Alexis de Tocqueville La Democrazia in America 1840
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Alexis de Tocqueville La Democrazia in America 1840
Politica Alexis de Tocqueville La Democrazia in America 1840 PERCHÉ LEGGERE QUESTO LIBRO In questo importante classico Alexis de Tocqueville ci offre un resoconto del suo viaggio negli Stati Uniti avvenuto fra l’aprile del 1831 e il marzo del 1832, nel quale traccia un quadro molto preciso e articolato di quelli che sono i costumi e le leggi della democrazia americana allora in fasce. Lungi da essere uno strenuo difensore della democrazia, Tocqueville comprese bene quanto essa potesse degenerare in una tirannia della maggioranza che non lascia spazio alcuno a chi è fuori da essa. Ma la Democrazia in America è soprattutto un’opera nella quale Tocqueville profetizza in qualche modo gli scenari che faranno da sfondo alle democrazie moderne, caratterizzate da una crescente affermazione dello spirito egualitario, dalla mediocrità dei desideri e dei costumi, e da un aumento costante e spontaneo del dispotismo statale. In poche parole, la democrazia odierna vista con l’occhio lungo di un aristocratico della prima metà dell’Ottocento. 2 PUNTI CHIAVE La passione per l’uguaglianza è contagiosa e permea l’intera società. La tirannia della maggioranza è un pericolo per le nazioni democratiche. Gli effetti della tirannia della maggioranza influenzano i costumi. La libertà di associazione è un freno alla tirannia della maggioranza. La religione contribuisce alla conservazione della repubblica democratica. La religione conserva la sua autorevolezza se non si immischia delle dispute politiche. I popoli democratici manifestano un amore più ardente e durevole per l’uguaglianza che non per la libertà. Gli americani preferiscono le professioni industriali agli impieghi pubblici. Man mano che le condizioni si eguagliano i costumi si ingentiliscono. I sentimenti dei popoli democratici favoriscono le idee inclini all’accentramento del potere. RIASSUNTO La rivoluzione democratica in Francia e negli Stati Uniti Una grande rivoluzione democratica si va operando e, dopo aver distrutto la feudalità e vinto i re, difficilmente si arresterà di fronte a ricchi e borghesi. Pur avendo fatto rapidi progressi, in Francia la democrazia è stata abbandonata ai suoi istinti selvaggi. Adorata come l’immagine della forza, la rivoluzione democratica ha sconvolto la società senza che si operasse nelle leggi, nelle idee, nelle abitudini e nei costumi il cambiamento necessario per renderla utile. I francesi hanno la democrazia senza tutto ciò che dovrebbe attenuarne i vizi e favorirne i vantaggi; e alla vista dei mali da essa prodotti non si rendono conto dei beni che può loro dare. Pertanto, la democrazia ha rovesciato e distrutto tutto quello che trovava sul suo passaggio, camminando in mezzo al disordine e all’agitazione della lotta. TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 3 L’America, invece, ha visto i risultati della rivoluzione democratica senza avere avuto la rivoluzione stessa. Gli emigranti che vennero a stabilirsi in America all’inizio del secolo XVII liberarono il principio della democrazia da tutte quelle forze contro cui lottava nelle vecchie società europee, trapiantandolo sulle coste del nuovo mondo, così che crescesse liberamente e si sviluppasse pacificamente nelle leggi. L’importanza della legge sulle successioni Fra gli emigranti che vennero a stabilirsi sulle coste della Nuova Inghilterra regnava una grandissima uguaglianza, ma fu la legge sulle successioni che le fece fare l’ultimo passo. Alla morte di ogni proprietario i beni si frazionano senza tregua in porzioni più piccole. Ma la legge sulla eguale divisione delle eredità non esercita la sua influenza solo sulla sorte dei patrimoni, bensì agisce sull’animo e sulle passioni dei proprietari. Sono i suoi effetti indiretti che distruggono rapidamente le grandi fortune, le grandi proprietà fondiarie e l’intimo legame esistente fra lo spirito famigliare