Regione Calabria Azienda Sanitaria Provinciale
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Regione Calabria Azienda Sanitaria Provinciale Cosenza PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE 2014-2016 (LEGGE 6 NOVEMBRE 2012 N.190) Data ESTENSORE: AVV. SILVIA CUMINO Approvata dal Direttore Generale dell’ASP di Cosenza: Dr. Gianfranco SCARPELLI PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE INDICE 3-6 II. OGGETTO E FINALITA’ 7-8 III- CONCETTO DI CORRUZIONE9 IV. RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE, SUOI 10-11 I. PREMESSA NORMATIVA COMPITI ANCHE IN VESTE DI RESPONSABILE DELLA TRASPARENZA V. OBBLIGHI DI PUBBLICITA’, TRASPARENZA E DIFFUSIONE DELLE 12 INFORMAZIONI VI . IL PIANO TRIENNALE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E SUOI 13-14 CONTENUTIVII. GESTIONE DEL RISCHIO, INDIVIDUAZIONE DEL RISCHIO ED 15 INDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVITA’ CON ELEVATO RISCHIO DI CORRUZIONE – VIII- IL CRONOPROGRAMMA DELLE COMPETENZE/ADEMPIMENTI – 16 IX-. FORMAZIONE E PROCEDURE PER LA SELEZIONE DEL PERSONALE DA INVIARE A PERCORSI FORMATIVI IN MATERIA DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ED IN MATERIA DI TRASPARENZA- 17-20 X. INCONFERIBILITA’ ED INCOMPATIBILITA’ DEGLI INCARICHI PRESSO LA P.A.- 21-22 XI. –SVOLGIMENTO DI INCARICHI D’UFFICIO-ATTIVITA’ ED INCARICHI EXTRAISTITUZIONALI- 23 XII. –ROTAZIONE DEGLI INCARICHI E ASTENSIONE IN CASO DI CONFLITTI DI INTERESSE- 24-26 XIII. –CODICE DI COMPORTAMENTO- 27 XIV. COLLEGAMENTO TRA PIANO TRIENNALE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E CODICE DI COMPORTAMENTO – 28-29 XV. –COLLEGAMENTO TRA PIANO TRIENNALE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E REGOLAMENTI DISCIPLINARI -30 XVI.-COLLEGAMENTO TRA PIANO TRIENNALE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE, PIANO TRIENNALE DELLA TRASPARENZA E PIANO DELLA PERFORMANCE -31 XVII- MONITORAGGIO DEL RISPETTO DEI TERMINI PER LA CONCLUSIONE E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 2 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE DEI PROCEDIMENTI -32 XVIII. MONITORAGGIO DEI RAPPORTI TRA L’AMMINISTRAZIONE E I SOGGETTI CON I QUALI HA RAPPORTI AVENTI RILEVANZA ECONOMICA-33 XIX –AGGIORNAMENTO E ADEGUAMENTO DEL PIANO -33 XX –TUTELA DEL DIPENDENTE PUBBLICO CHE SEGNALA GLI ILLECITI, IL C.D. WHISTLEBLOWER O VEDETTA CIVICA -34-35 XXI- COMPITI DEI DIPENDENTI IN GENERALE E DEI DIRIGENTI. REGIME DI RESPONSABILITA’ IN IPOTESI DI VIOLAZIONE DEL PIANO DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE -36-37 ALLEGATO N.1 Criteri per l’individuazione delle attività a più alto rischio di corruzione 38-42 ALLEGATO N.2 D.P.R. n.62/2013 “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell'articolo54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165” 43-52 ALLEGATO N.3 CODICE DI COMPORTAMENTO DELL’ ASP DI COSENZA ( recepito con Deliberazione del Direttore Generale n. 3374 del 16 dicembre 2013) 53-63 E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 3 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE I. PREMESSA NORMATIVA L’ASP di Cosenza, in ossequio a quanto disposto dalla Legge n. 190/2012, dalla circolare n. 1 del 25.1.2013 della Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento funzione Pubblica, del D.lgs. n. 39/013, del D.Lgs n. 33/013,delle delibere CIVIT n. 46/013, n.57/013, n.58/013, n.72/013 di approvazione del PNA, adotta il presente piano individuando: 1) Le aree a rischio corruttivo 2) Gli interventi volti a scongiurare il rischio corruttivo Con la legge n. 190/2012 , avente ad oggetto “ Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica amministrazione”, il legislatore italiano ha attuato la Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall’assemblea Generale dell’O.N.U. il 31.10.2003 e ratificata con legge n. 116/09. La legge n. 190/012 introduce numerosi strumenti per la prevenzione della corruzione , individuando tra i soggetti istituzionalmente preposti ad adottare le iniziative volte a scongiurare il fenomeno della corruzione nella P.A.: 1)il Comitato interministeriale, che ha il compito di fornire le linee guida per la predisposizione del Piano nazionale Anticorruzione; 2)Il Dipartimento della Funzione Pubblica, che è promotore delle strategie di prevenzione e predispone il PNA; 3) la CIVIT, che è l’Autorità nazionale anticorruzione cui competono funzioni di raccordo con altre Autorità , di vigilanza e di controllo sull’effettiva applicazione e sull’efficacia delle misure adottate dalle pubbliche Amministrazioni e sul rispetto della normativa in materia di trasparenza. Alla CIVIT spetta, inoltre, approvare il PNA; 4)Gli Organi di indirizzo politico delle pubbliche amministrazioni, cui compete la nomina del responsabile della Prevenzione della corruzione , nonché l’approvazione del Piano triennale della corruzione entro il 31 gennaio di ogni anno, curandone la trasmissione al Dipartimento della Funzione Pubblica; 5)Il Responsabile aziendale della Prevenzione della Corruzione, cui compete la predisposizione del piano triennale di prevenzione della corruzione. La circolare n. 1/013 del Dipartimento della funzione pubblica contiene precisazioni in ordine alle competenze affidate dalla legge n. 190/012 ai vari soggetti istituzionali e alle modalità di individuazione del Responsabile della prevenzione della corruzione. Il D.Lgs. n. 39/2013 prevede “Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le Pubbliche amministrazioni e presso gli Enti privati in controllo pubblico, a norma dell’art. 1 commi 49-50 della L. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 4 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 190/012”. Con tale decreto s’intende restringere la normativa vigente in materia di attribuzione di incarichi dirigenziali e di responsabilità di vertice nella pubblica amministrazione e di incompatibilità tra i detti incarichi e lo svolgimento di incarichi pubblici elettivi o la titolarità di interessi privati che possano porsi in conflitto con l’esercizio imparziale con le funzioni pubbliche affidate. Il D.Lgs n. 33/2013 prevede “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e diffusione dell’informazione da parte delle pubbliche amministrazioni”. Nel dispositivo di legge viene definita l’adozione del piano triennale per l’integrità e la trasparenza come sezione del Piano di prevenzione della corruzione che deve indicare le modalità di attuazione degli obblighi di trasparenza e gli obbiettivi collegati con il piano della performance. Delibera CIVIT n. 46/013 in tema di efficacia nel tempo delle norme su inconferibilità e incompatibilità degli incarichi nelle Pubbliche amministrazioni e engli enti privati in controllo pubblico di cui al D.Lgs. n. 39/013, prevede l’immediata applicazione della nuova disciplina, con l’effetto che gli incarichi e le cariche disciplinate dal D.Lgs n. 39/013 comportano l’espletamento di funzioni e poteri che si protraggono nel tempo e trattandosi di un rapporto di durata, dunque, il fatto che l’origine dell’incarico si situa in un momento anteriore non può giustificare il perdurare nel tempo di una situazione di contrasto con la norma, seppure sopravvenuta a causa del mutamento della normativa. Delibera CIVIT n. 57/013 in tema di applicabilità del D.Lgs. n. 39/013 ai Comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti o forme associative tra Comuni della medesima regione aventi la medesima popolazione, prevede che le disposizioni in materia di inconferibilità ed incompatibilità degli incarichi presso le Pubbliche amministrazioni e presso gli Enti di diritto privato in controllo pubblico trovano applicazione soltanto ai Comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti o forme associative tra Comuni della medesima regione aventi la medesima popolazione. Delibera CIVIT n. 58/013 in tema di parere sull’interpretazione e sull’applicazione del D.Lgs n. 39/013 nel settore sanitario, prevede l’applicabilità delle disposizioni sulla inconferibilità ed incompatibilità anche al personale dirigenziale diverso dagli organi di vertice, per i quali il legislatore ha dedicato espressamente gli artt. 5-8-10-14 del D.Lgs n. 39/013 che sono appunto rivolti al Direttore Generale, al direttore amministrativo ed al Direttore Generale. La Civit con la presente delibera ha inteso estendere le disposizioni in materia di inconferibilità ed incompatibilità anche ai: 1) Direttori di Distretto, 2) Direttori di Dipartimento; 3) Direttori di Presidio; 4) Direttori di strutture complesse; E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 5 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 5) Direttori di strutture semplici non inserite nell’ambito di strutture complesse , che siano dotate, sia pure in misura minore, di una significativa autonomia gestionale e amministrativa. Delibera CIVIT n.72/013 contenente l’approvazione del Piano Nazionale anticorruzione (PNA). Il PNA è stato elaborato sulla base delle direttive contenute nelle linee di indirizzo del Comitato interministeriale e contiene obiettivi strategici governativi per lo sviluppo della strategia della prevenzione a livello centrale e fornisce indirizzi e supporto alle Amministrazioni Pubbliche per l’attuazione della prevenzione della corruzione e per la stesura del Piano triennale di Prevenzione della Corruzione. Ciascuna amministrazione dovrà adottare e comunicare al Dipartimento il proprio piano triennale di Prevenzione, che di regola include anche il Programma triennale per la Trasparenza e l’Integrità, entro il 31 gennaio 2014. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 6 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE II. OGGETTO E FINALITA’ L’ASP di Cosenza, in attuazione della Legge n. 190/2012, entro il 31 gennaio del 2014 adotta con proprio formale atto deliberativo il piano triennale di prevenzione della corruzione, che verrà aggiornato annullamento o comunque ogniqualvolta intervengano rilevanti mutamenti organizzativi dell’Amministrazione. La finalità del Piano di Prevenzione della Corruzione è quello di individuare le aree a maggior rischio corruttivo, a valutare il diverso grado di esposizione a rischio e, quindi, di adottare, oltre a quelle già in essere, le misure necessarie prevenire e contrastare la corruzione e l’illegalità. Ai sensi dell’art. 7 della L. 190/012 viene prevista la figura del Responsabile della Prevenzione della Corruzione cui spettano i seguenti i compiti: elaborare della proposta del piano della prevenzione; definire delle procedure appropriate per la selezione e la formazione dei dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione; verificare l’efficace attuazione del piano e la sua idoneità; proporre modifiche al piano in caso di accertamento di significative violazioni o di mutamenti dell’organizzazione; verificare, d’intesa con il dirigente competente, l’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo svolgimento delle attività nel cui ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di corruzione; individuare il personale da inserire nei percorsi di formazione sui temi dell’etica e della legalità. In ottemperanza a quanto statuito dall’art. 7 della Legge n. 190/012 ed in attuazione dell’incarico attribuito all’Avv. Cumino con la deliberazione n. 2555/013, viene proposto il seguente Piano che prevede: 1) meccanismi di attuazione e controllo delle decisioni idonee a prevenire il rischio di corruzione per le attività oggetto di valutazione di rischio di corruzione; 2) obblighi di informazione nei confronti del Responsabile della prevenzione della corruzione circa il funzionamento e l’osservanza del piano con particolare riguardo alle attività valutate maggiormente a rischio di corruzione, con l’accortezza di mantenere continuità e coerenza degli indirizzi e le necessarie competenze delle strutture ; 3) monitoraggio del rispetto dei termini previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; 4) monitoraggio del rispetto dei termini previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti ; 5) monitoraggio dei rapporti tra l’Amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione e erogazione E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 7 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando relazioni di parentela o affinità tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e dipendenti dell’amministrazione; 6) individuazione degli obblighi di trasparenza ai sensi del D.Lgs n. 33/2013; 7) attuazione delle disposizioni di cui al D.Lgs. n. 39/2013. Il PTPC, riepilogando, anche in ossequio a quanto statuito dal Piano Nazionale Anticorruzione , deve presentare al suo interno per una sua adeguata articolazione: Soggetti coinvolti nella prevenzione con i relativi compiti e le responsabilità: Responsabile della Prevenzione della Corruzione, Dirigenti, dipendenti che operano nelle aree a rischio; Aree di rischio: frutto della valutazione del rischio, tenendo conto anche delle aree di rischio obbligatorio ( art. 1 comma 16 Legge n. 190/012); Misure obbligatorie ed ulteriori: sono indicate le misure previste obbligatoriamente dalla Legge n. 190/012 , dalle altre prescrizione di legge e dal P.N.A., e quelle ulteriori ossia facoltative, con tempistica e collegamento con l’ambito “ soggetti” in relazione all’imputazione di compiti e di responsabilità; Tempi e modalità di riassetto: sono indicati i tempi e le modalità di valutazione e di controllo dell’efficacia del P.T.P.C.8 paiano triennale prevenzione corruzione) adottato e gli interventi di implementazione e miglioramento del suo contenuto; P.T.T.I.: ( piano triennale della trasparenza e integrità sia nella sua forma autonoma che nella forma di sezione del P.T.P.C.) deve essere delineato coordinando gli adempimenti relativi agli obblighi di trasparenza previsti dal D.Lgs n. 33/013 con le aree a rischio , in modo da capitalizzare gli adempimenti posti in essere dall’amministrazione; Coordinamento con il ciclo della performance: gli adempimenti, i compiti e le responsabilità inseriti nel P.T.P.C. devono essere inseriti nell’ambito del c.d. ciclo delle performances. Il P.T.P.C. dovrà essere adottato entro il prossimo 31 gennaio e sarà trasmesso esclusivamente in via telematica secondo le istruzioni che saranno pubblicate sul sito del Dipartimento della Funzione Pubblica ( www.funzionepubblica.it), sezione anticorruzione. L’adozione del P.T.P.C. ed i suoi aggiornamenti saranno adeguatamente pubblicizzati dall’ASP di Cosenza sul sito web nella sezione anticorruzione. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 8 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE III- CONCETTO DI CORRUZIONEIl concetto di corruzione ha, nell’ambito di questo piano, una portata piuttosto ampia . Esso è comprensivo delle varie situazioni in cui, nel corso dell’attività amministrativa , si riscontri l’abuso da parte di un soggetto del potere a lui affidato al fine di ottenere vantaggi privati. Le situazioni rilevanti sono, oltre a quelle penalmente rilevanti quali le situazioni disciplinate negli artt. 318-319 e 319 ter del c.p. ,ma anche tutte quelle situazioni in cui, a prescindere dalla rilevanza penale, venga in evidenza un malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini privati delle funzioni attribuite , ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa ab externo, sia che tale azione abbia successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 9 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE IV. RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE, SUOI COMPITI ANCHE IN VESTE DI RESPONSABILE DELLA TRASPARENZA Ai sensi dell’art. 7 della Legge n. 190/2012 il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, Dr. Gianfranco Scarpelli, ha individuato e nominato quale Responsabile della Prevenzione della Corruzione con deliberazione n. 2555 del 13/08/2013 l’Avv. Silvia Cumino, già Responsabile della S.O.S. Affari legali dell’ex ASL n. 3 di Rossano. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione viene coadiuvato da un gruppo di lavoro, individuato e nominato con deliberazione del predetto Direttore Generale n. 2616 del 11 ottobre 2013, costituito dai Dottori Antonio Caccuri, Debora D’Acunzo, Saverio Porchia e Carolina Tassone. Tra i compiti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione rientrano: Predisposizione del P.T.P.C.; Invio del P.T.P.C. in via telematica al dipartimento della Funzione Pubblica e alla Regione Calabria ; Individuazione, su proposta dei dirigenti competenti, del personale, che opera nei settori a rischio, da inserire in percorsi di formazione sui temi della legalità e dell’etica ; Vigilanza sul funzionamento e sull’osservanza del Piano, proponendo modifiche in caso di accertamento di significative violazioni delle prescrizioni ovvero qualora intervengano mutamenti nell’organizzazione dell’Azienda; Verificazione, d’intesa col dirigente competente, dell’effettiva rotazione degli incarichi nei servizi in cui maggiormente è elevato il rischio di fenomeni corruttivi; Redazione di una relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti, in base alle comunicazioni che i Dirigenti delle strutture complesse faranno ogni anno, entro il 30 novembre, sulle misure adottate e sui risultati realizzati in esecuzione del piano. Detta relazione sarà pubblicata sul sito aziendale ed inviata contestualmente all’Organismo Indipendente di valutazione (OIV). Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione, in veste anche di Responsabile della Trasparenza, deve: Provvedere all’aggiornamento del P.T.T.I., al cui interno devono essere previste anche specifiche misure di monitoraggio sull’attuazione degli obblighi di trasparenza; Controllare l’adempimento da parte dell’Amministrazione degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa , assicurando la completezza, la chiarezza e l’aggiornamento delle informazioni pubblicate; Segnalare all’organo di indirizzo politico, all’OIV, all’Autorità Nazionale anticorruzione e, nei casi più gravi, all’U.P.D. i casi di mancato o di ritardato adempimento degli obblighi di E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 10 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE pubblicazione, ai fini dell’attivazione del procedimento disciplinare e delle altre forme di responsabilità; Controllare ed assicurare la regolare attuazione dell’accesso civico. Secondo la Civit “i compiti attribuiti al responsabile non sono delegabili, se non in caso di straordinarie e motivate necessità, riconducibili a situazioni eccezionali, mantenendosi comunque ferma nel delegante la responsabilità non solo in vigilando ma anche in eligendo”. Il Responsabile risponde in caso di mancata predisposizione del Piano e della sua corretta attuazione, In caso di commissione di un reato di corruzione con sentenza passata in giudicato all’interno dell’Azienda, il Responsabile risponde anche sul piano disciplinare , salvo che provi di aver predisposto il Piano di prevenzione e di aver vigilato sul funzionamento e l’osservanza dello stesso. Ai sensi dell’art. 46 è esclusa la responsabilità del Responsabile della Prevenzione della Corruzione ove l’inadempimento sia dipeso da causa a lui non imputabile. L’attività del Responsabile è svolta con il supporto del Gruppo di Lavoro appositamente costituito, i cui componenti assumono la qualità di Referenti, ai sensi della Circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica n. 1 del 25.01.2013, ognuno per l’area territoriale di riferimento: Dr. Antonio Caccuri: Jonio Dr.ssa Debora D’Acunzo: Tirreno Dr. Saverio Porchia: Area urbana Cosenza – Rende Dr.ssa Carla Tassone: Esaro – Pollino; e per le articolazioni organizzative e le materie che saranno successivamente individuate dal Responsabile. I Referenti costituiranno il punto di riferimento territoriale dell’Ufficio della Trasparenza e Prevenzione della Corruzione e costante interfaccia per le articolazioni organizzative assegnate per ogni supporto consulenziale e informativo. Attraverso il gruppo dei referenti si procederà al costante monitoraggio degli adempimenti previsti nei Piani della Trasparenza e Prevenzione della Corruzione ed alla rilevazione delle criticità e situazioni di rischio sulla quali intervenire tempestivamente al fine di prevenzione del fenomeno corruttivo, oltre che di rilevazione immediata di casi di abuso. L’attività dei referenti sarà coordinata dal Responsabile, attraverso incontri quindicinali di programmazione e verifica. I referenti procederanno alla elaborazione di report mensili sulla propria attività, in particolare sul monitoraggio degli adempimenti previsti dai Piani sulla Trasparenza e Prevenzione della Corruzione e sull’applicazione della normativa nell’ambito della propria area di riferimento. I referenti segnaleranno comunque, immediatamente, situazioni di criticità e rischio al Responsabile, attraverso la mail [email protected], che valuterà le modalità di intervento. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 11 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE V. OBBLIGHI DI PUBBLICITA’, TRASPARENZA E DIFFUSIONE DELLE INFORMAZIONI Dal combinato disposto della Legge n. 190/012 art. 1 commi da 15 a 36 e del D.Lgs n. 150/09, la trasparenza dell’azione amministrativa è assurta a livello essenziale delle prestazioni concernenti i diritti sociali e civili ai sensi dell’art. 117 comma 2 lett. M) della Costituzione, con l’effetto che deve essere assicurata la pubblicazione, nei siti web delle Amministrazioni Pubbliche, delle informazioni e dei dati relative ai procedimenti amministrativi, pur nel rispetto delle disposizioni in materia di segreto di Stato, di segreto d’ufficio e di protezione dei dati personali. Ai sensi dell’art. 1 comma 16 della legge n. 190/012 l’ASP di Cosenza assicurerà, come livello essenziale di trasparenza, la pubblicazione dei seguenti procedimenti: Autorizzazione o concessione; Scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture; Concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari, nonché attribuzioni di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati; Concorsi e prove selettive per l’assunzione del personale e progressioni di carriera. L’ASP di Cosenza dovrà, inoltre, in attuazione anche degli obblighi di pubblicità e trasparenza previsti nel D.Lgs n. 33/013, provvedere alla pubblicazione, sul proprio sito web nella sezione denominata “Amministrazione Trasparente”, di tutte le informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività della medesima, ASP, con l’intento di favorire forme di controllo diffuso sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Gli adempimenti degli obblighi previsti dal D.Lgs n. 33/013 saranno curati dall’Avv. Silvia Cumino che , oltre ad essere stata individuata quale Responsabile della Prevenzione della Corruzione con la deliberazione n. 2555/013, è stata individuata anche come Responsabile della Trasparenza con deliberazione n. 2615/013. I casi di mancato, ritardato o imparziale adempimento degli obblighi di pubblicazione saranno segnalati dal responsabile della Trasparenza all’OIV, all’autorità nazionale anticorruzione e, per le inadempienze più gravi, all’ufficio di disciplina. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 12 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE VI . Il Piano triennale di prevenzione della corruzione e i suoi contenuti Il piano Triennale per la Prevenzione della Corruzione è previsto dall’art. 1 comma 5 della Legge n. 190/2012, esso costituisce lo strumento attraverso cui la P.A. descrive un processo, articolato in fasi, che è finalizzato a formulare una strategia di prevenzione del fenomeno corruttivo. A tal proposito la CIVIT ha precisato che: “Il P.T.P.C. quindi è un programma di attività, con indicazione delle aree di rischio e dei rischi specifici, delle misure da implementare per la prevenzione in relazione al livello di pericolosità dei rischi specifici, dei responsabili per l’applicazione di ciascuna misura e dei tempi. Il P.T.P.C. non è un documento di studio o di indagine, ma uno strumento per l’individuazione di misure concrete, da realizzare con certezza e da vigilare quanto ad effettiva applicazione e quanto ad efficacia preventiva della corruzione”. E ancora:“il P.T.P.C. deve identificare le loro caratteristiche, le azioni e gli strumenti per prevenire il rischio, stabilendo le priorità di trattazione”. Con la predisposizione del P.T.P.C. l’amministrazione è tenuta ad attivare azioni ponderate e coerenti tra loro capaci di ridurre significativamente il rischio di comportamenti corrotti, da qui la necessaria valutazione delle aree a rischio e la necessità di adottare un sistema di gestione del rischio medesimo. Nel P.T.P.C. sono, quindi, individuate le aree a rischio che , ai sensi dell’art. 16 della legge n. 190/012, si riferiscono a: Autorizzazione o concessione; Scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta ai sensi del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture; Concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari, nonché attribuzioni di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati; Concorsi e prove selettive per l’assunzione del personale e progressioni di carriera. Le finalità che persegue il P.T.P.C. sono quelle di definire: a) le procedure atte a selezionare e formare i dipendenti chiamati ad operare nei settori a rischio corruttivo; b) le procedure volte a garantire gli obblighi di informazione nei confronti del Responsabile della Prevenzione della corruzione chiamato a vigilare sul funzionamento e sull’osservanza del Piano; c) il monitoraggioi dei rispetto dei termini , previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti; d) il monitoraggio dei rapporti tra l’Azienda e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere; e) Obblighi in materia di trasparenza; f) Gli adempimenti correlati al D.Lgs n. 39/013. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 13 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Il piano viene pubblicato sul sito web aziendale nella sezione “Anticorruzione “ e copia del medesimo, a scopo di presa d’atto, viene consegnata, a cura dei Dirigenti, ai dipendenti al momento dell’assunzione. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 14 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE VII. GESTIONE DEL RISCHIO, INDIVIDUAZIONE DEL RISCHIO ED INDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVITA’ CON ELEVATO RISCHIO DI CORRUZIONE – Per gestione del rischio s’intende l’insieme delle attività coordinate per guidare e tenere sotto controllo l’amministrazione con riferimento al rischio. L’intero processo di gestione del rischio richiede la partecipazione e l’attivazione di meccanismi di consultazione, con il coinvolgimento dei dirigenti per le rispettive aree di competenza. Da qui la necessità di individuare le seguenti fasi: Mappatura dei processi attuati dall’Amministrazione; Valutazione del rischio per ciascun processo; Trattamento del rischio. La mappatura consiste nell’individuazione del contesto in cui deve essere sviluppata la valutazione del rischio. La valutazione del rischio deve essere fatta per ciascun processo o fase di processo mappato, individuando i rischi , la probabilità del loro verificarsi e la ponderazione dello stesso rischio raffrontandolo con altri rischi al fine di valutare la priorità e l’urgenza del trattamento. Relativamente ai criteri utilizzati per l’individuazione delle attività a più alto rischio ed alle aree a rischio si rinvia all’allegato 1 del presente. Piano. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 15 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE VIII- IL CRONOPROGRAMMA DELLE COMPETENZE/ADEMPIMENTI – Lo schema del cronoprogramma è il seguente: SOGGETTI COMPETENZE/ADEMPIMENTI TERMINI Responsabile della Prevenzione Predisposizione del piano triennale per la della corruzione prevenzione della corruzione con Entro il 31 gennaio di ogni anno aggiornamento annuale Direttore Generale Adozione del piano triennale per la prevenzione Entro il 31 gennaio di ogni anno della corruzione con aggiornamento annuale Responsabile della Prevenzione Pubblicazione del Piano e dei suoi della corruzione aggiornamenti sul sito web aziendale e Entro il 31 gennaio di ogni anno trasmissione del Piano al Dipartimento della Funzione Pubblica e alla regione Responsabile della Prevenzione Divulgazione del Piano alle articolazioni della corruzione aziendali Responsabile della Prevenzione Definizione delle procedure per selezionare e della corruzione e Direttori di formare i dipendenti operanti nei settori esposti U.O.C. alla corruzione Direttori di U.O.C. Trasmissione al Responsabile della Prevenzione Entro 15 gg dalla sua adozione Entro il 31 gennaio di ogni anno Entro il 30 ottobre di ogni anno della corruzione delle relazioni sulle procedure utilizzate e i controlli di legittimità attivati e sulle proposte di eventuali nuovi interventi organizzativi per migliorare la prassi ai fini della prevenzione delle pratiche corruttive Direttori di U.O.C. Trasmissione al Responsabile della Prevenzione Entro il 30 novembre di ogni anno della corruzione delle relazioni sul monitoraggio dei rapporti con i soggetti con i quali intercorrono rapporti a rilevanza economia Responsabile della Prevenzione Relazione annuale di attuazione del Piano e della corruzione trasmissione al Direttore Generale e all’OIV; Entro il 15 dicembre di ogni anno contestuale pubblicazione sul sito web aziendale Responsabile della Prevenzione Rotazione nei settori esposti alla corruzione, Con decorrenza da gennaio 2014 della corruzione d’intesa con i previa definizione delle procedure di rotazione ove ricorrano le condizioni per tale Dirigenti competenti dei dipendenti che curano i procedimenti rotazione E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 16 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE IX-. FORMAZIONE E PROCEDURE PER LA SELEZIONE DEL PERSONALE DA INVIARE A PERCORSI FORMATIVI IN MATERIA DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ED IN MATERIA DI TRASPARENZAAi sensi dell’art. 1 commi 5-8-10-11 della Legge n. 190/2012 il piano della prevenzione della corruzione deve prevedere la predisposizione di un programma formativo sui temi dell’etica e della legalità di livello generale per i dipendenti destinati ad operare in settori particolarmente esposti al rischio della corruzione. Una formazione specifica deve essere prevista per il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e per i Dirigenti e funzionari delle aree a rischio. La formazione prevede l’approfondimento delle discipline in materia di responsabilità dei procedimenti amministrativi , delle norme penali relative ai reati contro la Pubblica Amministrazione , agli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni da parte dell’Amministrazione. Il Piano ha cadenza annuale e prevede la partecipazione obbligatoria del personale selezionato. Il Piano Nazionale Anticorruzione, ha poi stabilito che le pubbliche amministrazioni debbono programmare adeguati percorsi di formazione, tenendo presente una strutturazione su due livelli: - livello generale, rivolto a tutti i dipendenti: riguarda l’aggiornamento delle competenze (approccio contenutistico) e le tematiche dell’etica e della legalità (approccio valoriale); - livello specifico, rivolto al responsabile della prevenzione, ai referenti, ai componenti degli organismi di controllo, ai dirigenti e funzionari addetti alle aree a rischio: riguarda le politiche, i programmi e i vari strumenti utilizzati per la prevenzione e tematiche settoriali, in relazione al ruolo svolto da ciascun soggetto nell’amministrazione. La formazione dovrà consentire di raggiungere i seguenti obiettivi: a)consapevolezza: la discrezionalità è esercitata sulla base di valutazioni fondate sulla conoscenza e le decisioni sono assunte “con cognizione di causa”; ciò comporta la riduzione del rischio che l’azione illecita sia compiuta inconsapevolmente; b)conoscenza e condivisione degli strumenti di prevenzione (politiche, programmi, misure) da parte dei vari soggetti che a vario titolo operano nell’ambito del processo di prevenzione; c)creazione di una base minima di conoscenza, che rappresenta l’indispensabile presupposto per la rotazione del personale; d)creazione di competenze specifiche necessarie per il dipendente per svolgere la nuova funzione da esercitare a seguito della rotazione; e) creazione di competenze specifiche per lo svolgimento delle attività nelle aree a più elevato rischio di corruzione; E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 17 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE f) diffusione di “buone pratiche amministrative”, anche interne all’amministrazione; g)diffusione degli orientamenti giurisprudenziali sui vari aspetti dell’esercizio della funzione amministrativa, nella consapevolezza che i dirigenti e dipendenti dispongono di una ridotta disponibilità di tempo da dedicare all’approfondimento; h) evitare l’insorgere di prassi contrarie alla corretta interpretazione delle norme; i) diffondere valori etici, mediante l’insegnamento di principi di comportamento eticamente e giuridicamente adeguati. Al fine di elaborare i percorsi formativi specifici da inserire nel Piano di prevenzione della Corruzione, il Responsabile ha richiesto alla Direzione Generale, con nota 205385 del 03.10.2013 di destinare un budget di € 10.000,00 (diecimila/00) per attività formative da realizzarsi nell’anno 2014 in sede ed eventi formativi organizzati fuori sede. Tale budget, ritenuto congruo in relazione ai vincoli di spesa ed al budget complessivo annuale assegnato dalla Regione Calabria per la formazione, è stato accordato. Al fine di ottimizzare tale budget, comunque, nella realizzazione delle iniziative di formazione, si seguiranno le indicazioni, pienamente condivise, del Piano Nazionale Anticorruzione relativamente “all’importante contributo che può essere dato dagli operatori interni all’amministrazione, inseriti come docenti nell’ambito di percorsi di aggiornamento e formativi in house” prevedendo anche la formazione specialistica esternalizzata del Responsabile della Prevenzione della Corruzione e del Gruppo di Lavoro dei referenti, con successivo trasferimento della formazione “a cascata”. Oltre alla realizzazione delle specifiche iniziative di formazione previste in questo Piano di Prevenzione, che risultano prioritarie e indispensabili per avviare con successo un percorso di conoscenza, sensibilizzazione e costruzione del sistema di Prevenzione, si raccomandano gli Uffici formazione a tener conto, nella programmazione e gestione di iniziative di formazione dai contenuti generali e coerenti, degli obiettivi del Piano di Prevenzione della Corruzione, in modo da assumere nella programmazione Aziendale, in modo trasversale, le finalità istituzionali del sistema di prevenzione della corruzione. Relativamente alla prima annualità 2014 l’attività formativa sarà finalizzata a creare e consolidare il sistema di prevenzione, l’obiettivo prioritario sarà quindi quello di fare conoscere la normativa generale, i Piani e documenti aziendali, il sistema di prevenzione della corruzione e le procedure di monitoraggio e verifica. La formazione sarà estesa alla normativa generale, i Piani e documenti aziendali, agli adempimenti, alle procedure di monitoraggio e verifica relative alla Trasparenza. Tale formazione sarà accompagnata da momenti di verifica e confronto sulle buone prassi amministrative e alla diffusione di valori etici. Le iniziative di formazione saranno inserite nel Piano formativo aziendale 2014 e, dove possibile, saranno accreditate in Educazione Continua in Medicina (ECM). Il piano formativo relativo alle annualità successive (2015 e 2016), elaborato sulla base dell’efficacia delle iniziative di formazione già intraprese, rilevata anche dalla soddisfazione dei partecipanti, espressa attraverso la compilazione di specifici questionari, somministrati a conclusione delle attività formative, sarà presentato entro il 15 ottobre, in modo da essere inserito nel Piano Formativo Aziendale relativo all’anno successivo. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 18 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE PROGRAMMA FORMATIVO 2014 CONTENUTI DESTINATARI EDIZIONI MODALITA’ Codice di Comportamento Tutti i dipendenti 10 In house Codice Disciplinare Il Piano di Prevenzione della Dirigenti responsabili Unità 6 Corruzione dell’ASP di Cosenza In house operative. Titolari posizioni organizzative. Responsabili dei procedimenti. Il Piano della Trasparenza dell’ASP Dirigenti responsabili Unità 6 di Cosenza In house operative. Titolari posizioni organizzative. Responsabili dei procedimenti. La buona repertorio amministrazione: Dirigenti responsabili Unità 3 di buone In house prassi operative. Titolari posizioni amministrative interne ed esterne. organizzative. Responsabili dei procedimenti. Etica e principi di comportamento Tutti i dipendenti eticamente e adeguati nell’amministrazione 6 giuridicamente In house Focus Group pubblica. Aggiornamenti in materia di Responsabile della prevenzione della corruzione e Trasparenza e Prevenzione trasparenza della Corruzione. Gruppo di Esternalizzata (con priorità per quelle programmate con/dalla Scuola Nazionale lavoro/Referenti. dell’Amministrazione - Responsabile OIV. SNA) Dirigenti e funzionari addetti alle aree di rischio Risk management Responsabile della Trasparenza e Prevenzione della Corruzione. Gruppo di lavoro/Referenti. Esternalizzata (con priorità per quelle programmate con/dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione SNA) Tutoring in affiancamento Nuovi assunti e dipendenti inseriti in nuovi In house settori lavorativi E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 19 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Oltre all’attività formativa strutturata in offerta di Corsi residenziali o realizzata da soggetti esterni, si procederà ad una intensa azione preventiva informativa e di diffusione delle norme giuridiche e di comportamento per amministrare in modo efficace ed efficiente, attivando in particolare un sezione di VETRINA sul sito aziendale nella quale riportare selezioni ragionate di: - orientamenti giurisprudenziali sui vari aspetti dell’esercizio dell’azione amministrativa e documentazione di riferimento; - FAQ sui vari aspetti dell’esercizio dell’azione amministrativa. Il piano formativo dovrà essere attuato entro il 30 novembre di ogni anno. Le procedure per la selezione del personale saranno predisposte, relativamente ad ogni iniziativa di formazione, con apposito atto del Responsabile in accordo con i Dirigenti dei servizi interessati, assicurando la partecipazione prioritaria dei dipendenti operanti nelle aree di maggiore rischio, la coerenza formativa, la rotazione fra le diverse unità di personale, le pari opportunità. Al fine di monitorare la partecipazione alle attività di formazione del personale, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione costituirà un ELENCO del personale che ha svolto le attività di formazione, che verrà costantemente aggiornato e pubblicato sul sito internet in una apposita sezione. Il Piano ha cadenza annuale e prevede la partecipazione obbligatoria del personale selezionato. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 20 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE X. INCONFERIBILITA’ ED INCOMPATIBILITA’ DEGLI INCARICHI PRESSO LA P.A.Il D.Lgs. n. 39/013 ha disciplinato particolari ipotesi di inconferibilità ed incompatibilità di incarichi dirigenziali e assimilati al fine di evitare che : 1) lo svolgimento di certe attività/funzioni possa agevolare la precostituzione di situazioni favorevoli per essere, successivamente, destinatari di incarichi dirigenziali e assimilati e, quindi, può comportare il rischio di un accordo corruttivo per conseguire il vantaggio in maniera illecita ; 2) il contemporaneo svolgimento di alcune attività di regola inquina l’azione imparziale della P.A. costituendo un humus favorevole ad illeciti scambi di favori; 3) in caso di condanna penale, anche se non ancora definitiva, la pericolosità del soggetto consiglia in via precauzionale di evitare l’affidamento di incarichi dirigenziali che comportano responsabilità su aree a rischio corruzione. Per inconferibilità s’intende la preclusione, permanente o temporanea, a conferire gli incarichi amministrativi di vertice, incarichi dirigenziali interni o esterni a coloro che: a) abbiano riportato condanne penali per i reati previsti dal Capo I del Titolo II del libro secondo del Codice Penale anche con sentenza non passata in giudicato; b) abbiano svolto incarichi o riscoperto cariche in Enti di diritto privato regolati o finanziati dalla P.A.; c) siano stati componenti di organi di indirizzo politico. Per incompatibilità s’intende l’obbligo per il soggetto cui viene conferito l’incarico di scegliere, a pena di decadenza, entro il termine perentorio di 15 giorni, tra la permanenza nell’incarico e lo svolgimento di incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati dalla P.A. che conferisce l’incarico. Va precisato, in base a quanto previsto dal P.N.A., che mentre la situazione di inconferibilità non può essere sanata, la situazione di incompatibilità può essere rimossa mediante rinuncia da parte dell’interessato ad uno degli incarichi che la legge ha considerato incompatibili tra loro. Il Responsabile della Prevenzione della corruzione , ai sensi dell’art. 15 del D.Lgs n. 39/013, contesta all’interessato l’esistenza o l’insorgenza della situazione di inconferibilità ed incompatibilità dell’incarico e segnala agli Enti preposti i casi di possibile violazione. Nell’ipotesi in cui si tratti di una situazione di incompatibilità per come è previsto dal P.N.A., il Responsabile della Prevenzione della Corruzione deve effettuare una contestazione all’interessato e la causa deve essere rimossa entro 15 giorni; in caso contrario, la legge prevede la decadenza dall’incarico e la risoluzione del contratto di lavoro autonomo o subordinato ( art. 19 D-Lgs n. 39/013). In base a quanto previsto dalla delibera della CIVIT n. 58/013 , in tema di “ parere sull’interpretazione e sull’applicazione del D.Lgs n. 39/013 nel settore sanitario”, le norme si applicano a: Direttori di Distretto; E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 21 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Direttori di Dipartimento e di Presidio Ospedaliero; Direttori di U.O.C.; Direttori di U.O.S.D. e U.O.S., ove vengano ravvisate dal Responsabile della Prevenzione della Corruzione elementi di affinità con le UU.OO. su richiamate. In base a quanto stabilito dalla Conferenza unificata tra Governo, Regioni ed Enti Locali del 24.7.2013 restano ferme eventuali modifiche e/o integrazioni al presente Piano in tema di inconferibilità e incompatibilità di incarichi. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione, in attuazione del presente Piano, è tenuto a richiedere ad ogni Dirigente ed ogni dipendente incaricato, un’autodichiarazione di assenze di cause di inconferibilità ed incompatibilità. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 22 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XI. –SVOLGIMENTO DI INCARICHI D’UFFICIO-ATTIVITA’ ED INCARICHI EXTRAISTITUZIONALIIl legislatore con la Legge n. 190/012 è intervenuto a modificare l’art. 53 del D.Lgs n. 165/01 in materia di svolgimento di incarichi da parte dei dipendenti pubblici, al fine di evitare che il cumulo in capo ad un medesimo Dirigente o funzionario di incarichi conferiti dall’Amministrazione, possa comportare il rischio di un’eccessiva concentrazione di poteri in capo ad un unico soggetto e, quindi, il rischio che l’attività amministrativa possa messere indirizzata verso fini privati o impropri determinati dalla volontà del Dirigente stesso. Lo svolgimento di incarichi da parte del Dirigente e del funzionario incaricato, soprattutto se extra-istituzionali, può realizzare situazione di conflitto di interesse e compromettere il buon andamento dell’attività amministrativa. A tal fine, onde evitare rischi corruttivi l’art. 53 comma 5 e 7 D.Lgs n. 165/01, come modificato dalla legge n. 190/012, testualmente prevede : “ 5. In ogni caso, il conferimento operato direttamente dall'amministrazione, nonché l'autorizzazione all'esercizio di incarichi che provengano da amministrazione pubblica diversa da quella di appartenenza, ovvero da società o persone fisiche, che svolgono attività d'impresa o commerciale, sono disposti dai rispettivi organi competenti secondo criteri oggettivi e predeterminati, che tengano conto della specifica professionalità, tali da escludere casi di incompatibilità, sia di diritto che di fatto, nell'interesse del buon andamento della pubblica amministrazione o situazioni di conflitto, anche potenziale, di interessi, che pregiudichino l'esercizio imparziale delle funzioni attribuite al dipendente.” “7. I dipendenti pubblici non possono svolgere incarichi retribuiti che non siano stati conferiti o previamente autorizzati dall'amministrazione di appartenenza. Ai fini dell'autorizzazione, l'amministrazione verifica l'insussistenza di situazioni, anche potenziali, di conflitto di interessi…..In caso di inosservanza del divieto, salve le più gravi sanzioni e ferma restando la responsabilità disciplinare, il compenso dovuto per le prestazioni eventualmente svolte deve essere versato, a cura dell'erogante o, in difetto, del percettore, nel conto dell'entrata del bilancio dell'amministrazione di appartenenza del dipendente per essere destinato ad incremento del fondo di produttività o di fondi equivalenti”. A tali fini l’ASP di Cosenza predisporrà con successivo atto apposita regolamentazione in materia di conferimento di incarichi extra-istituzionali. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 23 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XII. –ROTAZIONE DEGLI INCARICHI E ASTENSIONE IN CASO DI CONFLITTI DI INTERESSELa rotazione del personale addetto alle aree a più elevato rischio di corruzione rappresenta uno degli strumenti più importanti per prevenire la corruzione. A tal proposito , nelle aree aziendali a maggiore rischio di corruzione, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione concorda con i Responsabili di tali articolazioni aziendali la rotazione dei dipendenti addetti ai procedimenti e ai controlli, compatibilmente con le risorse disponibili e con la competenza richiesta da detti procedimenti e controlli. Il P.N.A., in tema di rotazione degli incarichi, prevede che le Pubbliche amministrazioni adottino criteri per un’effettiva rotazione che coinvolga, non solo di Dirigenti, ma anche i Responsabili del procedimento nelle aree a più elevato rischio di corruzione. In particolare, per i dirigenti la rotazione può operare solo alla scadenza dell'incarico, applicando comunque l'articolo 19 del dlgs 165/2001 in tema di conferimento degli incarichi. Circa la rotazione degli incarichi nelle ipotesi di sospensione di cui all’art. 4, legge n. 97 del 2001 del dipendente dal servizio a seguito di condanna non definitiva, qualora la dotazione organica non consenta di operare la rotazione” la CIVIT ha espresso l’avviso secondo cui, nelle ipotesi di sospensione del dipendente dal servizio a seguito di condanna non definitiva, qualora la dotazione organica non consenta di operare la rotazione degli incarichi dei dirigenti, l’amministrazione procederà ad affidare l’incarico ad un funzionario o, in subordine, si avvarrà di soggetto esterno all’amministrazione stessa. La Civit, inoltre, ha ulteriormente precisato che: “in caso di notizia formale di avvio di procedimento penale a carico di un dipendente (ad esempio perché l’amministrazione ha avuto conoscenza di un’informazione di garanzia o è stato pronunciato un ordine di esibizione ex art. 256 c.p.p. o una perquisizione o sequestro) e in caso di avvio di procedimento disciplinare per fatti di natura corruttiva, ferma restando la possibilità di adottare la sospensione del rapporto, l’Amministrazione: - per il personale dirigenziale procede con atto motivato alla revoca dell’incarico in essere ed il passaggio ad altro incarico ai sensi del combinato disposto dell’art. 16, comma 1, lett. l quater, e dell’art. 55 ter, comma 1, del d.lgs. n. 165 del 2001; - per il personale non dirigenziale procede all’assegnazione ad altro servizio ai sensi del citato art. 16, comma 1, lett. l quater; - per le categorie di personale di cui all’art. 3 del d.lgs. n. 165 del 2001 applica le misure cautelari previste nell’ambito di ciascun ordinamento e, salvo disposizioni speciali, l’art. 3 della l. n. 97 del 2001; l’applicazione della misura va valutata anche se l’effetto indiretto della rotazione comporta un E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 24 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE temporaneo rallentamento dell’attività ordinaria dovuto al tempo necessario per acquisire la diversa professionalità”. Le procedure di rotazione saranno avviate nel corso del prossimo anno 2014, ove ricorrano le condizioni. L’art. 1 comma 41 della legge n. 190/012, che ha introdotto l’art. 6 bis alla legge n. 241/90, in tema di “ conflitto di interesse”, stabilisce che: “Il Responsabile del procedimento e i titolari degli uffici competenti ad adottare i pareri, le valutazioni tecniche, gli atti edoprocedimentali e il provvedimento finale devono astenersi in caso di conflitto di interessi, segnalando ogni situazione di conflitto anche potenziale”. La lettura di tale norma va correlata con l’art. 6 del D.P.R. n. 62/2013 in tema di codice di comportamento nella parte in cui che prevede:” Fermi restando gli obblighi di trasparenza previsti da leggi o regolamenti, il dipendente, all'atto dell'assegnazione all'ufficio,informa per iscritto il dirigente dell'ufficio di tutti i rapporti,diretti o indiretti, di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti che lo stesso abbia o abbia avuto negli ultimi tre anni, precisando: a) se in prima persona, o suoi parenti o affini entro il secondo grado, il coniuge o il convivente abbiano ancora rapporti finanziari con il soggetto con cui ha avuto i predetti rapporti di collaborazione; b) se tali rapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbia no interessi in attività o decisioni inerenti all'ufficio, limitatamente alle pratiche a lui affidate. Il dipendente si astiene dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto, anche potenziale, di interessi con interessi personali, del coniuge,di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado. Il conflitto può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti dall'intento di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici”. La segnalazione del conflitto va indirizzata al Dirigente, che esaminata le circostanze, valuta se effettivamente ricorra una condizione di conflitto di interesse, in tal caso risponde per iscritto al dipendente e lo solleva dall’incarico o motiva le ragioni per cui il dipendente continui ad espletare l’incarico .Nel caso in cui il dipendente dovrà essere sollevato dall’incarico che sarà affidato dal Dirigente ad altro dipendente o, in mancanza di dipendenti professionalmente idonei, sarà avocato dallo stesso dirigente. Qualora il conflitto di interesse riguarderà il Dirigente sarà il Responsabile della Prevenzione della corruzione che segnalerà il conflitto al Direttore generale e all’OIV. Va precisato, ancora, che secondo la Civit “L’alternanza tra più professionisti nell’assunzione delle decisioni e internazionale nella gestione delle procedure, infatti, riduce il rischio che possano crearsi relazioni particolari tra amministrazioni ed utenti, con il conseguente consolidarsi di situazioni di privilegio e l’aspettativa a risposte illegali improntate a collusione”. Tuttavia, la rotazione dei dirigenti e del personale presenta non indifferenti profili di delicatezza e complessità, dal momento che si pone in chiaro conflitto con l’altrettanto importante principio di continuità dell’azione amministrativa, che implica la valorizzazione della professionalità acquisita dai E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 25 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE dipendenti in certi ambiti e settori di attività. La Civit, però, ricorda che lo strumento della rotazione non deve essere visto come una misura da applicare acriticamente ed in modo generalizzato a tutte le posizioni lavorative. Infatti, detta misura di prevenzione del rischio di corruzione impone alcuni passaggi preliminari, quali l’identificazione, in via preventiva, degli uffici e servizi che svolgono attività nelle aree a più elevato rischio di corruzione, nell’ambito dei quali la rotazione degli incarichi deve essere utilizzata come strumento tipico anti corruzione. Ovviamente, anche in settori non identificati a priori è possibile avvalersene ricorrendone i presupposti, ma come “misura” operativa e da programmare col piano triennale va connessa all’identificazione delle aree a maggior rischio. Occorre, poi, individuare in via preventiva anche le modalità di attuazione della rotazione in modo da contemperare le esigenze dettate dalla legge con quelle dirette a garantire il buon andamento dell’amministrazione. L’ASP di Cosenza predisporrà con successivo atto apposita regolamentazione in materia di rotazione degli incarichi. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 26 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XIII. –CODICE DI COMPORTAMENTOCon il D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 è stato introdotto il “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell'articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”. Il codice di comportamento, previsto dall’art. 54 D.Lgs n. 165/01, così come modificato dall’art. 1 comma 44 della legge n. 190/012, costituisce lo strumento di prevenzione fondamentale della corruzione, in quanto le norme in esso contenute regolano in senso legale ed eticamente corretto il comportamento dei dipendenti. La CIVIT, ora ANAC, con la delibera n. 75 del 24 ottobre 2013 ha previsto che ciascuna Amministrazione Pubblica debba dotarsi di un proprio codice di comportamento che tenga conto, non solo del Regolamento contenuto nel D.P.R. n. 62/2013 su citato, per il cui contenuto si rinvia all’allegato 2, ma anche dei regolamenti disciplinari già esistenti. Col presente Piano si recepisce il Codice di Comportamento, predisposto per la dirigenza e per il comparto, dal Responsabile della Prevenzione della Corruzione, e pubblicato nel sito web aziendale sia nella sezione anticorruzione che nella sezione amministrazione trasparente. Il regolamento di cui al D.P.R. n.62/2013 ed il codice di Comportamento dell’ASP di Cosenza, all’interno del presente Piano, sono contenuti negli allegati n. 3 e n. 4. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 27 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XIV. COLLEGAMENTO TRA PIANO TRIENNALE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E CODICE DI COMPORTAMENTO – Sulla base di quanto previsto dal Piano nazionale anticorruzione, il codice di comportamento, che ciascuna P.A. deve adottare tenendo conto del D.P.R. n.62/013, rappresenta uno degli strumenti essenziali del piano triennale di prevenzione della corruzione di ciascuna amministrazione, che deve essere adottato dall’organo di indirizzo politico-amministrativo su proposta del Responsabile per la prevenzione della corruzione, il quale ha un ruolo centrale ai fini della predisposizione, diffusione della conoscenza e monitoraggio del codice di comportamento. Per quanto attiene alla predisposizione del codice, la CIVIT ( ora A.N.A.C. autorità nazionale anticorruzione)ha ritenuto nella delibera n. 75/2013 in tema di “Linee guida in materia di codici di comportamento delle pubbliche amministrazioni (art. 54, comma 5, d.lgs. n. 165/2001)” che il Responsabile si debba avvalere della collaborazione dell’Ufficio per i procedimenti disciplinari (UPD), che deve essere costituito obbligatoriamente presso ciascuna amministrazione, per l’esercizio delle funzioni previste dall’art. 55 bis e dell’art. 15, comma 3, del codice generale. A questi stessi soggetti compete anche, al momento della predisposizione del codice, la definizione di alcuni profili applicativi sul piano sanzionatorio . Nell’ambito delle funzioni indicate dal citato art. 15, il Responsabile deve verificare annualmente il livello di attuazione del codice, rilevando, ad esempio, il numero e il tipo delle violazioni accertate e sanzionate delle regole del codice, in quali aree dell’amministrazione si concentra il più alto tasso di violazioni. Il Responsabile, inoltre, provvedendo alla comunicazione di tali dati ricavati dal monitoraggio all’Autorità nazionale anticorruzione, assicura che gli stessi siano considerati in sede di aggiornamento sia del piano triennale di prevenzione della corruzione, sia del codice, ne dà pubblicità sul sito istituzionale, utilizza tali dati al fine della formulazione di eventuali interventi volti a correggere i fattori che hanno contributo a determinare le cattive condotte. Tra i generali poteri di segnalazione del Responsabile rientra, altresì, in relazione alle violazioni accertate e sanzionate, il potere di attivare, in raccordo con l’UPD ( Ufficio Procedimenti disciplinari), le autorità giudiziarie competenti per i profili di responsabilità contabile, amministrativa, civile e penale. L’OIV è chiamato ad emettere parere obbligatorio nell’ambito della procedura di adozione del codice. A tal riguardo, l’OIV deve garantire e verificare che i dati relativi alle violazioni del codice di comportamento accertate e sanzionate, al pari di altri illeciti disciplinari, siano considerati ai fini della misurazione e valutazione della performance, con le relative conseguenze sul piano dell’attribuzione della premialità. All’organo di indirizzo politico-amministrativo, infine, spetta l’adozione del codice di comportamento, al termine della procedura aperta prevista dalla legge. Con tale ultima espressione si vuole intendere che l’adozione dei codici, nonché il loro aggiornamento periodico, dovrà avvenire con il coinvolgimento degli stakeholder. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 28 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Il controllo sull’attuazione e sul rispetto dei codici è, innanzi tutto, assicurato dai dirigenti responsabili di ciascuna struttura. Per quanto attiene al controllo sul rispetto dei codici di comportamento da parte dei dirigenti, nonché alla mancata vigilanza da parte di questi ultimi sull’attuazione e sul rispetto dei codici presso le strutture di cui sono titolari, esso è svolto dal soggetto sovraordinato che attribuisce gli obiettivi ai fini della misurazione e valutazione della performance, con la conseguente incidenza sulla determinazione ed erogazione della retribuzione di risultato. L’OIV assicura il coordinamento tra i contenuti del codice e il sistema di misurazione e valutazione della performance nel senso della rilevanza del rispetto del codice ai fini della valutazione dei risultati conseguiti dal dipendente o dall’ufficio. L’individuazione nel piano triennale per la prevenzione della corruzione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione può essere considerato, per certi versi, preliminare alla specificazione, proprio con riferimento a tali uffici e alla loro tipologia, di una serie di obblighi di comportamento in sede di adozione del codice di comportamento, realizzando in tal modo un opportuno collegamento con le altre misure di prevenzione della corruzione previste dal piano medesimo. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 29 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XV. –COLLEGAMENTO TRA PIANO TRIENNALE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E REGOLAMENTI DISCIPLINARI Il Piano della Prevenzione della Corruzione dell’ASP di Cosenza recepisce dinamicamente i codici disciplinari aziendali. Incombe sui Dirigenti Responsabili di ciascuna struttura l’obbligo di vigilare sull’applicazione dei codici . E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 30 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XVI.-COLLEGAMENTO TRA PIANO TRIENNALE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE, PIANO TRIENNALE DELLA TRASPARENZA E PIANO DELLA PERFORMANCE Il Piano della Prevenzione della Corruzione deve essere coordinato col Piano della Trasparenza , che assume il rilievo di una specifica sezione del primo, e deve necessariamente recepire le previsioni del piano della performance, al fine di assicurare che l’organizzazione aziendale sia effettivamente trasparente. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO . 31 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XVII- MONITORAGGIO DEL RISPETTO DEI TERMINI PER LA CONCLUSIONE DEI PROCEDIMENTI I Responsabili delle articolazioni aziendali definiscono i termini per la conclusione dei procedimenti di competenza in un apposito prospetto, che provvederanno ad inviare al Responsabile della Prevenzione della Corruzione. I Responsabili delle articolazioni aziendali, inoltre, trimestralmente effettueranno il monitoraggio del rispetto dei termini dei procedimenti, trasmettendo apposito report sui risultati al Responsabile della Prevenzione della Corruzione. Nel report dovranno essere riportati i dati relativi al numero di procedimenti conclusi nei tempi, i dati dei procedimenti conclusi con ritardo con esplicitazione delle motivazioni di tale ritardo e gli adempimenti correttivi adottati. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione vigilerà sull’effettiva realizzazione da parte dei responsabili delle articolazioni aziendali del monitoraggio trimestrale, che sarà pubblicato sul sito web aziendale. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 32 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XVIII. MONITORAGGIO DEI RAPPORTI TRA L’AMMINISTRAZIONE E I SOGGETTI CON I QUALI HA RAPPORTI AVENTI RILEVANZA ECONOMICAI Responsabili delle articolazioni aziendali provvedono al monitoraggio dei rapporti tra l’ASP di Cosenza ed i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere , anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell’Amministrazione, attraverso appositi moduli da somministrare ai dipendenti, agli utenti, ai collaborato esterni e ai fornitori. In caso di conflitto scatterà l’obbligo di astensione ai sensi dell’art. 6 bis della Legge n. 241/90. I dati relativi a tale monitoraggio saranno trasmessi al Responsabile della Prevenzione della Corruzione periodicamente entro il 30 ottobre di ogni anno. XIX –AGGIORNAMENTO E ADEGUAMENTO DEL PIANO Il presente Piano verrà adeguato alle indicazioni che saranno fornite dal Dipartimento della Funzione Pubblica e dalla CIVIT. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 33 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XX –TUTELA DEL DIPENDENTE PUBBLICO CHE SEGNALA GLI ILLECITI, IL C.D. WHISTLEBLOWER O VEDETTA CIVICA La disciplina a tutela whistleblower o Vedetta Civica è contenuta nell’art. 54 bis del D.Lgs n. 165/01, che prevede: 1. La tutela dell’anonimato; 2. il divieto di discriminazione nei confronti del whistleblower, 3. la previsione che la denuncia è sottratta al diritto di accesso, ad eccezione delle ipotesi eccezionali di cui al comma 2 dell’art. 54 bis del D.Lgs. n.165/01 in caso di necessità di svelare l’identità del denunciante Il whistleblower o Vedetta Civica è colui che testimonia un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni e decide di segnalarlo. Le segnalazioni degne di nota sono quelle che riguardano comportamenti, rischi, reati o irregolarità a danno dell’interesse pubblico.La segnalazione, se sufficientemente qualificata, costituisce strumento preventivo. Sono ammesse anche le segnalazioni riservate ( identità del segnalante conosciuta solo da chi riceve la segnalazione), mentre le segnalazioni anonime saranno accettate solo se sufficientemente dettagliate e circostanziate. Le segnalazioni possono essere fatte al diretto superiore o al responsabile della Corruzione, a questo ultimo va rivolta anche la segnalazione dipendente che ritiene di aver subito delle discriminazioni per il fatto di aver segnalato un illecito. In tale ultima ipotesi il Responsabile della Prevenzione della Corruzione valuta la sussistenza degli elementi per effettuare la segnalazione di quanto accaduto al Dirigente sovraordinato del dipendente che ha operato la discriminazione. Il Dirigente valuta tempestivamente l’opportunità/necessità di adottare atti o provvedimenti per ripristinare la situazione e/o per rimediare agli effetti negativi della discriminazione in via amministrativa e la sussistenza degli estremi per avviare il procedimento disciplinare nei confronti del dipendente che ha operato la discriminazione. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione può segnalare anche all’ufficio di disciplina che valuterà la sussistenza per avviare il procedimento disciplinare nei confronti del dipendente che ha operato la discriminazione. Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione può segnalare l’accaduto anche all’ area giuridica dell’ASP di Cosenza che, laddove ricorrano gli estremi, potrà avviare azione di risarcimento danni per lesione dell’immagine della Pubblica Amministrazione. In attuazione di quanto sancito dall’ 54 bis del D.Lgs n. 165/01 ed a tutela del dipendente pubblico che segnala gli illeciti, nel sito aziendale sarà inserito un canale differenziato e riservato per ricevere le segnalazioni mediante il seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected], che verrà gestito da un ristretto numero di persone costituito dal Responsabile della Prevenzione della Corruzione e dal gruppo di lavoro individuato con deliberazione del Direttore Generale dell’ASP di Cosenza n. 2616/013, assegnando ad ogni denunciante un codice sostitutivo dei dati identificativi dello stesso ( custoditi sotto chiave presso la struttura E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 34 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE dell’anticorruzione) al fine di garantirne la riservatezza . Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione ,solo in caso ricorrano le situazioni legali che rendono indispensabile disgelare l’identità del denunciante, comunicherà in maniera riservata tale informazione. Una volta ricevuta la segnalazione, il Responsabile della Prevenzione della Corruzione registrerà la denuncia con un numero progressivo annuale e la trasmetterà ai soggetti interessati per le valutazioni e le determinazioni di merito, che avranno cura di comunicare successivamente al Responsabile dell’anticorruzione. La denuncia deve essere circostanziata e fare riferimento a fatti riscontrabili, nonché deve consentire l’individuazione degli autori della condotta illecita. In mancanza di tali elementi il Responsabile della Prevenzione della Corruzione non potrà procedere, salvo che non reputi opportuno, comunque, inoltrare tale segnalazione al Direttore Generale ed al Direttore della struttura in cui è stato segnalato verificarsi l’illecito. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 35 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE XXI- COMPITI DEI DIPENDENTI IN GENERALE E DEI DIRIGENTI. REGIME DI RESPONSABILITA’ IN IPOTESI DI VIOLAZIONE DEL PIANO DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE Ai sensi della legge n. 135/012 ai Dirigenti sono attribuite specifiche competenze in materia di prevenzione della corruzione, per cui agli stessi vengono attribuiti poteri propositivi e di controllo, nonché obblighi di collaborazione, di monitoraggio e di azione diretta per il contrasto della corruzione. Al dipendente che segnala illeciti sarà accordata la tutela meglio specificata nel capitolo xx di questo Piano. Ai Dirigenti e ai funzionari incaricati nei settori in cui il rischio corruttivo è più elevato spettano obblighi di informazione nei confronti del Responsabile della Prevenzione della Corruzione. A tal proposito spiega l’ANAC ( già CIVIT) : “Nonostante la previsione normativa concentri la responsabilità per il verificarsi di fenomeni corruttivi (art. 1, comma 12, l. n. 190) in capo al responsabile per la prevenzione, tutti i dipendenti delle strutture coinvolte nell’attività amministrativa mantengono, ciascuno, il personale livello di responsabilità in relazione ai compiti effettivamente svolti. Inoltre, al fine di realizzare la prevenzione, l’attività del i responsabile deve essere strettamente collegata e coordinata con quella di tutti soggetti presenti nell’organizzazione dell’amministrazione”. Fondamentale, in particolare, è il ruolo della dirigenza. Secondo l’ANAC tutti i dirigenti per l’area di rispettiva competenza: Svolgono attività informativa nei confronti del responsabile, dei referenti e dell’autorità giudiziaria (art. 16 d.lgs. n. 165 del 2001; art. 20 d.P.R. n. 3 del 1957; art.1, comma 3, l. n. 20 del 1994; art. 331 c.p.p.); Partecipano al processo di gestione del rischio; Propongono le misure di prevenzione (art. 16 d.lgs. n. 165 del 2001); Assicurano l’osservanza del Codice di comportamento e verificano le ipotesi di violazione; Adottano le misure gestionali, quali l’avvio di procedimenti disciplinari, la sospensione e rotazione del personale (artt. 16 e 55 bis d.lgs. n. 165 del 2001); Osservano le misure contenute nel P.T.P.C. (art. 1, comma 14, della l. n. 190 del 2012)”. Inoltre, tutti i dipendenti dell’amministrazione partecipano al processo di gestione del rischio, osservano le misure contenute nel P.T.P.C. , segnalano le situazioni di illecito al proprio dirigente o all’ufficio dei procedimenti disciplinari, segnalano casi di personale conflitto di interessi. In tema di responsabilità per violazione degli obblighi di cui al Piano della Prevenzione della Corruzione, per i dipendenti in generale, a norma dell’art. 1 comma 14 della legge n. 190/012, la mancata osservanza delle disposizioni di tema di prevenzione della corruzione, trasfuse nel P.T.P.C., integra gli estremi dell’illecito disciplinare di cui all’art. 8 del Codice del Comportamento. Per quanto concerne, in oltre, la posizione dei Dirigenti, la mancata o incompleta o ritardata pubblicazione delle informazioni di cui al comma 31 comporta: E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 36 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Violazione degli standard qualitativi ed economici ai sensi dell’art. 1 comma 1 D.Lgs 198/09; Valutazione come responsabilità dirigenziale ai sensi dell’art. 21 del D.Lgs n. 165/01; Sanzioni a carico dei responsabili del servizio che ritardino negli aggiornamenti dei contenuti degli strumenti informatici. Il presente Piano entra in vigore dalla data di esecutività della deliberazione che lo approva. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 37 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE ALLEGATO N.1 Criteri per l’individuazione delle attività a più alto rischio di corruzione Si definiscono , al fine di individuare le priorità di intervento relative alle attività ad elevato rischio di intervento, le seguenti aree a rischio: Rischio basso-scarso: attività a bassa discrezionalità; Specifica normativa; Elevato grado di pubblicità degli atti prodecurali; Valore economico del beneficio complessivo connesso all’attività inferiore in media ai € 1.000,00; Potere decisionale sull’esito dell’attività in capo a più persone ; Sussistenza di specifici meccanismi di verifica o controllo esterno; Rotazione dei funzionari dedicati all’attività; Monitoraggio e verifiche annuali Rischio medio-accettabile: Attività a media discrezionalità (regolamentazione aziendale o normativa di principio, ridotta pubblicità); Controlli ridotti; Valore economico tra i € 1.000,00 e i €10.000,00 o, comunque, modesta gravità dell’evento che può derivare dal fatto corruttivo; Bassa rotazione dei funzionari dedicati; Monitoraggio e verifica semestrale; Definizione dei protocolli operativi o regolamenti; Implementazione misure preventive Rischio alto-elevato: Attività ad alta discrezionalità; Valore economico superiore a € 10.00,00 o, comunque, elevata gravità dell’evento che può derivare dal fatto corruttivo; Controlli ridotti; Potere decisionale concentrato in capo a singole persone; Rotazione dei funzionari dedicati solo in tempi molto lunghi; Rischio di danni alla salute in caso di abusi; Notevole casistica di recedenti storici di fatti corruttivi; Monitoraggio e verifica semestrale; E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 38 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Definizione di protocolli operativi o regolamenti; Verifiche a campione, Implementazione di misure preventive SCHEMA DELLE AREE A RISCHIO In base ai criteri utilizzati sono state individuate le aree di rischio come da schema che segue. UU.OO.COINVOLTE TIPI DI ATTIVITA’ GRADO DI RISCHIO Gestione Risorse Economiche e Bilancio-ragioneria-pagamenti e medio finanziarie incassi Gestione Risorse Umane Concorsi e procedure selettive, alto progressioni di carriera, Affidamenti incarichi, autorizzazioni incarichi e attività a dipendenti Gestione personale convenzionato Affidamenti incarichi medio Gestione affari legali Affidamento incarichi legali esterni, Alto liquidazioni prestazioni Gestione Affari Generali Affidamento incarichi libero Alto professionali, COVASI Gestione infrastrutture tecnologie e Gestione patrimonio aziendale, Alto Appalti di lavori pubblici opere , manutenzioni e affini Gestione biomedicali e sanitari Appalti di servizi , manutenzioni e Alto affini Gestione Forniture servizi logistica e Procedure di acquisizione di beni e Alto servizi, contratti di forniture, tenuta cassa economale, tenuta magazzini aziendali Gestione sistema informatico- Obblighi CED di aggiornamento pubblicazione dati, e Alto inventario apparecchiature informatiche Spedalità privata accreditata Valutazione, verifiche e controlli Alto Formazione e aggiornamento Procedure organizzazione corsi di Alto formazione Comunicazione e URP Obblighi di informazione Basso CUP e gestione liste attesa Coordinamento attività Medio NAVS Coordinamento attività Medio Programmazione e controllo Coordinamento e controllo attività Medio E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 39 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Ufficio Unico della Sicurezza Coordinamento attività Medio Risk Management Coordinamento attività Medio professionale Coordinamento attività Medio Percorsi diagnostici terapeutici e Coordinamento attività Medio Attività libero intramoenia (ALPI) appropriatezza clinica Gestione servizi amministrativi, Coordinamento attività Basso direzionali ed ospedalieri Coordinamento attività distretti Coordinamento attività Basso Coordinamento attività medicina Coordinamento attività Medio fisica e riabilitativa Coordinamento per le professioni Coordinamento attività Basso infermieristiche-ostetrichetecniche (SITROAS) Direzioni spoke Corigliano- Controllo attività Medio Rossano; spoke Castrovillari; spoke Paola-Cetraro; direzione sanitaria P.O. di San Giovanni in Fiore e P.O. di Acri Assistenza Farmaceutica Rimborsi per erogazione farmaci, Alto territoriale ed ospedaliera certificazioni, ispezioni- controlli,sussidi Coordinamento Servizi sociali Erogazione di sovvenzioni, Alto contributi, sussidi e ausilii finanziari Coordinamento consultori Coordinamento attività Medio monitoraggio Coordinamento attività Medio familiari Statistica e prestazioni distrettuali Gestione specialistica accreditata Coordinamento attività Medio Gestione integrata residenzialità Coordinamento attività Medio accreditata e non autosufficienza/ cronicità/ fragilità Dipartimento della Prevenzione Ispezioni, controlli e sanzioni Alto (igiene e sanità pubblica, igiene conseguenti, atti autorizzatori e degli alimenti Sicurezza luoghi e nutrizione, concessori, valutazione dei rischi, di lavoro attività deliberativa e liquidazioni (SPISAL), medicina legale e necroscopica, E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 40 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE medicina dello sport, epidemiologia, veterinaria(sanità animale, igiene degli alimenti allevamenti e igiene e degli produzione zootecnica) Dipartimento di salute mentale Valutazioni, inserimenti in strutture, Alto (Centri di salute mentale e Servizi liquidazioni psichiatrici di diagnosi e cura) Dipartimento delle Attività del SERT, assistenza e Medio tossicodipendenze (SERT) – valutazione delle patologie delle alcoologia dipendenze Pneumologia territoriale Coordinamento attività Medio e Coordinamento attività Medio Rete terapia del dolore e cure Coordinamento attività Medio Riabilitazione estensiva ambulatoriale palliative Gestione integrata assistenza Coordinamento attività Medio penitenziaria Distretto: CAPT, Jonio nord, Controllo attività, Jonio sud, farmaceutica territoriale, Assistenza Esaro-pollino, specialistica convenzionata, Valle Crati, Assistenza sanitaria Tirreno, Assistenza protesica integrata, Cosenza-Savuto Assistenza domiciliare integrata, Assistenza Alto sanitarie di base, delle popolazioni migranti, tutela famiglie donne e infanzia, neuropsichiatria infantile Cure primarie Coordinamento attività Medio Neurologia territoriale e centro Coordinamento attività Medio sclerosi multipla Medicina d’urgenza , assistenza Alto 118, pronto soccorso, postazioni di emergenza territoriali Oculistica – Centro glaucoma e Programmazione e controllo attività E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO medio 41 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE malattie oftalmologiche Lungodegenzaintensiva, riabilitazione Programmazione e controllo attività cardiorespiratoria medio e neuromotoria Broncopneumologia Programmazione e controllo attività medio e Programmazione e controllo attività Medio Radiologia, TAC ed ecografia Programmazione e controllo attività Medio Anatomia patologica Programmazione e controllo attività Medio e Programmazione e controllo attività Medio Programmazione e controllo attività medio – Programmazione e controllo attività Medio Terapia intensiva, anestesia rianimazione Analisi chimico-clinico microbiologia Servizio trasfusionale Medicina generale gastroenterologia – endoscopia digestiva – reumatologia – endocrinologia Nefrologia- dialisi Programmazione e controllo attività Medio Oncologia, screening oncologici e Programmazione e controllo attività Medio registro tumori Cardiologia e UTIC – Programmazione e controllo attività Medio Neurologia Programmazione e controllo attività Medio Otorino e prevenzione sordità Programmazione e controllo attività Medio Pediatria, neonatologia e nido Programmazione e controllo attività Medio Chirurgia Programmazione e controllo attività Medio Urologia – uro dinamica Programmazione e controllo attività Medio Ortopedia Programmazione e controllo attività medio Ostetricia e ginecologia- ecografia Programmazione e controllo attività medio Emodinamica - diagnosi fisiopatologia prenatale – riproduzione – ginecologia preventiva E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 42 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE ALLEGATO N.2 D.P.R. n.62/2013 “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell'articolo54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165” Art. 1 1. Il presente codice di comportamento, di seguito denominato "Codice", definisce, ai fini dell'articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che i pubblici dipendenti sono tenuti ad osservare. 2. Le previsioni del presente Codice sono integrate e specificate dai codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni ai sensi dell'articolo 54, comma 5, del citato decreto legislativo n.165 del 2001. ART.2 1.Il presente codice si applica ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, il cui rapporto di lavoro e' disciplinato in base all'articolo 2, commi 2 e 3, del medesimo decreto. 2. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 54, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le norme contenute nel presente codice costituiscono principi di comportamento per le restanti categorie di personale di cui all'articolo 3 del citato decreto n. 165 del 2001, in quanto compatibili con le disposizioni dei rispettivi ordinamenti. 3. Le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 estendono, per quanto compatibili, gli obblighi di condotta previsti dal presente codice a tutti i collaboratori o consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o incarico e a qualsiasi titolo, ai titolari di organi e di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche, nonché nei confronti dei collaboratori a qualsiasi titolo di imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell'amministrazione. A tale fine, negli atti di incarico o nei contratti di acquisizioni delle collaborazioni, delle consulenze o dei servizi, le amministrazioni inseriscono apposite disposizioni o clausole di risoluzione o decadenza del rapporto in caso di violazione degli obblighi derivanti dal presente codice. 4. Le disposizioni del presente codice si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano nel rispetto delle attribuzioni derivanti dagli statuti speciali e delle relative norme di attuazione, in materia di organizzazione e contrattazione collettiva del proprio personale, di quello dei loro enti funzionali e di quello degli enti locali del rispettivo territorio. Art. 3 1.Il dipendente osserva la Costituzione, servendo la Nazione con disciplina ed onore e conformando la propria condotta ai principi di buon andamento e imparzialità dell'azione E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO amministrativa. Il 43 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE dipendente svolge i propri compiti nel rispetto della legge,perseguendo l'interesse pubblico senza abusare della posizione o dei poteri di cui e' titolare. 2. Il dipendente rispetta altresì i principi di integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza e agisce in posizione di indipendenza e imparzialità, astenendosi in caso di conflitto di interessi. 3. Il dipendente non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni di ufficio, evita situazioni e comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei compiti o nuocere agli interessi o all'immagine della pubblica amministrazione. Prerogative e poteri pubblici sono esercitati unicamente per le finalità di interesse generale per le quali sono stati conferiti. 4. Il dipendente esercita i propri compiti orientando l'azione amministrativa alla massima economicità, efficienza ed efficacia. La gestione di risorse pubbliche ai fini dello svolgimento delle attività amministrative deve seguire una logica di contenimento dei costi, che non pregiudichi la qualità dei risultati. 5. Nei rapporti con i destinatari dell'azione amministrativa, il dipendente assicura la piena parità di trattamento a parità di condizioni, astenendosi, altresì, da azioni arbitrarie che abbiano effetti negativi sui destinatari dell'azione amministrativa o che comportino discriminazioni basate su sesso, nazionalità, origine etnica, caratteristiche genetiche, lingua, religione o credo,convinzioni personali o politiche, appartenenza a una minoranza nazionale, disabilità, condizioni sociali o di salute, età e orientamento sessuale o su altri diversi fattori. 6. Il dipendente dimostra la massima disponibilità e collaborazione nei rapporti con le altre pubbliche amministrazioni, assicurando lo scambio e la trasmissione delle informazioni e dei dati in qualsiasi forma anche telematica, nel rispetto della normativa vigente. Art. 4 1. Il dipendente non chiede, ne' sollecita, per sé o per altri, regali o altre utilità. 2. Il dipendente non accetta, per sé o per altri, regali o altre utilità, salvo quelli d'uso di modico valore effettuati occasionalmente nell'ambito delle normali relazioni di cortesia e nell'ambito delle consuetudini internazionali. In ogni caso, indipendentemente dalla circostanza che il fatto costituisca reato,il dipendente non chiede, per sé o per altri, regali o altre utilità, neanche di modico valore a titolo di corrispettivo per compiere o per aver compiuto un atto del proprio ufficio da soggetti che possano trarre benefici da decisioni o attività inerenti all'ufficio, ne' da soggetti nei cui confronti e' o sta per essere chiamato a svolgere o a esercitare attività o potestà proprie dell'ufficio ricoperto. 3. Il dipendente non accetta, per sé o per altri, da un proprio subordinato, direttamente o indirettamente, regali o altre utilità, salvo quelli d'uso di modico valore. Il dipendente non offre, direttamente o indirettamente, regali o altre utilità a un proprio sovraordinato, salvo quelli d'uso di modico valore. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 44 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 4. I regali e le altre utilità comunque ricevuti fuori dai casi consentiti dal presente articolo, a cura dello stesso dipendente cui siano pervenuti, sono immediatamente messi a disposizione dell'Amministrazione per la restituzione o per essere devoluti a fini istituzionali. 