muscolari fino alla capsula renale. Durante la discesa dell'ago Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 22 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 verso il rene si può modificarne la traiettoria in base a quanto si osserva ecograficamente, in modo da approcciare il rene esattamente nel punto prescelto. Nel caso in cui non si fosse calcolato correttamente il punto di infissione e le modifiche dell'inclinazione della sonda non fossero sufficienti a permettere all'ago di raggiungere il rene sul polo inferiore, si può invitare il paziente ad inspirare o ad espirare in modo da produrre uno spostamento caudale o craniale dell'organo. Superata con la punta dell'ago la capsula renale, si esegue la manovra di prelievo, invitando il paziente a mantenere la più rigorosa apnea. La manovra del prelievo, utilizzando l'ago automatico, consiste semplicemente nel premere il grilletto, azionando così la discesa, in un primo tempo del mandrino e, successivamente, della camicia, che imprigiona il frustolo. Si estrae quindi l'ago dal rene e, aprendolo, se ne asporta il campione bioptico, deponendolo su di una garzina imbevuta di soluzione fisiologica. Il frustolo viene, quindi posto su un vetrino, e si verifica al microscopio la presenza di un numero adeguato di glomeruli. Estratto l’ago dalla cute si pratica una emostasi per compressione per alcuni minuti e si verifica ecograficamente l’eventuale presenza di un immediato spandimento emorragico. Tale evenienza suggerisce la sospensione della procedura. In caso contrario, si può procedere al prelievo di un secondo frustolo, con le stesse modalità del primo. Anche se il primo campione prelevato può sembrare soddisfacente ad una osservazione estemporanea con microscopio, è sempre consigliabile non diminuirne la rappresentatività prelevandone dei frammenti per l'immunofluorescenza ed eventualmente per la microscopia elettronica e dedicare a queste ultime metodiche un secondo campione. Terminata la procedura, si disinfetta nuovamente la cute e si medica con un cerotto sterile, che può essere rimosso già nella giornata successiva. Infine, si esegue un ulteriore controllo ecografico e color-doppler per accertarsi che non si siano verificate complicanze emorragiche e/o alterazioni emodinamiche (es. fistole artero-venose) in sede bioptica. Si comunica quindi al paziente il comportamento che dovrà assumere nelle ore successive alla biopsia ed in particolare la necessità di rimanere a letto fino al controllo ecografico del giorno seguente. Nel caso che le condizioni cliniche lo consentano, lo si invita ad assumere una discreta quantità di liquidi fino alla successiva minzione, in modo da diluire al massimo un'eventuale ematuria macroscopica. Va precisato comunque che un elevato livello di comunicazione con il paziente è indispensabile per tutta la durata della procedura in quanto la sua collaborazione è condizione necessaria per la buona riuscita della biopsia e per la minimizzazione dei rischi. Terminata la biopsia il paziente va trasferito direttamente sul letto di degenza, facendo attenzione ad evitare movimenti bruschi. Figure Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 23 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 1. A e B mostrano un esempio di paziente obeso che può essere sottoposto a biopsia renale con la metodica SALP. La SALP si ottiene ponendo degli asciugamani sotto la spalla e il gluteo omolaterale (generalmente destro) per sollevare il fianco di circa 30 gradi. (C). Il braccio omolaterale è posto sul torace, mentre il controlaterale viene addotto e utilizzato per l’accesso venoso (D). Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 24 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 2. Ecografia renale sinistra attraverso il triangolo di Petit (muscolo latissimo del dorso - dodicesima costa – cresta iliaca) (A) e immagine ultrasonografica della traiettoria della puntura (B e C). Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 25 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 3. TAC del rene sinistro (freccia bianca) che mostra in posizione SALP a 30 ? (triangolo bianco), il colon discendente (asterisco bianco) che si muove antero-medialmente, posizionandosi in questo modo lontano da qualsiasi possibile percorso della puntura. Figura 4. Figura 4: paziente in posizione prona con rialzo sotto l’addome Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 26 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 5. Figura 5: esecuzione dell’anestesia locale mediante ago da spinale Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 27 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 Figura 6. Figura 6: esecuzione del prelievo bioptico sotto guida ecografica Figura 7. Figura 7: frustolo di tessuto renale Tecniche di Processazione del Frustolo release 3 revisionata il 05 luglio 2011 10:00 da Franco Ferrario PROCESSAZIONE DELLA BIOPSIA RENALE Nelle patologie renali, solitamente la diagnosi si basa su sottili cambiamenti morfologici. Per garantire l’individuazioni di tutti i tipi di lesioni diagnostiche dovremmo essere in grado di eseguire su ogni singolo caso microscopia ottica (MO), immunoistochimica e microscopia elettronica (ME). Vi sono variazioni significative tra i laboratori per quanto riguarda il modo di processare le biopsie renali. Un trattamento standardizzato delle biopsie renali sarebbe altamente auspicabile in quanto facilita lo scambio di diapositive o di campioni di tessuti ai fini scientifici o fini di una valutazione della qualità. COME PROCESSARE LA BIOPSIA RENALE Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 28 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 La qualità e la quantità del tessuto fornito dal medico è un fattore determinante per l’accuratezza diagnostica. Per la diagnosi di alcune malattie glomerulari (Glomerulonefrite Membranosa, Sindrome di Alport) un glomerulo unico potrebbe essere sufficiente. Nella stragrande maggioranza dei casi, abbiamo bisogno di più glomeruli e una più grande area di tessuto renale per fare una diagnosi affidabile. Ciò è particolarmente vero per le glomerulonefriti focali con una bassa percentuale di glomeruli coinvolti (5%- 25%) (es Glomerulonefriti extracapillari iniziali) o per una stadiazione delle lesioni che deve essere fatta in base al numero di glomeruli coinvolti (es la Nefrite Lupica secondo la classificazione ISN/RPS) . In entrambi i casi, la terapia adeguata dipende in gran parte dalla corretta diagnosi istologica. L’analisi statistica ha rilevato che solo biopsie con più di dieci glomeruli (solo per MO) possono ridurre la probabilità di errori anche in casi di scarsa presenza di lesioni glomerulari. Per mantenere basso l’errore si raccomanda di eseguire due prelievi, ciascuno dei quali contenente tessuto renale corticale. Questo non solo consente di avere materiale adeguato per MO , ma consente di avere anche il tessuto necessario per immunofluorescienza e microscopia elettronica, senza sacrificare l’accuratezza diagnostica del MO (diminuendo il numero di glomeruli disponibili). La dimensione degli aghi usati per le biopsie renali di solito varia tra i 14G e i 18G. (Vedi Tipologia di Aghi) L’uso di aghi più spessi non solo ha il vantaggio di fornire una più ampia e continua area di tessuto con più glomeruli ma consente anche il taglio di più sezioni in modo da rafforzare ulteriormente la precisione diagnostica. E’ fondamentale e necessario controllare al momento della biopsia il frustolo per la presenza di tessuto corticale in modo da eseguire immediatamente un prelievo aggiuntivo in caso di prelievo inadeguato.Usando un microscopio il tessuto renale può essere facilmente discriminato da tessuto adiposo o muscolare. Non è difficile identificare i singoli glomeruli all’interno della biopsia e di stimare la percentuale di corticale contenuta nel campione. Questo tipo di esame non richiede uno specifico microscopio di dissezione, bensì un semplice microscopio di laboratorio con obbiettivo a bassa risoluzione, poggiando una goccia di soluzione fisiologica sul tessuto. Data l’importanza di produrre materiale adeguato e la facilità dell’esame microscopico le biopsie renali non devono essere eseguite in assenza dello stesso. DIVISIONE DELLA BIOPSIA E TRASFERIMENTO Dopo aver prelevato la biopsia e dopo aver attestato la presenza di tessuto corticale all’interno del frustolo, i campioni devono essere opportunatamente divisi e conservati in modo da consentire l’applicazione in una vasta gamma di metodiche diagnostiche. Le biopsie renali devono essere divise in 3 pezzi nel seguente ordine di priorità: 1) microscopia ottica (pezzo più grande, dovrebbe contenere >10 glomeruli) Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 29 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 1) microscopia ottica (pezzo più grande, dovrebbe contenere >10 glomeruli) 2) immunofluorescenza (>5 glomeruli) 3) microscopia elettronica (>2 glomeruli) Come regola generale circa il 70% della biopsia dovrebbe andare a MO, il 20% a IF e il 10% è sufficiente per eseguire ME. La dimensione effettiva e il numero di sezioni dipenderà dalla quantità di tessuto disponibile e dal quesito clinico. In taluni casi risulta ragionevole tralasciare IF o ME per salvare materiale per la MO. I campioni per MO e ME sono fissati immediatamente e una porzione non fissata per IF viene inviata in un contenitore con ghiaccio. Solo i fissativi forniti dal patologo che riceverà il campione devono essere utilizzati, poichè variazioni nella fissazione possono incidere negativamente nelle successive procedure di colorazione. CONSERVAZIONE DEI TESSUTI Le biopsie renali devono essere conservate in tre modi differenti, al fine di ottenere i migliori risultati per tutti e tre i metodi diagnostici (MO, IH/IF, ME) che devono essere impegnati in istologia su rene nativo. MICROSCOPIA OTTICA Nella maggior parte dei reparti di anatomia patologica la fissazione in formalina tamponata al 4% seguita da paraffina è la metodica d’elezione. Essa da una buona qualità alle sezioni e permette studi di immunoistochimica. La fissazione con Bouin o Karnovsky a volte seguita da inclusione in resina viene utilizzata anche su biopsie renali, permettendo così una conservazione maggiore dei dettagli morfologici. Tuttavia è discutibile se il vantaggio di una miglior morfologia è da preferire al fatto che, su campioni processati secondo questa metodica, è possibile eseguire reazioni immunoistochimiche in un ristretto numero di anticorpi. IMMUNOFLUORESCENZA Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 30 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 L’immunofluorescenza viene effettuata su tessuto congelato, non fissato. Al fine di ottenere una buona conservazione della morfologia del tessuto questo deve essere congelato nel più breve tempo possibile. Il campione viene immerso in ghiaccio secco o azoto liquido 2 metil-butano (ISOPENTANO). Successivamente si copre la sezione con OCT. Sulla superficie dello stampo viene posto azoto liquido. Il metodo di congelamento facilita la manipolazione della biopsia, impedisce essicazione e impedisce