M.Mussorgsky - Quadri di una esposizione

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M.Mussorgsky - Quadri di una esposizione
Modest Mussorgsky - Quadri di una esposizione
Quella per pianoforte è la versione autentica dei "Quadri di un’esposizione", che è anche la meno conosciuta
dal grande pubblico. Scritta nel 1873 questa partitura acquistò, infatti, la grande notorietà di cui gode
soprattutto grazie alla scintillante trascrizione per orchestra che ne fece Maurice Ravel nel 1922.
Nel 1874 fu allestita a Mosca una mostra dedicata ai lavori del pittore e
architetto russo Victor Alexandrovich Hartmann, morto improvvisamente per
aneurisma l'anno precedente a soli 39 anni. Hartmann e Mussorgsky erano legati
da un profondo sentimento di amicizia, poiché entrambi appartenevano a quel
gruppo di intellet-tuali russi che aspiravano ad un'arte legata alle radici
culturali della loro terra, al suo folklore e alle sue tradizioni, rifiutando le
influenze straniere.
Durante la visita alla mostra, Mussorgsky rimase affascinato dalla potenza
espressiva dei quadri dell'amico, e decise di esprimere in musica le proprie
sensazioni, componendo una suite per pianoforte che intitolò, per l'appunto,
"Quadri di un'esposizione" e che fu pubblicata postuma.
L'opera presenta caratteri fortemente sperimentali. In particolare, la tecnica
pianistica utilizzata - di tipo percussivo - rompe con la tradizione romantica, e
preannuncia già le sonorità del Novecento. Altrettanto moderno è il linguaggio armonico, con un uso massiccio
di accordi dissonanti.
Mussorgsky si rese subito conto del potere seduttivo che la sua opera avrebbe avuto sui musicisti suoi
contemporanei. Infatti Nikolaj Rimskij-Korsakov, trascrisse subito per
orchestra i "Quadri", nonostante l'anatema lanciatogli dall'Autore: «Che ti si
secchi l'inchiostro nella penna!» E questo malaugurio, incredibilmente, ebbe il
suo effetto, visto che in commercio non esiste alcuna registrazione di quella
trascrizione.
Ben altra fortuna, al contrario, ha avuto la versione per orchestra di Maurice
Ravel, frutto di un accuratissimo lavoro di orchestrazione, eseguita in prima
assoluta nel 1929. Fu, anzi, proprio questa meravigliosa trascrizione a rendere
popolare l'opera.
La suite è composta da sedici brani, dieci ispirati ai quadri e
sei "promenades" (passeggiate), che rappresentano il movimento
dell'osservatore da una tela all'altra. Le promenades (non tutte intitolate così
nell'originale, ma chiaramente riconoscibili) presentano sempre lo stesso tema,
con variazioni più o meno sensibili, quasi a far risaltare i diversi stati d'animo che pervadono il compositore
per il quadro appena visto. La ripetizione del tema funge inoltre di elemento di coesione in una composizione
altrimenti episodica, basata sui forti contrasti tra un
soggetto e l'altro.
Nel 1928 Vasilij Kandinskij mise in scena, al Friedrich
Theater di Dessau, una versione teatrale dei "Quadri
da un'esposizione" , unica realizzazione scenica
portata a termine dall’artista russo, che costituisce a
tutti gli effetti la prima importante opera d’arte
multimediale della storia.
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Ecco quindi l'elenco analitico dei quadri e delle “promenades” della composizione:
1. Promenade
2. I – Gnomus: l’opera originale di Hartmann era uno schiaccianoci a forma di
gnomo dalle fattezze irregolari intagliato nel legno. La musica lo descrive mentre
danza, entrando ed uscendo in un gioco d’ombre.
3. Promenade
4. II – Il vecchio castello: l’immagine raffigura un menestrello nell’atto di cantare
davanti alle mura di un castello medievale. La musica è introspettiva e dal sapore
antico. Il quadro è andato perduto.
5. Promenade
6. III – Tuileries: bambini che giocano e litigano nei giardini delle Tuileries a Parigi.
Le due opere d’arte sono andate perdute.
7. IV – Bydlo: un pesante carro trainato nel fango da buoi ed in uso in Polonia, in un
tetro clima invernale. Il quadro è andato perduto.
8. Promenade
9. V – Il balletto dei pulcini nei loro gusci: si tratta di schizzi per un balletto,
dove dei ballerini indossano un travestimento da pulcino che esce dall’uovo.
10. VI – Samuel Goldenberg e Schmuyle: corrisponde a due quadri; Mussorgsky
immagina una situazione in cui un ebreo ricco ed arrogante (Goldenberg, quadro
andato perduto) ascolta la supplica di un ebreo povero (Schmuyle, unica
raffigurazione salvata).
11 Promenade
12. VII – Limoges: contadine che chiaccherano nella piazza del mercato di
Limoges nel rumore dei fornitori. Quadro andato perduto.
13. VIII – Catacombae: Autoritratto di Hartmann che visita le catacombe romane
sotto Parigi. La luce proveniva da candele collocate all’interno di teschi.
