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Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione L’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche: teorie, politiche ed esperienze a livello internazionale Denita Cepiku Dipartimento di Studi sull’Impresa, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Sommario: 1. Scopi e metodologia della ricerca. 2. L’evoluzione dei principali approcci teorici applicabili alla esternalizzazione. 3. L’evoluzione dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche. 4. Conclusioni. L’articolo analizza l’evoluzione dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche, il meccanismo di tipo mercato più utilizzato nei Paesi OCSE, attraverso una duplice prospettiva: (a) l’evoluzione dei principali approcci teorici; (b) alcuni casi studio (Regno Unito, Stati Uniti e Canada). L’analisi mette in rilievo alcune caratteristiche evolutive comuni con riferimento all’oggetto dell’esternalizzazione (dai servizi di supporto e le attività amministrative di back office, a vere e proprie attività di core business); alle modalità di identificazione delle attività da sottoporre a gara ed esternalizzare (non più per legge e in maniera uniforme, ma autonomamente da ciascuna amministrazione pubblica); al rapporto tra le amministrazioni e le aziende fornitrici (da una concezione di gioco a somma zero, a logiche di partnership); ai criteri di scelta, non solo tra make or buy, ma tra le numerose alternative a disposizione dei decisori pubblici (dalla minimizzazione del costo alla massimizzazione del valore pubblico creato per i cittadini/utenti, in un’ottica di lungo periodo). Tali esperienze possono costituire un utile riferimento per l’Italia, in cui si verifica un quadro normativo e gestionale in evoluzione e non ancora compiuto, con riferimento all’esternalizzazione. The research aims at developing an interpretative framework of the evolution of contracting out in public administrations in the past decades. It includes a review of the main theoretical approaches and an empirical analysis of three country case studies (United Kingdom, United States and Canada) afterwards compared to Italy. Some clear patterns of evolution refer to the expansion of the services outsourced (blue collar support services, professional services ancillary to the core mission and core government functions); the identification of the services/activities to be contracted out (devolved to each public administration, discarding a top-down approach); the relationship between government and private sector providers (from a zero-sum game to long-term partnerships); the decision-making criteria (the make or buy comparison including other important alternatives such as public/public partnerships and cost reduction is accompanied by the consideration of other dimensions such as quality and the public value created). The main implications for Italy refer to the approach in regulating contracting out in public administrations. L’articolo è una elaborazione del paper presentato al II Workshop Nazionale di Azienda Pubblica Teorie e qualità dell’amministrazione pubblica, Università degli Studi di Cagliari, Maggio 2006. Si ringrazia la prof.ssa Maura Campra per le indicazioni e i suggerimenti espressi in tale sede. Parole chiave: esternalizzazione – comparazione internazionale – valore pubblico 415 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione 1. Scopi e metodologia della ricerca Obiettivi della ricerca L’esternalizzazione si può collocare all’interno delle strategie di riforma del management pubblico di molti Paesi sviluppati dagli anni ’80 ad oggi. La ricerca prende spunto dallo stato di sviluppo della letteratura, dalla domanda conoscitiva espressa da decisori politici e operatori, ma anche dalla contemporanea presenza di una ricca casistica a livello internazionale, che non è stata né sistematicamente analizzata, né contestualizzata. Il principale obiettivo è l’analisi dell’evoluzione dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche. A tal fine sarà adottata una duplice prospettiva. Da un lato, sarà analizzata l’evoluzione delle teorie che negli ultimi decenni sono state di ausilio alla comprensione dell’esternalizzazione. Dall’altro, saranno oggetto d’analisi alcuni casi studio rappresentanti le più avanzate esperienze a livello internazionale. Infine, saranno evidenziate alcune aree meritevoli di ulteriori approfondimenti che emergono dall’indagine empirica ed alcune implicazioni per i decisori politici e i manager pubblici. Campo d’indagine L’esternalizzazione nelle aziende private ha per oggetto “l’enucleazione di intere aree di attività, strategiche e non, e […] si fonda sulla costituzione di partnership tra l’azienda che esternalizza e un’azienda già presente sul mercato in qualità di specialista” (Arcari, 1996) (1). Nelle amministrazioni pubbliche, l’esternalizzazione consiste nel trasferimento di servizi ed attività ad aziende private, pur continuando le stesse amministrazioni a finanziare l’attività e ad assumersi la responsabilità del soddisfacimento del bisogno pubblico (DFP, Università Tor Vergata, 2004) (2). In generale, l’esternalizzazione in ambito pubblico si colloca fra le varie modalità operative con cui l’amministrazione pubblica persegue fini istituzionali e rappresenta un insieme di molteplici specie. Di conseguenza, un inquadramento generale non può prescindere da una breve analisi volta ad evidenziare le principali differenze con altre fattispecie che, pur ad essa vicine, se ne differenziano profondamente secondo alcune rilevanti caratteristiche. Ci si riferisce in particolare a: • la concessione a terzi di servizi pubblici dove: – l’amministrazione pubblica trasferisce un proprio diritto o potere, mentre 1 Per altre definizioni dell’esternalizzazione da parte di aziende private si vedano: Quinn, Hilmer (1994); Merlino, Testa, Valivano, (1997); Ricciardi, (2000). 2 Per altre definizioni dell’esternalizzazione da parte di amministrazioni pubbliche si vedano: Savas (1987); Rebora, Meneguzzo (1990); OECD (1993), (1997); Domberger, Jensen (1997); Greve (2001); Healy, Linder (2002); Mussari (2005). Azienda Pubblica 4.2006 416 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione nel caso dell’esternalizzazione tale titolarità rimane in capo al soggetto pubblico che ne delega solo l’esercizio; – il cliente per il concessionario privato non è l’amministrazione pubblica bensì terzi soggetti; – la fonte di finanziamento del concessionario non è in via prevalente l’amministrazione, ma è direttamente l’utente finale. L’eventuale intervento economico da parte dell’amministrazione si spiega, soprattutto nelle prime fasi, in ragione della creazione delle necessarie condizioni di mercato; – l’amministrazione interviene nei confronti del concessionario, nei vari modi previsti dalla legge, al fine di tutelare l’interesse pubblico e non per controllare la convenienza economica del servizio offerto; • la privatizzazione, che mette in discussione i profili della responsabilità finanziaria e strategica del soggetto pubblico presenti nel concetto di esternalizzazione; • la normale acquisizione dei fattori della produzione da economie esterne, inevitabile per qualsiasi azienda, incluse le amministrazioni pubbliche (Mussari, 2005). In particolare, due elementi – produzione e finanziamento – si rivelano necessari per distinguere l’esternalizzazione da altri meccanismi di emulazione delle logiche dei mercati concorrenziali (figura 