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news 4 e mezzo
il paese delle comete
José, maestro di quarta elementare, rimane col naso all’insú: c’é una
gara tra gli alunni per chi fa volare piu in alto l’aquilone e Luis Miguel é
sicuramente in testa, la sua cometa (in castigliano) sembra quasi un
puntino tra le nuvole.
Gli aquiloni sono rigorsamente autocostruiti, con canucce e sacchetti di
plastica (qui il biodegradabile é ancora lontanuccio...)
Non passano 5 minuti che Jhunior corre verso di me “Giovanita! Mi
cometa se fué!”... l’aquilone di Jhunior é volato chissádove, e allora
parte la caccia nel quartiere di Mollepampa, una cozzaglia di case e
campi senza regole, bussiamo in tutti i portoni circostanti, ma sfido
chiunque a ritrovarlo.
Prima dell’arrivo delle pioggie, Cajamarca si riempie di aquiloni, sono tantissimi quelli che vangono fatti volare dal
belvedere di Santa Apollonia. Uno spettacolo davvero.
Cajamarca é tutta da raccontare, una cittá
come non avrei mai immaginato, ti cattura.
Ha mille sfaccettature, dire che é a portata
d’uomo é riduttivo. Dimenticatevi la
macchina: ci sono i moto taxi, i taxi, le
combi, le micro. E soprattutto i tuoi piedi. Ci
sono tantissimi eventi culturali (concerti,
cineformun, mostre d’arte), mercati in cui
passeggiare e far cadere l’occhio su verdure
che ancora non so come chiamare,
pasticcerie dove mangiare un ottima torta,
pub dove passare le serate tra amici, quasi
sempre in compagnia di una chitarra. Poi c’é
l’altra faccia di Cajamarca, chiaro, quella
dove alle 7 del mattino incontri un uomo che
dorme sul marciapiede perché ha bevuto
troppo, o la Cajamarca un po piu periferica,
dove lavoro ad esempio; lí é un po diverso, permane la
bellezza della cittá ma le costruzioni eleganti di stile
coloniale lasciano posto a cantieri abbandonati, case senza
intonaco e strade sterrate. É li che vivono i miei pupilli.
Alcune zone dicono siano pericolose, meglio non andarci di
sera. Di giorno peró io ci vado spesso, quando devo fare le
visite alle famiglie dei bambini. In quartieri come “Santa
Elena” e “Calispuquio” ci si arriva solo a piedi, i mototaxi
arrivano solo fino a un certo punto, ma poi é tutto da
camminare. Sono quartieri in salita, con pendenze
incredibili, per arrivarci ci sono grandi scalinate, ma si
potrebbe scendere con le pertiche dei pompieri!
Ci sono andata tre giorni fa, a Calispuquio, perché Johhan, un pargoletto di 6 anni (una peste con occhioni da gatto,
impossibile arrabbiarsi con lui!), non sta assistendo alle lezioni da ormai piu di una settimana a seguito di un
incidente all’occhio: tante versioni dell’accaduto, chi dice che abbia tirato una bottiglia di vetro a terra per gioco,chi
dice che ad averla lanciata sia stato il padre ubriaco. Propenderei per la seconda, visto l’andazzo generale dei padri di
famiglia. Dicevo, ci vado a visitare la famiglia di Jhohan e vedere come sta il bambino. Ci arrivo praticamente senza
fiato, una scalata fino a delle casette in adobe (materiale da costruzione tipico del perú, fatto con paglia e terra). Ma
poi mi giro e Bam! Tutta Cajamarca, che panorama!
Alla scuola del manthoc adesso ci sono le nuove volontarie alemane, cosí posso delegare una buona parte del lavoro
del comedor e dedicarmi maggiormente al “suporte pedagogico”, facendo le visite ai bambini che non vengono a
scuola e prendendo contatti con le cliniche per le campagne di salute.
Ci sono parecchi casi da seguire, a scuola.
C’é Orlando, 3 elementare. Lunedi e martedi mattina non si presenta a scuola. E lo incontro martedi sera che canta
nei locali di Cajamarca con un gruppetto di ragazzi piu grandi. Gli dico che ci vediamo a scuola il giorno dopo, e invece
nulla, non si presenta.
Parte il “seguimiento”, si va a parlare con la madre, una donna completamente rassegnata “ mio figlio non é tornato
a casa da domenica, spesso scappa di casa, non mi ascolta”. Giriamo mezza cittá, perché ci dicono che passa le notti
all’internet point, quello stronzo del proprietario si prende 5 soles e fa stare i bambini davanti al pc tutta la notte. Ma
non lo troviamo.