14. Cum mortuis in lingua mortua: Questa sezione non è direttamente collegata ad
un quadro ma è piuttosto una riflessione personale che il compositore fa sulla morte
di un amico.(Promenade)
15. IX – La capanna con zampe di gallina: Il disegno di Hartmann raffigura un
antico orologio ispirato alla antica fiaba di Baba Yaga, la strega che vive in una casa
costruita su zampe di gallina. Mussorgsky la descrive mentre vola nell’aria dentro al
suo mortaio dove macina ossa umane. Lei appare e scompare nel bosco, apparendo alla fine per entrare nella
grande porta di Kiev.
16. X – La grande porta di Kiev: vengono rappresentati i lineamenti maestosi della grande porta della città
e i suoni delle campane. Il tema è assai vicino a quello delle Promenades, e vi è presente il carattere nazionale
della musica russa, che acquista una grande solennità, tale da concludere il ciclo con una vera e propria
apoteosi pianistica.
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Modest Mussorgsky (1839-1881)
Fu un grande compositore russo, figlio di un ricco proprietario terriero, Mussorgsky nacque a Karevo, nel
distretto di Pskov, in Russia, nel 1839: fu avviato, come da tradizione per il suo censo, alla carriera militare,
ma, irresistibilmente attratto dalla musica, continuò nel contempo a studiare pianoforte con Anton Herke, il
più famoso insegnante di Pietroburgo; dal 1856 si dedicò completamente alla musica.
Nel 1856 iniziò a frequentare l'ambiente musicale mentre era ancora in servizio come ufficiale, e conobbe il
musicista Dargomyžskij: quest'ultimo lo mise in contatto con il gruppo di musicisti che intorno al 1860 formò
il noto Gruppo dei Cinque o "Russian Five" o ancora "Scuola Nazionale di Pietroburgo" (in netta opposizione con
la tendenza occidentalizzante di Mosca, rappresentata da Pëtr Il'ic Tchajkovskij) che stava tentando di
cambiare le caratteristiche della musica composta in Russia. Gli altri musicisti erano Cezar' Antonovič Kjui
(César Cui), Aleksandr Borodin, Milij Balakirev e Nikolaj Rimskij-Korsakov; in particolare Balakirev fu
anche suo maestro di composizione. Questi compositori conferirono un'impronta nazionale, addirittura
nazionalistica, alla loro musica, riscoprendo e valorizzando musiche russe tradizionali e sganciandosi il più
possibile dalla tradizione musicale dell'Occidente europeo e quindi dalle sue convenzioni accademiche.
Nel 1861, in seguito all'approvazione della legge che abolì la servitù della gleba, la rendita di Mussorgsky si
ridusse notevolmente, ed egli fu costretto ad abbandonare la vita in città, troppo dispendiosa, e a ritirarsi in
campagna. Questo passaggio fu fondamentale per lo sviluppo della sua creatività musicale: il contatto più
diretto con i canti e le danze popolari della sua terra segnò in maniera indelebile la sua produzione.
Nel 1863, a causa di ulteriori difficoltà economiche, accettò un impiego presso un ufficio governativo.
Dopo la morte della madre, con la quale aveva avuto un rapporto molto intenso, aumentò il consumo di alcool.
Temperamento tipicamente romantico, inquieto e tempestoso, egli fu afflitto per tutta la vita da depressione,
che tentava di controllare facendo ricorso, per l'appunto, all’alcool.
Dal 1867, dopo aver abbandonato l'impiego, ritiratosi in campagna presso il fratello, si dedicò completamente
ai suoi lavori musicali, di compositore e concertista. A questo periodo risalgono alcune delle sue opere più
importanti, tra cui Una notte sul Monte Calvo (1867, riveduta nel 1875) per orchestra, e diverse liriche per
canto e pianoforte; ancora nel 1874 musicò alcune poesie del conte Goleniškev-Kutuzov, fra cui Canti e danze
della morte. Dello stesso periodo è la celebre suite per pianoforte Quadri di un'esposizione (Kartinki
svystavki, composto fra il 2 e il 22 giugno 1874), un tentativo di tradurre in musica alcuni disegni e acquerelli
dell'amico artista Victor Hartmann (1834-1873) visti ad una mostra. L'opera fu pubblicata postuma e
destinata ad avere una particolare fortuna soprattutto per la ricchezza ritmica e la novità di timbri, che
indurranno Maurice Ravel a scriverne una magistrale orchestrazione.
Quadri di un'esposizione fu pubblicato la prima volta nel 1886, cinque anni dopo la morte dell'autore, a cui
seguì una seconda edizione, con una prefazione di Vladimir Stassov. In entrambi i casi il revisore fu Nikolaj
Rimskij-Korsakov che - con le migliori intenzioni - ammorbidì i tocchi audaci di Mussorgsky, con il risultato
che il lavoro non fu stampato nella sua forma originale.
