CHINA EXPRESS DIREZIONE AFRICA Sembra che
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CHINA EXPRESS DIREZIONE AFRICA Sembra che
CHINA EXPRESS DIREZIONE AFRICA Sembra che la crisi in corso nell'Unione Europea riguardi anche la politica estera. Sono ben cinque secoli che in Africa si fa sempre più soffocante la presenza dell'Europa, attratta irresistibilmente dal facile sfruttamento di uomini (a cominciare dalla famigerata tratta degli schiavi) e di risorse naturali (per lo più boschive e minerarie). Il semplice controllo economico del colonialismo si trasformò nel più diretto controllo politico dell'imperialismo ottocentesco, quando il continente nero divenne una dependance periferica degli ''imperi europei''. Nei primi decenni del '900 l'Europa lo divise ''col righello'', separando etnie omogenee o, ancor peggio, facendo convivere etnie diverse e in conflitto, con conseguenti guerre civili e disordini politico-sociali mai cessati, a cui si dovette porre rimedio con regimi dittatoriali sanguinari. Gli stati africani ottennero solo a metà del secolo scorso l'agognata autonomia e autodeterminazione, che presto si rivelarono più formali che sostanziali. Con una tale storia, non è difficile comprendere l'arretratezza e le difficoltà socio-politicoeconomiche di ciò che fino a poco fa era chiamato ''Terzo Mondo'', pur serbando il 93 per cento del cromo, l'85 del platino, il 54 dell'oro. Oggi la situazione è cambiata: l' Europa si indebolisce anche a livello internazionale, e la temibile Cina inizia a prenderne il posto scavalcando perfino USA e Russia. Da qualche anno c'è stato il boom degli investimenti cinesi in Africa, di cui l'Occidente non può non preoccuparsi. L'Interscambio fra i due paesi è inoltre cresciuto dai 10 miliardi del 2000 ai 40 del 2005 ai 120 del 2010. Lo stretto rapporto tra i due paesi è ulteriormente dimostrato dalle frequenti visite del premier cinese nel territorio africano, soprattutto Etiopia, Nigeria, Kenya. Rilevante è la visita di Li Keqiang in Luanda, la capitale dell'Angola. Tutto o quasi nella gran parte del Paese africano, uscito nel 2002 da una guerra civile durata 25 anni, è made in China. Tra principali interventi risaltano la costruzione da parte di ditte e ingegneri cinesi del nuovo aeroporto internazionale di Luanda, la ferrovia che attraversa il paese da est a ovest, la nuova città di Kilamba, il gigantesco agglomerato alle porte della capitale, pensato per ospitare 500mila persone. Inoltre ha portato una delegazione di 130 persone, fatta di uomini d'affari interessati a firmare nuovi contratti. Una campagna mediatica finanziata e diretta da ''The Economist'' in Inghilterra attraverso grandi poster affissi negli aeroporti, nelle stazione, nei supermercati, afferma che i cinesi sarebbero ''I nuovi colonizzatori'' e starebbero causando ingenti danni al continente nero, su tutti i livelli. Tali critiche si possono riassumere in cinque punti: 1 i cinesi sostengono i regimi dittatoriali africani 2 stanno sterminando gli elefanti 3 sono i responsabili dei diluvi e delle inondazioni nell'Africa tropicale 4 sono i responsabili della scarsità d'acqua nel deserto del Sahara 5 le fabbriche cinesi in Africa sfruttano i lavoratori dando loro un salario insufficiente. In realtà il giudizio su questo sempre più stretto rapporto Africa-Cina è duplice e contrastante per l'Occidente e per gli stessi africani: per alcuni sarebbe una felice collaborazione positiva da ambo le parti, per altri un ennesimo sfruttamento a danno del continente nero. La Cina sta ''preparando la cena all'Africa, o gliela sta mangiando''? I guadagni africani sono equiparabili agli svantaggi? Quanto capitale e prodotti di qualità se ne tornano in Cina? Quanto effettivo lavoro si crea? Dignitoso o no? Quante materie prime sono consumate o esportate? E se l'inflazione vanificasse i progressi economici? Domande che dividono l'opinione pubblica. In effetti sono riscontrabili evidenti tentativi da parte della Cina di sostenere i regimi dittatoriali, come il rifornimento di armi e munizioni per lo Zimbabwe col fine di reprimere le proteste popolari o la battaglia in sede ONU contro le sanzioni ai dittatori