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Dipartimento di Scienze della Vita PROPOSTA DI PROGETTO DI RICERCA E RELATIVI COSTI VALUTAZIONE DELL’IMPATTO DEI MUTAMENTI CLIMATICI SULLA PRODUZIONE DI TARTUFO BIANCO PREGIATO (Tuber magnatum Pico) NELL’AREA DELLE COLLINE SANMINIATESI (TOSCANA-ITALIA) Presupposti e criticità L’Italia è una nazione molto ricca di specie di tartufo che forniscono una produzione annua stimata intorno ai 1000 quintali (Bencivenga, 2001). Il suo territorio è inoltre, quasi tutto calcareo e gli Appennini determinano una straordinaria quantità di ambienti diversi dove possono trovare ospitalità tutte le specie di tartufo di cui è consentita la raccolta e la vendita (Legge 752/1985). La produzione di tartufi in ambienti naturali, però è fortemente diminuita negli ultimi decenni a causa di fattori naturali ed antropici (Donnini et al., 2008). In particolare l’eccessiva e spesso non conforme raccolta, i cambiamenti di gestione selvicolturale, gli interventi inadeguati sul territorio (Arnolds, 1991; Chevalier, 1998; Reyna et al., 2002; Bencivenga, 2005; Souzart, 2005; Zambonelli et al., 2006) sono i fattori antropici che insieme alle variazioni naturali del ciclo biologico, alle successioni e alla competizione fra le varie specie hanno portato ad una riduzione drastica della produzione naturale dei tartufi (Donnini et al., 2008). Sulla base di queste considerazioni nell’ultimo decennio numerosi sono stati i contributi scientifici che hanno riguardato diverse linee di ricerca. Fra queste la ricerca di base è quella maggiormente sviluppata, mentre le sperimentazioni sul campo segnano un declino, probabilmente per la difficoltà di organizzare le ricerche sul territorio ove gravitano gli interessi di più soggetti: proprietari dei terreni, tartufai, normative regionali, ecc. Tutto ciò ha comportato e comporta la mancata soluzione e comprensione di alcuni problemi di basilare importanza per questo importante prodotto del sottobosco. Fra queste lacune vi sono senza dubbio quelle relative alla conoscenza di tutte le fasi del ciclo vitale del tartufo, 1 all’approfondimento delle esigenze ecologiche dei tartufi e all’individuazione dei fattori che inducono la fruttificazione. Temperature e precipitazioni vengono considerati due fra i più importanti fattori per la produzione dei funghi e quindi anche dei tartufi (Arnolds, 1981). Nel nord e centro Europa numerosi autori hanno studiato le relazioni che intercorrono tra questi due parametri e la produzione dei corpi fruttiferi. Becker (1956) e Heim (1969) affermano che l’alternanza di periodi di siccità a periodi di umidità favorisca la fruttificazione. Bujakewicz (1969) sostiene che un eccesso di apporto idrico al suolo abbia un effetto inibitorio sulla produzione di corpi fruttiferi delle specie. Lange (1978), studiando per dieci anni la fruttificazione dei funghi in alcune aree all’interno di boschi di faggio della Danimarca, conclude che la pioggia è uno dei fattori più importanti per questo processo. Anche Thoen (1976) giunge alla stessa conclusione dopo aver esaminato l’effetto della pioggia e della temperatura del suolo sulla presenza di carpofori da Giugno a Dicembre in boschi di conifere. Nel sud dell’Europa indagini di questo tipo non sono molte. Barluzzi et al. (1992), studiando le comunità fungine di alcuni castagneti della Toscana centro-meridionale (Italia), affermano che il periodo di maggiore produzione fungina è l’autunno, anche se all’interno di questo periodo e fra i diversi anni di osservazione, si registrano notevoli fluttuazioni, che differiscono da quelle osservate dagli stessi autori nelle cenosi di Quercus ilex (De Dominicis & Barluzzi, 1983; Perini et al., 1989). In questo