continue produzioni di artefatti causa i cicli di gelo-disgelo. MICROSCOPIA ELETTRONICA Studi eseguiti tramite la ME dovrebbero essere parte del lavoro di rutine delle biopsie renali. La ME svolge un lavoro importante nella diagnosi di oltre il 50% dei casi e risulta essenziale per una corretta diagnosi nel 25% di questi . In alcuni casi, tuttavia, dopo una valutazione a LM e IH può essere ommessa la microscopia elettronica senza compromettere la precisione diagnostica. Il fissativo più utilizzato per ME è una soluzione contenente il 2% di glutaraldeide e il 4% di paraformaldeide in tampone fosfato 0,12 M cacodilato di sodio. Gli studi a ME possono essere anche condotti su campione fissato su formalina tamponata al 4% (per LM) senza una drammatica perdita di dettagli morfologici. Se necessario anche tessuti inclusi in paraffina o congelati possono essere utilizzati per ME. I fissativi devono essere inviati dal reparto di patologia in modo appropriato. TAGLIO E COLORAZIONE LA MICROSCOPIA OTTICA I coloranti utilizzati in routine sono: EmatossilinaEosina, Periodic-Acid-Schiff, Argento Methenamine, tricromia e/o AFOG. I restanti vetrini non colorati sono disponibili per ulteriori colorazioni istochimiche e immunoistochimiche. IMMUNOISTOCHIMICA Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 31 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 In patologia renale molte lesioni diagnostiche possono risultare rilevanti e vengono classificate attraverso l’esame immunoistochimico delle biopsie renali. Dunque nella rutine è essenziale l’immunoistochimica per una corretta interpretazione delle stesse biopsie renali. Gli studi immunoistochimici possono essere eseguiti su sezioni di 2-3 um (immunoperossidasi diretta [IP] ) o 3-4 um su sezioni congelate (immunofluorescenza [IF] ). Ogni metodo ha alcuni vantaggi ma pure i suoi limiti (TAB1) Ogni laboratorio di patologia renale dovrebbe essere in grado di svolgere entrambe le tecniche. La scelta effettiva del metodo appropriato dipende dal quesito clinico e dalla quantità di tessuti disponibili. La disponibilità di entrambi i metodi fornisce anche un ottimo controllo reciproco in alcuni casi difficili. La digestione proteolitica sulle reazioni immunoistochimiche è necessaria per smascherare gli epitopi antigenici e per eliminare le proteine plasmatiche. La necessità di digestione della proteasi dipende anche dalla durata e tipo di fissazione. Per biopsie di rene nativo i seguenti anticorpi devono sempre essere utilizzati : IgG, IgM, Ig A, fattori del complemento (C3,C1q) e di fibrinogeno. Da ricordare l’importanza di anticorpi Kappa, Lambda per il rilevamento di mieloma associata malattia renale. Altri anticorpi utilizzati in specifiche circostanze: - Le catene leggere κ e λ; - La proteina AA (amiloide) - Specifiche catene α del collagene di tipo IV (Sindrome di Alport) - La fibronectina - Il collagene di tipo III - Anticorpi anti-virali - La proteina di Tamm- Horsfall L’indagine immunoistochimica con anticorpi monoclonari inoltre si può ritenere molto importante poichè fornisce una più accurata e precisa valutazione delle cellule glomerulari e del loro ruolo nel danno renale, consente una precisa valutazione delle cellule infiammatorie coinvolte nel danno glomerulare e interstiziale e ci da la possibilità di valutare i meccanismi di infiammazione (adesione leucocitaria, attivazione leucocitaria, produzione di mediatori). Nella tabella 2 sono riportate le indicazioni all’adeguato trattamento di biopsie renali. Tabella 1 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 32 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea IP 00005 PRO CONTRO MIGLIOR DETTAGLIO MORFOLOGICO MAGGIOR COLORAZIONE DI FONDO COLORAZIONE PERMANENTE TECNICAMENTE DIFFICILE E COSTOSA POCHI ANTICORPI ADATTI IF ALTA SENSIBILITA' SCARSO DETTAGLIO MORFOLOGICO (SEZIONI CONGELATE) SCARSA COLORAZIONE DI FONDO COLORAZIONE NON PERMANENTE TECNICAMENTE SEMPLICE E VELOCE AREE DI TESSUTO DIVERSO PER IF E LM VASTA GAMMA DI ANTICORPI ADATTI Tabella 2: Raccomandazioni per un adeguato trattamento della biopsia renale PROCEDURA COME PERCHE' EFFETTUARE LA BIOPSIA PREFERIBILMENTE CON AGHI DI 14G E 16G GUIDATI CONSENTE DI PRELEVARE UNA MAGGIOR PORZIONE DI TESSUTO CORTICALE. 