da Bergamo a New York per raccontare la produzione dei tessuti di

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MODA
Albini Group: da Bergamo a New York per
raccontare la produzione dei tessuti di lino
Silvio Albini, presidente dell'omonima azienda , all'università
newyorchese di moda e design Parsons con l'evento Linen 2.0
AURORA BOCCUNI
26 APRILE 2016, 06:30
Fondata nel 1876, l’azienda della famiglia Albini oggi, dopo 140
anni di attività, è arrivata alla quinta generazione: ad affiancare
Silvio ci sono i suoi due fratelli e un cugino, Andrea, Fabio e
Stefano. Con sede ad Albino, vicino a Bergamo, l’azienda vanta
sette sedi di produzione, tre uffici commerciali, di cui uno a New
York, 16 milioni di metri venduti ogni anno, 20.000 nuove varianti
all’anno, e 1400 persone che lavorano per quattro brand: Thomas
Mason, David & John Anderson, Albiate 1830, Cotonificio Albini
e Albini Donna. Presente in 80 Paesi, Albini Group esporta il 70%
della sua produzione in tutto il mondo, ma soprattutto negli Stati
Uniti, in Francia e in Germania. Tra i suoi prestigiosi clienti, ci
sono gli americani Brooks Brothers, Polo Ralph Lauren, Michael
Kors, il grande magazzino di lusso Bergdorf & Goodman e la
catena multimarca J.Crew. “Sicuramente il mercato Usa è il più
importante per la nostra azienda”, ha dichiarato il presidente
Albini. Ma non è l’unico. Considerando il fashion system italiano e
mondiale, sono da segnalare anche Armani, Prada e Brunello
Cucinelli, ma anche Hermès e Louis Vuitton. L’elenco prosegue
lunghissimo. A ben vedere, dietro il successo della moda Made in
Italy ci sono anche le fabbriche di tessuti realizzati in Italia. Il
successo degli Albini sta infatti prima di tutto nell’altissima qualità
della materia prima, prodotta in diversi Paesi del mondo, dove il
clima è più favorevole, ma la lavorazione è al 100% italiana, in
modo da garantire l’eccellenza nella raffinatezza della tradizione
tessile e nella creatività dei colori e dei disegni dei tessuti. Secondo
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Albini Group: da
Bergamo a New York
per raccontare la
produzione dei tessuti
di lino
Silvio Albini, presidente
dell'omonima azienda ,
all'università newyorchese
di moda e design Parsons
con l'evento Linen 2.0
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Oltre a ripercorrere la storia di un tessuto che affonda le sue origini
molti secoli fa, fin dai tempi dei Fenici, Albini ha raccontato
l’intero processo produttivo, dalla coltivazione in Normandia,
regione con il clima perfetto per questa fibra, al design più creativo
e alle miscele di colore più sorprendenti, passando attraverso le
tecniche e le finiture di ultima generazione. Seguici su Twitter.
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Il 25 aprile a New York, alla prestigiosa università di arte, moda e
design “Parsons The New School for Design”, a due passi da
Union Square, Silvio Albini, presidente di Albini Group, la prima
azienda europea nella produzione di tessuti per camicie, ha
raccontato attraverso esplicative e suggestive immagini la storia e
le ultime innovazioni che riguardano il lino, uno dei tessuti più
antichi del mondo. L’obiettivo della presentazione newyorchese
intitolata “Linen 2.0” e organizzata da Albini Group, con la
partecipazione della European Confederation of Linen and Help
(CELC), è stato quello di instaurare una collaborazione con la
scuola e con gli studenti che intendono perseguire una carriera nel
mondo della moda e dei tessuti.
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uno studio realizzato nel 2014 dall'European Linen Barometer
BVA for CELC, il 61% dei consumatori di tutto il mondo dice di
essere disposto a spendere di più per un prodotto che abbia una
certificazione di origine europea.
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Pennsylvania, Maryland, Connecticut,
Delaware e Rhode Island
A raccontare le ultime novità nella produzione del lino, nelle
ricerche sul tessuto, nel design e nella sostenibilità è poi
intervenuta anche Marie-Emmanuelle Belzung, direttrice
dell’European Confederation of Linen and Help. Creata nel 1951,
questa è l’unica organizzazione agro-industriale non-profit che
riunisce 10.000 compagnie di 14 Paesi del mondo, coinvolte in
tutti gli stadi della produzione e della trasformazione del lino e
della canapa. Il suo compito è informare, difendere e promuovere
questo settore dell'industria europea negli ambiti della moda e del
lifestyle. Importante il suo intervento per spiegare che il lino è
“green” o sostenibile perché per far crescere il lino, i campi non
vanno irrigati, basta la pioggia (una camicia di questa fibra equivale
a 13 bottiglie d’acqua risparmiate). E poi, il lino non è
geneticamente modificato, assorbe carbonio dall’aria, richiede un
uso molto sporadico di pesticidi e fertilizzanti, è biodegradabile. In
più, non c’è spreco, perché è utilizzata tutta la pianta, e le fibre
sono ottenute attraverso un processo naturale e meccanico. Senza
contare, come ha spiegato Belzung, che il lino è adatto per tutto
l’anno, perché è un tessuto termoregolatore, molto traspirante ma
anche isolante d’inverno (più caldo del cotone e della viscosa). E
ancora: è anallergico, antibatterico, morbido e adatto anche alle
pelli più sensibili. Facile da lavare, si può anche non stirare. E,
ultimo vantaggio, in realtà non meno importante, se si dà
un’occhiata al guardaroba, il lino ha anche l'impareggiabile pregio
della versatilità: è casual, sportivo e anche formale. ULTIMO AGGIORNAMENTO: 7 MINUTI FA
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