contesto si inserisce anche il lavoro di Salerni et al., (2002) in cui esaminando in che misura le condizioni meteorologiche (temperatura e piovosità) influenzino la fruttificazione delle specie fungine presenti in diverse stazioni permanenti situate in querceti in area mediterranea (Toscana centro-meridionale) conclude che sono le precipitazioni ad avere la maggior influenza soprattutto a livello qualitativo, mentre la temperatura sembra essere meno determinante. Inoltre afferma che le precipitazioni primaverili favoriscano una maggiore diversità specifica, ma non una maggiore abbondanza e infine che le condizioni di temperatura e piovosità che si verificano durante i 5 giorni precedenti alla raccolta sembrano avere poca incidenza sul numero di specie fungine che fruttificano, mentre notevole dipendenza è stata rilevata con la quantità di pioggia caduta 10-15 e soprattutto nei 30 giorni precedenti alla data di campionamento. Per quanto riguarda i tartufi la tartuficoltura ha dati importanti in merito a questi fattori soprattutto per Tuber melanosporum e T. aestivum (Bencivenga et al., 1990; Bencivenga & Granetti, 1990; Bencivenga et al., 1992; Bencivenga, 1994; Bencivenga et al., 1996; Bragato et al. 2001; Lulli & Primavera 2001; Raglione et al., 2001), mentre per Tuber 2 magnatum che è uno dei prodotti agro-alimentari tipici italiani più pregiati ed esclusivi, le informazioni acquisite, non sono state sufficienti ad impostare metodi razionali di coltivazione ed ad individuare tecniche colturali idonee ad incrementare la produttività delle tartufaie naturale (Hall et al., 2003, 2005). Queste carenze conoscitive sono dovute a difficoltà oggettive legate alle caratteristiche eco-fisiologiche di questa specie che ne rendono difficile lo studio sia in laboratorio sia in campo. T. magnatum è infatti un fungo strettamente biotrofico che non sviluppa in assenza della pianta ospite. Il micelio di T. magnatum, diversamente da quello di altre specie di Tuber, si isola in coltura pura difficilmente e cresce molto lentamente. Per questo non è stato finora possibile studiarne le caratteristiche fisiologiche in vitro ed i meccanismi molecolari che regolano la formazione della simbiosi (Iotti et al., 2002; Giomaro et al., 2005; Zambonelli e Iotti, 2006). Anche utilizzando il metodo di inoculazione sporale, la produzione di piante micorrizate con tartufo bianco pregiato è estremamente difficile (Gregori, 2002) e solo raramente si ottengono piantine ben micorrizate (Paolocci et al., 2006). Per questo motivo attualmente non si hanno a disposizione tartufaie coltivate le quali, grazie alle loro caratteristiche di uniformità, costituirebbero un’ottima base sperimentale in cui effettuare le sperimentazioni di campo. Inoltre le piante produttive sono difficili da individuare per la mancanza di aree prive di vegetazione, le cosiddette cave, bruciate o pianelli, che contraddistinguono invece le piante micorrizate con i tartufi neri (Zambonelli e Di Munno, 1992). Infine anche le micorrize di tartufo bianco nel suolo sono estremamente rare (meno del 5%) (Bertini et al., 2006; Murat et al., 2005), molto più scarse di quelle di altri tartufi pregiati come T. melanosporum e T. borchii (Bencivenga et al., 1992; Iotti et al., 2007) e non si sono mai viste connessioni miceliari fra i corpi fruttiferi di T. magnatum e le radici delle piante ospiti (Zambonelli e Di Munno, 1992). La produzione nazionale di questo pregiato prodotto è negli ultimi anni messa a repentaglio da alcuni fattori che, unite alle difficoltà incontrate fino ad oggi nel reperire dati sperimentali su T. magnatum rischiano di depauperare irrimediabilmente la produzione nazionale. Un eccessivo sfruttamento di questa risorsa naturale congiuntamente alle mutate condizioni climatiche rendono sicuramente necessari degli interventi con adeguati progetti sperimentali. Negli ultimi tempi il tema del cambiamento climatico sta assumendo sempre maggiore importanza sia all’interno del mondo scientifico che di quello politico, nonché all’interno della società civile. 