e la conservazione della terra. Accentramento, aristocrazia e democrazia In Europa i partigiani dell’accentramento sostengono che il potere centrale amministra meglio le località di quanto queste potrebbero fare da sole. Un potere centrale, per quanto lo si possa immaginare civile e sapiente, non può abbracciare da solo tutti i particolari della vita di un gran popolo, perché un simile lavoro eccede le forze umane. Pertanto, l’individuo è il migliore e il solo giudice del suo interesse particolare, e la società ha il diritto di regolare le sue azioni solo quando si sente lesa da lui, o quando ha bisogno del suo aiuto. Nei governi aristocratici gli uomini che dirigono gli affari sono ricchi e desiderano soltanto il potere. Nelle democrazie gli uomini di stato sono poveri e devono fare la loro fortuna. È inutile dire che le passioni disoneste si trovano in tutti i ceti, poiché nella corruzione di quelli che giungono al potere per caso vi è qualcosa di grossolano e di volgare che la TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 4 rende contagiosa per la folla, mentre invece la depravazione dei grandi signori ha un certo raffinamento aristocratico e un’aria di grandezza che spesso impedisce che essa si comunichi. Ma il vantaggio reale della democrazia non è quello di favorire la prosperità di tutti, ma soltanto quello di servire al benessere della maggioranza. Democrazia e tirannia della maggioranza L’essenza dei governi democratici è nel dominio assoluto della maggioranza, poiché fuori da essa nelle democrazie non vi è nulla che possa resistere. L’imperio morale della maggioranza si fonda su due principi: che gli interessi del maggior numero devono essere preferiti a quelli del piccolo; che vi sia più saggezza e acume in molti uomini riuniti che in uno solo, nel numero piuttosto che sulla qualità dei legislatori. È la teoria dell’uguaglianza applicata alle intelligenze. È empia e detestabile la massima secondo cui in materia di governo la maggioranza di un popolo ha il diritto di far tutto. Cos’è mai la maggioranza, presa in corpo, se non un individuo che ha opinioni e spesso interessi contrari a un altro individuo che si chiama minoranza? Ora, se voi ammettete che un uomo fornito di tutto il potere può abusarne contro i suoi avversari, perché non ammettete ciò anche per la maggioranza? Gli uomini, riunendosi, mutano forse carattere? Divenendo più forti, divengono anche più pazienti di fronte agli ostacoli? Il potere di fare tutto, che si rifiuta a un uomo solo, non può essere accordato a parecchi. La libertà è in pericolo quando questo potere non trova innanzi a sé nessun ostacolo che possa rallentare il suo cammino, dandogli il tempo di moderarsi. L’onnipotenza in sé è una cosa cattiva e pericolosa e il suo esercizio è superiore alle forze dell’uomo. Ad accordare il diritto o la facoltà di fare tutto a una qualsiasi potenza si dà vita al germe della tirannide. Al governo democratico, com’è stato organizzato negli Stati Uniti, non va rimproverata la debolezza, ma la sua forza irresistibile e la scarsa garanzia che vi è contro la tirannide. TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 5 Libertà e spirito di associazione Negli Stati Uniti ci si associa per scopi di sicurezza pubblica, di commercio e di industria, di morale e di religione. Nulla vi è che la volontà umana disperi di raggiungere con l’azione libera del potere collettivo degli individui. Gran parte degli europei vede ancora nell’associazione un’arma di guerra da sperimentare sul campo di battaglia. Negli Stati Uniti i cittadini che formano la minoranza si riuniscono in primo luogo per constatare il loro numero e indebolire cosi l’imperio morale della maggioranza, in secondo luogo per discutere e scoprire così gli argomenti più atti a fare impressione sulla maggioranza, poiché essi hanno sempre la speranza di attirare a sé quest’ultima per poi impadronirsi del potere in suo nome. Indipendenza di spirito e democrazia Il pensiero è un potere invisibile e quasi inafferrabile, che