Suicidio e grafologia

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Suicidio e grafologia
SuicidioeScrittura
Angelo Vigliotti
Medico pediatra e psicoterapeuta
Grafologo medico
Parole chiavi: Grafologia e suicidio. Suicidio e scrittura.
Psicopatologia grafica. Studio e analisi grafologica del suicidio.
Abstract:
Il grafologo può essere chiamato come consulente del giudice per una analisi approfondita della
personalità in merito a psicopatologie che possono indurre a comportamenti autodistruttivi. La
scrittura può dare una risposta abbastanza chiara alla richiesta del giudice. In questo studio, dopo
una breve introduzione sulle caratteristiche del suicidi e sui fattori favorenti e protettivi, ci si
interroga sul tracciato grafico e sul complesso dei segni che possono darci una indicazione sulla
visione mentale del soggetto in analisi con rischio suicidario.
Alcuni esempi di grafie di persone che si sono suicidate tra cui Virginia Woolf, Ernest Miller
Hemingway, Cesare Pavese, ci aiutano a capire il mistero dell’animo umano, la complessità della
mente e soprattutto portano un contributo grafologico ( nella combinazioni dei segni, e in alcune
particolarità del tratto e del tracciato) per una comprensione migliore del problema. Questo
lavoro non è definitivo ma apre una ipotesi di ricerca che deve essere sperimentata con una
metodologia scientifica di tipo galileiano in modo che il grafologo giudiziario possa dare una
risposta accurata e precisa ad eventuali quesiti e il grafologo clinico possa contribuire alla
prevenzione dell’atto suicidario in una maniera più efficace e più produttiva
Il suicidio
Il suicidio si potrebbe definire come un tentativo estremo, consapevole, di porre fine alla propria
vita compiuto dal soggetto stesso. Togliersi la vita è visto dal soggetto come l’unica, la migliore e
la più adeguata soluzione al problema che lui vive ( che in genere è un dolore, una angoscia, una
ferita insopportabile), oppure una scelta libera ( senza nessun problema esistenziale) di fronte alla
visione della vita che il soggetto vive. Il suicidio si configura, quindi, come atto di
autoannientamento, di un io che rinuncia al suo sviluppo, dell’essere che rinuncia al divenire, e
come atto di regressione alla cellula totipotente primitiva, per cui la distruzione del sè è visto,
sentito e analizzato come l’unica strada di affermazione della propria identità, il superamento della
propria inferiorità e del sentimento di vergogna, il recupero della autostima e la riscoperta della
luce. In alternativa, quindi, si può vedere il suicidio in un essere che entra nel divenire e quindi
non di un Io che rinuncia a qualcosa ma di un io che si appropria di qualcosa.
Il perché di questa sequenza di eventi è un enigma dato che apparentemente si va contro l’istinto
primario di conservazione, contro il possesso di un bene in evoluzione, contro un dono della natura.
Possiamo individuare fattori favorenti e fattori protettivi del suicidio.
I fattori favorenti sono i seguenti:
1. Comorbidità con malattie mentali
Tutte le malattie psicologiche di disadattamento e molte patologie psichiatriche ( tra cui
depressione maggiore, disturbo bipolare, distimia, schizofrenia, epilessia ) possono favorire un
terreno in cui è possibile che fiorisca un senso negativo verso se stessi.
2. storia familiare
La famiglia è il motore della società. In famiglie conflittuali, violente, emarginate, divise, è
abbastanza facile coltivare il germe di una idea distruttiva. Il suicidio può apparire come vendetta,
come l’unico mezzo per affermare il proprio sè, oppure come una richiesta d’amore. Altre volte il
suicidio può essere finalizzato al ricongiungimento di una persona cara che si è amata
profondamente, altre volte è un omicidio – suicidio.
3. stressor di vita
Sono tantissimi gli stressor…. considerando l’andamento della vita moderna. In primo luogo c’è
una riflessione sulla morte di persone a noi vicine, il rimanere vedovo o vedova, la separazione, il
divorzio, la solitudine, la crisi economica, il passaggio dei vari cicli di vita. In questi casi rientrano
molti suicidi spinti dalla disperazione e da motivi esistenziali o da non accettazione dei vari
passaggi che la vita impone ( infanzia - adolescenza, adolescenza - età adulta, maturità – vecchiaia
oppure single –coppia- coppia –genitori- figlio che se ne va- perdita di interessi, un ragazzo che è
stato lasciato da una ragazza o viceversa ma anche abbandoni e separazioni in età più avanzata. La
solitudine non accettata e non capita è un dramma che può sfociare in tragedia.
4. patologie mediche complicate.
Non tutti accettano l’inizio di un tumore, le sindromi dolorose che possono insorgere con una
malattia impegnativa, le malattie autoimmunitarie di per sè croniche e invalidanti ( lupus, ecc.).
5. abuso di sostanze tossiche
In tutto il mondo c’è un aumento di assunzione di sostanze chimiche, droghe, alcool che possono
portare a disturbi biochimici, ormonali e metabolici complessi.
6. disturbi della personalità
Alcuni disturbi di personalità come il narcisismo in molte varianti, il tipo perfezionista che non si
accontenta mai, il carattere demoralizzato, l’esistenzialista disperato e angosciato predispongono a
un rifiuto della vita. Molti di loro affermano che la vita è un pendolo che oscilla tra la noia e il
dolore, regalandoci soltanto attimi illusori di felicità.
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7. l’ impulsività aggressiva
L’aggressività sia primaria che secondaria se non trova un canale adeguato o un capro espiatorio
verso cui può scaricarsi si può proiettare verso se stessi
8. comportamento autodistruttivo: visione soggettiva della vita
Tentativi di suicidio, attacchi di panico, azione estreme. A volte si decide per rompere il silenzio
con un urlo ( il suicidio) ciò che gli altri non vogliono vedere né sentire. C'è un unico errore innato,
ed è quello di credere che noi esistiamo per essere felici. Schopenhauer, Arthur L'arte di insultare,
Adelphi, Milano, p. 63. La sola felicità è quella di non nascere. Schopenhauer, Arthur ibidem , p.
107.
9. fragilità e vulnerabilità emotiva –affettiva
Ci sono traumi che non tutti sopportano: abusi sessuali, trascuratezze, violenze di ogni genere. Le
sofferenze subite nel periodo dell’imprinting ( i primi sei anni di vita sono terribili e molto
difficilmente vengono dimenticate). Può succedere che alcuni eventi personali che agli occhi di
una persona possono apparire piccoli insuccessi possono avere, al contrario, un effetto devastante
sull’autostima in costruzione di un giovane, di un ragazzo.
10. biologia del passato ( regressiva)
Molte persone non vogliono fare il salto nella vita per svariati motivi: colpa, vergogna, paura,
ansia, inferiorità, rabbia, attaccamento. A nessuno piace perdere il paradiso ( che in questo caso
significa il piccolo orto in cui è vissuto e in cui si sentiva sicuro e coccolato).
Quel buio assoluto del canale del parto rimarrà impresso come immagine terrificante nella loro
mente ancestrale ed esploderà secondo il come, il quando e il perché di un incontro scontro. Molte
persone combattono contro le leggi della natura quali: la legge dell’attrazione, del mentalismo, della
corrispondenza, di causa e effetto, del genere, della vibrazione, del ritmo. E possono perdere..
Ci sono anche fattori protettivi e sono i seguenti:
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soddisfazione della vita
capacità di avere una visione obiettiva, critica e distaccata della realtà
buone relazioni sociali
credenze religiose efficaci
gravidanza
buona autostima e buona fiducia in se stessi
abilità nel fronteggiare molte situazioni con risposte efficaci, gestione attiva e soluzione dei
problemi man mano che si presentano.
8. modelli familiari con una visione positiva della vita
9. ottimismo e stabilità nel fronteggiare i disagi dei cicli vitali (infanzia e adolescenza,
adolescenza –maturità, single – coppia, coppia senza figli e coppia con figli, i figli che
lasciano la casa, lavoro e non lavoro, anzianità e vecchiaia). C’è la sofferenza, c’è il dolore
opprimente c’è la voglia di farla finita, ma c’è anche la voglia di vivere. E’ come se si
dicesse dentro il cuore: sono contenta di morire ma mi dispiace...voglio continuare a vivere.
10. biologia del futuro ( progressiva)
Queste analisi mettono in evidenza che ci sono vari determinanti che portano al gesto suicidario che
possono essere razionali, sociali e istintuali. D’altronde lo studio della personalità mette in evidenza
che ci sono molteplici stimoli ( genetici e acquisiti) che aiutano a formare un certo tipo di
personalità, personalità che trova il suo equilibrio nell’armonia di funzionamento dei tre centri di
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cui è composta: il centro della testa ( razionalità e logica: io penso) , il centro del cuore ( sentimento
e relazioni: io sento), il centro della pancia (abitudini, impulsi, istinti: io faccio).
Tra le determinanti razionali c’è il suicidio stoico (Bisogna però ricordare sempre che il suicidio è
ammesso non come fuga, ma solo quando il proprio dovere è compiuto, e anche in questo caso è
chiaramente solo una libera scelta), eroico ( sfida verso gli uomini e la divinità) e metafisico (
tenere unito la vita e la non vita , l’essere e la negazione di sè a livello ideale, è un suicidio
apparentemente senza problemi, lucido) ; tra le determinanti sociali ( qui riporto E. Durkheim) c’è
il suicidio egoistico ( eccessivo affermazione dell’io individuale a danno dell’io sociale, l’individuo
pensa solo a se stesso in tutte le vicende di separazioni e perdite), altruistico ( sente l’imperativo
sociale della società ) e anomico ( c’è una fase di frantumazione dell’equilibrio sociale, mancanza di
equilibrio che non consente pari opportunità nel lavoro per crisi economiche, di certezze morali,
distruzioni, guerre, conflitti tra classi, ecc.); tra le determinanti istintuali c’è il suicidio dell’es
(inconscio personale e collettivo: soffocamento e annientamento:
misticismo, fatalismo,
decadentismo); del no (essere alieno ed asociale , contro tutto e tutti: il soggetto non potendo
uccidere l’altro o la società uccide se stesso), del sì (completamente passivo e dipendente).
C’è poi come sempre un percorso nell’attuazione del suicido. La persona sta male per svariati
problemi sia interni, che esterni....dopo un pò si affaccia nella mente che la morte ha un
significato positivo, perché porrebbe fine a questi problemi che causano sofferenza.. Ma non tutto è
così semplice e non tutto è così facile. C’è un passaggio temporale che può essere il dubbio e la
mente fluttua tra la scelta di vita e la morte, tra la speranza e la disperazione. Alla fine c’è la
decisione finale, ma l’istinto di sopravvivenza è sempre in agguato. Basta una frase, un incontro,
una immagine, a bloccare il tutto.
C’è la mente e il suo prodotto: dominanza del pensiero negativo. C’è il cuore con i vari
sentimenti: inferiorità, vergogna, inutilità, colpa, espiazione. C’è l’istinto con la passione dell’eros (
come voglia di vivere) in contrapposizione al desiderio di morte ( tanatos ). Spesso noi pensiamo al
suicidio come l’atto finale di un tormento interiore dovuto a cause endogene ed esogene. In realtà
frequentemente il suicidio è una scelta contro, una scelta libera verso qualcosa che non si accetta,
verso la vita che invece che come dono è sentita come atto fraudolento. Spesso è un atto iniziale di
un altro tipo di percorso.
