Pillar III 30 giugno 2016

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Pillar III 30 giugno 2016
PILLAR III
INFORMATIVA AL PUBBLICO
Situazione al 30 giugno 2016
1
Credito Emiliano Spa
Gruppo Bancario Credito Emiliano - Credem
3032 - Società per Azioni
Sede Sociale e Direzione:
Via Emilia San Pietro n. 4 - 42100 Reggio Emilia
Capitale interamente versato 332.392.107 Euro
Codice Fiscale 01806740153 - Partita IVA 00766790356
Codice ABI 3032
Banca iscritta all'albo delle banche al n.5350
Banca iscritta all'albo dei Gruppi bancari al n.3032
Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi
Tel.0522 5821 - Telefax 0522 433969 - Telex BACDIR 530658 – Switf
Code BACRIT22
Sito Internet: www.credem.it
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INDICE
INTRODUZIONE
4
1.
Requisito informativo generale
8
2.
Ambito di applicazione
34
3.
I Fondi Propri
38
4.
Adeguatezza patrimoniale
53
5.
Rischio di credito: Informazioni generali riguardanti tutte le banche
57
6.
Rischio di credito: Informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo
standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e alle esposizioni creditizie
specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB
66
7.
Rischio di credito: Informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB
70
8.
Tecniche di attenuazione del rischio
87
9.
Rischio di controparte
89
10. Operazioni di cartolarizzazione
99
11. Rischio operativo
110
12. Esposizioni in strumenti di capitale: Informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio
bancario
113
13. Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario
115
14. Attività vincolate
120
15. Leva Finanziaria
123
Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari
125
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INTRODUZIONE
Dal 1° gennaio 2014 è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 575/2013 (“CRR”) con il
quale vengono introdotte nell’Unione Europea le regole definite dal Comitato di Basilea
per la vigilanza bancaria con l’articolato insieme di documenti unitariamente
denominato “Basilea 3” in materia di adeguatezza patrimoniale (Primo pilastro) e
informativa al pubblico (Terzo pilastro).
Il regolamento (UE) n. 575/2013 e la direttiva 2013/36/UE (“CRD IV”) definiscono il
nuovo quadro normativo di riferimento nell’Unione Europea per banche e imprese di
investimento. Dal 1° gennaio 2014 CRR e CRDIV sono integrati da norme tecniche di
regolamentazione o di attuazione approvate dalla Commissione Europea su proposta
delle Autorità europee di supervisione (“ESA”), che danno attuazione alla normativa
primaria.
Con l’adozione del regolamento di esecuzione (UE) n. 680/2014 sono state stabilite le
norme tecniche di attuazione (Implementing Technical Standards) vincolanti in materia
di segnalazioni prudenziali armonizzate delle banche e delle imprese di investimento
relative a: fondi propri, rischio di credito e controparte, rischi di mercato, rischio
operativo, grandi rischi, rilevazione su perdite ipotecarie, posizione patrimoniale
complessiva, monitoraggio liquidità e leva finanziaria.
Per dare attuazione e agevolare l’applicazione della nuova disciplina comunitaria,
nonché al fine di realizzare una complessiva revisione e semplificazione della disciplina
di vigilanza delle banche, Banca d’Italia ha emanato la Circolare 285 con cui sono state
recepite le norme della CRD IV. La circolare indica inoltre le modalità con cui sono state
esercitate le discrezionalità nazionali attribuite dalla disciplina comunitaria alle autorità
nazionali e delinea un quadro normativo completo, organico, razionale e integrato con
le disposizioni comunitarie di diretta applicazione, in modo da agevolarne la fruizione
da parte degli operatori.
La stessa Banca d’Italia ha emanato inoltre le Circolari n. 286 e n. 154 che traducono
secondo lo schema matriciale, attualmente adottato nelle segnalazioni di vigilanza, i
citati ITS.
Relativamente alle principali novità del quadro normativo dell’esercizio in corso, il 24
marzo 2016 la BCE ha pubblicato il Regolamento sull’esercizio delle opzioni e delle
discrezionalità previste dal diritto dell’Unione e la Guida della BCE sulle opzioni e sulle
discrezionalità previste sempre dal diritto dell’Unione. I due documenti hanno definito
come sarà armonizzato a livello di area dell’euro l’esercizio delle opzioni e delle
discrezionalità previste dalla normativa bancaria e hanno voluto realizzare un
importante passo avanti verso l’armonizzazione della vigilanza sulle banche significative
nell’area dell’euro.
In data 28 aprile 2016 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la
Decisione (UE) 2016/661 della Banca Centrale europea del 15 aprile 2016 relativa
all’importo complessivo dei contributi annuali per le attività di vigilanza per l'anno 2016
(405€m).
Dal 18 maggio 2016 al 21 giugno si è tenuta la seconda consultazione pubblica della
BCE sull’armonizzazione delle opzioni e delle discrezionalità previste dal diritto
dell’Unione. Questa si focalizzava su otto opzioni e discrezionalità che integrano la guida
e il regolamento pubblicati il 24 marzo 2016, concernenti 115 opzioni e discrezionalità.
Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 1° giugno 2016 è stato pubblicato il
Regolamento (UE) 2016/867 della Banca Centrale Europea del 18 maggio 2016
riguardante la raccolta di dati granulari sul credito e sul rischio di credito. Tali
informazioni dettagliate sono necessarie per lo svolgimento dei compiti dell'Eurosistema,
del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e del Comitato europeo per il rischio
sistemico.
Il 6 giugno 2016 sono state rese note le indicazioni al sistema concernenti l’esame
dell’ammissibilità degli strumenti di capitale quali elementi aggiuntivi di classe 1 ed
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elementi di classe 2. Il documento definisce la procedura adottata dalla BCE per l’esame
dell’ammissibilità degli strumenti di capitale quali elementi aggiuntivi di classe 1 ed
elementi di classe 2 e le informazioni che dovrebbero fornire i soggetti vigilati significativi
che computano tali strumenti di capitale.
Il 21 giugno è stata pubblicata una nota dell’MVU sulla governance e sulla propensione
al rischio. La nota non ha lo scopo di fornire indicazioni esaustive in materia di assetti
di governance e RAF efficaci ma vuole essere una guida e un sostegno per gli enti
significativi nell’applicazione delle migliori prassi internazionali.
A partire dal 1° gennaio 2016, è pienamente operativo il Meccanismo di risoluzione
unico (MRU), il secondo tassello dell’Unione bancaria. Ricordiamo che era già stato
costituito precedentemente il Comitato di risoluzione unico, avente sede a Bruxelles, al
quale partecipano i rappresentanti delle autorità di risoluzione nazionali, e che ha il
compito di decidere l’avvio della risoluzione di una banca e di gestirne il processo. Il
Comitato deve inoltre amministrare le risorse del Fondo di risoluzione unico, che
parteciperà al finanziamento degli interventi di risoluzione e sarà finanziato dai
contributi (progressivamente condivisi) delle banche dei paesi partecipanti al
Meccanismo. Alla Banca d’Italia sono state attribuite, in continuità con il ruolo svolto
in passato, le funzioni di autorità nazionale di risoluzione. Il Meccanismo di risoluzione
unico si avvarrà degli strumenti e dei poteri di gestione delle crisi previsti dalla BRRD.
Il Comitato di risoluzione (Single Resolution Board) l’8 gennaio 2016 ha pubblicato
l’elenco delle banche vigilate (quelle significative direttamente vigilate dalla BCE alle
quali vanno aggiunti 15 gruppi con attività transfrontaliera) e il piano delle attività per
il 2016. Queste sono focalizzate sull’assegnazione del requisito MREL (Minimum
Requirement for own funds and Eligible Liabilities, requisito minimo di fondi propri e
passività ammissibili) alle banche vigilate richiesto dalla BRRD. Il 12 gennaio è stato
invece presentato l’approccio che verrà seguito per determinare l’MREL. I requisiti
definiti verranno comunicati entro settembre 2016. Il 23 febbraio il Single Resolution
Board, in cooperazione con le Autorità di Risoluzione Nazionali, ha avviato la raccolta
delle informazioni ai fini della redazione dei Piani di Risoluzione e della determinazione
del requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili assoggettabili a svalutazione
e conversione per le maggiori banche europee. Le banche dovranno fornire dati
riguardanti la struttura delle passività secondo quanto indicato sul sito del Single
Resolution Board.
Relativamente al terzo pilastro, sono proseguite le trattative relative alla proposta di un
sistema di assicurazione dei depositi bancari per la zona euro (denominato EDIS,
European Deposit Insurance Scheme).
Relativamente alla normativa comunitaria, è proseguita la definizione di norme volte ad
arricchire la CRR/CRD4, BRRD, DGS… Ricordiamo solo alcuni dei numerosi
regolamenti.
In data 16 febbraio 2016 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea
il Regolamento di esecuzione (UE) 2016/200 della Commissione del 15 febbraio 2016
avente ad oggetto norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l'informativa sul
coefficiente di leva finanziaria degli enti.
In data 30 marzo 2016 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il
Regolamento Delegato (UE) 2016/451 della Commissione del 16 dicembre 2015 che
stabilisce i principi e i criteri generali per la strategia d'investimento e le regole di
gestione del Fondo di risoluzione unico.
In data 31 marzo 2016 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il
Regolamento di esecuzione (UE) 2016/428 della Commissione del 23 marzo 2016 che
stabilisce norme tecniche di attuazione per quanto riguarda le segnalazioni degli enti a
fini di vigilanza, relativamente alla segnalazione del coefficiente di leva finanziaria.
Il Comitato di Basilea ha proseguito i lavori necessari al completamento del programma
di riforme post-crisi al fine di aumentare la resilienza del settore bancario. Le attività
dichiarate per il 2016 riguardano una possibile soluzione dell’eccessiva variabilità degli
RWA nei modelli interni e la calibrazione definitiva del leverage ratio.
Il 14 gennaio 2016 è stato pubblicato lo standard definitivo relativo al “Minimun capital
requirements for market risk” il cui obiettivo è assicurarsi che i modelli standard e
interni relativi al rischio di mercato siano più consistenti.
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Nel mese di marzo sono stati posti in consultazione: la proposta di revisione del
framework relativo al rischio operativo (presentando il Standardised Measurement
Approach), la revisione della disclosure relativa al Terzo Pilastro (volta ad un suo
rafforzamento) e il documento “Reducing variation in credit risk-weighted assets constraints on the use of internal model approaches”. In quest’ultimo documento il
Comitato propone di rimuovere l’uso dell’approccio IRB per alcune categorie di
esposizioni, propone dei floor e pratiche volte a ridurre la variabilità degli RWA per alcuni
portafogli.
Il 6 aprile sono stati pubblicate le FAQ relative al leverage ratio e un documento di
consultazione riguardante la revisione del leverage ratio. Sempre in aprile è stato reso
noto lo standard relativo all’Interest Rate Risk in the Banking Book (IRRBB)”. In
dettaglio lo standard proposto (rispetto al precedente) riflette i cambiamenti nel mercato
e nelle prassi di vigilanza. Viene definita una guida più completa sulle aspettative per il
processo di gestione IRRBB di una banca, vengono proposti obblighi di comunicazione
più efficaci per promuovere una maggiore coerenza, la trasparenza e la comparabilità.
L’EBA (European Banking Autority), che ha come obiettivo fondamentale quello di
contribuire al raggiungimento di un livello di regolamentazione e di vigilanza
prudenziale efficace e uniforme nel settore bancario europeo (livello EU-28), nel corso
del 2016 ha proseguito l’attività volta a definire norme con impatto sul settore bancario
europeo (principalmente riferiti alla CRD4/CRR, BRRD, DGS, ...).
Relativamente alla vigilanza bancaria italiana, in data 9 marzo 2016 è stato pubblicato
nel sito ufficiale della Banca d’Italia il 15° aggiornamento delle “disposizioni di vigilanza
per le banche“ di cui alla Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013. Il suddetto
aggiornamento riguarda la concessione di finanziamenti da parte di società veicolo di
cartolarizzazione. Alla stessa data è stato pubblicato anche il 1° aggiornamento delle
“disposizioni di vigilanza per gli intermediari finanziari “ di cui alla Circolare n. 288 del
3 aprile 2015, riguardante, anche qui, la concessione di finanziamenti da parte di
società veicolo di cartolarizzazione.
In data 15 marzo 2016 è stato pubblicato nel sito ufficiale della Banca d’Italia l’8°
aggiornamento della “matrice dei conti “di cui alla Circolare n. 272 del 30 luglio 2008.
La revisione dell’impianto della Sezione III è stata effettuata al fine di dare applicazione
al Regolamento (UE) 2015/534 del 17 marzo 2015 che disciplina le informazioni
finanziarie di vigilanza degli intermediari bancari nell’ambito del Meccanismo di
vigilanza unico.
In data 16 marzo 2016 è stato pubblicato nel sito ufficiale della Banca d’Italia il 60°
aggiornamento della “Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie.
Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi“ di cui alla Circolare
n. 154.
Con la Comunicazione del 29 marzo 2016 avente ad oggetto alcune novità sulle modalità
di segnalazione delle esposizioni in sofferenza, è stata introdotta un’apposita rilevazione
statistica delle esposizioni in sofferenza (piattaforma “Infostat”), attraverso cui si
intendono ottenere specifiche informazioni su tali esposizioni, sulle eventuali garanzie
reali o di altro tipo che ne riducono il rischio di credito e sullo stato delle procedure di
recupero ad esse connesse. L’oggetto del censimento saranno le sole sofferenze lorde (al
lordo anche degli stralci parziali) riconducibili a controparti residenti in Italia e di
ammontare superiore a 100.000 euro alla data di segnalazione. Le prime due rilevazioni
avranno periodicità annuale e saranno riferite alla situazione al 31 dicembre 2015 e al
31 dicembre 2016, mentre a partire da giugno 2017 la periodicità della rilevazione sarà
semestrale.
A fine marzo, sulla base dell’analisi degli indicatori di riferimento, la Banca d’Italia ha
deciso di fissare il coefficiente della riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital
buffer, CCyB) allo zero per cento a decorrere dal 1° aprile 2016.
In data 26 aprile 2016 è stato pubblicato nel sito ufficiale della Banca d’Italia il 7°
aggiornamento della Circolare n. 286 del 17 dicembre 2013 recante “Istruzioni per la
compilazione delle segnalazioni prudenziali per i soggetti vigilati”. Le novità
regolamentari introdotte danno attuazione, a livello nazionale, alle modifiche apportate
dall’EBA alla cornice regolamentare europea e recepite dalla Commissione europea con
il Regolamento di esecuzione (UE) n. 2016/313: “Ulteriori metriche di controllo delle
segnalazioni sulla liquidità” (Additional Liquidity Monitoring Metrics – ALMM)
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contenente gli schemi segnaletici e le relative istruzioni di compilazione di un nuovo set
informativo in materia di rischio di liquidità.
Banca d’Italia ha pubblicato il 26 aprile 2016 il 61° aggiornamento alla Circolare n. 154
del 22 novembre 1991 sulle “Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e
finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi”. Le
principali novità riguardano l'eliminazione di taluni campi di zona variabile relativi alla
residenza e all'asset encumbrance, l'inserimento di campi di zona variabile relativi alla
segnalazione sugli ALMM, l'inserimento di alcuni schemi relativi alle metriche di
monitoraggio della liquidità individuale e consolidata.
In data 20 maggio 2016 è stato pubblicato nel sito della Banca d’Italia il 16°
aggiornamento delle “disposizioni di vigilanza per le banche“ di cui alla Circolare n. 285
del 17 dicembre 2013. L’aggiornamento riguarda la modifica del Capitolo 4 “Sistemi
informativi” del Titolo IV, introducendo una specifica Sezione VII volta a disciplinare gli
obblighi imposti alle banche che prestano servizi di pagamento tramite canale internet.
Sono in tal modo recepiti nell’ordinamento italiano gli “Orientamenti in materia di
sicurezza dei pagamenti tramite internet” emanati dall’EBA con l’obiettivo di accrescere
il livello di sicurezza del settore, favorendo l’adozione di requisiti minimi comuni su base
europea.
A fine giugno, sulla base dell’analisi degli indicatori di riferimento, la Banca d’Italia ha
deciso di fissare il coefficiente della riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital
buffer, CCyB) allo zero per cento a decorrere dal 1° luglio 2016.
Il contenuto della presente Informativa al Pubblico, pubblicata con frequenza almeno
annuale, è disciplinato nella Parte 8 del regolamento CCR. Il regolamento ha demandato
all’EBA (European Bank Authority) l’elaborazione di orientamenti in merito alla
valutazione della rilevanza e riservatezza delle informazioni in relazione agli obblighi di
informativa, oltre che di orientamenti in merito alla necessità di pubblicare con maggiore
frequenza, rispetto a quella annuale, le informazioni contenute nell’informativa al
pubblico. In data 23 dicembre 2014 l’EBA ha emanato le proprie linee guida
(EBA/GL/2014/14), confermando gli obblighi di pubblicazione dell’informativa con
cadenza almeno annuale, salvo valutare attraverso indicatori qualitativi e quantitativi
la necessità di fornire l’informativa con maggiore frequenza.
Per una completa informativa sui rischi e la governance si rimanda al Bilancio
Consolidato semestrale abbreviato al 30 giugno 2016, oltre che alla Relazione sulla
Gestione, al Bilancio Consolidato, alla Relazione sul Governo Societario e gli Assetti
Proprietari relativi all’esercizio 2015. I documenti sono pubblicati sul sito
www.credem.it.
Le informazioni quantitative sono rappresentate in migliaia di euro e, se non
diversamente specificato, si riferiscono al perimetro prudenziale del Gruppo Bancario.
L’informativa al Pubblico è pubblicata sul sito internet www.credem.it.
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1. REQUISITO INFORMATIVO GENERALE
Il modello organizzativo di presidio dei rischi ha lo scopo di favorire il raggiungimento di
una serie di obiettivi:
• ruolo di governo e indirizzo della Capogruppo nel presidio dei rischi per singola
Società e del loro impatto sui rischi di Gruppo, in ottemperanza alle vigenti
disposizioni di Vigilanza e al Risk Appetite Framework di Gruppo;
• controllo gestionale nel senso dell'ottimizzazione del profilo rischio-rendimento a
livello di gruppo;
• uniformità della metodologia di analisi e del "linguaggio" utilizzato per tutte le Società
del gruppo.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo è responsabile della definizione delle
linee generali del governo dei rischi per ciascuna area di business; delibera i poteri
riconosciuti in merito a strategie operative, assunzione di rischi e azioni correttive; approva
la struttura generale dei limiti operativi e delle deleghe, nonché le linee di responsabilità ed
autorità in merito al processo di gestione dei rischi; individua l’insieme di indicatori di Risk
Appetite e delle relative metriche di calcolo; definisce e approva gli obiettivi di rischio e le
soglie di tolleranza.
I Consigli di Amministrazione delle singole società recepiscono gli obiettivi assegnati dal
Consiglio di amministrazione della Capogruppo riferiti a mission e profilo di rischio;
approvano la struttura dei limiti e delle deleghe operative interne nell’ambito di quanto
fissato dal Consiglio di amministrazione della Capogruppo.
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NUMERO
E
TIPOLOGIA
DEGLI
INCARICHI
AMMINISTRATORE IN ALTRE SOCIETÀ O ENTI
DETENUTI
DA
CIASCUN
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
Nominativo
Numero incarichi
FERRARI Giorgio
(Presidente)
MARAMOTTI Ignazio
(Vice Presidente)
21, di cui 6 ricoperti in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
14, di cui nessuno in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
ZANON DI VALGIURATA Lucio
Igino
(Vice Presidente)
14, di cui 3 ricoperti in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
ALFIERI Romano
CORRADI Enrico
FONTANESI Giorgia
MEDICI Ugo
MORSTOFOLINI Ernestina
2, di cui 1 ricoperti in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
35, di cui 4 ricoperti in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
1, di cui nessuno in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
3, di cui nessuno in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
Tipologia incarichi
Amministratore: 10
Sindaco: 11
Amministratore: 14
Amministratore: 14
Amministratore: 2
Amministratore: 18
Sindaco: 17
Amministratore: 1
Amministratore: 3
-
-
1 ricoperto in società del Gruppo
Credito Emiliano - CREDEM
Amministratore: 1
SCHWIZER Paola Gina Maria
4, di cui nessuno in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
Amministratore: 2
Membro del Consiglio di
Sorveglianza (nomina Banca
D’Italia): 2
SPAGGIARI Corrado
1, di cui nessuno in società del
Gruppo Credito Emiliano - CREDEM
Amministratore: 1
RENDA Benedetto Giovanni Maria
VIANI Giovanni
-
-
Il CA si compone di Amministratori esecutivi, non esecutivi ed indipendenti, nel rispetto
di un principio di diversificazione in termini di genere e, ove possibile, anche di età e
provenienza geografica.
Il CA si caratterizza per la presenza di Amministratori in possesso, oltre che dei requisiti
di professionalità prescritti dalla normativa di settore, della tipologia e della varietà di
competenze ed esperienze richieste dalle strategie perseguite e dal contesto in cui opera
la Banca. Pertanto il CA registra nel complesso la presenza di uno o più Esponenti in
grado di garantire la sussistenza dei seguenti:
• i) criteri qualitativi:
o specifiche competenze nel settore giuridico, economico e finanziario (laurea in
giurisprudenza o comunque in discipline giuridiche, ivi comprese scienze
politiche, scienze bancarie, laurea in economia e commercio o comunque in
scienze economiche o ingegneristico-gestionali);
o specifiche professionalità nei settori bancario, finanziario, assicurativo, in quelli
giuridico ed economico;
• ii) criteri quantitativi:
o in relazione alla composizione di un CA composto da un numero massimo di 16
Esponenti:
almeno un componente in possesso di specifiche competenze nel settore
giuridico, (laurea in giurisprudenza o comunque in discipline giuridiche, ivi
comprese scienze politiche e scienze bancarie), per apportare gli eventuali
supporti relativi al presidio delle norme;
almeno un componente in possesso di specifiche competenze nel settore
economico (laurea in economia e commercio o comunque in scienze
economiche o in indirizzi ingegneristico/gestionali), per apportare gli
eventuali supporti relativi al presidio delle questioni contabili;
almeno quattro componenti registrino specifiche professionalità nei settori
bancario, finanziario e assicurativo ed in quello giuridico ed economico,
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conseguite mediante incarichi in Consigli di Amministrazione di banche o di
intermediari finanziari o di imprese assicurative per almeno un quinquennio,
onde consentire l’apporto dell’esperienza pluriennale pregressa, anche in
relazione alle dinamiche del sistema economico-finanziario, della
regolamentazione della finanza ed alle relative metodologie di gestione e
controllo dei rischi;
almeno un componente registri specifiche professionalità nel settore
industriale e/o commerciale, quest’ultimo da intendersi come diverso da
quelli bancario, finanziario o assicurativo, onde consentire anche l’apporto
della conoscenza diretta del tessuto economico imprenditoriale;
almeno 1/3 dei componenti il CA deve essere non esecutivo;
il numero degli Amministratori indipendenti, è di almeno 3 se il CA è
composto fino a 14 membri e almeno 4, se composto da un numero
superiore.
o In relazione agli Amministratori non esecutivi, chiamati a svolgere, fra l’altro, la
funzione di impulso dialettico e di monitoraggio sulle scelte compiute dagli
Esponenti esecutivi:
la maggioranza deve possedere i requisiti di cui al precedente punto A.3) per
garantire la professionalità e l’autorevolezza anche derivanti da una
pregressa esperienza qualificata prolungata nel tempo;
almeno uno deve possedere il requisito di cui al precedente punto A.1), per
garantire l’eventuale contrappeso normativo alle argomentazioni della
componente esecutiva e la più efficace attività nell’ambito dei Comitati Endoconsiliari;
almeno uno deve possedere il requisito di cui al precedente punto A.2), per
consentire i più opportuni interventi nel settore economico / contabile e la
più efficace attività nell’ambito dei Comitati Endo-consiliari;
solo i componenti non esecutivi in possesso dei requisiti di cui ai precedenti
punti B. 1, B. 2 e B.3 possono essere nominati componenti dei Comitati
Endo-consiliari.
In generale, la composizione del CA deve garantire alla Banca di disporre nel continuo di
risorse con professionalità differenziate e, segnatamente:
•
esperienza di gestione imprenditoriale e di organizzazione aziendale o in
materia contabile e finanziaria, acquisita tramite un’attività pluriennale
di amministrazione, direzione e controllo in imprese;
•
conoscenza del settore bancario e finanziario, delle tecniche di gestione
dei rischi connessi all’esercizio delle attività bancarie e finanziarie,
acquisite per il tramite di un’esperienza pluriennale di amministrazione,
direzione e controllo in imprese bancarie, finanziarie o assicurative.
Fermo il rispetto delle previsioni statutarie riguardanti le modalità di funzionamento
delle liste e la parità tra i generi, la sopra indicata ottimale composizione qualiquantitativa orienta:
• la proposta di candidati avanzata dai Soci, per la cui formazione delle liste si
provvederà alla pubblicazione sul sito internet della Banca ed al deposito presso la
Sede legale dei criteri costituenti la composizione quali-quantitativa ottimale;
• la cooptazione dei componenti.
Le Direzioni delle singole società realizzano le attività di business di competenza nel rispetto
delle deleghe e dei limiti operativi di rischio assegnati dai rispettivi Consigli di
Amministrazione.
In considerazione delle specifiche previsioni dettate da Banca d’Italia per il Governo
Societario delle Banche, laddove viene imposto la costituzione di un comitato interno ad
hoc denominato Comitato Rischi, in data 16 ottobre 2014 il Consiglio di Amministrazione
di CREDEM ha costituito il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo che racchiude tutte le
attribuzioni in precedenza demandate al Comitato Consiliare di Controllo Interno e al
Comitato Rischi.
Il Comitato Rischi è composto da 3 Amministratori non esecutivi la maggioranza dei quali
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indipendenti. Coerentemente a quanto previsto dal Codice di Autodisciplina delle società
quotate e ai sensi dell’art. 148, comma 3 TUF, la presidenza del Comitato è attribuita ad
un Amministratore indipendente.
La composizione e le funzioni del Comitato sono delineate nelle specifiche “Norme di
Funzionamento”, approvate dal Consiglio di Amministrazione in sede di costituzione del
medesimo avvenuta il 16 ottobre 2014 e riviste in data 17 settembre 2015.
Tutte le riunioni del Comitato sono state verbalizzate a cura del Segretario; i verbali sono
sottoscritti congiuntamente dal Segretario e dal Presidente, archiviati per ordine
cronologico e adeguatamente corredati da documentazione illustrativa ed esplicativa dei
punti all’ordine del giorno e sulla base della quale sono state adottate le delibere. Ogni
verbale, riporta fedelmente le presenze/assenze dei membri del Comitato, la durata della
seduta e i dibattiti intercorsi.
Nel corso del primo semestre 2016 si sono tenute n. 7 riunioni.
Il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria
affinché il CA possa definire e approvare il Risk Appetite Framework (con particolare
riferimento alla valutazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza); monitora
l’andamento del profilo di rischio assunto nel suo complesso rispetto agli obiettivi di Risk
Appetite e alle soglie di tolleranza relativamente a tutti gli indicatori previsti nel RAF di
Gruppo.
La funzione di Risk Management supporta il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo ed
effettua le seguenti attività:
• la misurazione e la rendicontazione dei rischi finanziari per singola società e a livello
di gruppo, utilizzando a questo fine misure di rischio in termini di VaR e di
sensitivity, volte a verificare il rispetto dei limiti assegnati e la coerenza con gli
obiettivi di rischio rendimento assegnati;
• lo sviluppo e la gestione dei sistemi di misurazione dei rischi tramite l’acquisizione
dei dati di mercato necessari per il calcolo;
• la definizione del profilo di rischio dei nuovi prodotti.
Le risultanze dell’attività della funzione di Risk Management sono riportate periodicamente
al Comitato Consiliare Rischi di Gruppo.
Per maggiori informazioni circa le informazioni richieste dall’art. 435, comma 2, del
Regolamento UE 575/2013 (CRR) di seguito elencate si rimanda alla Relazione sul Governo
Societario e gli Aspetti Proprietari pubblicato sul sito www.credem.it:
• numero di incarichi di amministratore affidati ai membri dell'organo di gestione;
• politica di ingaggio per la selezione dei membri dell'organo di gestione e le loro
effettive conoscenze, competenze e esperienza;
• politica di diversità adottata nella selezione dei membri dell'organo di gestione, i
relativi obiettivi ed eventuali target stabiliti nel quadro di detta politica nonché la
misura in cui tali obiettivi e target siano stati raggiunti;
• se l'ente ha istituito un comitato di rischio distinto e il numero di volte in cui
quest'ultimo si è riunito;
• descrizione del flusso di informazioni sui rischi indirizzato all'organo di gestione.
Le attività di Risk Management si concretizzano nella realizzazione di una serie di report,
le cui periodicità sono coerenti con le tempistiche delle varie misurazioni svolte.
ll controllo è un’attività che viene svolta in modo continuativo. In particolare per i rischi
definiti misurabili la frequenza delle misurazioni diverge a seconda della tipologia e della
intensità dei rischi generati da ogni Società:
• giornaliera per i rischi finanziari nelle Società ad elevato utilizzo e per il rischio di
liquidità;
• almeno settimanale per i rischi finanziari nelle Società a basso utilizzo e per quelli
relativi ai portafogli gestiti;
• almeno mensile per i rischi di credito ed operativi;
• almeno annuale per la verifica dei requisiti normativi, con particolare riferimento agli
ambiti quantitativi, organizzativi ed informatici relativi ai modelli interni adottati, per
i modelli di pricing e le regole di applicazione della Fair Value Policy, per tutti gli altri
11
rischi in coerenza con quanto definito in ambito ICAAP e nel Risk Appetite
Framework.
Di seguito si riepiloga l’elenco delle rendicontazioni prodotte con l’indicazione dell’ufficio
proponente, delle funzioni destinatarie, della periodicità e del perimetro.
12
Destinatari
CS
Rendicontazione
Periodicità
CE
CA
CE
CCRG
Pianificazione annuale attività di
Risk Management
annuale
CA
CE
CCRG
Rendicontazione annuale attività
di Risk Management
annuale
CCRG
Risk Appetite Framework
annuale
CCRG
Monitoraggio Risk Appetite
Framework
trimestrale
CCRG
Rendicontazione OMR
semestrale
OMR con parere negativo RO
ad evento
CA
CA
CE
CA
Comitati
Altre
Funzioni
destinatari
e
CA
CE
CA
CS
CA
CS
CA
CCRG
Risultanze del processo di
convalida AIRB
annuale
CCRG
Parere preventivo parametri di
rischio
annuale
RTO-PLCLEAPIC
CE
CCRG
CA
(BE)
CCRG
CE
CS
CCRG
Comitato
Risk
Management
CE
FINANZA
Comitato
remunerazion
i
Amm.
Indip.
Amm.
Indip.
BE
Banca Euro
annuale
Gruppo
annuale
Gruppo
Analisi per il Comitato Risk
Management
trimestrale
Gruppo
Validazione test cobond
semestrale
Credembanca
annuale
Gruppo
CA
CCRG
semestrale
Gruppo (e tutte le
Società)
Gruppo/
Banca,Leasing,
Banca Euro, Factor,
SGR, Lux
Gruppo,
Credembanca
annuale
CS CREDI
CS AUDIT
Report mensile soggetti collegati
mensile
CS CREDI
CS EBICRE
Report mensile soggetti collegati
mensile
Banca Euro
annuale
Gruppo,
Credembanca
annuale
Banca Euro
annuale
Gruppo,
Credembanca,
Leasing
Rendicontazione annuale soggetti
collegati
Rendicontazione annuale soggetti
collegati
CA
CA
annuale
Reportistica RSA (Risk Self
Assessments)
CCRG
CCRG
annuale
Gruppo
Gruppo,
Credembanca,
Leasing
Gruppo,
Credembanca,
Leasing
Gruppo,
Credembanca,
Leasing
Credembanca,
Leasing, Factor
Credembanca
Reportistica LDC (Loss Data
Collection)
CS
semestrali
Gruppo/
Banca,Leasing,
Banca Euro, Factor
Gruppo/
Banca,Leasing,
Banca Euro, Factor
Gruppo/
Banca,Leasing,
Banca Euro, Factor
Gruppo/
Banca,Leasing,
Banca Euro, Factor
Gruppo/
Banca,Leasing,
Banca Euro, Factor
Gruppo/
Banca,Leasing,
Banca Euro, Factor
annuale
Autovalutazione sulle Politiche di
Remunerazione
CE
CA
Report parametri di rischio
Credem e Credemleasing
Monitoraggio controllo
andamentale dei crediti
Relazione annuale servizi
d'investimento
Relazione annuale servizi
d'investimento
Allegati tecnici alla Fair Value
Policy di Gruppo
Autovalutazione Processo ICAAP e
ILAAP
CCRG
CA
CA
annuale
CCRG
CE
CA
Resoconto ILAAP
Società
Calibrazione parametri di rischio
13
Destinatari
CA
CE
CS
Comitati
Comitato
Risk
Management
Altre
Rendicontazione
Funzioni
destinatari
e
DG-VDGCS CREDITableu de bord Rischio di credito
CS VALORE
(Primo Pilastro)
- CS AUDITRTO - CSR
Verifica dell’adeguatezza delle
valutazioni effettuate sui crediti
deteriorati
Periodicità
Società
trimestrale
Gruppo,
Credembanca,
Leasing
annuale
Credembanca,
Banca Euro,
Leasing, Factor
CA
CCRG
CE
Comitato
Risk
Management
Data Quality controlli manuali
(percorso 2)
semestrale
Credembanca,
Leasing
CA
CCRG
Report Rischio Reputazionale
annuale
Credembanca
semestrale
Credembanca
annuale
SGR
annuale
Credembanca
annuale
Banca Euro
Relazione per Comitato di
indirizzo e controllo GP
trimestrale
Credembanca
Relazione per Comitato di
indirizzo e controllo GP
trimestrale
Banca Euro
trimestrale
Credembanca
trimestrale
Banca Euro
giornaliero
Credembanca
Report settimanale rischi
finanziari Credem
settimanale
Credembanca
Report quindicinale rischi
finanziari Credemleasing
quindicinale
Credemleasing
FINANZA
CA
(incl.
SGR)
CE
Validazione test cobond
Relazione annuale servizi
d'investimento
CCRG
Monitoraggio dell'andamento delle
performance delle gestioni
patrimoniali
Monitoraggio dell'andamento delle
performance delle gestioni
patrimoniali
CE
CA
(BE)
Comitato
Indirizzo e
controllo GP
Credem
Comitato
Indirizzo e
controllo GP
BE
DG-RBU
FINANZA
CE
CA
(BE)
BU
FINANZA
DG - CS
AUDITRBU
FINANZA
DG LEAPIC
AUDIT
Comitato
ALM
CE
DG Banca
Euro
EBPAMP
RBU
FINANZA
Comitato
Investimento
SGR
Comitato
Rischi e
Performance
Analisi rischi di mercato e rispetto
dei massimali di rischio e degli
stop loss
Analisi rischi di mercato e rispetto
dei massimali di rischio e degli
stop loss
Report gg Regolamento Finanza
Credem
Nota liquidità per comitato ALM
trimestrale
Gruppo
Rendicontazione "risultati del
portafoglio strategico"
semestrale
Credembanca
Posizione rischio finanziario di BE
settimanale
Banca Euro
Report gg Portafoglio Strategico
Credem
giornaliero
Credembanca
Relazione su limiti di investimento
per Comitato investimento
mensile
SGR
Relazioni per Comitato Rischi e
Performance
mensile
SGR
Dal precedente elenco sono escluse le rendicontazioni attinenti la controllata Credemvita,
non rientrante nel perimetro della vigilanza prudenziale.
