Kim Jong-un: chi è, e perché ce l`ha con me

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Kim Jong-un: chi è, e perché ce l`ha con me
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COREA DEL NORD
Kim Jong-un:
chi è, e perché
ce l’ha con me
Ha tenuto il mondo con il fiato sospeso con la
minaccia di attaccare gli Stati Uniti. Lo scorso
aprile ha portato la penisola coreana al punto di
massima tensione dal 1953. Chi è l’uomo alla
guida del Paese più isolato del mondo.
di Eugenio Buzzetti
E
ducato in Svizzera, amante della musica
e dei film western, tifoso di basket. Sembra il profilo di un qualsiasi ragazzo che
abbia avuto il privilegio di un’educazione internazionale. Potrebbe essere europeo, potrebbe essere americano. Questo paffuto giovanotto è invece una delle “spine nel fianco”
del mondo occidentale. Si chiama Kim Jong-
HIROJI KUBOTA/MAGNUM PHOTOS/ CONTRASTO
AGI China 24
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un, ha trenta anni, un sorriso imbambolato, e
una “professione” pericolosa: dittatore della
Corea del Nord, terzo erede di una dinastia
che regna nel Paese eremitico dal 1953.
Tra i test missilistici e quello nucleare dei
mesi scorsi, mentre la tensione attorno a Pyongyang saliva, il vero interrogativo era insieme
elementare e spaventevole: si tratta davvero di
un pazzo? La risposta migliore, forse, l’ha data il
Guardian, il 5 aprile scorso, all’indomani del via
libera finale all’attacco nucleare agli Stati Uniti,
un passo che nessuno, nel Pantheon nord-coreano, si sarebbe mai sognato di compiere. L’apparente pazzia dell’ imberbe dittatore segue una
logica piuttosto semplice da intuire. Kim, uno
dei capi di Stato più giovani al mondo, vuole
solo garantirsi il futuro e “mandare avanti gli affari di famiglia.” Per guadagnarsi il futuro ha bisogno di soldi e quei soldi – sotto forma di aiuti –
possono arrivare solo dal “nemico numero uno”
del regime di Pyongyang: gli Stati Uniti.
Nessuno, fuori dal suo Paese, sembra prenderlo sul serio. Nel novembre scorso, il giornale
satirico on line americano The Onion ne aveva
sarcasticamente magnificato le doti di seduttore, pubblicando l’esito di un finto sondaggio
che lo indicava come “uomo più sexy del
mondo nel 2012.” La motivazione: “con la sua
devastante bellezza, la faccia tonda, il suo fascino da ragazzino, la sua struttura forte e robusta, questo rubacuori cresciuto a Pyongyang
è un sogno che si realizza per ogni donna.”
Tra i punti a suo favore venivano citati: il “taglio corto classico” dei capelli, “l’impeccabile
gusto per la moda”, e il “celebre sorriso”. L’articolo era affiancato da foto del giovane
leader, nel pieno del suo fascino: a cavallo, a
una parata militare, durante un’ispezione in una
scuola, mentre saluta la folla. Cosa fa in tutte
queste foto il giovane Kim? Guarda, semplicemente guarda. L’unico punto in comune tra tutte
le immagini è la completa assenza di azione da
parte del giovane presidente. Tranne quando
east european crossroads
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COREA DEL NORD
imbraccia goffamente una pistola e si mette in
posa per fare partire un improbabile colpo.
Analisi troppo facile. Nonostante l’apparente immobilità, i movimenti del dittatore di
Pyongyang sono attentamente studiati. Secondo fonti dell’intelligence sud-coreana, Kim
passa la maggiore parte del suo tempo in impegni ed eventi legati all’esercito. Nel 2012, su
un totale di 192 eventi, 73 erano legati alla vita
militare. A seguire, nella gerarchia di importanza del sovrano, viene la politica, con 45 occasioni pubbliche. Solo al terzo posto, invece,
l’economia, a quota 37. Il contatto con l’esercito
è molto più importante per il giovane leader
che per suo padre, Kim Jong-il, che nel 2011,
finchè è stato in vita, ha dedicato alle Forze
Armate solo 39 impegni su 145 totali. “L’obiettivo centrale di Kim Jong-un – dichiara Jang
Se-yul, ex professore di matematica che ha trascorso dieci anni nell’unità di spionaggio informatico dell’esercito nord-coreano – è quello
a ragazza ha vent’anni,
non di più. Da mezz’ora
cerca di vendermi sigarette,
matite, monete e banconote
“made in Corea del Nord.”