3 Fino a pochi anni fa i risultati degli studi scientifici inerenti tali questioni non venivano presi sul serio o venivano considerati il frutto di eventi naturali e non così imminenti da far aumentare la loro priorità nell’agenda politica rispetto ad altre questioni. Oggigiorno, quegli effetti che si erano preannunciati iniziano a manifestarsi in modo preoccupante e studi scientifici sempre più accurati hanno ormai dimostrato l’origine prevalentemente antropica di questo sconvolgimento climatico. Ciò ha fatto sì che crescesse nel mondo una nuova consapevolezza: si è compreso, cioè, che il mutamento climatico non è così remoto come si pensava, ma è già in atto e che i suoi effetti potrebbero essere molto pesanti. Nell’immediato futuro, secondo il Rapporto Stern (2006), le differenze nella disponibilità di acqua fra le regioni saranno sempre più pronunciate: zone che sono già relativamente secche, come quella del bacino del Mediterraneo, potranno avvertire ulteriori diminuzioni nella disponibilità dell'acqua (fino al 30% l’anno per un aumento globale di temperatura di 2°C e il 40-50% per aumenti di 4°C). Inoltre, con un aumento di 3 °C, eventi di pronunci ata siccità potranno verificarsi ogni 10 anni, anziché ogni 100. Si è stimato che, l’insieme di questi eventi potrà esporre questi territori ad un a serio rischio di carenza idrica. Dalla Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici (2007) è emerso in Italia negli ultimi cento anni si è registrato un generale aumento della temperatura media di circa 1 °C valore questo superiore sia rispetto ad altre regioni europee che alle medie globali (+0,76 °C). Le zone che hanno risentito maggiormente di qu esto incremento sono le regioni meridionali ed alcune zone del centro. Alcune recenti valutazioni prevedono un ulteriore riscaldamento di circa 2°C per l’area mediterranea nei prossimi 50 anni. A causa dei suddetti fenomeni l’Italia risulta, tra i paesi europei, quello maggiormente esposto a fenomeni di tipo “secondario” quali il degrado del suolo e la carenza idrica, che potrebbero impattare in modo alquanto negativo su alcuni sistemi naturali ed antropici. È su queste considerazioni che nasce il presente progetto di ricerca che si pone come scopo quello di valutare il giusto apporto idrico sia nel tempo che nella misura che potrebbe portare ad una stabilizzazione e/o incremento della produzione di Tuber magnatum su livelli ottimi e svincolarsi, almeno in parte, dai sempre più frequenti cambiamenti climatici. Arnolds, E. 1981. Ecology and coenology of macrofungi in grassland and moist heathland in Drenthe, the Netherlands. Biblioteca Mycologica 83. 407 pp. Arnolds E., 1991 – Decline of ectomycorrhizal fungi in Europe. Agricolture Ecosystem and Environments, 35: 209-244. Barluzzi, C. Perini, C. and De Dominicis V. 1992. Coenological research on macrofungi in chestnut coppices of Tuscany. Phytocoenologia 20(4):449-465. Becker, G. 1956. Observations sur l’écologie des champignons supérieurs. Ann. Sci. Univ. 4 Besancon (sér. 2, Bot.) 7:15-128. 