Suicidio e letteratura
Il suicidio ha sempre affascinato gli scrittori e gli artisti in generale. Ricordiamo alcune opere
significative che trattano questo tema:
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I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe, 1774
(certo è più facile morire che sopportare con fermezza una vita dolorosa)
 Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, 1801
Diversamente da Jacopo, Foscolo non si suicidò poiché riuscì ad aggrapparsi a ideali forti,
abbracciando la filosofia delle illusioni secondo la quale l'unico modo per sopravvivere è auto
ingannarsi con l'amore, la poesia, il sepolcro, la morte e la bellezza. Il fratello Costantino Giovanni
detto Giulio si suicidò. nel 1787 in Ungheria.
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I demoni di Fedor Dostoevskij, 1871
"La mite", racconto di Fedor Dostoevskij, 1876.
La signorina Else di Arthur Schnitzler, 1924.
"Il gorgo", racconto di Beppe Fenoglio, 1954.
Fratelli d'Italia di Alberto Arbasino, 1963.
"Post Mortem", racconto di Albert Caraco, 1968.
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"L'uragano di novembre", romanzo di Bohumil Hrabal, 1990.
Veronika decide di morire di Paulo Coelho, 1998.
L'eleganza del riccio di Muriel Barbery, 2006
Per il poeta Giacomo Leopardi il suicidio è un errore, una viltà perché provoca ulteriore dolore nei
superstiti rendendo loro più insopportabile la vita. Ne "La quiete dopo la tempesta" Leopardi
condanna duramente il suicidio relegandolo a un gesto di codardia dinanzi all'infelicità e alla noia
www.wikipedia.org.- ISTAT – suicidi accertati dalla polizia di stato e dall’arma dei carabinieri dal 1983 al 2008
Negli anni che vanno dal 2003 al 2008 ( 5 anni ) c’è una media di 3000 suicidi all’anno circa, di cui
la maggioranza maschi. Nel 2007 su 2867 suicidi i maschi sono stati 2210, le femmine 657. Il
movente principale è dovuto a una malattia(1440): fisica 319, psichica1.121.Il mezzo di esecuzione
principale ( i primi tre): nei maschi: impiccagione (983); arma: da fuoco (271), da taglio (61);
gettarsi nel vuoto (328). Nelle femmine: gettarsi nel vuoto (213),
impiccagione (153),
annegamento ( 67).
I tentativi di suicidio nel 2007 sono stati 3.232 di cui 1706 maschi, 1528 femmine.
In Italia la regione con il numero più basso di suicidi è la Campania con 2,6 suicidi per 100.000
abitanti, e la più alta in Friuli-Venezia Giulia, (9,8 per 100.000 abitanti), nel 2007, seguita da Valle
d'Aosta (9 su 100.000), Sardegna (8,9 su 100.000) e Trentino-Alto Adige (8,7 su 100.000). rispetto
ad una media nazionale di 5,6 per 100.000 abitanti.
Il suicidio è uno delle 10 principali cause di morte nel mondo Nel 2002 in tutto il mondo si sono
verificati 877.000 morti pari al 16 per cento ogni 100.000 abitanti. In Italia si osservano 6 suicidi
ogni 100.000 abitanti ( l’Italia è un paese a bassa suicidialità). Negli ultimi 10 anni ci sono in
Italia dai 3000 ai 4.000 suicidi all’anno. In questo conteggio c’è aggiunta una quota che non è
stata accertata dalla polizia e dai carabinieri. Questa quota spesso è inserita tra le morti accidentali.
Il fenomeno in Italia assume rilevanza in età avanzata, nei maschi si arriva al 50% ( mancanza dei
legami sociali, peggioramento delle condizioni di salute, riduzione dell’autonomia del soggetto)
Nella fascia di età compresa fra i 15 e i 24 anni il suicido negli ultimi 10 anni rappresenta la
seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali. La terza causa di morte è rappresentata dai
tumori Da questi dati( ultimi 20 anni) si evince che i maschi siano più propensi al suicidio.
In uno studio della World Health Organization ( 2008) è detto che “ le popolazioni ( fasce di età) a
cui prestare più attenzione perché più a rischio suicidario sono le seguenti: giovani maschi ( tra i 15
-49 anni); persone anziane soprattutto maschi; persone con malattie mentali; persone che fanno
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abuso di alcool e uso di sostanza stupefacenti; persone che hanno già effettuato un tentativo di
suicidio; detenuti. I maschi trovano la vita più difficile da affrontare. Forse nel mondo moderno il
maschio ha perduto qualcosa ( la fisicità e la competizione hanno lasciato spazio alla pazienza, alla
precisione, alla capacità di stare alle regole).
Il paese al mondo con il maggior tasso di suicidio è il Giappone. Nel 2006 si sono suicidati 32.115
giapponesi ( 25 persone ogni 100.000) cioè ogni 15 minuti un suicidio per un totale di circa 100
persone al giorno. In Italia come ho detto siamo a quota 6 suicidi ogni 100.000. In Francia come in
Inghilterra e Stati uniti i suicidi tra i 15 e i 24 anni rappresentano la prima causa di morte.
Verso una grafologia scientifica
Ringrazio il cielo che la grafologia possa essere un arte con la speranza che in futuro possa
diventare una scienza.
L’arte appartiene al gioco dell’interesse, della creatività, della intuizione, della curiosità e
dell’intuito di colui che esplora. Spesso l’esplorazione artistica parte osservando un dato, anche
casualmente, anche incidentalmente, leggendo una informazione, accostando dati anche sconnessi
ma che abbiano qualche punto in comune. Altre volte l’avvio è dovuto a sensazioni personali, che
poi percorrono la fantasia e l’immaginario individuale. Da qui parte l’ipotesi, che nel suo evolversi
può originare un mito, una idea metafisica, o una teoria fantascientifica oppure la possibilità che
dall’induzione si passi alla deduzione e poi alla sperimentazione e alla verifica della validità di ciò
che è stato ipotizzato. Diversamente l’ipotesi rimane nel campo intuitivo che non ha nessun valore
di conoscenza certa. D’altra parte la deduzione permette di prevedere fatti e conseguenze che non
sono stati osservati e sperimentati con metodo scientifico ma solo scoperti intuitivamente. Tutto
questo passaggio essendo nel campo dell’ipotesi può essere errato. Tuttavia questa fase induttiva e
deduttiva appartiene a pieno titolo alla scienza.
La fase primaria (induttiva e deduttiva) è straordinariamente interessante, seduttiva e avvincente
perché in passato ha permesso ai maestri di grafologia senza sperimentare niente di niente di
scrivere ampi trattati sulla materia, e in parole povere di creare il termine “grafologia” e di
analizzare diverse centinaia di segni grafologici, ognuno dei quali con un ottima descrizione dei
tratti di personalità; di fare “ il guru” e di avere un esercito di allievi che attualmente nelle varie
scuole e associazioni, vanno avanti dicendo le stesse cose dei padri fondatori forse abbellendole e
rifacendo un po’ il look, ma niente di più. In pratica queste persone che studiano grafologia si
dichiarano grafologi su segni che non hanno attraversato la fase della sperimentazione e della
verifica. E in più la maggioranza dei grafologi se non la totalità ( e non preoccupatevi in questa
maggioranza c’è anche il sottoscritto) sta perdendo lo strumento dell’arte, cioè l’osservazione, la
fantasia, la creatività e l’ intuizione, strumento che consente di elaborare nuove ipotesi, strutturare
delle nuove teorie e dare la possibilità di risveglio a tutta la materia.
La scienza grafologica.
Se rimaniamo all’arte possiamo dire con tranquillità “ povera e nuda vai filosofia” ! Possiamo al
massimo , se almeno abbiamo studiato la materia, definirci dei buoni grafologi “liberi pensatori” ma
inevitabilmente emarginati, se si ha il coraggio di diffondere le idee, che a questo punto la massa
dei grafologi di qualsiasi appartenenza ( la comunità parascientifica) è compatta nel respingerle
come follia pura. Una volta avuta l’intuizione attraverso l’osservazione costante di un fenomeno,
una volta elaborata la teoria che in qualche modo, sia l’una che l’altra devono avere e possedere
basi solide di coerenza interna ed esterna attraverso l’osservazione di più dati possibili, si deve
passare alla sperimentazione, alla verifica e al controllo. Bisogna anche sapere che non basta la
semplice osservazione ma anche sapere cosa osservare e ogni fenomenologia deve essere
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riproducibile in qualsiasi studio, poste le stesse condizioni di partenza, con una dimostrazione
matematica come garanzia di rigore logico.
Altrimenti rimaniamo ( come siamo ora a tutti gli effetti) cultori di una materia che non può
essere definita scientifica dalla comunità internazionale, ma che può essere collocata a pieno titolo
come un oggetto d’arte e a secondo lo studioso o il critico del momento essere inserita nel
surrealismo, nel futurismo, nella metafisica, nell’esoterismo e nell’occultismo, e se va bene nel
realismo o in qualche cosa che assomiglia al verismo naturalistico di chi la propone. Non penso
di avere il possesso di un protocollo metodologico accurato
Stiamo attenti. La grafologia è lo studio e l’analisi del segno, del suo movimento, della sua
geometria, del suo simbolismo nella sua interezza, partendo dal modello. Lo studio di questo segno
nei minimi dettagli, in tutta la sua totalità, compete al grafologo. Non dobbiamo essere inquinati
dalla medicina. So, come medico, che il gesto grafico è un prodotto del cervello e che la sua
struttura è coordinata dal centro alla periferia e viceversa. Non dobbiamo essere inquinati dalla
psicologia. So, come psicologo, che il gesto grafico può essere il ritratto di un animo umano. Prima
di applicare la grafologia alla medicina, alla psicologia, alla psicoanalisi e ad altri orientamenti
dobbiamo ricordare che la grafologia è grafologia: una scienza autonoma nell’ambito delle scienze
umane. Solo successivamente è possibile qualsiasi relazione. Non dobbiamo essere inquinati
dall’influsso e dall’interferenza di altre scienze, diversamente il passo verso la sperimentazione è
bruciato. L’alba diventa un tramonto. Nella fase sperimentale vanno ricercati i fatti che sono stati
ipotizzati ( induzione) e quelli previsti (deduzioni). La ricerca certamente va fatta con obiettività e
secondo il sistema del “doppio cieco” con il gruppo di controllo e con una analisi matematica dei
dati quando è possibile. Nella analisi di un tracciato il “doppio cieco” , fede incrollabile della
scienza positivistica ( perché garantisce il maggior livello di neutralità e cerca di ridurre al minimo
gli errori) spesso è incapace di capire la complessità della mente. Nella fase di sperimentazione può
accadere che la realtà analizzata del segno e il significato che abbiamo ipotizzato contraddice la
teoria. A questo punto dobbiamo avere il coraggio di dire che la teoria è falsificata dai fatti. Dirò
di più: nell’eventualità positiva che la teoria venga confermata dai fatti bisogna scegliere e studiare
quei casi grafologici che disturbano l’ipotesi ( casi difficili, casi particolari, casi contrastanti) come
se la teoria dovesse essere falsificata. Un vero grafologo ricercatore, deve tentare di falsificare la
teoria, la sua teoria di appartenenza in modo da non lasciare adito a dubbi, a perplessità, a
interrogativi sulla dinamica interna della coerenza del metodo. La ricerca grafologica spesso si è
avvalsa di studi empirici e questo non vuol dire andare a tentoni nel buio. Significa basarsi su
esperienze i cui risultati vengono controllati giorno per giorno attraverso la pratica.