Fa freddo, se alzo gli occhi
posso scorgere un tratto
dell’infinita Muraglia cinese.
Poggio lo sguardo su un
tratto di terra brulla,
spazzata dal vento e
percorsa da un soldato in
uniforme che accompagna
una decina di pecore. Quel
soldato è nord coreano:
basterebbero pochi passi
per calpestare il suolo
proibito di uno degli ultimi
Stati-canaglia del pianeta.
Dandong, confine tra Cina e
Corea del Nord. Qui si vede
e si sente l’amicizia e la
L
numero 48 luglio/agosto 2013
Y Kim Jong-un, marzo
2013. Uno dei api di
Stato più giovani al
mondo, vuole solo
garantirsi il futuro e
“mandare avanti gli
affari di famiglia.”
di Simone Pieranni
fratellanza tra i due Paesi.
La ragazza che gestisce il
piccolo commercio di
frontiera, ad esempio, i
coreani li incontra, li
conosce, ci parla.
Di straforo, di notte, in
passaggi del fiume che
consentono il contatto.
Porta cibo, aiuti, in cambio
di piccolo contrabbando,
come quei prodotti che
espone sul suo misero
banchetto. Accetto di
comprare alcune matite:
sono lunghe, fragili,
colorate. Lei racconta:
“Sono magri e gentili. Non
se la passano bene, ma
quelli che vivono qui vicino
alla Cina sono più fortunati,
perché con il contrabbando
riescono a mangiare più
degli altri.” Una donna più
anziana ricorda i tempi della
guerra, quando il ponte che
sta a valle, sul fiume Yalu,
venne distrutto dagli
americani. “È tutta colpa di
Kim Jong-un. È troppo
giovane, i vecchi
dell’esercito non lo
seguono, o forse teme di
essere destituito. Le
minacce di questi giorni
sono in realtà il frutto di una
guerra interna, tra di loro.”
La saggezza dell’antica
signora trova conforto nelle
analisi dei grandi esperti
internazionali. Dallo scorso
febbraio, il governo di
Pyongyang ha lanciato
catastrofiche minacce quasi
ogni giorno. Tutto è
cominciato con un test
nucleare sotterraneo, il
terzo nella storia del Paese.
L’esperimento, secondo gli
organi di stampa del regime,
si sarebbe “svolto in
segue »
ANA BRIGIDA/4SEE/CONTRASTO
 Guerra e pace alla frontiera
di conquistare la fiducia dell’ esercito. I militari
non si fidano ancora di lui e sono alla ricerca
di segnali forti da parte sua.” Per guadagnarsi questa fiducia, l’erede della
dinastia è pronto a tutto. Spiega l’ex spia nordcoreana: “Ho assistito a imponenti celebrazioni
dopo che il regime ha condotto il primo test nucleare. Anche lui, come suo padre, è convinto
che possedere armi atomiche possa renderlo
invincibile.” Intanto, la propaganda di regime
costruisce l’immagine di un leader “beneamato
e potente.” Portato per le arti e per la musica, in
grado di competere in qualsiasi disciplina sportiva, versato in materia di affari internazionali:
il ritratto che ne esce è quello di un uomo rinascimentale, un fine intellettuale che si è cimentato in tutti i campi. Poco importa che il quotidiano svizzero Le Matin abbia dimostrato che
il giovane Kim fosse uno studente mediocre,
svogliato, spesso assente dalle lezioni. Ai grandi
geni si perdona tutto.
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