1) (3). Figura 1 – L’esternalizzazione e gli altri meccanismi di tipo mercato Fonte: nostro adattamento da OECD/PUMA (1993) 3 Si usa in questi casi l’espressione “meccanismi di tipo mercato” che comprende tutte le formule istituzionali dove risulta essere presente almeno una caratteristica espressiva del mercato concorrenziale (competizione, prezzo, scelta, incentivi monetari, ecc.). Si possono annoverare gli user charges, l’esternalizzazione ed il contracting in, i voucher, la creazione o la modificazione dei diritti di proprietà, l’internal pricing, i contratti tra pubbliche amministrazioni, la creazione di mercati interni, ecc. 417 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Metodologia di ricerca Riprendendo i principali criteri proposti dalla letteratura in tema di ricerche sociali applicate (Ferraris Franceschi, 1978; Mari, 1994; de Looff, Berghout, 1994; Yin, 1995; de Looff, 1997; Denzin, Lincoln, 2000; Berkeley Thomas, 2004) si osserva che: • le domande della ricerca sono del tipo “come” e “perché”; • il ricercatore dispone di un bassissimo o quasi nullo grado di controllo e il fenomeno è fortemente influenzato dal contesto di riferimento; • quanto alla tipologia e natura del fenomeno (contemporaneo o storico, statico o in forte evoluzione) ed il grado di documentazione della sua evoluzione, l’esternalizzazione non si può certo dire nuova nelle amministrazioni pubbliche. Tuttavia, la diffusione verificatasi negli ultimi decenni e la rilevanza strategica che assume nelle esperienze analizzate porta a concludere che sulla sua evoluzione non si dispone di una documentazione vasta ed accurata; • la disponibilità di esperienze con politiche e strategie a supporto dell’esternalizzazione è da un lato limitata, e dall’altro piuttosto recente. Questa ricognizione ha portato ad escludere sia la ricerca quantitativa, sia la possibilità di effettuare un’analisi longitudinale; • la mancanza di definizioni condivise in letteratura e la proliferazione dei termini utilizzati rende difficile l’uso di alcuni strumenti (come un questionario); • sulla scelta dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche incidono numerose variabili, anche non di natura economica, per di più interdipendenti. L’applicazione dei sopraelencati criteri al problema di ricerca porta ad identificarlo come un problema del tipo “many explanatory variables and a relatively small N” per il quale la letteratura suggerisce la comparazione di un numero contenuto di casi al fine di ampliare modelli teorici esistenti (King, Keohane, Verba, 1994; YIN, 1995, p. 23). Dapprima è stata realizzata un’analisi della letteratura sul tema dell’esternalizzazione volta a delimitare il campo d’indagine e a definire i problemi di ricerca. L’analisi dei principali approcci teorici all’esternalizzazione (sia da parte di aziende private, sia da parte di amministrazioni pubbliche), ha portato all’identificazione delle tendenze evolutive, in un secondo tempo confrontate con i case studies. Questi ultimi, coerentemente con gli scopi della ricerca, fanno riferimento esclusivamente all’ambito pubblico. Con riferimento alle unità di analisi, i casi selezionati rappresentano politiche e strategie elaborate dal centro e volte a incentivare e sostenere l’esternalizzazione da parte di amministrazioni pubbliche di diverso livello. Questo riferimento si rende necessario in quanto la scelta di esternalizzare non è riconducibile soltanto alla presenza di vincoli interni all’acquisizione e Azienda Pubblica 4.2006 418 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione gestione delle risorse umane e finanziarie, ma collegabile anche a politiche governative di riduzione dei confini del settore pubblico e di contenimento della spesa pubblica. Per l’analisi delle esperienze è stata utilizzata una pluralità di fonti e metodi per la raccolta dei dati quali l’analisi di documenti ufficiali e non, che hanno aiutato a costruire un quadro di contestualizzazione; interviste semistrutturate a testimoni privilegiati; l’osservazione diretta che ha consentito di ottenere un’immagine più autentica delle dinamiche complessive. La scelta dei contesti di provenienza dei casi (Regno Unito, Stati Uniti e Canada) è riconducibile all’obiettivo di selezionare i Paesi che hanno realizzato le più avanzate esperienze di esternalizzazione di attività e servizi da parte di amministrazioni pubbliche; e dove tali esperienze non sono isolate bensì inserite in un processo di modernizzazione del sistema di amministrazioni pubbliche. Tali esperienze possono costituire un utile riferimento per l’Italia in questo particolare momento storico, in cui si verifica un quadro normativo e gestionale in evoluzione e non ancora compiuto, con riferimento all’esternalizzazione. 2. L’evoluzione dei principali approcci teorici applicabili alla esternalizzazione In questa parte della ricerca sono stati analizzati i principali approcci teorici sull’esternalizzazione: la divisione del lavoro e meccanismi di coordinamento, la teoria dei costi di transazione, la teoria dell’agenzia, la teoria della strategia competitiva, la Resource-Based View (RBV), il New Public Management (NPM) e la Public Governance. L’ottica della divisione del lavoro (de Looff, 1997) è utile sia con riferimento ai meccanismi di coordinamento che è possibile adottare tra azienda committente ed azienda fornitrice (per esempio standardizzazione di competenze e di prodotto), sia con riferimento alle strategie per ridurre l’incertezza nei rapporti tra le due (per esempio, la creazione di gruppi interni preposti al coordinamento, lo sviluppo e l’adeguamento di sistemi informativi interaziendali, ecc.: Galbraith, 1973). La teoria dei costi di transazione consente nuove prospettive di analisi e rappresenta un utile approccio per valutare l’esternalizzazione in comparazione con la gestione in economia e per evidenziare le condizioni di massimizzazione dei benefici potenziali (Coase, 1937; Williamson, 1975; 1979; Watjatrakul, 2005). Tale teoria è stata più volte confermata da ricerche empiriche sull’outsourcing, sebbene con scarso riferimento ai settori non industriali (Monteverde, Teece, 1982; Walker, Weber, 1984; Lyons, 1995; Murray, Kotabe, 1999). Essa è stata, d’altro canto, criticata per porre l’enfasi esclusivamente sull’aspetto dei costi trascurando altre, non meno importati, dimensioni dell’economicità aziendale. La teoria dei costi di agenzia (Davis, Sullivan, Yeatman, 1997; McAfee, McMillan, 1986; Jensen, Meckling, 1976; Schick, 1998) propone di col419 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione legare il pagamento dell’agente, parzialmente o totalmente, ai risultati da esso conseguiti, in modo da correggere il disallineamento degli interessi ed evidenzia alcuni elementi di contesto che determinano i costi di agenzia. La letteratura sulle strategie competitive ha sviluppato due approcci teorici per inquadrare il fenomeno dell’esternalizzazione: il core business e le core competencies (Porter, 1980; 1985; Quinn, Doorley, Paquette, 1990; Prahalad, Hamel, 1990). Per entrambi, le scelte di esternalizzazione influenzano l’efficienza e l’efficacia dell’attività che viene affidata all’esterno e di conseguenza incidono sul vantaggio competitivo dell’azienda, ragion per cui l’esternalizzazione deve essere affrontata all’interno del processo di pianificazione strategica. È quindi comprensibile che il costo non rappresenti più l’unica variabile determinante il ricorso all’esternalizzazione e che i rapporti