Comunque anche se l’obiettivo è un miglioramento del proprio sapere grafologico, questo non
basta. La validità di un dato ( nel nostro caso di un pezzo del tracciato) deve partire da criteri
attendibili della rilevazione del segno o della combinazione di vari segni, da una elaborazione dei
dati controllati, dall’esame accurato e attento della procedura seguita, da eventuali studi statistici
dei campioni considerati ( omogenei o disomogenei), in modo che il confronto a distanza possa
essere effettuato con le stesse modalità tecniche. Modalità tecniche che coinvolgono lo studio
chimico – fisico della carta, la tecnologia del tracciato, la coevità degli elaborati, l’età e il tempo
della scrittura, le eventuali patologie e così via. Diversamente si fanno degli errori che si possono e
si devono evitare. Bisogna inoltre affermare che la scienza non procede per dogmi ma per ipotesi e
teorie su osservazioni obiettive a cui seguono confronti, verifiche e controllo ( nelle stesse
condizioni, con gli stessi parametri).
La grafologia deve avanzare grazie ad evidenze provate e al riconoscimento delle stesse.
Diversamente si va nel delirio storico e nella presenza di un ego che si crede onnipotente che cerca
di aggredire la conoscenza e impadronirsene per un potere sulla realtà. La ragione deve
sottomettersi all’intelligenza e l’intelligenza all’etica. L’etica deve usare il metodo scientifico con
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correttezza e abilità nella fase dell’ ipotesi e della teoria, nella fase della sperimentazione e ricerca e
nella fase di controllo e verifica.
L’etica è fondamentale in un percorso scientifico, diversamente ci si dimentica della vita e ci
ancoriamo a delle idee. Possiamo fare delle belle diagnosi grafologiche ma troppo astratte. Un buon
grafologo deve essere ispirato dall’amore per la sua scienza e guidato dalla conoscenza nel proprio
metodo di lavoro, fatto di buon senso, razionalità e rigore. Se non si riesce a capire il mondo
scientifico di cui siamo impregnati ( questo mix di arte e tecnologia, di grande creatività e genialità
matematica, di ricerca e sperimentazione), esso passerà sopra di noi e noi rimaniamo indifferenti e
apatici senza lo studio della fase di controllo, senza l’analisi e la verifica dei risultati ma anche
dell’ipotesi di partenza. Se questa metodologia passa inosservata siamo dominati da ciò che dicono
gli altri e da ciò che hanno detto gli altri( anche se gli altri sono i grandi maestri di grafologia ) in
un sistema di passività, di ignoranza e di codardia. E poi è bello, piacevole, interessante puntare a
nuovi orizzonti, cercare di raggiungere nuovi traguardi e non fermarsi a una solo teoria e non
accontentarsi di un qualcosa che può essere terra terra, comunque parziale.
Nella poesia di Leopardi: “ l’infinito”, cogliamo questa possibilità.
«Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare»
La grafia del poeta si
esprime con un
tracciato contrastato,
tormentato.
La possibilità di guardare oltre, l’idea di non rassegnarsi, la forza di sperimentare, condividere e
volgersi verso nuovi traguardi e obiettivi.
Nell’analisi grafologica del suicidio, che io presento in questo lavoro, non c’è uno studio fatto con
doppio cieco. L’analisi è basata soltanto su alcuni eventi descrittivi che si ricavano dal gesto
grafico di persone che si sono suicidate.
La descrizione di questi segni, che a mio parere sono frequenti nelle scritture di persone che si sono
suicidate, ha solo un valore indicativo. Non per questo poco importante. Questi segni ( nel loro
contesto e con le combinazioni appropriate) potrebbero essere l’ipotesi per un lavoro di ricerca con
una metodologia corretta di tipo galileiano. Devono essere validati.
Grafologia e suicidio
La grafologia si è sempre interessata del suicidio fin dai primordi della sua storia, per vedere se è
possibile trovare un segno o una combinazione di segni che potevano aiutare il grafologo a fare una
ipotesi di lavoro preventivo. Fino ad ora non è stato trovato il segno del suicidio. Si parla sempre di
combinazione di segni che al massimo ci possono dare una spiegazione solo su qualche fattore o
più fattori favorenti. Anche perché il suicidio non è un atto semplice, ma è un atto molto complesso,
molto elaborato, con luci e qualche ombra ancora da chiarire.
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Moretti stesso nel suo testo “ scompensi anomalie della psiche e grafologia” a pag. 189 dice che
il segno fondamentale del suicidio è intozzata secondo modo e in più e necessario accurata studio,
stretta tra lettere e di lettere, irta e acuta e angoli sopra 5/10”. Ma io so per studio , e per esperienza
personale sul campo, per letture confermate da altri ricercatori grafologi, che moltissimi soggetti
hanno intozzata secondo modo e gli altri segni considerati e non per questo si sono suicidati.
Moretti dice testualmente: “intozzata secondo modo che sorpassa il grado di 5 è indice di qualità tali
e così disintegrate da aprire inevitabilmente la porta al manicomio”. Non è corretto fare
affermazioni categoriche. Molte persone possono stare male, soffrono di un disagio profondo, ma
molti non arrivano a chiudere con la vita. Non si vuol capire ( sebbene dimostrato a livello statistico
– sanitario nei vari studi delle associazioni che si occupano del suicidio, che c’è una quota di
persone che si sono suicidate in cui non è stato possibile trovare alcuna causa. Dato nel mondo
occidentale si parte dal presupposto che una persona che sta bene ( secondo i canoni culturali della
maggioranza) non si può suicidare. Se lo fa ha qualcosa e se non si scopre questo qualcosa vuol
dire che aveva in sé una vena di follia ( non individuata accuratamente) e che è esplosa oppure è
stato preso da un raptus, oppure viene inquadrato in relazione con accadimenti esterni: stagioni,
clima, fluttuazioni di massa, disarmonie politiche e ideologiche.
Molti grafologi tendono a portare teorie psicologiche nello studio della grafologia.
E’ ora di dire basta. La grafologia studia il tracciato grafico indipendentemente da qualsiasi teoria
psicologica. Il grafologo deve acquisire ciò che è presente nel gesto grafico, in quel pezzo di
tracciato anche di pochi millimetri, nella sua totalità statica e dinamica. Un esempio classico è la
depressione. Il depresso ha tante caratteristiche, ogni caratteristica corrisponde a una tendenza
grafica, la combinazione di più tendenze può dare il quadro caratteristico della malattia. Ed ecco
risolto il problema. Tuttavia così non si risolve il problema, perché la grafologia non è un semplice
test psicologico, ma il percorso simbolico di una vita. Spesso molti grafologi lavorano su un dato
clinico chiaro per cui difficilmente sono obiettivi perché si aspettano , considerando la malattia, di
trovare alcuni segni e in qualche modo qualche combinazione segnica viene trovata.
Nella maggioranza delle scritture dei suicidi, a livello grafico generale, c’è un tipo di grafia che
implica “difficoltà di identità personale” ( cioè alla prima impressione sembra una scrittura redatta
da una persona di un sesso diverso) ma non sempre è così; in molti casi c’è la presenza di aste
assottigliate ( che possiamo considerare come una variante di intozzata secondo modo), c’è la
presenza di tagli della “t” declinanti, presenza di ricci sub –uncinati. Personalmente ho fatto diversi
studi tra suicidio e scrittura. Posso dire con franchezza che non ho trovato ancora il segno
grafologico del suicidio. Per ora mi soffermo a pensare a quelle combinazioni grafiche che possono
favorire una realtà suicidaria. Il gesto grafico segue l’evoluzione della nostra personalità a diversi
livelli : corporea, mentale e spirituale. Un equilibrio ( anche se con notevoli oscillazioni) del gesto
grafico presuppone un ritmo a livello delle strutture cerebrali adeguato con buone connessioni.
La “parte razionale” del cervello se è ipertrofica può dare origine a una grafia abbastanza rigida, in
cui può prevalere la larga tra parole, l’occhiello chiuso, l’ordine, l’accurata e la compassatezza, e in
alcuni casi combinazioni segniche che danno luogo a personalità ossessive compulsive.
Nella “parte limbica”, situata nella zona centrale e profonda del cervello, una ipertrofia o una
disconnessione o un mancato equilibrio biodinamico possono dare luogo a grafie deformanti con
un eccesso di curva con tutte le varianti, o un eccesso di angolosa oppure a grafie esuberanti,
ricciute o viceversa grafie parche, minute e minuziose, o anche a grafie che sembrano ordinate ma
poi hanno zone con ricci o segni di estrosità. In altri casi le grafie possono dare a prima vista una
impressione di scrittura “ maschile ” o “ femminile” da considerare rispetto al sesso del soggetto
scrivente che noi andiamo ad analizzare.
C’è poi da considerare la zona rettiliana del cervello, la formazione reticolare e altre formazioni
legate agli istinti primari biologicamente innati che trovano nella scrittura l’espressione di un
tracciato a carattere impulsivo, agitato, tormentato, con ricci particolari, con segni di stabilità e
instabilità soprammessi, con disomogeneità a vari livelli delle categorie segniche. Un buon
grafologo deve valutare il rapporto tra queste tre strutture cerebrali che danno luogo a un
9
andamento del segno grafico che simbolicamente richiama un certo malessere dovuto a un perdita
di equilibrio interno anche se esternamente tutto appare procedere correttamente. Ma non sempre.
La grafologia è qualcosa di particolare, è lo studio di un tracciato, di un movimento, l’analisi di una
via della vita.
Moltissimi studiosi applicano la medicina e la psicologia alla grafologia e spesso si dimenticano di
studiare la grafologia. Quando il tracciato arriva su un piano di appoggio rinasce come simbolo.
Ogni segno grafico esprime simbolicamente una tendenza e per tendenza ( seguo il vocabolario
Treccani pag. 785 ) si intende una disposizione e inclinazione sia naturale e spontanea, sia
acquisita e consapevole verso un determinato modo di sentire, di comportarsi e di agire. La
scrittura, poi, è un gesto grafico che segue le leggi della natura.
Su questa dimensione possiamo inquadrare tre tipologie suicidarie a scaletta piramidale.
1. il terreno che in certo qual modo può preparare al suicidio ( combinazione di molteplici
segni: segni concordanti). E’ la base su cui si fonda l’atto.
2. il pensiero suicidario ( è la ricorrenza nella mente di un pensiero che implica “togliersi la
vita” (combinazione di due tre segni : segni complessi). Rappresenta la parte intermedia e
può spesso portare al tentato suicidio.
3. l’impulso inconscio all’atto suicidario ( un solo segno grafico in un contesto particolare).
E’ la preparazione al gesto violento. Non ho detto suicidario, dico “ gesto violento” pechè il
gesto può essere violento ma non sempre rivolto contro se stesso.

I segni concordanti sono molteplici e sono formati da combinazioni di segni che
costituiscono il terreno di base favorevole ( terreno suicidario)
 I segni complessi del pensiero sono rappresentati da due tre segni combinati
insieme che esprimono una tendenza aspecifica ( pensiero suicidario)
 il segno singolo : è un segno che dovrebbe esprimere la tendenza al suicidio non
solo nel pensiero ma anche nel sentimento.
 il segno singolo della tendenza all’atto è un segno particolare che da solo può
esprime la tendenza al comportamento autodistruttivo da effettuare al momento
opportuno..