si prende gioco di ogni tirannide. I sovrani più assoluti d’Europa non saprebbero impedire ad alcuni pensieri ostili alla loro autorità di circolare sordamente nei loro stati e fino in fondo alle loro corti. Non è lo stesso in America, dove regna una minore indipendenza di spirito e una minore libertà di discussione, poiché la maggioranza traccia un cerchio formidabile intorno al pensiero. All’interno di quei limiti lo scrittore è libero, ma guai a lui se osa sorpassarli. Sotto il governo assoluto di uno solo, il dispotismo, per arrivare all’anima, colpiva grossolanamente il corpo, mentre l’anima, sfuggendo a quei colpi, si elevava gloriosa sopra di esso. Ma nelle repubbliche democratiche la tirannide non si cura del corpo e va diretta all’anima. Religione e libertà in epoca democratica Finché una religione si appoggia sulla consolazione di tutte le miserie, può attirare a sé il cuore del genere umano, ma quando è mescolata alle amare passioni di questo mondo, è costretta talvolta a difendere alleati procurati dall’interesse più che dall’amore e a respingere come avversari uomini che spesso l’amano ancora. Fintanto che una religione TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 6 trarrà la sua forza dai sentimenti, dagli istinti e dalle passioni che si vedono riprodurre allo stesso modo in tutte le epoche, può sfidare il tempo, ma quando vuole appoggiarsi agli interessi mondani, diviene fragile come tutte le potenze terrene. In America la religione è forse meno potente di quel che non è stata in certe epoche e presso certi popoli, ma ha un’influenza più duratura. Una volta scomparsa la religione, il dubbio si impadronisce delle parti più elevate dell’intelligenza e semiparalizza tutte le altre. Ognuno si abitua ad avere nozioni confuse e mutevoli sulle materie che più interessano se stesso e i suoi simili, difende male le proprie opinioni e le abbandona. Un simile stato di cose indebolisce le anime, attenta al vigore della volontà e prepara i cittadini alla servitù. Quando non esiste più autorità in materia di religione come in materia politica, gli uomini si spaventano di fronte a questa indipendenza illimitata. Questa perpetua agitazione li inquieta e li stanca. Poiché tutto si agita nel mondo dell’intelligenza, essi vogliono almeno che tutto sia fermo e stabile nell’ordine materiale e, non potendo riprendere l’antica fede, si danno un padrone. L’uomo non può sopportare insieme una completa indipendenza religiosa e un’intera libertà politica e se egli non ha fede, bisogna che serva e, se è libero, che creda. L’uguaglianza, tende a isolare gli uomini gli uni dagli altri e spinge ognuno di essi a occuparsi solo di sé, aprendo la loro anima a un amore smisurato per i piaceri materiali. I popoli religiosi sono, dunque, forti precisamente nel punto in cui i popoli democratici sono deboli; il che mostra quanto sia importante che gli uomini conservino la propria religione quando diventano eguali. Perché la democrazia è il sistema politico più pratico Se venisse a stabilirsi di nuovo presso i popoli democratici d’Europa, il potere assoluto prenderebbe una forma nuova e si mostrerebbe sotto un aspetto ignoto ai nostri padri. In Europa vi fu un tempo in cui la legge e il consenso del popolo avevano rivestito i re di un potere quasi illimitato di cui essi però non si servivano quasi mai. La religione, l’amore dei sudditi, la bontà del principe, l’onore, lo spirito di famiglia, il costume e l’opinione TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 7 pubblica limitavano il potere dei re e chiudevano in un cerchio ristretto la loro autorità. Allora la costituzione dei popoli era dispotica e i loro costumi liberi. Lunghe rivoluzioni hanno ormai distrutto il rispetto che circondava i capi dello stato. Lo sviluppo graduale delle istituzioni e dei costumi democratici può essere considerato il solo mezzo che ci resta per essere liberi. Anche diffidando del governo democratico, occorre persuadersi ad adottarlo come il più pratico e il più