africani. Inoltre, se l'Europa concede prestiti a condizione di risanamento del bilancio, buon governo e tutela dei diritti umani, la Cina non chiede nulla al dittatore di turno. Il patto è semplice: la Cina fornisce prestiti alle banche e alle aziende africane, servizi, infrastrutture (scuole, ospedali, strade, anche se a volte così scadenti da crollare dopo pochi giorni) di cui l Africa ha bisogno e inonda il paese di prodotti a prezzo stracciato in cambio di petrolio, rame, uranio, altre materie prime e del consenso dei governi africani di non porre divieti allo sfruttamento paesaggistico ne' controlli sui materiali, sulle condizioni di lavoro dei salariati e sull'entità dei salari. Questa mancanza di trasparenza nasconde senza dubbio una forma di sfruttamento: si hanno già prove di forme di lavoro pericoloso e sottopagato (ma sempre meglio di non averlo un lavoro, dicono i salariati), violenze, soprusi, intimidazioni, licenziamenti arbitrari. Nello Zimbabwe per costruire un' accademia militare i lavoratori sono stati pagati 4 dollari al giorno per 14 ore di lavoro. In Sud Africa nel Newcastle un'azienda tessile cinese pagava i dipendenti 200 dollari al mese. A volte le aziende cinesi poi non assumono africani ma altri cinesi (secondo alcune testimonianze vessati sia dagli africani, che pensano sia tolto loro il lavoro, sia dagli imprenditori) o addirittura criminali in detenzione per abbassare il costo di produzione. I prodotti, soprannominati con il dispregiativo ''Cing Ciong'', possono essere così venduti a prezzi bassissimi, causando la chiusura delle aziende africane che non sopportano una tale concorrenza. Ci sono anche riscontri oggettivi riguardo al negativo ruolo cinese nel fenomeno del contrabbando d d-avorio in africa. Circa 2500 esemplari di elefante (specie in via d'estinzione) sono abbattuti ogni anno, 4000 euro a zanna, 10 volte il salario medio mensile dei salariati africani, 13 i sequestri principali di zanne per una quantità di avorio che si aggira intorno alle 23 tonnellate: il contrabbando rimane una attività ancora largamente praticata da parte di criminali, terroristi ed estremisti islamici come quelli di al Shabaab, sebbene la legge l’abbia vietata a partire dal 1989. A pesare maggiormente è l’incremento della domanda di avorio verificatasi a partire dal 2007 per il 70% da parte del mercato cinese. Oggi solo 150 cinesi sono stati condannati, e solo a piccole multe. "Pepito", capo dei bracconieri congolesi, è stato condannato solo a 5 anni di prigione per centinaia di animali uccisi. L’espansione della Cina sui mercati internazionali ma anche direttamente sul territorio africano è attualmente la più grave minaccia per questa magnifica specie. La denuncia e i dati provengono dall’organizzazione con sede in Gran Bretagna che da anni si occupa della sorveglianza dei traffici illegali che coinvolgono specie protette, Traffic. Sempre dall’Asia giungono le richieste di rinoceronti: la caccia contro questo animale è ancora diffusissima e ne sta mettendo in serio pericolo la sopravvivenza. La medicina tradizionale cinese reputa, infatti, che il corno di rinoceronte possegga delle eccezionali proprietà terapeutiche contro febbre, impotenza ed epilessia: sebbene la scienza abbia dimostrato abbondantemente la falsità di queste credenze, anche quest’anno centinaia di rinoceronti sono stati assassinati dai bracconieri in Africa. I disboscamenti per ottenere legna e terreno su cui edificare provocano dissesti ambientali e siccità. E naturalmente le aziende necessitano di molta acqua, già scarseggiante sul territorio africano: la Cina non puo' non accelerare questo processo. L' esperto nelle relazioni internazionali africane Paul Pougale ritiene invece le accuse occidentali ''strumentali menzogne volte a spezzare la pacifica e positiva collaborazione fra Cina e Africa'' e in un articolo ha cercato di svelare i ''falsi luoghi comuni della propaganda occidentale''. 