Alexis de Tocqueville La Democrazia in America 1840

Transcript

Alexis de Tocqueville La Democrazia in America 1840
Politica
Alexis de Tocqueville
La Democrazia in America
1840
PERCHÉ LEGGERE QUESTO LIBRO
In questo importante classico Alexis de Tocqueville ci offre un resoconto del suo viaggio
negli Stati Uniti avvenuto fra l’aprile del 1831 e il marzo del 1832, nel quale traccia un
quadro molto preciso e articolato di quelli che sono i costumi e le leggi della democrazia
americana allora in fasce. Lungi da essere uno strenuo difensore della democrazia,
Tocqueville comprese bene quanto essa potesse degenerare in una tirannia della
maggioranza che non lascia spazio alcuno a chi è fuori da essa. Ma la Democrazia in
America è soprattutto un’opera nella quale Tocqueville profetizza in qualche modo gli
scenari che faranno da sfondo alle democrazie moderne, caratterizzate da una crescente
affermazione dello spirito egualitario, dalla mediocrità dei desideri e dei costumi, e da un
aumento costante e spontaneo del dispotismo statale. In poche parole, la democrazia
odierna vista con l’occhio lungo di un aristocratico della prima metà dell’Ottocento.
2
PUNTI CHIAVE
 La passione per l’uguaglianza è contagiosa e permea l’intera società.
 La tirannia della maggioranza è un pericolo per le nazioni democratiche.
 Gli effetti della tirannia della maggioranza influenzano i costumi.
 La libertà di associazione è un freno alla tirannia della maggioranza.
 La religione contribuisce alla conservazione della repubblica democratica.
 La religione conserva la sua autorevolezza se non si immischia delle dispute
politiche.
 I popoli democratici manifestano un amore più ardente e durevole per
l’uguaglianza che non per la libertà.
 Gli americani preferiscono le professioni industriali agli impieghi pubblici.
 Man mano che le condizioni si eguagliano i costumi si ingentiliscono.
 I sentimenti dei popoli democratici favoriscono le idee inclini all’accentramento
del potere.
RIASSUNTO
La rivoluzione democratica in Francia e negli Stati Uniti
Una grande rivoluzione democratica si va operando e, dopo aver distrutto la feudalità e
vinto i re, difficilmente si arresterà di fronte a ricchi e borghesi. Pur avendo fatto rapidi
progressi, in Francia la democrazia è stata abbandonata ai suoi istinti selvaggi. Adorata
come l’immagine della forza, la rivoluzione democratica ha sconvolto la società senza che
si operasse nelle leggi, nelle idee, nelle abitudini e nei costumi il cambiamento necessario
per renderla utile. I francesi hanno la democrazia senza tutto ciò che dovrebbe
attenuarne i vizi e favorirne i vantaggi; e alla vista dei mali da essa prodotti non si
rendono conto dei beni che può loro dare. Pertanto, la democrazia ha rovesciato e
distrutto tutto quello che trovava sul suo passaggio, camminando in mezzo al disordine e
all’agitazione della lotta.
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
3
L’America, invece, ha visto i risultati della rivoluzione democratica senza avere avuto la
rivoluzione stessa. Gli emigranti che vennero a stabilirsi in America all’inizio del secolo
XVII liberarono il principio della democrazia da tutte quelle forze contro cui lottava nelle
vecchie società europee, trapiantandolo sulle coste del nuovo mondo, così che crescesse
liberamente e si sviluppasse pacificamente nelle leggi.
L’importanza della legge sulle successioni
Fra gli emigranti che vennero a stabilirsi sulle coste della Nuova Inghilterra regnava una
grandissima uguaglianza, ma fu la legge sulle successioni che le fece fare l’ultimo passo.
Alla morte di ogni proprietario i beni si frazionano senza tregua in porzioni più piccole. Ma
la legge sulla eguale divisione delle eredità non esercita la sua influenza solo sulla sorte
dei patrimoni, bensì agisce sull’animo e sulle passioni dei proprietari. Sono i suoi effetti
indiretti che distruggono rapidamente le grandi fortune, le grandi proprietà fondiarie e
l’intimo legame esistente fra lo spirito famigliare e la conservazione della terra.