Ovviamente qualsiasi segno che supera eccessivamente la media può essere disgregante per la
personalità, destrutturante per il carattere e può determinare una frattura dell’io.
Segni concordanti
( terreno favorevole per una personalità caratterizzata da un fermento suicidario)
Uno dei punti fermi nello studio delle personalità suicidarie è il riscontro superiore alla media di
una qualche patologia del tratto, ad indicare come alcuni nuclei energetici che si osservano nel
tracciato grafico sono sballati. Si ha l’impressione a livello di osservazione e di confronto che c’è
qualcosa che non va. e inoltre bisogna sempre osservare il quadro temperamentale grafico.
Il temperamento flemmatico può essere portato al suicidio per suggestionabilità ( allungata in alto,
occhielli scoperti, stentata, quasi titubante), il temperamento collerico per impulsività (grafia rapida
e fluida, tratti acuminati, slanciata), il temperamento sanguigno per un contrasto di fondo tra reale e
ideale ( alterazione della pressione per disomogeneità e dello spazio ma anche del rapporto tra
forma e movimento, tra curva e angolosa), il temperamento melanconico per fluttuazione d’umore
e visione esistenziale. piuttosto chiusa, settoriale, selettiva, ma anche creativa ( disarmonia grafica
tra la parte superiore, media e inferiore o di una accentuazione oppure tra il nero e il bianco,
pluristile, disordine in alcune categorie segniche, disuguale metodica con una grafia che tende ad
essere oscura).
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Alcune combinazioni di segni concordanti ( terreno suicidario)
1. oscura, ingorghi nel tratto che può essere anche sporco, piccola, titubante ( visione della
realtà non chiara).
2. intozzata secondo modo, aste assottigliate, sovrapposta, discendente, ( ipersensibilità e
crollo dell’io).
3. confusa, disturbi dell’organizzazione spaziale, stretta di lettera ( senso dell’io non stabile)
4. Larga tra parole, minuziosa, ricci del soggettivismo, angolosa, intozzata secondo modo, aste
assottigliate, ( ipercritica e autocritica).
5. rovesciata, larga tra parole, aste ritorte, ricci della fissazione, disomogeneità pressorie( lotta
interiore con tormento)
6. antiestetica, stentata, snervata, problemi grafici che riguardano i legamenti, i raccordi.
7. modello, chiara, interlettera stretta, aste grosse ( sentimenti di colpa e vissuto di forte
vigilanza)
8. disarmonia nella quadruplice larghezza: ad
esempio larga tra parole accentuato
accompagnata da stretta di lettera (ipercriticismo, senso di insoddisfazione latente e
manifesto). Se si aggiunge interlettera stretta fino all’addossamento anche in alcuni parti del
tracciato possono essere presenti blocchi emotivi e stati angoscianti ( anche se non sono
presenti intozzata secondo modo o aste assottigliate)
9. piccola, fluttuante, con un tracciato statico. possibilità di un complesso di inferiorità
aggravato dall’alternanza tra sicurezza e insicurezza.
10. grande, fluida, gladiolata ( variazione tra ottimismo e pessimismo)
11. riccio della fissazione più grafia a occhioni ( tara atavica genotipica) se inseriti in un
contesto grafico irregolare, o disomogeneo, o disorganizzato o pluristile. I ricci della
fissazione fenotipica si ritrovano in alcune lettere che risultano strutturate in modo diverso
dal contesto generale grafico, più premute, più grosse e più grandi: come la “s” la “r” e la “
z”. ). In entrambi i casi ci può essere uno sviluppo maniacale . Quando poi la grafia è
grande, svettante, profusa, accorciata inferiormente la situazione può essere esplosiva. Il
riccio della fissazione unito a filetti grossi, stretta di lettera, acuta, riccio della brutalità
implica tendenza alla compulsività, a situazioni di stress, a azioni di raptus.
12. statica, larga tra parole, stentata, pendente : tendenza alla malinconia che facilmente sfocia
nel suicidio
13. disordinata ( pluristile) antiestetica, slegata (frammentazione del proprio io)
14. snervata, allentata, occhielli scoperti, ricci della flemma , stretta di lettera (o viceversa
scrittura ad occhioni (perdita di energia vitale).
15. occhiello aguzzo alla base, occhiello spento, intozzata secondo modo, slanciata
(annullamento dell’io con amarezza). L’esuberanza psichica si scontra con la realtà: tanta
energia profusa ma non equilibrata con il suo io.
16. Tagli “t” declinanti in grafia tormentata, oppure tagli “ t” normali ma con un piccolo riccio
che devia verso sinistra o che scende in basso, in grafia puerile o infantile ( scelta di vita)
17. Oggi è molto difficile distinguere una scrittura femminile e una maschile. In molte scritture
di persone che si sono suicidate c’è una perdita di identità grafica. Apparentemente la
scrittura di un maschio sembra redatta da una femmina e viceversa. Questo segno si osserva
in alcuni casi clinici che ho riportato.
18. Non si può dimenticare che il ritmo della scrittura è vita. Un scrittura senza ritmo,( statica,
snervata, aste assottigliate) se è accompagnata da una pressione debole e da un tratto
trascurato, è estremamente pericolosa per il rischio suicidario.
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Segni complessi
( due, tre segni che formano una tendenza unica): il pensiero suicidario
Il pensiero suicidario aumenta nella costanza e nell’intensità se i segni complessi considerati sono
presenti in una grafia con un basso grado di organizzazione ( antiestetica, snervata, un pò oscura)
oppure con alto grado di organizzazione ( quasi rigide, schematiche pur nella loro dinamismo)
1. Tratto sporco e riccio della brutalità semplice e morboso ( termina con assottigliamento) :
possibilità di raptus omicidio – suicidio., o altre manifestazioni comportamentali a corto
circuito ( aggressività, comportamento antisociale, attacco e fuga.
2. aste assottigliate con taglio “t” declinante o assottigliato o a triangolo ( autolesionismo)
3. moto arretrativo, ritornante e occhielli scoperti a sinistra ( culto per il passato con idee
deformanti)
4. interrigo largo, filiforme ( aste e filetti sottili), occhiello chiuso ( severità contro se stessi)
5. grafia grossolana più occhielli angolosi aguzzi ( scarso rispetto per sè e per gli altri)
La sinuosità dell’onda ( segno principe della possibilità dell’atto)
La sinuosità dell’onda ricorda il segno scattante ma l’onda va vista come la somma di tanti piccoli
e grandi scatti messi insieme. Studiando l’onda si studia l’impulso nel suo divenire, nella sua
manifestazione, nella sua importanza, nella sua intensità. La sinuosità dell’onda già di per sè
implica, se verificata tendenza all’atto suicidario e in alcuni casi se unito a un tratto duro
spasmodico, lanciato, acuminato, teso implica altissimo rischio imminente se si trovano le
condizioni necessarie o se la situazione è favorevole.
Il gesto grafico si muove in un dualismo di movimento ( legge degli opposti) che oscilla tra
contrazione e rilassamento. La sintesi è data dall’equilibrio. In pratica abbiamo una scala bipolare
con 7 con 7 classi da considerare.
contrazione
+ 3 ( forte) + 2 (medio)
equilibrio
+ 1 (ridotto)
super io sempre più forte ( dall’1 al 3)
come intensità tale fino al blocco del
rimosso ( +3)
- 1 ridotto
rilassamento
-2 medio
-3 forte
super –io ancora un po’ controllato al
-1 e poi
aumenta la tendenza
all’aggressività, all’agire ( -3).
L’impulso non è frenato
Inoltre il gesto grafico per espandersi possiede quattro dimensioni: verticale ( dimensione,
direzione., spazio); orizzontale ( orientamento nello spazio e nel movimento ) profondità (forza
della pressione e legamenti); forma ( morfologia e tratto).
Su questa base sono state studiate quattro curve che possono portarci a capire la personalità:
1. curva pulsionale: basata sullo studio del tratto ( qualità, larghezza, condotta, bordi)
2. curva razionale (semplificazione/ complicazione, collegamenti e aderenza al modello)
3. curva dell’io intimo ( zona mediana, proporzioni, sinuosità, spazio tra righe)
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4. curva dell’io sociale ( spazio tra lettere, largo tra lettere, inclinazione, rapporto tra spazio tra
lettere e spazio tra parole).
La somma dei risultati ci porta a considerare una curva globale. Questa classificazione è stata
studiata da Salce (fondatore della società francese di grafometria) che riprende e amplia i concetti
di Levinson Zubin. Maria Therese Prenat ha studiato soprattutto la curva dell’io intimo e ha ripreso
a mano tutta l’analisi della sinuosità dell’onda.
Per capire bene la sinuosità è necessario procedere a 25 -50 misure all’inizio ( primi tre righi) e alla
fine del testo ( ultimi tre righi). Una volta misurato gli scatti vengono ripartiti sull’istogramma di
sette classi a secondo l’intensità con cui si presentano. Conviene sempre avere una scrittura, se
possibile con più di 12 righe. Si raccolgono 50 onde all’inizio del testo e 50 onde alla fine del testo.
Si individua il punto terminale del tratto di appoggio e alla fine si conduce una linea retta nei punti
più bassi della parola. Una volta misurato il tutto si esegue il rapporto ( tra altezza e larghezza
dell’onda). In alternativa si può usare la tabella di Prenat dove in funzione dell’altezza si cerca ove
collocare la larghezza dell’onda stessa. Ricordo che nella classe - 3 si collocano le onde più alte
(manifestazioni istintive, ripetute e incontrollate), nella classe + 3 si collocano le onde più basse e
appiattite ( manifestazioni di inibizioni e di blocco). Le misurazioni vanno fatte ed eseguite al
decimo di millimetro. Possono essere presenti onde anomale estreme ( +3 e – 3) e sono indicative
di conflitti e di reazioni contraddittorie oppure di risposte ad alta fluttuazione di umore. Questo
segno può essere presente anche in una grafia che non ha indici di deviazione evidenti e
apparentemente risulta nella norma.
Un particolare tipo di occhiello: l’occhiello “ in” ( segno dell’ auto distruttività )
L’occhiello, l’ovale, nell’alfabeto latino è il segno fondamentale della grafologia nelle sue tre
dimensioni: larghezza, profondità e altezza e nella quarta ( apertura e chiusura) e nella quinta
(contatto con gli altri). . Nel suo tracciato è racchiusa tutta la dinamica dell’io grafico come DNA
statico e dinamico. Infatti la meccanica dell’occhiello comprende il movimento orizzontale
ascendente e discendente. Inoltre nell’occhiello si possono studiare le tre dimensioni: l’altezza, la
grandezza e la profondità. E’ il vero nucleo della personalità grafica dove è racchiuso la sintesi della
mente, del corpo e dell’anima. Insomma la vita della scrittura. Una scrittura senza occhiello è
impensabile considerando che è presente normalmente nelle lettere ”a”, “o”, “d” “q”., “g”.
