L`Angelus della sera
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L`Angelus della sera
«Se non sbaglio, dovresti avere ancora Fatiche nei campi di Millet. Saresti così gentile da prestarmelo per un po’ di tempo e mandarmelo per posta? Sto lavorando ad alcuni grandi disegni da Millet […]. Ho interrotto il lavoro per scriverti e ho fretta di riprendere a disegnare.» Van Gogh scrisse queste parole il 20 agosto 1880 da Cuesmes nel Borinage a Theo nella prima lettera a noi conosciuta, subito dopo la sua decisione di dedicarsi alla pittura (155/134). Questa lettera e le seguenti testimoniano le costrizioni e la disciplina che Van Gogh si impose per imparare a disegnare. A 27 anni non era più tanto giovane e aveva molto da recuperare. Era particolarmente impaziente di dedicarsi al disegno di figure e molta parte del suo esercizio consisteva nel copiare i lavori di artisti che ammirava. Jean-François Millet (1814-1875), il pittore francese che si era dedicato a scene di vita contadina, era di gran lunga l’esempio più importante per Van Gogh. Delle dozzine di copie che eseguì da Millet tra l’agosto 1880 e il maggio 1881 solo pochi sono stati conservati in aggiunta al disegno di cui si tratta qui e che si può datare con relativa sicurezza al mese di ottobre 1880. Van Gogh era stato a Bruxelles nella prima parte del mese. Lì aveva cercato di mettersi in contatto con Tobias Victor Schmidt, un commerciante d’arte che si era assunto la responsabilità della filiale locale della Goupil&Cie e che Van Gogh conosceva dai tempi in cui lui stesso lavorava da Goupil. Sperava che Schmidt potesse aiutarlo a trovare un artista nel cui studio avrebbe potuto prendere lezioni di disegno (lettera 158/137 del 15 ottobre 1880). In occasione di quell’incontro, Schmidt gli prestò due fotografie, come si apprende dalla lettera datata 1 novembre (159/138). «Disegnate Les bécheuses da Millet, da una foto Braun, che ho trovato da Schmidt e che egli mi vendette insieme a L’angelo della sera. Ho mandato entrambi i disegni a papà così può sincerarsi del fatto che sto lavorando.» Quest’ultima affermazione è importante perché spiega probabilmente come mai i disegni sono stati conservati. L’Angelo della sera è, dal punto di vista compositivo, un disegno elaborato. Van Gogh usò la matita e il gessetto nero, ma applicò al cielo un acquerello chiaro diluito con un bianco opaco. Gli accenni di gessetto rosso nel cielo e lungo il bordo superiore servivano per enfatizzare il crepuscolo e il sopraggiungere della sera e dovevano senza dubbio dare un effetto migliore quando la carta era ancora blu. L’inclinarsi della luce serale è suggerita dalle ombre allungate che Van Gogh aggiunse al forcone, la cesta e alle figure. Sul terreno acquerellò il colore per creare tonalità grigie; quindi, per spezzarne l’uniformità e realizzare delle zone di luce, grattò via in alcuni punti il colore con la gomma per marcare ancora di più gli effetti della sera che sopraggiunge. Il contrasto tra l’uomo, di spalle, e la donna che sta ancora catturando gli ultimi raggi del sole sul suo grembiule e sugli zoccoli è più evidente nell’originale di Millet, dove l’area centrale è più luminosa. Ma la diversità più evidente è nelle proporzioni. Il disegno di Van Gogh è più spazioso poiché ha allungato considerevolmente la composizione sul lato sinistro, destro e sotto; più distanti dai margini, le figure appaiono meno monumentali e definitive. In Millet, invece, la ruota della carriola tocca quasi il bordo del dipinto che, nell’insieme, è più quadrato. In Van Gogh il forcone è posto più indietro ed è stato creato più spazio tra la cesta e gli zoccoli della donna. Infine, la linea dell’orizzonte è stata abbassata rispetto alle figure fino a toccare le mani raccolte della donna. È persino evidente che, nell’allargare la composizione, Van Gogh non era sicuro di come gestire lo spazio in più, perché le strisce a sinistra e a destra sono tratteggiate in modo esitante e con meno precisione rispetto al resto. Il dipinto non è molto più largo del disegno ma a causa del formato quadrato e delle figure più grandi sembra più pieno e più monumentale, e questo gli ha consentito di divenire una sorta di simbolo, icona della vita contadina profondamente devota. Il progetto compositivo di Van Gogh è più mosso dall’osservazione casuale ed è una copia meno letteraria di Millet, per quanto naturalmente l’esempio dell’artista francese sia sempre presente. © Linea d’ombra 2008
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