con il fornitore siano improntati a logiche di collaborazione che investono un periodo di tempo medio-lungo. Un contributo importante del modello di Porter della strategia competitiva riguarda i criteri volti ad identificare le aree strategiche di attività sulle quali concentrare l’intervento diretto e, quindi, escludere l’esternalizzazione (Quinn, Hilmer, 1994, pp. 43-55; Cepiku, 2006). Nel tempo la visione del core business è stata superata portando al modello delle core competencies: possono essere oggetto di esternalizzazione tutte le aree funzionali dell’azienda, anche quelle che un tempo erano considerate di stretta pertinenza del processo produttivo principale, purché al di fuori delle competenze chiave (Bronzetti, 2001; Quinn, Hilmer, 1995). La Resource-Based View, approccio emergente verso la fine degli anni ’80, attribuisce la fonte del vantaggio competitivo e le performance dell’impresa non all’ambiente esterno ed alla posizione acquisita dall’impresa, ma alle sue risorse interne (Grant, 1991, p. 129; 1994; Barney, 1991; Peteraf, 1993; Cafferata, 1995; 2005; Cavalieri, 1995). Per la RBV l’esternalizzazione è uno strumento per creare, acquisire, valorizzare e difendere risorse uniche e insostituibili. Le risorse altamente strategiche che contribuiscono alle competenze distintive dell’azienda devono essere “prodotte” e mantenute in house, piuttosto che esternalizzate (tabella 1). Un secondo tipo di risorse che non danno luogo a competenze distintive ma sono, tuttavia, funzionali ad esse, possono essere oggetto di outsourcing ma all’interno di rapporti di partnership, e non di semplice scambio, con fornitori sui quali l’azienda è in grado di esercitare una qualche forma di controllo. In questa ottica, quando le attività esternalizzate sono importanti per l’azienda, nel senso poc’anzi precisato, le relazioni con il fornitore devono essere basate sulla fiducia e questi ultimi devono essere considerati alla stregua di partner strategici. Infine, le stesse modalità di relazioni che un’azienda crea e mantiene con imprese e amministrazioni partner possono essere competenze difficilmente imitabili e, quindi, fonte di vantaggio competitivo. Azienda Pubblica 4.2006 420 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Tabella 1 – Tipologie di risorse e configurazioni contrattuali a confronto Tipo di valore strategico e di competenza Tipo di relazione contrattuale Confini dell’impresa Alto valore strategico (core competencies) Contratti interni ed incentivi Confini variabili Medio valore strategico (complementary competencies) Relativamente alto Alleanze strategiche con i fornitori Partnership contrattuali Transazioni singole Relativamente basso Basso valore strategico (non-core competencies) Fornitore preferenziale Esternalizzazione semplice Confini rigidi Fonte: con adattamenti da Cox, 1996 La RBV è stata utilizzata da numerosi studiosi per approfondire la propensione delle aziende all’esternalizzazione (Teng, Cheon, Grover, 1995; Poppo, Zenger, 1998; Rodrìguez, Robaina, 2005). Due ulteriori approcci teorici che sono stati applicati all’esternalizzazione con specifico riferimento alle amministrazioni pubbliche includono il NPM e la Public Governance. Il primo modello mira a interpretare gli accelerati e diffusi processi di modernizzazione che le amministrazioni pubbliche dei Paesi sviluppati hanno vissuto negli ultimi venti anni (Hood, 1991; OECD, 1995; Meneguzzo, 1995; Ferie et al., 1996; Schick, 1996; Mussari, 1997; Gruening, 1998; Minouge, Polidano, Hulme, 1999). Il NPM ha professato l’idea della separazione della funzione di produzione da quella di acquisto, spesso perseguita attraverso l’esternalizzazione (Borgonovi, 2002) e ha definito modelli e schemi teorici riguardanti il processo di esternalizzazione. Il valore aggiunto del NPM risiede nell’aver fornito, sulla base dell’evidenza empirica, alcune indicazioni importanti per la loro adozione. L’esternalizzazione continua a rappresentare, nell’ambito della Public Governance, un importante strumento di modernizzazione. Ciò che cambia, in confronto con il NPM sono: • l’oggetto dell’esternalizzazione: non più limitato ad attività secondarie e di supporto, si estende fino a ricomprendere vere e proprie funzioni pubbliche; 421 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione • i rapporti con i fornitori: con l’enfasi non più sulle relazioni di natura competitiva (centrali, all’interno del NPM, sia tra amministrazioni pubbliche che tra queste e le imprese private), ma, sulla collaborazione interistituzionale di medio-lungo periodo, direttamente connessa alla capacità di creare valore pubblico; • i criteri di valutazione economica: oltre al tradizionale concetto di outcome adottato dal NPM, si considerano anche le modalità di raggiungimento degli obiettivi ed altri aspetti collegati alla legittimità e alla fiducia. Equità, etica e accountability si riguadagnano il campo rispetto a efficienza ed efficacia (Meneguzzo, 2005). 3. L’evoluzione dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche L’esternalizzazione rappresenta, a venti anni di distanza dalle prime esperienze di NPM, il meccanismo di tipo mercato più utilizzato nei Paesi sviluppati (OECD, 2005). Tale meccanismo ha subìto tuttavia cambiamenti rilevanti dalle esperienze pilota dei Paesi anglosassoni a quelle dell’Europa continentale e del nord, tanto che, nome a parte, ci si chiede se lo strumento sia sempre lo stesso. L’evoluzione dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche si può descrivere in termini quantitativi, evidenziandone l’accresciuto ricorso, come testimoniato dalla diffusione di statistiche da parte di istituti di ricerca e governi (figura 2). Non si dispone invece di analisi volte a descriverne l’evoluzione in termini qualitativi, similmente a quanto già fatto dalla letteratura con riferimento alle aziende private. È per questo motivo che si è ritenuto opportuno ricorrere all’analisi di alcuni casi studio, esposta nei paragrafi che seguono. Azienda Pubblica 4.2006 422 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Figura 2 – Ricorso all’esternalizzazione da parte dei paesi OCSE (% spesa pubblica esternalizzazione su spesa pubblica produzione interna) Fonte: con adattamenti da OECD (2005) Note: Il ricorso all’esternalizzazione è quantificato in termini di percentuale della spesa pubblica. I dati includono l’acquisto di determinate tipologie di beni che non dovrebbe essere propriamente inteso come esternalizzazione e si riferiscono all’amministrazione centrale/federale dei paesi in questione. Le differenze tra paesi potrebbero in larga misura riflettere la diversa distribuzione di funzioni tra livelli di governo. Pertanto, gli importi vanno opportunamente ridimensionati (all’incirca del 15-20% in meno secondo stime della stessa OCSE). Regno Unito: dal dogmatismo al pragmatismo L’esperienza del Regno Unito offre numerosi spunti di riflessione per la situazione italiana in termini di percorsi adottati per promuovere l’esternalizzazione di attività e servizi pubblici. A differenza della situazione italiana, tuttavia, il Paese rappresenta per antonomasia la tradizione amministrativa anglosassone ed è caratterizzato da una cultura amministrativa di tipo public interest. Il Regno Unito vanta una lunga tradizione di riforme del management pubblico, a partire dalla creazione del comitato sulla pubblica amministrazione nel 1966 dal primo ministro Wilson (il Fulton Committee), alle raccomandazioni del quale sono dovute molte delle riforme negli anni successivi (figura 3). 