1 La Cina non starebbe ''invadendo l'Africa perchè è sovrappopolata'' in quanto non lo è: la densità di popolazione cinese è di 141 abitanti per chilometro quadrato, inferiore a quella di molti paesi asiatici e anche europei (il Giappone ne ha 337, l'Italia 204). Inoltre il numero dei cinesi installatisi negli USA è 100 volte quello dei cinesi in Africa: se proprio devono emigrare, si stabiliscono nei paesi più ricchi, non nel povero continente nero. 2 I cinesi non starebbero ''arraffando le materie prime locali africane'', infatti il 90 per cento delle miniere appartengono a imprese occidentali che spesso le lasciano inattive per lo scarso profitto. La Cina starebbe solo rilevandole e riattivandole, offrendo lavoro e ricchezza agli africani. In Camerun, ad esempio, la produzione di cobalto è ripartita solo nel 2013, quando i cinesi hanno comprato le paralizzate e improduttive aziende americane. 3 i cinesi non starebbero ''rubando il lavoro agli africani ed esportando i prodotti agricoli migliori in Cina, lasciando in Africa quelli di scarto'', dato che i dati ufficiali dicono l'esatto opposto: la Banca Mondiale prevede che in pochi anni creeranno 85 milioni di posti di lavoro. 4 i cinesi non sarebbero ''i nuovi colonizzatori africani'': in tutto il mondo stanno comprando legalmente le aziende in crisi, improduttive, sommerse dai debiti, facendole ripartire (cosi' è successo anche per la società sportiva italiana Sergio Tacchini). Se fossero colonizzatori, lo sarebbero a livello globale e con mezzi leciti.I cinesi in Africa non hanno il comportamento del colonizzatore: i salariati sono per lo più poveri e gli imprenditori non troppo ricchi, mentre gli europei ostentano grandi case e macchine lussuose. La Cina, inoltre, ha inviato in Africa centinaia di operatori umanitari e 38 milioni di dollari in aiuti medici per contrastare l'epidemia d'ebola. Pougale ritiene che l’Occidente stia mettendo i bastoni fra le ruote alla Cina per mantenere la propria egemonia: insomma, per paura e invidia. Per questo fomenterebbe le dicerie sulla scarsa qualità dei prodotti e del cibo cinese, tacendone gli evidenti successi, e dipingerebbe il paese come una feroce e corrotta dittatura che schiavizza gli abitanti. Ci sono però segnali se non di una economica, almeno di una ''colonizzazione culturale'' da parte dei cinesi col fine di far accettare agli abitanti del continente nero la nuova situazione (perchè il nuovo, si sa, spaventa sempre) . Per convincere il popolo africano la Cina ha intelligentemente puntato sui prodotti a basso costo (scarpe, radio ecc... più ''affordable'' per gli africani, anche se di qualità scadente) e sulla TV (strumento potente nell'influenzare menti, e perfino la politica, come noi italiani ben sappiamo) , che già in questo momento ben 1 milione e mezzo di famiglie africane possiede. Pare che la Cina stia prevedendo la nascita di un nuovo vasto mercato i cui i clienti saranno la media borghesia africana emergente, e ne voglia l'egemonia. Per convincere i potenti, gli economisti, gli intellettuali africani però ci vogliono i fatti, personalità e aziende importanti a livello internazionale: a dar manforte alla Cina in questa direzione è l'importante donna economista africana Moyo, che può vantare nel suo curriculum una prestigiosa collaborazione con la Goldman Sachs , e che nel suo bestseller ''Dead Aid'' (''aiuto morto'') spiega come gli scarsi e inadatti aiuti economici occidentali siano inutili all'effettiva crescita dell'Africa, mentre una collaborazione con la Cina potrebbe portare enormi vantaggi. Se ''l'Africa non può farcela da sola'', insomma, va aiutata nella maniera giusta. Fra i due paesi è stato poi stabilito che i lavoratori cinesi potranno ottenere la cittadinanza africana con estrema facilità, così da infoltire le comunità orientali nel continente nero ed esercitare una sempre maggiore influenza culturale. Insomma, la Cina non fa beneficenza. E' rapace e lungimirante. E l' Africa, in cerca di riscatto, è assai tentata di accettare dato che i precedenti padroni, piu' spietati e incompetenti, hanno lasciato un pessimo ricordo. Europa, USA e Russia dovrebbero ricordare il proverbio ''chi è causa del suo mal, pianga se stesso''. Alessandro Maggetti, Rachele Melorio, Marco Persia, Allegra Popper, Fabio Matarazzo, Greta Rossi, Adriano Whittle, Lorenzo Massimiliani,Alessio Carnovale,Laura Coppi