onesto rimedio che si possa opporre ai mali presenti della società. È difficile far partecipare il popolo al governo, ma è più difficile ancora dargli l’esperienza e i sentimenti che gli mancano per ben governare. Le volontà della democrazia sono mutevoli, i suoi agenti grossolani, le sue leggi imperfette; ma è sempre meglio lasciarsi livellare dalla libertà piuttosto che da un despota. Il problema razziale Gli indiani moriranno nell’isolamento in cui hanno sempre vissuto, ma il destino dei negri è legato a quello degli europei. Il cristianesimo aveva distrutto la schiavitù, i cristiani del secolo XVI l’hanno ristabilita, seppure ristretta a una sola delle razze umane. Presso gli antichi lo schiavo apparteneva alla stessa razza del padrone e spesso gli era superiore per educazione e per cultura e la libertà sola separava i due. Gli antichi avevano dunque un mezzo molto semplice per liberarsi della schiavitù e delle sue conseguenze: l’affrancamento. La legge può distruggere la schiavitù, ma solo Dio può farne sparire le tracce. I moderni, dopo aver abolito la schiavitù, dovranno distruggere tre pregiudizi assai più inafferrabili e tenaci di essa: il pregiudizio del padrone, il pregiudizio di razza e il pregiudizio del bianco. Il pregiudizio di razza sembra più forte negli stati che hanno abolito la schiavitù che in quelli in cui esiste ancora, e in nessun luogo si mostra così intollerante come negli stati in cui la schiavitù non è mai penetrata. Negli Stati Uniti il pregiudizio che respinge i negri cresce via via che questi cessano di essere schiavi e l’ineguaglianza pesa nei costumi via via che scompare nelle leggi. Ma allora, perché gli americani hanno abolito la schiavitù nel TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 8 Nord dell’Unione e perché la conservano nel Sud aggravandone i rigori? Evidentemente, non è nell’interesse dei negri ma in quello dei bianchi che si distrugge la schiavitù negli Stati Uniti. Democrazia e opinione pubblica A mano a mano che i cittadini divengono tra loro più eguali e somiglianti, aumenta la disposizione a credere nella massa, mentre l’opinione comune li guida sempre più. Presso i popoli democratici, l’opinione comune non solo è l’unica guida rimasta alla ragione individuale, ma ha anche acquisito un potere infinitamente più grande rispetto a prima. Inoltre, l’onnipotenza della maggioranza aumenta effettivamente negli Stati Uniti l’influenza dell’opinione pubblica sullo spirito del cittadino, ma non è essa a fondarlo. Le fonti di questa influenza devono essere cercate nell’eguaglianza stessa, che rende l’uomo indipendente da ogni concittadino e lo abbandona isolato e senza difesa all’azione della maggioranza. Presso i popoli democratici, il pubblico non diffonde le sue credenze con la persuasione, ma le impone e le fa penetrare nelle anime per mezzo di un’immensa pressione dello spirito di tutti sull’intelligenza di ognuno. Negli Stati uniti la maggioranza si incarica di fornire agli individui una quantità di opinioni già fatte e li solleva dall’obbligo di formarsene di proprie. Infatti, non vi è nulla di più familiare all’uomo che riconoscere una saggezza superiore in colui che l’opprime. Lo spirito scientifico nella democrazia americana In America viene coltivata la parte puramente pratica delle scienze e della parte teorica ci si occupa solo se necessaria all’applicazione. Come tutti i popoli democratici gli americani dimostrano, a tal riguardo, uno spirito sempre libero, originale e fecondo, ma non vi è quasi nessuno negli Stati Uniti che si dedichi alla parte essenzialmente teorica e astratta delle conoscenze umane. TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 9 Le istituzioni democratiche portano la maggior parte degli uomini ad agire costantemente e l’uomo che agisce è costretto a contentarsi spesso dell’approssimativo, perché non arriverebbe mai al termine del suo disegno se volesse perfezionare ogni particolare. Gli è necessario appoggiarsi continuamente a idee che non ha avuto il tempo