423 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Figura 3 – Le riforme della pubblica amministrazione nel Regno Unito Fulton Report First Steps Next Steps L. sul pubblico impiego 1992 196 197 198 199 199 Libri Bianchi sulla PA “Continuità e cambiamento” 199 199 “Oltre continuità e cambiamento” 199 Gestione spesa pubblica attraverso Comprehensive Spending Reviews e Public Service Agreements 199 199 200 Legge accesso all’inform. Guida pratica sull’accesso all’informazione Carta dei servizi (Citizen’s Charter) Riforma della dirigenza Libro Bianco Modernising Government Service First L’avvento del governo Thatcher segnò l’abbandono delle politiche keynesiane di gestione macroeconomica e l’avvio di un periodo di vigoroso monetarismo, fortemente orientato a minimizzare il ruolo del settore pubblico in termini di percentuale della spesa pubblica sul Pil (Pollitt, Bouckaert, 2000). Dopo le vittorie elettorali del 1983 e del 1987, l’orientamento verso i meccanismi di tipo mercato subì un rafforzamento come provano le ulteriori privatizzazioni delle ferrovie e della British Coal, la privatizzazione di alcune agenzie Next Steps e l’ampliamento della Private Finance Initiative. Con il ritorno del governo laburista nel 1997 la spinta verso le privatizzazioni si attenuò, sebbene senza riportare nel settore pubblico le organizzazioni privatizzate o le funzioni esternalizzate. Le logiche sottostanti le strategie e le politiche di esternalizzazione subirono un’evoluzione nel 1998-1999 documentata dal libro bianco “Modernising government”. Analizzando le principali politiche e strategie a supporto dell’esternalizzazione nel Regno Unito, è possibile distinguere quattro periodi storici (figura 4): • dal 1980 al 1988: definizione del quadro normativo sul Compulsory Competitive Tendering (CCT); • dal 1991 al 1994: implementazione del CCT; • dal 1997 al 1999: introduzione delle iniziative Best Value (con riferimento all’amministrazione pubblica locale) e Better Quality Services (amministrazione pubblica centrale), e conseguente abbandono del CCT; • dal 2000 ad oggi: conclusione della sperimentazione prevista per i primi tre anni ed applicazione generale delle due iniziative. Azienda Pubblica 4.2006 424 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Figura 4 – Le politiche a supporto dell’esternalizzazione nel Regno Unito 1980 Local Government Planning and Land Act 1983 Amministrazione Thatcher: “Using the private sector in central government” 1988 Local Government Act 1991-94 1997-1999 Libro Bianco “Competing for quality” Libro Bianco “Modernising Government” e sperimentazioni pilota Compulsory Competitive Tendering Best Value & Better Quality Services Se è notevole l’informazione sulle attività esternalizzate dopo il 1991, quella esistente sul periodo precedente è alquanto limitata (4). In due anni e mezzo, dall’aprile 1992 al settembre 1994, il Programma “Competing for Quality” ha sottoposto a valutazione attività per oltre 2 miliardi di GBP e più di 54.000 dipendenti. I risparmi annuali in termini di costo ammontano a 400 milioni di GBP (il 20% in media) in presenza di qualità migliorata o inalterata dei servizi offerti. Le attività affidate al settore privato hanno superato 1 miliardo di GBP (figura 5). Figura 5 – Attività revisionate nel corso del programma Competing for Quality (799 attività esaminate tra novembre 1991-settembre 1994) attività mantenute in house a seguito di gara; attività esternalizzate mediante gara; 322 attività esternalizzate senza gara; attività non sottoposte a competizione ma modernizzate; 93 attività privatizzate; attività eliminate; Fonte: nostra elaborazione su dati del OECD/PUMA, 1995 4 Sull’applicazione e gli effetti del CCT si vedano: Domberger, Jensen (1997); Domberger, Rimmer (1994); Carnaghan, Bracewell Milnes (1993); Domberger et al. (1988); Cubbin et al. (1987); Walsh (1991). 425 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Il CCT ha cambiato in modo radicale le modalità di gestione dei servizi locali nel Regno Unito. Sono ben documentati dalla letteratura i benefici conseguiti in termini di minori costi e di aumento della concorrenza. Altri effetti positivi hanno riguardato la modernizzazione dei sistemi contabili e di controllo interno ed esterno. Inoltre, informazioni prima inesistenti permettono oggi un confronto più agevole tra amministrazioni pubbliche ed imprese private in termini di costo, produttività, efficienza ed efficacia dei servizi offerti. Tuttavia, i risparmi di costi e i guadagni di efficienza sono stati spesso realizzati a scapito della qualità dei servizi pubblici. È proprio questo l’inconveniente che recenti politiche inglesi stanno cercando di affrontare. A livello centrale i principi sono enunciati nell’iniziativa Better Quality Services, mentre per quanto riguarda l’amministrazione locale ci si riferisce al programma Best Value, entrambi introdotti nel 1997 e riaffermati nel Libro Bianco del Cabinet Office, nel 1999. (Cabinet Office, 1998; Department of the Environment, Transport & the Regions, 1998). Caratteristica distintiva di questa politica rispetto alle precedenti è la sua pragmaticità. Le idee chiave sono il miglioramento della qualità dei servizi pubblici a costi ragionevoli e dare più voce ai vari stakeholder. Il Best Value cerca di porre rimedio alle principali critiche mosse contro il CCT (la gestione concorrenziale obbligatoria dei potenziali fornitori), in particolare ad una competizione svolta esclusivamente sui costi e alla mancanza di una visione di lungo periodo. Uno dei suoi principi chiave è proprio quello della trasformazione fondamentale delle modalità di erogazione dei servizi pubblici attraverso l’orientamento alle esigenze dell’utente. Gli obiettivi della valutazione non si esplicitano, quindi, in una riduzione del coinvolgimento dell’amministrazione pubblica, bensì in servizi di qualità migliore (figura 6). Figura 6 – La matrice performance-soddisfazione di Best Value Maggiore soddisfazione dei cittadini/utenti Valore insufficiente Best Value Performance peggiori Performance migliori Nessun valore Valore irrilevante Minore soddisfazione dei cittadini/utenti Azienda Pubblica 4.2006 426 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Stati Uniti: la Circolare A-76 Rispetto agli altri Paesi OCSE, gli Stati Uniti hanno un welfare snello e limitati fondi pubblici destinati alla spesa sociale. Il sistema politico è federale, con una divisione dei poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario stabilita costituzionalmente e caratterizzato dallo spoils system (Pollitt, Bouckaert, 2000). La struttura amministrativa è composta da quattro livelli di governo: l’amministrazione federale, i 50 stati, le contee e le amministrazioni locali. Gli Stati Uniti sono caratterizzati da una cultura amministrativa orientata alla libertà d’impresa e da un sistema di governo molto aperto e frammentato (5). Questi fattori hanno agevolato la diffusione e l’applicazione di logiche manageriali nelle amministrazioni pubbliche. Anche negli Stati Uniti gli anni ’80 hanno rappresentato un periodo in cui l’attenzione dell’opinione pubblica si è focalizzata sulla insostenibilità dei deficit pubblici. Durante l’amministrazione Reagan si verificò la combinazione di elevati livelli di spesa per la difesa con l’incapacità di contenere i programmi sociali. Le principali riforme erano volte ad introdurre tecniche manageriali private nell’amministrazione pubblica (per esempio la commissione Grace). Privatizzazioni, esternalizzazioni e compartecipazione degli utenti ai costi furono promossi ove possibile, anche se non produssero gli effetti desiderati (Savas, 1987). Le politiche di promozione dell’esternalizzazione, portate avanti dall’Office of Management and Budget (OMB), sono incorporate, con riferimenti al livello federale, nella Circolare A-76 del 1966 (emendata nel 1967, 1979, 1983 e 1999), applicata, con intensità variabile a seconda dei governi in carica, da oltre 30 anni (Guttman, 2000). La strategia dell’amministrazione Reagan fu quella di stabilire obiettivi e procedure volte a compiere una ricognizione di tutte le attività “di natura imprenditoriale” esistenti presso ogni amministrazione. Le amministrazioni definirono in senso stretto la natura imprenditoriale delle attività. Per esempio, amministrazioni con oltre 12.000 dipendenti elaborarono liste che identificavano meno di 30 dipendenti presso attività definite imprenditoriali. Ciononostante, verso la fine dell’amministrazione Reagan, le attività censite come imprenditoriali avevano raggiunto da 1/3 a 1/2 delle attività totali. L’OMB attribuì una natura imprenditoriale a tutte le funzioni diverse dalla definizione di politiche incluse quelle coinvolgenti i cosiddetti “colletti bianchi” impiegati in attività amministrative e di implementazione delle politiche. L’obiettivo era quello di promuovere l’esternalizzazione del 5-10% delle funzioni di ogni amministrazione annualmente, nell’arco di dieci anni. Con l’avvento dell’amministrazione Bush (senior) il programma fu interrotto e risviluppato in modo autonomo, decentrato e discrezionale presso le 5 Nel 1770, T. Jefferson sosteneva: “The government’s business is not to be in business”. 427 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione singole amministrazioni, con l’effetto di una drastica riduzione nel numero degli studi svolti dalle amministrazioni. Nel primo round della National Performance Review del Vice-Presidente Gore, l’attenzione all’esternalizzazione fu limitata a scapito del miglioramento in termini di efficienza dei servizi svolti internamente. Nel secondo round, tuttavia, la riconsiderazione del ruolo dello Stato fu più profonda, affrontando anche questioni come l’esternalizzazione. L’attuale amministrazione Bush ha riservato uno spazio considerevole all’esternalizzazione (Competitive Sourcing) nel suo programma per la modernizzazione della pubblica amministrazione a partire dal 2002 (Executive Office of the President, 2001, p. 17). Le misure che l’amministrazione Bush ha intrapreso per intensificare la competizione pubblico-privato riguardano la semplificazione delle procedure di valutazione delle offerte pubbliche e private, una maggiore pubblicizzazione delle attività soggette a competizione e la promozione dell’esternalizzazione da parte dei vertici manageriali. Un primo risultato è stato la revisione della Circolare A-76. L’A-76 distingue le “attività a rilevanza imprenditoriale” da “funzioni intrinsecamente pubbliche” alle quali non si applica. L’amministrazione è autorizzata a svolgere le attività di natura imprenditoriale soltanto se risulta impossibile una loro realizzazione da parte del settore privato, nell’interesse della difesa nazionale, nell’interesse della tutela del paziente, o quando ciò comporta un risparmio in termini di costi. Le funzioni intrinsecamente pubbliche sono definite dalla Circolare come quelle così strettamente connesse all’interesse generale da richiedere la realizzazione attraverso l’impiego di dipendenti pubblici. Una legge del 1998, the Federal Activities Inventory Reform Act (FAIR), richiede alle amministrazioni federali di preparare un elenco delle proprie attività di natura imprenditoriale realizzate in house, e di sottoporlo all’OMB entro il 30 giugno di ogni anno. A questa ultima è richiesta la revisione degli elenchi che successivamente vengono trasmessi al Congresso e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Nel determinare l’approccio economicamente più vantaggioso, l’A-76 richiede alle amministrazioni di confrontare i costi della propria gestione del servizio con i costi corrispondenti all’ipotesi di esternalizzazione (fino alla revisione del novembre 2002). Un manuale per il confronto dei costi accompagna la Circolare e descrive i costi da includere e i metodi per stimarli. La condizione per affidare un’attività al settore privato è che il costo totale del servizio esternalizzato sia minore del costo del servizio realizzato in economia (almeno del 10% dei costi del personale). Tale margine, chiamato anche conversion differential, si pone di fronte ai maggiori rischi e interruzioni che si possono verificare esternalizzando il servizio. La figura 7 illustra le attività identificate come esternalizzabili dalle amministrazioni statali nel 2000. Gli elenchi identificano 850.000 dipendenti a tempo pieno (il 53% dell’intero pubblico impiego a livello centrale, escluse forze armate e militari), che svolgono attività di natura imprenditoriale. Azienda Pubblica 4.2006 428 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Il Presidente Bush si è impegnato a sottoporre a competizione tra fornitori pubblici e privati la metà delle attività così svolte. Per realizzare questo traguardo, l’OMB ha lanciato l’iniziativa Competitive Sourcing che richiede alle amministrazioni pubbliche centrali di completare le competizioni pubblico-privato o la conversione diretta (qualora applicabile) per non meno del 5% delle proprie attività di natura imprenditoriale nel 2002. Il traguardo è stato elevato al 10% nel 2003, mentre si è ritenuto non opportuno definire un obiettivo (almeno a livello aggregato) per gli anni successivi. Figura 7 – Attività esternalizzabili nelle amministrazioni federali (percentuale di dipendenti pubblici a tempo pieno (FTE) che svolgono attività esternalizzabili, 2000) Nel 2002, l’OMB ha rivisto la Circolare A-76 cercando di porre rimedio ad una serie di impedimenti alla sua efficace applicazione (Federal Register, 2002). Tra questi giova menzionare il miglioramento e l’ampliamento della competizione, e l’eliminazione di accordi pubblico-pubblico anti-concorrenziali; la presunzione che tutte le attività siano di carattere imprenditoriale a meno che non esistano ragioni che possano giustificare una loro natura intrinsecamente pubblica; l’imposizione di scadenze (12 mesi) entro le quali completare i processi di esternalizzazione; ed una maggiore enfasi sul concetto di valore pubblico (6). 6 Nella scelta del fornitore esterno, le amministrazioni devono tenere conto anche della qualità e della sua capacità di innovazione. 