Il cacciatore di aquiloni (Nicola Romualdi 2010-08-08)

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Il cacciatore di aquiloni (Nicola Romualdi 2010-08-08)
Il cacciatore di aquiloni (Nicola Romualdi 2010-08-08)
Il cacciatore di aquiloni
di Khalid Abdalla, Homayoun Ershadi, Shaun Toub, Atossa Leoni, Saïd Taghmaoui.
Drammatico, USA 2007. Durata 131'.
La storia dei due amici afgani che ha commosso milioni di lettori nel mondo rimane fedele sullo
schermo.
Kabul 1978. Amir è figlio di Baba, un uomo facoltoso di etnia Pashtun. Il suo migliore amico è
Hassan, figlio del servitore di casa e appartenente alla inferiore etnia degli Hazara. Entrambi
amano molto far volare gli aquiloni per i quali sono previste gare che coinvolgono molti ragazzi
della città. Il vincitore è chi riesce a far restare il proprio aquilone in volo per ultimo dopo che
tutti gli altri hanno avuto il filo tranciato. Amir, che ha ritrovato la stima di suo padre proprio in
seguito alla vittoria (insieme ad Hassan) nella gara più importante di lì a poco assiste (senza
avere il coraggio di intervenire) alla sodomizzazione di Hassan da parte di un terzetto di ragazzi
ricchi e razzisti. Da quel momento si porterà dentro un senso di colpa che lo allontanerà
dall'amico che vede come denuncia vivente della sua vigliaccheria. Finché un giorno,
trasferitosi negli Stati Uniti e divenuto scrittore di successo, gli giungerà una telefonata.
Considerazioni per il cineforum:
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Il cacciatore di aquiloni (Nicola Romualdi 2010-08-08)
• Le riprese “asiatiche” sono state realizzate nei territori della Cina Nord-Occidentale (regione
dello Xinjiang).
• Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Khaled Hosseini (2004, Edizioni Piemme). Una frase
del libro: “Vieni. Esiste un modo per tornare ad essere buoni, aveva detto Rahim Khan un
attimo prima di riappendere. Senza enfasi, come per un ripensamento. Un modo per ritornare
ad essere buoni”.
• Una poesia italiana che parla del gioco degli acquiloni (brani):
“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico: io vivo altrove, e sento / che sono intorno
nate le viole. (…)
sì, gli aquiloni! E’ questa una mattina / che non c’è scuola. Siamo usciti a schiera / tra le siepi di
rovo e d’albaspina.
Le siepi erano brulle, irte; ma c’era / d’autunno ancora qualche mazzo rosso / di bacche, e
qualche fior di primavera
bianco; (…)
Or siamo fermi: abbiamo in faccia Urbino / ventoso: ognuno manda da una balza / la sua
cometa per il ciel turchino.
Ed ecco ondeggia, pencola, urta, sbalza, / risale, prende il vento; ed ecco pian piano / tra un
lungo dei fanciulli urlo s’inalza. (…)”
(Giovanni Pascoli, “L’aquilone”).
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