di approfondire, perché lo aiuta molto di più l’opportunità dell’idea di cui si serve, che il suo rigore. Non è con lunghe e sapienti dimostrazioni che si guida il mondo. La vista rapida di un fatto particolare e l’abilità di sapersene impadronire decidono di tutti gli affari. Questa opinione pubblica influisce sul giudizio degli uomini che coltivano le scienze, persuadendoli che possono riuscirvi senza meditazione o allontanandoli da quelle scienze che la richiedono. Per spiriti così disposti, ogni metodo nuovo che porti per un cammino più breve alla ricchezza, ogni macchina che abbrevi il lavoro, ogni strumento che diminuisca le spese di produzione, ogni scoperta che faciliti i piaceri e li aumenti, sembra il più magnifico sforzo dell’intelligenza umana. Libertà e uguaglianza Il gusto che gli uomini provano per la libertà e ciò che sentono per l’uguaglianza sono due cose distinte. La passione principale che agita questi secoli è l’uguaglianza delle condizioni. I mali portati dalla libertà sono spesso immediati, visibili, e tutti, più o meno, ne risentono. I mali che può produrre l’uguaglianza non si manifestano che a poco a poco: si insinuano gradualmente nell’organismo sociale, e non li si scorge che alla lontana; quando poi diventano più violenti, l’abitudine ha già fatto si che non li si senta più. I beni procurati dalla libertà non appaiono che a lungo andare ed è facile misconoscere la causa da cui provengono. I vantaggi dell’uguaglianza si fanno sentire sin dal primo istante e se ne vedono gli effetti quotidianamente. Tutti gli uomini e tutti i poteri che vorranno lottare contro questa forza irresistibile, saranno da essa rovesciati e distrutti. Ai nostri giorni la libertà non può stabilirsi senza il suo appoggio e anche il dispotismo non potrebbe regnare senza di essa. TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 10 Aristocrazia industriale Via via che il principio della divisione del lavoro riceve un’applicazione più completa, l’operaio diviene più debole e dipendente e l’industria fa progressi. Mentre l’operaio è costretto sempre più a limitarsi allo studio di un solo particolare, il padrone allarga ogni giorno il suo sguardo su di un complesso più vasto. Padrone e operaio differiscono fra loro come gli anelli estremi di una lunga catena. L’uno è alla dipendenza continua, stretta e necessaria dell’altro e sembra nato per obbedire, come questo per comandare. Come accadeva nelle società aristocratiche, anche nelle industrie che popolano la democrazia del nostro tempo ci sono pochi uomini ricchissimi e una moltitudine di miserabili con pochi mezzi per cambiare la loro condizione. Benché vi siano dei ricchi non esiste una classe di ricchi, poiché questi non hanno spirito, né scopi, né tradizioni comuni. Vi sono dei membri, ma non un corpo. L’aristocrazia terriera dei secoli andati era obbligata dalla legge, o si riteneva obbligata dai costumi, a soccorrere i propri servi e alleviarne le miserie; l’aristocrazia industriale dei nostri giorni, dopo avere impoverito e abbruttito gli uomini di cui si serve, li abbandona in tempo di crisi alla carità pubblica. Le grandi ambizioni sono rare Le grandi ambizioni sono più rare nei secoli democratici che nei tempi di aristocrazia e hanno un’altra fisionomia. Nelle nazioni democratiche alberga una quantità di piccole ambizioni sensate, in mezzo alle quali si slanciano di tanto in tanto alcuni desideri sregolati. Gli ambiziosi delle democrazie si preoccupano meno degli interessi degli altri e dei giudizi dell’avvenire, poiché sono completamente assorbiti dal momento attuale. Preferiscono condurre a termine molte imprese più che elevare pochi monumenti duraturi; amano il successo più che la gloria. Nelle società democratiche i desideri sono più mediocri che audaci; il vero pericolo è che, in mezzo alle piccole incessanti occupazioni della vita privata, l’ambizione perda il suo slancio e la sua grandezza. TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 11 Nelle democrazia e si affievolisce