429 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Canada: la considerazione delle alternative Il Canada è uno stato federale del tipo Westminster, la cui principale differenza con gli altri Paesi OCSE, e in special modo con il Regno Unito e gli Stati Uniti, è la presenza di una elevata fiducia nello Stato. Inoltre, il Canada è caratterizzato da una complessa natura multilivello e settorializzata dei sistemi politici ed amministrativi, che condiziona l’applicazione delle riforme del management pubblico. A livello centrale ci sono 24 dipartimenti, 37 amministrazioni della Corona ed oltre 48 amministrazioni corrispondenti ai livelli federali. Anche il Canada ha subito le forti spinte riformatorie degli anni ’80, principalmente collegabili all’incapacità di contenere e controllare la spesa pubblica e alle deboli performance economiche (Lindquist, 2000; Mintzberg, Bourgault, 2000; Kernaghan et al., 2000; McDavid, Marson, 1990; Aucoin, 1995). La retorica antiburocratica – in realtà limitata – e le riforme del management pubblico si sono apertamente ispirate alle esperienze anglosassoni (Roberts, 1996). In particolare, l’amministrazione Mulroney (1984-1993) ha fatto spesso ricorso all’introduzione di tecniche e strumenti provenienti dalle imprese. Un lieve cambio di rotta si osserva dal 1993, quando l’amministrazione liberale proclama un modello canadese di riforma del management pubblico, nel rifiuto di perseguire a priori la minimizzazione della pubblica amministrazione. Tuttavia, in presenza di perduranti spinte fiscali, le strategie di modernizzazione continuano a focalizzarsi su metodi alternativi a quelli in economia per l’erogazione dei servizi, sebbene abbandonando nel 1990 l’approccio di make or buy introdotto nel 1986. Rilevante enfasi fu posta sulle iniziative di collaborazione tra ministeri e province e sulle forme associative tra queste ultime. L’esperienza canadese in materia di politiche di esternalizzazione è utile in quanto, oltre a vantare una lunga esperienza, essa è caratterizzata dalla considerazione delle diverse alternative, che è l’aspetto più delicato nella formulazione delle strategie (Alford, Deirdre, 1994; Armstrong, Lenihan, 1999; Panet, Trebilcock, 1998). Queste possono essere raggruppate in quattro cluster che si riferiscono alla modernizzazione del sistema di erogazione (che rimane interno), alla creazione di enti strumentali, alle forme associative e partnership pubblico/pubblico, all’esternalizzazione ad aziende private. Dal 1995, la politica del Treasury Board, in materia di esternalizzazione era denominata Framework for alternative program delivery (Treasury Board Secretariat, 1992; 1993; 1995). Venivano in essa specificati i principi chiave e i criteri guida per la comparazione e la valutazione delle diverse alternative di erogazione dei servizi pubblici. L’attuazione della politica ha incluso una fase di sperimentazione presso alcuni dipartimenti ed agenzie a livello federale fino al 2002, per essere Azienda Pubblica 4.2006 430 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione poi rivista e dar luogo ad una nuova politica denominata Alternative service delivery – ASD (Canadian Institute, 1996; Ford, Zussman, 1997; Lindquist, Sica, 1995; Manning, 1997; Skelly, 1996; Treasury Board Secretariat, 2003; Wilkins, 2003). L’ASD è un concetto più ampio dell’esternalizzazione. Infatti, ne fanno parte la creazione di agenzie operative che godono di una maggiore autonomia e flessibilità in confronto ad altre amministrazioni pubbliche, forme di partenariato tra dipartimenti e tra questi e le amministrazioni locali, basate sulla condivisione di risorse e competenze di varia natura, la devoluzione di funzioni, servizi ed attività alle province, l’affidamento di servizi ed attività alle imprese private attraverso l’esternalizzazione e, in casi estremi in cui l’attività non serve un interesse pubblico, la privatizzazione (figura 8). In linea generale, è possibile identificare i due estremi nella gestione diretta del servizio da parte dell’amministrazione pubblica o nel completo abbandono dello stesso attraverso la privatizzazione. L’esternalizzazione si classifica, quindi, come un’opzione intermedia dove il controllo da parte dell’amministrazione pubblica, titolare della funzione, è forte (persino più che nella precedente gestione diretta), ma la gestione è decisamente dominata dal settore privato. Figura 8 – Forme alternative di erogazione dei servizi pubblici Elevati livelli di indipendenza/autonomia Altre p.a. provinciali o locali Privatizzazione totale Volontariato Associazioni di consumtori Aziende non profit Attività di tipo imprenditoriale Partecipazioni pubbliche Settore pubblico Partnership pubblico – pubblico Enti strumentali Gestioni associate Imprese statali Agenzie esecutive Partnership pubblico – privato Settore privato Esternalizzazione Franchising, licenze Utilities Gestione diretta Attività non imprenditoriali Elevati livelli di controllo da parte dell’amministrazione pubblica Fonte: con adattamenti da Treasury Board of Canada (1995) 431 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione La transizione da una modalità all’altra è guidata da un’analisi approfondita delle condizioni ambientali e degli obiettivi strategici dell’amministrazione. Anche qui, come abbiamo visto per gli altri due Paesi, la scelta è di natura strategica ancorché pragmatica, e si sconsiglia una decisione basata su premesse ideologiche di un privato aprioristicamente più efficiente del pubblico (7). Dal 2002, le amministrazioni canadesi devono preparare dei piani triennali nei quali includere tutte le iniziative di ASD che comportano una spesa superiore ai 20 milioni di $ canadesi, riguardano attività critiche per la continuità del servizio ai cittadini, riguardano attività considerate strategiche per il perseguimento della mission dell’amministrazione, oppure possono incidere sui diritti fondamentali dei cittadini. Nei piani triennali bisogna motivare la scelta che porta ad abbandonare le modalità esistenti di erogazione dei servizi. I piani vengono sottoposti al Tesoro che può richiedere analisi costi-benefici per specifiche iniziative, svolgendo così un ruolo di coordinamento strategico e assicurando un approccio trasversale a tutte le amministrazioni pubbliche (whole-of-government). Italia: l’esternalizzazione nelle politiche di promozione dell’innovazione Le politiche per la promozione dell’esternalizzazione da parte dell’amministrazione centrale italiana sono relativamente recenti, mentre lo stesso non può dirsi con riferimento alle singole esperienze (modalità concorrenziali tra organizzazioni pubbliche e contracting out verso il settore privato) che risalgono ad alcuni decenni prima (Maltoni, 2004). Il fenomeno è oggetto di una sola norma a carattere generale e di numerose norme settoriali. Partendo in ordine cronologico, è opportuno menzionare il protocollo d’intesa sull’esternalizzazione sottoscritto nel 1995 da Confindustria e Dipartimento della Funzione pubblica (DFP) e rinnovato nel 1998, 1999 e 2001 con la previsione di un comitato paritetico di indirizzo e controllo. L’esternalizzazione è disciplinata anche dalla legge finanziaria per l’anno 2002 (art. 29, l. 448/2001), che si inserisce all’interno di un percorso normativo volto alla modernizzazione delle amministrazioni e ribadisce la possibilità di ricorrere a fornitori privati, a condizione di ottenere “economie di gestione”. Una disciplina di maggior dettaglio era stata demandata ad un successivo regolamento del Ministero dell’economia e delle finanze (8). In attesa della sua emanazione, è possibile esaminare lo schema in stato di avanzata elaborazione che individua i servizi oggetto di esternalizzazio7 Si rinvia a Cepiku (2006) per un approfondimento degli strumenti (test e albero decisionale) utilizzati dalle amministrazioni canadesi nella scelta tra le diverse opzioni strategiche. 