il consumo moderato di vino aiuta la donna in menopausa

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il consumo moderato di vino aiuta la donna in menopausa
IL CONSUMO MODERATO DI VINO AIUTA LA DONNA IN MENOPAUSA
di Giorgio Calabrese
Anno 1999 n. 4
L
a scienza alimentare, studiando il vino, ha posto fin qui l’accento sull’alcol in esso presente,
studiandone gli effetti e i limiti sulla salute umana. Recentemente, tuttavia, il vino è riuscito
a fare notizia grazie alla scoperta delle componenti “non-alcol” che esso contiene e di cui
sono stati dimostrati gli effetti benefici sulla salute umana Fino ad oggi abbiamo sempre studiato il
vino considerandolo solamente una bevanda, per di più alcolica; ora, invece, lo stiamo valutando
come un alimento liquido.
Il primo componente non-alcol preso in esame è stato il resveratrolo, presente soprattutto nel vino rosso e in minor misura anche in quello bianco, e facente parte di una famiglia di composti detti
polifenoli. Esso, noto anche ai non addetti ai lavori come “protettore delle coronarie”, fu scoperto,
più di dieci anni fa, dal professor Mario Fregoni, dell’Università Cattolica di Piacenza, che lo individuò in tutte le parti della pianta di vite (radici, tralci, buccia dell’uva), dove svolge azione di difesa
nei confronti di muffe. In seguito l’americano prof. Creasy lo trovò direttamente nel vino e ne studiò gli effetti salutisti benefici. I risultati di queste ricerche hanno fatto sì che il resveratrolo (in
particolare nella sua forma trans), assieme ad altri polifenoli (epicatechine, antociani, antocianidine, quercitina, rutina), aprissero un nuovo capitolo di studio della medicina preventiva: quello della
protezione del sistema cardio-circolatorio attraverso il consumo di alimenti ricchi in polifenoli.
Tuttavia del resveratrolo ora si sa molto di più. Partiamo dalla sua struttura chimica. Ci si è accorti
che esso, nella sua forma trans, essendo un derivato stilbenico, è simile a due ormoni: il 17-betaestradiolo (ormone steroide femminile) e il DES (4,1’--diidrossi-trans-alfa-beta-dietilstilbene, agente sintetico fitoestrogenico). L’anello pirrolico fenolico, caratteristico degli estrogeni steroidei, è
presente in tutti e tre i composti. Sulla base di questa osservazione si è ipotizzato che il transresveratrolo sia un fitoestrogeno, cioè un “estrogeno vegetale” .
Nell’uomo, la sua conversione enzimatico-metabolica avviene nel tratto intestinale, risultando nella
formazione di fenoli eterociclici molto simili agli estrogeni. Una volta assorbiti, i metaboliti dei fitoestrogeni vanno nel circolo entero-epatico e possono essere escreti nella bile coniugata dalla flora
intestinale, riassorbita dal fegato ed escreta nelle urine.
Gli effetti estrogenici del trans-resveratrolo si notano a concentrazioni simili a quelle richieste per
le azioni anti-infiammatoria, antiaggregante piastrinica e anti-carcinogenetica, ben studiate dal
professor A. Bertelli, noto farmacologo dell’Università di Milano. Anche B.D. Gehm, della Northwestern University di Chicago, ha studiato la potenziale attività estrogenica di questo componente del
vino; quello rosso sembra essere più estrogenico del bourbon e della birra, che contengono altri fitoestrogeni, ma non il resveratrolo. Dunque alle tre principali classi di fitoestrogeni, gli isoflavoni, i
cumenstani e i lignani, si è aggiunto il resveratrolo, inserito fra le categorie minori.
Le correnti informazioni sul ruolo dei fitoestrogeni nella dieta umana sono ancora scarse. E' stato
utile osservare il comportamento dei macrobiotici e di altri vegetariani, come gli Avventisti del 7°
Giorno, che a causa dell'abbondante uso di ortaggi e legumi ricchi di fitoestrogeni, presentano
un’elevatissima escrezione di lignani. Un altro osservatorio interessante è stato quello dei popoli
asiatici, come il giapponese o quelli di Taiwan e della Corea, i quali consumano da 20 a 150 mg/dì
di isoflavoni, contenuti mediamente in 40 g di tofu e miso. Sappiamo con certezza, da scambi con
colleghi giapponesi, che le donne nipponiche hanno una bassa frequenza di vampate cutanee, che
sembra siano da mettere in relazione con il consumo di fitoestrogeni post-menopausale. Anche in
Italia è stato evidenziato che certi fitoestrogeni alimentari, tipo il trans-resveratrolo, producono un
effetto estrogenico nella donna in menopausa, in particolare sulla citologia vaginale e sulla riduzione delle vampate cutanee.
La supplementazione quotidiana di fitoestrogeni può dare dunque benefici alle donne, alleviando i
sintomi post-menopausali. L’osteoporosi, problema fortemente legato alla menopausa, è correlata
a molteplici fattori: l’invecchiamento, la deficienza ormonale e la dieta. I fitoestrogeni alimentari,
come il trans-resveratrolo del vino, prevengono significative riduzioni dell’osso in ratti di sesso
femminile privati delle ovaie. Un campione di donne in periodo post-menopausale, scelte in maniera randomizzata, assumendo 100 mcg di trans-resveratrolo al giorno (dose equivalente a un bicchiere e mezzo a pranzo e a cena) per sei mesi, ha mostrato un sensibile aumento della densità
dell’osso.
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Questo studio amplia lo spettro delle azioni benefiche derivanti dall’assunzione di vino, soprattutto
rosso, attribuibili solamente ad un uso moderato e solamente durante i pasti. Il vino infatti non è
un farmaco, ma un alimento che, se assunto con regolarità, dopo un certo periodo inizia a dare
una protezione, grazie ai suoi componenti non-alcol.
Ricordiamo che il vino non è una bevanda. Chi scrive infatti ha sempre affermato che “si beve
l’acqua e si gusta il vino”, usando la prima per dissetarsi e il vino per accontentare il palato.
Giorgio Calabrese
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