Accentramento, aristocrazia e democrazia
In Europa i partigiani dell’accentramento sostengono che il potere centrale amministra
meglio le località di quanto queste potrebbero fare da sole. Un potere centrale, per
quanto lo si possa immaginare civile e sapiente, non può abbracciare da solo tutti i
particolari della vita di un gran popolo, perché un simile lavoro eccede le forze umane.
Pertanto, l’individuo è il migliore e il solo giudice del suo interesse particolare, e la società
ha il diritto di regolare le sue azioni solo quando si sente lesa da lui, o quando ha bisogno
del suo aiuto.
Nei governi aristocratici gli uomini che dirigono gli affari sono ricchi e desiderano soltanto
il potere. Nelle democrazie gli uomini di stato sono poveri e devono fare la loro fortuna. È
inutile dire che le passioni disoneste si trovano in tutti i ceti, poiché nella corruzione di
quelli che giungono al potere per caso vi è qualcosa di grossolano e di volgare che la
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
4
rende contagiosa per la folla, mentre invece la depravazione dei grandi signori ha
un certo raffinamento aristocratico e un’aria di grandezza che spesso impedisce che essa
si comunichi. Ma il vantaggio reale della democrazia non è quello di favorire la prosperità
di tutti, ma soltanto quello di servire al benessere della maggioranza.
Democrazia e tirannia della maggioranza
L’essenza dei governi democratici è nel dominio assoluto della maggioranza, poiché fuori
da essa nelle democrazie non vi è nulla che possa resistere. L’imperio morale della
maggioranza si fonda su due principi: che gli interessi del maggior numero devono essere
preferiti a quelli del piccolo; che vi sia più saggezza e acume in molti uomini riuniti che in
uno solo, nel numero piuttosto che sulla qualità dei legislatori. È la teoria dell’uguaglianza
applicata alle intelligenze.
È empia e detestabile la massima secondo cui in materia di governo la maggioranza di un
popolo ha il diritto di far tutto. Cos’è mai la maggioranza, presa in corpo, se non un
individuo che ha opinioni e spesso interessi contrari a un altro individuo che si chiama
minoranza? Ora, se voi ammettete che un uomo fornito di tutto il potere può abusarne
contro i suoi avversari, perché non ammettete ciò anche per la maggioranza? Gli uomini,
riunendosi, mutano forse carattere? Divenendo più forti, divengono anche più pazienti di
fronte agli ostacoli?
Il potere di fare tutto, che si rifiuta a un uomo solo, non può essere accordato a parecchi.
La libertà è in pericolo quando questo potere non trova innanzi a sé nessun ostacolo che
possa rallentare il suo cammino, dandogli il tempo di moderarsi. L’onnipotenza in sé è
una cosa cattiva e pericolosa e il suo esercizio è superiore alle forze dell’uomo. Ad
accordare il diritto o la facoltà di fare tutto a una qualsiasi potenza si dà vita al germe
della tirannide. Al governo democratico, com’è stato organizzato negli Stati Uniti, non va
rimproverata la debolezza, ma la sua forza irresistibile e la scarsa garanzia che vi è contro
la tirannide.
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
5
Libertà e spirito di associazione
Negli Stati Uniti ci si associa per scopi di sicurezza pubblica, di commercio e di industria, di
morale e di religione. Nulla vi è che la volontà umana disperi di raggiungere con l’azione
libera del potere collettivo degli individui. Gran parte degli europei vede ancora
nell’associazione un’arma di guerra da sperimentare sul campo di battaglia. Negli Stati
Uniti i cittadini che formano la minoranza si riuniscono in primo luogo per constatare il
loro numero e indebolire cosi l’imperio morale della maggioranza, in secondo luogo per
discutere e scoprire così gli argomenti più atti a fare impressione sulla maggioranza,
poiché essi hanno sempre la speranza di attirare a sé quest’ultima per poi impadronirsi
del potere in suo nome.