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Obiettivi del progetto Obiettivo di questa proposta di progetto di ricerca è quello di valutare l’impatto dei mutamenti climatici (aumento delle temperature, siccità, ecc.) sulla salvaguardia e la produzione delle tartufaie naturali di tartufo bianco pregiato. Tuber magnatum rappresenta una enorme ricchezza naturale per il nostro paese ed in particolare per la regione Toscana. Mediante tecniche irrigue di tipo sostenibile, ovvero che utilizzino strutture aziendali e mezzi tecnici a basso impatto ambientale, si vuole valutare quale sia il giusto apporto idrico sia nel tempo che nella misura che possa portare ad una stabilizzazione e/o incremento della produzione di Tuber magnatum su livelli ottimi e svincolarsi, almeno in parte, dalle sempre più frequenti fluttuazioni climatiche. In particolare si verificherà: - l’efficacia delle irrigazioni (intese come mitigazione delle anomalie climatiche) sulla produzione di carpofori e sullo sviluppo di micelio del tartufo bianco; - con quali contenuti idrici e quindi con quanti interventi irrigui si riesca ad ottenere produzione di carpofori e/o aumento del micelio in annate climaticamente anomale ormai sempre più frequenti; - la correlazione tra produzione di tartufo e disponibilità idrica; - l’ottimale fabbisogno idrico del tartufo. La produzione stimata di tartufo bianco in Italia relativa al trimestre ottobre-dicembre 2006 è stata di 122 quintali, per un valore complessivo di € 13.365.000 (ISTAT, 2007). Numerose fonti riportano che la produzione di tartufo bianco all’inizio del secolo fosse molto più elevata e che negli ultimi anni si sia progressivamente depauperata a causa delle difficoltà di costituzione di nuovi impianti tartuficoli (Zambonelli e Di Munno, 1992; Hall et al., 2008), dell’eccessivo sfruttamento delle tartufaie naturali a cui non è seguito un adeguato miglioramento vocato all’incremento produttivo. La definizione di tecniche colturali volte a salvaguardare ed incrementare la produttività delle tartufaie determinerà benefici economici immediati e a lungo termine, incrementando l’offerta sul mercato di questo prodotto. Inoltre lo sviluppo di idonee metodologie di controllo molecolare dello stato di “salute” delle tartufaie naturali potrà permettere di valutare in modo oggettivo l’effetto dell’intervento sulla loro produttività, con costi e tempi relativamente contenuti. 7 Hall I., Brown G., Zambonelli A. 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Descrizione delle attività e fasi del progetto Le attività progettuali in campo verranno realizzate su una tartufaia naturale di Tuber magnatum localizzata nei terreni di proprietà dell’Azienda Agricola Barbialla Nuova, nel comune di Montaione (FI), che ricade all’interno della zona geografica di provenienza del Tartufo Bianco pregiato delle colline Sanminiatesi (PI). Tale area potrà costituire un esempio pilota da cui trarre indicazione per altri siti geografici di raccolta del tartufo bianco toscano. Nell’area verranno disegnate superfici di ridotte dimensioni (di circa 4-9 m2) sulle quali impostare la nuova attività. I criteri di scelta, infatti, si baseranno essenzialmente sui risultati ottenuti da un precedente progetto di ricerca (progetto interregionale MAGNATUM) e verranno segnalate parcelle con dimostrata produttività e presenza di micelio di Tuber magnatum. Di seguito si riportano le fasi in cui si articolerà l’intero progetto: 1. VALUTAZIONE DELL’IMPATTO DEI MUTAMENTI CLIMATICI SULLA PRODUZIONE DI TARTUFO BIANCO PREGIATO NELL’AREA DELLE COLLINE SANMINIATESI: Verranno raccolti dati di una o più stazioni termopluviometriche in base ai quali si possa calcolare l’andamento climatico della zona Sanminiatese nell’ultimo decennio. In base alle elaborazioni e ai grafici ottenuti si potrà valutare se e come il clima sia cambiato. Inoltre, grazie sia alle informazioni quali- e quantitative sulla produttività di tartufo bianco sia ai dati della temperatura e dell’umidità del suolo raccolti in continuo con apposito data logger e memorizzati durante il precedente progetto MAGNATUM, si analizzeranno i vari andamenti registrati dal 2008 al 2012. 