5. Ai fini del presente articolo, per regali o altre utilità di modico valore si intendono quelle di valore non superiore, in via orientativa, a 150 euro, anche sotto forma di sconto. I codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni possono prevedere limiti inferiori, anche fino all'esclusione della possibilità di riceverli, in relazione alle caratteristiche dell'ente e alla tipologia delle mansioni. 6. Il dipendente non accetta incarichi di collaborazione da soggetti privati che abbiano, o abbiano avuto nel biennio precedente,un interesse economico significativo in decisioni o attività inerenti all'ufficio di appartenenza. 7. Al fine di preservare il prestigio e l'imparzialità' dell'amministrazione, il responsabile dell'ufficio vigila sulla corretta applicazione del presente articolo. Art. 5 1. Nel rispetto della disciplina vigente del diritto di associazione, il dipendente comunica tempestivamente al responsabile dell'ufficio di appartenenza la propria adesione o appartenenza ad associazioni od organizzazioni, a prescindere dal loro carattere riservato o meno, i cui ambiti di interessi possano interferire con lo svolgimento dell'attivita' dell'ufficio. Il presente comma non si applica all'adesione a partiti politici o a sindacati. 2. Il pubblico dipendente non costringe altri dipendenti ad aderire ad associazioni od organizzazioni, ne' esercita pressioni a tale fine, promettendo vantaggi o prospettando svantaggi di carriera. Art. 6 1. Fermi restando gli obblighi di trasparenza previsti da leggi o regolamenti, il dipendente, all'atto dell'assegnazione all'ufficio, informa per iscritto il dirigente dell'ufficio di tutti i rapporti, diretti o indiretti, di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti che lo stesso abbia o abbia avuto negli ultimi tre anni, precisando: a) se in prima persona, o suoi parenti o affini entro il secondo grado, il coniuge o il convivente abbiano ancora rapporti finanziari con il soggetto con cui ha avuto i predetti rapporti di collaborazione; b) se tali rapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbiano interessi in attività o decisioni inerenti all'ufficio, limitatamente alle pratiche a lui affidate. 2. Il dipendente si astiene dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto,anche potenziale, di interessi con interessi personali, del coniuge, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado. Il conflitto può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti dall'intento di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici. Art. 7 E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 45 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 1. Il dipendente si astiene dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri,ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale, ovvero, di soggetti od organizzazioni con cui egli o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi, ovvero di soggetti od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, ovvero di enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, societa' o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente. Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Sull'astensione decide il responsabile dell'ufficio di appartenenza. Art.8 1. Il dipendente rispetta le misure necessarie alla prevenzione degli illeciti nell'amministrazione. In particolare, il dipendente rispetta le prescrizioni contenute nel piano per la prevenzione della corruzione, presta la sua collaborazione al responsabile della prevenzione della corruzione e, fermo restando l'obbligo di denuncia all'autorità' giudiziaria, segnala al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito nell'amministrazione di cui sia venuto a conoscenza. Art.9 1. Il dipendente assicura l'adempimento degli obblighi di trasparenza previsti in capo alle pubbliche amministrazioni secondo le disposizioni normative vigenti, prestando la massima collaborazione nell'elaborazione, reperimento e trasmissione dei dati sottoposti all'obbligo di pubblicazione sul sito istituzionale. 2. La tracciabilità dei processi decisionali adottati dai dipendenti deve essere, in tutti i casi, garantita attraverso un adeguato supporto documentale, che consenta in ogni momento la replicabilità. Art.10 1. Nei rapporti privati, comprese le relazioni extralavorative con pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, il dipendente non sfrutta, ne' menziona la posizione che ricopre nell'amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino e non assume nessun altro comportamento che possa nuocere all'immagine dell'amministrazione. Art.11 1. Fermo restando il rispetto dei termini del procedimento amministrativo, il dipendente, salvo giustificato motivo, non ritarda ne' adotta comportamenti tali da far ricadere su altri dipendenti il compimento di attività o l'adozione di decisioni di propria spettanza. 2. Il dipendente utilizza i permessi di astensione dal lavoro, comunque denominati, nel rispetto delle condizioni previste dalla legge, dai regolamenti e dai contratti collettivi. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 46 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 3. Il dipendente utilizza il materiale o le attrezzature di cui dispone per ragioni di ufficio e i servizi telematici e telefonici dell'ufficio nel rispetto dei vincoli posti dall'amministrazione. Il dipendente utilizza i mezzi di trasporto dell'amministrazione a sua disposizione soltanto per lo svolgimento dei compiti d'ufficio, astenendosi dal trasportare terzi, se non per motivi d'ufficio. Art. 12 1. Il dipendente in rapporto con il pubblico si fa riconoscere attraverso l'esposizione in modo visibile del badge od altro supporto identificativo messo a disposizione dall'amministrazione, salvo diverse disposizioni di servizio, anche in considerazione della sicurezza dei dipendenti, opera con spirito di servizio, correttezza, cortesia e disponibilità e, nel rispondere alla corrispondenza, a chiamate telefoniche e ai messaggi di posta elettronica, opera nella maniera più completa e accurata possibile. Qualora non sia competente per posizione rivestita o per materia, indirizza l'interessato al funzionario o ufficio competente della medesima amministrazione. Il dipendente, fatte salve le norme sul segreto d'ufficio, fornisce le spiegazioni che gli siano richieste in ordine al comportamento proprio e di altri dipendenti dell'ufficio dei quali ha la responsabilità od il coordinamento. Nelle operazioni da svolgersi e nella trattazione delle pratiche il dipendente rispetta, salvo diverse esigenze di servizio o diverso ordine di priorità stabilito dall'amministrazione, l'ordine cronologico e non rifiuta prestazioni a cui sia tenuto con motivazioni generiche. Il dipendente rispetta gli appuntamenti con i cittadini e risponde senza ritardo ai loro reclami. 2. Salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell'amministrazione. 3. Il dipendente che svolge la sua attività lavorativa in un'amministrazione che fornisce servizi al pubblico cura il rispetto degli standard di qualità e di quantità fissati dall'amministrazione anche nelle apposite carte dei servizi. Il dipendente opera al fine di assicurare la continuità del servizio, di consentire agli utenti la scelta tra i diversi erogatori e di fornire loro informazioni sulle modalità di prestazione del servizio e sui livelli di qualità. 4. Il dipendente non assume impegni ne' anticipa l'esito di decisioni o azioni proprie o altrui inerenti all'ufficio, al di fuori dei casi consentiti. Fornisce informazioni e notizie relative ad atti od operazioni amministrative, in corso o conclusi, nelle ipotesi previste dalle disposizioni di legge e regolamentari in materia di accesso, informando sempre gli interessati della possibilità di avvalersi anche dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico. Rilascia copie ed estratti di atti o documenti secondo la sua competenza, con le modalità stabilite dalle norme in materia di accesso e dai regolamenti della propria amministrazione. 5. Il dipendente osserva il segreto d'ufficio e la normativa in materia di tutela e trattamento dei dati personali e, qualora sia richiesto oralmente di fornire informazioni, atti, documenti non accessibili tutelati dal segreto d'ufficio o dalle disposizioni in materia di dati personali, informa il richiedente E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 47 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE dei motivi che ostano all'accoglimento della richiesta. Qualora non sia competente a provvedere in merito alla richiesta cura, sulla base delle disposizioni interne, che la stessa venga inoltrata all'ufficio competente della medesima amministrazione. Art. 13 1. Ferma restando l'applicazione delle altre disposizioni del Codice, le norme del presente articolo si applicano ai dirigenti, ivi compresi i titolari di incarico ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e dell'articolo 110 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ai soggetti che svolgono funzioni equiparate ai dirigenti operanti negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche, nonché ai funzionari responsabili di posizione organizzativa negli enti privi di dirigenza. 2. Il dirigente svolge con diligenza le funzioni ad esso spettanti in base all'atto di conferimento dell'incarico, persegue gli obiettivi assegnati e adotta un comportamento organizzativo adeguato per l'assolvimento dell'incarico. 3. Il dirigente, prima di assumere le sue funzioni, comunica all'amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possano porlo in conflitto di interessi con la funzione pubblica che svolge e dichiara se ha parenti e affini entro il secondo grado, coniuge o convivente che esercitano attività politiche, professionali o economiche che li pongano in contatti frequenti con l'ufficio che dovra' dirigere o che siano coinvolti nelle decisioni o nelle attività inerenti all'ufficio. Il dirigente fornisce le informazioni sulla propria situazione patrimoniale e le dichiarazioni annuali dei redditi soggetti all'imposta sui redditi delle persone fisiche previste dalla legge. 4. Il dirigente assume atteggiamenti leali e trasparenti e adotta un comportamento esemplare e imparziale nei rapporti con i colleghi, i collaboratori e i destinatari dell'azione amministrativa. Il dirigente cura, altresì, che le risorse assegnate al suo ufficio siano utilizzate per finalità esclusivamente istituzionali e, in nessun caso, per esigenze personali. 5. Il dirigente cura, compatibilmente con le risorse disponibili,il benessere organizzativo nella struttura a cui e' preposto, favorendo l'instaurarsi di rapporti cordiali e rispettosi tra i collaboratori, assume iniziative finalizzate alla circolazione delle informazioni, alla formazione e all'aggiornamento del personale, all'inclusione e alla valorizzazione delle differenze di genere, di età e di condizioni personali. 6. Il dirigente assegna l'istruttoria delle pratiche sulla base di un'equa ripartizione del carico di lavoro, tenendo conto delle capacità, delle attitudini e della professionalità del personale a sua disposizione. Il dirigente affida gli incarichi aggiuntivi in base alla professionalità e, per quanto possibile, secondo criteri di rotazione. 7. Il dirigente svolge la valutazione del personale assegnato alla struttura cui e' preposto con imparzialità e rispettando le indicazioni ed i tempi prescritti. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 48 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 8. Il dirigente intraprende con tempestività le iniziative necessarie ove venga a conoscenza di un illecito, attiva e conclude, se competente, il procedimento disciplinare, ovvero segnala tempestivamente l'illecito all'autorita' disciplinare, prestando ove richiesta la propria collaborazione e provvede ad inoltrare tempestiva denuncia all'autorità giudiziaria penale o segnalazione alla corte dei conti per le rispettive competenze. Nel caso in cui riceva segnalazione di un illecito da parte di un dipendente, adotta ogni cautela di legge affinché sia tutelato il segnalante e non sia indebitamente rilevata la sua identità nel procedimento disciplinare, ai sensi dell'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001. 9. Il dirigente, nei limiti delle sue possibilità, evita che notizie non rispondenti al vero quanto all'organizzazione, all'attività e ai dipendenti pubblici possano diffondersi. Favorisce la diffusione della conoscenza di buone prassi e buoni esempi al fine di rafforzare il senso di fiducia nei confronti dell'amministrazione. Art. 14 1. Nella conclusione di accordi e negozi e nella stipulazione di contratti per conto dell'amministrazione, nonché nella fase di esecuzione degli stessi, il dipendente non ricorre a mediazione di terzi, ne' corrisponde o promette ad alcuno utilità a titolo di intermediazione, ne' per facilitare o aver facilitato la conclusione o l'esecuzione del contratto. Il presente comma non si applica ai casi in cui l'amministrazione abbia deciso di ricorrere all'attività di intermediazione professionale. 2. Il dipendente non conclude, per conto dell'amministrazione, contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione con imprese con le quali abbia stipulato contratti a titolo privato o ricevuto altre utilità nel biennio precedente, ad eccezione di quelli conclusi ai sensi dell'articolo 1342 del codice civile. Nel caso in cui l'amministrazione concluda contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione, con imprese con le quali il dipendente abbia concluso contratti a titolo privato o ricevuto altre utilità nel biennio precedente, questi si astiene dal partecipare all'adozione delle decisioni ed alle attività relative all'esecuzione del contratto, redigendo verbale scritto di tale astensione da conservare agli atti dell'ufficio. 3. Il dipendente che conclude accordi o negozi ovvero stipula contratti a titolo privato, ad eccezione di quelli conclusi ai sensi dell'articolo 1342 del codice civile, con persone fisiche o giuridiche private con le quali abbia concluso, nel biennio precedente, contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento ed assicurazione, per conto dell'amministrazione, ne informa per iscritto il dirigente dell'ufficio. 4. Se nelle situazioni di cui ai commi 2 e 3 si trova il dirigente,questi informa per iscritto il dirigente apicale responsabile della gestione del personale. 5. Il dipendente che riceva, da persone fisiche o giuridiche partecipanti a procedure negoziali nelle quali sia parte l'amministrazione, rimostranze orali o scritte sull'operato dell'ufficio o E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 49 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE su quello dei propri collaboratori, ne informa immediatamente, di regola per iscritto, il proprio superiore gerarchico o funzionale. Art. 15 1. Ai sensi dell'articolo 54, comma 6, del decreto sull'applicazione del presente Codice legislativo 30 marzo 2001, n. 165, vigilano e dei codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni, i dirigenti responsabili di ciascuna struttura, le strutture di controllo interno e gli uffici etici e di disciplina. 2. Ai fini dell'attività di vigilanza e monitoraggio prevista dal presente articolo, le amministrazioni si avvalgono dell'ufficio procedimenti disciplinari istituito ai sensi dell'articolo 55-bis, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001 che svolge, altresì, le funzioni dei comitati o uffici etici eventualmente già istituiti. 3. Le attività svolte ai sensi del presente articolo dall'ufficio procedimenti disciplinari si conformano alle eventuali previsioni contenute nei piani di prevenzione della corruzione adottati dalle amministrazioni ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 6 novembre 2012, n. 190. L'ufficio procedimenti disciplinari, oltre alle funzioni disciplinari di cui all'articolo 55-bis e seguenti del decreto legislativo n. 165 del 2001, cura l'aggiornamento del codice di comportamento dell'amministrazione, l'esame delle segnalazioni di violazione dei codici di comportamento, la raccolta delle condotte illecite accertate e sanzionate, assicurando le garanzie di cui all'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001. Il responsabile della prevenzione della corruzione cura la diffusione della conoscenza dei codici di comportamento nell'amministrazione, il monitoraggio annuale sulla loro attuazione, ai sensi dell'articolo 54, comma 7, del decreto legislativo n. 165 del 2001, la pubblicazione sul sito istituzionale e della comunicazione all'Autorità nazionale anticorruzione, di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 6 novembre 2012, n. 190, dei risultati del monitoraggio. Ai fini dello svolgimento delle attività previste dal presente articolo, l'ufficio procedimenti disciplinari opera in raccordo con il responsabile della prevenzione di cui all'articolo 1, comma 7, della legge n. 190 del 2012. 