Indipendenza di spirito e democrazia
Il pensiero è un potere invisibile e quasi inafferrabile, che si prende gioco di ogni
tirannide. I sovrani più assoluti d’Europa non saprebbero impedire ad alcuni pensieri ostili
alla loro autorità di circolare sordamente nei loro stati e fino in fondo alle loro corti. Non
è lo stesso in America, dove regna una minore indipendenza di spirito e una minore
libertà di discussione, poiché la maggioranza traccia un cerchio formidabile intorno al
pensiero. All’interno di quei limiti lo scrittore è libero, ma guai a lui se osa sorpassarli.
Sotto il governo assoluto di uno solo, il dispotismo, per arrivare all’anima, colpiva
grossolanamente il corpo, mentre l’anima, sfuggendo a quei colpi, si elevava gloriosa
sopra di esso. Ma nelle repubbliche democratiche la tirannide non si cura del corpo e va
diretta all’anima.
Religione e libertà in epoca democratica
Finché una religione si appoggia sulla consolazione di tutte le miserie, può attirare a sé il
cuore del genere umano, ma quando è mescolata alle amare passioni di questo mondo, è
costretta talvolta a difendere alleati procurati dall’interesse più che dall’amore e a
respingere come avversari uomini che spesso l’amano ancora. Fintanto che una religione
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
6
trarrà la sua forza dai sentimenti, dagli istinti e dalle passioni che si vedono
riprodurre allo stesso modo in tutte le epoche, può sfidare il tempo, ma quando vuole
appoggiarsi agli interessi mondani, diviene fragile come tutte le potenze terrene. In
America la religione è forse meno potente di quel che non è stata in certe epoche e
presso certi popoli, ma ha un’influenza più duratura.
Una volta scomparsa la religione, il dubbio si impadronisce delle parti più elevate
dell’intelligenza e semiparalizza tutte le altre. Ognuno si abitua ad avere nozioni confuse e
mutevoli sulle materie che più interessano se stesso e i suoi simili, difende male le proprie
opinioni e le abbandona. Un simile stato di cose indebolisce le anime, attenta al vigore
della volontà e prepara i cittadini alla servitù. Quando non esiste più autorità in materia di
religione come in materia politica, gli uomini si spaventano di fronte a questa
indipendenza illimitata. Questa perpetua agitazione li inquieta e li stanca. Poiché tutto si
agita nel mondo dell’intelligenza, essi vogliono almeno che tutto sia fermo e stabile
nell’ordine materiale e, non potendo riprendere l’antica fede, si danno un padrone.
L’uomo non può sopportare insieme una completa indipendenza religiosa e un’intera
libertà politica e se egli non ha fede, bisogna che serva e, se è libero, che creda.
L’uguaglianza, tende a isolare gli uomini gli uni dagli altri e spinge ognuno di essi a
occuparsi solo di sé, aprendo la loro anima a un amore smisurato per i piaceri materiali. I
popoli religiosi sono, dunque, forti precisamente nel punto in cui i popoli democratici
sono deboli; il che mostra quanto sia importante che gli uomini conservino la propria
religione quando diventano eguali.
Perché la democrazia è il sistema politico più pratico
Se venisse a stabilirsi di nuovo presso i popoli democratici d’Europa, il potere assoluto
prenderebbe una forma nuova e si mostrerebbe sotto un aspetto ignoto ai nostri padri. In
Europa vi fu un tempo in cui la legge e il consenso del popolo avevano rivestito i re di un
potere quasi illimitato di cui essi però non si servivano quasi mai. La religione, l’amore dei
sudditi, la bontà del principe, l’onore, lo spirito di famiglia, il costume e l’opinione
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
7
pubblica limitavano il potere dei re e chiudevano in un cerchio ristretto la loro
autorità. Allora la costituzione dei popoli era dispotica e i loro costumi liberi. Lunghe
rivoluzioni hanno ormai distrutto il rispetto che circondava i capi dello stato.
Lo sviluppo graduale delle istituzioni e dei costumi democratici può essere considerato il
solo mezzo che ci resta per essere liberi. Anche diffidando del governo democratico,
occorre persuadersi ad adottarlo come il più pratico e il più onesto rimedio che si possa
opporre ai mali presenti della società. È difficile far partecipare il popolo al governo, ma è
più difficile ancora dargli l’esperienza e i sentimenti che gli mancano per ben governare.