8 Si tratta dello Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante Regolamento di attuazione dell’articolo 29 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, in materia di disciplina dei servizi trasferibili. Azienda Pubblica 4.2006 432 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione ne, le modalità per l’affidamento, i criteri per l’esecuzione del servizio e la determinazione delle relative tariffe, nonché altre eventuali clausole di carattere finanziario. Per quanto concerne i servizi potenzialmente esternalizzabili, il regolamento sembra individuarli in quelli per i quali è previsto il pagamento di un corrispettivo da parte dell’utenza ed in un elenco puntuale di tutte le altre tipologie di attività (9). I criteri principali previsti dal regolamento in base ai quali un’amministrazione potrebbe ricorrere all’esternalizzazione sono: il costo del servizio (impropriamente denominato criterio di economicità), che deve risultare inferiore a quello precedentemente sostenuto dall’amministrazione; i livelli di prestazione dei servizi svolti dai soggetti di diritto privato e le caratteristiche della loro erogazione, che le amministrazioni sono tenute a verificare affinché non siano qualitativamente e quantitativamente inferiori a quelli avuti in precedenza. L’impatto dell’esternalizzazione, a seguito dell’applicazione del regolamento, è stato stimato in una riduzione della spesa per circa 600 milioni di euro annui, fino a raggiungere i 2-3 miliardi quando l’applicazione della normativa andrà a regime (Rogari, 2002) (10). Più recentemente, il presidente dell’Antitrust, Catricalà, nella sua relazione annuale ha avanzato una proposta, successivamente fatta propria dal disegno di legge per la Finanziaria 2007: i ministeri dovranno ridurre le dotazioni organiche in modo da far sì che il personale utilizzato per funzioni di supporto (gestione delle risorse umane, sistemi informativi, servizi di manutenzione e logistici, affari generali, provveditorati e contabilità), non ecceda il 15% delle risorse umane complessivamente utilizzate da ogni amministrazione. Le amministrazioni devono predisporre entro il 31 marzo 2007 dei piani di riallocazione del personale, volti a soddisfare il limite del 15% entro la fine del 2008 (11). 9 Ossia: servizi di manutenzione e riparazione, servizi di trasporto terrestre, servizi di trasporto di posta per via terrestre ed aerea, servizi di telecomunicazione, servizi finanziari, assicurativi, bancari, servizi informatici e affini, servizi di ricerca e sviluppo, servizi di contabilità, revisione dei conti e tenuta dei libri contabili, servizi di ricerca di mercato e di sondaggio dell’opinione pubblica, servizi di consulenza gestionale e affini, servizi di pulizia degli edifici e di gestione delle proprietà immobiliari, servizi pubblicitari, servizi di editoria e di stampa, in base a tariffa o a contratto, servizio di eliminazione di scarichi di fogna e di rifiuti, disinfestazione e servizi analoghi, servizi alberghieri e di ristorazione, servizi legali (ad esclusione di quelli attribuiti all’avvocatura dello Stato), servizi ricreativi, culturali e sportivi, servizi relativi all’istruzione, anche professionale, servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria, anche integrata, attinenti all’urbanistica ed alla paesaggistica, servizi affini di consulenza scientifica e tecnica, nonché di sperimentazione tecnica ed analisi. 10 In una prima fase, il regolamento sarà operativo solo per le amministrazioni centrali e gli enti pubblici statali, sebbene, almeno in teoria, dovrebbe successivamente estendersi anche alle amministrazioni pubbliche locali, con interferenze senza precedenti persino se si confrontano le esperienze di Paesi più centralizzati come il Regno Unito. 11 Titolo III: Disposizioni in materia di spese. Capo I: Razionalizzazione e riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni. Articolo 32: Revisione degli assetti organizzativi e disposizioni riguardanti i ministeri, commi 1, lett. f) e 5. 433 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Accanto alla normativa summenzionata, si rileva un crescendo di interventi cosiddetti soft nella forma di politiche di promozione da parte del DFP dal 2001 ad oggi (tabella 2). Tabella 2 – Le politiche del DFP a supporto dell’esternalizzazione Anno 2001 2003 2005 2005/ 2006 Progetto Descrizione Progetto finalizzato “Esternalizzazione delle funzioni amministrative” Offre un panorama dei casi di esternalizzazione di funzioni nell’amministrazione pubblica. Rapporto “Esternalizzazione di attività e servizi nella pubblica amministrazione” Guida all’esternalizzazione di servizi e attività strumentali nella PA. Queste due ricerche sono il frutto dell’omonimo progetto realizzato dall’Università di Roma “Tor Vergata”, per conto del DFP. La Guida richiama l’attenzione su alcuni aspetti che condizionano il conseguimento dei benefici attesi dall’esternalizzazione. Rapporto “Esternalizzazione: governare tramite contratti” La ricerca, svolta dall’Istat, compie una rilevazione dei tipi di esternalizzazione e dei domini istituzionali all’interno dei quali hanno luogo. Programma Cantieri – Laboratorio Esternalizzazione Il Laboratorio è volto a delineare i possibili settori di interesse per una politica di esternalizzazione, che possono avere immediate ricadute operative nella conduzione dell’esperienza di esternalizzazione. 4. Conclusioni In questa parte conclusiva del lavoro, vale la pena richiamare gli obiettivi della ricerca. Il lavoro era volto ad approfondire l’evoluzione dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche, al fine di ricostruire un quadro simile a quello già presente in letteratura con riferimento all’outsourcing nelle aziende private (Cepiku, 2006) e di evidenziare le implicazioni per i decisori pubblici. L’esame dei diversi approcci teorici e l’analisi empirica delle politiche sull’esternalizzazione nei tre casi Paese, successivamente comparati con l’Italia mettono in rilievo alcune caratteristiche evolutive comuni. Nel Regno Unito, la prima fase (CCT), era incentrata sulla sottoposizione obbligatoria a gara di un insieme di attività identificate in maniera top down dall’amministrazione centrale per entrambi i livelli di governo. Il criterio guida Azienda Pubblica 4.2006 434 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione era quello del costo. In una seconda fase viene adottato un approccio più pragmatico che consente alle amministrazioni di identificare autonomamente le attività e i servizi che è più opportuno esternalizzare, nonché i criteri di scelta. Rispetto a questi ultimi, alle considerazioni sul costo se ne aggiungono altri che fanno riferimento alla qualità, al valore pubblico e all’equilibrio economico-finanziario di lungo periodo. Anche nel caso degli Stati Uniti vengono eliminate l’identificazione dall’alto delle attività oggetto di esternalizzazione, le percentuali di attività da esternalizzare obbligatoriamente, espresse in termini di personale, ecc. Le politiche per l’esternalizzazione in Canada sono invece incentrate sull’superamento della dicotomia make or buy, ampliando le alternative disponibili ai decisori politici e ai manager pubblici. Questi elementi delle politiche per l’esternalizzazione sono al centro del dibattito in Italia, come si avrà modo di approfondire nell’ultimo paragrafo. L’evoluzione dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche Alla luce delle considerazioni riportate nel paragrafo precedente, è possibile distinguere in modo analitico i seguenti elementi che stanno alla base dell’evoluzione dell’esternalizzazione nelle amministrazioni pubbliche: • oggetto dell’esternalizzazione; • modalità di identificazione delle attività da esternalizzare; • rapporto con le aziende fornitrici; • criteri di scelta tra le diverse alternative strategiche. Riguardo al primo punto, l’oggetto dell’esternalizzazione ha visto un graduale