IL PENSIERO E LE CONSIDERAZIONI MORALI
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IL PENSIERO E LE CONSIDERAZIONI MORALI
-IL PENSIERO E LE CONSIDERAZIONI MORALITRATTO DA: “RESPONSABILITA’ E GIUDIZIO” di Hannah Arendt Pag. 137-156 Filosofia-IRC A.S. 2012-2013 Lettura e analisi di H. Arendt, Responsabilità e giudizio A cura di Federico Calesella, Federica Dominoni, Valeria Franzini. 1° PARTE: ARTICOLI SUL PROCESSO DI EICHMANN BANALITà DEL MALE Quindi manca di capacità CRITICA nei confronti di chi ha dato a lui gli ordini e di capacità AUTOCRITICA. Scaturita non dalla malvagità o da convinzioni,ma dall’incapacità di pensare. Spiegato dal fatto che Eichmann utilizzava spesso frasi premasticate e convenzionali e mai pensate da lui per proteggersi dalla realtà (intesa come qualcosa che invita l’uomo a pensare costantemente e a ragionare facendogli distinguere il bene dal male). È POSSIBILE FARE IL MALE SENZA MOTIVI,SENZA INTERESSE NEL FARE QUESTO E SENZA USARE LA COSCIENZA? La Arendt osservando i fatti,risponde Sì e si chiede inoltre qual ‘è,dal punto di vista giuridico,la punizione inflitta a chi fa del male consapevolmente e quella inflitta a chi invece lo fa senza pensare? Per rispondere la Arendt si chiede che cosa è il PENSIERO o che cosa è il MALE. PENSIERO: • Inclinazione dell’uomo in direzione del superamento dei limiti della conoscenza attraverso l’uso dell’intelletto,il quale,per raggiungere questo scopo,viene usato in modo più intenso rispetto a quando si ha la necessità di conoscere o fare. • Attività che predilige le cose soprasensibili,in quanto queste sono più sensate rispetto a quelle che si possono conoscere attraverso i sensi,le quali non sopravvivono alla morte del soprasensibile. KANT DISTINGUE IL PENSIERO DALLA CONOSCENZA RAGIONE FACOLTà CHE SPINGE A PENSARE INTELLETTO FACOLTà CHE ASPIRA A CONOSCENZE CERTE L’intelletto lascia spazio al pensiero,eliminando gli ostacoli con i quali la ragione intralcia se stessa. IL PENSIERO IN RELAZIONE AL MALE: La distinzione tra bene e male dipende dall’intelligenza MA La condanna del male non coincide con la condanna della stupidità. Non ci vuole un cuore malvagio per compiere un grande male,ma l’interruzione del pensare o la totale assenza. Questo problema scaturisce dal fatto che IL PENSIERO INTERROMPE OGNI ATTIVITà E CONCERNE OGGETTI CHE NON SONO PERCEPITI DAI NOSTRI SENSI. Secondo Kant infatti bisogna esercitare la ragione per prevenire il male. I 3 ENUNCIATI PER RIFORMULARE IL PROBLEMA RELATIVO ALLO STRETTO LEGAME TRA CAPACITà/INCAPACITà DI PENSARE E L’EVENTUALITà DEL MALE: 1) Se un tale legame esiste,allora la facoltà di pensare, distinta dalla sete di conoscenza,va attribuita a tutti. 2) Se Kant ha ragione e la facoltà del pensiero prova una “avversione naturale” per l’accettazione dei suoi risultati “solidi assiomi”,allora non possiamo aspettarci proposizioni morali,o almeno non possiamo aspettarci una parola ultima su ciò che è bene e ciò che è male. 3) Se è vero che il pensiero riguarda cose invisibili,allora esso è fuori dell’ordinario poiché di norma noi ci muoviamo in un mondo di apparenze,in cui l’esperienza più radicale è quella della morte. 2° PARTE: Pochi pensatori ci hanno rivelato cosa sia il pensiero; Modello che sia rappresentativo di chiunque; Socrate; Il tipo ideale= vantaggio perché è qualcuno che è stato individuato nella società per sua rilevanza; tuttavia è necessario “purificare” tale figura per metterne in luce il pieno significato; Per Dante, Tommaso perde nella DC il diritto di simboleggiare la sapienza domenicana; si tratta dunque di quella parte di sé che Tommaso ha dovuto lasciare fuori dal Paradiso per potervi entrare; (così farebbe anche Socrate). Pag.146 -7 Nei dialoghi di Platone: I dialoghi socratici sono tutti aporetici; Idea di sapere “sapere di sapere” giustizia; Λóγοι: in movimento Socrate pone domande alle quali non sa rispondere; Discorso socratico: ciclico Ricomincia, cercando di capire cosa siano: ingiustizia, bontà, conoscenza, felicità. I dialoghi ruotano attorno a concetti molto semplici; I problemi cominciano con il nostro uso dei sostantivi; i problemi cominciano, cioè, con termini come felicità, coraggio, giustizia, ecc. <<Misura inapparente, difficilissima da afferrare per la mente, ma che definisce i limiti di ogni cosa>> (Solone); A proposito di questo, Platone parlò poi di “occhi della mente”; Pag. 148 “Casa”: definisce, in realtà, una grande varietà di oggetti; ma ogni casa immaginata possiede dei tratti che la rendono riconoscibile; Tuttavia, nella parola “casa” è albergata l’idea di “albergare” e “dimorare, mentre no “tenda” per esempio; Dunque la parola “casa”, la <<misura inapparente>> di Solone, definisce i limiti di ogni cosa che