Le volontà della democrazia sono mutevoli, i suoi agenti grossolani, le sue leggi
imperfette; ma è sempre meglio lasciarsi livellare dalla libertà piuttosto che da un
despota.
Il problema razziale
Gli indiani moriranno nell’isolamento in cui hanno sempre vissuto, ma il destino dei negri
è legato a quello degli europei. Il cristianesimo aveva distrutto la schiavitù, i cristiani del
secolo XVI l’hanno ristabilita, seppure ristretta a una sola delle razze umane. Presso gli
antichi lo schiavo apparteneva alla stessa razza del padrone e spesso gli era superiore per
educazione e per cultura e la libertà sola separava i due. Gli antichi avevano dunque un
mezzo molto semplice per liberarsi della schiavitù e delle sue conseguenze:
l’affrancamento.
La legge può distruggere la schiavitù, ma solo Dio può farne sparire le tracce. I moderni,
dopo aver abolito la schiavitù, dovranno distruggere tre pregiudizi assai più inafferrabili e
tenaci di essa: il pregiudizio del padrone, il pregiudizio di razza e il pregiudizio del bianco.
Il pregiudizio di razza sembra più forte negli stati che hanno abolito la schiavitù che in
quelli in cui esiste ancora, e in nessun luogo si mostra così intollerante come negli stati in
cui la schiavitù non è mai penetrata. Negli Stati Uniti il pregiudizio che respinge i negri
cresce via via che questi cessano di essere schiavi e l’ineguaglianza pesa nei costumi via
via che scompare nelle leggi. Ma allora, perché gli americani hanno abolito la schiavitù nel
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
8
Nord dell’Unione e perché la conservano nel Sud aggravandone i rigori?
Evidentemente, non è nell’interesse dei negri ma in quello dei bianchi che si distrugge la
schiavitù negli Stati Uniti.
Democrazia e opinione pubblica
A mano a mano che i cittadini divengono tra loro più eguali e somiglianti, aumenta la
disposizione a credere nella massa, mentre l’opinione comune li guida sempre più. Presso
i popoli democratici, l’opinione comune non solo è l’unica guida rimasta alla ragione
individuale, ma ha anche acquisito un potere infinitamente più grande rispetto a prima.
Inoltre, l’onnipotenza della maggioranza aumenta effettivamente negli Stati Uniti
l’influenza dell’opinione pubblica sullo spirito del cittadino, ma non è essa a fondarlo. Le
fonti di questa influenza devono essere cercate nell’eguaglianza stessa, che rende l’uomo
indipendente da ogni concittadino e lo abbandona isolato e senza difesa all’azione della
maggioranza.
Presso i popoli democratici, il pubblico non diffonde le sue credenze con la persuasione,
ma le impone e le fa penetrare nelle anime per mezzo di un’immensa pressione dello
spirito di tutti sull’intelligenza di ognuno. Negli Stati uniti la maggioranza si incarica di
fornire agli individui una quantità di opinioni già fatte e li solleva dall’obbligo di
formarsene di proprie. Infatti, non vi è nulla di più familiare all’uomo che riconoscere una
saggezza superiore in colui che l’opprime.
Lo spirito scientifico nella democrazia americana
In America viene coltivata la parte puramente pratica delle scienze e della parte teorica ci
si occupa solo se necessaria all’applicazione. Come tutti i popoli democratici gli americani
dimostrano, a tal riguardo, uno spirito sempre libero, originale e fecondo, ma non vi è
quasi nessuno negli Stati Uniti che si dedichi alla parte essenzialmente teorica e astratta
delle conoscenze umane.
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
9
Le istituzioni democratiche portano la maggior parte degli uomini ad agire
costantemente e l’uomo che agisce è costretto a contentarsi spesso dell’approssimativo,
perché non arriverebbe mai al termine del suo disegno se volesse perfezionare ogni
particolare. Gli è necessario appoggiarsi continuamente a idee che non ha avuto il tempo
di approfondire, perché lo aiuta molto di più l’opportunità dell’idea di cui si serve, che il
suo rigore. Non è con lunghe e sapienti dimostrazioni che si guida il mondo. La vista
rapida di un fatto particolare e l’abilità di sapersene impadronire decidono di tutti gli
affari.