ampliamento dai servizi di supporto (cosiddetti blue collar quali la pulizia dei locali, la raccolta dei rifiuti, ecc.), che non impattano in maniera rilevante sulla catena del valore, alle attività amministrative di back office, che si pongono come ausiliarie rispetto alla mission (quali la funzione finanza, le ICT, la gestione del personale, ecc.). Solo in alcuni Paesi l’esternalizzazione si è estesa fino a ricomprendere delle vere e proprie attività di core business quali la gestione delle prigioni, i vigili del fuoco, la funzione di audit esterno (corte dei conti), ecc. Nelle più avanzate esperienze estere, inoltre, l’identificazione delle attività da sottoporre a gara ed esternalizzare non avviene più per legge e in maniera uniforme a tutte le amministrazioni pubbliche, ma autonomamente da ciascuna amministrazione pubblica, seppur all’interno di principi generali. Un altro aspetto fondamentale riguarda il rapporto tra queste e le aziende private fornitrici. Da relazioni di natura contrapposta basate su una concezione dell’esternalizzazione quale gioco a somma zero, il rapporto tra le parti evolve verso logiche di partnership. Questa evoluzione è favorita 435 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione dall’eliminazione degli obblighi normativi di esternalizzazione gravanti fino a poco tempo fa sulle amministrazioni dei Paesi analizzati. I criteri di scelta, non solo tra make or buy, ma tra le numerose alternative a disposizione dei decisori pubblici, evolvono dalla minimizzazione del costo alla massimizzazione del valore pubblico creato per i cittadini/utenti, in un’ottica di lungo periodo. L’evoluzione dell’esternalizzazione, lungo queste dimensioni, produce delle implicazioni rilevanti sia per la ricerca futura, sia per i decisori politici. Implicazioni per la ricerca Si è visto poc’anzi che l’esternalizzazione di attività e servizi nelle amministrazioni pubbliche sta evolvendo verso un maggior orientamento al valore pubblico. Si tratta di una dimensione che, a differenza di quella di costo, necessita di ulteriori specificazioni al fine di divenire effettivamente un criterio guida nei processi decisionali (Porter, 1982; Moore, 1995; Normann, Ramirez, 1995; Meneguzzo, 2005). Inoltre, mancano modelli teorici in grado di integrare le prospettive dell’amministrazione pubblica con quelle del contraente privato e degli utenti. La loro considerazione congiunta consentirebbe di risolvere alcuni rilevanti dilemmi come quello del controllo. Infatti, l’amministrazione pubblica cerca di mantenere il controllo sull’attività anche dopo che è stata esternalizzata, mentre l’azienda privata cerca di ridurre la propria dipendenza dai finanziamenti pubblici (si veda per un approfondimento Cepiku, 2006). Infine, un’ultima area attiene al momento finale della valutazione degli esiti, economici e sociali, dell’esternalizzazione. È necessario elaborare ed introdurre sistemi di valutazione integrati capaci di rilevare l’impatto dell’esternalizzazione sia a livello micro, sul economicità dell’amministrazione, sia a livello meso, ossia sul sistema di relazioni che la collega ad altre amministrazioni pubbliche di diverso o pari livello, e sia a livello macro, poiché le scelte contrattuali di aziende grandi come alcune amministrazioni pubbliche sono in grado di incidere sulle caratteristiche del mercato di un bene o servizio. Implicazioni per il caso italiano Le esperienze estere dei tre casi Paese rappresentano, con opportuni sforzi di contestualizzazione, un utile riferimento per il caso italiano, specialmente in questo particolare momento storico caratterizzato da un quadro normativo in evoluzione con riferimento all’esternalizzazione. Nonostante il limitato sviluppo della regolamentazione normativa del fenomeno, un elemento di vantaggio dell’esperienza italiana è rappresentato proprio dall’utilizzo di altri strumenti, diversi da quelli legislativi, da parte del DFP, che ha spinto le amministrazioni italiane ad inquadrare Azienda Pubblica 4.2006 436 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione il fenomeno all’interno dei più ampi processi di modernizzazione della pubblica amministrazione. Fermo restando il carattere provvisorio del disegno di legge finanziaria per il 2007 e del regolamento del Ministero dell’economia, risulta chiara la volontà politica di allineare le politiche per l’esternalizzazione dell’amministrazione italiana a quelle dei Paesi OCSE. Non si può tuttavia prescindere in questa sede dal notare la presenza di alcuni elementi chiave che hanno caratterizzato le primissime politiche dei Paesi analizzati e che sono stati prontamente corretti nelle politiche successive. Trattasi dell’imposizione, con un approccio top down, di obiettivi quantitativi di esternalizzazione, uniformi ed espressi come percentuali all’input (abbandonati nelle più recenti politiche statunitensi ed inglesi, ma preannunciati nel disegno della legge finanziaria); l’individuazione puntuale dei servizi oggetto di esternalizzazione, fonte di rilevanti rigidità, e criteri di valutazione improntati al costo (schema di regolamento). È quindi importante che qualunque legislazione o regolamentazione in materia di esternalizzazione tenga conto di questi fattori in quanto spesso, e a maggior ragione in un ordinamento come quello italiano, la normativa è un elemento che influenza in maniera diretta le scelte di affidamento all’esterno di attività e servizi pubblici da parte delle singole amministrazioni pubbliche. Con riferimento alle modalità di implementazione e di gestione del processo di esternalizzazione, la letteratura e le esperienze analizzate evidenziano che ricorrere all’esternalizzazione solo per tagliare i costi o ridurre il personale rende rigido e meccanico uno strumento strategico e flessibile. L’erronea, spinta all’esternalizzazione proveniente da blocchi e limiti di assunzioni di personale di natura arbitraria comporta esternalizzazioni a costi elevati e poco coerenti con la strategia aziendale. Un’altra specificità delle amministrazioni pubbliche riguarda i brevi cicli politici che impongono il raggiungimento di risultati visibili e misurabili prima della fine della legislatura. Sfortunatamente, per le iniziative di esternalizzazione questo significa posizionarsi in basso nello spettro del valore, ponendo una forte enfasi sul risparmio dei costi a scapito del valore, attraendo i contraenti che offrono i costi più bassi rifacendosi sulla qualità. Un ulteriore elemento rilevante riguarda la presenza di un mercato concorrenziale di imprese fornitrici per il servizio che si vuole esternalizzare. Giova ricordare che in alcuni casi, come per esempio nel campo delle ICT, è compito specifico della pubblica amministrazione creare e sostenere il mercato. A differenza di un’azienda privata che si appresta ad esternalizzare un servizio e pertanto valuta lo stato del mercato, l’amministrazione pubblica è anche in grado di influenzarlo, sia quantitativamente attraverso i volumi di servizi che decide di esternalizzare, sia qualitativamente attraverso il suo potere regolamentare. 437 Azienda Pubblica 4.2006 Saggi L’evoluzione dell’esternalizzazione Riferimenti bibliografici Alford J., Deirdre O. (a cura di) (1994), The Contract State: Public Management and the Kennett Government, Deakin University Press. Arcari A. (1996), “L’outsourcing: una possibile modalità di organizzazione delle attività dei servizi”, Economia & Management, 4. 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