2. VERIFICA DELLE CORRELAZIONI TRA PRODUZIONE DI CARPOFORI, ANDAMENTI CLIMATICI E DISPONIBILITÀ IDRICA: Verrà messo a punto un modello idrologico che stimi l’umidità del suolo a partire da dati meteo e dati pedologici al fine di individuare, per alcuni degli anni più produttivi del passato, il valore ottimale di umidità del suolo richiesta dal tartufo per la sua fruttificazione. Tale stima potrà essere calibrata sempre utilizzando i dati di umidità e temperatura del suolo raccolti negli ultimi 4 anni durante il progetto MAGNATUM. Il modello idrologico messo a punto per questa ricerca, consentirà di regolare e gestire gli interventi irrigui sia per la quantità da apportare che per la frequenza di questi, al fine di ottenere l’umidità ottimale del suolo. Dall’esperienza maturata nel progetto “MAGNATUM” si ritiene indispensabile dotarsi di un simile sistema di data logger posizionato permanentemente nelle diverse tesi sperimentali (testimone, tesi 1 e 2) sia per non incorrere in malfunzionamenti che potrebbero causare interruzioni alla 8 rilevazione dei dati sia per poter effettuare gli interventi irrigui in modo sostenibile solo quando le condizioni di umidità e temperatura del suolo lo richiedono. L’impianto irriguo inoltre verrà periodicamente tarato e monitorato, ed eventualmente modificato se necessario, se i risultati ottenuti non fossero soddisfacenti. 3. VERIFICA DELL’EFFICACIA DELLE IRRIGAZIONI SULLA PRODUZIONE DI TARTUFO BIANCO ATTRAVERSO CONFRONTO TRA TECNICHE DIVERSE E AMBIENTALMENTE SOSTENIBILI DI DISTRIBUZIONE DELL’ACQUA: Una volta individuato l’optimum per la fruttificazione del tartufo, verranno saggiate le due tesi, orientate sulle modalità di intervento irriguo che maggiormente sono usate in tartuficoltura (una che prevede abbondanti bagnature intervallate da un certo numero di giorni; l’altra che prevede invece una bagnatura dei siti più frequente con minore intensità). I dati scientifici relativi allo sviluppo e fruttificazione di Tuber magnatum nelle unità sperimentali testimoni e in quelle irrigate secondo le 2 modalità, saranno acquisiti integrando approcci di tipo morfologico, statistico e molecolare per valutare in modo più completo e preciso gli effetti degli interventi irrigui. In particolare nella tartufaia studiata verranno effettuati: a. analisi della dinamica dello sviluppo del micelio di tartufo bianco pregiato tramite l’impiego di approcci molecolari in grado di quantificarne la presenza nel suolo: A tal fine saranno prelevati campioni di suolo sia in alcuni momenti dell’anno seguendo le diagonali delle parcelle sperimentali sia durante il periodo autunnale, in corrispondenza dei alcuni punti produttivi e a distanza progressiva dagli stessi. Tramite la tecnica della real time PCR e l’utilizzo della strategia Taqman, tecnica messa a punto nel precedente progetto di ricerca (progetto MAGNATUM) (Iotti et al., 2012), si cercherà di capire la dinamica di sviluppo e la distribuzione del micelio di T. magnatum nel suolo. Questa metodologia permetterà di valutare in tempi brevi gli effetti degli interventi antropici nelle tartufaie naturali prima che i risultati produttivi siano evidenti e svincolandosi anche dalle problematiche legate all’eterogeneità produttiva di questo tartufo. b. monitoraggi quali-quantitativi della produzione di sporomi di tartufo bianco pregiato tramite sopralluoghi periodici (ogni 7-14 giorni) nei periodi autunnali previsti dal calendario di raccolta. Sarà contemporaneamente effettuata una mappatura continua dei punti di raccolta degli ascomi al fine di studiare la dinamica spazio-temporale della produzione tartuficola. 