Teoricamente dovrebbe essere tracciato a forma circolare e in senso antiorario. In realtà la sua
morfologia varia dalla forma che si avvicina al cerchio fino alla forma aguzza; le sue angolosità
possono essere superiori e inferiori, può essere aperto nelle quattro direzioni. Do alcuni significati
dell’occhiello nelle sue principali varianti: L’occhiello che interessa soprattutto il nostro studio sul
suicidio è quello che ho chiamato “in”
L’occhiello angoloso alla base implica risentimento e se l’intensità della deviazione angolosa supera
la larghezza di lettera si ha permalosità; l’ occhiello curvo alla base implica mancanza di
risentimento ma anche scarsa percezione di ciò che può fare male. L’occhiello angoloso in alto:
tenacia ideologica e se la deviazione angolosa supera il largo di lettera c’è ostinazione. Occhiello
curvo in alto: il soggetto non ha tenacia nelle proprie idee e spesso cade nel rinunciatarismo,
potendo anche rimanere in balia del pensiero altrui. Gli occhielli angolosi in alto e in basso: grinta,
caparbietà , franchezza e difesa delle proprie idee. Occhielli aguzzi alla base: scarsa flessibilità
mentale, rigidità, ipercritica. Gli occhielli variamente angolosi: indicano abilità, flessibilità,
tatticismo diplomatico, capacità di mediare. Occhielli scoperti: il fatto che l’occhiello non riesce a
chiudersi completamente è dovuto a una riduzione della tensione muscolare che corrisponde a un
atteggiamento affettuoso e delicato che implica tenerezza. L’occhiello scoperto a sinistra implica
tenerezza verso valori superiori, senso di moralità. Se il segno si accompagna a larga di lettere c’è
la riflessione mistica, se si accompagna a stretta di lettera c’ è la presenza di intuizione. L’occhiello
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scoperto verso l’alto determina il senso di tenerezza idealistica anche con predisposizione alla
creatività. L’occhiello scoperto a destra implica tenerezza dei sensi e apertura all’eros. Occhiello
scoperto in basso: tenerezza materiale con possibilità di attaccamento. Occhiello chiuso: tendenza
all’introspezione. Occhiello a ruota: simulazione, dissimulazione, nascondimento per conseguire
uno scopo o un obiettivo con risparmio di mezzi e di energia. Occhielli doppi: implica ambiguità.
Occhielli doppi ( due volte) doppia ambiguità ( una rivolta al passato e alla famiglia e un’altra
rivolta verso il prossimo). Occhiello dilatato:: narcisismo e anche infantilismo ( è un segno presente
nella realtà adolescenziale). Occhiello spento ( ridotto a un puntino): annullamento dell’io,
nichilismo. Occhiello bipolare ( aguzzo alla base, scoperto in alto): ipercriticità e rigidità da una
parte e tenerezza idealistica dall’altra ( lotta interiore profonda); occhiello abbozzato ( occhiello
incompleto): identità imperfetta dell’io).
Questi significati dell’occhiello sono in parte relativi e vanno valutati in un contesto grafico globale
per arrivare alla comprensione fenomenologica del segno. Ad esempio in una scrittura fortemente
variabile nella forma, ingegnosa, estetica e senza presentare altri segni di nascondimento,
l’occhiello a ruota può avere un significato diverso che si può esprimere come atteggiamento
controcorrente, come di una persona che vede le cose con una visione divergente e quindi creativa.
Il segno non è una etichetta, non è un comportamento ma solo una tendenza che per esprimersi ha
bisogno di un terreno ( il contesto grafico!)
Occhiello “in” : in questo caso una parte del tracciato che chiude l’occhiello penetra dentro lo
spazio circoscritto dell’occhiello: auto aggressività fino al suicidio. Occhiello “ out” ( la linea di
chiusura valica l’occhiello e si proietta all’esterno): implica aggressività e a secondo dove termina
la linea finale del tratto, assume diverse tonalità di atteggiamenti.
Casi grafologici di studio
1. Virginia Woolf ( ultima lettera)
Nasce “Stephen” a Londra (il 25 gennaio 1882 –muore a Rodmell, (Sussex) il 28 marzo 1941.
Genitori entrambi vedovi e con 4 figli dal precedente matrimonio (3 dalla madre, uno dal padre). .
Lei era penultima e settima. I genitori ebbero altri 4 figli.
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Virginia era una personalità debole e indifesa, solipsista e creativa, tenera e aggressiva. Aveva
bisogno di un forte appoggio e lo trovò nel marito Woolf che non riuscì ( nonostante l’affetto
profondo che nutriva per lei) a salvarla dal suicidio finale. Il primo tentativo di suicidio risale
subito dopo il matrimonio.
Virginia era una donna ipersensibile
poca adatta alle relazioni sociali e
soffriva spesso di crisi psicotiche
(con allucinazioni uditive). Era
malata ma il matrimonio con
Leonard Woolf in parte la protesse.
Il marito cercò di tamponare la sua
ipercritica,
la
rassicurava
continuamente e cercava di tenere a
freno le sue intemperanze emotive
(rabbia, ansia , disperazione) con
amore e devozione.
“I begin to hear voices, I can’t
concentrate
larga tra lettera e tra
parole, di lettera e tra
righi ( quadruplice larghezza
equilibrata...)
poca curva
occhielli scoperti
pressione disomogenea
disuguale metodica
slanciata
parca e fluida e
ascendente
In questo caso c’è il terreno favorente il suicidio: nevrosi ( ipercriticità ) e psicosi ( allucinazioni
uditive e distacco dalla realtà). C’è poi il pensiero suicidario ( segno complesso), c’è la sinuosità
dell’onda ( è un segno legato agli automatismi primari tra cui l’istinto di sopravvivenza, agli
impulsi incontrollabili, all’emotività)
In questa scrittura si osserva tutta la piramide suicidaria: Il terreno di base (larga tra parole ,
ascendente e fortemente variabile, movimentata, ingegnosa) implica una forte originalità con
possibilità di distacco dalla realtà. In alternativa c’è una grafia slanciata, veloce, rapida, dinamica e
scattante che determinano nel complesso inquietudine, insoddisfazione, incontentezza,
e
passionalità. Il contrasto atroce tra queste due tendenze è dovuto alla presenza accentuata di larga
tra parole ( ipercriticità. insicurezza, indecisione, dubbi).
C’è poi in questa scrittura e siamo all’ultima lettera della sua vita un sinuosità dell’onda che unita
alla scrittura in parte oscura, a occhielli scoperti sia in alto che a destra, a occhielli bipolari una
lotta profonda tra razionalità e sentimento e l’istinto perde di qualità e di forza ( tendenza suicidaria
nel pensiero e nell’azione).
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Il problema di identità non si può sottovalutare: la scrittura appare come vergata da un maschio con
un carattere forte, volitivo, e la presenza di aste prevalentemente rette, ( consapevolezza delle
proprio valore e delle proprie possibilità ma anche presenza di atteggiamenti rigidi, tesi, ostinati)
aumenta il contrasto e lotta interiore tra le varie dimensioni del sè. la scrittrice arrivava a un
pensiero ossessivo del pensiero e a causa della sua creatività a una scissione profonda tra la notte e
il giorno, tra la stabilità e l’instabilità tra il l’essere e il divenire. Lei stessa ( diario di una scrittrice)
affermava spesso a una cena di amici dico “ addio” pensando al un tramonto definitivo di quello
spazio passato insieme.
Ritmo
angoloso
superiore e
inferiore
ingrandimento
occhiello bipolare:
angoloso alla base e
aperto in alto
ingrandimento ulteriore
Ha scritto numerosi romanzi:1913 The Voyage out - La crociera; 1920 Night and Day - Notte e
giorno; 1922 Jacob's room - La stanza di Jacob; 1925 Mrs Dalloway - La signora Dalloway;
1927 To the lighthouse - Gita al faro tradotto anche come Al faro; 1928 Orlando - A Biography Orlando; 1931 The waves - Le onde; 1937 The Years - Gli anni; 1941 Between the acts - Tra un
atto e l'altro (pubblicato postumo). E’ stata attivista per il movimento femminile.
Un ennesimo (anche se particolarmente interessante) contributo nella ricostruzione della personalità
e del mondo di questa scrittrice, controversa e, malgrado tutto, misteriosa.
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Sì, per certi versi è ancora un mistero la sua personalità. C'è chi la descrive irruente e brillante,
allegra e giocosa, chi invece la racconta come una persona introversa e nevrotica, timida e malata.
2. Ernest Miller Hemingway
Nasce Oak Park, Illinois, il 21 luglio del 1899, muore a Ketchum, Idaho, il 2 luglio 1961, quasi
sessantaduenne. Fu romanziere, autore di racconti brevi e giornalista. Padre ( medico, con l’hobby
della caccia e della cucina) di carattere debole, mentre la madre ( ex cantante lirica come contralto,)
era molto ambiziosa e autoritaria. Hemingway e i suoi cinque fratelli ( nella famiglia era il
secondogenito ), vissero la loro infanzia fra i continui litigi dei genitori sull’educazione dei figli e la
gestione del patrimonio familiare. Ernest Hemingway si suicida il 2 luglio 1961, sparandosi con un
fucile mentre la moglie saliva le scale del pianerottolo per rincasare. 4 mogli e altri amori non sono
bastati a renderlo felice.
Il padre prestava servizio sanitario
nelle riserve indiane dei grandi
laghi e lo scrittore ebbe contatto
con la natura viva e selvaggia e
coltivò fin dall’infanzia il senso
dell’avventura. Molto difficile e
complicato è stato il rapporto con
la madre.
tratto lungo assottigliato a
livello centrale
Questo tratto dà
l’impressione di essere
stato redatto da destra a
sinistra
aste grosse, a livello
inferiore: pressione forte
e incisiva
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La lettera “t” di Ernest è redatta con
asola come se fosse una “l”.
E’ un segno istintivo non previsto dal
modello calligrafico che può esprimere
una idea ossessiva compulsiva.
Originalità nel taglio lungo della “t”
copre sia una lettera del nome che va
a formare la lettera “H”: creatività e
trasgressione.
La personalità dello scrittore ha alla base un temperamento melanconico ( attivo e passivo) che
determina un carattere forte dalle decisioni ardite ed estreme con un nucleo di adattamento. Può
essere generoso ed egoista, amabile ed aggressivo (scrittura curva, tagli “t” lunghi ( nella grafia
successiva), ricci della brutalità ,aste grosse) . Il passaggio tra intozzature e linee filiformi è costante
è determina una contraddizione continua, un malessere senza posa, un atteggiamento insofferente
verso le regole ma anche un controllo ( larga tra parole).
Grafia discendente!
addio alle armi ( pagina autografa)
Nel 1927 Hemingway sposò in seconde nozze e con rito cattolico Pauline Pfeiffer, una redattrice
di moda di Vogue,e andò a vivere a Key West, nell'arcipelago delle Keys in Florida, dove iniziò a
scrivere “A Farewell to Arms (Addio alle armi).” In ottobre venne pubblicato “ Men without
Women“ (Uomini senza donne) recensito da Virginia Woolf. Nel giugno del 1928 nacque il
secondo figlio, Patrick, ma il 6 dicembre dello stesso anno, il padre, fiaccato da un male incurabile,
si uccide sparandosi alla testa. si suicidò lasciando profondamente sconvolto lo scrittore.
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Nella vita dello scrittore c’è questo trauma. “Addio alle armi “ sarà pubblicato a New York nel
1929.