14
Rischio di credito
Strategie e processi per la gestione dei rischi
Credem considera storicamente l’elevata qualità del credito come un elemento fondante
della propria stabilità patrimoniale ed un fattore strategico nel processo di creazione del
valore. I principi fondamentali su cui si basa l’erogazione del credito nel Gruppo sono i
seguenti:
•
la coerenza con la connotazione di banca commerciale domestica nella valutazione
dell’attività del cliente, della sua dimensione e della sua ubicazione geografica
rispetto alla rete Credem ;
•
la tecnica nell’analisi di rischio, che assicura alle concessioni creditizie un
presupposto oggettivo e coerente con le finalità e le esigenze finanziarie del cliente,
con le sue dimensioni patrimoniali e finanziarie e con le relative capacità di
rimborso storiche e prospettiche;
•
la qualità e l’adeguatezza delle informazioni, coerentemente ai criteri di data
governance definiti dalla Capogruppo, come presupposto essenziale per la
valutazione oggettiva del profilo di rischio che trova nel rating interno la sua prima
espressione di sintesi;
•
il frazionamento del rischio di credito perseguito diversificando il portafoglio clienti
con un approccio selettivo e coerente con gli obiettivi di capitale e di
rischio/rendimento;
•
la valutazione consolidata delle controparti a livello di Gruppo in modo da delineare
una prospettiva unitaria e non frammentata del profilo di rischio di ciascuna
singola controparte o gruppo controparte;
•
la cura riservata alla regolarità formale prima dell’erogazione delle concessioni di
credito anche attraverso il supporto di strutture specialistiche presso la
Capogruppo che assicurano i necessari riferimenti tecnico-consulenziali;
•
l’attenta gestione dei rapporti da parte delle unità di linea e i controlli effettuati
dalle funzioni centrali dedicate, che assicurano la corretta applicazione delle linee
di credito, l’aggiornamento costante del quadro informativo della clientela, la
tempestiva individuazione delle posizioni problematiche e l’adozione delle azioni
necessarie al recupero delle relative esposizioni;
•
l’adozione di politiche rigorose di classificazione e copertura dei crediti deteriorati,
privilegiando quando possibile politiche transattive volte a raggiungere accordi
stragiudiziali con le controparti contenendone di conseguenza i costi di recupero.
Aspetti organizzativi
Il Servizio Crediti della Capogruppo è organizzato secondo tre aree di responsabilità:
•
Credit Strategy e Monitoring, che definisce obiettivi e linee guida di sviluppo del
credito inteso come business line in coerenza con gli obiettivi ed il Risk Appetite
Framework di gruppo, redige la regolamentazione interna, definisce i principali
strumenti e processi ed effettua i controlli sulla filiera del credito;
•
Credit Management, che attraverso l’attività deliberativa e la consulenza tecnica
alle strutture commerciali ed alle società del gruppo garantisce nel tempo un profilo
di rischiosità degli impieghi coerente con gli obiettivi di strategy definiti;
•
Credito Problematico e Non Performing, che si occupa delle attività di gestione e
recupero sul credito problematico/anomalo e sulle posizioni a default.
Le linee guida di Credit Strategy vengono approvate dallo specifico Comitato Credit
Strategy di Gruppo e deliberate dal Consiglio di Amministrazione. Il Comitato Credit
Strategy di Gruppo ha in carico inoltre l’analisi dell’evoluzione e la valutazione delle
modalità di gestione degli indicatori SREP di II livello di competenza secondo quanto
stabilito dalle “Norme di Funzionamento del Comitato Risk Management”.
Nella gestione del rischio di credito intervengono inoltre, per le rispettive competenze,
ruoli operanti all’interno del Servizio Rischi:
•
il Risk Officer, che misura il rischio di credito del portafoglio e la coerenza con gli
obiettivi di capital allocation e con il Risk Appetite Framework;
•
il Rating Office, che è responsabile dell’attribuzione dei rating interni a tutta la
clientela del gruppo rientrante nella funzione regolamentare corporate.
15
Tali funzioni vengono svolte dalla capogruppo per tutto il Gruppo Credem.
Le disposizioni introdotte dalla circolare Bankit n. 263 del dicembre 2006 ed i successivi
aggiornamenti sono stati sistematicamente accolti dal Gruppo Credem come
un’opportunità per migliorare la gestione del rischio e per incrementare il valore
generato per gli azionisti, grazie alla storica qualità dell’attivo creditizio nonché all’
ampia e consolidata diffusione degli strumenti di rating utilizzati nell’attività di
valutazione, erogazione, monitoraggio e prezzatura del credito.
Sistemi di gestione, misurazione e controllo
L’attività di valutazione ed erogazione del credito è differenziata a seconda della tipologia
di clientela. Più precisamente, per il segmento corporate è in uso un sistema “esperto”
che guida la formulazione della proposta di affidamento ed è alla base del sistema di
rating. Tale metodologia si basa su logiche di analisi delle componenti economicopatrimoniali di bilancio integrate dalla valutazione dei flussi di cassa, dati di centrale
rischi, nonché da valutazioni qualitative sul posizionamento competitivo, sui rischi di
business e sull’appartenenza al gruppo.
Per il segmento small business, nell’ambito della stessa metodologia generale di
valutazione, sono state applicate delle differenziazioni per dare maggior peso alle
informazioni di tipo andamentale e di centrale dei rischi, che forniscono un contributo
importante alla capacità predittiva del default.
Per il segmento delle microattività e dei privati consumatori è stato sviluppato un
sistema di rating specificamente calibrato su questa tipologia di clientela a supporto dei
processi di approvazione delle operazioni.
Inoltre, per tutta la clientela è attivo un modello interno di Loss Given Default (LGD) che
valuta la potenziale perdita dato il default della controparte tenendo in considerazione
la tipologia di controparte, l’ammontare dell’esposizione, la tipologia di forma tecnica e
le eventuali garanzie a sostegno della posizione.
Tutti i sistemi sono direttamente integrati nella proposta di affidamento. Attualmente la
nuova Pratica Elettronica di Fido è operativa per tutti i gestori imprese e nel corso del
2016 verrà rilasciata a tutti i gestori di clientela privati consumatori. La piattaforma ha
portato notevoli miglioramenti in termini di data quality ed efficienza nei processi di
istruttoria e delibera di affidamenti e rating.
Un pilastro fondamentale di governance del credito è costituito inoltre dall’ assegnazione
“ad personam” delle autonomie delegate, previa valutazione sul singolo deliberante di
elementi fondamentali quali le competenze, i risultati conseguiti nella gestione ed
erogazione del credito e l’attività formativa fruita.
I poteri di delega si basano, attualmente per la sola Credembanca, sull’indicatore
“Accordato Ponderato”, che applicando dei pesi alle singole componenti della posizione
affidata ne sintetizza la rischiosità in rapporto alle policy del Gruppo ed alle serie
storiche dei default.
La funzione di definizione e di controllo dei limiti di affidamento si avvale del supporto
di uno specifico Comitato Crediti di Gruppo che fissa, tra gli altri, il Credit Limit
principale su cui si basa la Policy che è la Soglia di Massima Esposizione (SME), cioè
l’ammontare massimo di rischio di credito che il Gruppo intende assumere verso una
controparte (o gruppo di soggetti collegati) incluse le esposizioni derivanti dai titoli
diversi da quelli detenuti per la negoziazione (classificate HFT – Held For Trading) e da
quelle valutate al fair value. La definizione di tale soglia prende a riferimento il Capitale
Ammissibile di Gruppo ed i limiti di Vigilanza. Il Comitato è responsabile inoltre di
rendicontare le posizioni che, a seguito di specifiche decisioni, superano le soglie
definite. Il superamento delle “Soglie di Massima Esposizione” si configura come
“Operazione di Maggior Rilievo” ai sensi del 15° aggiornamento della Circolare n. 263
del 5 luglio 2013.
A livello di portafoglio, le analisi periodiche e il monitoraggio sono svolte dalla funzione
Risk Management che ha come mission quella di supportare la Capogruppo nella
definizione dei principi del funzionamento del modello di Risk Management di Gruppo e
della struttura dei limiti e delle deleghe operative.
16
Tale funzione svolge anche i compiti di coordinamento del progetto Basilea 2 e di
segreteria tecnica del Comitato Risk Management oltre che di supporto al Comitato
Consiliare Rischi di Gruppo.
Il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo svolge un ruolo di supporto – che si esplica in
una preventiva attività consultiva, istruttoria e nella formulazione di proposte e pareri
– al fine di coadiuvare il Consiglio di Amministrazione nelle sue valutazioni e decisioni
relative alla gestione dei rischi ed in generale al sistema dei controlli interni, per
garantirne l’adeguatezza rispetto alle caratteristiche dell’impresa e del Gruppo in
relazione all’evoluzione dell’organizzazione e dell’operatività, nonché al contesto
normativo di riferimento.
In particolare, la funzione di Risk management consente al Consiglio di
Amministrazione, con il supporto del Comitato Rischi, di poter svolgere un’adeguata
attività valutativa volta a deliberare:
•
il Risk Appetite Framework (con particolare riferimento alla valutazione degli
obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza) assicurando che l'attuazione sia
coerente con gli obiettivi di rischio e le soglie di tolleranza approvate;
•
l’andamento trimestrale del profilo di rischio assunto nel suo complesso rispetto
agli obiettivi di Risk Appetite e alle soglie di tolleranza relativamente a tutti gli
indicatori previsti nel RAF di Gruppo.
Relativamente ai modelli interni:
•
la conformità dei modelli interni ai dettami previsti dalla regolamentazione
prudenziale previo parere del Collegio Sindacale;
•
i parametri di rischio relativi ai modelli interni utilizzati previo parere preventivo
della funzione di convalida;
•
i criteri per individuare le Operazioni di Maggior Rilievo (OMR) e approvare la
rendicontazione annuale relativa.
Nello specifico, con riferimento al Rischio di credito per le attività richieste dalla
disciplina prudenziale (riferimenti normativi: Circolare 263 e 285 di Banca d’Italia e
CRR), la Funzione Risk Management per il tramite dell’ufficio Rischi Operativi e di
Credito:
•
svolge tutte le attività previste, in carico a tale ufficio, dal Regolamento di
“Gestione del sistema interno di rating”;
•
svolge attività gestionali inerenti la quantificazione del rischio di credito a
supporto di altre funzioni, anche con riferimento alle operazioni con soggetti
collegati e la verifica dell’adeguatezza delle valutazioni effettuate sui crediti
deteriorati.
Inoltre l’ufficio Validazione Modelli Interni:
•
effettua la convalida dei modelli interni come previsto dal Regolamento “Gestione
del Sistema Interno di Rating”;
•
effettua verifiche sulle attività di controllo andamentale del credito.
Tecniche di mitigazione del rischio di credito
Le garanzie rivestono particolare rilevanza nelle strategie creditizie della Banca pur
mantenendo un carattere accessorio nel processo di valutazione e concessione del
credito, dove l’elemento fondante è la valutazione della capacità di rimborso del debitore,
in quanto consentono la mitigazione nel complessivo ciclo di vita del credito. A tal fine
è codificata all’interno del “Regolamento per l’assunzione dei rischi di credito verso la
clientela” la ponderazione e la loan to value da applicare alle diverse operazioni
ipotecarie in base alla natura dell’immobile.
In particolare, proprio per la natura di intervento a medio termine, i mutui ipotecari
prevedono percentuali di iscrizione della garanzia diversificate a seconda della tipologia
e della durata del finanziamento.
Nell’ambito della definizione del valore di perizia del cespite da acquisire in garanzia le
regole applicate sono così riassumibili: utilizzo di periti esterni indipendenti dal processo
di erogazione del credito e individuazione del valore di mercato del cespite su cui viene
calcolato il valore di loan to value.
17
Vista l’importanza del comparto mutui residenziali nel portafoglio complessivo e in ottica
di adeguamento alle Nuove Disposizioni di Vigilanza è stato messo a punto un processo
di monitoraggio del valore degli immobili oggetto di ipoteca al fine di una corretta
valutazione del grado di copertura dei mutui in corso. La prima fase ha riguardato le
attività sugli immobili residenziali a garanzia di mutui concessi a privati, mentre la
seconda ha riguardato il portafoglio degli immobili non residenziali.
Il processo di adeguamento alla normativa e quindi le attività di sorveglianza degli
immobili, hanno imposto la strutturazione di una base dati necessaria per la
rivalutazione degli stessi.
Per quanto riguarda le garanzie reali su valori mobiliari sono previsti scarti cauzionali
da applicare a seconda della tipologia del prodotto acquisito in garanzia e dell’eventuale
rating dell’emittente.
Relativamente alle garanzie fidejussorie, osserviamo che la loro valorizzazione viene
sempre effettuata sulla base di una valutazione prudenziale del patrimonio responsabile
dei garanti.
Attività finanziarie deteriorate
La struttura di Crediti Problematici e non Performing supporta da un punto di vista
tecnico la rete nella gestione dei crediti deteriorati, ed in sede di proposta interviene
nella determinazione delle svalutazioni da sottoporre all’organo deliberante.
All’interno di questa struttura, la gestione dell’attività di recupero crediti sulle posizioni
a Sofferenza (Contenzioso) è svolta da un ufficio centrale e da reparti decentrati con sede
in tre regioni.
Le autonomie relative alla valutazione delle perdite ed agli stralci sono quasi
completamente accentrate su organi monocratici; tale peculiarità permette tempi di
risposta alle proposte transattive particolarmente ridotti.
L’attività di determinazione delle svalutazioni, che è analitica per tutti i crediti
deteriorati, è supportata da un sistema di revisione periodica delle varie posizioni che
permette un adeguamento costante che tiene conto delle evoluzioni giudiziali o
stragiudiziali intervenute.
La valutazione delle perdite è improntata a criteri di indubbia prudenza confermata
anche dalle plusvalenze registrate che si assestano intorno al 18,8% degli incassi totali
escluso rettifiche e riprese da attualizzazione.
Per tutte le esposizioni viene fatta una stima analitica, attribuendo un piano di rientro
ovvero un incasso a scadenza in caso di recupero da procedura esecutiva, differenziato
in relazione alle caratteristiche dei crediti (presenza di garanzie, area geografica,
procedure concorsuali e/o esecutive). Il termine di attualizzazione viene aggiornato in
sede di revisione nell’ipotesi in cui si modifichi il contesto.
Nel 2013 il Consiglio di Amministrazione ha approvato un documento denominato “linee
guida e criteri di svalutazione crediti gruppo Credem”; tale documento ha lo scopo di
indirizzare ed uniformare l’attività degli uffici deputati alla gestione dei crediti deteriorati
nella determinazione delle relative svalutazioni sia civilistiche che attinenti i tempi di
recupero.
Tali linee guida traggono il loro riferimento dalle prassi adottate dalle società,
periodicamente aggiornate in base all’esito dell’attività di gestione e recupero dei crediti
deteriorati, nonché dalle indicazioni emerse dagli esiti delle analisi quali-quantitative
svolte dal Servizio Rischi; le linee guida hanno lo scopo di disciplinare l’attività degli
uffici incaricati al fine di assicurare l’applicazione di criteri uniformi e prudenziali e si
fondano essenzialmente su una particolare prudenza nella valutazione del collateral,
laddove esistente, ed al tempo stesso dei tempi stimati per il recupero.
In particolare, relativamente alle inadempienze probabili vengono definite percentuali di
accantonamento crescenti in base alla durata dell’inadempienza, alla presenza o meno
di collateral ed alla data dell’ultimo aggiornamento disponibile del loro valore di mercato.
Elementi di ulteriore differenziazione sono la natura residenziale o commerciale
dell’immobile a garanzia e la sua fungibilità.
A Giugno 2016, la composizione delle attività deteriorate nette per anzianità di scaduto
era la seguente:
•
24% difficili da pagare non scadute o scadute da meno di 90 giorni,
18
•
•
•
7,7% scadute > 90 giorni <= 180 giorni,
11,5% scadute > 180 giorni <= 1 anno,
56,8% scadute > 1 anno.
A marzo 2014, in considerazione del cambiamento regolamentare che prevedeva il
passaggio dei poteri di Vigilanza alla Banca Centrale Europea e l’applicazione della
nuova normativa comunitaria in tema di reporting di vigilanza, vennero approvate le
“Linee guida per l’individuazione e la gestione delle esposizioni Forborne”
successivamente recepite dalla regolamentazione interna.
In conformità agli standard dell’EBA, si definiscono forborne le esposizioni nei confronti
delle quali sono state accordate misure di forbearance, ossia misure di sostegno a
debitori che affrontano, o sono prossimi ad affrontare, difficoltà ad adempiere alle
proprie obbligazioni finanziare (c.d. stato di difficoltà finanziaria).
In linea generale, le possibili misure di forbearance accordate al debitore in difficoltà
finanziaria possono ricadere nelle seguenti fattispecie:
•
modifica dei termini e delle condizioni contrattuali su un’esposizione che la
controparte non è in grado di ripagare, con nuove condizioni che non sarebbero
state accordate se il cliente non si fosse trovato in difficoltà finanziaria;
•
rifinanziamento parziale o totale del debito che non sarebbe stato accordato in
assenza di difficoltà finanziaria della controparte.
In conformità con gli standard di riferimento, la classificazione nel portafoglio Forborne
è indipendente dalla classificazione a default o dalla presenza di svalutazioni analitiche.
Rischi finanziari
Aspetti generali
Credembanca
Il presidio dei rischi finanziari avviene tramite la definizione di una struttura di limiti
che costituisce l’espressione diretta del livello di rischiosità ritenuto accettabile con
riferimento alle singole aree/linee di business, in coerenza con il Risk Appetite definito
a livello di gruppo. In particolare i rischi di mercato si generano a seguito delle seguenti
operatività:
attività tradizionale di raccolta ed impiego;
attività sui mercati finanziari con finalità di trading e di investimento;
attività di negoziazione di strumenti finanziari in contropartita con la clientela.
Il rischio tasso di interesse nel portafoglio di negoziazione di vigilanza è generato dall’attività
svolta sui mercati obbligazionari e derivati su tasso. Il rischio di tasso generato da tale
attività è gestito e controllato tramite limiti complessivi in termini di delta (ovvero di
sensitività rispetto a movimenti paralleli della curva), di spread di curva (ovvero di
sensitivity rispetto a movimenti non paralleli della curva) e di vega.
Il rischio specifico o emittente viene monitorato tramite appositi massimali di
concentrazione per settore e classe di rating. Inoltre il modello di VaR in uso esclusivamente
ai fini gestionali include il rischio emittente, mediante l’utilizzo di serie storiche specifiche
sugli spread di mercato.
La funzione di Risk Management produce reports di rischio con frequenza giornaliera,
settimanale e trimestrale a seconda della funzione destinataria, indicando gli eventuali
sconfini rispetto ai massimali assegnati dal regolamento e la misura di rischio gestionale
in termini di VaR.
Banca Euromobiliare
I rischi di mercato legati al rischio tasso sono gestititi tramite la definizione di massimali
operativi distinti in termini di posizione ten years equivalent.
La funzione Risk Management della capogruppo verifica il rispetto di tali limiti ed elabora
una misura di rischio gestionale in termini di VaR.
Rischio di tasso di interesse
19
Il Gruppo adotta la definizione normativa di rischio di tasso di interesse sul banking
book, secondo cui il rischio in oggetto è: “il rischio di tasso di interesse derivante da
attività diverse dalla negoziazione: rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di
interesse”. Il rischio di tasso di interesse è generato dagli sbilanci derivanti dall’attività
caratteristica, come conseguenza di differenze nelle scadenze e nei periodi di
ridefinizione delle condizioni di tasso di interesse delle poste attive e passive.
La politica di gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è volta alla
stabilizzazione del margine di interesse sul portafoglio bancario, mantenendo uno
sbilancio tendenzialmente contenuto e all’interno dei massimali definiti nel
“Regolamento per l’assunzione dei rischi finanziari”. Eventuali modifiche a tale
Regolamento ed ai massimali in esso espressi possono essere sottoposte a delibera del
Consiglio di Amministrazione su proposta della Business Unit Finanza, sentito
preventivamente il parere della funzione di Risk Management.
Nell’ambito delle linee guida e delle soglie di tolleranza massima indicate dal Consiglio
di Amministrazione, coerentemente con il Risk Appetite Framework di gruppo, al
Comitato Asset & Liability Management (ALM) sono assegnati poteri decisionali per la
declinazione delle strategie definite in merito a:
•
struttura finanziaria delle attività e delle passività della banca;
•
livello di rischio di tasso e liquidità complessivo desiderato;
•
politiche di funding del Gruppo e proposizione del funding plan annuale della
Capogruppo, formulato dalla Business Unit Finanza di concerto con il Servizio
Valore.
Tali indicazioni costituiscono il presupposto e garantiscono la coerenza complessiva con
gli obiettivi gestionali che ogni funzione aziendale definisce nell'ambito delle proprie
autonomie.
Gli indirizzi strategici, e le conseguenti scelte gestionali, sono finalizzati a:
•
stabilizzare nel tempo il margine di interesse;
•
garantire un adeguato grado di liquidità, solvibilità e mismatching delle scadenze.
La gestione operativa del rischio di tasso di interesse sul banking book è attribuita alla
Business Unit Finanza, nell’ambito delle autonomie assegnate dal Regolamento per
l’assunzione dei rischi finanziari, in coerenza con il Risk Appetite definito a livello di
gruppo, ed in ottemperanza agli indirizzi strategici espressi dal Comitato ALM.
Nell’attività di gestione la Business Unit Finanza si avvale di un modello rappresentativo
del rischio tasso basato sulla visualizzazione lungo l’asse temporale delle operazioni per
scadenza di repricing, al fine di evidenziare squilibri fra attivo e passivo. La Business
Unit Finanza si occupa inoltre di proporre al Comitato ALM gli interventi ritenuti
necessari a migliorare il profilo complessivo in termini di rischio di tasso (e di liquidità
strutturale) e di realizzare operativamente tali interventi.
Nell’ambito del processo di gestione dei rischi e di valutazione dell’adeguatezza
patrimoniale e prospettica, la funzione di Risk Management:
•
sviluppa, con il supporto della Business Unit
Finanza, le metodologie di
misurazione del rischio di tasso di interesse sul banking book;
•
monitora giornalmente il rispetto dei limiti esplicitati nel “Regolamento per
l’assunzione dei rischi finanziari”;
•
predispone reporting per la gestione e monitoraggio del rischio di tasso per il
Comitato Consiliare Rischi di Gruppo.
Il Report Giornaliero di sintesi del rispetto dei massimali presenta, fra le altre, le
seguenti informazioni:
•
gap per fascia di scadenza sulle operazioni di raccolta e impiego in Euro e in valuta
estera, i relativi massimali stabiliti dal Regolamento ed eventuali sconfini;
•
massimali di rischio tasso in termini di Ten Years Equivalent (Tye) ed eventuali
sconfini;
•
limiti di concentrazione per divisa ed eventuali sconfini.
20
Alla luce dei recenti interventi normativi (EBA/BCBS) riguardanti il rischio di tasso di
interesse del banking book (IRRBB) e delle ulteriori segnalazioni sul tema previste a
fronte della supervisione diretta da parte della BCE, è in corso a livello di gruppo un
progetto di evoluzione e adeguamento delle policy sul rischio tasso, nonché delle
metriche di misurazione, in coerenza con la regolamentazione europea di riferimento.
Rischio di prezzo
Nell’ambito del “portafoglio di negoziazione di vigilanza” la principale fonte di rischio di
prezzo è costituita dai titoli azionari, fondi e dai relativi strumenti derivati.
Credembanca
I rischi azionari sono assunti nell’ambito delle attività di trading. Tale attività svolta sui
mercati azionari prevede l’assunzione di posizioni direzionali gestite e controllate tramite
massimali di posizione, sia lorda sia netta, limiti in termini di greche e massimali di
concentrazione per sottostante.
Vi sono inoltre posizioni in quote di fondi di fondi hedge, in tale contesto l’investimento
principale è costituito da una posizione in fondi gestiti da Euromobiliare AM SGR con
finalità di seed money.
Banca Euromobiliare
Il Regolamento Finanza, monitorato dalla funzione di Risk Management, non prevede
massimali ordinari per l’operatività sul rischio azionario. La società detiene inoltre una
posizione nei medesimi fondi di fondi hedge di cui al punto precedente.
Nell’ambito del portafoglio bancario, il rischio di prezzo è legato essenzialmente alla
presenza di partecipazioni e titoli di capitale all’interno del portafoglio “disponibili per la
vendita”. Con riferimento alle partecipazioni quotate in mercati regolamentati, il rischio
viene monitorato giornalmente attraverso il calcolo del Value at Risk.
Rischio di cambio
L’attività svolta sui mercati dei cambi prevede l’assunzione di posizioni gestite e controllate
tramite massimali di posizione, sia lorda sia netta, e massimali di concentrazione per
divisa.
Il rischio di mercato currency viene calcolato con la stessa frequenza e metodologia
indicata per il rischio tasso ed equity.
Rischio specifico
Il rischio specifico è il rischio di perdite causate da una sfavorevole variazione del prezzo
degli strumenti finanziari negoziati dovuta a fattori connessi con la situazione
dell’emittente.
Di seguito sono riportati i valori medi, massimi e minimi (in milioni di euro) del rischio
specifico delle singole società, calcolati sulla base delle ponderazioni di vigilanza,
relativamente agli esercizi 2014, 2015 e primo semestre 2016.
21
Rischio liquidità
Il rischio di liquidità identifica l’eventualità che il Gruppo possa trovarsi nella condizione
di non riuscire a far fronte agli impegni di pagamento, previsti o imprevisti, senza
pregiudicare l’operatività quotidiana o la propria condizione finanziaria.
La gestione di questo rischio può essere suddivisa fra:
• gestione della liquidità di breve termine, ivi compresa la liquidità intra-day: il cui
obiettivo è quello di garantire che i flussi di liquidità in uscita siano fronteggiabili
attraverso i flussi di liquidità in entrata nell’ottica di sostenere la normale continuità
operativa dell’attività bancaria;
• gestione della liquidità strutturale: il cui obiettivo è quello di mantenere un
equilibrio tra passività complessive e attività a medio-lungo termine finalizzato a
garantire un adeguato livello di liquidità in ottica di medio lungo periodo.
Il Gruppo Credito Emiliano si è da tempo dotato di una Policy per la Gestione del rischio
liquidità. La Policy approvata disciplina:
• i principi di governo e di gestione del rischio di liquidità adottati dal Gruppo;
• l’insieme delle norme e dei processi di controllo finalizzati a prevenire l’insorgere di
situazioni di crisi di liquidità per il Gruppo e per le singole società del Gruppo;
con l’obiettivo di ispirare una sana e prudente gestione del rischio di liquidità a livello
consolidato, tale da assicurare la stabilità la sicurezza delle operazioni aziendali, la
solidità finanziaria e, conseguentemente, la solvibilità del Gruppo.
I principi essenziali a cui si ispira la politica di gestione della liquidità sono:
• una struttura operativa che opera all’interno dei limiti assegnati e strutture di
controllo autonome dalla prima;
• una valutazione di impatto derivante da ipotesi di stress su alcuni aggregati;
• il mantenimento di un livello adeguato di attività prontamente liquidabili
• il costante monitoraggio degli attivi di bilancio che possono essere utilizzati come
collaterale per le operazioni di finanziamento.
Su base giornaliera, mediante un modello di liquidity gap, viene esposta l’evoluzione
temporale dei flussi di cassa per consentire l’attivazione di operazioni finalizzate a
determinare un equilibrio fra entrate ed uscite di cassa.
Al Comitato Asset Liability & Management di Gruppo sono assegnati poteri decisionali
per la declinazione delle strategie in merito alle politiche di funding del Gruppo.
Periodicamente sono analizzate, in sede di Comitato, le condizioni di equilibrio
finanziario per orientare le decisioni circa le strategie di funding. Sempre in sede di
Comitato sono analizzati interventi straordinari eventualmente richiesti per le
contingenti situazioni di mercato.
Le regole di “Liquidity Management” adottate prevedono un ratio minimo di liquidità da
rispettarsi sulle scadenze di breve termine ed altri indicatori per monitorare
quotidianamente la posizione complessiva. E’ inoltre prevista la cd. “Soglia di tolleranza”
intesa quale massima esposizione al rischio ritenuta sostenibile in un contesto di
“normale corso degli affari” (going concern) e in “situazioni di stress” (stress scenario).
Il Tempo Minimo di Sopravvivenza (TMS) è espresso come orizzonte temporale minimo
in corrispondenza del quale il Gruppo è in grado di fronteggiare il fabbisogno di liquidità
facendo affidamento esclusivamente sulle proprie risorse.
Relativamente alla liquidità strutturale sono previsti limiti finalizzati a controllare e
gestire i rischi derivanti dal mismatch di scadenze a medio-lungo termine dell’attivo e
del passivo. Sono previsti dei gap ratio a 1, 2 e 5 anni. Questi limiti consentono di evitare
che l’operatività a medio-lungo termine possa dare luogo ad eccessivi squilibri da
finanziare a breve termine.
Gli scenari di stress test previsti dal Regolamento si distinguono in:
• stress base: calcolato mensilmente e applicato giornalmente ai fini del controllo
della Soglia di Tolleranza. Lo scenario di stress viene definito applicando delle ipotesi di
shock a partire dagli item e dalle aggregazioni previsti nella reportistica LCR (outflows).
Tali outflows vengono applicati come flussi in uscita alla posizione ‘normale corso degli
affari’ e vanno a decurtare i saldi netti di liquidità complessivi sui bucket fino ad 1 mese.
In ottica prudenziale, non vengono considerati inflow da clientela: le posizioni che si
intendono implicitamente rinnovate e non generano entrate di liquidità.
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• stress estremo: effettuato trimestralmente e rendicontato trimestralmente al
Comitato ALM, integrato con le azioni previsti dal Contingency Funding Plan.
Le procedure di Contingency Funding Plan che pongono l’obiettivo di salvaguardare la
stabilità del gruppo durante le fasi iniziali di uno stato di tensione di liquidità e garantire
la continuità del gruppo stesso nel caso di gravi crisi di liquidità. Le procedure sono
state riformulate definendo tre differenti livelli di gestione che coinvolgono attori diversi
in funzione delle tipologie di intervento necessario.
L’attività di gestione della liquidità a breve e del funding strutturale è svolta dalla
Business Unit Finanza della capogruppo che complessivamente:
• gestisce i flussi di liquidità infragruppo rivenienti dai fabbisogni/surplus di liquidità
netti delle Società del Gruppo;
• coordina ed effettua la raccolta sul mercato interbancario al fine di mantenere
condizioni adeguate di liquidità per il Gruppo;
• determina periodicamente gli interventi finanziari utili per conseguire gli equilibri
nel medio e lungo termine, la sostenibilità della crescita e la maggior efficienza della
provvista.
Questa impostazione consente di supportare adeguatamente i fabbisogni finanziari ed
è finalizzata a:
• ridurre i fabbisogni complessivi di finanziamento da parte di controparti esterne al
Gruppo;
• ottimizzare l’accesso ai mercati e conseguentemente minimizzare i costi complessivi
di raccolta esterna.
Nel corso del 2016 sono proseguite le attività legate all’adeguamento al processo di
evoluzione normativa. Gli sforzi si sono concentrati principalmente sugli Additional
Liquidity Monitoring Metrics, diventati segnalazione di vigilanza a partire da Aprile.
Il Gruppo inoltre continua a partecipare al monitoraggio semestrale Basilea 3, e invia le
segnalazioni di liquidità previste nel regolamento UE 575/2013 (CRR), sotto forma di
requisito in materia di copertura della liquidità (LCR) e di finanziamento stabile (SF).
Trimestralmente è inviata un’ulteriore segnalazione in materia di copertura della
liquidità (LCR) secondo le regole definite dal Regolamento Delegato UE 61/2015.
A partire dal 2016, infine, il Gruppo, entrato sotto la vigilanza SSM, partecipa allo ShortTerm Exercise (STE) e ha predisposto il documento di autovalutazione della liquidità
(report ILAAP).
Ad inizio 2016, la liquidità a disposizione ha consentito di non rinnovare l’asta
settimanale della Banca Centrale Europea in scadenza per un importo di 1 miliardo di
euro, riducendo il finanziamento complessivo ricevuto a 1,750 miliardi di euro.
Nel corso del mese di giugno 2016 il Gruppo ha usufruito della possibilità di convertire
il secondo tiraggio di TLTRO I, effettuato a giugno 2015 per un importo pari a 1,015
miliardi di euro, in un’operazione di TLTRO II di pari importo avente condizioni
economiche più favorevoli. Al 30 giugno 2016 il finanziamento complessivo ricevuto da
BCE si è quindi attestato a 1,750 miliardi di euro.
Al 30 giugno 2016 l’importo totale delle riserve di liquidità, intese come attività liquide
di elevata qualità calcolate ai fini del calcolo del Liquidity Coverage Ratio (LCR), era in
area 3.35 miliardi di euro. Tale importo era principalmente rappresentato da attività
detenute dalla Capogruppo.
Programmi Obbligazioni Bancarie Garantite
A valere sul Programma di emissione di obbligazioni bancarie garantite da Credem CB
non sono state effettuate nuove emissioni nel corso del primo semestre 2016.
Al 30 giugno 2016 il nominale delle emissioni è pari a 2,1 miliardi di euro.
Nel primo semestre 2016, per una più efficiente gestione della liquidità, sono stati
riacquistati tutti gli attivi a suo tempo ceduti a Canossa CB, ed il relativo programma
d’emissione è stato oggetto di chiusura.
Programma di emissioni “Euro Medium Term Note” (EMTN)
Nel corso del primo semestre 2016 non sono state effettuate emissioni a valere sul
Programma EMTN di Credem, approvato a dicembre 2015 dalla Commission de
Surveillance du Secteur Financier.
23
Operazioni di cartolarizzazione
Nel corso del primo semestre 2016, non sono state poste in essere operazioni di cessione
o riacquisto di attivi dall’operazione di cartolarizzazione revolving Emilia SPV,
perfezionata dal Gruppo nel corso del 2015 e relativa a mutui ipotecari residenziali in
bonis non idonei all’utilizzo nei programmi “Obbligazioni Bancarie Garantite”.
Per effetto del naturale ammortamento degli attivi, al 30 giugno 2016 il circolante della
tranche senior è pari a 0,894 miliardi di euro mentre quello della tranche junior è pari a
0,252 miliardi di euro.
Rischio operativo
Il Gruppo ha sviluppato un sistema integrato di gestione dei rischi operativi assunti che,
in attuazione degli indirizzi strategici, consente di rafforzare la capacità delle Unità
Organizzative di gestirli consapevolmente, introducendo strumenti di rilevazione,
misurazione e controllo tali da garantire un’assunzione dei rischi consapevole e
compatibile con le strategie di Governance e con le condizioni economiche e
patrimoniali, nel rispetto delle indicazioni provenienti dalle Autorità di Vigilanza”.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato il regolamento “Gestione
dei rischi operativi” (Regolamento ORM) con cui definisce le politiche di gestione del
rischio operativo a livello di Gruppo e Banca e determina un sistema comune e
coordinato caratterizzato da regole condivise per l’allocazione di compiti e
responsabilità.
Il regolamento definisce come rischio operativo “il rischio di perdite derivanti
dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di processi, risorse umane e sistemi interni,
oppure da eventi esogeni, ivi compreso il rischio giuridico; non sono inclusi quelli
strategici e di reputazione”.
Inoltre, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato, ai fini della
determinazione del requisito patrimoniale, l’utilizzo del metodo TSA per tutte le società
appartenenti al Gruppo Bancario.