2 BIOPSIE RIDUCE LA POSSIBILITà DI ERRORE CONTROLLO A MICROSCOPIO CONSENTE DI RICONOSCERE SE IL PRELIEVO E’ ADEGUATO TRASFERIMENTO DELLA BIOPSIA FISSATA E NON FISSATA CONSENTE UNA BUONA CONSERVAZIONE E IF IL FISSATIVO E’ FORNITO DAI PATOLOGI RENALI RIDUCE GLI ARTEFATTI DI FISSAZIONE RICHIESTA CONTENENTE LE NOTIZIE CLINICHE CONSENTONO DI ESEGUIRE UNA DIAGNOSI CORRETTA CORRELATA ALLA STORIA CLINICA DEL PAZIENTE DIVISIONE DELLE BIOPSIE A MICROSCOPIO PER MEZZO DI UNA PERSONA QUALIFICATA FRAMMENTO DI MISURE MAGGIORI PER MO PERMETTE DI QUANTIFICARE LE LESIONI FISSAZIONE DEL TESSUTO MO: FORMALINA 4%- 7% FISSATIVO STANDARD CHE PERMETTE ANCHE IH Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 33 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 IF: FISSAZIONE CON OCT PERSEVERA PER MOLTO TEMPO IL TESSUTO ME: FORMALINA/GLUTERALDEIDE MANTIENE UNA BUONA MORFOLOGIA TAGLIO SEZIONI SERIATE DA 2μm RIDUCE L’ERRORE MO: >10 SEZIONI A VARIE PROFONDITA’ RIDUCE L’ERRORE COLORAZIONI EE, PAS, TRICROMICa, ARGENTO METANAMINA. AFOG STANDARD PER POTER ESEGUIRE DIAGNOSI IF/IP: IgG, IgM, IgA,C3,C1q , FIBRINOGENO STANDARD PER EVIDENZIARE I COMPLESSI IMMUNI REFERTO DIAGNOSI SCHEMA STANDARD DI CLASSIFICAZIONE BUON METODO DI COMUNICAZIONE E CONSULENZA VERIFICA L’ATTIVITA’, LA CRONICITA’ NELLE LESIONI RENALI. DETERMINA LA PROGNOSI E LA TERAPIA Bibliografia : 1) Fuiano G, Mazza G, Comi N, et al. Current indications for renal biopsy; a questionnaire-based survey, An J Kidney Dis 2000; 35: 448-37. 2) Cagnoli L, Rigotti A, De Giovanni P, et al. Approccio ottimale all’esecuzione della biopsia renale. Milano: Wichtig Editore 2000. 3) Ferrario F, Luperini M et al. Risultati del questionario nazionale sulla esecuzione della biopsia renale. G Ital Nefrol 1999;16:25-32. 4) Patrick D Walzer, Tito Cavallo and Stephen M Bonsib. The Ad Hoc Committee on Renal Biopsy Guidelines of the Renal Pathology Society. 5) Khajehdehi P, Junaid SMA, Salinas-Madrigal L, et al. Percutaneous renal biopsy in the 1990s: safety, value, and implications for early hospital discharge. Am J Kidney Dis 1999;34:92–97. 6) Hefter LG, Brennan GG. Transillumination of renal biopsy specimens for rapid identification of glomeruli. Kidney Int 1981;20:411–415. 7) Sheehan DC, Hrapchak BB. Theory and Practice of Histotechnology. Battelle Press: Columbus, Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 34 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 7) Sheehan DC, Hrapchak BB. Theory and Practice of Histotechnology. Battelle Press: Columbus, OH: 1980. 8) Lajoie G, Silva FG. Technical aspects of renal biopsy processing. In: Silva FG, D'Agati VD, Nadasdy T (eds). Renal Biopsy Interpretation. Churchill Livingstone: New York, 1996, pp 423–435. 9) Terenghi G. Preparation of tissue sections and slides for mRNA hybridization. Methods Mol Biol 1998;86:133–136. 10) Wang NS, Minassian H. 