Alcune locandine del film “ addio alle armi”
Addio alle armi ( pagina autografa)
Emerge in questa grafia il tratto “linee orizzontali assottigliate” e in verticale ( dominante) un tratto
che si avvicina al tranciante, comunque un’ asta ingrossata sotto il rigo che va a interferire con il
rigo successivo. In un grafismo non particolarmente angoloso ( controdominante). Il tratto è il dato
primario, il tracciato è la manifestazione dell’organizzazione e dell’orientamento di questo dato. In
questa scrittura c’è una parte femminile: dedizione e affettuosità ( tracciato curvo, modulato) e una
parte maschile (intozzature, aste grosse, angolosità): aggressività, orgoglio, egoismo. Il ritmo
tormentato, le linee discendenti, le marcature e la disomogeneità pressoria implicano un’ angoscia
esistenziale e un malessere profondo, nonostante una intelligenza non solo capace di creatività e
fantasia ma anche di concretizzare bene nel mondo reale.
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3. Cesare Pavese
Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo
Stefano Belbo, un paesino delle Langhe in
provincia di Cuneo, dove il padre, cancelliere
del tribunale di Torino, aveva un podere.
Il 27 agosto 1950, Cesare Pavese si uccide in
una stanza dell'Hotel Roma, in Piazza Carlo
Felice a Torino, di fronte alla stazione. La
stanza c'è ancora, è stata conservata dai
proprietari dell'albergo.
Poesie, romanzi, saggi
Lavorare stanca, (poesie) 1943, Notte di festa (racconti), raccolta
postuma, Einaudi, Torino 1953.Il carcere, Einaudi, Torino 1949
(Paesi tuoi, (romanzo), Einaudi, Torino 1941.La bella estate,
Einaudi, Torino 1949 (nel volume anche Il diavolo sulle colline e
Tra donne sole).La spiaggia, (romanzo) 1956.Feria d'agosto,
(racconti), Einaudi, Torino 1946.Il compagno, romanzo, Einaudi,
Torino 1947.La casa in collina, Einaudi, Torino 1949 (in Prima
che il gallo canti).Il diavolo sulle colline, Einaudi, Torino 1949 (in
La bella estate).Tra donne sole, Einaudi, Torino 1949 (in La bella
estate).La luna e i falò, romanzo, Einaudi, Torino 1950.Verrà la
morte e avrà i tuoi occhi, (10 poesie), pubblicate postume insieme
a La terra e la morte, nel volume dal titolo omonimo, Einaudi,
Torino 1951; comprese anche nel volume Poesie edite e inedite,
Einaudi, Torino 1962.Il diavolo sulle colline - Gioventù crudele
(due soggetti cinematografici), in "Cinema nuovo", settembreottobre 1959.La letteratura americana e altri saggi, saggi e articoli
1930-1950, Einaudi, Torino 1951.
ascendente,
occhielli aguzzi alla base
occhiello spento
nodulo finale
E’ una tetralogia di segni che
facilmente porta a sentimenti
di auto aggressività
terreno grafologico suicidario
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L’occhiello dall’angolosità inferiore ( aguzzo alla base: mancanza di flessibilità, ipercritica) fino
all’annullamento ( occhiello spento)! In più c’è intozzata secondo modo
occhiello abbozzato
scrittura presa da: /www.grafologiamorettiana.it/
In Pavese è presente il segno “slanciata in senso marchesaniano ( interlettera larga più scattante )”
che implica una affettività impulsiva, apertura d’animo, generosità nell’iniziativa, bisogno di calore
e passionalità, fervore e iniziativa. Questo segno è un segnale esplosivo quando l’interlocutore non
è attendibile e quando l’ambiente non recepisce gli stimoli o è chiuso e non accogliente. L’occhiello
angoloso alla base implica sia risentimento ma anche aggressività. Questi movimenti interni ed
esterni danno una insoddisfazione del sè, sia a livello del pensiero che dell’azione.
21
Grafia
tormentata
ingrandimenti
Pavese ha avuto una infanzia tormentata. Fu affidato, ( la madre non stava bene in salute fisica)
già da piccolo a una balia e poi venne allevato da Vittoria Scaglione, il cui marito aveva una
bottega di falegnameria.. A sei anni ( il 2 gennaio 1914) gli morì il padre per un cancro al
cervello. Fece la prima elementare nel paesello natio ( Santo Stefano) e continuò in seguito a
Torino. In terza liceo ( anno 1926, scuola tenuta dai gesuiti) fu sconvolto profondamente dalla
tragica morte di un suo compagno di classe, Elio Baraldi, che si era tolto la vita con un colpo di
rivoltella. ed ebbe la tentazione di imitare quel gesto. In seguito subì l’accusa di antifascismo e fu
condannato al confino a Brancaleone calabro. Come carattere era timido ed introverso fin da
piccolo e la sua personalità fu sempre caratterizzato dalla paura di vivere e dalla tendenza al
suicidio ( il vizio assurdo). Non a caso Davide Lajolo, intitolò la biografia dello scrittore, che era
suo carissimo amico, “ il vizio assurdo”. Storia di Cesare Pavese” ( 1960), scritta appena qualche
anno dopo la sua morte. Il vizio assurdo, cioè il suicidio, è infatti l’ombra minacciosa della morte,
che ha perseguitato Cesare Pavese per tutta la vita sotto forma di depressione. Noi osserviamo
quest’ombra già nelle prime poesie giovanili degli anni del liceo. All’indomani del suo suicido fu
trovato nel suo studio una cartellina rossa che conteneva 10 liriche, 8 in italiano e 2 in inglese a cui
è stato dato il titolo “verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, opera pubblicata da Einaudi. La prima di
queste poesie contiene, ( al quinto verso),un riferimento al suo malessere esistenziale, che ha
perseguitato lo scrittore come un demone in agguato, per tutta la vita. Gli ultimi 4 versi dell’ultima
poesia sono stati tradotti da Italo Calvino:
Some one has died
long time ago –
some one who tried
but didn’t know
Qualcuno è morto
tanto tempo fa –
qualcuno che tentò
ma non seppe
22
4. Vincent Van Gogh
E’ nato a Zundert, Olanda il 30 marzo 1853 ed è morto suicida a 37 anni ad Auvers-sur-Oise,
Francia il 29 luglio 1890. Le lettere manoscritte sono riproduzioni degli originali ( oltre 700 lettere)
custodite al Museo Van Gogh di Amsterdam ( www.vangoghletters.org). Le lettere di Van Gogh
rappresentano la sua autobiografia..
Nel 1880 Vincent van Gogh decise di diventare artista: aveva 27anni .Nell’inverno del 1884–1885
Van Gogh dipinse più di 40 studi di teste di contadini e contadine, cercando di coglierne i tratti
caratteristici. Nei due anni che trascorse a Parigi, Van Gogh dipinse ben 27 auto-ritratti. La
stanchezza della febbrile vita parigina e il desiderio di calore e tranquillità spinsero Van Gogh a
trasferirsi nel febbraio 1888 ad Arles, una cittadina nel meridione francese Nella ‘Casa gialla’, che
aveva affittato dal maggio 1888, Van Gogh intendeva fondare una colonia di artisti assieme
all’amico Paul Gauguin e ad altri pittori. Più tardi si saprà che Van Gogh soffriva di una forma di
epilessia. Van Gogh decise nell’aprile 1889 di farsi ricoverare nell’ospedale psichiatrico di Saint–
Rémy, una cittadina vicino ad Arles. Il medico che lo ebbe in cura gli permise di continuare a
lavorare. Van Gogh disegnò e dipinse il mondo che per lui era accessibile in quel momento: i
corridoi, le sale ed i pazienti dell’istituto, il giardino e la vista dalla sua finestra. Quando il suo stato
di salute lo consentiva, poteva anche lavorare fuori dall’ospedale. Così nacquero i paesaggi con
cipressi ed alberi d’olivo, in pennellate vivaci che rendono l’idea di movimento. Van Gogh voleva
lasciare l’ospedale psichiatrico e desiderava ardentemente dirigersi verso il nord. Nel maggio 1890
si stabilì a Auvers– sur –Oise, un paese di artisti vicino a Parigi. Lì fece conoscenza con il dottor
Gachet, un medico che dipingeva e collezionava opere d’arte. I due uomini fecero amicizia e
Gachet aiutò Van Gogh, quando era necessario, con consigli medici e gli insegnò la tecnica
dell’acquaforte mentre Van Gogh, per sua parte, fece diversi ritratti dello stravagante amico e della
figlia di lui. Ispirato dai vigneti, dalle vecchie case con il tetto di paglia e dai campi di grano fece
in breve tempo numerosi dipinti e disegni, di cui un paio di paesaggi di formato largo come il
Campo di grano con corvi rappresentano il culmine. La storia di Van Goh è la storia di un uomo
senza pace. Nel 1882 ( era a Nuenen e aveva 17 anni) conobbe una prostituta e si innamorò di lei e
per questa relazione fu costretto a ricoverarsi in ospedale per gonorrea. I genitori di Van Gogh
pensarono addirittura di farlo internare per questa vicenda, dato che voleva sposare questa
prostituta. Ebbe poi altri problemi. Una vicina di casa, Margot Begemann, con cui aveva avuto una
relazione, tentò il suicidio; il padre, il 26 marzo 1885 mori di infarto improvvisamente, dopo un
violento alterco con il pittore. e sempre in questo stesso periodo, fu accusato di essere responsabile
della gravidanza di una ragazza, Gordina De Groot, che aveva posato per lui. Nonostante tutti
queste vicende nell'aprile del 1885 dipinse le due versioni de “ i mangiatori di patate “. Altro
episodio doloroso per Van Gogh fu l’incontro - scontro con Gauguin che giunse ad Arles il 29
ottobre 1888 . Ma non andavano d’accordo su niente: a Gauguin non piaceva la cittadina dove
risiedeva l’amico, non condivideva la visione artistica di Vincent,, il modo di vivere, la gestione
quotidiana del lavoro, ecc.). Alla fine gli avvenimenti precipitarono: van Gogh tentò di uccidere
23
l’amico pittore e poi si tagliò l’orecchio offrendolo in seguito a una prostituta ( automutilazione
secondo la maggioranza degli storici). Gauguin andò via verso i tropici.
Nei primi giorni del dicembre 1888 Gauguin fece il
ritratto di van Gogh, rappresentandolo nell'atto di
dipingere girasoli. Vincent commentò:
«Sono certamente io, ma io, divenuto pazzo»
Quella sera stessa entrambi
abbondantemente e litigarono.
in
trattoria
bevvero
Nell’opera di Van Gogh si può osservare l'intensa lotta condotta da un individuo contro un mondo
che lo rifiuta, di una società che produce, con l'industrializzazione e le sue conseguenze sociali
conflittuali, l'asservimento e la distruzione dell'uomo. La sua vita è stata inquieta e tormentata.
questa inquietudine nasce dalla famiglia di origine: il padre è un pastore protestante, sempre
preoccupato delle condizioni familiari. Un padre non sereno, non quieto, non tranquillo. La vita del
pittore fluttua tra entusiasmi e delusioni.
L’artista ebbe due forti delusioni d’amore: il primo avvenne a Londra ( 1869) quando si innamorò
della figlia della sua padrona di casa ma fu respinto. In compenso cercò di seguire gli studi di
teologia per riprendere la professione del padre e poi tentò di fare il predicatore con i minatori del
Borinage. Con insuccesso in entrambe le direzioni. La seconda delusione d’amore avvenne nel 1881
quando si innamora della cugina , chiede di sposarla e lei lo rifiuta. La personalità di Van Gogh è
complessa. In cento anni si sono formulate più di 30 diagnosi della sua malattia di base quella
malattia che lo portò in manicomio diverse volte. Dal maggio 1889 al maggio 1890 visse per un
anno al manicomio di St Remy nei pressi di Arles.