Questa opinione pubblica influisce sul giudizio degli uomini che coltivano le scienze,
persuadendoli che possono riuscirvi senza meditazione o allontanandoli da quelle scienze
che la richiedono. Per spiriti così disposti, ogni metodo nuovo che porti per un cammino
più breve alla ricchezza, ogni macchina che abbrevi il lavoro, ogni strumento che
diminuisca le spese di produzione, ogni scoperta che faciliti i piaceri e li aumenti, sembra
il più magnifico sforzo dell’intelligenza umana.
Libertà e uguaglianza
Il gusto che gli uomini provano per la libertà e ciò che sentono per l’uguaglianza sono due
cose distinte. La passione principale che agita questi secoli è l’uguaglianza delle
condizioni. I mali portati dalla libertà sono spesso immediati, visibili, e tutti, più o meno,
ne risentono. I mali che può produrre l’uguaglianza non si manifestano che a poco a poco:
si insinuano gradualmente nell’organismo sociale, e non li si scorge che alla lontana;
quando poi diventano più violenti, l’abitudine ha già fatto si che non li si senta più.
I beni procurati dalla libertà non appaiono che a lungo andare ed è facile misconoscere la
causa da cui provengono. I vantaggi dell’uguaglianza si fanno sentire sin dal primo istante
e se ne vedono gli effetti quotidianamente. Tutti gli uomini e tutti i poteri che vorranno
lottare contro questa forza irresistibile, saranno da essa rovesciati e distrutti. Ai nostri
giorni la libertà non può stabilirsi senza il suo appoggio e anche il dispotismo non
potrebbe regnare senza di essa.
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
10
Aristocrazia industriale
Via via che il principio della divisione del lavoro riceve un’applicazione più completa,
l’operaio diviene più debole e dipendente e l’industria fa progressi. Mentre l’operaio è
costretto sempre più a limitarsi allo studio di un solo particolare, il padrone allarga ogni
giorno il suo sguardo su di un complesso più vasto. Padrone e operaio differiscono fra loro
come gli anelli estremi di una lunga catena. L’uno è alla dipendenza continua, stretta e
necessaria dell’altro e sembra nato per obbedire, come questo per comandare.
Come accadeva nelle società aristocratiche, anche nelle industrie che popolano la
democrazia del nostro tempo ci sono pochi uomini ricchissimi e una moltitudine di
miserabili con pochi mezzi per cambiare la loro condizione. Benché vi siano dei ricchi non
esiste una classe di ricchi, poiché questi non hanno spirito, né scopi, né tradizioni comuni.
Vi sono dei membri, ma non un corpo. L’aristocrazia terriera dei secoli andati era
obbligata dalla legge, o si riteneva obbligata dai costumi, a soccorrere i propri servi e
alleviarne le miserie; l’aristocrazia industriale dei nostri giorni, dopo avere impoverito e
abbruttito gli uomini di cui si serve, li abbandona in tempo di crisi alla carità pubblica.
Le grandi ambizioni sono rare
Le grandi ambizioni sono più rare nei secoli democratici che nei tempi di aristocrazia e
hanno un’altra fisionomia. Nelle nazioni democratiche alberga una quantità di piccole
ambizioni sensate, in mezzo alle quali si slanciano di tanto in tanto alcuni desideri
sregolati. Gli ambiziosi delle democrazie si preoccupano meno degli interessi degli altri e
dei giudizi dell’avvenire, poiché sono completamente assorbiti dal momento attuale.
Preferiscono condurre a termine molte imprese più che elevare pochi monumenti
duraturi; amano il successo più che la gloria. Nelle società democratiche i desideri sono
più mediocri che audaci; il vero pericolo è che, in mezzo alle piccole incessanti
occupazioni della vita privata, l’ambizione perda il suo slancio e la sua grandezza.