lo spirito rivoluzionario Nelle società democratiche la maggioranza dei cittadini non vede cosa potrebbe guadagnare da una rivoluzione e sente cosa potrebbe perdervi. Se l’eguaglianza delle condizioni ispira a ogni uomo un desiderio ardente e costante di aumentare il suo benessere, nulla è più contrario a queste cose alle passioni rivoluzionarie. Del resto, nulla come i costumi commerciali si oppone ai costumi rivoluzionari. Il commercio è naturalmente nemico delle passioni violente, ama la moderazione, fugge la collera e ricorre ai mezzi estremi solo quando vi è costretto. Qualunque sia la professione che ogni uomo abbraccia, lo vedrete preoccupato solamente del suo benessere; non parlategli, quindi, degli interessi e dei diritti del genere umano; quella piccola impresa domestica assorbe per il momento tutti i suoi pensieri e gli fa desiderare di rimandare a un momento migliore le agitazioni pubbliche. Democrazia e dispotismo Il dispotismo vede nell’isolamento degli uomini un pegno sicuro di durata e in genere adopera ogni cura per isolarli. Nessun vizio del cuore umano lo diletta quanto l’egoismo. Un despota perdona facilmente ai governati di non amarlo, purché essi non si amino tra loro. Egli non domanda loro di aiutarlo a dirigere lo stato, perché gli basta che essi non pretendano di farlo da sé. I vizi che il dispotismo fa nascere sono esattamente quelli che l’eguaglianza favorisce. L’eguaglianza mette gli uomini gli uni accanto agli altri senza un legame comune che li trattenga. Il dispotismo eleva barriere fra loro e li divide. Quella li dispone a non pensare ai loro simili; questo fa dell’indifferenza una virtù pubblica. Il dispotismo, pericoloso in ogni tempo, è dunque particolarmente temibile nei secoli democratici. L’eguaglianza ha preparato e disposto gli uomini a sopportare il dispotismo fino a considerarlo un beneficio. Così, dopo aver preso di volta in volta nelle sue mani potenti ogni individuo e averlo plasmato a suo modo, il sovrano estende il suo braccio sull’intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose e TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 12 uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi e industriosi, della quale il governo è il pastore. Questa specie di servitù regolata e tranquilla può combinarsi meglio di quanto si immagini con qualsiasi forma esteriore della libertà e non è impossibile che si stabilisca anche all’ombra della sovranità del popolo. CITAZIONI RILEVANTI L’importanza della libertà comunale «Il comune è l’unica associazione che possa dirsi naturale. Ovunque gli uomini si riuniscono si forma un comune. La società comunale esiste presso tutti i popoli, quali che ne siano le usanze e le leggi. Essa nasce per forza propria e si consolida solo grazie all’azione delle leggi, dei costumi, delle circostanze e, soprattutto, del tempo. Pertanto, proprio nel comune risiede la forza dei popoli liberi. Senza istituzioni comunali una nazione può darsi un governo libero, ma non ha ancora lo spirito della libertà. Togliete la forza e l’indipendenza al comune e non vi troverete più dei cittadini ma dei semplici amministrati» (p. 70). Aristocrazia e democrazia «Quando i re vedono il cuore dei popoli che viene innanzi a loro, sono clementi perché si sentono forti e curano l’amore dei loro soggetti perché l’amore dei soggetti è l’appoggio del trono. Si stabilisce allora fra principe e popolo uno scambio di sentimenti la cui dolcezza ricorda l’amore familiare. Ma ai giorni nostri, quando tutte le classi si confondono e l’individuo scompare sempre di più nella folla e si perde facilmente nella comune oscurità; oggi che l’onore monarchico ha perduto quasi tutto il suo potere senza essere sostituito dalla virtù; oggi che l’uomo non è più sostenuto da nulla al di sopra di sé, TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 13 chi può dire dove si fermeranno le esigenze del potere e la condiscendenza della debolezza? Quale resistenza possono offrire dei costumi che si sono tante volte