Le ipotesi circa la causa dei problemi fisici di Van Gogh includono la sifilide, il tinnitus,
l'avvelenamento da piombo, la sindrome di Meniere e--la più comunemente accettata--una forma di
epilessia. La malattia di cui soffrì molto probabilmente era la porfiria acuta intermittente che dà
una combinazioni di sintomi simili in parte alla schizofrenia, in parte all’epilessia, in parte ad altre
malattie che inferiscono con l’equilibrio mentale.. Questa patologia si manifesta in età adulta con
attacchi improvvisi, intervallati da periodi di benessere; disturbi gastro-intestinali gravi, neuriti
periferiche, disturbi psichiatrici con allucinazioni ne caratterizzano il quadro sintomatologico,
nonché quello proprio della malattia di van Gogh. La famiglia di Vincent non era di ceppo forte-entrambi i suoi fratelli morirono giovani e la sorella, Wilhelmina, passò gran parte della sua vita in
manicomio. In realtà Van Gogh era un debole, non riusciva a badare a se stesso a livello di
sostentamento economico ( lo finanziava Theo, il fratello), beveva assenzio, una sostanza tossica
,era terribilmente sensibile, non autonomo a livello emotivo con scatti incontrollabili di collera,
rabbia e ira, insoddisfatto di sè, depresso e amareggiato, passava dei lunghi periodi fisicamente e
moralmente giù, ma non era pazzo. Era un essere superiore, estremamente lucido, ha sempre
cercato di dominare il suo malessere, persino nel suicidio. Quando il 27 maggio di sera si sparò,
morì il 29 maggio due giorni dopo. In questi due giorni mentre fumava la pipa conversava
lucidamente con il dott. Gachet, il quale interrogatolo sui motivi del suicidio ebbe da Van Gogh
come risposta un’alzata di spalle e nessun commento.
Nella sua vita comunque c’è uno spartiacque. E l’anno 1888. Van Gogh ha 35 anni! Prima aveva
solo disturbi fisici...dopo quest’anno la sua vita cambia. Inizia ad avere crisi psicotiche sempre più
gravi.. L’artista ne ha percezione cosciente E accenna a questo cambiamento nelle sue lettere
anche la sua creatività in parte si trasforma. Dopo due anni di vita tumultuosa e di lavoro immane
arriva la morte. Mi sono chiesto quale è stata l’ultima opera di Van Gogh.? Avevo sempre pensato
a “ campi di grano con corvi”. Risponde il dott.. Jan Hulsker, nel suo catalogo ragionato del 1996
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The New Complete Van Gogh: Paintings, Drawings, Sketches in cui scrive: “a causa della
tendenza a romanticizzare Van Gogh, questo dipinto drammatico [Campo di grano con corvi] è
stato spesso ritenuto il suo ultimo lavoro. Che sia stato dipinto nelle ultime settimane del periodo di
Auvers sembra evidente dal fatto che raffigura un campo di grano del tutto maturo. Il grano era
ancora verde nei primi dipinti di quel periodo. Pure, poiché il dipinto con i corvi malauguranti non è
menzionato nelle lettere, possiamo fare solo delle ipotesi circa la sua esatta datazione. Sappiamo
che non era uno dei due nuovi lavori che Vincent stesso menzionò nella lettera che scrisse il 23
Luglio, solo quattro giorni prima che si sparasse, Lettera 651. Questi erano “ Il giardino di
Daubigny” e “ Casolari dal tetto di paglia” , i quali è molto più probabile che siano stati gli ultimi
dipinti che fece “. Comunque “il campo di grano con corvi “ insieme alla “chiesa di Auvers” sono
e rappresentano il suo testamento spirituale
Un atmosfera di cupo silenzio, un isolamento
totale, l’artista sembra non comunicare con il
divino ma solo con la sua angoscia del
momento. Un cielo color blu cobalto rende
ancora più inquietante l’atmosfera
C’è nel contrasto dei colori la contrapposizione
tra la vita e la morte. In questo campo lui si
suicidò. In questo quadro c’è la via ( tortuosa e
dura), la vita (il grano simbolo della fertilità), la
verità del momento (il cielo turbolento e cupo, i
corvi minacciosi, il presagio di un dramma che
si avvicina). Una esistenza tormentata, non
serena . altamente creativa
La vita artistica del pittore si concluse in 5 anni. Fu brevissima. “ I mangiatori di patate” risale al
1885 ed è la sua prima opera veramente significativa. La sua evoluzione fu fulminea. Egli dipinge
in una visione particolare della vita e da ai suoi quadri una vita che un essere normale non riesce a
capire. Viveva ma non voleva vivere.
Così scrive dopo un ricovero: “ avevo il disgusto persino di muovermi, e niente sarebbe stato più
piacevole per me che il non svegliarmi più. Ora questo orrore della vita è già diminuito e la
melanconia è meno acuta, ma di volontà non ne ho alcuna, neppure il desiderio di ciò che fa parte
della vita ordinaria “.
Prima di morire raffigura molti ulivi ( contorti e piegati dal vento), come la sua vita e molti cipressi
che lui vede quasi demoni rivolti verso il cielo.
E’ la sua vita tormentata e il suo desiderio nascosto.
25
Ciò che colpisce in questa
scrittura sono gli allunghi
inferiori così premuti che come
pugnali affondano nel rigo
successivo. E poi la mancanza di
scatto.
Perchè allora, si è
suicidato?
grafia 1 – (anno 1872 Van Gogh aveva 19 anni)
Non so ma van Gogh è vicino a Kierkegaard, a Dostoevskij e come loro si interroga sulla vita, sul
significato della esistenza, e della sua vita in questo mondo, E’ una vittima, si sente escluso dalla
società e lui stesso si pone dalla parte degli sfruttati. Sceglie la pittura più per disperazione che per
vocazione. E quando scopre la natura e scopre che la natura ha una anima e che può essere cattiva,
brutta e raccapricciante e soprattutto scopre che anche lui appartiene alla natura non giustifica più la
sua esistenza. Non vuole più essere come la natura che vive per vivere.
Lui fu sommerso nel nichilismo più completo. Al di là della pittura e della sua creatività e della sua
campagna che dava a lui materia per vivere, la sua vita fu vuota, desolata, incomprensibile. Nel
quotidiano Van Gogh era stato sempre respinto dalla famiglia, dalla chiesa, dalla società.
26
Osserviamo la quadruplice
larghezza:
1. di lettera
2. tra lettere.
3. tra parole
4. tra righe
Van Gogh ha 20 anni e
già è presente qualcosa
nel tracciato che non fa
rispettare il rigo.
L’allungo inferiore,
indicativo di una scrittura
radicata. che è in
combinazione con una
grafia accorciata
superiormente implica il
bisogno del possesso
materiale
spesso esasperato dalla
mancanza
Grafia -2 (anno 1873 -20 anni )
Quando gli allunghi inferiori vanno a toccare e a
volte si inseriscono oltre il rigo inferiore danno luogo
a una grafia “arruffata” in questo caso in presenza di
una scrittura discretamente ordinata.
Ingrandimento della grafia 2
C’è in Van Gogh, già in questi anni giovanile un pò di confusione mentale, dovuto soprattutto alla
scarsa autoconsapevolezza., con la possibilità di non distinguere bene ciò che accade nella sua
mente e ciò che accade nel mondo esterno. Questo scarsa percezione determina una valutazione
poco serena della realtà con la possibilità di non fare confronti obiettivi.
27
anno 1877
25 anni
La scrittura segue i momenti della vita.
To Theo van Gogh. Brussels, Friday, 15 October 1880.
Coda di volpe
ingrandimenento
calibro piccolo più angolosa
ulteriore ingrandimento
28
1. eccesso di angolosa
2. piccola
3. disomogeneità
nell’inclinazione
4. moti regressivi
5. grafia che si
avvicina alla
scrittura tormentata
Una struttura di
personalità schizo paranoide
To Theo van Gogh. The Hague, Friday, 3 March 1882.
La scrittura tormentata è una grafia non agitata, non percorsa da fremiti o da tratti acuminati,
lanciati, esuberanti ma è una grafia contenuta che presenta spesso un certo disordine interno, molte
disuguaglianze: alternanza di fluida e statica, di legata e slegata, occlusioni, torsioni, scatti,
irregolarità nello spazio tra righi.
In genere esprime una personalità complessa, sempre sull’orlo di una crisi di nervi, con un
temperamento collerico – melanconico. Un confronto con la vita fatta di lotta e di paura , di rabbia e
di creatività ingegnosa.
Una parte delle lettere di Van Gogh è accompagnata da piccole bozze di disegni che lui amava far
vedere al fratello per renderlo consapevole dell a sua arte, della sua espressività e per avere
consigli appropriati.
Qui si apre il capitolo della scrittura “ disegnata”: una grafia unita la disegno. Una autobiografia
vera e efficace dell’animo del grande pittore.
29
lettera scritta 22
giorni prima del
suicidio
Disomogeneità nella
continuità
( completamente slegata)
Scrive su un foglio rigato:
Il tratto è sporco
To Theo van Gogh and Jo van Gogh- Bonger. Auvers-sur-Oise, Monday,
7 July 1890.
coda di volpe
occhiello “in”
L’occhiello “in”
scritture dei suicidi.
è il segno dell’autoaggressività che a volte può trovarsi nelle
30
lettera scritta 4 giorni
prima del suicidio
sei giorni prima della
morte
seconda pagina
segni primari:
1. pluristile nella forma
2. occhielli scoperti in alto
3. pendente
4. slegata
5. aste grosse saltuarie
6. piccola
7. disomogeneità curva
angolosa
To Theo van Gogh. Auvers-sur-Oise, Wednesday, 23 July 1890 lettera
terreno suicidario:
1. larga tra parole
2. spasmi pressori
3. intozzata secondo
modo ( aste grosse
saltuarie)
4. disomogeneità
multiple
31
To Theo van Gogh. Auvers-sur-Oise, Wednesday, 23 July 1890
( seconda pagina)
terreno conflittuale
( conflitti nei rapporti di
convivenza)
1. scrittura oscillante
2. inclinazione a destra
(pendente)
3. aste rette
4. aste grosse
5. disomogeneità nello
spazio ( tra parte
superiore e inferiore)
Possibilità di alterazione percettiva della
realtà e nell’elaborazione dei suoi
contenuti; possibilità di travisare la parte
intima della sessualità; possibilità di
atteggiamenti aggressivi.
combinazione mista:
1. rigo a coda di volpe
2. disomogeneità nello
spazio ( tra parte superiore
e inferiore)
3. disomogeneità curva –
angolosa
4. ricci finali
Implica una personalità con forte
contrasto interiore.
Per difendersi Van Gogh scegli la
strategia dell’attacco: un attacco artistico
per sottolineare con enfasi le proprie
idee
( l’arte come catarsi interiore)
32
Il riccio soggettivo è
sempre proiezione di
una tendenza
autoaffermativa
Disomogeneità
pressoria
Quarta pagina
Quinta pagina
Sesta pagina
Settima pagina
7 pagine di storia interiore. Van Gogh stava perdendo tutte le certezze. Alcuni giorni dopo questa
lettera Van Gogh muore.