4. ELABORAZIONE DATI: Tutti i dati acquisiti relativi alla produzione di tartufi e allo sviluppo miceliare di T. magnatum nelle aree trattate e in quelle testimone saranno analizzati statisticamente mediante analisi della varianza. Visto che le osservazioni in campo, compresa la produzione di tartufi, potrebbe prolungarsi anche nel Dicembre, le elaborazioni saranno via via da intendersi in corso d’opera. I dati risultanti dalle elaborazioni finali verranno correlati ai parametri ambientali raccolti nel corso della sperimentazione e, al fine di individuare i dati significativi, verrà applicata la “discriminante canonica”. Saranno inoltre valutati gli effetti degli interventi irrigui eseguiti sulla struttura e sul microclima del suolo correlando tutto ciò con la produttività registrata. 5. INDIVIDUAZIONE DI CRITERI DI GESTIONE DELLE TARTUFAIE NATURALI IN RELAZIONE ALLE MUTATE CONDIZIONI CLIMATICHE: La valutazione complessiva e collegiale dei risultati sperimentali assieme alla discussione degli indici di correlazione statisticamente validati permetterà a seguito dell’elaborazione finale di definire per la prima volta in modo oggettivo un modello teorico causaeffetto sul quale impostare gli interventi di irrigazione, sostenibili, più adatti alla conduzione delle tartufaie di T. magnatum in ambiente naturale in relazione alle mutate condizioni climatiche. L’applicazione di tali modelli contentirà di creare condizioni colturali favorevoli alla diffusione del micelio di tartufo bianco pregiato nel 9 suolo nonché l’aumento della produttività. Tale modello dovrà essere poi validato su superfici più estese e diversificate nell’ambito di successivi progetti. 6. TRASFERIMENTO DEI RISULTATI OTTENUTI: Le conoscenze e le tecniche messe a punto col progetto verranno trasferite a termine dell’attività, con varie modalità, sia agli operatori di settore che alla comunità scientifica. Cronoprogramma Fasi e attività 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 mese mese mese mese mese mese mese mese mese mese 1 2 3 4 5 6 xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx xx Risultati e prodotti attesi I risultati che si intende ottenere sono costituiti da indicazioni sul tipo e sulla frequenza degli interventi irrigui in un ambiente tartufigeno, dalla correlazione fra umidità e temperatura del suolo e abbondanza di micelio fungino e produzione di carpofori. Tali risultati porteranno ad un avanzamento delle conoscenze relative alla dinamica dello sviluppo del micelio di T. magnatum nel suolo, nonché ad un ulteriore approfondimento delle sue esigenze ecologiche in termini di umidità e temperatura del suolo, anche in relazione ai cambiamenti climatici. La messa a punto delle tecniche di miglioramento delle tartufaie relativamente all’apporto idrico tramite un impianto studiato ad hoc fornirà informazioni tecniche utili per la salvaguardia e l’incremento dell’offerta della risorsa tartufo, con benefici economici immediati per tutti gli operatori del settore. L’innovazione è rappresentata anche dall’applicazione di tecniche molecolari finora mai impiegate nella ricerca sui tartufi utili a chiarire i rapporti tra processi di fruttificazione e la dinamica di sviluppo del micelio. I risultati ottenuti con questa ricerca verranno presentati privilegiando modalità adatte a trasferire i risultati al mondo produttivo (convegni specifici rivolti agli operatori di settore, articoli tecnici, incontri di formazione etc.). Modalità di trasferimento dei risultati ottenuti I risultati ottenuti con questa ricerca verranno divulgati partecipando ad varie iniziative, realizzate d’intesa con la Regione Toscana, avendo come riferimento principale quelle 10 dell’URATT e/o dei territori di maggior