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Monitoraggio e Complicanze release 1 pubblicata il 20 giugno 2011 17:41 da Gina Gregorini Il tempo di osservazione del paziente dopo biopsia renale deve essere di almeno 24 ore poiché il 33% di complicanze si verifica oltre le 8 ore, con il 91 % delle complicanze entro 24 ore Il sanguinamento : costituisce la principale complicanza; può avvenire: 1) nel sistema collettore ( microematuria, macroematuria, formazione di coaguli nella via urinaria ( Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 36 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 uretere e vescica) con colica renale e possibilità di ostruzione della via urinaria e necessità di intervento derivativo 2) sotto la capsula renale: ematoma sottocapsulare distinto in minore (≤ 2 cm di spessore) o maggiore (≥ 2 cm di spessore) 3) nello spazio perinefrico: ematoma retroperitoneale - Ematuria microscopica transitoria è presente quasi invariabilmente in tutti i casi - Ematuria macroscopica transitoria si verifica nel 3-18% - Una caduta del livello di emoglobina di 1-2 grammi / dl si verifica nel 50 % dei casi. - Una anemizzazione più severa con necessità trasfusionale si verifica nel 6% dei casi - Una emorragia acuta tale da determinare ipotensione nell’ 1-3% - Necessità di pratica interventistica percutanea ( angiografia, embolizzazione) necessità chirurgica nello 0.1 - 0.4%. Nefrectomia nello 0.3 % - Il rischio di morte è stato stimato tra 0.02 e 0.1% E’ interessante notare che a causa della recente estensione della pratica della biopsia renale anche a pazienti a più alto rischio, nonostante il notevole miglioramento della tecnica bioptica, il rischio di morte è restato fermo a valori simili a quello dei primi anni Le complicanze non direttamente connesse al sanguinamento - Complicanze da formazione di coaguli nella via urinaria ( colica renale,ostruzione ureterale, formazione di coaguli in vescica) ( nel 4% dei casi) - Fistola artero venosa:si forma in più del 18% dei casi , è dovuta alla lesione della parete di una arteria e di una vena contigue . È in genere asintomatica e si risolve spontaneamente in 1-2 anni. Le fistole artero-venose sintomatiche (possono manifestarsi con macroematuria, ipotensione, scompenso cardiaco) sono ora rare. La fistola artero-venosa è ora agevolmente diagnosticata con la tecnica eco-color doppler e trattata con embolizzazione attraverso cateterismo arterioso - Infezione - Il “Page Kidney”: la compressione prolungata ( irreversibile) del parenchima renale da parte dell’ematoma subcapsulare severo ( che non va incontro a completo riassorbimento) : riduce il flusso ematico al parenchima renale che scatena un eccesso di secrezione di renina che a sua volta produce uno stato ipertensivo. Bibliografia: 1 Whittier WL, Korbet SM. Timing of complications in percutaneous renal biopsy. J Am Soc Nephrol 2004; 15:142-147 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 37 di 38 Indicazioni ed esecuzione della biopsia renale percutanea 00005 2004; 15:142-147 2 Manno C, Strippoli GEM, Arnesano L, et al. Predictors of bleeding complications in percutaneous ultrasound-guided renal biopsy. Kidney International 2004; 66: 1570-1577 3 Whittier WL, Korbet SM. Timing of complications in percutaneous renal biopsy. J Am Soc Nephrol 2004; 15:142-147 4 Shidham GB, Siddiqi N, Beres JA, et al. Clinical risk factors associated with bleeding after native kidney biopsy. Nephrology Carlton. 2005;10:305–10 5 Stratta R, Canavese C, Marengo M. Risk management of renal biopsy: 1387 cases over 30 years in a single centre. Eur J Clin Invest. 2007;37:954–963. 6 Lefaucheur C, Nochy D, Bariety J. Biopsie rénale: techiques de prélèvement, contre-indications, complications. Nephrologie &Therapeutique 2009; 5: 331-339 7 Ishikawa E, Nomura S, Hamaguchi T et al. Ultrasonography as apredictor of overt bleeding after renal biopsy. Clin Exp Nephrol 2009; 13: 325 331 Procedura aggiornata il: 05 febbraio 2013 Preparata e verificata da (autore): Sonia Pasquali Pag. 38 di 38