4. Ai fini dell'attivazione comportamento, l'ufficio del procedimento disciplinare procedimenti disciplinari può per violazione chiedere dei all'Autorità codici di nazionale anticorruzione parere facoltativo secondo quanto stabilito dall'articolo 1, comma 2, lettera d), della legge n. 190 del 2012. 5. Al personale delle pubbliche amministrazioni sono rivolte attività formative in materia di trasparenza e integrità, che consentano ai dipendenti di conseguire una piena conoscenza dei contenuti del codice di comportamento, nonché un aggiornamento annuale e sistematico sulle misure e sulle disposizioni applicabili in tali ambiti. 6. Le Regioni e gli enti locali, definiscono, nell'ambito della propria autonomia organizzativa, le linee guida necessarie per l'attuazione dei principi di cui al presente articolo. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 50 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 7. Dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti nell'ambito delle risorse umane, finanziarie, e strumentali disponibili a legislazione vigente. Art. 16 1. La violazione degli obblighi previsti dal presente Codice integra comportamenti contrari ai doveri d'ufficio. Ferme restando le ipotesi in cui la violazione delle disposizioni contenute nel presente Codice, nonché dei doveri e degli obblighi previsti dal piano di prevenzione della corruzione, da' luogo anche a responsabilità penale, civile, amministrativa o contabile del pubblico dipendente, essa e' fonte di responsabilità disciplinare accertata all'esito del procedimento disciplinare, nel rispetto dei principi di gradualità e proporzionalità delle sanzioni. 2. Ai fini della determinazione del tipo e dell'entità della sanzione disciplinare concretamente applicabile, la violazione e' valutata in ogni singolo caso con riguardo alla gravità del comportamento e all'entità del pregiudizio, anche morale, derivatone al decoro o al prestigio appartenenza. Le sanzioni applicabili sono quelle previste dalla dell'amministrazione legge, di dai regolamenti e dai contratti collettivi, incluse quelle espulsive che possono essere applicate esclusivamente nei casi, da valutare in relazione alla gravità, di violazione delle disposizioni di cui agli articoli 4, qualora concorrano la non modicità del valore del regalo o delle altre utilità e l'immediata correlazione di questi ultimi con il compimento di un atto o di un'attività tipici dell'ufficio, 5, comma 2, 14, comma 2, primo periodo, valutata ai sensi del primo periodo. La disposizione di cui al secondo periodo si applica altresì nei casi di recidiva negli illeciti di cui agli articoli 4,comma 6, 6, comma 2, esclusi i conflitti meramente potenziali, e 13,comma 9, primo periodo. I contratti collettivi possono prevedere ulteriori criteri di individuazione delle sanzioni applicabili in relazione alle tipologie di violazione del presente codice. 3. Resta ferma la comminazione del licenziamento senza preavviso per i casi già previsti dalla legge, dai regolamenti e dai contratti collettivi. 4. Restano fermi gli ulteriori obblighi e le conseguenti ipotesi di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti previsti da norme di legge, di regolamento o dai contratti collettivi. Art. 17 1. Le amministrazioni danno la più ampia diffusione al presente decreto, pubblicandolo sul proprio sito internet istituzionale e nella rete intranet, nonché trasmettendolo tramite e-mail a tutti i propri dipendenti e ai titolari di contratti di consulenza o collaborazione a qualsiasi titolo, anche professionale, ai titolari di organi e di incarichi negli uffici di diretta collaborazione dei vertici politici dell'amministrazione, nonché ai collaboratori a qualsiasi titolo, anche professionale, di imprese fornitrici di servizi in favore dell'amministrazione. L'amministrazione, contestualmente alla sottoscrizione del contratto di lavoro o, in mancanza, all'atto di conferimento dell'incarico, consegna e fa sottoscrivere ai nuovi assunti, con rapporti comunque denominati, copia del codice di comportamento. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 51 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 2. Le amministrazioni danno la più ampia diffusione ai codici di comportamento da ciascuna definiti ai sensi dell'articolo 54, comma 5, del citato decreto legislativo n. 165 del 2001 secondo le medesime modalità previste dal comma 1 del presente articolo. 3. Il decreto del Ministro per la funzione pubblica in data 28 novembre 2000 recante "Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 84 del 10 aprile 2001, e' abrogato. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 52 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE ALLEGATO N.3 CODICE DI COMPORTAMENTO PER LA DIRIGENZA DELL’ ASP DI COSENZA ( recepito con Deliberazione del Direttore Generale n. 3374 del 16 dicembre 2013) art. 1. Principi Generali. 1.Il dipendente osserva la Costituzione, servendo la Nazione con disciplina ed onore e conformando la propria condotta ai principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa. Il dipendente svolge i propri compiti nel rispetto della legge,perseguendo l'interesse pubblico senza abusare della posizione o dei poteri di cui e' titolare. 2. Il dipendente rispetta altresì i principi di integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza e agisce in posizione di indipendenza e imparzialità, astenendosi in caso di conflitto di interessi. 3. Il dipendente non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni di ufficio, evita situazioni e comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei compiti o nuocere agli interessi o all'immagine della pubblica amministrazione. Prerogative e poteri pubblici sono esercitati unicamente per le finalità di interesse generale per le quali sono stati conferiti. 4. Il dipendente esercita i propri compiti orientando l'azione amministrativa alla massima economicità , efficienza ed efficacia. La gestione di risorse pubbliche ai fini dello svolgimento delle attività amministrative deve seguire una logica di contenimento dei costi, che non pregiudichi la qualità dei risultati. 5. Nei rapporti con i destinatari dell'azione amministrativa, il dipendente assicura la piena parità di trattamento a parità di condizioni, astenendosi, altresì, da azioni arbitrarie che abbiano effetti negativi sui destinatari dell'azione amministrativa o che comportino discriminazioni basate su sesso, nazionalità, origine etnica, caratteristiche genetiche, lingua, religione o credo,convinzioni personali o politiche, appartenenza a una minoranza nazionale, disabilità, condizioni sociali o di salute, età e orientamento sessuale o su altri diversi fattori. 6. Il dipendente dimostra la massima disponibilità e collaborazione nei rapporti con le altre pubbliche amministrazioni, assicurando lo scambio e la trasmissione delle informazioni e dei dati in qualsiasi forma anche telematica, nel rispetto della normativa vigente. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 53 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Art. 2 Regali, Compensi e Altre Utilità 1. Il dipendente non chiede, ne' sollecita, per sé o per altri, regali o altre utilità. 2. Il dipendente non accetta, per sé o per altri, regali o altre utilità, salvo quelli d'uso di modico valore effettuati occasionalmente nell'ambito delle normali relazioni di cortesia e nell'ambito delle consuetudini internazionali. In ogni caso, indipendentemente dalla circostanza che il fatto costituisca reato, il dipendente non chiede, per sè o per altri, regali o altre utilità, neanche di modico valore a titolo di corrispettivo per compiere o per aver compiuto un atto del proprio ufficio da soggetti che possano trarre benefici da decisioni o attività' inerenti all'ufficio, ne' da soggetti nei cui confronti e' o sta per essere chiamato a svolgere o a esercitare attività' o potestà proprie dell'ufficio ricoperto. 3. Il dipendente non accetta, per sé o per altri, da un proprio subordinato, direttamente o indirettamente, regali o altre utilità, salvo quelli d'uso di modico valore. Il dipendente non offre,direttamente o indirettamente, regali o altre utilità a un proprio sovraordinato, salvo quelli d'uso di modico valore. 4. I regali e le altre utilità comunque ricevuti fuori dai casi consentiti dal presente articolo, a cura dello stesso dipendente cui siano pervenuti, sono immediatamente messi a disposizione dell'Amministrazione per la restituzione o per essere devoluti a fini istituzionali. 5. Ai fini del presente articolo, per regali o altre utilità di modico valore si intendono quelle di valore non superiore, in via orientativa, a 150 euro, anche sotto forma di sconto. Sono escluse regalie ed altre utilità per i settori a rischio alto, così come individuati nell’allegato n. 1 del piano triennale della Prevenzione della Corruzione. 6. I regali e le altre utilità comunque ricevuti dal dipendente fuori dai casi consentiti dal presente articolo, sono immediatamente messi a disposizione dell’Amministrazione per la restituzione. 7. Il dipendente non accetta incarichi di collaborazione da soggetti privati che abbiano, o abbiano avuto nel biennio precedente,un interesse economico significativo in decisioni o attività' inerenti all'ufficio di appartenenza. 8. Al fine di preservare il prestigio e l'imparzialità dell'amministrazione, il responsabile dell'ufficio vigila sulla corretta applicazione del presente articolo. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 54 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Art.3 Partecipazione ad Associazioni e Organizzazioni 1.Nel rispetto della disciplina vigente in materia di diritto di associazione, il dipendente comunica tempestivamente, entro 10 giorni, al responsabile dell'ufficio di appartenenza la propria adesione o appartenenza ad associazioni od organizzazioni, a prescindere dal loro carattere riservato o meno, i cui ambiti di interessi ( ad esempio attività esercitata nell’abito di appalti…) possano interferire con lo svolgimento dell'attività dell'ufficio. Il presente comma non si applica all'adesione a partiti politici o a sindacati. 2. Il pubblico dipendente non costringe altri dipendenti ad aderire ad associazioni od organizzazioni, ne' esercita pressioni a tale fine, promettendo vantaggi o prospettando svantaggi di carriera. Art. 4 Comunicazione degli interessi finanziari e conflitti di interesse 1. Fermi restando gli obblighi di trasparenza previsti da leggi o regolamenti, il dipendente, all'atto dell'assegnazione all'ufficio, informa per iscritto il dirigente dell'ufficio di tutti i rapporti, diretti o indiretti, di collaborazione con soggetti privati in qualunque modo retribuiti che lo stesso abbia o abbia avuto negli ultimi tre anni, precisando: a) se in prima persona, o suoi parenti o affini entro il secondo grado, il coniuge o il convivente abbiano ancora rapporti finanziari con il soggetto con cui ha avuto i predetti rapporti di collaborazione; b) se tali rapporti siano intercorsi o intercorrano con soggetti che abbiano interessi in attività o decisioni inerenti all'ufficio, limitatamente alle pratiche a lui affidate. 2. Il dipendente si astiene dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti alle sue mansioni in situazioni di conflitto,anche potenziale, di interessi con interessi personali, del coniuge, di conviventi, di parenti, di affini entro il secondo grado. Il conflitto può riguardare interessi di qualsiasi natura, anche non patrimoniali, come quelli derivanti dall'intento di voler assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori gerarchici. Art. 5 Obbligo di Astensione 1. Il dipendente si astiene immediatamente dal partecipare all'adozione di decisioni o ad attività che possano coinvolgere interessi propri,ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado, del coniuge o di conviventi, oppure di persone con le quali abbia rapporti di frequentazione abituale, ovvero, di soggetti od organizzazioni con cui egli o il coniuge abbia causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito significativi, ovvero E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 55 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE di soggetti od organizzazioni di cui sia tutore, curatore, procuratore o agente, ovvero di enti, associazioni anche non riconosciute, comitati, società o stabilimenti di cui sia amministratore o gerente o dirigente. Il dipendente si astiene in ogni altro caso in cui esistano gravi ragioni di convenienza. Le ragioni dell’astensione devono essere comunicate entro 5 giorni al Responsabile dell’ufficio di appartenenza, il quale deve controllare la comunicazione sull’astensione e le ragioni della stessa e decidere in merito. Ogni Responsabile di ufficio dovrà tenere un sistema di archiviazione dei casi di astensione. Art. 6 Prevenzione della Corruzione 1. Il dipendente rispetta le misure necessarie alla prevenzione degli illeciti nell'amministrazione. In particolare, il dipendente rispetta le prescrizioni contenute nel piano per la prevenzione della corruzione, presta la sua collaborazione al responsabile della prevenzione della corruzione attraverso la segnalazione diretta a questo ultimo degli illeciti di cui sia venuto a conoscenza e, fermo restando l'obbligo di denuncia all'autorità giudiziaria, segnala al proprio superiore gerarchico eventuali situazioni di illecito nell'amministrazione di cui sia venuto a conoscenza. Il dipendente che segnala l’illecito deve essere tutelato così come previsto dall’art. 54 bis del D.Lgs n. 165/01. La denuncia è sottratta al diritto di accesso, salvo ipotesi eccezionali del comma 2 art, 54 bis del D.Lgs n. 165/01 in caso di necessità di svelare l’identità del denunciante. Art. 7 Trasparenza e Tracciabilità 1. Il dipendente assicura l'adempimento degli obblighi di trasparenza previsti in capo alle pubbliche amministrazioni secondo le disposizioni normative quanto stabilito nel Piano triennale della trasparenza e integrità, vigenti e secondo prestando la massima collaborazione nell'elaborazione, reperimento e trasmissione dei dati sottoposti all'obbligo di pubblicazione sul sito istituzionale. 2. La tracciabilità dei processi decisionali adottati dai dipendenti deve essere, in tutti i casi, garantita attraverso un adeguato supporto documentale, che consenta in ogni momento la replicabilità. Art. 8 Comportamento nei Rapporti Privati E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 56 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE 1. Nei rapporti privati, comprese le relazioni extralavorative con pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, il dipendente non sfrutta, né menziona la posizione che ricopre nell'amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino e non assume nessun altro comportamento che possa nuocere all'immagine dell'amministrazione. In particolare non utilizza a proprio o per altrui vantaggio beni mobili o immobili di proprietà dell’ASP di Cosenza (es. vettura aziendale, scheda aziendale per carburante in uso alle vetture aziendali, materiale di cancelleria). Art. 9 Comportamento in Servizio 1. Fermo restando il rispetto dei termini del procedimento amministrativo, il dipendente, salvo giustificato motivo, non ritarda ne' adotta comportamenti tali da far ricadere su altri dipendenti il compimento di attività o l'adozione di decisioni di propria spettanza. A tal proposito grava sul Dirigente o Responsabile dell’ufficio l’equa ripartizione del carico di lavoro sul personale allo steso sottoposto, provvedendo a rimuovere le eventuali deviazioni dovute alla negligenza di alcuni dipendenti; 2. Il dipendente utilizza i permessi di astensione dal lavoro, comunque denominati, nel rispetto delle condizioni previste dalla legge, dai regolamenti e dai contratti collettivi. 3. Il dipendente utilizza il materiale o le attrezzature di cui dispone per ragioni di ufficio e i servizi telematici e telefonici dell'ufficio nel rispetto dei vincoli posti dall'amministrazione. Il dipendente utilizza i mezzi di trasporto dell'amministrazione a sua disposizione soltanto per lo svolgimento dei compiti d'ufficio, astenendosi dal trasportare terzi, se non per motivi d'ufficio e sempre su autorizzazione del Dirigente/Responsabile. Art. 10 Rapporti col Pubblico 1. Il dipendente in rapporto con il pubblico si fa riconoscere attraverso l'esposizione in modo visibile del badge od altro supporto identificativo messo a disposizione dall'amministrazione, salvo diverse disposizioni di servizio, anche in considerazione della sicurezza dei dipendenti, opera con spirito di servizio, correttezza, cortesia e disponibilità. 