Non sono intervenute variazioni significative rispetto all’esercizio precedente in relazione
al modello di gestione dei rischi operativi che di seguito viene rappresentato
sinteticamente: l’Organo con funzioni di supervisione strategica di Gruppo è identificato
nel Consiglio di Amministrazione di Credito Emiliano SpA, Capogruppo del Gruppo
Bancario Credito Emiliano – CREDEM. L’azione viene esercitata con il supporto del
Comitato Consiliare Rischi di Gruppo (Comitato di Governance, privo di deleghe,
istituito con la finalità di svolgere un ruolo istruttorio).
A livello di Gruppo sono stati individuati più organi con funzioni di gestione, coincidenti
con i Consigli di Amministrazione delle singole controllate, che hanno adottato il
Regolamento ORM traducendo il relativo “schema” nella specifica realtà aziendale ed
individuando concretamente le funzioni “locali” richieste per il buon esito del processo.
Dal punto di vista operativo gli organi con funzione di supervisione strategica e quelli
con funzioni di gestione sono supportati dall’attività dell’ufficio Rischi Operativi e di
Credito (ROC). Nell’ambito del processo coordinato centralmente da ROC (c.d. “ORM
Centrale”), l’attività viene svolta con il supporto di alcune funzioni “ORM Periferico”
appartenenti a diversi servizi della banca.
L’Organo con funzioni di controllo è identificato nel Collegio Sindacale, coerentemente
con la disciplina vigente relativa agli enti che adottano un modello “tradizionale” di
governance societaria. Più in particolare, il Collegio della Capogruppo è responsabile di
vigilare sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta
amministrazione, sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e contabili del Gruppo
anche tramite il coordinamento con gli omologhi organi collegiali presenti nelle
controllate.
Nell’espletamento delle proprie attività tale organo viene supportato dal Servizio Audit
di Gruppo.
Il Regolamento ORM istituisce, inoltre, specifici flussi informativi verso l’organo di
controllo delle società interessate dal modello TSA (a livello individuale e consolidato,
secondo le rispettive competenze).
Il Sistema di Gestione dei Rischi Operativi è periodicamente sottoposto a revisione
indipendente da parte del Servizio Audit della Capogruppo.
24
Il sistema di gestione dei rischi operativi è definito come l’insieme strutturato dei
processi funzioni e risorse per l’identificazione, la valutazione e il controllo dei rischi
operativi ed è articolato nei seguenti sottoprocessi:
•
Identificazione;
•
Misurazione;
•
Monitoraggio e Controllo;
•
Mitigazione.
Il processo di “Identificazione” è composto dalle seguenti procedure:
•
Loss Data Collection: consiste nella raccolta dei dati di perdita operativa interna
con il coinvolgimento diretto di tutte le unità di business. In tale ambito, gli
eventi di perdita operativa (inclusi quelli di natura informatica) sono classificati
per Business Line (corporate finance, trading and sales, retail banking,
commercial banking, payment and settlement,, agency services, asset
management, retail Brokerage) ed Event Type (frodi interne, frodi esterne,
rapporto di impiego e sicurezza sul lavoro, clientela - prodotti e prassi
professionali, danni da eventi esterni, interruzioni dell’operatività e disfunzioni
dei sistemi, esecuzione, consegna e gestione dei processi);
•
Risk Self Assessment: consiste nella raccolta, attraverso questionario, di stime
soggettive espresse dai risk owner con riferimento agli eventi di natura operativa
(inclusi quelli di natura informatica) potenzialmente rilevanti per le proprie
unità di business;
•
Data Pooling/Comunicazione verso enti esterni: consiste nella partecipazione
ad iniziative consortili esterne e nella gestione delle relative interrelazioni (ad
es. consorzio DIPO) ed alla comunicazione dei dati di perdita operativa raccolti
agli Organi di Vigilanza (Banca d’Italia e Banca Centrale Europea).
Il processo di “Misurazione” è rappresentato dalla quantificazione del Capitale a Rischio
(CaR) mediante stime soggettive. Le metodologie di misurazione delle perdite attese e
inattese sono finalizzate ad un’attività di controllo ed individuazione di situazioni
potenzialmente critiche e si basano sulla esecuzione di questionari (RSA), con frequenza
almeno annuale, che per ogni tipologia di evento richiedono ai responsabili delle unità
organizzative (UO) che possono generare/gestire i rischi operativi, una stima soggettiva
di alcuni fattori di rischio:
•
“frequenza tipica”, il numero medio atteso di eventi nell’arco temporale di
riferimento;
•
“impatto tipico”, la perdita media attesa per tipologia di evento;
•
“impatto peggiore”, l’impatto del singolo evento qualora esso si manifesti nel
peggior modo (ragionevolmente) concepibile.
L’analisi è svolta su più livelli: unità organizzativa, business units, società e gruppo
consolidato e per ogni livello sono prodotti: un valore di perdita attesa ed un valore di
perdita inattesa.
Il processo di “Monitoraggio e controllo” mira a identificare tempestivamente eventuali
disfunzioni nei processi aziendali o nelle procedure di gestione del rischio al fine di
consentire di valutare le necessarie azioni di mitigazione.
I Rischi Operativi sono inoltre monitorati all’interno del più ampio processo di Risk
Appetite Framework (RAF) di Gruppo (monitoraggio trimestrale).
Il sistema di reporting fornisce agli organi aziendali ed ai responsabili delle funzioni
interessate informazioni sul livello di esposizione ai rischi operativi e rappresenta uno
strumento di supporto per la loro gestione attiva e rappresenta la sintesi dei processi di
misurazione, monitoraggio e controllo.
Il processo di “Mitigazione” definisce le azioni da intraprendere per la prevenzione e
l’attenuazione dei rischi operativi ed è composto dalle seguenti procedure:
•
Analisi gestionale: consiste nell’analisi delle criticità emerse e delle diverse
possibili soluzioni a disposizione nell’ambito delle tradizionali modalità
alternative di gestione del rischio (ritenzione, trasferimento, mitigazione), in
ottica costi-benefici;
•
Gestione dell’attività di mitigazione: consiste nella scelta, pianificazione, avvio
delle attività, implementazione e completamento degli interventi di mitigazione
messi in atto e successivo controllo dell’avanzamento e dell’efficacia degli
interventi di mitigazione del rischio attuati;
25
•
Gestione delle forme di trasferimento: consiste nella individuazione,
valutazione, scelta e gestione delle diverse forme di trasferimento del rischio.
La classificazione delle attività nelle linee di business regolamentari è declinata nelle
fasi di:
•
mappatura dati;
•
determinazione requisito patrimoniale individuale.
La mappatura dei dati si delinea a livello individuale attraverso il collocamento di
ciascuno dei centri gestionali nella business line regolamentare di pertinenza seguendo
i principi sanciti dal Regolamento UE n. 575/2013; segue quindi l’individuazione delle
fonti dati che riportano i dati reddituali di tali centri e gli eventuali criteri di ripartizione.
In applicazione della mappatura definita, ciascuna società procede alla determinazione
dei valori per centro, alla collocazione sulle business line previste e alla determinazione
del requisito individuale.
Le attività definite per la determinazione del requisito patrimoniale consolidato
prevedono l’identificazione dell’”Indicatore Rilevante” individuale e la componente
riconducibile a ciascuna società del Gruppo per business line regolamentare (da
determinarsi in coerenza con i criteri sanciti nella mappatura utilizzata a fini
individuali).
Il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi, calcolato sull’ Indicatore Rilevante
del triennio 2013 - 2015, è pari a 117,4 milioni di euro.
26
Processo di Valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale (ICAAP-Internal Capital
Adequacy Assessment Process)
Il processo di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy
Assessment Process – ICAAP) adottato dal Gruppo Credito Emiliano – CREDEM
risponde ai requisiti in materia definiti dalle “Nuove istruzioni di vigilanza prudenziale
per le banche” ( Circolare 285 del 17 dicembre 2013).
In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del
Regolamento CRR, le banche controllate da una “società di partecipazione finanziaria
madre” sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal predetto regolamento sulla base
della situazione consolidata della società di partecipazione finanziaria medesima. Tali
disposizioni hanno pertanto reso necessaria la modifica del perimetro di consolidamento
del gruppo ai fini della vigilanza prudenziale, portando a calcolare i ratio patrimoniali a
livello di Credemholding, società controllante al 77% di Credem Spa. Anche nel
Resoconto 2016 vengono pertanto illustrate le situazioni patrimoniali che fanno capo,
rispettivamente, a Credembanca ed a Credemholding. Sono in particolare evidenziate le
sostanziali differenze che, soprattutto nell’accezione “fully phased” emergono a livello
regolamentare tra i due perimetri di riferimento, principalmente riconducibili al
restrittivo trattamento riservato agli interessi di minoranza ed alla maggiore incidenza
delle deduzioni assicurative. Più contenute si rivelano le differenze a livello di capitale
complessivo, tenuto conto del trattamento riservato, in tale accezione, ai citati interessi
di minoranza.
Il Processo ICAAP deriva ed è strettamente correlato, pur costituendo un processo
autonomo e rilevante, dai processi RAF e Pianificazione, Programmazione e Controllo di
Gruppo. Gli orientamenti assunti dal CA sono supportati rispettivamente dal Comitato
Consiliare Rischi di Gruppo (di seguito Comitato Rischi) e dal Comitato di Pianificazione
Strategica di gruppo (di seguito CPS). Ciò in particolare in merito a:
•
individuazione degli obiettivi di rischio (Risk Appetite) e delle soglie di tolleranza
(Risk Tolerance);
•
individuazione delle linee guida di sviluppo strategico e/o operativo, del livello di
capitale ritenuto coerente con il rating obiettivo di Gruppo, con i valori obiettivo
degli indicatori quantitativi di Risk Appetite (rischi patrimoniali, di liquidità e di
leverage) e con gli obiettivi di creazione di valore del Gruppo.
L’avvio del processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale e prospettica è a sua
volta articolato nelle seguenti fasi:
1. individuazione dei rischi da sottoporre a valutazione;
2. misurazione/valutazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno in
condizioni attese e stressate;
3. determinazione del capitale interno complessivo;
4. determinazione del capitale complessivo, riconciliazione con i Fondi Propri e
conseguente valutazione dell’adeguatezza patrimoniale prospettica in condizioni
normali e stressate.
I rischi misurabili, per i quali si procede alla misurazione di un capitale interno
nell’ambito del Gruppo, sono i seguenti:
•
rischi del Primo Pilastro: rischio di credito, controparte e specifico, rischio di
mercato e rischio operativo;
•
rischio di concentrazione (Secondo Pilastro);
•
rischio di tasso di interesse del Banking Book (Secondo Pilastro).
•
rischio residuo connesso alle tecniche di attenuazione del rischio di credito (Secondo
Pilastro).
In riferimento al requisito regolamentare e ai Fondi Propri, si precisa che con decorrenza
30 settembre 2015 Banca d’Italia ha autorizzato il Gruppo all’utilizzo del modello interno
avanzato nella determinazione del rischio creditizio regolamentare di Credembanca e
Credemleasing, sia verso la clientela corporate che retail.
I rischi misurabili, ma non in termini di capitale interno nell’ambito del Gruppo, sono i
seguenti:
•
rischio di una leva finanziaria eccessiva.
27
I rischi rilevanti per il Gruppo considerati difficilmente misurabili, per i quali si
applicano misure di attenuazione e controllo, sono i seguenti:
•
rischio strategico;
•
rischio di reputazione.
Il rischio di liquidità viene trattato nell’ILAAP (Internal Liquidity Adequacy Assessment
Process) del Gruppo Credem.
Gli Organi Societari del Gruppo Credem coinvolti nel processo ICAAP, secondo le
rispettive competenze, definiscono ed approvano le linee generali del processo, ne
curano l’attuazione e vigilano sulla rispondenza di tale processo ai dettami della
normativa.
Nello specifico il governo del processo ICAAP riguarda:
•
Organi societari:
o
Organo di Supervisione strategica;
o
Organo di Gestione;
o
Organo di Controllo;
•
Comitati di Governance di Gruppo:
o
Comitato di Pianificazione Strategica di Gruppo (CPS);
o
Comitato Crediti di Gruppo (CCG);
o
Comitato Consiliare Rischi di Gruppo.
Con riferimento al processo ICAAP, il Consiglio di Amministrazione:
•
la governance del processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale attuale e
prospettica;
•
il perimetro dei rischi rilevanti a livello di Gruppo;
•
il processo di gestione e controllo dei rischi ai fini ICAAP e le metodologie di
misurazione/valutazione dei rischi che insistono sul Gruppo, su proposta del
Comitato Esecutivo e parere del Comitato Rischi;
•
la metodologia di determinazione del capitale interno complessivo, su proposta del
Comitato Esecutivo e parere del Comitato Rischi;
•
l’approccio generale per l’esecuzione delle prove di stress;
•
l’approccio di determinazione del capitale complessivo;
•
le risultanze del processo ICAAP e autorizza l’inoltro del resoconto strutturato ICAAP
all’Organo di Vigilanza;
•
le eventuali azioni mitigative o integrative del capitale complessivo a tutela
dell’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica.
L’adeguatezza patrimoniale di una banca o di un gruppo bancario, da una prospettiva
economica, si basa sul confronto tra capitale complessivo e capitale interno
complessivo.
Un margine positivo di capitale complessivo (fonti patrimoniali) rispetto al capitale
interno complessivo, infatti, conferisce elasticità alla gestione operativa, amplia gli spazi
di crescita endogena ed esogena, consente di assorbire le perdite rivenienti dal verificarsi
di eventi estremi e può consentire di fronteggiare le fluttuazioni del ciclo economico,
limitando interventi drastici sugli attivi a rischio, o perseguire in generale opzioni di
creazione di valore.
Il Gruppo, in relazione al proprio risk appetite, ritiene opportuno il mantenimento di un
margine positivo sia in condizioni attese che di stress. Tale principio risulta peraltro
coerente con l’approccio prudenziale storicamente adottato nella gestione del capitale.
Il Gruppo valuta la propria adeguatezza patrimoniale gestionale mediante la
determinazione delle seguenti grandezze in ottica attuale e prospettica, in condizioni
attese e di stress:
•
differenza (margine) tra capitale complessivo e capitale interno complessivo;
•
indice di adeguatezza che misura il rapporto tra capitale complessivo e attività
ponderate per i rischi (ossia capitale interno complessivo moltiplicato per 12,5),
secondo la logica dei ratios patrimoniali di vigilanza.
28
Risk Appetite Framework (RAF)
Il Gruppo Credem valuta da sempre come elemento fondante la ricerca di una elevata
qualità nel governo dei rischi, ritenuta fattore imprescindibile ed obiettivo strategico al
fine di:
•
garantire la salvaguardia del patrimonio aziendale, assicurando la massima
efficacia ed efficienza del processo di creazione del valore;
•
integrare nei processi decisionali ed operativi di gestione delle differenti aree di
business la duplice dimensione rischio rendimento;
•
assicurare la coerenza dei processi operativi con le strategie, le politiche ed i
regolamenti interni.
A partire da giugno 2014 si è quindi adottato un quadro di riferimento strutturato,
attraverso l’attuazione di un processo normato da apposito Regolamento interno di Risk
Appetite Framework (di seguito RAF) di Gruppo.
I compiti e le responsabilità dei vari organi e funzioni di controllo sono definiti nel
“Documento di coordinamento tra organi aziendali e funzioni di controllo” in generale,
specificati nel “Regolamento Risk Appetite Framework del gruppo Credem” e nelle Norme
di Funzionamento del “Comitato Consiliare Rischi di Gruppo” per quanto riguarda
l’ambito RAF.
Il RAF è valutato dal CA della Capogruppo in funzione del business model e del piano
strategico e prevede l’approvazione di obiettivi di rischio e soglia di tolleranza, coerenti
con l’ICAAP e il sistema dei controlli interni.
Il CA della Capogruppo valuta tutte le tipologie di rischio a livello consolidato e ne
approva l’assunzione in maniera articolata su Società e Business Units che nel RAF
sono individuate come rilevanti per l’apporto al rischio di Gruppo.
Il RAF individua la propensione al rischio che la Banca intende perseguire a livello di
Gruppo e mantenere nel tempo sia in una fase di normale corso degli affari, sia in
condizioni di mercato particolarmente stressate.
In particolare sono individuate le seguenti variabili:
Risk Capacity (massimo rischio assumibile): il livello massimo di rischio che la banca è
tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri
vincoli imposti dagli azionisti o dall’autorità di vigilanza. Credem utilizza come Massimo
Rischio Assumibile il Patrimonio di Vigilanza di Gruppo, o parte di esso in presenza di
vincoli imposti dall’Assemblea degli azionisti o dall’Autorità di Vigilanza. In base alla
Risk Capacity individuata, il CA della Capogruppo definisce il livello di rischio “obiettivo”
cd. Risk Appetite.
Risk Appetite (obiettivo di rischio o propensione al rischio): il livello di rischio
(complessivo e per tipologia) che la banca intende assumere per il perseguimento dei
suoi obiettivi strategici.
Rappresenta la propensione al rischio che il Gruppo si propone di adottare in un
contesto di medio periodo per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici. Pertanto,
salvo diversa indicazione, l’orizzonte temporale utilizzato è triennale quando scaturisce
dall’approvazione del piano strategico, è annuale con eventuale proiezione pluriennale
del rischio quando basato sulla pianificazione operativa (budget annuale).
La strutturazione del processo decisionale del Risk Appetite Framework, individua ex
ante una serie di indicatori di massimo rischio assumibile (KRI) e di obiettivi di
rischio/rendimento (KPI), la cui entità è definita in funzione delle soglie di tolleranza che
la Banca intende concedere per ogni rischio. Per ogni indicatore sono identificate le
opzioni metodologiche disponibili, in termini di metriche quando gli indicatori obiettivo
sono quantitativamente misurabili e in termini di linee guida qualitative nel caso di
rischi non misurabili.
Risk Tolerance (soglia di tolleranza): rappresenta la devianza massima dal risk appetite
consentita; la soglia di tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso alla banca
margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio
assumibile. Nel caso in cui sia consentita l’assunzione di rischio oltre l’obiettivo di
rischio fissato, fermo restando il rispetto della soglia di tolleranza, sono individuate le
azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro l’obiettivo
prestabilito.
All’interno di un ordinato processo di assunzione dei rischi, Credem considera la
possibilità che, nell’ambito dell’orizzonte temporale identificato, il rischio possa subire
29
sensibili variazioni in presenza di andamenti avversi di mercato e/o caratterizzati da
elevata volatilità dei diversi fattori di rischio. Per tener conto di questo e assicurare in
ogni situazione alla Banca margini sufficienti per operare entro la Risk Capacity,
vengono definite delle soglie di tolleranza al Risk Appetite definite appunto Risk
Tolerance che rappresentano la variazione massima che la Banca intende accettare in
scenari di stress.
Risk Profile (rischio effettivo): rappresenta il rischio effettivamente assunto, misurato in
un determinato istante temporale: con periodicità definita, almeno trimestrale, viene
svolto il monitoraggio tra rischio effettivamente assunto e obiettivi di rischio esplicitando
le metodologie che la funzione Risk Management utilizza per il calcolo del valore di
rischio effettivamente assunto (Risk Profile).
Il Risk Management sviluppa il RAF distinguendo tra:
•
Rischi quantificabili aventi impatto patrimoniale, ad. es. credito, mercato ed
operativi, tasso di interesse, concentrazione, per i quali calcola il capitale economico
in funzione del Business Plan ipotizzato;
•
Rischi quantificabili ma senza impatto patrimoniale, ad es. liquidità e leverage, che
vengono misurati con metriche e limitazioni specifiche;
•
Rischi non quantificabili, valutati in maniera qualitativa.
Nella tabella seguente si riportano gli indicatori quantificabili di Risk Appetite:
Area
Indicatori di I livello
Common Equity Tier 1 ratio
Tier 1 ratio
CAPITALE
Total Capital ratio
Total Capital ratio gestionale
Leverage
Requisito minimo di passività ammissibili (MREL)
Loan to deposit clientela
LIQUIDITA'
Tempo minimo di sopravivvenza (gap cumulato a 1 mese>0), mln
Net Stable Funding Ratio (NSFR)
Rischi commerciali vs capitale complessivo
ASSET QUALITY (credito)
Costo del Credito
Coverage ratio
Tasso di crescita dei crediti non-performing
ASSET QUALITY (mercato)
ASSET QUALITY (operativo)
REDDITIVITA'
CONTESTO MACRO ECONOMICO
MERCATO
Rischi finanziari vs capitale complessivo
Portafoglio titoli / totale attivo
Rischi operativi vs capitale complessivo
Incidenza delle Perdite operative su Indicatore Rilevante
ROE
RARORAC gestionale
Variazioni PIL
CDS Soveraigns
Rating sottoposto a revisione (o downgrade del ratng)
Il processo si articola quindi nelle seguenti fasi (le prime due sono un “di cui” del
processo di Pianificazione Programmazione e controllo di Gruppo):
•
Pianificazione Preliminare
•
Pianificazione Strategica/Operativa
•
Validazione RAF
•
Monitoraggio RAF
•
Rendicontazione RAF
30
Per l’anno 2016 la validazione preliminare è stata approvata dal CA nella seduta del 17
dicembre 2015 previo parere preventivo del Comitato Consiliare Rischi Gruppo nella
seduta del 10 dicembre 2015 e la validazione definitiva è stata approvata dal CA del 28
Aprile 2016 previo parere positivo del Comitato Consiliare Rischi Gruppo nella sedute
del 26 aprile 2016.
I compiti e le responsabilità in ambito RAF assegnati al CA della Capogruppo quale
organo di supervisione strategica, sono:
•
Individuare l’insieme di indicatori di Risk Appetite e delle relative metriche di calcolo
su cui strutturare il RAF, quest’ultime proposte dal CE;
•
Definire e approvare:
o gli obiettivi di rischio (“Risk appetite”), le soglie di tolleranza (“Risk
tolerance”);
o le politiche di governo dei rischi;
o i criteri di individuazione delle Operazioni di Maggior Rilievo (di seguito
OMR).
•
Assicurare che l’attuazione del RAF sia coerente con gli obiettivi di rischio e la soglia
di tolleranza approvati;
•
Valutare periodicamente l’adeguatezza del RAF e la compatibilità tra obiettivi e
rischio effettivo.
I compiti e le responsabilità in ambito RAF assegnati al CE della Capogruppo quale
organo con funzione di gestione, sono:
•
Proporre al CA gli aggiornamenti del regolamento, sentito il Comitato Rischi e il
Collegio Sindacale;
•
Proporre al CA le metodologie di misurazione e controllo e l’analisi di rilevanza dei
rischi;
•
Stabilire limiti operativi coerenti con la propensione al rischio;
•
Curare l’attuazione del RAF;
•
Autorizzare il superamento della propensione al rischio entro il limite della soglia di
tolleranza, eventualmente individuando le azioni gestionali per ricondurre il rischio
entro l’obiettivo;
•
Esaminare le Operazioni di Maggiore Rilievo (c.d. OMR) con parere negativo del Risk
Officer.
Al Collegio Sindacale spetta la funzione di controllo e di vigilanza, sulla completezza,
adeguatezza, funzionalità ed affidabilità del RAF.
Di seguito i Comitati della Capogruppo coinvolti nel processo RA:
Il Comitato di Pianificazione Strategica di Gruppo (di seguito anche detto CPS) supporta
il CA con funzioni istruttorie, consultive e propositive :
•
nell’individuazione delle linee guida di sviluppo strategico e/o operativo, del livello
di capitale ritenuto coerente con il rating obiettivo del Gruppo, dei valori obiettivo
degli indicatori quantitativi di Risk appetite (rischi patrimoniali, di liquidità e di
leverage) e degli obiettivi di creazione di valore del Gruppo;
•
nell’individuazione / revisione dell’insieme di indicatori di Risk appetite su cui
strutturare il RAF, su proposta della funzione di Risk Management;
•
verificando l’andamento dei risultati del Gruppo rispetto al budget e in particolare
nell’identificazione di eventuali interventi correttivi che implicano il
riposizionamento della pianificazione aziendale.
Il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo:
•
Esprime parere per il CA, sulle proposte del CE relative alle metodologie di
misurazione e controllo e analisi di rilevanza dei rischi anche ai fini del calcolo del
capitale interno;
•
Svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché il CA possa definire e
approvare il Risk Appetite Framework (con particolare riferimento alla valutazione
degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza) e valutare periodicamente
l’adeguatezza del RAF e la compatibilità tra obiettivi e rischio effettivo;
•
Accerta la coerenza dei sistemi incentivanti di breve e medio termine con il RAF.
31
Inoltre è stato istituito il Comitato Risk Management di Gruppo al fine di informare il
CE del presidio del rischio complessivamente assunto dalle singole società e del suo
monitoraggio nell’ambito delle strategie e metodologie definite dalla Capogruppo nel Risk
Appetite Framework. Esso periodicamente infatti:
•
valuta il livello di rischio complessivamente assunto dalle singole società sia a livello
gestionale che rispetto agli assorbimenti di vigilanza, avendo come riferimento il cd.
Tableau de Bord di monitoraggio del Risk Appetite Framework (c.d “indicatori di I
livello” o “indicatori RAF”). Limitatamente a Credembanca l’analisi viene svolta a
livello di singola Business Unit;
•
nell’ambito delle attività di monitoraggio definite in coerenza con le regole di
vigilanza prudenziale definite dalla Banca Centrale Europea (cd. processo SREP Supervisory Review and Evaluation Process), rendiconta gli indicatori cd di II livello
o “indicatori SREP” ossia quegli indicatori di tipo operativo per i quali non è previsto
in ambito RAF la definizione di appetite e tolerance, ma volti a irrobustire le attività
di presidio e controllo. Le metodologie di calcolo relative a ciascun indicatore sono
riportate nel manuale “Indicatori di Rischio”, la cui responsabilità di diffusione e
aggiornamento è in carico alla funzione Risk Management;
•
analizza inoltre eventuali eventi interni o esterni che possano modificare in maniera
rilevante il profilo di rischio e richiede quindi agli organi competenti, per il tramite
del Risk Officer (di seguito anche RO), revisioni addizionali del RAF;
•
svolge analisi di coerenza delle condizioni applicate alla clientela in funzione del
rischio assunto;
•
valuta analisi specifiche proposte dal RO e ritenute esemplificative delle dinamiche
dei diversi fattori di rischio.
Area
Indicatori di II LIVELLO
Liquidity coverage ratio
LIQUIDITA'
Costo raccolta (wholesale)
Concentrazione di fonti di liquidità e raccolta
Attività non vincolate disponibili
ASSET QUALITY (mercato)
Incidenza attività Finanziarie HFT su Totale attivo
Net non-performing loans/Equity
Crediti lordi non-performing / Crediti (lordi) clientela
Crediti netti non-performing / Crediti (netti) clientela
Flusso credito non-performing nell'anno t vs stock crediti performing a fine
anno t-1
Fondo svalutazione - perdite attese su Esposizione complessiva
Indice di Herfindhal a livello settoriale (performing)
ASSET QUALITY (credito)
Indice di Herfindhal a livello settoriale (non-performing)
Incidenza dei Grandi Rischi sull'esposizione complessiva
RWA su EAD( portaf.std)
(RWA+12,5(EL-Prov)) su EAD (portaf.AIRB)
Forbone lordi non-performing/Crediti lordi non-performing
Forbone lordi performing/Crediti lordi performing
Coverage ratio (Garantito)
Coverage ratio (Non garantito)
Incidenza Conduct risk su indicatore rilevante
ASSET QUALITY (operativo)
Incidenza ICT risk su indicatore rilevante
Incidenza Model risk su indicatore rilevante
Incidenza Altre Perdite su indicatore rilevante
REDDITIVITA'
Cost income ratio
Altri Comitati di volta in volta individuati come competenti di specifici indicatori di Risk
Appetite:
32
•
•
Supportano il CA nella definizione del Risk Appetite, esercitando una funzione
consultiva e propositiva sugli indicatori di Risk Appetite Framework di competenza;
Monitorano limiti di rischio e il rischio assunto rispetto all’obiettivo definito per gli
indicatori di Risk appetite di competenza.
33
2. AMBITO DI APPLICAZIONE
Credito Emiliano Spa
Capogruppo del Gruppo Bancario, Credito Emiliano – Credem.
Area e metodi di consolidamento
Il bilancio consolidato semestrale abbreviato del Gruppo Credem comprende il bilancio
di Credito Emiliano spa e delle società da questa controllate, includendo nel perimetro
di consolidamento anche le società operanti in settori di attività dissimili da quello di
appartenenza della Capogruppo. Analogamente, sono incluse anche le società veicolo
(SPE/SPV) quando ne ricorrano i requisiti di effettivo controllo, anche
indipendentemente dall’esistenza di una quota partecipativa.
Sono considerate controllate le imprese nelle quali la Capogruppo, direttamente o
indirettamente, possiede più della metà dei diritti di voto o quando, pur con una quota
di diritti di voto inferiore, la Capogruppo ha il potere di nominare la maggioranza degli
amministratori della partecipata o di determinare le politiche finanziarie ed operative
della stessa. Nella valutazione dei diritti di voto si tiene conto anche dei diritti
“potenziali” che siano correntemente esercitabili o convertibili in diritti di voto effettivi
in qualsiasi momento.
Sono considerate controllate congiuntamente le imprese nelle quali i diritti di voto ed il
controllo dell’attività economica della partecipata sono condivisi in modo paritetico da
Credem, direttamente o indirettamente, e da un altro soggetto. Inoltre viene qualificato
come sottoposto a controllo congiunto un investimento partecipativo nel quale, pur in
assenza di una quota paritetica di diritti di voto, il controllo sull’attività economica e
sugli indirizzi strategici della partecipata è condiviso con altri soggetti in virtù di accordi
contrattuali.
Sono considerate collegate, cioè sottoposte ad influenza notevole, le imprese nelle quali
la capogruppo, direttamente o indirettamente, possiede almeno il 20% dei diritti di voto
(ivi inclusi i diritti di voto “potenziali” come sopra definiti) o nelle quali – pur con una
quota di diritti di voto inferiore – ha il potere di partecipare alla determinazione delle
politiche finanziarie e gestionali della partecipata in virtù di particolari legami giuridici
quali la partecipazione a patti di sindacato.
Le partecipazioni controllate sono consolidate con il metodo integrale, mentre le
interessenze non di controllo e di joint venture sono consolidate in base al metodo del
patrimonio netto.
Criteri e principi di consolidamento
I criteri adottati per la redazione del bilancio consolidato sono i seguenti:
•
in occasione del primo consolidamento, il valore di carico delle partecipazioni
in società consolidate integralmente o proporzionalmente è annullato a fronte
del patrimonio netto delle società stesse (ovvero delle quote di patrimonio netto
che le partecipazioni stesse rappresentano). La contabilizzazione degli acquisti
nelle società avviene in base al “metodo dell’acquisto” come definito dall’ IFRS
3, ossia con rilevazione di attività, passività e passività potenziali delle imprese
acquisite al fair value alla data di acquisizione, cioè dal momento in cui si
ottiene l’effettivo controllo della società acquisita. Pertanto, i risultati
economici di una controllata acquisita nel corso del periodo di riferimento sono
inclusi nel bilancio consolidato a partire dalla data della sua acquisizione.
Parimenti, i risultati economici di una controllata ceduta sono inclusi nel
bilancio consolidato fino alla data in cui il controllo è cessato;
•
le eventuali eccedenze del valore di carico delle partecipazioni di cui al punto
precedente rispetto alla corrispondente frazione di patrimonio netto, adeguato
con l’effetto del fair value delle attività o passività, se positive sono rilevate
quali avviamento nella voce “Attività immateriali”, se negative sono imputate a
conto economico;
•
per gli eventuali acquisti di ulteriori quote partecipative successive
all’acquisizione del controllo, disciplinati specificatamente dal principio
contabile IAS27, le eventuali differenze positive o negative, come sopra
34
•
•
•
•
•
•
•
•
determinate, che vengono a sorgere a seguito di tali acquisti successivi sono
imputate direttamente a patrimonio;
ad ogni data di bilancio (od ogni volta che vi sia evidenza di perdita di valore)
viene verificata l’adeguatezza del valore dell’avviamento (c.d. impairment test).
A tal fine viene identificata l’unità generatrice di flussi finanziari cui attribuire
l’avviamento. L’ammontare dell’eventuale riduzione di valore è dato
dall’eventuale differenza negativa tra il valore di iscrizione dell’avviamento ed
il suo valore di recupero, determinato come il maggiore tra il fair value
dell’unità generatrice di flussi finanziari, al netto degli eventuali costi di
vendita, ed il relativo valore d’uso. Le conseguenti rettifiche di valore vengono
rilevate a conto economico;
gli elementi di attivo, passivo e conto economico vengono integralmente
acquisiti “linea per linea”;
le partite debitorie e creditorie, le operazioni fuori bilancio nonché i proventi e
gli oneri ed i profitti e le perdite traenti origine da rapporti tra società oggetto
di consolidamento integrale, sono tra di loro elisi;
le quote di patrimonio netto e di utile di periodo di pertinenza dei “terzi”
azionisti delle società consolidate, sono incluse in apposite voci,
rispettivamente, del passivo di stato patrimoniale e del conto economico;
per il consolidamento delle società con metodo integrale sono stati utilizzati i
bilanci predisposti e approvati dalle singole società, eventualmente resi
conformi ai principi contabili internazionali seguiti nella predisposizione della
situazione consolidata;
il valore di libro delle partecipazioni rilevanti, detenute dalla capogruppo, o da
altre società del gruppo, afferenti società consolidate con il metodo del
patrimonio netto, è raffrontato con la pertinente quota di patrimonio delle
partecipate. L’eventuale eccedenza del valore di libro - risultante in prima
applicazione al bilancio consolidato – è inclusa nel valore contabile della
partecipata. Le variazioni nel valore patrimoniale, intervenute negli anni
successivi a quello di prima applicazione, sono iscritte a voce 240 del conto
economico consolidato (“utili (perdite) delle partecipazioni”) nella misura in cui
le variazioni stesse siano riferibili a utili o perdite delle partecipate;
se esistono evidenze che il valore di una partecipazione rilevante possa aver
subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della
partecipazione stessa, tenendo conto del valore attuale dei flussi finanziari
futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione
finale dell’investimento. Qualora il valore di recupero risulti inferiore al valore
contabile, la relativa differenza è rilevata nel conto economico;
per il consolidamento delle partecipazioni in società collegate sono state
utilizzate, ove disponibili, le risultanze delle situazioni semestrali al 30 giugno
2016 approvate dai rispettivi Consigli di Amministrazione; in loro mancanza
sono stati considerati i dati degli ultimi bilanci approvati (generalmente quelli
al 31 dicembre 2015).
35
AREA DI CONSOLIDAMENTO CIVILISTICA CREDEM
CREDITO
EMILIANO
BANCA
EUROMOBILIARE
CREDEMLEASING
MAGAZZINI
GENERALI DELLE
TAGLIATE
100%
CREDEM
ASSICURAZIONI
50%
CREDEMFACTOR
CREDEMTEL
INTERCONSULT
33,3%
100%
100%
CREDEM
PRIVATE EQUITY
SGR
100%
CREACASA
EUROMOBILIARE
FIDUCIARIA
100%
CREDEMVITA
100%
100%
CREDEM
INTERNATIONAL
LUX
100%
NEXSTONE
30%
100%
100%
EUROMOBILIARE
ASSET
MANAGEMENT
S.G.R.
100,0%
CREDEM CB
70%
CANOSSA CB
70%
•
•
le percentuali esprimono i diritti di voto esercitabili direttamente e indirettamente
le partecipazioni in chiaro sono valutate con il metodo del patrimonio netto
La controllata Credemvita non rientra nel gruppo bancario ed è consolidata, ai fini
prudenziali, con il metodo del patrimonio netto.
Per il calcolo dei fondi propri consolidati si fa riferimento ai soli dati riferiti alle società
bancarie, finanziarie e strumentali appartenenti al gruppo bancario. Tali dati includono
anche i rapporti attivi e passivi (in bilancio e “fuori bilancio”), di stato patrimoniale e di
conto economico, verso le altre società incluse nel consolidamento del bilancio che
hanno formato oggetto di elisione.