33
caso 5 M suicidio a 42 anni
Modalità regressiva
con asta-filetto-asta filetto e
scatto esagerato: un dramma
tra volontà e sentimento
suicidio 2009 ( per impiccagione) M- 42 anni.
presenza
dell’occhiello “in”
34
caso 6
M - suicidio a 34 anni
Prima visita a 12 anni. Viene solo la madre ( problemi relazionali con il gruppo....Introversione chiusura)
scrittura 14 anni ( 1988)
presenza
dell’occhiello “in”
35
seconda visita a 18 anni ( senso di vuoto, difficoltà esistenziale, omosessualità iniziale, problemi relazionali)
scrittura 18 anni
la scrittura diventa piccola..
presenza
di occhielli “in”
Psychopathologie et ‘Ecriture”– ed. Masson, Florence Witkowski riassume alcune
caratteristiche grafiche più frequenti trovate nei suicidi., tra cui alterazione del tratto grafico,
presenza di angolosità o assenza completa ( o molto curva o molto angolosa), difficoltà nei raccordi
tra lettere, presenza del segno “oscura”, pressione grafica uguale nelle aste e nei filetti,
disomogeneità in tutte o in parte delle categorie segniche, correzioni, ritocchi, ripassi, zona media
malformata, scrittura piccola, forme incomplete.
Non sono per nulla d’accordo con questa impostazione e con questo orientamento. Una scrittura
non organizzata e non strutturata, non armonica, oppure con eccesso anche di un solo segno
implica una disgregazione o una patologia della personalità, scompensi e anomalie varie ma non
la tendenza al suicidio che ripeto, in una alta percentuale dei casi non ha dietro di sé motivazioni
psicopatologiche croniche. Non si può fare di tutta una erba un fascio.
In “
36
Albero
albero con molte chiome
blu
viola
disegno di una famiglia ( padre, ragazzo di 10 anni, madre,
ragazzo di 20 anni). Nella famiglia reale c’è lui di 21 anni e il
fratello di 25 anni che lavora come artigiano
Regressione prepuberale.
marrone
verde
Rosso
arancio
grigio
nero
giallo
colori scelti ( Luscher test: seconda scelta)
In questo periodo fa una visita psichiatrica ( gruppo di lavoro del Prof. Cassano ) che diagnosticano malattia
depressiva con sindrome fobica di tipo sociale per cui danno imipramina e benzodiazepine. Il punto di
riferimento fino ad ora era la scuola superiore mentre con l’università ( perdendo il gruppo ) il ragazzo è
crollato a livello psicologico. Viene seguito dalla psichiatria.
Torna da me dopo 3 anni ( sta ancora prendendo farmaci antidepressivi ).
scrittura a 21 anni
blu
grigio
viola
marrone rosso arancio
nero
verde
giallo
Luscher test ( seconda scelta)
Un desiderio enorme di liberarsi dallo stress e dalla sua angoscia esistenziale ( i primi due colori); il desidero
esistente è di vivere intensamente la propria sessualità ( viola –marrone); le circostanze esistenziali tuttavia, non
gli permettono di sperimentare la gioia di vivere e il piacere sensuale ( rosso –nero); le delusioni e le speranze
non esaudite creano una incertezza ansiogena, una frustrazione emotiva permanente, e alla ricerca di una via di
fuga (verde –giallo in quarta posizione).
37
scrittura a 24 anni ( 1998) Segue la terapia psichiatrica . Nonostante queste difficoltà riesce ad entrare nella
carriera militare e a portare avanti un corso di studi universitari.
Il taglio della “t” è un taglio legato la cui genesi viene dalla linea ascendente contorta che sale verso
l’alto, questa stessa linea viene poi chiusa e in qualche modo intersecata dalla linea discendente
curva della stessa lettera. In questo caso il filetto ( linea del sentimento) si scontra con l’asta ( linea
della volontà) formando un triangolo in alto che implica un disturbo di comunicazione a vari livelli
interni della struttura di personalità ( dialogo interiore tormentato).
test “ stelle e onde”
mare dominante: pulsioni tempestose
un cerchio nel cielo: una nuvola(?) inquietudine; la luna (?): bisogno di una guida
38
Chioma: diverse
chiusure
Tronco. Ferite
narcisistiche
1.albero
.albero diverso dal primo
3. albero di fantasia
test di Stora
4. albero a occhi chiusi
nell’albero di fantasia descrive una donna ideale, una femminilità immaginaria
L’albero ad occhi chiusi esprime il mondo infantile e il suo vissuto: in questo caso un imprinting
non lineare, non regolare.
39
Scrittura ( dal diario che mi porta) 29 anni ( controllo). E’ seguito da uno psicologo nelle varie sedi di lavoro.
Presenta difficoltà sul versante e relazionale. E’ laureato in scienze giudiziarie. E’ omosessuale ma lo tiene
nascosto.
scrittura 30 anni. Ritorna nel mio studio. Sta male non riesce a risolvere il problema relazionale. Sente un vuoto
dentro. Lo stesso vuoto che mi aveva riferito 12 anni prima ( la seconda volta che l’ho visto a 18 anni). Vive una
angoscia senza confini. Continua il supporto psichiatrico e la terapia farmacologica.
disegno figura umana, redatto a 30 anni ( disegna
solo il volto)
Il problema di identità è stato sempre presente , unito a
una introversione profonda e a una fobia sociale.
E’ solo la mente che viaggia: è laureato, ha
pensieri profondi, ha un tenore di vita elevato
ma soffre di una inquietudine profonda e di
disturbo ossessivo compulsivo
40
Caso 7° e 8°
Dalida nasce il 17
gennaio 1933 si suiciderà
il 03 maggio del 1987
a cinquantaquattro anni
scrivendo
“ Pardonnez - moi, la
vie m'est
insupportable“
,
(perdonatemi la vita
mi è insopportabile).
Luigi Tenco e Dalida: cantanti di musica leggera: due vite, due drammi, due suicidi.
41
Considerazioni conclusive
La fine ha sempre un sottile fascino e qualcosa di segreto. Considerando che la pianificazione
anticipa sempre la decisione, lo studio grafologico del suicidio ci dà l’opportunità e il tempo di fare
una buona prevenzione. Attraverso la conoscenza che ci viene dall’analisi della scrittura possiamo
evitare gli errori che più comunemente si commettono con le persone a rischio suicidario. In queste
persone lo studio del tracciato grafico ci porta simbolicamente al viaggio interiore che ognuno di
noi fa sia in modo consapevole che nella maggioranza dei casi in modo inconsapevole.
Ritorno per un attimo a Van Gogh.
Probabilmente Van Gogh non si voleva suicidare ( il dubbio?)
larga tra parole
spasmi pressori
intozzata secondo modo
( aste grosse saltuarie)
disomogeneità multiple
Campo di grano con corvi
Il ritorno al sè primordiale, come si può benissimo osservare nel particolare e singolare ’ “ ovale
grafico” delle persone che ho analizzato, è visto non come una regressione o una frattura dell’io ma
come un ritorno al paradiso perduto, a quel piacere ricercato, amato e non goduto, a quel riposo
protettivo nella grande madre attraverso la madre terra. In tutti questi soggetti c’ è uno squilibrio tra
il territorio e l’eros ( inteso sia come comunicazione con gli altri che in rapporto alla propria
identità).
“Il suicida è uno che,
anziché cessar di vivere, sopprime solo
la manifestazione di questa volontà:
egli non ha rinunciato alla volontà
di vita, ma solo alla vita.”
Arthur Schopenhauer
42
Una prima riflessione è l’incontro – scontro nell’embriologia della personalità tra la mente ( grafia
corticale ), il corpo ( grafia istintuale), il sentimento ( grafia sub-corticale ). La piramide
suicidaria coinvolge il terreno di base, un terreno che può portare in alcuni casi al suicidio (gruppo
di segni concordanti); il pensiero suicidario ( segni complessi: due o tre segni particolari); la
patologia dell’occhiello e del tratto ( un solo segno che esprime una tendenza autodistruttiva e una
tendenza all’atto) non sempre verso l’io vitale ma spesso anche verso un io parziale. Nella
maggioranza dei soggetti che arrivano al suicidio c’è uno squilibrio tra il territorio e l’eros ( inteso
sia come comunicazione con gli altri che in rapporto alla propria identità). Il territorio è lo spazio di
sopravvivenza di un capobranco, l’eros è lo spazio creativo della propria identità. La dinamica
suicidale compare solo esclusivamente in presenza dei due conflitti attivi. In un bambino fino
all'adolescenza ogni problema è inevitabilmente connesso alla problematica genitoriale e a quella
della concorrenza per avere l'amore dei genitori. Il lavoro sul suicidio è in itinere. Ho pochi casi. In
tutti comunque è presente uno degli elementi della piramide suicidaria. E’ ovvio che tutto il lavoro
si basa su delle ipotesi non ancora dimostrate scientificamente a livello grafologico.
Piramide suicidaria
Sequenza di eventi
Tendenza all’atto
(Fattori situazionali)
Impulso autodistruttivo
( fattori condizionanti)
Pensiero suicidario
(Fattori traumatici )
Terreno suicidario
( fattori predisponenti)
L’analisi di questi segni vuole essere solo una ipotesi di lavoro per uno studio più approfondito
delle scritture di coloro che si sono suicidati. Può servire, tuttavia a creare una banca dati e una
casistica che consente in seri confronti comparati e a doppio cieco una verifica sulla attendibilità
non solo di alcuni segni e di alcune combinazioni ma anche del contesto delle dominanti grafiche,
vero filo di Arianna per una indagine corretta e documentata.
Bibliografia
Giordano Bruno Guerri
Follia? Vita di Vincent Van Gogh
Bombiani ed. 2009
Tatarelli R., Pompili M. ( a cura di )
Il suicidio e la sua prevenzione
Giovanni Fioriti ed. – Roma - 2008
Vigliotti Angelo
 Tentato suicidio tossicologico: ricerca clinica e studio grafologico in:
Analisi dei segni anno 5 -1995
 Grafologia del suicidio in “suicidio e tentato suicidio: un enigma
Analisi dei segni anno 6 n° 10 1996
n.b.
Ringrazio Nevia Dilissano per l’approfondimento che mi ha dato sulla scuola della grafologa Prenat ( il pronostico del
passaggio all’atto) e sulla sinuosità dell’onda.
43
44
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Abstract: Ogni articolo deve essere accompagnato da un Abstract di un massimo di 10 righe.
Note: Evitare le note a piè di pagina. Quando necessario, numerarle consecutivamente e riportare le diciture
appropriate a piè di pagina.
Bibliografia: nel testo segnalare i riferimenti degli autori (cognomi ed anno di pubblicazione) tra parentesi.
L’elenco dei riferimenti deve essere in ordine alfabetico secondo il cognome del primo autore di ogni
riferimento. Il cognome di ogni autore è seguito dalle iniziali del nome. Si prega di citare tutti gli autori: ‘et
al.’ non è sufficiente. A questi devono seguire: l’anno tra parentesi, titolo, rivista, volume e numero delle
pagine.
Esempi:
Articoli pubblicati su Giornale: Gillberg, C. (1990). Autism and pervasive developmental
disorders. Journal of Child Psychology and Psychiatry, 31, 99–119.
Libri: Atkinson, J. (2000). The developing visual brain. Oxford: Oxford University Press Oxford Psychology
Series.
Contributi a Libri: Rojahn, J, e Sisson, L. A. (1990). Stereotyped behavior. In J. L. Matson
(Ed.), Handbook of behavior modification with the mentally retarded (2nd ed.). New York: PlenumPress.
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