abbia a che fare con il dimorare; La parola “casa” è come un pensiero congelato che il pensare scongela ogni volta che si tratta di recuperarne il significato originale. Tale procedimento “meditazione”, poiché si tratta di un’attività priva di risultato; La meditazione non equivale con la deliberazione, poiché quest’ultima si presume finisca sempre con un risultato tangibile. Pag. 150 Socrate… Si definiva: tafano e levatrice; Platone lo definiva: torpedine marina, un pesce che paralizza e intorpidisce chi lo tocca, ma lo fa paralizzando anche se stessa; Sterile come una levatrice in Grecia; faceva partorire agli altri i propri pensieri e purga le persone dalle proprie “opinioni” cioè da quei pregiudizi infondati che impediscono di pensare; Tafano: sa come stuzzicare i cittadini: Stimolandoli a pensare, a esaminare i problemi, un’attività senza la quale la vita non sarebbe degna di essere vissuta; Dunque apparente contraddizione tra tafano e torpedine. Pag. 151 Il pensiero: <<I venti non sono visibili, ma le cose che fanno possiamo vederle e percepire quando si avvicinano>>; Pensieri congelati, scongelati dal vento del pensiero; La paralisi del pensiero diviene duplice: Interruzione di ogni attività; Incertezza paralizzante; Alcibiade e Crizia esempi di minacce per la polis per essere stati stuzzicati dal tafano, non punti dalla torpedine; La ricerca del senso può essere controproducente e suscitare un rovesciamento di valori. Pag. 153 Non esistono pensieri pericolosi, ma il pensare in sé è pericoloso; Il nichilismo: negazione dei valori correnti, cosiddetti positivi cui rimane vincolato, è il pericolo sempre incombente del pensiero; frutto del desiderio di giungere a dei risultati che non rendano più necessario pensare Anche non pensare è pericoloso; suscita abitudine; La facilità con cui i sovvertimenti possono aver luogo in certe situazioni dimostra solo che tutti in quel momento davvero dormono; La ricerca del senso secondo Socrate=eros: bisogno; Pag. 154 Se la ricerca è amore e desiderio, gli oggetti del pensiero sono solo cose amabili; Dunque la bruttezza e il male non possono che essere preoccupazioni del pensiero, poiché mancanza di bene, bellezza, giustizia, ecc. Il male è perciò un’assenza, mera privazione; Nessuno compie volontariamente il male; La triste verità è che il male è compiuto da persone che non hanno mai deciso se essere buone o cattive; Problema iniziale: nesso tra incapacità o il rifiuto di pensare e la capacità di fare il male? solo le persone piene di eros sono capaci di pensiero, dunque di discernere bene e male. Pag. 155-6 3° PARTE: Nel Gorgia ci sono due enunciati positivi: “Meglio subire un torto che farlo” una vita che non dà luogo a esame non merita di essere vissuta ”Io credo che sarebbe assai meglio che fosse scordata e stonata la mia lira, e che stonato fosse il coro da me istruito e che la maggior parte degli uomini non fosse d’accordo con me e che dicesse il contrario di ciò che dico io, piuttosto che essere io, che pure sono uno solo, in disaccordo e in contraddizione con me stesso”. Paradosso perchè Nulla che sia veramente uno può entrare in disaccordo con se stesso Per: Quando appaio agli altri sono visto come uno ma quando appaio agli altri sono conscio di me (sono come appaio agli altri) quindi Non appaio solo per gli altri ma anche per me stesso (una differenza si è insinuata nella mia Unicità) quindi Nel momento in cui io sono conscio di me stesso io sono identico a me stesso solo per gli altri, per me invece sono due-in-uno Il pensiero (per Platone)=silenzioso dialogo tra me e me (due-in-uno) poiché È la coscienza che permette di essere due-in-uno, la coscienza è indispensabile per il pensiero Per non sentirsi colpevoli di un crimine basta non pensare Poiché In questo modo non si hanno rapporti tra sé e sé (non esaminando ciò che facciamo o diciamo) Di modo da Non dover rendere ragione di nulla Perché Tanto ci si dimenticherebbe subito di ciò che si è fatto L’incapacità di pensare non è la “prerogativa” di chi manca di cervello, ma di chi non dialoga tra sé e sé Ma poiché Questo dialogo è ciò che ci impedisce di fare il male, chi non compie questo dialogo può compiere il male infinito Poiché Non compie mai questo dialogo (ostacolo al compiere il male) Quando chiunque è travolto da ciò che chiunque altro crede e fa, coloro che pensano escono dall’ombra in virtù del loro rifiuto di unirsi agli altri Ma La politica distrugge ogni ideologia, dottrina o valore. Questa distruzione ha però anche un effetto liberatorio sulla facoltà del giudizio(=facoltà di giudicare casi particolari senza sussumerli sotto regole generali) Il giudizio e il pensiero sono connessi tra loro Poiché Il giudizio rende manifesto il pensiero.