In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del
Regolamento CRR, le banche controllate da una “società di partecipazione finanziaria
madre” sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal predetto regolamento sulla base
36
della situazione consolidata della società di partecipazione finanziaria medesima. Tali
disposizioni hanno pertanto reso necessaria includere Credemholding, società
controllante al 77% di Credem Spa.
PARTECIPAZIONI IN SOCIETÀ CONTROLLATE IN VIA ESCLUSIVA E COLLEGATE
(CONSOLIDATE AL PATRIMONIO NETTO)
Rapporto di partecipazione
Denominazioni imprese
Sede
Tipo di
rapporto
Impresa partecipante
Quota %
Credito Emiliano
99,99%
A. Imprese
A. 1 Consolidate integralmente
1. Credem International (Lux) sa
Lussemburgo
1
2. Credemleasing spa
Reggio Emilia
1
Banca Euromobiliare
0,01%
99,90%
3. Credemfactor spa
Reggio Emilia
1
Credito Emiliano
Magazzini Generali delle
Tagliate
Credito Emiliano
Credemleasing
1,00%
4. Credem Private Equity SGR spa
Reggio Emilia
1
Credito Emiliano
87,50%
Banca Euromobiliare
12,50%
5. Euromobiliare Asset Management SGR
spa
6. Credemtel spa
0,10%
99,00%
Milano
1
Credito Emiliano
100,00%
Reggio Emilia
1
Credito Emiliano
100,00%
7. Creacasa srl
Reggio Emilia
1
Credito Emiliano
100,00%
8. Magazzini Generali delle Tagliate spa
Reggio Emilia
1
Credito Emiliano
100,00%
9. Banca Euromobiliare spa
Milano
1
Credito Emiliano
100,00%
10. Euromobiliare Fiduciaria spa
Milano
1
Credito Emiliano
100,00%
11. Credemvita spa
Reggio Emilia
1
Credito Emiliano
100,00%
12. Credem CB srl
Conegliano
1
Credito Emiliano
70,00%
13. Canossa CB srl
Conegliano
1
Credito Emiliano
70,00%
1.Credemassicurazioni spa
Reggio Emilia
2
50,00%
3.Interconsult
Lussemburgo
3
4.Nexstone srl
Milano
3
Credito Emiliano
Credem International
(Lux) sa
Credito Emiliano
A. 2 Consolidate con il metodo del patrimonio netto
Legenda
Tipo di rapporto:
1 = maggioranza dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria
2 = controllo congiunto
3 = imprese collegate
37
33,33%
30,00%
Disponibilità
voti %
3. I FONDI PROPRI
Dal 1° gennaio 2014 è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 575/2013 (“CRR”) con il
quale vengono introdotte nell’Unione Europea le regole definite dal Comitato di Basilea
per la vigilanza bancaria con l’articolato insieme di documenti unitariamente
denominato “Basilea 3” in materia di adeguatezza patrimoniale (Primo pilastro) e
informativa al pubblico (Terzo pilastro).
Il regolamento (UE) n. 575/2013 e la direttiva 2013/36/UE (“CRD IV”) definiscono il
nuovo quadro normativo di riferimento nell’Unione Europea per banche e imprese di
investimento. Dal 1° gennaio 2014. CRR e CRDIV sono integrati da norme tecniche di
regolamentazione o di attuazione approvate dalla Commissione Europea su proposta
delle Autorità europee di supervisione (“ESA”), che danno attuazione alla normativa
primaria.
Con l’adozione del regolamento di esecuzione (UE) n. 680/2014 sono state stabilite le
norme tecniche di attuazione (Implementing Technical Standards) vincolanti in materia
di segnalazioni prudenziali armonizzate delle banche e delle imprese di investimento
relative a: fondi propri, rischio di credito e controparte, rischi di mercato, rischio
operativo, grandi rischi, rilevazione su perdite ipotecarie, posizione patrimoniale
complessiva, monitoraggio liquidità e leva finanziaria.
Inoltre, la Banca d’Italia ha emanato le Circolari n. 286 e n. 154 che traducono secondo
lo schema matriciale, attualmente adottato nelle segnalazioni di vigilanza, i citati ITS
Il Gruppo ritiene prioritario valutare la propria struttura patrimoniale.
Le analisi sono svolte periodicamente all’interno dei Comitati di Governance di Gruppo.
In particolare, all’interno del Comitato Consiliare Rischi di Gruppo, trimestralmente,
viene analizzata la struttura del Patrimonio in termini di assorbimento di capitale e
margine disponibile a livello consolidato e anche di apporto allo stesso da parte delle
singole società.
Il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo, nello specifico, supporta il Consiglio di
amministrazione della Capogruppo nella definizione delle strategie e delle metodologie
per la gestione dei rischi del Gruppo, in particolare:
• svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché il CA possa definire e
approvare il Risk Appetite Framework (cd. RAF, con particolare riferimento alla
valutazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza);
• monitora l’andamento del profilo di rischio assunto nel suo complesso rispetto agli
obiettivi di risk appetite e alle soglie di tolleranza relativamente a tutti gli indicatori
previsti nel RAF di Gruppo;
• formula strategie per la gestione dei rischi;
• esprime parere sulle proposte del CE relative alle metodologie di misurazione,
controllo e analisi di rilevanza dei rischi anche ai fini del calcolo del capitale interno;
• recepisce le valutazioni relative all’analisi di rilevanza e analizza qualsiasi nuovo
rischio dovesse emergere;
• valuta le politiche e i processi di valutazione delle attività aziendali (ad es. fair value
policy e linee guida e criteri per la svalutazione dei crediti) verificando che il prezzo e
le condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti con il modello di business
e le strategie in materia di rischi;
• accerta la coerenza dei sistemi incentivanti di breve e medio termine con il RAF.
I membri del Comitato sono nominati dal Consiglio d’Amministrazione della
Capogruppo, scelti tra componenti non esecutivi del Consiglio di amministrazione stesso
(la maggior parte dei quali possiede i requisiti di indipendenza).
La Segreteria del Comitato è a cura del responsabile della funzione di Revisione Interna.
Le analisi presentate in Comitato Consiliare Rischi di Gruppo vengono successivamente
prodotte al Consiglio d’Amministrazione della Capogruppo.
Sotto il profilo di Vigilanza l’assorbimento viene determinato tenendo in considerazione
le attuali “regole” di segnalazione.
Sotto il profilo gestionale l’assorbimento viene calcolato con l’utilizzo di modelli interni
per il rischio di credito e di mercato e l’utilizzo di un metodo standard “gestionale”.
I rischi vengono esaminati sia complessivamente che dettagliatamente all’interno delle
società del Gruppo (analisi dei portafogli specifici).
38
Al 30 giugno 2016 i Fondi Propri sono stati determinati in base alle disposizioni
contenute nel Regolamento (UE) n.575/2013 (CRR).
In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del
già più volte citato Regolamento CRR, le banche controllate da una “società di
partecipazione finanziaria madre” sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal
predetto regolamento sulla base della situazione consolidata della società di
partecipazione finanziaria medesima. Tali disposizioni hanno pertanto reso necessaria
la modifica del perimetro di consolidamento del Gruppo ai fini della vigilanza
prudenziale, portando a calcolare i ratio patrimoniali a livello di Credemholding, società
controllante al 76,98% di Credem Spa. Tale livello non comporta nel breve differenze di
rilievo rispetto alle analoghe rilevazioni misurate sul perimetro che fa capo a Credito
Emiliano Spa; presenta invece una più significativa penalizzazione prospettica (vale a
dire in sede di applicazione “fully phased” delle nuove norme), dovuta al trattamento più
restrittivo riservato dalle norme vigenti al computo del cosiddetto “patrimonio di terzi”.
PATRIMONIO CONSOLIDATO DEL GRUPPO PRUDENZIALE CREDEMHOLDING RIPARTIZIONE PER TIPOLOGIA DI IMPRESA
Gruppo
Bancario
Imprese di
assicurazione
Elisioni e
aggiustamenti
30/06/2016
da
consolidamento
Altre
imprese
1. Capitale
132.865
71.600
-
(53.495)
2. Sovrapprezzi di emissione
317.870
-
-
-
317.870
1.732.085
110.573
-
(5.464)
1.837.194
4. Strumenti di capitale
-
-
-
-
-
5. Azioni proprie
-
-
-
-
-
81.365
14.467
-
-
95.832
(4.035)
14.494
-
-
10.459
3. Riserve
6. Riserve da valutazione
- Attività finanziarie disponibili per la
vendita
- Attività materiali
150.970
-
-
-
-
-
- Attività immateriali
-
-
-
-
-
- Copertura di investimenti esteri
-
-
-
-
-
- Copertura dei flussi finanziari
(20.583)
-
-
-
(20.583)
- Differenze di cambio
-
-
-
-
-
- Attività non correnti e gruppi di attività
in via di dismissione
-
-
-
-
-
(11.740)
(27)
-
-
(11.767)
-
-
-
-
-
117.723
-
-
-
117.723
70.635
10.767
-
(12.792)
68.610
2.334.820
207.407
-
(71.751)
2.470.476
- Utili (perdite) attuariali relativi a piani
previdenziali a benefici definiti
- Quote delle riserve da valutazione
relative alle partecipate valutate al
patrimonio netto
- Leggi speciali di rivalutazione
7. Utile (perdita)
Totale
39
PATRIMONIO CONSOLIDATO DEL GRUPPO CREDEM - RIPARTIZIONE PER TIPOLOGIA DI
IMPRESA
Gruppo
Bancario
Imprese di
assicurazione
Elisioni e
aggiustamenti
30/06/2016
da
consolidamento
Altre
imprese
1. Capitale
332.397
71.600
-
(71.600)
2. Sovrapprezzi di emissione
283.053
-
-
-
283.053
1.587.157
110.573
-
12.639
1.710.369
3. Riserve
4. Strumenti di capitale
332.397
-
-
-
-
-
5. (Azioni proprie)
(7.015)
-
-
-
(7.015)
6. Riserve da valutazione
- Attività finanziarie disponibili per la
vendita
- Attività materiali
16.722
14.467
-
-
31.189
(4.035)
14.494
-
-
10.459
-
-
-
-
-
- Attività immateriali
-
-
-
-
-
- Copertura di investimenti esteri
-
-
-
-
-
(20.583)
-
-
-
(20.583)
- Differenze di cambio
-
-
-
-
-
- Attività non correnti e gruppi di attività
in via di dismissione
-
-
-
-
-
(11.740)
(27)
-
-
(11.767)
-
-
-
-
-
53.080
-
-
-
53.080
72.450
10.767
-
(12.792)
70.425
2.284.764
207.407
-
(71.753)
2.420.418
- Copertura dei flussi finanziari
- Utili (perdite) attuariali relativi a piani
previdenziali a benefici definiti
- Quote delle riserve da valutazione
relative alle partecipate valutate al
patrimonio netto
- Leggi speciali di rivalutazione
7. Utile (perdita)
Totale
Nella tavola sopra riportata sono indicate le componenti del patrimonio netto contabile,
sommando quelle del Gruppo con quelle di terzi, ripartite per tipologia di imprese oggetto
di consolidamento. Più in dettaglio, nella colonna riferita al Gruppo bancario viene
indicato l’importo che risulta dal consolidamento delle società appartenenti al Gruppo
bancario, al lordo degli effetti economici di transazioni effettuate con altre società
incluse nel perimetro di consolidamento; le società controllate, diverse da quelle
appartenenti al Gruppo bancario e consolidate integralmente sono qui valorizzate con il
metodo del patrimonio netto. Nella colonna Imprese di assicurazione sono riportati gli
importi che risultano dal consolidamento, al lordo degli effetti economici derivanti da
transazioni effettuate con le società appartenenti al Gruppo bancario. Nelle colonne
Elisioni ed Aggiustamenti sono invece indicate le rettifiche necessarie per ottenere il
dato rappresentato in bilancio.
Al 30 giugno 2016 il capitale sociale, invariato rispetto al 31 dicembre 2015, risulta
composto di 332.392.107 azioni da nominali 1 Euro per un importo di 332,4 milioni di
Euro.
Sono presenti 1.523.104 azioni proprie in portafoglio, per un controvalore di 7,0 milioni
di euro, acquistate nell’ambito del programma che ha dato esecuzione alle delibere
adottate dall’Assemblea Ordinaria del 27 aprile 2012 e 30 aprile 2015; tale programma
ha lo scopo di acquistare azioni di Credito Emiliano ad integrale copertura dei piani di
remunerazione basati su strumenti finanziari da destinare alla categoria dei dirigenti
con responsabilità strategiche e del “personale più rilevante” del gruppo bancario. Ai
sensi delle norme vigenti, gli estremi del programma sono già stati comunicati al
mercato.
Nella voce “Riserve” sono inclusi la riserva legale, la riserva straordinaria, il fondo per
rischi bancari presente nel bilancio redatto ai sensi del previgente D.Lgs.87/92 e
riclassificato secondo i principi IAS e le differenze negative di consolidamento.
40
La riserva legale, costituita a norma di legge, deve essere almeno pari ad un quinto del
capitale sociale; essa è stata costituita in passato tramite accantonamenti degli utili
netti annuali per almeno un decimo degli stessi. Nel caso in cui la riserva dovesse
diminuire, occorre reintegrarla tramite l’obbligo di destinarvi un ventesimo dell’utile.
La riserva statutaria o straordinaria è costituita in base allo statuto dalla destinazione
della quota di utile residuale a seguito della distribuzione dell’utile alle azioni ordinarie.
Le riserve da concentrazione ex L.30 luglio 1990 n. 218 sono state costituite in occasione
di operazioni di riorganizzazione o concentrazione effettuate ai sensi della citata legge.
Le riserve da consolidamento si sono generate a seguito dell’eliminazione del valore
contabili delle partecipazioni in contropartita alla corrispondente parte del patrimonio
di ciascuna.
Le altre riserve comprendono la riserva costituita a fronte del piano di stock option ed
altre riserve costituite nel passato a fronte di specifiche disposizioni normative.
Infine la voce include gli effetti generati dalla transizione ai principi contabili
internazionali. In particolare tra le riserve di utili sono confluiti gli effetti derivanti dal
cambiamento dei principi contabili che non prevedono nei prossimi esercizi un
conferimento al conto economico.
RISERVE DA VALUTAZIONE DELLE ATTIVITÀ FINANZIARIE DISPONIBILI PER LA
VENDITA: COMPOSIZIONE
Imprese di
assicurazione
Gruppo bancario
Elisioni e
aggiustamenti da
consolidamento
Altre imprese
Attività/valori
1. Titoli di debito
Totale
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
positiva
Riserva
negativa
Riserva
positiva
Riserva
negativa
22.445
27.027
15.565
342
-
-
-
-
38.010
27.369
2. Titoli di capitale
340
174
-
-
-
-
-
-
340
174
3. Quote di O.I.C.R
398
17
80
809
-
-
-
-
478
826
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Totale 30/06/2016
23.183
27.218
15.645
1.151
-
-
-
-
38.828
28.369
Totale 31/12/2015
65.186
7.359
22.754
928
-
-
-
-
87.940
8.287
4. Finanziamenti
Ha prevalentemente inciso sulla composizione della riserva dei titoli di debito la minore
operatività nell’ambito del portafoglio titoli di proprietà, che ha sfruttato, nel primo
trimestre 2016, opportunità derivanti dall’ulteriore riduzione dei tassi e dal
restringimento del credit spread sui titoli governativi italiani, compatibilmente, peraltro,
a range limitati di volatilità.
Nel corso del semestre sono state cedute a Visa Inc. le azioni ordinarie Visa Europe
detenute nel portafoglio “Attività disponibili per la vendita”, nell’ambito di un accordo
quadro che ha interessato tutti gli azionisti della società. Il corrispettivo della cessione
è stato costituito da circa 8,2 milioni di euro in contanti e da 2.974 azioni preferred di
classe C di Visa Inc., non quotate e convertibili in azioni di classe A quotate, valutate
complessivamente circa 2,4 milioni di euro, secondo un modello valutativo che tiene in
considerazione diversi parametri, tra cui l’efetto liquidità e/o la limitata circolazione
delle azioni, a cui va aggiunto l’ulteriore importo in contanti di 0,6 milioni di euro, al
netto degli interessi, che sarà incassato tra 3 anni. La cessione ha generato una
plusvalenza complessiva di circa 11,2 milioni di euro.
I Fondi propri e i coefficienti di vigilanza
Ambito di applicazione della normativa
I fondi propri sono pari alla somma del Capitale di classe 1 e del Capitale di classe 2.
Il Capitale di classe 1 è pari, a sua volta, alla somma del Capitale primario di classe 1 e
del Capitale aggiuntivo di classe 1.
Il capitale primario di classe 1 (o Common Equity Tier 1) è costituito dal capitale sociale
e relativi sovrapprezzi, dalle riserve di utili, dalle riserve da valutazione positive e
negative considerate nel prospetto della redditività complessiva, dalle altre riserve, dai
pregressi strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie (grandfathering), dai filtri
41
prudenziali e dalla detrazione. I filtri prudenziali consistono in aggiustamenti
regolamentari del valore contabile di elementi del Capitale primario di classe 1, mentre
le detrazioni rappresentano elementi negativi del Capitale primario di classe 1.
Il Capitale aggiuntivo di classe 1 è costituito da elementi positivi e negativi, strumenti
di capitale e relativi sovrapprezzi, pregressi strumenti di AT1 oggetto di disposizioni
transitorie e detrazioni.
Il Capitale di classe 2 è costituito da elementi positivi e negativi, strumenti capitale e
prestiti subordinati e relativi sovrapprezzi, rettifiche di valore generiche, eccedenza sulle
perdite attese, pregressi strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie e detrazioni.
E’ previsto un regime transitorio delle disposizioni di vigilanza sui fondi propri che
prevede l’introduzione graduale di parte della nuova disciplina sui fondi propri e sui
requisiti patrimoniali lungo un periodo generalmente di 4 anni e regole di
“grandfathering” pe la computabilità parziale, con gradale esclusione entro il 2021, dei
pregressi strumenti di capitale del patrimonio di base e del patrimonio supplementare
che non soddisfano tutti i requisiti prescritti dal Regolamento CRR per gli strumenti
patrimoniali del CET1, AT1 e T2.
Le scelte sul predetto regime transitorio operate dalla Banca d’Italia, in quanto di
competenza delle autorità di vigilanza nazionali secondo quanto consentito dal
Regolamento CRR, sono contenute dalla circolare 285 del 17 dicembre 2013.
Per il corrente anno devono essere soddisfatti i seguenti requisiti patrimoniali, espressi
in percentuale degli attivi ponderati per il rischio (RWA – Risk Weighted Assets):
- il capitale primario di classe 1 (o Common Equity Tier 1) deve essere almeno pari al
4,5% degli RWA totali;
- il capitale di classe 1 (Tier 1) deve essere almeno pari al 6% degli RWA totali;
- i fondi propri (pari alla somma del Tier 1 e del Tier 2 capital) devono essere almeno
pari all’8% degli RWA totali.
Inoltre, le banche hanno l’obbligo di detenere una riserva di conservazione del capitale
pari al 2,5% degli attivi ponderati per il rischio. Pertanto, i coefficienti patrimoniali
minimi richiesti ai Gruppi bancari, per il 2015, sono pari al 7% di Common Equity Tier
1, inclusa la riserva di conservazione del capitale, all’8,5% di Tier 1 e al 10,5% del totale
fondi propri.
In particolare, per quanto riguarda il livello dei fondi propri, la Banca d’Italia
congiuntamente all’Autorità di Vigilanza Host (Commission de Surveillance du Secteur
Financier), con lettera del 24 dicembre 2015, ha fissato per il gruppo Credem una soglia
minima del 7% in termini di Common Equity Tier 1 ratio, dell’8,5% in termini di Tier 1
Ratio e del 10,5% in termini di Total Capital Ratio (livelli tutti comprensivi del capital
conservation buffer del 2,5%).
Il giudizio delle su indicate Autorità ha riconosciuto:
- la robustezza della strategia aziendale, focalizzata sul banking commerciale e
sull’assistenza a famiglie ed imprese;
- il carattere virtuoso della crescita realizzata, non disgiunta dalla qualità dell’attivo e
dalla redditività;
- l’adeguata qualità degli investimenti creditizi, dovuta sia a politiche prudenti di
erogazione, sia ad incisivi ed efficaci processi di monitoraggio del rischio;
- l’affidabilità del processo ICAAP, che ha illustrato (attraverso il Resoconto Annuale)
in modo esaustivo l’adeguatezza delle risorse interne rispetto ai rischi assunti in
condizioni ordinarie e stressate.
E’ al riguardo assai significativo segnalare che i limiti patrimoniali assegnati al gruppo
Credem sono stati i più favorevoli (sia in termini assoluti, sia in termini di margine
rispetto ai ratios patrimoniali effettivi) tra le banche italiane che hanno partecipato
all’esercizio di Comprehensive Assessment del 2014, esercizio nel quale Credito
Emiliano è risultato il gruppo con il buffer patrimoniale più ampio nello scenario avverso
proposto dall’Autorità di Vigilanza Europea.
In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del
già più volte citato Regolamento CRR, le banche controllate da una “società di
partecipazione finanziaria madre” sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal
predetto regolamento sulla base della situazione consolidata della società di
42
partecipazione finanziaria medesima. Tali disposizioni hanno pertanto reso necessaria
la modifica del perimetro di consolidamento del Gruppo ai fini della vigilanza
prudenziale, portando a calcolare i ratio patrimoniali a livello di Credemholding, società
controllante al 76,98% di Credem Spa. Tale livello non comporta nel breve differenze di
rilievo rispetto alle analoghe rilevazioni misurate sul perimetro che fa capo a Credito
Emiliano Spa; presenta invece una più significativa penalizzazione prospettica (vale a
dire in sede di applicazione “fully phased” delle nuove norme), dovuta al trattamento più
restrittivo riservato dalle norme vigenti dal 2014 al computo del cosiddetto “patrimonio
di terzi”.
Non ci sono impedimenti ne sostanziali ne giuridici che ostacolano il rapido
trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi all’interno del gruppo.
43
SCHEMA RELATIVO ALLE CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE - CAPITALE DI CLASSE 2 (TIER 2 – T2) - MODELLO SULLE
PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE
1
Emittente
CREDITO EMILIANO
CREDITO EMILIANO
CREDITO EMILIANO
2
Identificativo
unico
(ad
es.,
Identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg
per i collocamenti privati)
IT0004737489
IT0004781016
XS1199020295
3
Legislazione applicabile allo strumento
Legislazione italiana: clausole
di subordinazione
Legislazione italiana: clausole
di subordinazione
Legislazione italiana: clausole
di subordinazione
Trattamento regolamentare
4
Disposizioni transitorie del CRR
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
Capitale di classe 2
5
Disposizioni post transitorie del CRR
Non ammissibile
Non ammissibile
Capitale di classe 2
6
Ammissibile a livello di singolo
ente/(sub)consolidamento / di singolo
ente e di (sub)consolidamento
Singolo Ente
Singolo Ente
Singolo Ente
7
Tipo di strumento (I tipi devono essere Strumento di capitale di classe
specificati per ciascuna giurisdizione) 2 ex art.62 ed ex art.484 CRR
Strumento di capitale di classe
2 ex art.62 ed ex art.484 CRR
Strumento di capitale di classe
2 ex art.62
8
Importo
rilevato
nel
capitale
regolamentare (moneta in milioni, alla
più recente data di riferimento per la
segnalazione)
14,814
200,00
19,989
9
Importo nominale dello strumento
20,000
20,000
200,000
9a
Prezzo di emissione
100
100
99,432
9b
Prezzo di rimborso
100
100
100
10
Classificazione contabile
Titoli in circolazione - costo
ammortizzato
Titoli in circolazione - costo
ammortizzato
Titoli in circolazione - costo
ammortizzato
11
Data di emissione originaria
30/06/2011
23/12/2011
13/03/2015
12
Irredimibile o a scadenza
A scadenza
A scadenza
A scadenza
13
Data di scadenza originaria
30/06/2017
23/12/2017
13/03/2025
14
Rimborso anticipato a discrezione
dell'emittente soggetto a approvazione
preventiva dell'autorità di vigilanza
Sì
Sì
Sì
15
Data
del
rimborso
anticipato
facoltativo,
date
del
rimborso
anticipato eventuale e Importo del
rimborso
Previsto
un
piano
di
ammortamento che, a partire
dal 30/06/2013, rimborsa ogni
anno al 20% del nominale fino
a scadenza
Previsto
un
piano
di
ammortamento che, a partire
dal 23/12/2013, rimborsa ogni
anno al 20% del nominale fino
a scadenza
Prevista possibilità di rimborso
in data 13/03/2020
44
1
Emittente
16
Date
successive
di
anticipato, se del caso
CREDITO EMILIANO
CREDITO EMILIANO
CREDITO EMILIANO
Pagamento cedole
Pagamento cedole
Pagamento cedole
17
Dividendi/cedole fissi o variabili
Fissi
Fissi
Fissi/Variabili
18
Tasso della cedola ed eventuale Indice
correlato
4,5%
7,05%
3,125% fino al 13/03/2020;
dal sesto anno IRS 5Y + 300
bps
19
Presenza di un
"dividend stopper”
No
No
No
20a
Pienamente
discrezionale,
parzialmente
discrezionale
o Obbligatorio
obbligatorio (in termini di tempo)
Obbligatorio
Obbligatorio
20b
Pienamente
discrezionale,
parzialmente
discrezionale
o Obbligatorio
obbligatorio (in termini di importo)
Obbligatorio
Obbligatorio
21
Presenza di "step up" o di altro
incentivo al rimborso
No
No
No
22
Non cumulativo o cumulativo
Non cumulativo
Non cumulativo
Non cumulativo
23
Convertibile o non convertibile
Non convertibile
Non convertibile
Non convertibile
24
Se
convertibile,
evento(i)
determina(no) la conversione
N/A
N/A
N/A
25
Se convertibile, in tutto o in parte
N/A
N/A
N/A
26
Se convertibile, tasso di conversione
N/A
N/A
N/A
27
Se
convertibile,
conversione
obbligatoria o facoltativa
N/A
N/A
N/A
28
Se convertibile, precisare il tipo di
strumento nel quale la conversione è N/A
possibile
N/A
N/A
29
Se convertibile, precisare |'emittente
dello strumento nel quale viene
convertito
N/A
N/A
N/A
30
Meccanismi
down)
No
No
No
31
In caso di meccanismo di svalutazione
(write
down),
evento(i)
che
la
determina(no)
N/A
N/A
N/A
32
In caso di svalutazione (write down),
svalutazione totale o parziale
N/A
N/A
N/A
rimborso
Cedole/dividendi
di
meccanismo
svalutazione
di
che
(write
45
1
Emittente
33
CREDITO EMILIANO
CREDITO EMILIANO
CREDITO EMILIANO
In caso di svalutazione (write down),
svalutazione
permanente
o N/A
temporanea
N/A
N/A
34
In caso di svalutazione (write down)
temporanea, descrizione del
meccanismo di rivalutazione
N/A
N/A
N/A
35
Posizione
nella
gerarchia
di
subordinazione in caso di liquidazione
(specificare il tipo di strumento di
rango
immediatamente
superiore
(senior)
Senior
Senior
Senior
36
Caratteristiche non conformi degli
strumenti che beneficiano delle
disposizioni transitorie
Sì
Sì
No
37
In caso affermativo, specificare le
caratteristiche non conformi
Rimborso anticipato
Rimborso anticipato
N/A
46
I prestiti emessi dopo il 31/12/2011 che presentano anch’essi un piano “amortising” nei
primi cinque anni di vita non sono stati computati nel Capitale di classe 2 a seguito di un
recente orientamento della vigilanza italiana ed europea in merito alla loro computabilità.
Si tratta dell’applicazione restrittiva di una norma del Regolamento CRR che ha indotto ad
escludere dal computo tali emissioni.
FONDI PROPRI - INFORMAZIONI DI NATURA QUANTITATIVA
30/06/2016
A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima
dell’applicazione dei filtri prudenziali
di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie
B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-)
C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime
transitorio (A +/- B)
D. Elementi da dedurre dal CET1
E. Regime transitorio - Impatto su CET1 (+/-), inclusi gli interessi di
minoranza oggetto di disposizioni transitorie
F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C
– D +/-E)
G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli
elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio
di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie
H. Elementi da dedurre dall’AT1
I. Regime transitorio - Impatto su AT1 (+/-), inclusi gli strumenti emessi
da filiazioni e inclusi nell'AT1 per effetto di disposizioni transitorie
L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H
+/- I)
M. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e
degli effetti del regime transitorio
di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie
N. Elementi da dedurre dal T2
O. Regime transitorio - Impatto su T2 (+/-), inclusi gli strumenti emessi
da filiazioni e inclusi nel T2 per effetto di disposizioni transitorie
P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O)
Q. Totale fondi propri (F + L + P)
31/12/2015
2.327.020
2.399.106
-
-
18.719
19.061
2.345.739
2.418.167
(711.978)
(721.155)
103.547
94.138
1.737.308
1.791.150
44.995
46.016
-
-
-
-
(44.995)
(46.016)
-
-
210.777
224.463
31.242
44.716
-
-
(50.742)
(60.773)
160.035
163.690
1.897.343
1.954.840
A seguito del provvedimento della Banca d’Italia del 18 maggio 2010, che ha modificato il
trattamento prudenziale dei titoli di debito dei Paesi dell’Unione Europea ai fini del calcolo
del patrimonio di vigilanza delle banche e dei gruppi bancari italiani, il gruppo Credito
Emiliano ha deliberato di esercitare l’opzione a) del medesimo provvedimento,
neutralizzando sia le plus sia le minus relative, rilevate nelle riserve da valutazione
successivamente al 31 dicembre 2009.
La scelta di tale opzione è applicata al calcolo del patrimonio di vigilanza dal 30 giugno
2010 e:
•
estesa a tutti i titoli della specie detenuti nel predetto portafoglio;
•
applicata in modo omogeneo da tutte le componenti del gruppo bancario;
•
mantenuta costante nel tempo.
Ai sensi della nuova circolare 285 del 17 dicembre 2013, nel mese di gennaio 2014, il
Gruppo ha confermato la suddetta facoltà, che resterà in vigore fino a quando la
Commissione Europea non avrà adottato un regolamento sulla base del regolamento (CE)
n.16606/2002 che dovrà approvare l’International Financial Reporting Standard in
sostituzione del principio contabile IAS39.
47
Le riserve nette del Gruppo bancario sui titoli emessi da Amministrazioni centrali di paesi
appartenenti all’Unione Europea presentavano, alla data del 30 giugno 2016, un saldo
positivo di circa 21,6 milioni di euro, di cui 15,1 milioni di euro ascrivibili a Credemvita.
MODELLO TRANSITORIO PER LA PUBBLICAZIONE DELLE INFORMAZIONI SUI FONDI
PROPRI
Informazioni sui Fondi Propri
30/06/2016
31/12/2015
Capitale primario di classe 1: strumenti e riserve
1
Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
di cui: capitale sociale
di cui: sovrapprezzi di emissione
302.146
302.135
49.437
49.437
252.709
252.698
1.565.922
1.548.844
3
Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve,
inclusi gli utili e le perdite non realizzati ai sensi della disciplina contabile
applicabile)
5
Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1
consolidato)
419.943
453.753
5a
Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o
dividendi prevedibili
39.010
95.374
2.327.021
2.400.106
(1.854)
(1.335)
(371.397)
(381.992)
20.583
20.395
(257.087)
(229.061)
(10)
1
(1.000)
(1.000)
(44.674)
(45.993)
Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli
importi soggetti a trattamento pre-CRR
103.547
94.138
26 Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli
a art. 466 e 468
4.466
(13.138)
di cui: ...filtro per utili non realizzati (titoli di debito)
-
(7.682)
di cui: ...filtro per utili non realizzati (titoli di capitale)
-
(5.456)
4.393
-
73
-
(21.623)
(57.757)
(21.623)
(57.757)
6 Capitale primario di classe 1 (CET 1): prima delle rettifiche regolamentari
Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari
7
Rettifiche di valore supplementari (importo negativo)
8
Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali)
11
Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei
flussi di cassa
12 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese
14
Utili o perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito
creditizio
16
Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall’ente direttamente o
indirettamente
Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti
dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un
19
investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al
netto di posizioni corte ammissibili)
26
di cui: ...filtro per perdite non realizzati (titoli di debito)
di cui: ...filtro per perdite non realizzati (titoli di capitale)
26 Importo da dedurre o da aggiungere al capitale primario di classe 1 in relazione ai
b filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
di cui: filtro per perdite non realizzate su titoli governativi UE
48
Informazioni sui Fondi Propri
27
30/06/2016
Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale
aggiuntivo di classe 1 dell'ente
28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1)
29 Capitale primario di classe 1 (CET1)
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti
31/12/2015
(37.821)
(64.109)
(589.713)
(608.956)
1.737.308
1.791.150
-
-
Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1
34 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da
filiazioni e detenuto da terzi
44.995
46.016
Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): prima delle rettifiche regolamentari
44.995
46.016
Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli
importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a
41
eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi
residui CRR)
(82.816)
(110.125)
Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione
41
del capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'art. 472
a
del regolamento (UE) n. 575/2013
(60.644)
(82.515)
di cui strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario
detenuti dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha
un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e
al netto di posizioni corte ammissibili)
(8.935)
(13.797)
(51.417)
(68.718)
Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione
41
del capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'art. 475
b
del regolamento (UE) n. 575/2013
(22.464)
(27.610)
Importo da dedurre o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai
41
filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
c
(4.466)
-
(4.393)
-
(73)
-
(37.821)
(64.109)
di cui: Importo residuo relativo all'eccedenza di perdite attese rispetto alle
rettifiche di valore per posizioni IRB
di cui: ...filtro per perdite non realizzati (titoli di debito)
di cui: ...filtro per perdite non realizzati (titoli di capitale)
43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1)
45 Capitale di classe 1 (T1 = CET1 + AT1)
Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti
46 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni
49
-
-
1.737.308
1.791.150
-
-
179.535
224.464
Informazioni sui Fondi Propri
30/06/2016
31/12/2015
Importo degli elementi ammissibili di cui all’articolo 484, paragrafo 5, e le relative
47 riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale di classe
2
49 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva
31.241
44.716
210.776
224.464
(50.742)
(60.773)
(60.352)
(75.946)
(51.417)
(68.718)
(8.935)
(13.797)
-
6.569
di cui: … eventuale filtro per utili non realizzati (titoli di debito)
-
3.841
di cui: … eventuale filtro per utili non realizzati (titoli di capitale)
-
2.728
(50.742)
(60.773)
51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari
Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari
Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi
56 soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione
progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR)
Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione del
56 capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'art. 472 del
a regolamento (UE) n. 575/2013
di cui: Importo residuo relativo all'eccedenza di perdite attese rispetto alle
rettifiche di valore per posizioni IRB
di cui strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario
detenuti dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha
un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e
al netto di posizioni corte ammissibili)
56 Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e
c alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR
57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2)
58 Capitale di classe 2 (T2)
160.035
163.690
1.897.035
1.954.840
13.007.343
13.251.349
61 Capitale primario di classe 1 (in % dell'importo dell'esposizione al rischio)
13,36
13,52
62 Capitale di classe 1 (in % dell'importo dell'esposizione al rischio)
13,36
13,52
63 Capitale totale (in % dell'importo dell'esposizione al rischio)
14,59
14,75
59 Capitale totale (TC = T1 + T2)
60 Totale delle attività ponderate per il rischio
Il requisito patrimoniale complessivo al 30 giugno 2016 è di 1.040,6 milioni di euro a fronte
di Fondi Propri per 1.897,3 milioni di euro con un margine disponibile di 856,7 milioni di
euro, pari a circa il 45% dei Fondi Propri.