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
11
Nelle democrazia e si affievolisce lo spirito rivoluzionario
Nelle società democratiche la maggioranza dei cittadini non vede cosa potrebbe
guadagnare da una rivoluzione e sente cosa potrebbe perdervi. Se l’eguaglianza delle
condizioni ispira a ogni uomo un desiderio ardente e costante di aumentare il suo
benessere, nulla è più contrario a queste cose alle passioni rivoluzionarie. Del resto, nulla
come i costumi commerciali si oppone ai costumi rivoluzionari. Il commercio è
naturalmente nemico delle passioni violente, ama la moderazione, fugge la collera e
ricorre ai mezzi estremi solo quando vi è costretto. Qualunque sia la professione che ogni
uomo abbraccia, lo vedrete preoccupato solamente del suo benessere; non parlategli,
quindi, degli interessi e dei diritti del genere umano; quella piccola impresa domestica
assorbe per il momento tutti i suoi pensieri e gli fa desiderare di rimandare a un momento
migliore le agitazioni pubbliche.
Democrazia e dispotismo
Il dispotismo vede nell’isolamento degli uomini un pegno sicuro di durata e in genere
adopera ogni cura per isolarli. Nessun vizio del cuore umano lo diletta quanto l’egoismo.
Un despota perdona facilmente ai governati di non amarlo, purché essi non si amino tra
loro. Egli non domanda loro di aiutarlo a dirigere lo stato, perché gli basta che essi non
pretendano di farlo da sé. I vizi che il dispotismo fa nascere sono esattamente quelli che
l’eguaglianza favorisce. L’eguaglianza mette gli uomini gli uni accanto agli altri senza un
legame comune che li trattenga. Il dispotismo eleva barriere fra loro e li divide. Quella li
dispone a non pensare ai loro simili; questo fa dell’indifferenza una virtù pubblica. Il
dispotismo, pericoloso in ogni tempo, è dunque particolarmente temibile nei secoli
democratici.
L’eguaglianza ha preparato e disposto gli uomini a sopportare il dispotismo fino a
considerarlo un beneficio. Così, dopo aver preso di volta in volta nelle sue mani potenti
ogni individuo e averlo plasmato a suo modo, il sovrano estende il suo braccio sull’intera
società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose e
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
12
uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero
come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa; esso non spezza le volontà, ma le
infiacchisce, le piega e le dirige; raramente costringe ad agire, ma si sforza continuamente
di impedire che si agisca; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia
direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non
essere altro che una mandria di animali timidi e industriosi, della quale il governo è il
pastore. Questa specie di servitù regolata e tranquilla può combinarsi meglio di quanto si
immagini con qualsiasi forma esteriore della libertà e non è impossibile che si stabilisca
anche all’ombra della sovranità del popolo.
CITAZIONI RILEVANTI
L’importanza della libertà comunale
«Il comune è l’unica associazione che possa dirsi naturale. Ovunque gli uomini si
riuniscono si forma un comune. La società comunale esiste presso tutti i popoli, quali che
ne siano le usanze e le leggi. Essa nasce per forza propria e si consolida solo grazie
all’azione delle leggi, dei costumi, delle circostanze e, soprattutto, del tempo. Pertanto,
proprio nel comune risiede la forza dei popoli liberi. Senza istituzioni comunali una
nazione può darsi un governo libero, ma non ha ancora lo spirito della libertà. Togliete la
forza e l’indipendenza al comune e non vi troverete più dei cittadini ma dei semplici
amministrati» (p. 70).
Aristocrazia e democrazia
«Quando i re vedono il cuore dei popoli che viene innanzi a loro, sono clementi perché si
sentono forti e curano l’amore dei loro soggetti perché l’amore dei soggetti è l’appoggio
del trono. Si stabilisce allora fra principe e popolo uno scambio di sentimenti la cui
dolcezza ricorda l’amore familiare. Ma ai giorni nostri, quando tutte le classi si
confondono e l’individuo scompare sempre di più nella folla e si perde facilmente nella
comune oscurità; oggi che l’onore monarchico ha perduto quasi tutto il suo potere senza
essere sostituito dalla virtù; oggi che l’uomo non è più sostenuto da nulla al di sopra di sé,
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
13
chi può dire dove si fermeranno le esigenze del potere e la condiscendenza della
debolezza? Quale resistenza possono offrire dei costumi che si sono tante volte piegati?»
(p. 312-313).