Il suo capolavoro è considerato l'opera lirica Boris Godunov (da un dramma di Puškin), l'unico suo melodramma
rappresentato mentre era ancora in vita, mentre le successive Khovanshchina e La Fiera di Sorocinskij sono
rimaste incompiute alla sua morte, e completate e/o orchestrate da altri musicisti russi (Nikolaj RimskijKorsakov il più noto), nelle cui versioni vengono oggi messe in scena.
La sua musica, però, non fu purtroppo sufficientemente apprezzata dalla critica ufficiale a lui contemporanea,
ed alcuni dolorosi eventi personali (in particolare la scomparsa della madre e della donna amata), lo fecero
precipitare in uno stato depressivo e favorirono la tendenza all'alcolismo (vizio contratto durante la vita
militare e del quale non riuscì mai a liberarsi), provocandogli un grave collasso; il 28 marzo 1881, a soli
quarantadue anni, morì nell'ospedale militare di Pietroburgo, assistito dai suoi amici musicisti che provvidero
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a far innalzare, nel 1885, un monumento in suo onore. Sembra che, in punto di morte, Mussorgsky abbia
pronunciato la drammatica frase "Tutto è finito, il dolore sono Io!". La sua tomba si trova nel Cimitero Tichvin
del Monastero di Alexander Nevskij di San Pietroburgo.
Rimskij-Korsakov propose, dopo la morte dell'autore, una propria revisione e ristrumentazione del Boris
Godunov, pur intuendo che esso sfuggiva alle convenzioni, allora dominanti anche in Russia, del Grand-Opéra;
fu solo nel 1925 che il governo sovietico acconsentì alla richiesta di ripristinare la versione originale di
Mussorgsky, e incaricò Paul Lamm di curare un'edizione filologica dell'opera omnia. Il Boris originale - nelle
due versioni del 1869 e del '72 - fu un'autentica rivelazione: quelle che in precedenza erano state
considerate inesattezze o addirittura errori si rivelarono come geniali anticipazioni di conquiste molto
recenti. Già Debussy, che aveva analizzato il Boris nell'edizione revisionata da Rimskij-Korsakov, lo aveva
intuito; gli elementi modali, ritmici e melodici dei materiali etnici russi si ripresentavano ora nella loro
genuinità, che Korsakov aveva addolcita e ovattata. Da allora la versione più eseguita risulta quella di Lamm,
ma anche quella di Korsakov figura ancora nel repertorio dei teatri lirici.
Ecco ora qualche nota su Mussorsky contenuta nel bellissimo libro "L'Ala del turbine intelligente" di Glenn
Gould. Si tratta di un ritratto efficacissimo e pregnante, che dice tutto in poche righe:
"... Da una parte c'era un gruppo che s'ispirava quasi unicamente a modelli stranieri, forse perché riteneva
che, mancando in Russia quella tradizione cui potevano richiamarsi gli artisti dell'Occidente, l'unica soluzione
possibile fosse accettare i principi fondamentali della cultura dell'Europa occidentale; dall'altra c'erano
alcuni uomini convinti che nel profondo dell'anima russa si celassero straordinarie energie creative, che
dovevano trovare modo di esprimersi liberamente, senza l'intralcio delle convenzioni occidentali. Di questo
gruppo facevano parte compositori come Mussorgsky, e le loro opere, anche se in genere meno ricercate di
quelle dei colleghi più colti, si distinguevano spesso da tutta la produzione musicale contemporanea perché
pervase da una cupa malinconia tipicamente slava...
Quanto a Mussorgsky, è interessante notare che fu uno dei compositori tecnicamente più sprovveduti della
sua epoca: le sue pagine più efficaci sono anche le più zoppicanti dal punto di vista accademico. Mussorgsky
non conosceva assolutamente le regole che governavano i complessi equilibri contrappuntistici della musica
tedesca (i suoi bassi sono quasi sempre goffe duplicazioni dell'idea melodica svolta dalle voci superiori, e solo
raramente - e per puro caso, si direbbe - riescono a creare un qualche effetto di contrapposizione) e aveva
soltanto una vaga idea della lucidità formale francese. Le sue strutture sono spesso sconnesse e prive di ogni
eleganza architettonica. Ma anche con questa tecnica rozza ed elementare, Mussorgsky riesce a cogliere
l'essenza dolorosa e tormentata della religiosità russa. I suoi effetti armonici, forse proprio per la loro
sconfinata goffaggine, appaiono stranamente credibili e umani; la sua stessa mancanza di ricercatezza
formale riesce ad allontanare dalla sua musica ogni tentazione retorica e a trasmetterci una strana e
singolare sensazione di genuinità. Mussorgsky è uno di quegli uomini che tacciono appena sentono di non aver
più nulla da dire."
“Mussorgsky era per istinto un esteta da caffè, un uomo generoso ma irrimediabilmente dissoluto, che nei
rari momenti di lucidità veniva talora colto da una nobile ispirazione e si gettava a comporre in preda a un
febbrile slancio creativo, incurante di ogni considerazione tecnica. Malgrado le sue innegabili manchevolezze
stilistiche, egli rappresentò per la musica russa il passaggio alla maggiore età".
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