Le indicazioni sui coefficienti patrimoniali evidenziano il Common Equity Tier 1 ratio
Pashed-in all’13,36% (Fully Phashed 12,17%), il Tier 1 Capital ratio Pashed-in all’13,36%
(Fully Phashed 12,51%), e il Total capital ratio Phashed-in al 14,59% (Fully Pashed
13,89%).
Ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (CRR), art.26, comma 2, e della Decisione (UE)
2015/656 della Banca Centrale Europea del 4 febbraio 2015 la quota dell’utile netto del
semestre, al netto della quota destinabile ai dividendi, è stata inserita nel calcolo dei Fondi
Propri in quanto la Relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2016 è stata assoggettata
a revisione contabile.
50
Il predetto regolamento prevede che per alcune rettifiche regolamentari vengano applicate
specifiche franchigie calcolate, con modalità differenti, sul Common Equity (CET1). Per gli
investimenti significativi nel capitale di entità bancarie, finanziarie e assicurative, che sono
al di fuori del perimetro di consolidamento normativo e per le DTA è prevista una prima
soglia del 10% del CET1, calcolato prima del superamento della già citata soglia; è poi
prevista un’ulteriore soglia calcolata sul 15% del CET1 (dal 2018 tale soglia sarà del
17,65%).
Gli importi al di sotto delle soglie che non sono stati dedotti vengono ponderati secondo la
normativa vigente.
RICONCILIAZIONE TRA PATRIMONIO CONTABILE E FONDI PROPRI
Categorie / Valori
30/06/2016
Patrimonio netto consolidato Credem Holding
31/12/2015
2.471.476
2.524.208
-
-
(1.000)
(1.000)
(13.386)
(28.838)
(5.159)
(11.452)
(124.911)
(83.812)
2.327.020
2.400.106
-
-
18.719
19.061
2.345.739
2.419.167
(711.978)
(722.155)
103.547
94.138
1.737.308
1.791.150
44.995
46.016
di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie
-
-
H. Elementi da dedurre dall’AT1
-
-
(44.995)
(46.016)
-
-
210.777
224.463
31.242
44.716
-
-
O. Regime transitorio - Impatto su T2 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da
filiazioni e inclusi nel T2 per effetto di disposizioni transitorie
(50.742)
(60.773)
P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O)
160.035
163.690
1.897.343
1.954.840
Rettifica riserve da valutazione imprese di assicurazione
Riacquisto strumenti di capitale primario di classe 1
Dividendi da distribuire ai soci- quota Gruppo
Dividendi da distribuire ai soci- quota Terzi
Quota patrimonio di terzi non computabile
A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima
dell’applicazione dei filtri prudenziali
di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie
B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-)
C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime
transitorio (A +/- B)
D. Elementi da dedurre dal CET1
E. Regime transitorio - Impatto su CET1 (+/-), inclusi gli interessi di
minoranza oggetto di disposizioni transitorie
F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C – D
+/-E)
G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli
elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio
I. Regime transitorio - Impatto su AT1 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da
filiazioni e inclusi nell'AT1 per effetto di disposizioni transitorie
L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H +/- I)
M. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli
effetti del regime transitorio
di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie
N. Elementi da dedurre dal T2
Q. Totale fondi propri (F + L + P)
51
RICONCILIAZIONE TRA STATO PATRIMONIALE CONTABILI E FONDI PROPRI
Perimetro
regolamentare
Ammontare
rilevante ai
fini dei
Fondi
Propri
(27.784)
(224.867)
(44.674)
130. Attività immateriali, di cui:
(410.582)
(418.783)
(371.397)
Avviamento
(314.814)
(325.138)
(277.752)
(95.768)
(93.645)
(93.645)
Perimetro
regolamentare
Ammontare
rilevante ai
fini dei
Fondi
Propri
4.226.137
4.175.664
210.777
307.940
307.940
210.777
88.652
88.652
87.849
8.054
8.054
(8.594)
(9.060)
(9.060)
(9.060)
Altri elementi positivi- Leggi speciali di rivalutazione
105.503
105.503
105.503
Riserve di cash flow hedge
(15.845)
(15.845)
-
1.470.090
1.470.090
1.470.090
252.709
252.709
252.709
49.437
49.437
49.437
-
-
(1.000)
557.192
557.192
388.514
7.180
7.180
6.943
2.405
2.405
(2.570)
(2.707)
(2.707)
(2.707)
12.220
12.220
12.220
Perimetro
civilistico
Voci dell’attivo
100. Partecipazioni
Altre immobilizzazioni immateriali
Perimetro
civilistico
Voci del passivo e del patrimonio netto
30. Titoli in circolazione – passività subordinate:
di cui Strumenti computabili nel capitale di classe 2
140. Riserve da valutazione, di cui:
Riserve da valutazione di titoli disponibili per la
vendita
Riserve di valutazione degli utili/perdite attuariali
nette
170. Riserve
180. Sovrapprezzi di emissione
190. Capitale
200. Azioni proprie (-)
210 Patrimonio di pertinenza di terzi (+/-)
di cui Riserve da valutazione:
Riserve da valutazione di titoli disponibili per la
vendita
Riserve di valutazione degli utili/perdite
attuariali nette
Altri elementi positivi- Leggi speciali di
rivalutazione
Riserve di cash flow hedge
di cui Riserve e utili
220. Utile (Perdita) di periodo (+/-)
(4.738)
(4.738)
-
550.012
550.012
381.571
52.396
52.396
39.010
Ammontare
rilevante ai
fini dei
Fondi Propri
Altri elementi a quadratura del Fondi Propri
Totale altri elementi rilevanti ai fini dei Fondi
Propri (*)
(183.972)
Totale Fondi Propri
1.897.343
(*) negli altri elementi rilevanti ai fini dei Fondi Propri sono compresi gli elementi positivi e negativi che
concorrono alla determinazione del calcolo, ad esempio interessi di minoranza ricompresi nel capitale,
filtro nazionale positivo sui profitti non realizzati degli titoli di debito e di capitale del portafoglio AFS,
eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore complessive dei modelli IRB, rettifiche di
valore di vigilanza (prudent valuation), utili o perdite di valore equo derivanti dal proprio merito creditizio,
ecc..
52
4. ADEGUATEZZA PATRIMONIALE
La Banca d’Italia, in data 17 dicembre 2013, ha emanato la circolare 285 (Disposizioni di
vigilanza per le banche), in sostituzione della circolare 263 del 27 dicembre 2006 (Nuove
disposizioni di vigilanza), e la circolare 286 (Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni
prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare), in sostituzione della
circolare 155 del 18 dicembre 1991 (Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul
patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali).
Tali disposizioni consentono, tra l’altro, alle banche ed ai gruppi bancari di adottare sistemi
interni per la determinazione del requisito patrimoniale per il rischio di credito previo
ottenimento di apposita autorizzazione da parte di Banca d’Italia, subordinata
all’accertamento della sussistenza in capo al richiedente di specifici requisiti minimi
organizzativi e quantitativi.
Nel mese di ottobre 2015, e con efficacia decorrente dal 30 settembre, la Banca d’Italia ha
autorizzato il gruppo all’utilizzo del modello interno avanzato nella determinazione del
rischio creditizio regolamentare di Credembanca e Credemleasing, sia verso la clientela
corporate che retail; è di tutta evidenza come la predetta autorizzazione abbia contribuito
a far sì che l’adeguato calcolo dei coefficienti e parametri di vigilanza esprimesse ancor più
chiaramente la solidità patrimoniale del gruppo.
Le principali innovazioni introdotte nei portafogli regolamentari e nei relativi fattori di
ponderazione del nuovo framework normativo riguardano, tra l’altro, l’introduzione di un
fattore di sostegno dello 0,7619 da applicare al requisito prudenziale (supporting factor)
per le esposizioni al dettaglio verso le controparti rappresentate da PMI e l’introduzione di
un nuovo requisito patrimoniale sul rischio di “aggiustamento della valutazione del credito”
(CVA), ossia a fronte del rischio di perdite derivanti dagli aggiustamenti al valore di mercato
dei derivati OTC a seguito delle variazioni del merito creditizio.
53
REQUISITO PATRIMONIALE
Importi non ponderati
Importi ponderati / requisiti
Categorie/Valori
30/6/2016
31/12/2015
30/6/2016
31/12/2015
A. ATTIVITA' DI RISCHIO
34.000.390
33.092.247
11.266.015
11.509.855
1. Metodologia standardizzata
10.094.897
9.703.987
3.070.878
3.058.675
2. Metodologia basata su rating interni
23.854.704
23.325.846
8.176.139
8.428.718
-
-
-
-
23.854.704
23.325.846
8.176.139
8.428.718
50.789
62.414
18.998
22.462
901.281
920.789
4.561
4.198
A.1 Rischio di credito e di controparte
2.1 Base
2.2 Avanzata
3. Cartolarizzazioni
B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA
B.1 Rischio di credito e di controparte
B.2 Rischio di aggiustamento della
valutazione del credito
B.3 Rischio di Regolamento
B.4 Rischi di mercato
1. Metodologia standard
-
-
17.322
17.698
17.322
17.698
2. Modelli interni
-
-
3. Rischio di concentrazione
-
-
117.423
117.423
B.5 Rischio operativo
1. Metodo base
2. Metodo standardizzato
3. Metodo avanzato
B.6 Altri elementi di calcolo
-
-
117.423
117.423
-
-
-
-
1.040.587
1.060.108
13.007.343
13.251.349
13,36%
13,52%
C.3 Capitale di classe 1/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio)
13,36%
13,52%
C.4 Totale fondi propri//Attività di rischio ponderate (Total capital ratio)
14,59%
14,75%
B.7 Totale requisiti prudenziali
C. ATTIVITA' DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA
C.1 Attività di rischio ponderate
C.2 Capitale primario di classe1/Attività di
rischio ponderate (CET 1 capital ratio)
Il requisito patrimoniale complessivo al 30 giugno 2016 è di 1.040,6 milioni di euro a fronte
di Fondi Propri per 1.897,3 milioni di euro con un margine disponibile di 856,7 milioni di
euro, pari a circa il 45% dei Fondi Propri.
Le indicazioni sui coefficienti patrimoniali evidenziano il Common Equity Tier 1 ratio
Pashed-in all’13,36% (Fully Phashed 12,17%), il Tier 1 Capital ratio Pashed-in all’13,36%
(Fully Phashed 12,51%), e il Total capital ratio Phashed-in al 14,59% (Fully Pashed
13,89%).
54
REQUISITO PATRIMONIALE PER IL RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE
RISCHIO DI CREDITO E DI
CONTROPARTE
RISCHIO DI CREDITO E DI
CONTROPARTE
METODOLOGIA STANDARDIZZATA
- ATTIVITA' DI RISCHIO
Esposizioni verso o garantite da
Amministrazioni centrali e banche
centrali
Esposizioni verso o garantite da
Amministrazioni regionali o autorità
locali
Esposizioni verso o garantite da
Organismi del settore pubblico
Esposizioni verso o garantite da
Intermediari vigilati
Esposizioni verso o garantite da
Imprese
IMPORTI
PONDERATI
REQUISITO
IMPORTI
PONDERATI
REQUISITO
30/6/2016
30/6/2016
31/12/2015
31/12/2015
3.089.876
247.190
3.081.137
246.492
218.494
17.480
157.191
12.575
24.339
1.947
61.989
4.959
25.038
2.003
23.502
1.880
272.729
21.818
272.535
21.803
790.660
63.253
845.918
67.673
251.652
20.132
278.242
22.259
1.418
113
1.620
130
27.066
2.165
23.102
1.848
1.702
136
1.315
105
36.632
2.931
58.041
4.643
8.003
640
6.330
506
Esposizioni in strumenti di capitale
773.772
61.902
688.260
55.061
Altre esposizioni
639.373
51.150
640.630
51.251
18.998
1.520
22.462
1.797
8.176.139
654.091
8.428.718
674.297
2.836.909
226.953
2.986.059
238.886
1.769.118
141.530
1.850.147
148.012
148.968
11.917
163.349
13.068
1.287.717
103.017
1.326.236
106.099
61.128
4.890
65.561
5.245
714.726
57.178
694.602
55.568
1.357.573
108.606
1.342.764
107.421
Esposizioni al dettaglio
Esposizioni garantite da immobili
Esposizioni in stato di default
Esposizioni ad alto rischio
Esposizioni sotto forma di
obbligazioni bancarie garantite
Esposizioni verso organismi di
inv.to collettivo del risparmio (oic)
Posizioni verso la cartolarizzazione
METODOLOGIA BASATA SUI
RATING INTERNI – ATTIVITA' DI
RISCHIO
Esposizioni verso o garantite da
imprese: PMI
Esposizioni verso o garantite da
imprese: Altre imprese
Esposizioni al dettaglio: Esposizioni
garantite da immobili: PMI
Esposizioni al dettaglio: Esposizioni
garantite da immobili: persone fisiche
Esposizioni al dettaglio: Esposizioni
rotative al dettaglio qualificate
Esposizioni al dettaglio: Altre
esposizioni al dettaglio: PMI
Esposizioni al dettaglio: Altre
esposizioni al dettaglio: persone
fisiche
55
REQUISITO PATRIMONIALE PER IL RISCHIO DI MERCATO
RISCHI DI MERCATO (POSIZIONE, CAMBI, MERCI)
METODOLOGIA STANDARDIZZATA
- rischio di posizione su strumenti di debito
- rischio di posizione su strumenti di capitale
- rischio di cambio
- rischio di posizione su merci
IMPORTI
PONDERATI
06/2016
216.530
102.020
114.510
-
56
REQUISITO
06/2016
17.323
8.162
9.161
-
IMPORTI
PONDERATI
12/2015
221.224
148.616
72.608
-
REQUISITO
12/2015
17.698
11.889
5.809
-
5. RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI RIGUARDANTI TUTTE LE
BANCHE
La prima iscrizione di un credito avviene alla data di sottoscrizione del contratto, che
normalmente coincide con la data di erogazione o, nel caso di un titolo di debito, a quella di
regolamento, sulla base del fair value dello strumento finanziario, pari all’ammontare erogato,
o prezzo di sottoscrizione, comprensivo dei costi/proventi direttamente riconducibili al singolo
credito e determinabili sin dall’origine dell’operazione, ancorché liquidati in un momento
successivo. Sono esclusi i costi che, pur avendo le caratteristiche suddette, sono oggetto di
rimborso da parte della controparte debitrice o sono inquadrabili tra i normali costi interni di
carattere amministrativo.
I crediti per operazioni di locazione finanziaria vengono iscritti per un valore pari
all’investimento netto nel leasing, comprensivo dei costi diretti iniziali.
I crediti e i titoli sono allocati nel portafoglio all’atto dell’erogazione o dell’acquisto e non
possono formare oggetto di successivi trasferimenti in altri portafogli.
I contratti di riporto e le operazioni di pronti contro termine con obbligo di riacquisto o di
rivendita a termine sono iscritti in bilancio come operazioni di raccolta o impiego. In
particolare, le operazioni di vendita a pronti e di riacquisto a termine sono rilevate in
bilancio come debiti per l’importo percepito a pronti, mentre le operazioni di acquisto a
pronti e di rivendita a termine sono rilevate come crediti per l’importo corrisposto a pronti.
Per le operazioni creditizie eventualmente concluse a condizioni inferiori a quelle di
mercato, la rilevazione iniziale è effettuata per un importo pari ai futuri flussi di cassa
scontati ad un tasso di mercato. L’eventuale differenza tra la rilevazione iniziale e
l’ammontare erogato è rilevata nel conto economico al momento dell’iscrizione iniziale.
I crediti includono gli impieghi con clientela e con banche, sia erogati direttamente sia
acquistati da terzi, che prevedono pagamenti fissi o comunque determinabili, che non sono
quotati in un mercato attivo e che non sono stati classificati all’origine tra le attività
finanziarie disponibili per la vendita.
Nella voce crediti rientrano inoltre i crediti commerciali, le operazioni pronti contro termine,
i crediti originati da operazioni di leasing finanziario ed i titoli acquistati in sottoscrizione o
collocamento privato, con pagamenti determinati o determinabili, non quotati in mercati
attivi.
Sono compresi nella voce crediti anche i finanziamenti originati nell’ambito dell’attività di
factoring a fronte di anticipazioni su portafoglio ricevuto pro-solvendo che rimane iscritto
nel bilancio della controparte cedente. Per quanto riguarda i crediti acquistati pro-soluto,
gli stessi sono inclusi nella voce crediti, previo accertamento della inesistenza di clausole
contrattuali che alterino in modo significativo l’esposizione al rischio della società
cessionaria.
Dopo la rilevazione iniziale, i crediti sono valutati al costo ammortizzato, pari al valore di
prima iscrizione diminuito/aumentato dei rimborsi di capitale, delle rettifiche/riprese di
valore e dell’ammortamento – calcolato col metodo del tasso di interesse effettivo – della
differenza tra l’ammontare erogato e quello rimborsabile a scadenza, riconducibile
tipicamente ai costi/proventi imputati direttamente al singolo credito. Il tasso di interesse
effettivo è individuato calcolando il tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi futuri del
credito, per capitale ed interesse, all’ammontare erogato inclusivo dei costi/proventi
ricondotti al credito. Tale modalità di contabilizzazione, utilizzando una logica finanziaria,
consente di distribuire l’effetto economico dei costi/proventi lungo la vita residua attesa del
credito.
Il metodo del costo ammortizzato non viene utilizzato per i crediti la cui breve durata (entro
12 mesi) fa ritenere trascurabile l’effetto dell’applicazione della logica di attualizzazione.
Detti crediti vengono valorizzati al costo storico. Analogo criterio di valorizzazione viene
adottato per i crediti senza una scadenza definita o a revoca, in relazione ai quali i costi o
proventi sono imputati direttamente a conto economico.
I crediti sono sottoposti ad una ricognizione volta ad individuare quelli che, a seguito del
verificarsi di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una
possibile perdita di valore. Rientrano in tale ambito i crediti ai quali è stato attribuito lo
status di sofferenza, incaglio, ristrutturato o di scaduto secondo le attuali regole di Banca
d’Italia, coerenti con la normativa IAS/IFRS.
Detti crediti deteriorati sono oggetto di un processo di valutazione analitica e l’ammontare
della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello
57
stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti
flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario.
I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore
di realizzo delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il
recupero dell’esposizione creditizia. I flussi di cassa relativi a crediti il cui recupero è
previsto entro breve durata (entro 12 mesi) non vengono attualizzati.
Il tasso effettivo originario di ciascun credito rimane invariato nel tempo ancorché sia
intervenuta una ristrutturazione del rapporto che abbia comportato la variazione del tasso
contrattuale ed anche qualora il rapporto divenga, nella pratica, infruttifero di interessi
contrattuali.
La rettifica di valore è iscritta a conto economico.
Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui
vengano meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica, purché tale valutazione sia
oggettivamente collegabile ad un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa.
La ripresa di valore è iscritta nel conto economico e non può in ogni caso superare il costo
ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche.
I crediti non deteriorati sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva.
Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e
le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su
elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della
perdita latente in ciascuna categoria di crediti. Nella valutazione si tiene conto anche della
rischiosità connessa con il paese di residenza della controparte.
La determinazione della svalutazione collettiva prevede l’utilizzo dei parametri di rischio
desunti dai modelli interni validati per la Funzione regolamentare “Corporate” e replicati
anche per la Funzione regolamentare “Retail”, per la quale sono in corso le attività
funzionali alla richiesta di validazione. Per tutti i clienti in portafoglio, al fine di considerare
un concetto di incurred loss, cioè di perdite insite nel portafoglio crediti ma non ancora
emerse, tra i vari parametri utilizzati, è stato inoltre considerato un “intervallo di conferma
della perdita” (Loss Confirmation Period); tale parametro esprime il ritardo medio che
intercorre tra il deterioramento delle condizioni finanziarie di un debitore e la sua
classificazione tra le esposizioni deteriorate.
Per la Funzione regolamentare “Corporate” si è adottato un intervallo di conferma della
perdita di 180 giorni, mentre per la Funzione regolamentare “Retail” si è adottato un
intervallo di conferma della perdita di 12 mesi.
L’identificazione delle specifiche misure dei suddetti parametri in termini degli intervalli di
conferma della perdita per le tipologie di controparti (sia retail che corporate) é supportato
prevalentemente dalle evidenze ottenibili anche attraverso i presidi organizzativi definiti
nell’ambito del processo del credito come ad esempio la frequenza di revisione degli
affidamenti e l’attività di controllo crediti.
In particolare, tali segmenti sono caratterizzati anche dalla disponibilità di diverse
informazioni economico/finanziarie. Nello specifico per la Funzione regolamentare “Retail”
è osservabile la ridotta dimensione patrimoniale e reddituale e una tipologia di
indebitamento, più sbilanciata sul medio/lungo termine. L’osservazione dei suddetti
elementi attribuibili in particolare al comparto retail ha permesso di affinare la stima del
parametro relativo alla LCP per tale comparto, aggiornandolo a 12 mesi, pur nella conferma
della continuità dei presidi organizzativi e creditizi adottati.
L’orizzonte temporale utilizzato per la valorizzazione della probabilità di default si ritiene
possa approssimare la nozione di incurred loss, cioè di perdita fondata su eventi attuali ma
non ancora acquisiti dall’impresa nella revisione del grado di rischio dello specifico cliente,
prevista dai principi contabili internazionali.
Le rettifiche di valore determinate collettivamente sono imputate nel conto economico.
Attività finanziarie deteriorate
La struttura di Crediti Problematici e non Performing supporta da un punto di vista tecnico
la rete nella gestione dei crediti deteriorati, ed in sede di proposta interviene nella
determinazione delle svalutazioni da sottoporre all’organo deliberante.
All’interno di questa struttura, la gestione dell’attività di recupero crediti sulle posizioni a
Sofferenza (Contenzioso) è svolta da un ufficio centrale e da reparti decentrati con sede in
tre regioni.
58
Le autonomie relative alla valutazione delle perdite ed agli stralci sono quasi completamente
accentrate su organi monocratici; tale peculiarità permette tempi di risposta alle proposte
transattive particolarmente ridotti.
L’attività di determinazione delle svalutazioni, che è analitica per tutti i crediti deteriorati,
è supportata da un sistema di revisione periodica delle varie posizioni che permette un
adeguamento costante che tiene conto delle evoluzioni giudiziali o stragiudiziali
intervenute.
La valutazione delle perdite è improntata a criteri di indubbia prudenza confermata anche
dalle plusvalenze registrate che si assestano intorno al 12% degli incassi totali escluso
rettifiche e riprese da attualizzazione.
Per tutte le esposizioni viene fatta una stima analitica, attribuendo un piano di rientro
ovvero un incasso a scadenza in caso di recupero da procedura esecutiva, differenziato in
relazione alle caratteristiche dei crediti (presenza di garanzie, area geografica, procedure
concorsuali e/o esecutive). Il termine di attualizzazione viene aggiornato in sede di revisione
nell’ipotesi in cui si modifichi il contesto.
Nel 2013 il Consiglio di Amministrazione ha approvato un documento denominato “linee
guida e criteri di svalutazione crediti gruppo Credem”; tale documento ha lo scopo di
indirizzare ed uniformare l’attività degli uffici deputati alla gestione dei crediti deteriorati
nella determinazione delle relative svalutazioni sia civilistiche che attinenti i tempi di
recupero.
Tali linee guida traggono il loro riferimento dalle prassi adottate dalle società,
periodicamente aggiornate in base all’esito dell’attività di gestione e recupero dei crediti
deteriorati, nonché dalle indicazioni emerse dagli esiti delle analisi quali-quantitative svolte
dal Servizio Rischi; le linee guida hanno lo scopo di disciplinare l’attività degli uffici
incaricati al fine di assicurare l’applicazione di criteri uniformi e prudenziali e si fondano
essenzialmente su una particolare prudenza nella valutazione del collateral, laddove
esistente, ed al tempo stesso dei tempi stimati per il recupero.
In particolare, relativamente alle inadempienze probabili vengono definite percentuali di
accantonamento crescenti in base alla durata dell’inadempienza, alla presenza o meno di
collateral ed alla data dell’ultimo aggiornamento disponibile del loro valore di mercato.
Elementi di ulteriore differenziazione sono la natura residenziale o commerciale
dell’immobile a garanzia e la sua fungibilità.
59
ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER PORTAFOGLIO IAS/IFRS E PER QUALITA’ DEL CREDITO
Sofferenze
Inadempienze probabili
Esposizioni scadute deteriorate
Altre attività
Totale
Portafogli / qualità
Lordo
1. Attività finanziarie disponibili per la vendita *
2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza
Netto
Lordo
Netto
Lordo
Netto
Lordo
Lordo
Netto
85
85
-
-
-
-
6.916.988
6.916.988
6.917.073
6.917.073
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
448.627
448.622
448.627
448.622
3. Crediti verso banche
4. Crediti verso clientela
Netto
942.607
366.360
484.190
406.701
57.482
48.358
21.701.179
21.630.011
23.185.458
22.451.430
5. Attività finanziarie valutate al fair value
-
-
-
-
-
-
1
1
1
1
6. Attività finanziarie in corso di dismissione
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Totale 30 giugno 2016
942.692
366.445
484.190
406.701
57.482
48.358
29.066.795 28.995.622 30.551.159 29.817.126
Totale 31 dicembre 2015
909.655
356.794
450.976
376.170
70.051
60.045
29.186.037 29.107.609 30.616.719 29.900.618
*: gli importi lordi e netti dei crediti deteriorati sono esposti al fair value e pertanto riflettono già il valore ritenuto recuperabile dell’attività.
60
ESPOSIZIONI CREDITIZIE LORDE – DISTRIBUZIONE PER AREE GEOGRAFICHE
ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO BANCHE
Rettifiche di
valore
complessive
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
complessive
Esposizione
netta
Resto del
mondo
Asia
Rettifiche di
valore
complessive
Esposizione
netta
America
Rettifiche di
valore
complessive
Esposizione
netta
Esposizione
netta
Esposizioni/Aree geografiche
Altri paesi europei
Rettifiche di
valore
complessive
Italia
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
A.2 Inadempienze probabili
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate
Totale A
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
623.899
-
937.547
-
6.946
-
374
-
209.740
5
623.899
-
937.547
-
6.946
-
374
-
209.740
5
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
B.2 Inadempienze probabili
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non deteriorate
Totale B
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
24.173
-
428.784
125
510
-
5.315
-
3.670
-
24.173
-
428.784
125
510
-
5.315
-
3.670
-
Totale A+B 30 giugno 2016
648.072
-
1.366.331
125
7.456
-
5.689
-
213.410
5
Totale A+B 31 dicembre 2015
806.581
-
1.178.373
131
6.474
-
4.784
-
419.759
-
ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO CLIENTELA
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
Resto del
mondo
Asia
Rettifiche di
valore
America
Esposizione
netta
Rettifiche di
valore
Esposizione
netta
Esposizione
netta
Esposizioni/Aree geografiche
Altri paesi europei
Rettifiche di
valore
Italia
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
366.428
575.585
13
A.2 Inadempienze probabili
406.595
77.490
105
-
-
48.306
9.118
48
6
2
24.787.562
70.802
2.257.288
130
173.516
25.608.891
732.995
2.257.454
778
A.3 Esposizioni scadute deteriorate
A.4 Esposizioni non deteriorate
Totale A
642
4
18
-
-
-
2
-
-
-
-
-
1
1
-
-
-
37
4.083
95
1.857
104
173.522
56
4.084
95
1.857
106
B. Esposizioni "fuori bilancio"
B.1 Sofferenze
3.105
546
-
-
-
-
-
-
1
-
B.2 Inadempienze probabili
5.370
555
-
-
-
-
-
-
-
-
B.3 Altre attività deteriorate
479
-
-
-
-
-
-
-
-
-
638.134
-
4.399
-
-
-
43
-
2.875
-
B.4 Esposizioni non deteriorate
Totale B
647.088
1.101
4.399
-
-
-
43
-
2.876
-
Totale A+B 30 giugno 2016
26.255.979
734.096
2.261.853
778
173.522
56
4.127
95
4.733
106
Totale A+B 31 dicembre 2015
26.284.845
715.706
2.150.263
1.035
113.762
41
5.311
84
2.852
79
Le esposizioni deteriorate e scadute sono riferibili principalmente all’area geografica “Italia”.
61
RETTIFICHE
–
Esposizione lorda
Esposizione netta
Società finanziarie
Esposizione netta
Rettifiche valore
complessive
Esposizione lorda
Esposizione netta
Esposizioni/Controparti
RELATIVE
Altri enti pubblici
Rettifiche valore
complessive
Esposizione lorda
Governi
E
Rettifiche valore
complessive
ESPOSIZIONI CREDITIZIE VERSO CLIENTELA
DISTRIBUZIONE PER SETTORE ECONOMICO
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
di cui esposizioni oggetto
concessioni
A.2 Inadempienze probabili
di cui esposizioni oggetto
concessioni
A.3 Esposizioni scadute
deteriorate
di cui esposizioni oggetto
concessioni
A.4 Esposizioni non
deteriorate
di cui esposizioni oggetto
concessioni
Totale A
di
-
-
1.044
362
682
4.815
3.415
1.400
-
-
-
-
-
-
-
-
-
4
3
1
3.728
471
3.257
54
30
24
-
-
-
107
47
60
-
-
-
81
21
60
3
1
2
55
11
44
-
-
-
-
-
-
-
-
-
5.239.565
6
5.239.559
182.734
8
182.726
588.399
263
588.136
-
-
-
484
-
484
34
1
33
5.239.650
30
5.239.620
187.509
842
186.667
593.323
3.719
589.604
B.1 Sofferenze
-
-
-
-
-
-
-
-
-
B.2 Inadempienze probabili
-
-
-
-
-
-
19
-
19
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non
deteriorate
Totale B
-
-
-
-
-
-
-
-
-
16.626
-
16.626
1.362
-
1.362
10.244
-
10.244
di
di
di
B. Esposizioni "fuori bilancio"
-
16.626
1.362
-
1.362
10.263
-
10.263
30
5.256.246
188.871
842
188.029
603.586
3.719
599.867
4.475.234
21
4.475.213
206.389
667
205.722
1.063.488
3.841
1.059.647
Rettifiche valore
complessive
Esposizione lorda
Esposizione lorda
Altri soggetti
Esposizione netta
Imprese non finanziarie
Esposizione netta
Esposizioni/Controparti
Rettifiche valore
complessive
Esposizione lorda
Società di
assicurazione
Esposizione netta
Totale A+B 31 dicembre 2015
16.626
5.256.276
Rettifiche valore
complessive
Totale A+B 30 giugno 2016
A. Esposizioni per cassa
A.1 Sofferenze
di cui esposizioni oggetto
concessioni
A.2 Inadempienze probabili
di cui esposizioni oggetto
concessioni
A.3 Esposizioni scadute
deteriorate
di cui esposizioni oggetto
concessioni
A.4 Esposizioni non
deteriorate
di cui esposizioni oggetto
concessioni
Totale A
di
di
di
di
12
11
1
573.268
371.704
201.564
363.553
200.755
162.798
-
-
-
43.000
15.011
27.989
31.396
11.602
19.794
-
-
-
246.909
52.262
194.647
233.495
24.724
208.771
-
-
-
116.911
18.620
98.291
103.859
9.186
94.673
-
-
-
24.465
3.121
21.344
32.878
5.971
26.907
-
-
-
5.484
402
5.082
1.577
143
1.434
44.377
5
44.372
11.680.376
35.686
11.644.690
9.560.023
35.200
9.524.823
-
-
-
68.346
1.145
67.201
151.126
1.457
149.669
44.389
16
44.373
12.525.018
462.773
12.062.245
10.189.949
266.650
9.923.299
B.1 Sofferenze
-
-
-
3.616
545
3.071
36
1
35
B.2 Inadempienze probabili
-
-
-
5.426
518
4.908
480
37
443
B.3 Altre attività deteriorate
B.4 Esposizioni non
deteriorate
Totale B
-
-
-
270
-
270
209
-
209
1.609
-
1.609
474.738
-
474.738
140.872
-
140.872
1.609
-
1.609
484.050
1.063
482.987
141.597
38
141.559
Totale A+B 30 giugno 2016
45.998
16
45.982
13.009.068
463.836
12.545.232
10.331.546
266.688
10.064.858
Totale A+B 31 dicembre 2015
53.085
18
53.067
13.340.402
454.641
12.885.761
10.121.515
257.757
9.863.758
B. Esposizioni "fuori bilancio"
62
La tabella evidenzia la distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio ed
i valori utilizzati sono desunti dall’informativa di bilancio.
ESPOSIZIONI SOVRANE DEL GRUPPO BANCARIO
Attività Finanziarie Detenute per la Negoziazione
Nel portafoglio “Attività finanziarie detenute per la negoziazione” sono presenti esposizioni
in titoli governativi per circa 5,0 milioni di euro (4,3 milioni di euro Italia e 1,1 milioni di
euro Altri). Le posizioni, classificate contabilmente di trading, hanno come oggetto la
negoziazione verso la clientela istituzionale.
Attività Finanziarie Disponibili per la Vendita
Nel portafoglio “Attività finanziarie disponibili per la vendita” sono presenti titoli governativi
esteri (Spagna) per circa 384,1 milioni di euro, (Belgio) per 948,4 milioni di euro, (Francia)
per 618,1 milioni di euro e (Austria) per 58,9 milioni di euro.
63
ESPOSIZIONI CREDITIZIE LORDE – DISTRIBUZIONE PER VITA RESIDUA CONTRATTUALE
Da oltre 1
giorno a 7
giorni
Da oltre 7
giorni a 15
giorni
Da oltre 15
giorni a 1
mese
Da oltre 3
mesi fino a
6 mesi
Da oltre 6
mesi fino a
1 anno
213.371
21.413
191.958
3
191.955
458.614
2
2.047
456.565
456.565
733.529
3
25.864
707.662
51.731
655.931
2.224.487
38.909
84.536
2.101.042
41.094
2.059.948
1.749.397
34.860
53.310
1.661.227
7
1.661.220
2.051.736
75.215
151.384
1.825.137
15
1.825.122
7.052.285
972.227
733.537
1.124
5.345.397
143
5.345.254
10.032.773
3.216.163
651.706
6.164.904
262
6.164.642
321.300
94
321.206
162.477
158.729
69.482
66.176
132.811
132.486
152.667
152.702
184.660
184.794
845.963
845.448
219.224
219.495
95.385
94.848
10.594
10.278
13.342
14.135
-
69.444
78.327
4
206
9
-
3
147
71
339
83
977
161
1.609
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
854
6.429
330.529
-
81
1.955
-
500
-
848
400
-
526
13.739
94
100
2.817
27.790
321
317
2.757
35.154
1.296
753
13.739
2.372
650
62.944
944
862
4.441
226
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Voci/ Scaglioni temporali
A vista
Attività per cassa
A.1 Titoli di Stato
A.2 Altri titoli di debito
A.3 Quote OICR
A.4 Finanziamenti
- Banche
- Clientela
Operazioni "fuori bilancio"
C.1 Derivati finanziari
con scambio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.2 Derivati finanziari
senza scambio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.3 Depositi e
finanziamenti da ricevere
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.4 Impegni irrevocabili a erogare fondi
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.5 Garanzie finanziarie rilasciate
C.6 Garanzie finanziarie ricevute
C.7 Derivati creditizi
con scambio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
C.8 Derivati creditizi
senza scambio di capitale
- Posizioni lunghe
- Posizioni corte
4.626.240
8.006
49.380
4.568.854
200.831
4.368.023
Da oltre 1
mese fino 3
mesi
Da oltre 1
anno fino
a 5 anni
Durata
Indeterminata
Oltre 5 anni
ESPOSIZIONE PER CASSA DETERIORATE: DINAMICA DELLE RETTIFICHE DI VALORE
COMPLESSIVE
Causali/Categorie
Inadempienze
probabili
Sofferenze
A. Rettifiche complessive iniziali
Esposizioni scadeute
deteriorate
552.861
74.806
10.006
-
-
-
B. Variazioni in aumento
51.072
29.142
6.135
B.1 rettifiche di valore
30.104
26.119
6.135
-
-
-
17.389
2.901
-
3.579
122
-
27.686
26.458
7.016
C.1 riprese di valore da valutazione
7.584
3.037
10
C.2 riprese di valore da incasso
6.554
5.031
2.721
-
-
-
13.548
1.849
10
-
16.134
4.156
-
407
119
576.247
77.490
9.125
-
-
-
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
B.2 perdite da cessione
B.3 trasferimenti da altre categorie di esposizioni
deteriorate
B.4 altre variazioni in aumento
C. Variazioni in diminuzione
C.3 utili da cessione
C.4 cancellazioni
C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni
deteriorate
C.6 altre variazioni in diminuzione
D. Rettifiche complessive finali
- di cui: esposizioni cedute non cancellate
Le rettifiche di valore per deterioramento delle esposizioni verso la clientela, imputate a conto
economico nel periodo dal Gruppo Bancario ammontano a 61,8 milioni di euro, mentre le
riprese di valore ammontano a 29,9 milioni di euro.