La fine della schiavitù
«In quasi tutti gli stati in cui la schiavitù è abolita si sono concessi ai negri i diritti
elettorali, ma se uno di loro si presenta per votare rischia la vita. se viene oppresso può
querelare, ma trova solo bianchi fra i suoi giudici. La legge gli apre il banco dei giurati,
mail pregiudizio lo respinge. I suoi figli sono esclusi dalle scuole frequentate dai bianchi;
nei teatri egli non può, anche a prezzo d’oro, sperare di sedersi vicino a colui che fu suo
padrone; negli ospedali giace a parte. Nel Sud, dove la schiavitù esiste ancora, i negri sono
tenuti accuratamente da parte; ma le abitudini sono più miti e tolleranti. Nel Nord il
bianco non scorge più distintamente la barriera che lo deve separare da una razza avvilita,
e tanto più si allontana dal negro quanto più teme di confondersi un giorno con lui» (p
339-340).
Associazione e potere politico
«Un popolo presso il quale i singoli perdessero il potere di fare isolatamente grandi cose
senza acquistare la facoltà di produrle in comune, ricadrebbe presto nelle barbarie. Molti
contemporanei non si preoccupano affatto di ciò e credono che, via via che i cittadini
divengono deboli e incapaci, occorra rendere il governo più abile e attivo. Dicendo
questo, credono di avere risposto a tutto, ma sbagliano. Più il governo si metterà al posto
delle associazioni e più i singoli, perdendo l’idea di associarsi, sentiranno il bisogno che
esso venga in loro aiuto. L’amministrazione pubblica finirà, allora, per dirigere tutte le
industrie alle quali un cittadino isolato non può bastare? La morale e l’intelligenza di un
popolo democratico non correrebbero minore pericolo della sua economia se il governo
prendesse ovunque il posto delle associazioni» (p.524-525).
Dispotismo democratico
«Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo
una folla innumerevole di uomini eguali. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
14
tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. E’
assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all’autorità
paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca
invece di fissarli irrimediabilmente nell’infanzia, ama che i cittadini si divertano, purché
non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l’unico
agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i
loro piaceri; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di
vivere?» (p-732-733).
L’AUTORE
Alexis-Charles-Henry de Clérel de Tocqueville è nato a Parigi, in Francia, il 29 luglio 1805.
Appartenente a una famiglia aristocratica di fede monarchica e legittimista, i genitori
evitarono la ghigliottina grazie alla caduta di Robespierre. Con il trasferimento del padre a
Metz in qualità di prefetto nel 1820, Alexis si iscrive al collegio di quella città. In seguito
alla la lettura degli illuministi del Settecento si allontana dai valori in cui era cresciuto,
prendendo atto del tramonto dell’aristocrazia e dell’avvento della democrazia liberale.
Negli anni 1823-1826 frequenta a Parigi i corsi di giurisprudenza a Parigi e prende la
laurea in diritto. Nel 1827 viene nominato uditore presso il tribunale di Versailles e nel
1829 frequenta con Baumont, alla Sorbona, le lezioni sulla storia della civiltà europea e
francese di Guizot. Sempre con Beaumont, nel 1831 salpa da Le Havre per intraprendere il
viaggio negli Stati Uniti, tornato dal quale darà alle stampe nel 1835 La Democrazia in
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu
15
America con l’editore Gosselin. Sempre nello stesso anno, vengono pubblicate le
Mémoires sur le paupérisme, una critica a sprechi e torti dell’assistenzialismo, che
completerà nel 1838. Nel 1839 diventa deputato e nel 1840 esce la seconda parte della
Democrazia in America. Nel 1851 è impegnato nella commissione parlamentare per la
revisione della costituzione e nel 1856 dà alle stampe L’Antico Regime e la Rivoluzione. Il
16 aprile del 1859 muore nel conforto della religione e il 10 maggio dello stesso anno
viene sepolto nel cimitero di Tocqueville.
NOTA BIBLIOGRAFICA
Alexis de Tocqueville, La Democrazia in America, Rizzoli, Milano, 1997, p. 790.
Titolo originale: De la Démocratie en Amérique
TOCQUEVILLE - La democrazia in America
www.tramedoro.eu