vocazione tartufigena regionale (es. San Miniato, San Giovanni d’Asso etc.). Saranno consultabili on-line e inoltre verranno trasferiti alla Comunità scientifica attraverso una pubblicazione. Utenti dei risultati del progetto Gli utenti finali dei risultati ottenuti dal progetto saranno: 1. gli agricoltori che disporranno d’indicazioni utili per la gestione delle tartufaie naturali e coltivate; 2. le associazioni tartufai che potranno intervenire in modo appropriato nella gestione delle tartufaie mediante gli interventi colturali più opportuni; 3. tutti i soggetti coinvolti nella filiera del tartufo, dai produttori ai consumatori finali, che hanno un interesse diretto alla salvaguardia di questo prodotto; 4. gli enti pubblici che potranno predisporre di elementi razionali per la valutazione degli interventi di miglioramento delle tartufaie; 5. la comunità scientifica nazionale ed internazionale che potrà avvantaggiarsi dell’avanzamento delle conoscenze relative all’ecologia del Tartufo bianco. Enti coinvolti nel progetto e relativi referenti: 1- Dipartimento di Scienze Agrarie, Alessandra Zambonelli, email: <[email protected]> 2- Unione Regionale Associazioni Tartufai Toscani (URATT), Presidente Moreno Moroni, email: <asstartufaivaldelsaibero.it> 3- SOILDATA S.R.L., Lorenzo Gardin, email: <[email protected]> 4- Azienda Agricola Barbialla Nuova, Guido Manfredi Rasponi, email: <[email protected]> Esperienza maturata dal proponente in merito alla tematica proposta e pubblicazioni Claudia Perini Dal 1987 nell’ex-carriera direttiva di Curatore dell'Orto Botanico c/o il Dip. di Biologia Ambientale; fino al 1996, responsabile anche dell’Herbarium Universitatis Senensis; dal 2002 ricercatore confermato c/o Facoltà di Scienze MM FF NN dell’Università di Siena e docente supplente (prof. aggr.) in Rilevamento floristico, Sistematica dei vegetali inferiori, Micologia, Gestione e conservazione della micodiversità, Museologia scientifica naturalistica. Il suo campo di interesse è la micologia, in particolare si occupa micocenologia, monitoraggio di comunità fungine, censimento, mappatura e conservazione di specie fungine. Collabora inoltre in aspetti più applicativi e pratici della micologia come l’impiego di substrati sperimentali per la coltivazione di funghi eduli e la messa a punto di tecniche selviculturali per la conservazione e il miglioramento dei processi di fruttificazione delle specie eduli pregiate come Boletus edulis s.l. e Tuber spp.). Collabora in vari progetti: è stato coordinatore centrale di un progetto triennale CEE "Mycological monitoring in European oak forests” con Polonia e Republica Ceca, coordinatore d’area nella convenzione stipulata con il Ministero dell’Ambiente per la “La realizzazione di una Checklist delle specie fungine italiane”, responsabile scientifico per la regione Toscana del progetto inter-regionale “MAGNATUM - Monitoraggio delle attività di 11 gestione delle tartufaie Naturali di Tuber Magnatum” e del progetto “Valutazione dello stato di micorrizazione e dell’habitat produttivo di tartufaie coltivate a vent’anni dall’impianto”. Ha partecipato come relatore invitato a vari congressi Internazionali; è consigliere nell'European Council for the Conservation of Fungi (ECCF), nella Species Survival Commission dell’IUCN, in Planta Europa, segretario dell’Associazione Europea di Micologia, presidente della sezione toscana della Società Botanica Italiana (SBI). Chiamata a revisore per alcuni lavori da riviste come Biodiversity and Conservation, Biological Invasions, Bocconea, Fungal Ecology, Plant Biosystems. Alcune pubblicazioni 1. Laganà A., Angiolini C., Loppi S., Salerni E., Perini C., Barluzzi C., De Dominicis V., 2002 Periodicity, fluctuations and successions of macrofungi in fir forests (Abies alba Miller) in Tuscany, Italy. Forest ecology and management, 169: 187-202. 