65
6. RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI
AL METODO STANDARDIZZATO E ALLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE SPECIALIZZATE
E IN STRUMENTI DI CAPITALE NELL’AMBITO DEI METODI IRB
Nell’ambito del metodo standardizzato, per il portafoglio “amministrazioni centrali e banche
centrali” la ponderazione dipende dal rating attribuito dalle ECAI ai singoli Stati. Per quello
“intermediari vigilati” essa dipende dallo standing dello Stato nel quale ha sede l’intermediario
vigilato (con downgrade di una classe di merito per il solo utilizzo ECAI). Per il portafoglio “enti
del settore pubblico” le regole della ponderazione sono le medesime previste per gli
“intermediari vigilati”.
Credem adotta, con riferimento alle “esposizioni verso amministrazioni centrali e banche
centrali” (metodologia standardizzata), la valutazione del merito creditizio della società “DBRS”;
tali valutazioni sono utilizzate anche per la definizione della ponderazione riferita ad
“intermediari vigilati” ed “enti del settore pubblico”, secondo le regole sopraesposte.
La scelta comporta una minore ponderazione delle esposizioni verso i sopracitati portafogli; in
particolare, per le esposizioni verso “amministrazioni centrali e banche centrali” italiane la
ponderazione è a zero mentre per gli “intermediari vigilati” e gli “enti del settore pubblico”
nazionali la stessa è del 50 per cento.
Le classi di rating esterni indicate di seguito si riferiscono alle classi di merito creditizio dei
debitori/garanti di cui alla normativa prudenziale.
Le agenzie di rating utilizzate sono sotto riportate e si fornisce la tabella di raccordo tra le
classi di rischio e i rating delle agenzie.
Portafogli
Esposizione verso Amministrazioni centrali e banche centrali
ECA/ECAI
DBRS Rating
Unsolicited
Limited
Esposizioni verso organizzazioni internazionali
Fitch Ratings
Solicited
Esposizioni verso banche multilaterali di sviluppo
Fitch Ratings
Solicited
Esposizioni verso imprese ed altri soggetti
Fitch Ratings
Solicited
Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio
(OICR)
Fitch Ratings
Solicited
Posizioni verso le cartolarizzazioni aventi un rating a breve termine
Posizioni verso le cartolarizzazioni diverse da quelle aventi un rating a
breve termine
66
Fitch Ratings
Standard & Poor’s Rating Services
Fitch Ratings
Standard & Poor’s Rating Services
Classe di merito di
credito
DBRS Rating
Limited
Fitch Ratings
Standard & Poor’s
Rating Services
1
da AAA a AAL
da AAA a AA-
da AAA a AA-
2
da AH a AL
da A+ a A-
da A+ a A-
3
da BBBH a BBBL
da BBB+ a BBB-
da BBB+ a BBB-
4
da BBH a BBL
da BB+ a BB-
da BB+ a BB-
5
da BH a BL
da B+ a B-
da B+ a B-
6
CCC
CCC+ e inferiori
CCC+ e inferiori
Per ciascun portafoglio regolamentare, si fornisce di seguito il valore delle esposizioni soggette
al rischio di credito nell’ambito del metodo standardizzato. I dati sono espositi sia tenendo
conto delle tecniche di attenuazione del rischio di credito sia non considerando tali effetti. Gli
stessi dati sono inoltre suddivisi per classe di merito.
In entrambe le colonne della tabella le esposizioni fuori bilancio sono riportate prima
dell’applicazione dei Credit Conversion Factor (CCF) previsti dalla normativa prudenziale.
Entrambe le colonne, inoltre, considerano le relative esposizione al netto delle rettifiche di
valore.
Come melio specificato nel seguito del presente documento, in data 2 ottobre 2015 Banca
d’Italia ha autorizzato il Gruppo Credem ad utilizzare, a partire dal 30 settembre 2015, il
metodo IRB Advanced (parametri PD, LGD, EAD) per la quantificazione del requisito
patrimoniale a fronte del rischio di credito dei clienti rientranti nella funzione regolamentare
Corporate e Retail di Credito Emiliano e Credemleasing. L’utilizzo del nuovo metodo ha
comportato una significativa riduzione delle esposizioni assoggettate all’utilizzo del metodo
standardizzato.
Si riportano di seguito le esposizioni soggette al metodologia standardizzata per il calcolo del
requisito del rischio di credito, suddivise per classi di merito creditizio.
67
30 giugno 2016
Portafoglio regolamentare
Classe di
merito
creditizio
Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni centrali e banche centrali
0%
100%
250%
Subtotale
Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni regionali o autorità locali
0%
Esposizione con
attenuazione del
rischio di credito
31 dicembre 2015
Esposizione senza
attenuazione del
rischio di credito
5.551.733
5.551.733
4.625.833
4.625.834
97.564
97.564
99.866
99.866
48.372
48.372
22.930
22.930
5.697.669
5.697.669
4.748.629
4.748.630
5.928
5.928
3.643
3.643
122.388
122.388
27.624
27.624
113.274
113.274
128.316
128.316
144.541
144.541
20%
20.207
20.208
27.009
27.009
50%
42.781
42.782
36.663
36.664
20%
50%
Subtotale
Esposizioni verso o garantite da Organismi del settore pubblico
Esposizione
senza
attenuazione del
rischio di credito
Esposizione con
attenuazione del
rischio di credito
62.988
62.990
63.672
63.673
Esposizioni verso o garantite da Banche multilaterali di sviluppo
Subtotale
0%
205.737
205.737
407.088
407.088
Esposizioni verso o garantite da Organizzazioni internazionali
0%
-
-
367.531
367.531
Esposizioni verso o garantite da Imprese
0%
20%
50%
100%
150%
Subtotale
Esposizioni verso o garantite da Intermediari vigilati
0%
-
-
14.242
14.242
153.990
153.990
132.125
132.125
1.147.174
1.152.310
1.135.518
1.142.072
12.944
12.943
11.464
11.463
1.343.263
1.348.398
1.293.349
1.299.902
2.174
2.174
-
-
784.467
2.979.044
683.623
3.849.479
50%
341.151
373.766
373.072
393.246
100%
260
260
711
711
150%
-
-
480
480
1.128.052
3.355.244
1.057.886
4.243.916
556.574
558.698
612.707
614.903
556.574
558.698
612.707
614.903
2.068
2.068
2.188
2.189
75%
Subtotale
35%
68
29.155
20%
Subtotale
Esposizioni garantite da immobili
29.155
30 giugno 2016
Classe di
merito
creditizio
Portafoglio regolamentare
50%
Subtotale
Esposizioni scadute
100%
150%
Subtotale
Esposizione con
attenuazione del
rischio di credito
1.389
31 dicembre 2015
Esposizione senza
attenuazione del
rischio di credito
1.389
Esposizione con
attenuazione del
rischio di credito
1.707
Esposizione
senza
attenuazione del
rischio di credito
1.707
3.457
3.457
3.895
3.896
11.912
11.912
11.608
11.607
10.742
10.742
7.778
7.793
22.654
22.654
19.386
19.400
1.135
1.135
877
877
Esposizioni ad alto rischio
150%
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite
10%
144.221
144.221
145.093
145.093
20%
111.048
111.048
217.659
217.659
255.269
255.269
362.752
362.752
323.295
323.294
219.845
219.845
Subtotale
Esposizioni in strumenti di capitale
100%
250%
Subtotale
Esposizioni verso organismi di inv.to coll.vo del risparmio (oic)
Totale
69
187.366
187.366
407.211
407.211
8.003
8.003
6.330
6.330
111.041
112.505
133.776
134.565
20%
232.798
231.334
177.708
176.919
100%
Subtotale
180.191
503.485
0%
100%
AltreEsposizioni
180.191
503.486
592.232
592.232
604.837
604.837
936.071
936.071
916.321
916.321
10.852.674
13.087.126
10.412.175
13.606.971
7. RISCHIO DI CREDITO: INFORMATIVA SUI PORTAFOGLI CUI SI APPLICANO GLI
APPROCCI IRB
In data 2 ottobre 2015 Banca d’Italia ha autorizzato il Gruppo Credem ad utilizzare, a
partire dal 30 settembre 2015 il metodo IRB Advanced (parametri PD, LGD, EAD) per la
quantificazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito dei clienti rientranti
nella funzione regolamentare Corporate e Retail di Credito Emiliano e Credemleasing. In
questo modo si è concluso il piano di roll-out aperto a giugno 2008 in occasione
dell’autorizzazione all’utilizzo del metodo IRB Foundation per i clienti Corporate.
Il Gruppo ha richiesto di avvalersi dal 2008 della facoltà di utilizzo parziale permanente del
metodo standardizzato per tutti i portafogli diversi da “Imprese”, “Esposizioni al dettaglio”
ed “Esposizioni garantite da immobili”.
Il Gruppo ha chiesto inoltre di avvalersi della facoltà di utilizzo parziale permanente del
metodo standardizzato per le esposizioni nei confronti dei componenti del gruppo bancario
di appartenenza.
Struttura dei sistemi interni di rating – Probabilità di Default Corporate
L’attribuzione del rating alla clientela Corporate di Credito Emiliano e Credemleasing
avviene attraverso un sistema unico di calcolo di uno score di controparte (Per*Fido), le cui
modalità di valutazione assumono configurazioni differenziate in relazione alla tipologia di
clientela analizzata:
•
Imprese Small Business con fatturato, singolo o di gruppo, compreso tra 1.000.000 di
euro e 2.582.000 di euro o con fatturato inferiore, ma fidi singoli o del gruppo
(intendendo il gruppo di aziende e/o i fidi complessivamente concessi dal Gruppo
Credem) superiori a 1.000.000 di euro;
•
Imprese Middle Corporate con fatturato singolo o di gruppo superiore a 2.582.000 di
euro;
•
Imprese Corporate con fatturato singolo o di gruppo superiore a 15.000.000 di euro;
•
Holding capogruppo che redigono bilancio consolidato;
•
Imprese di leasing o factor, credito al consumo, SIM, fiduciarie, società di gestione
fondi, altre finanziarie e holding che non redigono consolidato, nel caso in cui il totale
dell’attivo sia superiore a 1.000.000 di euro;
•
Immobiliari, nel caso in cui il totale dell’attivo superi a 1.000.000 di euro.
Rientrano inoltre nella funzione regolamentare corporate ed è prevista l’assegnazione del
rating attraverso modalità judgemental le imprese in Start Up e le aziende atipiche.
Il sistema di calcolo dello score Per*Fido assume configurazioni diverse in termini di
variabili utilizzate e ponderazioni applicate a seconda di specifiche caratteristiche della
clientela. Il modello applica schemi di variabili e ponderazioni specifiche sulla base di criteri
relativi a dimensione dell’azienda, area geografica e settore di appartenenza. Ciascuna
combinazione delle suddette dimensioni di analisi viene analizzata attraverso specifiche
modalità.
Il modello presenta struttura modulare in cui ciascun modulo prende in esame dati
quantitativi piuttosto che qualitativi. Ciascun modulo di valutazione si articola in livelli e
sottolivelli con un’organizzazione assimilabile ad una struttura ad albero, nella quale
componenti di base (dette nodi) concorrono a determinare il giudizio associato al livello
immediatamente superiore con l’obiettivo di pervenire a uno score finale, espresso come
valore numerico continuo compreso tra 0 e 1 e riferito alla singola controparte. Lo score
prodotto dal modello viene trasformato in Probabilità di Default (PD) attraverso l’utilizzo dei
dati interni di default. Ricostruendo su base storica gli score di modello e scegliendo su
base analitica opportuni livelli di cut-off per il suddetto score, si è calcolato il livello delle
frequenze storiche di default corrispondenti ai bucket così individuati.
La profondità storica di osservazione dei dati è gennaio 2008 – dicembre 2015.
70
Struttura dei sistemi interni di rating – Probabilità di Default Retail
L’attribuzione del rating alla clientela Retail di Credito Emiliano e Credemleasing avviene
attraverso un modello che presenta due principali configurazioni: il “Modello PD scoring
based” basato sul sistema di valutazione Per*Fido e il “Modello PD di prodotto”. La
normativa interna prevede criteri di prevalenza per l’attribuzione della PD alla clientela
Retail, qualora si osservino una molteplicità di richieste di affidamento processate
attraverso strumenti di valutazione diversi. In particolare, si distinguono le seguenti
casistiche:
•
controparte richiedente unicamente un prodotto valutato tramite il sistema esperto
Per*Fido: si applica il “Modello PD scoring based”;
•
controparte richiedente unicamente prodotti non rientranti nelle tipologie previste dai
percorsi valutativi di Per*Fido, che vengono classificati in quattro macro-aggregati
definiti pool di prodotto (rateale, revolving, quinto, sconfini non affidati): si applica il
“Modello PD di prodotto”;
•
controparte richiedente contestualmente un prodotto valutato tramite Per*Fido e un
prodotto oggetto di pool di prodotto: si applica il “Modello PD scoring based”;
•
controparte richiedente contestualmente più prodotti oggetto di pool di prodotto: si
applica il “Modello PD di prodotto”.
Il modello PD scoring based appartiene alla categoria dei modelli analitico-soggettivi ed è
ripartito in tre percorsi informativi:
•
Privati;
•
Microattività/Agricoltori;
•
Microimprese.
Il Percorso Privati consente di valutare le proposte di affidamento nei confronti di privati o
di soci d’impresa ed è a sua volta suddiviso in due sottopercorsi:
•
“Privati - Mutui” utilizzato per concessioni e variazioni in aumento di prestiti a medio
termine a soggetti privati o famiglie produttrici che intrattengono con il Gruppo solo
rapporti come privati;
•
“Privati - Altro” utilizzato per concessioni di affidamenti diversi da prestiti a medio
termine e tutti i rinnovi a soggetti privati o famiglie produttrici che intrattengono con il
Gruppo solo rapporti come privati.
Il Percorso Microattività/Agricoltori è suddiviso in due sotto-percorsi:
•
“Microattività” utilizzato per valutare le proposte di affidamento nei confronti di società
di persone, ditte individuali, liberi professionisti in contabilità semplificata (senza
bilancio ordinario), con fatturato e affidamenti deliberati inferiori a 1.000 €k (singoli e
di gruppo);
•
“Agricoltori” utilizzato per valutare le proposte di affidamento verso gli agricoltori e le
imprese in start up non rientranti nella Funzione Regolamentare Corporate.
Il Percorso Microimprese consente di valutare le proposte di affidamento nei confronti di
società di capitali e altre aziende in contabilità ordinaria (con bilancio), con fatturato e
affidamenti deliberati inferiori a 1.000 €k (singoli e di gruppo).
Tutti i percorsi presentano una struttura di tipo modulare, all’interno della quale vengono
valutati aspetti quantitativi e qualitativi. Si precisa che il modello presenta una struttura
diversa a seconda della tipologia di percorso informativo.
Per il percorso Microimprese il sistema Per*Fido associa un coefficiente di ponderazione in
funzione delle particolari caratteristiche del cliente. Nei percorsi Privati e Microattività lo
score rappresenta una valutazione della proposta di affidamento, pertanto è comprensivo
delle caratteristiche specifiche dell’affidamento richiesto.
L’output finale del sistema di rating è rappresentato da un valore ordinale (score) espresso
come valore numerico continuo compreso tra 0 e 1 e riferito alla singola controparte. Lo
score prodotto dal modello viene trasformato in Probabilità di Default (PD) attraverso
l’utilizzo dei dati interni di default. Ricostruendo su base storica gli score di modello e
scegliendo su base analitica opportuni livelli di cut-off per il suddetto score, si è calcolato il
livello delle frequenze storiche di default corrispondenti ai bucket così individuati.
Il modello PD di prodotto definisce pool di prodotto, distinti in considerazione della forma
tecnica di fido richiesta, a cui viene associata una PD sulla base dell’esperienza di default
interna alla banca. Il modello si applica alle operazioni che fanno riferimento alla clientela
per le quali non è previsto un iter valutativo che prevede l’utilizzo del sistema di credit
scoring Per*Fido.
71
In tale ambito, la PD viene associata a livello di controparte sulla base della seguente
priorità:
•
Prestiti Personali;
•
Prodotti Revolving (Fidi di c/c < 10.000 € e Carte di credito);
•
Prodotto Quinto;
•
Sconfinati non affidati.
Si evidenzia che, anche nel modello PD di prodotto, ove possibile, si è provveduto a
incorporare nelle stime di PD l’informazione andamentale.
La profondità storica di osservazione dei dati è gennaio 2008 – dicembre 2015.
Le classi di PD assegnate alle controparti Retail, a prescindere dall’iter valutativo, vengono
ricondotte, solo per scopi di reportistica, ad un'unica scala maestra, con 8 classi a rischio
crescente, equivalente a quella prevista per le controparti Corporate.
Struttura dei sistemi interni di rating – Modelli interni di Loss Given Default (LGD)
Corporate e Retail
I modelli LGD bonis e defaulted assets per le controparti Corporate e Retail sono distinti
per Credito Emiliano e Credemleasing al fine di cogliere le specificità intrinseche
all’operatività delle due società.
I modelli si basano su un approccio metodologico di tipo “Workout”, che considera i flussi
di cassa in carico e scarico, opportunamente scontati con un tasso che ingloba un adeguato
premio al rischio, registrati sulle singole posizioni in sofferenza e “per parti”.
Per i modelli defaulted assets, al fine di stimare la LGD e la ELBE delle posizioni a sofferenza
si adotta un approccio di tipo statistico, che prevede l’utilizzo di informazioni relative alla
controparte, alle caratteristiche dell’operazione, alla tipologia di procedura di recupero
attivata e al vintage.
Per determinare la LGD e la ELBE delle esposizioni in stato di precontenzioso, l’approccio
adottato prevede l’applicazione di fattori di correzione (“danger rates”) alla LGD e all’ELBE
sofferenze del modello defaulted assets, differenziati per tipologia di controparte.
Per determinare la LGD delle esposizioni in bonis, invece, si applicano specifici fattori di
correzione differenziati per tipologia di controparte (Corporate e Retail) all’LGD sofferenze
ricavata tramite un modello che, sulla base di modalità analoghe a quelle previste per il
modello LGD sofferenze defaulted assets, sia composto da variabili non specifiche di una
controparte in default.
I modelli LGD inglobano correttivi prudenziali per renderli adatti ad una fase recessiva del
ciclo economico.
La profondità storica di osservazione dei dati per la stima dei modelli LGD ed ELBE
sofferenze è:
•
Gennaio 2002 – dicembre 2015 per i segmenti regolamentari Corporate e Retail di
Credito Emiliano;
•
Gennaio 2001 – dicembre 2015 per i segmenti regolamentari Corporate e Retail di
Credemleasing.
Nel campione sono incluse, oltre alle sofferenze chiuse, alcune sofferenze che risultano
ancora aperte al 31/12/2015, ma che per peculiarità specifiche sono considerabili di fatto
“sostanzialmente chiuse”: la loro inclusione nel campione ha effetto prudenziale sulle stime
complessive.
La profondità storica di osservazione dei dati dei danger rates è gennaio 2010 – dicembre
2014 per entrambi i segmenti regolamentari. Tale periodo garantisce un campione
omogeneo in termini di posizioni di cui si conosce l’esito e prudente perché copre gli anni
che hanno manifestato una maggior rischiosità.
72
Struttura dei sistemi interni di rating – Modelli interni di Exposure at Default (EAD)
Corporate e Retail
L’EAD delle posizioni per cassa e fuori bilancio (garanzie rilasciate e impegni) per le
controparti Corporate e Retail di Credito Emiliano e Credemleasing è determinabile
attraverso l’adozione di fattori di conversione creditizia (CCF).
Il fattore di conversione creditizia da applicare ai margini relativi alle esposizioni per cassa
rappresenta il rapporto tra la parte non utilizzata della linea di credito che si stima possa
essere utilizzata in caso di default e la parte attualmente non utilizzata e non può essere
inferiore a zero. La stima del CCF è stata effettuata analizzando le esposizioni terminate in
default in passato (CCF storico) e utilizzando l’approccio a orizzonti fissi, che prevede il
calcolo dei CCF come quota del margine non utilizzato rispetto all’esposizione corrente
osservata in un istante fisso antecedente la data di default (pari a 1 anno). In particolare,
tale stima avviene in coerenza con le informazioni utilizzate per la calibrazione delle
Probabilità di Default e vengono valutate articolazioni dei CCF basate su diversi driver (es.
caratteristiche del margine disponibile, forma tecnica, etc.). Tramite un’analisi statistica
univariata, si individuano i driver specifici di disaggregazione che risultano significativi
(come ad esempio funzione regolamentare, fasce di accordato e fasce di margine). All’interno
di ciascun aggregato statisticamente significativo, il CCF storico è calcolato come media
semplice.
Per calcolare il rischio di credito associato alle garanzie e agli impegni rilasciati, occorre
calcolare l’equivalente creditizio che è misurato mediante l’applicazione di fattori di
conversione creditizia diversificati per tenere conto della maggiore o minore probabilità che
le garanzie rilasciate o l’impegno concesso possano trasformarsi in un’esposizione per
cassa. Nel caso dei crediti di firma, il CCF è quindi inteso come tasso storico di escussione,
ovvero come valore che esprime la probabilità che un credito di firma presente in portafoglio
in un determinato anno relativo ad un cliente già a default o in bonis con default l’anno
successivo, venga escusso nei dodici mesi successivi rispetto all’anno in cui è in essere. La
determinazione degli equivalenti creditizi associati alle linee di credito di firma è stata
effettuata attraverso un’analisi univariata per determinare le variabili statisticamente
significative e il successivo calcolo dei tassi di escussione empiricamente riscontrati in base
a tali driver.
La profondità storica di osservazione dei dati è gennaio 2008 – dicembre 2015 per entrambi
i segmenti regolamentari.
Utilizzo dei modelli interni
Il sistema interno di rating in uso presso il Gruppo Credem produce misure di rischiosità
dei prenditori che sono utilizzate sia all’interno del processo del credito sia per finalità
differenti. Di seguito si illustrano i principali processi in cui trovano utilizzo le misure di
rischio prodotte dal sistema di rating interno.
Erogazione e revisione del credito: l’attività di valutazione ed erogazione del credito di
Credembanca verso la clientela assume, come presupposto tecnico, il giudizio di sintesi
della rischiosità della controparte, rappresentato dal rating.
Nell’attribuzione del rating, la banca deve valutare il grado di rischio in un arco temporale
di almeno 18 mesi, tenendo conto della vulnerabilità della controparte a condizioni
economiche avverse o ad eventi inattesi.
L’autonomia di delibera degli affidamenti rappresenta la delega in materia di credito che il
Consiglio di Amministrazione attribuisce agli organi delegati e/o soggetti che ricoprono
specifici ruoli oppure “ad personam” a singoli soggetti.
In Credembanca, le autonomie di delibera per gli affidamenti delle posizioni in bonis
vengono determinate in base al valore dell’accordato ponderato.
L’accordato ponderato quantifica l’ammontare di rischio di credito associato alla posizione,
determinato dall’accordato nominale (somma degli affidamenti proposti sulle singole linee),
ponderato per gli elementi di rischio delle linee di credito (linea di credito, durata residua e
garanzie) e del cliente (rating, settore economico e area territoriale).
Si evidenzia, altresì, che il processo di revisione periodica delle posizioni che rientrano nella
Funzione Regolamentare Retail, presenta timing differenti in funzione della classe di rating
di appartenenza.
Monitoraggio andamentale del credito: l’ufficio Controllo Crediti svolge attività di controllo
e monitoraggio sull’area credito al fine di garantire la corretta individuazione dei rapporti
73
caratterizzati da anomalie andamentali. Tale attività avviene anche ricorrendo alle misure
di rischio prodotte dal modello interno di rating.
In particolare, l’Ufficio Controllo Crediti è responsabile dell’individuazione delle posizioni a
rischio, caratterizzate da anomalie o da rating problematici/in deterioramento, della
formalizzazione di adeguati interventi indirizzati alla Rete per la regolarizzazione delle
posizioni segnalate, del monitoraggio delle posizioni oggetto di intervento fino all’avvenuta
sistemazione (“gestione dei sospesi”) e dell’eventuale coinvolgimento del Direttore di Filiale,
della Funzione Regolamentare Corporate e Retail e del Servizio Crediti per la rimozione ed
il presidio delle anomalie non evase dalla rete.
Inoltre, l’ufficio Controllo Crediti effettua controlli massivi, con frequenza trimestrale,
dell’analisi dinamica del portafoglio per classi di rating al fine di prevenire l’eventuale
degrado della posizione rispetto all’ultimo rating deliberato segnalando alla Rete i degradi
rilevanti per l’eventuale revisione del rating e/o del fido.
Provisioning: a partire dalla relazione semestrale approvata dal Consiglio di
Amministrazione in data 22 luglio 2010, coerentemente con quanto disposto dai principi
contabili internazionali IAS/IFRS (IAS 39), si è scelto di adottare i parametri di rischio (PD
ed LGD) stimati internamente dal sistema di rating, per la determinazione degli
accantonamenti derivanti da svalutazioni collettive delle attività finanziarie in bonis.
Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e
le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su
elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della
perdita latente in ciascuna categoria di crediti.
In particolare, a ciascuna attività con caratteristiche simili in termini di rischio di credito,
è associata una “probabilità di inadempienza” assegnata sulla base del rating interno del
cliente ed una “perdita in caso di inadempienza” commisurata all’ammontare
dell’esposizione, alla forma tecnica del finanziamento e alla tipologia di garanzia.
Inoltre, i parametri di rischio (PD e LGD) stimati internamente dal sistema di rating sono
stati adottati per la stima degli accantonamenti derivanti da svalutazioni analitiche, di tipo
forfettario, previste per le posizioni classificate come Past Due.
Misurazione delle performance del credito ed allocazione del capitale: in ottica RAF, il
gruppo Credem utilizza come Massimo Rischio Assumibile o Risk Capacity, il patrimonio
di Vigilanza di Gruppo (Fondi propri), o parte di esso in presenza di vincoli imposti
dall’Assemblea degli Azionisti o dall’Autorità di Vigilanza.
Il processo di determinazione del RAF si attiva contestualmente al processo per la
determinazione del budget di Gruppo. Al fine di assicurare la formalizzazione della Risk
Capacity che il Gruppo è disposto ad accettare nel perseguimento dei propri obiettivi di
business, gli obiettivi di rischio/rendimento vengono formalmente assegnati alle singole
Società ritenute rilevanti e, ove necessario, alla Business Unit.
Nella fase di Pianificazione Preliminare del processo di RAF, il Comitato Pianificazione
strategica, con il supporto tecnico dell’ufficio Pianificazione e Capital Management, ha il
ruolo di:
Proporre al CA le linee guida a medio/lungo termine per la determinazione del Piano
Strategico e/o del Budget del Gruppo e, su proposta della funzione di Risk Management,
la revisione/conferma dell’insieme di indicatori di Risk Appetite e delle relative metriche di
calcolo su cui strutturare il RAF;
Definire, sulla base delle linee guida, il relativo Business Plan, con l’obiettivo di elaborare
una stima preliminare dei risultati economico/finanziari, espressi tramite i parametri
reddituali e i valori obiettivo dei principali indicatori relativi ai rischi patrimoniali, di
liquidità e di leverage.
Trimestralmente il rischio effettivamente assunto è sottoposto a prove di stress al fine di
verificare che siano rispettate le soglie di tolleranza alle singole tipologie di rischio. Per la
quantificazione dell’impatto a scenari di stress, vengono applicati parametri di rischio
particolarmente penalizzanti alle esposizioni in essere e proiettati sull’orizzonte temporale
previsto, in coerenza con quanto svolto in sede ICAAP.
È compito della funzione Risk Management verificare la bontà delle metriche utilizzate
sottoponendo a backtesting i modelli di stima del rischio, e riportarne nel RAF gli esiti,
segnalando eventuali carenze ed evidenziando eventuali necessità di sviluppo di nuove
metodologie. Il quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio
utilizza metodologie di stima coerenti con quelle approvate in sede di verifica
dell’adeguatezza patrimoniale (processo ICAAP), nel rispetto dei diversi obiettivi.
74
Sistema premiante: in particolare, il sistema premiante, definito per misurare i diversi livelli
di performance, prevede indicatori di rischio-rendimento (Risk Adjusted Return On Risk
Adjusted Capital – RARORAC), basati sulla stima interna delle PD, e indicatori di crescita
del business (raccolta e impieghi).
La struttura organizzativa adibita alla delibera dei rating non possiede obiettivi e non riceve
incentivi o premi in connessione al business creditizio.
Il sistema premiante delle Business Unit Commerciali prevede indicatori di
rischio/rendimento basati sui parametri interni.
Pricing: la normativa interna prevede che nella determinazione delle condizioni da applicare
alla clientela, per la quale è prevista l’assegnazione del rating di controparte, sia necessario
verificare la congruità del prezzo proposto con il rating creditizio assegnato alla stessa
avvalendosi di un apposito supporto di simulazione per la valutazione del profilo di rischiorendimento (RARORAC) e del capitale gestionale assorbito.
Per quanto riguarda il processo di reporting direzionale relativo all’utilizzo delle misure di
rischio prodotte dal modello di rating, le principali informative sono prodotte per il Comitato
Crediti di Gruppo e per il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo.
Il Comitato Crediti di Gruppo ha l’obiettivo di supportare la Capogruppo in materia di
gestione dei c.d. Grandi Rischi.
A questo scopo effettua un monitoraggio periodico dei grandi rischi assunti, per singola
controparte, mediante un’attività di raccordo tra le strutture organizzative e i sistemi
informativi su tutte le attività dell’area credito poste in essere dalle diverse unità che
compongono il gruppo.
L’attività del Comitato è supportata dall’ufficio Credit Strategy che svolge la funzione di
segreteria tecnica del Comitato stesso con particolare riguardo ai seguenti aspetti della
tematica considerata:
•
analisi periodica del rischio di credito a livello consolidato;
•
analisi di norme inerenti l’assunzione del rischio di credito;
•
elaborazione e manutenzione della matrice contenente le soglie di massima esposizione
per singola controparte del gruppo Credem.
Il Comitato è composto da membri nominati dal Consiglio d’Amministrazione della
Capogruppo.
Con particolare riferimento ai compiti in materia di gestione e controllo dei rischi, il
Comitato Consiliare Rischi di Gruppo svolge le seguenti funzioni di supporto:
•
svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché il CA possa definire e
approvare il Risk Appetite Framework (cd. RAF, con particolare riferimento alla
valutazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza);
•
monitora l’andamento del profilo di rischio assunto nel suo complesso rispetto agli
obiettivi di risk appetite e alle soglie di tolleranza relativamente a tutti gli indicatori
previsti nel RAF di Gruppo;
•
formula strategie per la gestione dei rischi;
•
esprime parere sulle proposte del CE relative alle metodologie di misurazione, controllo
e analisi di rilevanza dei rischi anche ai fini del calcolo del capitale interno;
•
recepisce le valutazioni relative all’analisi di rilevanza e analizza qualsiasi nuovo rischio
dovesse emergere;
•
valuta le politiche e i processi di valutazione delle attività aziendali (ad es. fair value
policy e linee guida e criteri per la svalutazione dei crediti) verificando che il prezzo e le
condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti con il modello di business e
le strategie in materia di rischi.
Tecniche di attenuazione del rischio di credito
Per alcune tipologie di concessioni e per alcune controparti, il gruppo acquisisce garanzie
con lo scopo di mitigare la rischiosità delle concessioni. La particolare attenzione e
prudenza nell’erogazione del credito, ha infatti consolidato la prassi di supportare il rischio
attraverso l’acquisizione di garanzie sia reali sia personali (ipoteche, pegni su valori
mobiliari e fideiussioni).
A tal fine è stata da anni codificata all’interno del “Regolamento assunzione dei rischi verso
la clientela” la ponderazione da applicare alle diverse tipologie di garanzie (scarti). E’ stato
ampliato il capitolo relativo alla mitigazione del rischio con l’inserimento di articoli specifici
sulle diverse tipologie di garanzie con particolare riferimento a quelle ipotecarie.
75
Vista l’importanza del comparto mutui nel portafoglio complessivo e in ottica di
adeguamento alle disposizioni di vigilanza, è in vigore un processo di monitoraggio del
valore degli immobili oggetto di ipoteca a fronte di mutui residenziali e commerciali, al fine
di una corretta valutazione del grado di copertura dei mutui in corso. Inoltre sono in corso
le attività di analogo processo di monitoraggio per le operazioni garantite da garanzie reali
finanziarie.
La rivalutazione e monitoraggio delle posizioni ha cadenza annuale e prevede un processo
di identificazione delle posizioni che a seguito di una diminuzione rilevante del valore
dell’immobile necessitino di una eventuale nuova perizia.
Relativamente alle garanzie fidejussorie, la loro valorizzazione viene sempre effettuata sulla
base di una valutazione prudenziale del patrimonio del garante.
Processo di convalida interna
La Normativa di Vigilanza prevede che la funzione di convalida:
•
sottoponga il sistema di rating ad un processo di convalida costituito da un insieme
formalizzato di attività, strumenti e procedure volte a valutare l’accuratezza delle stime
di tutte le componenti di rischio;
•
esprima un giudizio in merito al regolare funzionamento, alla capacità predittiva e alla
performance complessiva del sistema IRB adottato.
Attraverso l’attività di convalida la banca verifica nel continuo e in maniera iterativa
l’affidabilità dei risultati del sistema di rating ed il mantenimento della sua coerenza con le
prescrizioni normative, con le esigenze operative aziendali e con l’evoluzione del mercato di
riferimento.
L’attività di convalida è composta sia da analisi quantitative che da analisi qualitative.
L’attività di convalida prevede quindi, oltre alla comparazione delle misure di rischio
effettive con le relative stime ex ante, l’effettuazione di analisi estese a tutte le componenti
del sistema IRB, ivi compresi i processi operativi, i presidi di controllo, la documentazione,
le infrastrutture informatiche nonché la valutazione della loro complessiva coerenza.
L’attività di convalida si sostanzia nella verifica sia dei requisiti quantitativi sia di quelli
organizzativi previsti in materia di sistemi di rating. In particolare sono svolte le seguenti
attività:
•
valutazione del processo di sviluppo dei modelli, con particolare riferimento alla logica
sottostante e ai criteri metodologici a supporto della stima dei parametri di rischio;
•
analisi di performance del sistema di rating, di calibrazione dei parametri, di
benchmarking e analisi della significatività degli scenari e dei risultati relativi alle prove
di stress;
•
accertamento che il sistema di rating sia effettivamente utilizzato nei diversi ambiti
della gestione.