piegati?» (p. 312-313). La fine della schiavitù «In quasi tutti gli stati in cui la schiavitù è abolita si sono concessi ai negri i diritti elettorali, ma se uno di loro si presenta per votare rischia la vita. se viene oppresso può querelare, ma trova solo bianchi fra i suoi giudici. La legge gli apre il banco dei giurati, mail pregiudizio lo respinge. I suoi figli sono esclusi dalle scuole frequentate dai bianchi; nei teatri egli non può, anche a prezzo d’oro, sperare di sedersi vicino a colui che fu suo padrone; negli ospedali giace a parte. Nel Sud, dove la schiavitù esiste ancora, i negri sono tenuti accuratamente da parte; ma le abitudini sono più miti e tolleranti. Nel Nord il bianco non scorge più distintamente la barriera che lo deve separare da una razza avvilita, e tanto più si allontana dal negro quanto più teme di confondersi un giorno con lui» (p 339-340). Associazione e potere politico «Un popolo presso il quale i singoli perdessero il potere di fare isolatamente grandi cose senza acquistare la facoltà di produrle in comune, ricadrebbe presto nelle barbarie. Molti contemporanei non si preoccupano affatto di ciò e credono che, via via che i cittadini divengono deboli e incapaci, occorra rendere il governo più abile e attivo. Dicendo questo, credono di avere risposto a tutto, ma sbagliano. Più il governo si metterà al posto delle associazioni e più i singoli, perdendo l’idea di associarsi, sentiranno il bisogno che esso venga in loro aiuto. L’amministrazione pubblica finirà, allora, per dirigere tutte le industrie alle quali un cittadino isolato non può bastare? La morale e l’intelligenza di un popolo democratico non correrebbero minore pericolo della sua economia se il governo prendesse ovunque il posto delle associazioni» (p.524-525). Dispotismo democratico «Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 14 tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. E’ assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all’autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrimediabilmente nell’infanzia, ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l’unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere?» (p-732-733). L’AUTORE Alexis-Charles-Henry de Clérel de Tocqueville è nato a Parigi, in Francia, il 29 luglio 1805. Appartenente a una famiglia aristocratica di fede monarchica e legittimista, i genitori evitarono la ghigliottina grazie alla caduta di Robespierre. Con il trasferimento del padre a Metz in qualità di prefetto nel 1820, Alexis si iscrive al collegio di quella città. In seguito alla la lettura degli illuministi del Settecento si allontana dai valori in cui era cresciuto, prendendo atto del tramonto dell’aristocrazia e dell’avvento della democrazia liberale. Negli anni 1823-1826 frequenta a Parigi i corsi di giurisprudenza a Parigi e prende la laurea in diritto. Nel 1827 viene nominato uditore presso il tribunale di Versailles e nel 1829 frequenta con Baumont, alla Sorbona, le lezioni sulla storia della civiltà europea e francese di Guizot. Sempre con Beaumont, nel 1831 salpa da Le Havre per intraprendere il viaggio negli Stati Uniti, tornato dal quale darà alle stampe nel 1835 La Democrazia in TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu 15 America con l’editore Gosselin. Sempre nello stesso anno, vengono pubblicate le Mémoires sur le paupérisme, una critica a sprechi e torti dell’assistenzialismo, che completerà nel 1838. Nel 1839 diventa deputato e nel 1840 esce la seconda parte della Democrazia in America. Nel 1851 è impegnato nella commissione parlamentare per la revisione della costituzione e nel 1856 dà alle stampe L’Antico Regime e la Rivoluzione. Il 16 aprile del 1859 muore nel conforto della religione e il 10 maggio dello stesso anno viene sepolto nel cimitero di Tocqueville. NOTA BIBLIOGRAFICA Alexis de Tocqueville, La Democrazia in America, Rizzoli, Milano, 1997, p. 790. Titolo originale: De la Démocratie en Amérique TOCQUEVILLE - La democrazia in America www.tramedoro.eu