2. Salerni E., Perini C., 2004 - Experimental study for increasing productivity of Boletus edulis s.l. in Italy. Forest Ecology and Management, 201: 161-170. 3. Salerni E., Perini C., 2005 – Effects of forest manipulations on the mycocoenoses with emphasis on Boletus edulis s.l. in fir-woods (Tuscany, Italy). In: Salerni E. & Perini C. (Eds), “The importance of systematic, taxonomic and ecological knowledge of fungi for their conservation”. Atti del III Convegno Nazionale di Studi Micologici “I funghi del Monte Amiata”, 87-100. 4. Salerni E., Perini C., 2006 – Uso sostenibile delle risorse naturali: studio sperimentale per l’incremento produttivo di Boletus edulis in Italia. Annales Confederationis Europaeae Mycologiae Mediterranensis, Norcia 7-13 Novembre 2004: 81-86. 5. Salerni E., Landi M., Frignani F., Angiolini C., Perini C., De Dominicis V., 2006 – Caratterizzazione climatico-vegetazionale di tre tartufaie naturali della Toscana centromeridionale. Micologia e Vegetazione Mediterranea, XXI (2): 123-140. 6. Pecoraro L., Altieri R., Esposito R., Perini C., Salerni E., De Dominicis V., 2008 - Impiego di substrati sperimentali a base di reflui oleari per la coltivazione di funghi eduli. Mic. Ital. 37 (1): 34-39. 7. Salerni E., Perini C., 2010 - Macrofungal communities in Italian fir woods – short-term effects of silviculture and its implications for conservation. Cryptogamie, Mycologie 31(3):251-283. 8. Salerni E., Baglioni F., Mazzei T., Gardin L., Ciabatti F., Leonardi P., Vesprini J., Perini C., 2010 - Efectos de las diversas técnicas culturales sobre la producción de Tuber aestivum Vitt. y de Tuber melanosporum Vitt. en dos plantaciones experimentales en Italia central. ZIZAK, 7: 4762. 9. Salerni E., Baglioni F., Mazzei T., Perini C., 2010 - Rapporto fra la gestione dei soprassuoli forestali e produzione di Tuber aestivum Vitt. in una tartufaia naturale del Monte Amiata (Toscana-Italia): primi risultati. In: Donnini D, Baciarelli Falini L, Bencivenga M, Di Massimo G editors. 2010. Atti 3° Congresso Internazionale di Spoleto sul Tartufo. Comunità Montana Monti Martani Serano e Subasio, Spoleto, book & dvd, ISBN 9788890512209: 205-212. 10.Pecoraro L., Altieri R., Esposito A., Parati F., Montesi L., Perini C., 2010 – La coltivazione di Agaricus bisporus su miscele sperimentali a base di reflui oleari: una prova a livello industriale. Mic. Ital. XXXIX (1): 40-46. 11.Salerni E., Baglioni F., Perini C., 2011 – Valorizzazione della produzione di Tuber aestivum Vittad. In tartufaie naturali presenti nel Monte Amiata e nel Monte Cetona. Mic. Ital. XL (1): 4462. 12. Zambonelli A., Perini C., Pacioni G., 2012 - Progetto MAGNATUM. Monitoraggio delle Attività di Gestione delle tartufaie Naturali di Tuber Magnatum Alimat Edizioni, Cesena - Litografia CISL. ISBN 978-88-96383-06-3. 12 Voci di costo per la ricerca Borsa di studio o personale di ricerca a tempo determinato da destinare al progetto (fase 1, fase 2, fase 3, fase 4, fase 5; in particolare per € 7.750,00 elaborazioni dati meteo e suolo, attività PCR-real time, elaborazioni statistiche) Materiale di consumo e di laboratorio (fase 2, fase 3; in particolare datalogger tempo reale, € 6.850,00 sonde, analisi molecolari, primer per PCR,) Altre spese relative allo svolgimento delle attività (fase 3, fase 6; in particolare manodopera specializzata, organizzazione convegno, € 3.400,00 publicazione) Spese generali nella misura (massima) del 10% Totale €1.900,00 € 19.900,00 Cofinanziamento Spese di personale strutturato nella misura in cui risulta impiegato nel progetto di ricerca € 1.990,00 13