La responsabilità delle attività di convalida risulta esclusivamente di competenza dell’ufficio
Validazione Modelli Interni (VAL). In tale ambito la funzione di convalida è indipendente da
quelle coinvolte nelle attività di assegnazione del rating e di erogazione del credito; in
particolare il responsabile della funzione non si trova in situazione di dipendenza
gerarchica rispetto ai soggetti responsabili di dette attività.
La funzione di convalida appartiene al Servizio Enterprise Risk Management; allo stesso
servizio appartengono l’ufficio Rating Office e l’ufficio Rischi Operativi e Credito
responsabili, unitamente all’ufficio Policy Crediti, del Servizio Crediti, a vario titolo dello
sviluppo del sistema di rating.
La funzione di convalida risulta, inoltre, indipendente da quella di revisione interna.
Processo di revisione interna
Il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (“Capital Requirements Regulation”)
prevede che la Funzione di Revisione Interna (“Servizio Audit”) riveda “[…] almeno una volta
l’anno i sistemi di rating dell’ente ed il loro funzionamento […]” attraverso l’esecuzione di
verifiche mirate ad appurare:
•
l’attività del Servizio Crediti;
•
la correttezza delle stime dei parametri di rischio e dei fattori di conversione utilizzati
nei modelli;
•
l’adeguatezza e la completezza del processo di convalida interna, ivi inclusa la
fondatezza dei risultati emersi;
•
l’utilizzo gestionale dei sistemi di rating;
76
•
la corretta funzionalità del sistema informativo;
•
la conformità con tutti i requisiti stabiliti dalla normativa.
Il Servizio Audit utilizza i seguenti strumenti operativi nell’ambito delle proprie attività di
verifica:
•
check-list di revisione interna: predisposte in relazione alle diverse componenti dei
sistemi di rating con l’obiettivo di definire le linee guida operative per la conduzione
degli accertamenti;
•
software per analisi quantitative: le verifiche svolte in relazione alle componenti
quantitative caratterizzanti i sistemi di rating sono effettuate in autonomia mediante il
software “R” in grado di eseguire specifici test finalizzati a verificare la capacità
discriminante dei sistemi di rating e la corretta calibrazione dei parametri di rischio;
L’attività di revisione interna svolta sui sistemi di rating è formalizzata:
•
in specifici rapporti di audit all’interno dei quali sono indicate le eventuali criticità
riscontrate ed i relativi interventi correttivi proposti;
•
nella relazione che annualmente viene indirizzata alla Direzione, posta in approvazione
agli Organi Aziendali e successivamente inviata all’Autorità di Vigilanza.
Le verifiche condotte sono ricomprese all’interno dell’audit plan approvato dall’Organo con
Funzione di Supervisione Strategica e contemplate nella normativa interna di riferimento.
La responsabilità delle attività di revisione risulta esclusivamente di competenza del
Servizio Audit il quale non è coinvolto nelle attività di selezione e sviluppo del modello di
rating interno ed è indipendente dalla funzione di convalida interna.
Descrizione dei sistemi interni di rating – Probabilità di Default Corporate
Il modello di rating interno adottato da Credem, per la valutazione dei clienti rientranti
nella funzione regolamentare Corporate, appartiene alla categoria dei modelli analiticosoggettivi e presenta una struttura di tipo modulare articolata nelle seguenti aree
“quantitative”:
•
Bilancio – stato patrimoniale, conto economico e rendiconto finanziario;
•
Andamentale CR/SIA – con evidenza specifica in caso di segnalazioni di sofferenza;
•
Andamentale rapporto – con evidenza di presenza di protesti;
•
Trend del dimensionamento del debito finanziario – con lo scopo di evidenziare, con
dati aggiornati rispetto all’ultimo bilancio analizzato, la variazione degli indici di
capitalizzazione, di indebitamento e il conseguente impatto sugli oneri finanziari e sul
conto economico dell’anno in corso.
Un ulteriore modulo di valutazione (Qualitativo) è dedicato alle informazioni di tipo
qualitativo derivanti dalla compilazione di appositi questionari. L’analisi qualitativa ha lo
scopo di valorizzare quei dati dell’azienda, di mercato e di management che non sono
quantificati con meccanismi automatizzati, ma che rispecchiano le conoscenze e
l’esperienza dei gestori del rapporto e degli analisti di settore e d’impresa. I dati qualitativi
si riferiscono a: aspetti di governance, aspetti operativi, aspetti finanziari, aspetti di
posizionamento competitivo e aspetti organizzativi. In particolare i dati di “posizionamento
competitivo” ed “operativi”, hanno una funzione ed un contenuto “previsivo” con l’obiettivo
di evidenziare la capacità dell’azienda di “restare sul mercato”, la sua capacità di cogliere
le opportunità favorevoli e di fronteggiare condizioni economiche avverse o eventi inattesi,
nell’arco dei futuri 18 mesi.
L’appartenenza della controparte ad un “gruppo di imprese” viene considerata nel seguente
modo:
•
alle aziende appartenenti ad un gruppo che redige il bilancio consolidato, attraverso la
valorizzazione nello score del grado di rilevanza economica per il gruppo;
•
alle aziende appartenenti ad un gruppo che non redige il bilancio consolidato,
attraverso la valorizzazione dell’appartenenza al gruppo come informazione qualitativa.
Le fonti informative provenienti dai suddetti moduli vengono instradate tramite algoritmi
specifici per tipologia di clientela in percorsi decisionali che prevedono la trasformazione
dei dati elementari in score fattoriali, la ponderazione dello score fattoriale rispetto a pesi
predefiniti, il calcolo dei punteggi di sintesi. La valutazione finale del sistema è conseguenza
delle singole valutazioni svolte nei moduli sottostanti che sono la risultante tra il giudizio
assegnato all’aspetto valutato ed il “peso” del medesimo.
In funzione dell’Area geografica d’appartenenza, dell’operatività economica e della forma
giuridica della controparte sono previsti alberi decisionali che si distinguono per le variabili
77
considerate all’interno dei singoli moduli e per i criteri di ponderazione attraverso i quali
viene determinato lo score aggregato.
Le soglie ed i pesi con i quali vengono trattate le variabili elementari corrispondenti ai singoli
fattori di rischio sono il frutto del giudizio degli esperti della banca che sulla base della
propria ‘sensibilità’ in materia creditizia hanno contribuito alla personalizzazione analitica
del modello, originariamente fornito da un outsourcer esterno. L’output finale del sistema
Per*Fido, pertanto, è rappresentato da un valore ordinale (score) espresso come valore
numerico continuo compreso tra 0 e 1 e riferito alla singola controparte.
Lo score quantitativo del modello Per*Fido viene trasformato in Probabilità di Default (PD)
attraverso l’utilizzo dei dati interni di default. Ricostruendo su base storica gli score di
modello e scegliendo su base analitica opportuni livelli di cut-off per il suddetto score, si è
calcolato il livello delle frequenze storiche di default corrispondenti ai bucket così
individuati.
Descrizione dei sistemi interni di rating – Probabilità di Default Retail
Il modello generale per la stima della PD nell’ambito della clientela retail all’interno del
gruppo Credem si articola secondo due principali configurazioni:
•
Stima PD scoring based: sono definite classi di PD basate sulle valutazioni del merito
creditizio effettuate attraverso il sistema di credit scoring Per*Fido; essendo in presenza
di percorsi valutativi differenti sono state definite due scale di PD (una per i Privati e
una per le Aziende) riferite alla clientela appartenente al perimetro Credito Emiliano e
CredemLeasing.
•
Stima PD di prodotto: con riferimento alle operazioni per le quali non è previsto un iter
valutativo che prevede l’utilizzo del sistema di credit scoring ai fini di affidamento
creditizio sono definiti specifici pool di prodotto, distinti in considerazione della forma
tecnica di fido richiesto; analogamente alle stime di PD scoring based, anche i pool di
prodotto fanno riferimento alla clientela Credito Emiliano e CredemLeasing.
Il modello di credit scoring Per*Fido appartiene alla categoria dei modelli analitico-soggettivi
e, per la valutazione della clientela appartenente alla funzione regolamentare retail, risulta
ripartito in tre principali percorsi informativi:
•
Percorso informativo 1 - Per*Fido Privati;
•
Percorso informativo 2 - Per*Fido Microattività-Agricoltori;
•
Percorso informativo 3 - Per*Fido Microimprese.
Il percorso informativo 1 consente di valutare le proposte di affidamento nei confronti di
privati o di soci d’impresa, ed è a sua volta suddiviso in due sottopercorsi:
•
“Privati Mutui” - utilizzato per concessioni e variazioni in aumento di prestiti a Medio
termine a soggetti privati o famiglie produttrici che intrattengono con il Gruppo solo
rapporti come privati;
•
“Privati Altro” – utilizzato per concessioni di affidamenti diversi da prestiti a Medio
termine e tutti i rinnovi a soggetti privati o famiglie produttrici che intrattengono con il
Gruppo solo rapporti come privati.
Il percorso informativo 2 – “Microattività-Agricoltori” consente, invece, di valutare le
proposte di affidamento nei confronti di società di persone, ditte individuali, liberi
professionisti in contabilità semplificata (senza bilancio ordinario), con fatturato e
affidamenti deliberati inferiori a 1.000 €k (singoli e di gruppo). Sono valutati con questo
percorso anche gli agricoltori e le imprese in start up non rientranti nella Funzione
Regolamentare Corporate. E’, di conseguenza, suddiviso anch’esso in due sottopercorsi:
•
“Microattività”
•
“Agricoltori”
Tutti i percorsi presentano una struttura di tipo modulare, all’interno della quale vengono
valutati aspetti quantitativi e qualitativi, che si articola come segue:
•
Dimensione debito in essere;
•
Merito andamentale;
Ogni modulo di valutazione si articola a sua volta in livelli e sottolivelli, con
un’organizzazione assimilabile ad una struttura ad albero, nella quale componenti di base
(dette nodi) concorrono a determinare il giudizio associato al livello immediatamente
superiore fino a giungere a un giudizio finale.
78
Una serie di anomalie (distinte tra lievi e gravi) agiscono direttamente sul rating proposta
con lo scopo di correggere, in negativo, lo score ottenuto ponderato sulla base dei giudizi
ottenuti nei due precedenti moduli.
Il percorso informativo 3 – “Microimprese” consente, infine, di valutare le proposte di
affidamento nei confronti di società di capitali e altre aziende in contabilità ordinaria (con
bilancio), con fatturato e affidamenti deliberati inferiori a 1.000 €k (singoli e di gruppo).
Tale percorso presenta anch’esso una struttura di tipo modulare articolata nelle seguenti
aree “quantitative”:
•
Bilancio – stato patrimoniale, conto economico e rendiconto finanziario;
•
Andamentale CR – con evidenza specifica in caso di segnalazioni di sofferenza;
•
Andamentale rapporto – con evidenza di presenza di protesti;
•
Trend del dimensionamento del debito finanziario - con lo scopo di evidenziare, con
dati aggiornati rispetto all’ultimo bilancio analizzato, la variazione degli indici di
capitalizzazione, di indebitamento e il conseguente impatto sugli oneri finanziari e sul
conto economico dell’anno in corso.
Ogni modulo di valutazione si articola a sua volta in livelli e sottolivelli, con
un’organizzazione assimilabile ad una struttura ad albero, nella quale componenti di base
(dette nodi) concorrono a determinare il giudizio associato al livello immediatamente
superiore fino a giungere a un giudizio finale.
L’output finale del sistema Per*Fido è rappresentato da un valore ordinale (score) espresso
come valore numerico continuo compreso tra 0 e 1 e riferito alla singola posizione.
Con riferimento al percorso informativo 3, in considerazione delle caratteristiche della
clientela valutata similari alla clientela valutata nell’ambito della funzione regolamentare
Corporate, lo score finale rappresenta la valutazione della controparte oggetto di
affidamento. Con riferimento ai percorsi informativi 1 e 2 lo score rappresenta una
valutazione della proposta di affidamento, comprensivo pertanto delle caratteristiche
specifiche dell’affidamento richiesto.
Le scale di valori provenienti da ciascun percorso valutativo sono suddivise in intervalli
discreti, denominati classi di rating, a cui si associano quindi differenti Probabilità di
Default (PD) sulla base di un’analisi statistica dei dati storici di default.
Il processo di rating quantification trasforma pertanto lo score di Per*Fido in una PD
individuale della posizione e utilizza tale dato come input per il processo di calibrazione,
allo scopo di individuare i livelli di cut off e determinare di conseguenza le diverse classi di
rating a cui associare le PD.
La definizione dei cut off, avvenuta secondo un approccio mirante a coniugare le risultanze
derivanti dall’applicazione di algoritmi statistici di Cluster Analysis gerarchica con
accorgimenti su base esperta finalizzati a conferire maggiore robustezza e interpretabilità
alle risultanze derivanti dall’approccio statistico, è stata prodotta in modo differente per i
Privati e le Aziende. Per quanto riguarda i Privati (Percorso 1 Altro e 1 Mutui) è stata definita
un’unica curva di PD teorica ottenuta dal modello regressivo stimato sullo score dei 2
percorsi informativi ed è stata effettuata una calibrazione unica applicando la cluster
analysis sui valori di PD e score; il portafoglio creato è stato pertanto caratterizzato dallo
sviluppo di 4 classi di rating con le relative PD associate e con cut off uguali per entrambi
i percorsi. Per quanto riguarda le Aziende (Percorsi 2 e 3) sono state unite insieme le curve
di PD teorica ottenute da modelli regressivi stimati separatamente sullo score di ciascuno
dei 2 percorsi informativi ed è stata effettuata una calibrazione unica applicando la cluster
analysis sui valori di PD; il portafoglio creato è stato pertanto caratterizzato dallo sviluppo
di 7 classi di rating con le relative PD associate e con cut off differenziati per percorso.
L’assegnazione della PD per pool di prodotto riguarda la clientela di Credito Emiliano non
valutata attraverso il sistema esperto Per*Fido.
In tale ambito si è provveduto a definire pool distinti per tipologia di prodotto. La PD viene
associata a livello di controparte sulla base della seguente priorità:
•
Prestiti Personali;
•
Prodotti revolving (Fidi di c/c < 10.000 € - Carte di credito);
•
Prodotto Quinto;
•
Sconfinati non affidati.
79
Descrizione dei sistemi interni di rating – LGD bonis Corporate e Retail
La stima del tasso LGD per le controparti in bonis Corporate e Retail di Credito Emiliano e
di Credemleasing è stata effettuata sulla base di un approccio metodologico di tipo Workout
che prevede il calcolo dei tassi di perdita effettivamente osservati sulle posizioni in
sofferenza attraverso il computo dei flussi di carico e scarico registrati a seguito delle
procedure di contenzioso attivate, opportunamente scontati per tenere conto della durata
e dell’incertezza del processo di recupero crediti.
In particolare è stato adottato un approccio di stima “per parti” che prevede la definizione
di tassi di LGD differenziati per:
•
Posizioni in stato di sofferenza (LGD sofferenze);
•
Posizioni in bonis (LGD bonis).
Per le posizioni in sofferenza è stato sviluppato un modello statistico, utilizzando come
variabili esplicative, informazioni relative alla controparte, caratteristiche relative
all’operazione in essere al momento del default e variabili macro-economiche. L’approccio
di stima diretta del tasso LGD consente di produrre una stima puntuale per ciascuna
posizione, basata sulle specifiche caratteristiche della stessa.
La riconduzione alla definizione regolamentare Corporate e Retail è avvenuta nella stima
dei tassi di LGD per le posizioni in bonis, per la cui definizione non è stato adottato un
approccio di tipo statistico, ricorrendo invece alla stima di fattori di correzione della LGD
sofferenze (”danger rate”). Si può, infatti, assumere che:
•
le posizioni in stato di “past due” possono alternativamente rientrare “in bonis” non
generando perdite, oppure passare “a sofferenza” generando una perdita pari a quella
stimata dal modello LGD sofferenze;
•
le posizioni in stato di “inadempienza probabile” generano sempre perdite a causa dei
costi interni di gestione, ma, se rientrano “in bonis”, non generano perdite in conto
capitale e interessi, mentre se passano successivamente “a sofferenza” generano
un’ulteriore perdita pari a quella stimata dal modello LGD sofferenze.
In coerenza con le disposizioni normative che richiedono una stima di LGD adatta ad una
fase recessiva del ciclo economico, nel caso queste si rivelino più prudenti di quelle basate
sui tassi di perdita di lungo periodo, per i modelli LGD sofferenze di Credito Emiliano e di
Credemleasing sono state introdotte modalità che recepiscono l’effetto downturn.
Descrizione dei sistemi interni di rating – LGD defaulted assets Corporate e Retail
Come per il modello bonis, l’approccio metodologico di stima è “per parti” e prevede la
definizione di tassi di ELBE e LGD differenziati per:
•
Posizioni in stato di sofferenza (ELBE e LGD sofferenze);
•
Posizioni in stato di precontenzioso (ELBE e LGD precontenzioso).
La logica dei modelli defaulted assets prevede una stima del parametro di rischio per i
diversi momenti temporali che un default attraversa lungo il processo di recupero, pertanto
ci si attende che la LGD sia crescente al trascorrere del tempo di permanenza nello stato di
default.
La metodologia utilizzata per la stima della ELBE sofferenza per le controparti Corporate e
Retail di Credito Emiliano e di Credemleasing rientra nella categoria della Workout LGD, in
allineamento all’approccio metodologico scelto per il modello bonis. Al fine di includere nel
modello specifico per le posizioni in default le caratteristiche specifiche di queste
esposizioni, sono state introdotte nella long list le variabili vintage (ossia numero di anni
da cui la posizione a contenzioso è gestita), tipologia di recupero attivata e la variabile
presenza garanzia condizionata all’escussione della stessa.
L’approccio scelto per la stima della LGD sofferenza consiste nel sommare alla ELBE
sofferenza i costi indiretti, per arrivare a una LGD economica inclusiva di tutte le
componenti di costo, e uno specifico add-on prudenziale, che consentano di assorbire le
“ulteriori perdite inattese durante il periodo di recupero”. Tale fattore è stato ottenuto
tramite la stima dell’effetto downturn.
Per le posizioni in sofferenza è stato sviluppato un modello statistico di regressione lineare
multivariata, in linea con quanto condotto per il modello bonis.
La riconduzione alla definizione di default regolamentare Corporate e Retail è avvenuta
nella stima dei tassi ELBE e LGD per le posizioni in precontenzioso, per la cui definizione
sono stati stimati fattori di correzione della LGD sofferenze (”danger rate”), che tengono in
considerazione le probabilità di migrazione tra stati. Tale approccio si basa sull’assunto per
cui il precontenzioso (past due e inadempienze probabili) rappresenta uno “stato
80
transitorio” da cui si può alternativamente rientrare “in bonis” non generando perdite (al
netto dei costi interni di gestione per le inadempienze probabili), oppure passare “a
sofferenza” generando una perdita pari a quella stimata dai modelli sofferenze.
Descrizione dei sistemi interni di rating – Exposure at Default Corporate e Retail
L’EAD delle posizioni per cassa e fuori bilancio (garanzie rilasciate e impegni) per le
controparti Corporate e Retail di Credito Emiliano e Credemleasing è determinabile
attraverso l’adozione di fattori di conversione creditizia (CCF).
La stima del CCF sulle linee di credito per cassa, avviene in coerenza con le informazioni
utilizzate per la calibrazione delle Probabilità di Default e con i requisiti normativi che
definiscono la profondità delle serie storiche. Nel set informativo iniziale, le osservazioni
sono state suddivise in diversi sottoinsiemi in base ad alcuni driver (come ad esempio le
caratteristiche del margine disponibile, la forma tecnica, ecc..) che sono stati sottoposti ad
una attività di pulizia tramite l’applicazione di alcuni filtri sulla base di criteri di rilevanza
materiale definiti e tramite una gestione preliminare degli outlier.
Partendo dalle base dati così definite, è stato calcolato il fattore CCF storico a seconda della
dinamica del margine iniziale (positivo, negativo o nullo).
I campioni di sviluppo, suddivisi per driver, relativi alla casistica con margine disponibile
iniziale positivo, sono stati ulteriormente analizzati per individuare tramite un’analisi
statistica univariata ulteriori driver specifici di disaggregazione che risultino significativi
(come ad esempio funzione regolamentare, classe di rating, fasce di accordato e fasce di
margine).
Al fine di ottenere dei risultati che consentano una lettura del modello il meno distorsiva
possibile a causa della presenza di dati anomali, si è proceduto a gestire ulteriormente,
all’interno di ciascuna disaggregazione, i valori outlier dei CCF. All’interno di ciascun
aggregato statisticamente significativo, il CCF storico è calcolato come media semplice.
Per calcolare, invece, il rischio di credito associato alle garanzie e agli impegni rilasciati,
occorre calcolare, in primo luogo, l’equivalente creditizio dell’esposizione; successivamente,
va calcolato il requisito patrimoniale moltiplicando l’”equivalente creditizio” per la
ponderazione specifica della controparte.
L’”equivalente creditizio” è calcolato mediante l’applicazione di fattori di conversione
creditizia diversificati per tenere conto della maggiore o minore probabilità che le garanzie
rilasciate o l’impegno concesso possano trasformarsi in un’esposizione per cassa. Per i
crediti di firma, quindi, l’equivalente creditizio è inteso come tasso storico di escussione
ovvero come valore che esprime la probabilità che un credito di firma presente in portafoglio
in un determinato anno relativo ad un cliente già a default o in bonis con default l’anno
successivo, venga escusso nei dodici mesi successivi rispetto all’anno in cui è in essere.
La successiva determinazione degli equivalenti creditizi associati alle linee di credito è stata
effettuata attraverso:
•
un’analisi univariata per determinare le variabili statisticamente significative;
• il successivo calcolo dei tassi di escussione empiricamente riscontrati in base a tali
driver.
Si espongono nel seguito le principali informazioni quantitative per i portafogli assoggettati
ai modelli interni.
81
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
ESPOSIZIONI PER CLASSE REGOLAMENTARE DI ATTIVITA’
31 dicembre 2015
Metodologia AIRB
31 dicembre 2015
Metodologia AIRB
Portafoglio regolamentare
Valore
dell'esposizione
Valore
ponderato
Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni
Centrali e Banche Centrali
-
-
-
-
Esposizioni verso o garantite da Intermediari vigilati,
Enti pubblici e territoriali e altri soggetti:
-
-
-
-
10.671.975
4.606.027
Esposizioni verso o garantite da Imprese:
- Finanziamenti specializzati
Valore
dell'esposizione
Valore
ponderato
10.806.601 4.836.205
-
-
- PMI
6.653.040
2.836.909
6.781.854
2.986.058
- Altre imprese
4.018.935
1.769.118
4.024.747
1.850.147
13.182.726
3.570.112
- Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da
immobili: PMI
462.992
148.968
487.471
163.349
- Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da
immobili: persone fisiche
6.006.715
1.287.717
5.876.013
1.326.236
251.302
61.128
262.907
65.561
- Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio:
PMI
2.232.765
714.726
2.174.002
694.602
- Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio:
persone fisiche
4.228.955
1.357.573
3.718.852
1.342.765
Crediti commerciali acquistati - rischio di diluizione
-
-
-
-
Altre attività
-
-
-
-
Finanziamenti specializzati - slotting criteria
-
-
-
-
Trattamento alternativo delle ipoteche immobiliari
-
-
-
-
Rischio di regolamento: esposizioni per transazioni non
DVP con fattori di ponderazione regolamentari
-
-
-
-
21.813.168
7.561.852
2.021.810
603.712
1.376.516
445.410
-
-
-
-
19.726
10.575
18.818
11.408
-
-
-
-
23.854.704
8.176.139
Esposizioni al dettaglio:
- Esposizioni al dettaglio: Esposizioni rotative al
dettaglio qualificate
Totale attività di rischio per cassa
Totale garanzie rilasciate e impegni a erogare fondi
Totale operazioni SFT e operazioni con regolamento
a lungo termine
Totale contratti derivati
Compensazione tra prodotti diversi
Totale generale
82
12.519.245 3.592.513
21.930.512 7.971.900
23.325.846 8.428.718
Distribuzione delle esposizioni per classi di attività e classe di merito creditizio (Metodo IRB) - Esposizioni verso Imprese
30/06/2016
Portafoglio
regolamentare
Esposizioni verso o
garantite da imprese
- PMI
Classe di
merito
creditizio
Valore
dell'esposizione
Fattore medio di
ponderazione %
RWA
LGD media
ponderata (%)
Classe 1
2.026.340
1.132.825
6,72%
76.120
37,33%
994.588
10,16%
136
Classe 2
2.588.560
1.609.968
29,40%
473.327
37,29%
1.093.399
10,50%
776
Classe 3
2.307.711
1.530.897
41,93%
641.977
37,30%
872.279
10,94%
1.526
Classe 4
1.375.669
998.242
57,18%
570.811
37,05%
426.129
11,43%
1.973
Classe 5
882.283
683.782
74,04%
506.288
37,03%
225.568
12,00%
2.758
Classe 6
322.331
262.405
96,77%
253.916
35,18%
68.198
12,13%
2.314
Classe 7
84.893
74.758
116,92%
87.407
33,00%
11.809
14,17%
1.219
Classe 8
75.690
65.585
141,00%
92.473
34,12%
11.774
14,17%
1.612
Classe di
default
304.399
294.578
45,69%
134.590
73,34%
9.937
1,17%
159.236
9.967.876
6.653.040
42,64%
2.836.909
-
3.713.681
10,74%
171.550
9.952.957
6.781.855
44,03%
2.986.057
-
3.516.464
9,98%
187.068
Classe 1
2.052.295
1.039.082
8,81%
91.498
38,45%
1.118.165
9,39%
78
Classe 2
2.267.839
1.328.884
39,24%
521.458
37,91%
1.040.470
9,76%
700
Classe 3
1.356.105
872.676
59,44%
518.705
38,46%
535.943
9,80%
934
Classe 4
501.847
340.875
84,17%
286.918
37,73%
180.438
10,79%
764
Classe 5
220.472
155.159
104,67%
162.412
34,56%
73.641
11,31%
670
Classe 6
44.276
34.397
141,19%
48.564
31,60%
11.156
11,44%
334
Classe 7
4.813
4.667
203,46%
9.495
38,56%
217
32,99%
125
Classe 8
Classe di
default
Totale
13.707
7.673
171,21%
13.136
29,16%
6.717
10,17%
276
242.130
235.522
49,65%
116.932
67,00%
6.848
3,50%
113.691
6.703.484
4.018.935
44,02%
1.769.118
-
2.973.595
9,72%
117.572
6.510.742
4.024.746
45,97%
1.850.147
-
2.748.359
9,65%
98.595
Totale
Totale 31
dicembre
2015
Esposizioni verso o
garantite da imprese
- Altre imprese
Valore nominale CCF% MEDIO
esposizioni fuori
– margini e
bilancio
fuori bilancio
Valore
Nominale
Totale 31
dicembre
2015
83
Rettifiche
di valore
Distribuzione delle esposizioni per classi di attività e classe di metodo creditizio (Metodo IRB) - Esposizioni al dettaglio
Portafoglio
regolamentare
Esposizioni al
dettaglio Garantite
da immobili: PMI
Esposizioni al
dettaglio garantire
da immobili: Persone
Fisiche
Classe di
merito
creditizio
30/06/2016
Valore
Nominale
Valore
dell'esposizione
Fattore medio di
ponderazione %
RWA
LGD media
ponderata (%)
Classe 2
51.814
51.526
10,50%
5.408
13,11%
Classe 3
39.021
38.465
14,79%
5.690
13,03%
Valore nominale CCF% MEDIO
esposizioni fuori
– margini e
bilancio
fuori bilancio
303
5,00%
Rettifiche
di valore
50
586
5,00%
65
Classe 4
62.285
61.762
21,57%
13.324
13,07%
551
5,00%
192
Classe 5
132.201
131.245
35,05%
46.002
13,00%
1.006
5,00%
955
Classe 6
107.368
107.283
43,37%
46.527
12,98%
90
5,00%
1.114
Classe 7
19.115
19.100
54,96%
10.497
12,62%
16
5,00%
393
Classe 8
Classe di
default
11.675
11.675
57,66%
6.731
12,22%
0
5,26%
391
41.936
41.936
35,27%
14.789
27,77%
0
0,00%
3.569
Totale
465.415
462.992
32,17%
148.968
-
2.552
5,00%
6.729
Totale 31
dicembre
2015
489.395
487.471
33,51%
163.349
-
2.025
5,00%
6.720
Classe 1
29
29
5,63%
2
18,29%
0
0,00%
0
Classe 2
3.611.414
3.587.495
13,82%
495.808
13,24%
25.179
5,00%
3.943
Classe 3
102
102
19,59%
20
13,15%
0
0,00%
0
Classe 4
1.234.716
1.205.801
22,79%
274.774
13,06%
30.437
5,00%
2.865
Classe 5
783.264
767.892
33,00%
253.441
13,31%
16.180
5,00%
3.063
Classe 6
1.637
1.637
58,83%
963
13,42%
0
8,33%
22
Classe 7
294.637
294.061
68,89%
202.569
13,35%
606
5,00%
5.595
486
485
87,41%
424
14,12%
1
4,98%
18
149.213
149.213
40,02%
59.716
21,19%
0
0,00%
7.326
6.075.498
6.006.715
21,44%
1.287.717
-
72.403
5,00%
22.832
5.931.101
5.876.013
22,57%
1.326.237
-
57.988
5,00%
24.316
Classe 8
Classe di
default
Totale
Totale 31
dicembre
2015
84
Portafoglio
regolamentare
Esposizioni al
dettaglio Rotative
Qualificate
Classe di
merito
creditizio
Valore nominale CCF% MEDIO
esposizioni fuori
– margini e
bilancio
fuori bilancio
Valore
Nominale
Valore
dell'esposizione
Fattore medio di
ponderazione %
RWA
LGD media
ponderata (%)
Classe 1
72.380
72.379
2,84%
2.056
35,81%
0
0,00%
31
Classe 2
28.052
28.052
9,23%
2.588
29,99%
0
0,00%
32
Rettifiche
di valore
Classe 3
6.534
6.534
16,56%
1.082
35,30%
0
0,00%
28
Classe 4
28.716
28.716
18,65%
5.356
31,92%
0
0,00%
118
Classe 5
82.477
82.478
40,53%
33.431
33,10%
0
0,00%
1.146
Classe 6
125
125
52,55%
66
30,47%
0
0,00%
3
Classe 7
13.065
13.065
77,60%
10.138
31,10%
0
0,00%
526
2.186
2.186
109,19%
2.387
34,87%
0
0,00%
214
17.767
17.767
22,65%
4.024
37,51%
0
0,00%
6.316
251.302
251.302
24,32%
61.128
-
0
0,00%
8.414
262.926
262.907
24,94%
65.562
-
10
5,00%
8.009
Classe 1
24.356
37.363
8,24%
3.081
33,91%
17.071
176,19%
26
Classe 2
270.832
182.773
18,44%
33.695
26,67%
128.044
31,23%
203
Classe 3
401.003
300.184
24,08%
72.275
27,28%
174.546
42,24%
566
Classe 4
292.720
236.048
28,96%
68.366
27,15%
102.457
44,68%
821
Classe 5
539.359
455.920
32,27%
147.107
26,80%
154.626
46,03%
3.745
Classe 6
617.259
532.298
32,65%
173.784
25,58%
122.491
30,61%
6.222
Classe 7
152.715
138.660
44,19%
61.268
24,87%
19.856
29,18%
3.683
Classe 8
69.468
62.412
50,57%
31.563
24,80%
9.341
24,43%
2.474
Classe di
default
295.366
287.107
43,05%
123.587
65,45%
7.666
1,26%
138.829
2.663.078
2.232.765
32,01%
714.726
-
736.098
41,63%
156.569
2.768.815
2.174.001
31,95%
694.602
-
756.244
21,41%
150.634
Classe 8
Classe di
default
Totale
Totale 31
dicembre
2015
Altre esposizioni al
dettaglio: PMI
30/06/2016
Totale
Totale 31
dicembre
2015
85
Portafoglio
regolamentare
Altre esposizioni al
dettaglio: Persone
Fisiche
Classe di
merito
creditizio
30/06/2016
Valore nominale CCF% MEDIO
esposizioni fuori
– margini e
bilancio
fuori bilancio
Valore
Nominale
Valore
dell'esposizione
Fattore medio di
ponderazione %
RWA
LDG media
ponderata (%)
Rettifiche
di valore
Classe 1
385.649
652.400
10,78%
70.312
33,90%
334.660
179,71%
36
Classe 2
1.253.825
1.194.195
23,10%
275.887
26,42%
171.119
65,15%
1.313
Classe 3
171.692
183.844
38,92%
71.548
33,41%
16.037
175,78%
680
Classe 4
924.529
898.852
35,69%
320.781
27,66%
115.876
77,84%
2.870
Classe 5
599.903
621.804
42,90%
266.774
28,71%
154.622
114,16%
2.829
Classe 6
19.516
19.175
50,36%
9.657
30,71%
414
17,65%
495
Classe 7
228.232
213.088
48,73%
103.834
25,05%
28.530
46,92%
2.865
Classe 8
Classe di
default
Totale
31.137
32.085
90,08%
28.902
33,54%
1.536
161,72%
2.989
418.035
413.512
50,75%
209.877
65,45%
4.538
0,31%
197.751
4.032.518
4.228.955
32,10%
1.357.573
-
827.332
123,74%
211.828
3.909.538
3.718.850
36,11%
1.342.763
-
785.327
75,79%
201.743
Totale 31
dicembre
2015
Le esposizioni Corporate e Retail di cui alle tabelle precedenti sono pressoché interamente riferite all’area geografica Italia.
86
8. TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO
Relativamente alle tecniche di attenuazione dei rischi di credito (Credit Risk Mitigation
- CRM) le attività hanno riguardato la componente di esposizioni garantite da immobili.
E’ stato deciso di focalizzare le azioni d’intervento sulla ristrutturazione del processo di
rivalutazione e monitoraggio (Banca e Leasing) delle garanzie reali al fine di allineare i
processi alle esigenze normative. L’attività è a regime per gli immobili residenziali per
Credembanca e per gli immobili non residenziali per Credemleasing e per Credembanca.
Il processo di adeguamento alla normativa e quindi le attività di sorveglianza degli
immobili hanno imposto la strutturazione di una base dati necessaria per la
rivalutazione degli immobili differenziate per categorie di immobili: residenziale privati,
non residenziale, leasing.
Questi archivi consentono la rivalutazione annuale utilizzando informazioni provenienti
da provider esterni, le rivalutazioni ottenute sono quindi oggetto di un processo di
sorveglianza che prevede l’identificazione delle posizioni che a seguito di una
diminuzione rilevante del valore dell’immobile necessitino di una verifica sui dati ed
eventualmente di una nuova perizia secondo quanto stabilito dalla normativa di
riferimento, per tutte le posizioni che rientrano nel perimetro CRM si utilizzano
comunque gli ultimi valori rivalutati disponibili.