Poi passano i giorni e il bambino torna a scuola, a quanto pare la madre lo ha trovato e minacciato di portarlo dalla
polizia se continua a scappare. Vediamo quanto dura.
C’é Elmer, detto mowgli per la sua totale indifferenza a qualsiasi tipo di regola, vive solo con la madre, che peró non
si interessa piu di tanto.
C’é Daniel, un bimbo intelligente e sveglio, peccato che abbia famiglia dove regna la violenza, e allora senza neanche
accorgersi si ritrova a infilare una penna nella faccia di Ever o a sfregiare Anderson con un vetro trovato per terra.
Non sono facili, alcuni bambini del Manthoc. O meglio, non sono facili le famiglie in cui nascono e le condizioni in cui
vivono. E allora lo credo che spesso si relazionano con i compagni in modo molto violento o fanno fatica a seguire le
regole.
Ma non voglio dilungarmi, non vorrei mai diventare come quei patetici volantini di raccolte fondi che dipingono il
bambino peruviano come un poveretto da compatire.
Quindi vi racconto di quanto i miei
ragazzi spaccano e di come non
esistano, o quasi, bambini viziati o
capricciosi.
I bambini del manthoc sono tosti, i
principi su cui si basa l’insegnamento in
questa scuola sono il rispetto, l’ascolto e
il dialogo.
Tutte le mattine, prima di entrare in
classe, ci sono 15 minuti di
“formazione”. Si canta, si parla di
diversi temi.I bambini stessi guidano un
momento di riflessione. Qui tutti hanno la opportunitá di parlare, di fare delle raccomandazioni. Alzano la mano,
vanno davanti ai compagni e dicono ad esempio “ieri dei bambini hanno lasciato dei piatti sporchi nel comedor,
perfavore pulite dopo aver mangiato”. Poi ci sono i delegati, una sorta di rappresentanti di classe e istituto, che
informano i compagni degli eventi per l’infanzia a cui prendono parte.
Poi iniziano le lezioni, con i soliti
caos, le pesti che corrono in giro
per i corridoi, le mamme che
arrivano a cucinare, io che faccio
la prima ora di edicazione fisica e
poi corro a destra e a sinistra
barcamenandomi tra
documentazioni della
municipalitá, le mamme che
necessitano gli ingredienti, le
visite ai bambini che non
vengono.
Ci sono i talleres:
il taller di reposteria, con Adelita che
insegna ai bambini a preparare
delizioni pasticcini, con tanto di calcoli
sulle quntitá da utilizzare e il prezzo
degli ngredienti.
e il taller di carpinteria.
Le finoco cosi queste news a metá, perché mi viene difficile riassumere tutto quello che significa la
scuola Jesús Trabajadro, i suoi enfoques, le sue metodologie e tutte le emozioni che suscita un
lavoro cosi bello e intenso.
Quindi faccio parlare loro, le foto dei miei pupilli, con poche spiegazioni, didascalie della mia vita
qui con loro, e altro...
KARINA, STEFANY,
MILAGROS, ROSMERY.
Giocatirci nella squadra di
pallone,qui con un vestito
típico dopo aver danzato in
occasione della desta dei
diritti.
NANCY (giá la conoscete) e
HENRY, si esibiscono in una
“marinera”, tipico ballo
peruviano.
LA SIGNORA ROSA CON SUA
FIGLIA LUZMILA, é la mamma
di Maria, vende spremute
vicin a scuola.
JHUNIOR, RAÚL E JOSÉ LUIS
(il capitano della squadra),
mentre fanno merenda.
ANDERSON, ANA, VIDAL,
NILA, NORMA, SELY,
ANDREA, LUCILA, ELIANA,
parte dell’equipo manthoc.
E IO?
Con Marina strappiamo il vello
dalle pelli di pecora felicemente
portata a casa da Chiara per il suo
progetto musicale con i ragazzi di
Chamis
Durante un allenamento con le
ragazze
Con la squadra di calcio femminile
“la Collpa”
Basta cosi, saluto con la foto che preferisco, scattata dal fotografo piu o meno ufficiale del
Manthoc, durante la gita a Otuzco per celebrare l’anniversario dell’organizzazione.
Ste sta per arrivare e devo ancora preparare tutto per il viaggio, Cuzco e Machu Picchu, evviva!
Un abbraccio a tutti, a presto!