2. Il dipendente, nel rispondere alla corrispondenza, a chiamate telefoniche e ai messaggi di posta elettronica, opera nella maniera più completa e accurata possibile fornendo le informazioni dovute agli utenti entro 48 ore dalla richiesta telefonica, per le richieste pervenute per via telematica il termine è dilatata a 7 giorni lavorativi, mentre per quelle inoltrate per corrispondenza il termine è di 15 giorni . Detti termini non trovano applicazione laddove trattasi di comunicazioni che determinano l’attivazione di procedimenti amministrativi. Si precisa che alle comunicazioni di posta E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 57 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE elettronica si deve rispondere generalmente con lo stesso mezzo, riportando tutti gli elementi idonei ai fini dell’identificazione del responsabile e dell’esaustività della risposta. Nel caso in cui il dipendente non sia competente per posizione rivestita o per materia, indirizza l'interessato al funzionario o ufficio competente della medesima amministrazione. Il dipendente, fatte salve le norme sul segreto d'ufficio, fornisce le spiegazioni che gli siano richieste in ordine al comportamento proprio e di altri dipendenti dell'ufficio dei quali ha la responsabilità o il coordinamento. Nelle operazioni da svolgersi e nella trattazione delle pratiche il dipendente rispetta, salvo diverse esigenze di servizio o diverso ordine di priorità stabilito dall'amministrazione, l'ordine cronologico e non rifiuta prestazioni a cui sia tenuto con motivazioni generiche. Il dipendente rispetta gli appuntamenti con i cittadini e risponde senza ritardo ai loro reclami. 3. Salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell'amministrazione. Eventuali dichiarazioni pubbliche o esternazioni in qualità di rappresentanti dell’Amministrazioni o di delegati del Direttore Generale dell’ASP, nell’ambito di convegni o altro tipo di manifestazioni o anche su quotidiani, devono essere rilasciate utilizzando un linguaggio chiaro, veritiero e tale da non creare equivoci o dubbi sul comportamento dell’Azienda. Eventuali dichiarazioni che ledano l’immagine dell’Azienda integrano gli estremi di un comportamento disciplinarmente perseguibile. 4. Il dipendente che svolge la sua attività lavorativa in un'amministrazione che fornisce servizi al pubblico cura il rispetto degli standard di qualità e di quantità fissati dall'amministrazione anche nelle apposite carte dei servizi, che vengono predisposte nel rispetto della normativa vigente e di quanto previsto nelle delibere della CIVIT. I dipendenti URP, degli sportelli e di altri uffici che operano a contatto con il pubblico devono, al fine di assicurare la continuità del servizio e di consentire agli utenti la scelta tra i diversi erogatori, fornire in maniera chiara ed esauriente le informazioni sulle modalità di prestazione del servizio e sui livelli di qualità. 5. Il dipendente non assume impegni ne' anticipa l'esito di decisioni o azioni proprie o altrui inerenti all'ufficio, al di fuori dei casi consentiti. Fornisce informazioni e notizie relative ad atti od operazioni amministrative, in corso o conclusi, nelle ipotesi previste dalle disposizioni di legge e regolamentari in materia di accesso, informando sempre gli interessati della possibilità di avvalersi anche dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico. Rilascia copie ed estratti di atti o documenti secondo la sua competenza, con le modalità stabilite dalle norme in materia di accesso e dai regolamenti della propria amministrazione. Il dipendente osserva il segreto d'ufficio e la normativa in materia di tutela e trattamento dei dati personali e, qualora sia richiesto oralmente di fornire informazioni, atti, documenti E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 58 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE non accessibili tutelati dal segreto d'ufficio o dalle disposizioni in materia di dati personali, informa il richiedente dei motivi che ostano all'accoglimento della richiesta. Qualora non sia competente a provvedere in merito alla richiesta cura, sulla base delle disposizioni interne, che la stessa venga inoltrata all'ufficio competente della medesima amministrazione. Art. 11 Disposizioni Particolari per i Dirigenti 1. Ferma restando l'applicazione delle altre disposizioni del Codice, le norme del presente articolo si applicano ai dirigenti, ivi compresi i titolari di incarico ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001. 2. Il dirigente svolge con diligenza le funzioni ad esso conferimento dell'incarico, persegue spettanti in base all'atto di gli obiettivi assegnati e adotta un comportamento organizzativo adeguato per l'assolvimento dell'incarico. 3. Il dirigente, prima di assumere le sue funzioni, comunica all'amministrazione le partecipazioni azionarie e gli altri interessi finanziari che possano porlo in conflitto di interessi con la funzione pubblica che svolge e dichiara se ha parenti e affini entro il secondo grado, coniuge o convivente che esercitano attività politiche, professionali o economiche che li pongano in contatti frequenti con l'ufficio che dovrà dirigere o che siano coinvolti nelle decisioni o nelle attività inerenti all'ufficio. Periodicamente è fatto obbligo ad ogni dirigente comunicare l’eventuale situazione di conflitto di interessi in cui dovesse venire a trovarsi dopo l’assunzione delle funzioni. Grava, inoltre, sul Dirigente l’obbligo del rispetto delle regole in materia di incompatibilità , cumulo di impieghi ed incarichi di lavoro da parte dei propri dipendenti anche al fine di evitare pratiche non consentite di doppio lavoro. Sul Dirigente grava, ancora, l’obbligo di tenere un comportamento equo per quanto riguarda la ripartizione dei carichi di lavoro al fine di garantire il benessere organizzativo di cui all’art. 14 comma 5 del D.Lgs n. 150/09. 4. Il dirigente assume atteggiamenti leali e trasparenti e adotta un comportamento esemplare e imparziale nei rapporti con i colleghi, i collaboratori e i destinatari dell'azione amministrativa. 5. Il dirigente cura, compatibilmente con le risorse disponibili, il benessere organizzativo nella struttura a cui è preposto, favorendo l'instaurarsi di rapporti cordiali e rispettosi tra i collaboratori, assume iniziative finalizzate alla circolazione delle informazioni, alla formazione e all'aggiornamento del personale, all'inclusione e alla valorizzazione delle differenze di genere, di età e di condizioni personali. 6. Il dirigente assegna l'istruttoria delle pratiche sulla base di un'equa ripartizione del carico di lavoro, tenendo conto delle capacità, delle attitudini e della professionalità del personale E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 59 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE a sua disposizione. Il dirigente affida compiti aggiuntivi in base alla professionalità e, per quanto possibile, secondo criteri di rotazione. 7. Il dirigente svolge la valutazione del personale assegnato alla struttura cui e' preposto con imparzialità e rispettando le indicazioni ed i tempi prescritti. 8. Il dirigente intraprende con tempestività le iniziative necessarie ove venga a conoscenza di un illecito, attiva e conclude, se competente, il procedimento disciplinare, ovvero segnala tempestivamente l'illecito all'autorità disciplinare, prestando ove richiesta la propria collaborazione e provvede ad inoltrare tempestiva denuncia all'autorità giudiziaria penale o segnalazione alla corte dei conti per le rispettive competenze. Nel caso in cui riceva segnalazione di un illecito da parte di un dipendente, adotta ogni cautela di legge affinché sia tutelato il segnalante e non sia indebitamente rilevata la sua identità nel procedimento disciplinare, ai sensi dell'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001. 9. Il dirigente, nei limiti delle sue possibilità, evita che notizie non rispondenti al vero quanto all'organizzazione, all'attività e ai dipendenti pubblici possano diffondersi. Favorisce la diffusione della conoscenza di buone prassi e buoni esempi al fine di rafforzare il senso di fiducia nei confronti dell'amministrazione. 10.Il Dirigente, fermo restando il diritto di esprimere proprie valutazioni e diffondere notizie a tutela dei diritti sindacali, ha l’obbligo di astenersi da dichiarazioni offensive nei confronti dell’Amministrazione. Le dichiarazioni pubbliche, per conto dell’Azienda, andranno preventivamente autorizzate dal Direttore Generale. Eventuali dichiarazioni che ledano l’immagine dell’Azienda integrano gli estremi di un comportamento disciplinarmente perseguibile. Art.12 Contratti ed altri Atti Negoziali 1. Nella conclusione di accordi e negozi e nella stipulazione di contratti per conto dell'amministrazione, nonché nella fase di esecuzione degli stessi, il dipendente non ricorre a mediazione di terzi, ne' corrisponde o promette ad alcuno utilità a titolo di intermediazione, ne' per facilitare o aver facilitato la conclusione o l'esecuzione del contratto. Il presente comma non si applica ai casi in cui l'amministrazione abbia deciso di ricorrere all'attività di intermediazione professionale. 2. Il dipendente non conclude, per conto dell'amministrazione, contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione con imprese con le quali abbia stipulato contratti a titolo privato o ricevuto altre utilità nel biennio precedente, ad eccezione di quelli conclusi ai sensi dell'articolo 1342 del codice civile. Nel caso in cui l'amministrazione concluda contratti di appalto, fornitura, servizio, finanziamento o assicurazione, con imprese con le quali il dipendente abbia concluso contratti a titolo privato o ricevuto altre E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 60 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE utilità nel biennio precedente, questi si astiene dal partecipare all'adozione delle decisioni ed alle attività relative all'esecuzione del contratto, redigendo verbale scritto di tale astensione da conservare agli atti dell'ufficio. 3. Il dipendente che conclude accordi o negozi ovvero stipula contratti a titolo privato, ad eccezione di quelli conclusi ai sensi dell'articolo 1342 del codice civile, con persone fisiche o giuridiche private con le quali abbia concluso, contratti di appalto, fornitura, servizio, nel biennio precedente, finanziamento ed assicurazione, per conto dell'amministrazione, ne informa per iscritto il dirigente dell'ufficio. 4. Se nelle situazioni di cui ai commi 2 e 3 si trova il dirigente,questi informa per iscritto il dirigente apicale responsabile della gestione del personale. 5. Il dipendente che riceva, da persone fisiche o giuridiche partecipanti a procedure negoziali o nelle quali sia parte l'amministrazione, rimostranze orali scritte sull'operato dell'ufficio o su quello dei propri collaboratori, ne informa immediatamente, di regola per iscritto, il proprio superiore gerarchico o funzionale. 6. Per i settori a maggiore rischio di corruzione, individuati nel Piano triennale della Prevenzione della Corruzione, sono previsti ulteriori obblighi di vigilanza in capo ai Dirigenti/Responsabili preposti che risponderanno della mancata vigilanza sull’operato dei subordinati e sulla mancata comunicazione al Responsabile della Prevenzione della Corruzione e agli UPD ( ufficio procedimenti disciplinari). Art. 13 Vigilanza, Monitoraggio e Attività Formative 1. Ai sensi dell'articolo 54, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, vigilano sull'applicazione del presente Codice di comportamento adottati dall’ASP di Cosenza, i dirigenti responsabili di ciascuna struttura, le strutture di controllo interno e gli uffici etici e di disciplina. 2. Ai fini dell'attività di vigilanza e monitoraggio prevista dal presente articolo, l’ASP di Cosenza si avvale dell'ufficio procedimenti disciplinari istituito sia per il comparto che per la dirigenza ai sensi dell'articolo 55-bis, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001 che svolge, altresì, le funzioni dei comitati o uffici etici eventualmente già istituiti. 3. Le attività svolte ai sensi del presente articolo dagli uffici procedimenti disciplinari si conformano alle previsioni contenute nei piani di prevenzione della corruzione adottato dall’ASP di Cosenza. L'ufficio procedimenti disciplinari, oltre alle funzioni disciplinari di cui all'articolo 55-bis e seguenti del decreto legislativo n. 165 del 2001, cura l'aggiornamento del codice di comportamento dell'amministrazione, l'esame delle segnalazioni di violazione dei codici di comportamento, la raccolta delle condotte illecite accertate e sanzionate, assicurando le garanzie di cui all'articolo 54-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 61 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE Il responsabile della prevenzione della corruzione cura la diffusione della conoscenza dei codici di comportamento nell'amministrazione, il monitoraggio annuale sulla loro attuazione, ai sensi dell'articolo 54, comma 7, del decreto legislativo n. 165 pubblicazione sul sito istituzionale e della del 2001, la comunicazione all'Autorità nazionale anticorruzione, di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 6 novembre 2012, n. 190, dei risultati del monitoraggio. Ai fini dello svolgimento delle attività previste dal presente articolo, l'ufficio procedimenti disciplinari opera in raccordo con il responsabile della prevenzione di cui all'articolo 1, comma 7, della legge n. 190 del 2012. 4. Ai fini dell'attivazione del procedimento disciplinare per violazione del presente codice di comportamento, l'ufficio procedimenti disciplinari può chiedere all'Autorità nazionale anticorruzione parere facoltativo secondo quanto stabilito dall'articolo 1, comma 2, lettera d), della legge n. 190 del 2012. 5. Al personale delle pubbliche amministrazioni sono rivolte attività formative in materia di trasparenza e integrità, che consentano ai dipendenti di conseguire una piena conoscenza dei contenuti del codice di comportamento, nonché un aggiornamento annuale e sistematico sulle misure e sulle disposizioni applicabili in tali ambiti,nel rispetto anche di quanto previsto nei Piani Triennali della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza 6. Dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni provvedono agli adempimenti previsti con le risorse umane, finanziarie, e strumentali disponibili . Art. 14 Responsabilità Conseguente alla Violazione dei Doveri del Codice 1. La violazione degli obblighi previsti dal presente Codice integra comportamenti contrari ai doveri d'ufficio. Ferme restando le ipotesi in cui la violazione delle disposizioni contenute nel presente Codice, nonché dei doveri e degli obblighi previsti dal piano di prevenzione della corruzione, amministrativa o contabile dà luogo anche a responsabilità penale, civile, del pubblico dipendente, essa è fonte di responsabilità disciplinare accertata all'esito del procedimento disciplinare, nel rispetto dei principi di gradualità e proporzionalità delle sanzioni. 2. Ai fini della determinazione del tipo e dell'entità' della sanzione disciplinare concretamente applicabile, la violazione e' valutata in ogni singolo caso con riguardo alla gravità del comportamento e all'entità del pregiudizio, anche morale, derivatone al decoro o al prestigio dell'amministrazione di appartenenza. Le sanzioni applicabili sono quelle previste dalla legge, dai regolamenti e dai contratti collettivi. Le sanzioni più gravi,incluse quelle espulsive, devono essere valutate nella loro interezza e sempre che ricorrino la non E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 62 PIANO TRIENNALE DELLA CORRUZIONE modicità del valore del regalo o delle altre utilità e l'immediata correlazione di questi ultimi con il compimento di un atto o di un'attività tipici dell'ufficio. 3. Resta ferma la comminazione del licenziamento senza preavviso per i casi già previsti dalla legge, dai regolamenti e dai contratti collettivi. 4. Restano fermi gli ulteriori obblighi e le conseguenti ipotesi di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti previsti da norme di legge, di regolamento o dai contratti collettivi. Art. 15 Sanzioni: rinvio ai regolamenti disciplinari Area Dirigenza sanitariaprofessionale-tecnica ed amministrativa e Personale non dirigenziale. Restano confermate le modalità e la tempistica relativa alla comminazione delle sanzioni previste nei vigenti regolamenti disciplinari, contenuti nelle deliberazioni del Commissario Straordinario dell’ASP di Cosenza n.5211 del 23.12.2010 e n. 4563 del 19/11/2010. Art. 16. Norme finali in tema di responsabilità disciplinare Al fine di monitorare e verificare l’applicazione delle norme contrattuali definite dal vigente CCNL, le Aziende sono tenute ad inviare, con cadenza annuale, a ciascuna Regione un rapporto informativo sui procedimenti disciplinari effettuati anche con riferimento ai risultati degli stessi sia in termini di sanzioni erogate che di archiviazioni effettuate. Art. 17. Pubblicità Al presente Codice Disciplinare è data la massima pubblicità mediante la pubblicazione sul sito istituzionale dell’Amministrazione. Tale forma di pubblicità sostituisce a tutti gli effetti l’ affissione ufficiale all’albo dell’azienda, nonché l’affissione nei luoghi accessibili a tutti i dipendenti. E STENSORE AVV . S ILVIA C UMINO 63