87
IMPORTO AGGREGATO DELLE ESPOSIZIONI GARANTITE – METODO IRB
30 giugno 2016
Metodologia AIRB
Garanzie
Garanzie
personali e
reali
derivati su
crediti
Portafoglio regolamentare
31 dicembre 2015
Metodologia FIRB
Garanzie
Garanzie
personali e
reali
derivati su
crediti
Esposizioni verso o garantite da imprese: PMI
479.821
102.037
572.089
100.569
Esposizioni verso o garantite da imprese: Altre imprese
170.659
73.499
174.723
73.921
28.932
5.644
19.967
7.270
29.807
292
19.180
140
465.415
-
487.471
-
6.075.498
-
5.876.013
-
7.250.132
181.472
7.149.443
181.900
Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio:
PMI
Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio:
persone fisiche
Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da
immobili: PMI
Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da
immobili: persone fisiche
Totale
IMPORTO AGGREGATO DELLE ESPOSIZIONI GARANTITE – METODO STANDARDIZZATO
30 giugno 2016
Portafoglio regolamentare
Garanzie
reali
finanziarie
Amministrazioni centrali e banche centrali
Garanzie
reali
finanziarie
-
Garanzie
personali e
derivati su
crediti
-
-
3.187.740
-
Enti territoriali
-
-
Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico
-
-
Banche multilaterali di sviluppo
-
-
Organismi internazionali
-
-
3.067
3.488
2.184
-
Intermediari vigilati
-
31 dicembre 2015
Garanzie
personali e
derivati su
crediti
2.228.383
Imprese
2.740
Esposizioni al dettaglio
1.822
2.397
Esposizioni a breve termine verso imprese
-
-
-
-
Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio
(OICR)
Esposizioni garantite da immobili
-
-
-
-
-
-
-
-
Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie
garantite
-
-
-
-
Esposizioni scadute
-
-
14
-
Esposizioni ad alto rischio
-
-
-
-
Altre esposizioni
-
-
-
-
2.232.945
2.397
3.193.005
3.488
Totale
88
9. RISCHIO DI CONTROPARTE
Il rischio di controparte è una particolare fattispecie di rischio di credito che si manifesta
nel caso in cui la controparte di un’operazione risulti inadempiente prima del regolamento
definitivo dei flussi finanziari.
Gli accordati per operazioni OTC vengono definiti con logiche del tutto analoghe a quelle
delle esposizioni per cassa e dunque si basa sulla valutazione dei bilanci delle controparti,
sui giudizi delle agenzie di rating e sull’esame dei report di altri information provider.
Questa attività di analisi si conclude esprimendo un rating interno alla controparte.
Credem applica le specifiche indicazioni fornite dalla normativa per il calcolo del valore
delle esposizioni soggette a rischio di controparte:
•
strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC);
•
Securities Financial Transaction (SFT) quali le operazioni di pronti contro termine attive
e passive su titoli, quelle di concessione o assunzione di titoli in prestito e i
finanziamenti con margini;
•
operazioni con regolamento a medio lungo termine.
Il trattamento del rischio di controparte è uniforme indipendentemente dal portafoglio di
allocazione delle posizioni (sia il banking book e sia il portafoglio di negoziazione a fini di
vigilanza sono soggetti ai requisiti patrimoniali per il rischio di controparte).
Ai fini delle segnalazioni regolamentari il Gruppo adotta i seguenti criteri per il calcolo delle
esposizioni soggette al rischio di controparte:
•
contratti derivati finanziari e creditizi negoziati OTC: metodo del “valore corrente”;
•
operazioni di pronti contro termine attivi: metodo “integrale” con abbattimento diretto
dell’esposizione per l’importo corrispondente alla garanzia in titoli in quanto
considerata come garanzia reale finanziaria.
Ai fini gestionali l’utilizzo delle linee di credito, per operatività in derivati OTC, in generale,
prevede l’applicazione del criterio del mark to market più add-on tenendo conto di eventuali
accordi di netting. Le esposizioni relative a operazioni effettuate con controparti istituzionali
e supportate da accordi di collateral vengono misurate al maggior valore tra mark to market
e la somma delle eventuali soglie di rilevanza (minimum transfer amount, threshold
amount, net exposure) con l’aggiunta di una quota di add-on.
Si evidenzia che:
•
gli add-on sono indicatori della massima esposizione potenziale futura (misura di
picco), stimati periodicamente dalla Funzione di Risk Management che provvede alla
revisione periodica di tali coefficienti;
•
si è diffuso il riscorso a clausole di netting trasversali anche su più master agreement
e di cash collateral allo scopo di mitigare l’esposizione verso le controparti.
Ai fini delle valutazioni di bilancio, il rischio di controparte costituisce un elemento di
valutazione (fair value) che viene posto a rettifica del mark to market dei derivati OTC
tramite la procedura di Credit Risk Adjustment (CRA). Infatti, per pervenire alla
determinazione del fair value, non solo si considerano i fattori di mercato e la natura del
contratto (durata, forma tecnica, ecc.), ma anche la qualità creditizia della controparte in
relazione all’esposizione corrente e potenziale.
89
RISCHIO DI CONTROPARTE
30 giugno 2016
Forma Tecnica
Metodologia
Standard
31 dicembre 2015
Metodologi
a AIRB
Metodologia
Standard
Metodologia
FIRB
Contratti derivati e operazioni con regolamento a lungo
termine
84.846
19.726
74.474
18.818
Operazioni SFT
32.338
-
14.702
-
117.184
19.726
89.176
18.818
Totale
L’operatività in strumenti finanziari derivati è gestita dal Gruppo tramite un apposito
applicativo dedicato atto alle valorizzazioni giornaliere a Mark to model. Il documento di
riferimento “Allegato tecnico alla Fair value Policy di Gruppo: Manuale modelli di pricing”
disciplina i principali modelli di pricing comunemente utilizzati dal Gruppo per i propri
derivati valutati al Mark to Model. In particolare una sezione dedicata descrive nel dettaglio
tali modelli. L’insieme dei modelli descritti individua le metodologie ad oggi utilizzate e
validate per le valutazioni degli strumenti detenuti in proprietà.
Classificazione strumenti derivati e parametri di mercato
Il Gruppo Credem si è dotato di una Fair Value Policy e relativi allegati tecnici che
disciplinano anche le regole contabili per la valorizzazione degli strumenti a mark to model,
i relativi parametri e i processi inerenti la valorizzazione degli strumenti.
In particolare il manuale si articola nelle seguenti sezioni:
classificazione degli strumenti derivati, storicizzati all’interno dell’applicativo;
mappatura e dettaglio dei parametri di mercato alimentati all’interno dell’applicativo
al fine di valutare tutti gli strumenti;
descrizione procedure automatizzate per la storicizzazione dei prezzi.
Parametri di mercato
I parametri di mercato utilizzati per le valutazioni e gestiti all’interno dell’applicativo
possono essere:
dati acquisiti automaticamente, informazioni scaricate periodicamente da Info
Providers,( ad es: market parameter giornalieri);
dati di mercato inseriti manualmente nell’applicativo a richiesta;
dati di mercato stimati dall’applicativo, prevalentemente attraverso dati acquisiti
automaticamente.
Generalmente, i parametri alimentati manualmente sono quelli che non necessitano di un
aggiornamento costante e giornaliero.
Processo di validazione modelli e parametri
I documenti di riferimento riportano come indicato tutti i modelli di pricing e i parametri di
mercato validati e utilizzati dal Gruppo per la valutazione degli strumenti derivati.
Qualora sia necessario introdurre nuovi parametri e/o modelli, il processo prevede il
coinvolgimento della funzione di validazione che disciplina un apposito parere inerente la
nuova operatività e provvede alla validazione dei modelli come disciplinato nell’ apposito
regolamento Nuovi prodotti del Gruppo.
E’ cura dell’ufficio di validazione aggiornare periodicamente i documenti di riferimento con
i nuovi modelli e/o parametri utilizzati ed effettuare analisi sulla validità dei modelli in uso.
Procedure automatiche e appositi controlli consentono il presidio giornaliero delle
valorizzazioni dei derivati e dei parametri utilizzati.
Si riporta per ogni tipologia di strumento derivato il tipo di valutazione (tramite quotazione
di mercato - Mark to market o tramite valutazione a modello- Mark to model). Nel caso lo
strumento sia valutato tramite Mark to Model si indicano: il modello di pricing utilizzato per
la valorizzazione e i parametri di mercato utilizzati per la valutazione.
90
Description
Mark to Market
/Mark to Model
Modello di pricing e variabili di mercato utilizzate per
la valutazione
Default Swap
Mark to Model
Modello: modello CDS
Parametri: Curve CDS
Mark to Market
per lo spot, Mark Modello: Costo of Carry
Spot Forward
to Model per i
Parametri: Spot rates, Curve FX
forward
Modello: Modello Cost of Carry
Forex-Swap
Mark to Model
Parametri: Spot rates, Curve FX
Modello: Modello di Black& Scholes/Alberi binomiali
Simple Option
Mark to Model
Parametri: Spot rates, Curve FX, volatilità FX
Modello: mondo black
Simple Barrier
Mark to Model
Parametri: Spot rates, Curve FX, volatilità FX
Modello: non validato
Convertible
Mark to Model
Parametri: Prezzo sottostante, curva tassi, volatilità
Bond
sottostante, credit spread, dividendi attesi
Modello: Discounted Cash Flow + Modello Black
Indexed Bond
Mark to Model
&Scholes
Parametri: curva tassi, credit spread
Equities
Mark to Market
Prezzo Quotato
Modello: Modello di Black& Scholes
EQD
Listed
Parametri: Prezzo sottostante, curva tassi, volatilità,
Mark to Model
Option
dividendi attesi
Modello: Black&Scholes/alberi Binomiali
EQD OTC Option Mark to Model
Parametri: Prezzo sottostante, curva tassi, volatilità,
dividendi attesi
Modello: Discounted Cask Flow
Asset Swap
Mark to Model
Parametri: Curva Tassi
Bond
Mark to Market
Prezzo Quotato
Modello: Modello Fischer Black
Cap/Floor
Mark to Model
Parametri: Curva Tassi, volatilità tassi
Digital: campo Barrier
Cap/Floor
Mark to Model
Modello: Call Put Spread
Parametri: Curva Tassi, volatilità tassi
Interest
Rate
Modello: Discounted Cash Flow
Mark to Model
Swap
Parametri: Curva Tassi
Long Future
Mark to Market
Prezzo Quotato
Modello: Discounted cash flow
Loans/Deposit
Mark to Model
Parametri: Curva Tassi
91
DERIVATI FINANZIARI
PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO
Totale 30/06/2016
Attività sottostanti/Tipologie derivati
1. Titoli di debito e tassi d'interesse
a) Opzioni
b) Swap
Over the
counter
Totale 31/12/2015
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
3.443.278
-
3.457.443
-
494.020
-
546.398
-
2.885.884
-
2.881.143
-
c) Forward
42.359
-
7.460
-
d) Futures
-
-
-
-
21.015
-
22.442
-
38.282
146
33.830
3.478
32.249
-
33.676
-
-
-
-
-
c) Forward
867
-
154
-
d) Futures
5.166
146
-
3.478
e) Altri
2. Titoli di capitale e indici azionari
a) Opzioni
b) Swap
e) Altri
-
-
-
-
1.500.906
-
1.298.304
-
a) Opzioni
-
-
5.511
-
b) Swap
-
-
-
-
c) Forward
1.500.906
-
1.292.793
-
d) Futures
-
-
-
-
e) Altri
-
-
-
-
4. Merci
-
-
-
-
5. Altri sottostanti
-
-
-
-
4.982.466
146
4.789.577
3.478
3. Valute e oro
Totale
92
PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO E MEDI – DI COPERTURA
Totale 30/06/2016
Attività sottostanti/Tipologie derivati
Over the
counter
1. Titoli di debito e tassi d'interesse
a) Opzioni
b) Swap
Totale 31/12/2015
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
13.269.366
-
-
12.036.418
-
-
13.269.366
-
12.036.418
-
c) Forward
-
-
-
-
d) Futures
-
-
-
-
e) Altri
-
-
-
-
-
-
-
-
a) Opzioni
-
-
-
-
b) Swap
-
-
-
-
c) Forward
-
-
-
-
d) Futures
-
-
-
-
e) Altri
-
-
-
-
-
-
-
-
a) Opzioni
-
-
-
-
b) Swap
-
-
-
-
c) Forward
-
-
-
-
d) Futures
-
-
-
-
2.Titoli di capitale e indici azionari
3. Valute e oro
e) Altri
-
-
-
-
4. Merci
-
-
-
-
5. Altri sottostanti
-
-
-
-
13.269.366
-
12.036.418
-
Totale
PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO – ALTRI DERIVATI
Totale 30/06/2016
Attività sottostanti/Tipologie derivati
Over the
counter
1. Titoli di debito e tassi d'interesse
Totale 31/12/2015
Controparti
Centrali
Over the
counter
Controparti
Centrali
a) Opzioni
1.600
-
-
1.600
-
-
b) Swap
1.600
-
1.600
-
c) Forward
-
-
-
-
d) Futures
-
-
-
-
e) Altri
-
-
-
-
1.600
-
1.600
-
1.600
-
1.600
-
b) Swap
-
-
-
-
c) Forward
-
-
-
-
d) Futures
-
-
-
-
e) Altri
-
-
-
-
-
-
-
-
a) Opzioni
-
-
-
-
b) Swap
-
-
-
-
c) Forward
-
-
-
-
d) Futures
-
-
-
-
e) Altri
-
-
-
-
4. Merci
-
-
-
-
5. Altri sottostanti
-
-
-
-
3.200
-
3.200
-
2. Titoli di capitale e indici azionari
a) Opzioni
3. Valute e oro
Totale
93
DERIVATI FINANZIARI: FAIR VALUE LORDO POSITIVO – RIPARTIZIONE PER PRODOTTO
Fair value positivo
Totale 30/06/2016
Portafogli/Tipologie derivati
Over the
counter
109.886
A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza
a) Opzioni
b) Interest rate swaps
c) Cross currency swaps
d) Equity Swaps
e) Forwards
f) Futures
g) Altri
B. Portafoglio bancario - di copertura
a) Opzioni
b) Interest rate swaps
Totale 31/12/2015
Controparti
Centrali
-
Over the
counter
99.995
Controparti
Centrali
3.272
-
3.915
-
84.178
-
81.658
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
22.167
-
14.377
-
-
-
-
-
269
-
45
-
313.327
-
155.822
-
-
-
-
-
313.327
-
155.822
-
c) Cross currency swaps
-
-
-
-
d) Equity Swaps
-
-
-
-
e) Forwards
-
-
-
-
f) Futures
-
-
-
-
g) Altri
-
-
-
-
5
-
1
-
a) Opzioni
-
-
-
-
b) Interest rate swaps
5
-
1
-
c) Cross currency swaps
-
-
-
-
d) Equity Swaps
-
-
-
-
e) Forwards
-
-
-
-
f) Futures
-
-
-
-
g) Altri
-
-
-
-
423.218
-
255.818
-
C. Portafoglio bancario - altri derivati
Totale
94
DERIVATI FINANZIARI: FAIR VALUE LORDO NEGATIVO – RIPARTIZIONE PER PRODOTTO
Fair value negativo
Totale 30/06/2016
Portafogli/Tipologie derivati
A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza
a) Opzioni
b) Interest rate swaps
Over the
counter
81.409
Totale 31/12/2015
Controparti
Centrali
Over the counter
Controparti
Centrali
-
93.289
-
3.284
-
3.963
-
57.116
-
77.054
-
-
-
-
-
c) Cross currency swaps
d) Equity Swaps
-
-
-
-
21.009
-
12.267
-
f) Futures
-
-
-
-
g) Altri
-
-
5
-
293.986
-
143.217
-
-
-
-
-
e) Forwards
B. Portafoglio bancario - di copertura
a) Opzioni
b) Interest rate swaps
293.986
-
143.217
-
c) Cross currency swaps
-
-
-
-
d) Equity Swaps
-
-
-
-
e) Forwards
-
-
-
-
f) Futures
-
-
-
-
g) Altri
-
-
-
-
-
-
-
-
a) Opzioni
-
-
-
-
b) Interest rate swaps
-
-
-
-
c) Cross currency swaps
-
-
-
-
d) Equity Swaps
-
-
-
-
e) Forwards
-
-
-
-
f) Futures
-
-
-
-
g) Altri
-
-
-
-
375.395
-
236.506
-
C. Portafoglio bancario - altri derivati
Totale
95
DERIVATI FINANZIARI OTC - PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA: VALORI
NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI - CONTRATTI
NON RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE
Contratti non rientranti in accordi
di compensazione
Governi e
Altri
Imprese
Società
Società di
Altri
Banche
enti
Banche
non
finanziarie assicurazione
soggetti
Centrali pubblici
finanziarie
1. Titoli di debito e tassi d'interesse
- valore nozionale
-
-
89.252
44.798
49.283
367.969
24.307
- fair value positivo
-
-
4.039
15.194
186
9.780
609
- fair value negativo
-
-
37
36
790
83
19
- esposizione futura
-
-
-
-
-
61
2
- valore nozionale
-
-
-
316
37.967
-
-
- fair value positivo
-
-
-
17
-
-
-
- fair value negativo
-
-
-
9
104
-
-
- esposizione futura
-
-
-
25
-
-
-
- valore nozionale
-
-
348
310.987
-
362.336
58.166
- fair value positivo
-
-
3
4.560
-
3.043
702
- fair value negativo
-
-
-
5.270
-
5.856
1.100
- esposizione futura
-
-
3
3.110
-
3.760
593
- valore nozionale
-
-
-
-
-
-
-
- fair value positivo
-
-
-
-
-
-
-
- fair value negativo
-
-
-
-
-
-
-
- esposizione futura
-
-
-
-
-
-
-
2. Titoli di capitale e indici azionari
3. Valute e oro
4. Altri valori
DERIVATI FINANZIARI OTC - PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA: VALORI
NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI - CONTRATTI
RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE
Governi
e
Banche
Central
i
Altri
enti
pubblic
i
- valore nozionale
- fair value positivo (prima della
compensazione)
- fair value negativo (prima della
compensazione)
2. Titoli di capitale e indici azionari
-
-
-
Società
finanziari
e
Società di
assicurazion
e
Imprese
non
finanziari
e
Altri
soggett
i
2.867.671
-
-
-
-
-
57.700
-
-
-
-
-
-
77.141
-
-
-
-
- valore nozionale
- fair value positivo (prima della
compensazione)
- fair value negativo (prima della
compensazione)
3. Valute e oro
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
- valore nozionale
- fair value positivo (prima della
compensazione)
- fair value negativo (prima della
compensazione)
4. Altri valori
-
-
769.069
-
-
-
-
-
-
14.052
-
-
-
-
-
-
8.681
-
-
-
-
- valore nozionale
- fair value positivo (prima della
compensazione)
- fair value negativo (prima della
compensazione)
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Contratti rientranti in accordi di
compensazione
Banche
1. Titoli di debito e tassi d'interesse
96
DERIVATI FINANZIARI OTC - PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI, FAIR VALUE
LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI - CONTRATTI NON RIENTRANTI IN
ACCORDI DI COMPENSAZIONE
Contratti non rientranti in
accordi di compensazione
1. Titoli di debito e tassi
d'interesse
- valore nozionale
Governi e
Banche
Centrali
Altri enti
pubblici
Società
Società di
finanziarie assicurazione
Banche
Imprese
non
finanziarie
Altri
soggetti
-
-
709.084
-
-
-
-
- fair value positivo
-
-
1
-
-
-
-
- fair value negativo
-
-
20.886
-
-
-
-
-
-
8.710
-
-
-
-
- esposizione futura
2. Titoli di capitale e indici
azionari
- valore nozionale
-
-
-
-
-
-
-
- fair value positivo
-
-
-
-
-
-
-
- fair value negativo
-
-
-
-
-
-
-
- esposizione futura
-
-
-
-
-
-
-
- valore nozionale
-
-
-
-
-
-
-
- fair value positivo
-
-
-
-
-
-
-
- fair value negativo
-
-
-
-
-
-
-
- esposizione futura
-
-
-
-
-
-
-
- valore nozionale
-
-
-
-
-
-
-
- fair value positivo
-
-
-
-
-
-
-
- fair value negativo
-
-
-
-
-
-
-
- esposizione futura
-
-
-
-
-
-
-
3. Valute e oro
4. Altri valori
DERIVATI FINANZIARI OTC - PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI
NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI CONTRATTI RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE
Contratti rientranti in
accordi di compensazione
1. Titoli di debito e tassi
d'interesse
- valore nozionale
- fair value positivo
- fair value negativo
2. Titoli di capitale e indici
azionari
- valore nozionale
Governi e
Banche
Centrali
Altri enti
pubblici
Società
Società di
finanziarie assicurazione
Banche
Imprese
non
finanziarie
Altri
soggetti
-
- 12.561.882
-
-
-
-
-
-
313.331
-
-
-
-
-
-
273.100
-
-
-
-
-
-
1.600
-
-
-
-
- fair value positivo
-
-
-
-
-
-
-
- fair value negativo
-
-
-
-
-
-
-
- valore nozionale
-
-
-
-
-
-
-
- fair value positivo
-
-
-
-
-
-
-
- fair value negativo
-
-
-
-
-
-
-
- valore nozionale
-
-
-
-
-
-
-
- fair value positivo
-
-
-
-
-
-
-
- fair value negativo
-
-
-
-
-
-
-
3. Valute e oro
4. Altri valori
97
VITA RESIDUA DEI DERIVATI FINANZIARI OTC: VALORI NOZIONALI
3.368.935
Oltre 1
anno e
fino a 5
anni
1.037.443
576.089
4.982.467
A.1 Derivati finanziari su titoli di debito e tassi di interesse
1.856.218
1.010.994
576.066
3.443.278
A.2 Derivati finanziari su titoli di capitale ed indici azionari
17.239
21.021
23
38.283
1.495.478
5.428
-
1.500.906
Fino ad 1
anno
Sottostanti/Vita residua
A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza
A.3 Derivati finanziari su tassi di cambio ed oro
A.4 Derivati finanziari su altri valori
Oltre 5
anni
Totale
-
-
-
-
908.842
5.333.165
7.030.559
13.272.566
B.1 Derivati finanziari su titoli di debito e tassi di interesse
908.842
5.331.565
7.030.559
13.270.966
B.2 Derivati finanziari su titoli di capitale ed indici azionari
-
1.600
-
1.600
B.3 Derivati finanziari su tassi di cambio ed oro
-
-
-
-
B.4 Derivati finanziari su altri valori
-
-
-
-
Totale 30/06/2016
4.277.777
6.370.608
7.606.648
18.255.033
Totale 31/12/2015
3.779.387
7.392.748
5.657.061
16.829.196
B. Portafoglio bancario
DERIVATI CREDITIZI
Al 30 giugno 2016 ed al 31 dicembre 2015 non erano presenti contratti derivati creditizi.
98
10. OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE
I crediti ceduti vengono cancellati dalle attività in bilancio solamente se la cessione ha
comportato il sostanziale trasferimento di tutti i rischi e benefici connessi ai crediti stessi.
Per contro, qualora siano stati mantenuti i rischi e benefici relativi ai crediti ceduti, questi
continuano ad essere iscritti tra le attività del bilancio, ancorché giuridicamente la titolarità
del credito sia stata effettivamente trasferita.
Nel caso in cui non sia possibile accertare il sostanziale trasferimento dei rischi e benefici,
i crediti vengono cancellati dal bilancio qualora non sia stato mantenuto alcun tipo di
controllo sugli stessi. In caso contrario, la conservazione, anche in parte, di tale controllo
comporta il mantenimento in bilancio dei crediti in misura pari al coinvolgimento residuo,
misurato dall’esposizione ai cambiamenti di valore dei crediti ceduti ed alle variazioni dei
flussi finanziari degli stessi.
Infine, i crediti ceduti vengono cancellati dal bilancio nel caso in cui vi sia la conservazione
dei diritti contrattuali a ricevere i relativi flussi di cassa, con la contestuale assunzione di
un’obbligazione a pagare detti flussi, e solo essi ad altri soggetti terzi.
Nel corso dell’esercizio 2015 il Gruppo ha perfezionato un’operazione di cartolarizzazione
revolving, relativa a mutui ipotecari residenziali in bonis non elegibili all’utilizzo nei
programmi “Obbligazioni Bancarie Garantite”, erogati alla propria clientela e selezionati
sulla base di criteri predefiniti in modo tale da costituire un “blocco” ai sensi e per gli effetti
della legge sulla Cartolarizzazione.
A seguito della prima cessione di attivi, perfezionata nel quarto trimestre 2014 ad un prezzo
pari ad Euro 1.002.811.119,07, è stata conclusa, nel corso del quarto trimestre 2015, la
cessione di un ulteriore portafoglio di crediti idonei alla società veicolo ad un prezzo pari
ad euro 285.392.481,54.
I crediti sono stati acquistati pro soluto, ossia senza garanzia di solvenza dei debitori o dei
loro eventuali garanti, dalla società EMILIA SPV Srl, una “società veicolo”, appositamente
costituita e partecipata al 10% da Credem, con oggetto esclusivo la realizzazione di una o
più operazioni di cartolarizzazione ai sensi della Legge n. 130 del 30 aprile 1999.
La società veicolo ha finanziato l’operazione attraverso l’emissione, nel corso del mese di
aprile del 2015, di titoli obbligazionari “RMBS” di diversa classe (senior e junior). I titoli
senior sono dotati di rating ufficiale assegnato dalle agenzie DBRS e Moody’s (“A” DBRS e
“Aa3” Moody’s). I titoli junior sono, al contrario, sprovvisti di rating.
Le note pagano, trimestralmente, interessi variabili pari ad EURIBOR 3M aumentato di
75bps, per quanto riguarda le note senior, e 200bps per le junior. I detentori dei Titoli
Junior hanno inoltre diritto di ricevere a ciascuna data di pagamento e, in base all’ordine
di priorità dei pagamenti e fondi disponibili, anche un premio determinato in via residuale
dopo che siano stati corrisposti tutti gli altri importi da corrispondersi in priorità.
I titoli sono strutturati nella forma di partly paid notes (“PPN”) e interamente emessi per il
loro valore nominale alla data d’emissione (euro 3.000.000.000 per le note senior ed euro
900.000.000 per le note junior). Il prezzo delle note è stato corrisposto dai sottoscrittori
solo in parte alla data di emissione mentre le restanti quote di prezzo potranno essere
pagate in più rate successive differite nel tempo secondo la logica revolving dell’operazione.
La struttura revolving permetterà alla Banca, durante un periodo di cosiddetto
replenishment che potrà durare fino a 5 anni, di cedere (semestralmente o annualmente)
nuovi portafogli di crediti idonei alla società veicolo che utilizzerà, per il loro pagamento, i
proventi del portafoglio esistente e/o i proventi del pagamento da parte dei noteholder di
ulteriori quote del prezzo dei titoli emessi. Una volta concluso il replenishment period, le
note verranno rimborsate durante un periodo di ammortamento definito in sede di
emissione.
Al 30 giugno 2016 il circolante della tranche senior era pari ad euro 894.532.630,96 mentre
quello della tranche junior era pari a euro 252.432.223,14.
I Titoli Senior sono quotati all’Irish Stock Exchange. Entrambe le tranches sono state
acquistate da Credem. I titoli “senior” possono essere utilizzati per operazioni di
rifinanziamento presso l’Eurosistema.
L’operazione è finalizzata a costituire una riserva di liquidità e rientra fra le complessive
attività di liquidity management poste in essere da Credem.
A Credem sono state riconosciute inoltre le opzioni di riacquisto di singoli crediti entro
determinati parametri, di riacquisto in blocco per i crediti che dovessero diventare eligible
99
per l’utilizzo nei programmi “OBG” e di riacquisto di tutto il portafoglio crediti in essere in
blocco e pro soluto (nel rispetto dei vincoli contrattuali previsti).
Sono presenti nella categoria contabile Available For Sale (AFS), al 30 Giugno 2016, 50,8
milioni di euro di ABS emessi da veicoli terzi, collegati a crediti esclusivamente europei (non
esistono esposizioni dirette o indirette ai subprime americani), con preponderanza della
componente di origination italiana (38,9 milioni di euro). Circa il 90% sono cartolarizzazioni
di mutui residenziali ed il restante 10% è composto da altre tipologie di ABS. L’incidenza di
mutui “non conforming” sul totale ABS (classificazione che identifica come sottostanti
erogazioni a fronte di procedure di affidamento non coincidenti con quelle “tradizionali”
bancarie, ma non per questo corrispondente al concetto di “subprime”) è circa pari al 2,59%
del totale. L’attuale esposizione suddivisa per rischio paese è così composta (in euro):
Paese
ITALIA
UK
PORTOGALLO
OLANDA
TOTALE
Controvalore
38.896.200
7.535.417
1.257.741
3.099.894
50.789.252
% Esposizione
76,6
14,8
2,5
6,1
100,0
Il portafoglio delle cartolarizzazioni è diversificato su 12 emittenti e 16 emissioni con
massima concentrazione pari a 6,5 milioni di euro per singola emissione e 12,7 milioni di
euro per singolo emittente.
Operazioni di Covered Bond
Programma Credem CB
Il Consiglio di Amministrazione di Credito Emiliano, nelle sedute del 26 maggio 2010 e del
25 giugno 2010, ha deliberato di avviare la strutturazione di un programma di emissione
di obbligazioni bancarie garantite per un ammontare massimo di Euro 5 miliardi di euro.
In data 22 ottobre 2010, il Consiglio di Amministrazione ha approvato la prima cessione da
parte di Credem di un portafoglio di crediti per un valore massimo di Euro 2,4 miliardi in
favore di Credem CB srl, Società Veicolo (Special Purpose Vehicle, SPV) selezionata per la
partecipazione al Programma e partecipata al 70% da Credem.
Il quadro normativo italiano in materia di emissione di Obbligazioni Bancarie Garantite (di
seguito, anche la “Normativa”) è costituito, in particolare:
•
dalla deliberazione del CICR del 2 agosto 1996, in materia di organizzazione
amministrativa e contabile e controlli interni, come modificata e integrata dalla
deliberazione del 23 marzo 2004 dello stesso Comitato;
•
dall’art.7-bis della legge n. 130 del 30 aprile 1999, come successivamente modificato
ed integrato (la “Legge 130”);
•
dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 310 del 14 dicembre 2006
(il “Decreto MEF”);
•
dal Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Presidente del CICR, del 27
dicembre 2006, n. 933;
•
dal Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Presidente del CICR, del 12
aprile 2007, n. 213;
•
dalle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia in tema di Obbligazioni Bancarie
Garantite, ai sensi della Parte Terza, Capitolo 3, della Circolare n. 285 del 17 dicembre
2013, contenente le “Disposizioni di vigilanza per le banche”, come di volta in volta
modificate e aggiornate (le “Istruzioni”);
•
dalle ulteriori fonti normative, comunitarie e domestiche, espressamente richiamate
nelle Istruzioni al Paragrafo 2, Sezione 1, Capitolo 3, Parte Terza.
L’emissione di Obbligazioni Bancarie Garantite da parte di Credem si inserisce nel piano
strategico del Gruppo, finalizzato, tra l’altro, all’ottenimento di alcuni benefici in termini di
funding, quali la diversificazione delle fonti di raccolta, la riduzione del relativo costo,
nonché l’allungamento delle scadenze del passivo.
10
In linea generale, la struttura base di un’emissione di Obbligazioni Bancarie Garantite –
secondo lo schema delineato dalla normativa – prevede che vengano realizzate le seguenti
attività.
Una banca (Credem) trasferisce un insieme di asset aventi determinate caratteristiche (il
“Portafoglio”) ad una Società Veicolo (Credem CB srl). Gli attivi ceduti alla Società Veicolo
costituiscono un patrimonio separato da quello della Società Veicolo stessa a beneficio dei
portatori delle obbligazioni bancarie garantite e degli altri soggetti in favore dei quali la
garanzia è rilasciata. La Banca Cedente eroga alla Società Veicolo un prestito subordinato
finalizzato a finanziare il pagamento del prezzo di acquisto degli asset da parte della Società
Veicolo stessa.
Una banca (Credem) emette titoli obbligazionari. La Società Veicolo rilascia una garanzia
in favore dei portatori dei titoli obbligazionari emessi dall’Emittente.
Come conseguenza di ciò, il rimborso delle Obbligazioni Bancarie Garantite che saranno
emesse nell’ambito dell’operazione è garantito da una garanzia primaria, non condizionata
e irrevocabile rilasciata dalla Società Veicolo ad esclusivo beneficio degli investitori che
sottoscriveranno le Obbligazioni Bancarie Garantite e delle controparti terze, ivi incluse
quelle di hedging, coinvolte nell’operazione. La garanzia è rilasciata dalla Società Veicolo a
valere sul Portafoglio.
Da quanto riportato si evince che l’operazione di covered bond illustrata rientra nella
“fattispecie semplice”, in quanto la figura di banca originator, banca finanziatrice e banca
emittente coincidono con un unico soggetto, rappresentato appunto da Credem.
Il Portafoglio di cessione
Il portafoglio che di tempo in tempo viene ceduto alla Società Veicolo deve rispecchiare
alcune caratteristiche comuni.
I principali criteri comuni di identificazione e selezione dei mutui, da cui derivano i crediti
che costituiscono il Cover Pool, sono stati individuati previa condivisione con le agenzie di
rating cui è stata richiesta l’assegnazione del rating alle Obbligazioni Bancarie Garantite
che Credem emetterà nel contesto del Programma.
A fine ottobre 2010, settembre 2011, febbraio 2012, aprile 2014, ottobre 2014, ottobre 2015
ed aprile 2016 sono stati selezionati i crediti ipotecari derivanti da contratti di mutuo che,
alle relative date di cut-off soddisfacevano, a scopo illustrativo e non esaustivo, i seguenti
criteri cumulativi:
crediti in relazione ai quali il relativo contratto di mutuo preveda espressamente che
siano stati erogati per l'acquisto, la costruzione o la ristrutturazione di un bene immobile,
o al fine di rifinanziare un mutuo già erogato da altre banche;
crediti che derivino da contratti di mutuo per cui è stato concordato un tasso
d'interesse fisso, un tasso d'interesse variabile, un tasso d'interesse misto o un tasso
d'interesse opzionale;
crediti che prevedano modalità di pagamento con ordine di addebito diretto in conto
corrente, pagamento mediante avviso (MAV) o mediante altri rapporti interbancari diretti
(RID);
crediti che siano garantiti da ipoteca di 1° grado costituita su beni immobili siti sul
territorio della Repubblica Italiana;
crediti in relazione ai quali, alla relativa Data di Valutazione, non sussista alcuna
rata non pagata oltre il periodo di franchigia dalla relativa ultima data di pagamento e in
relazione ai quali tutte le rate precedentemente dovute sono state interamente pagate;
con riferimento ai crediti ipotecari residenziali, i crediti ai quali si applichi una
ponderazione del rischio non superiore al 35% e il cui rapporto fra l'importo capitale residuo
del relativo mutuo ipotecario sommato al capitale residuo di ogni altro precedente mutuo
garantito da ipoteca sul medesimo bene immobile non sia superiore all'80% del valore
dell'immobile;
crediti che non derivino da contratti di mutuo che beneficiano di forme di
agevolazione finanziaria;
crediti che non siano classificati come "attività finanziarie deteriorate", ai sensi della
Circolare Di banca d’Italia n.272 del 30 luglio 2008 recante la “Matrice dei Conti”, come
successivamente modificata e integrata;
crediti che non siano stati erogati (neanche in cointestazione) a dipendenti o
amministratori di Credito Emiliano o delle sue controllate facenti parte del Gruppo
Bancario CREDEM.
10
In sede di prima cessione, effettuata mediante la sottoscrizione, in data 29 ottobre 2010, di
un apposito contratto quadro di cessione dei crediti, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l.
un portafoglio iniziale per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 2,4 miliardi
(il “Portafoglio Iniziale”).
In sede di seconda cessione Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un secondo portafoglio
per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 1,1 miliardi (il “Secondo
Portafoglio”).
In sede di terza cessione, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un terzo portafoglio per un
importo in linea capitale complessivo di circa Euro 1,2 miliardi (il “Terzo Portafoglio).
Nel corso del mese di settembre 2012, Credem ha riacquistato da Credem CB S.r.l. un
portafoglio di crediti per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,4 miliardi.
In sede di quarta cessione a fine aprile 2014, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un
quarto portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,5 miliardi (il
“Quarto Portafoglio”).
In sede di quinta cessione a fine ottobre 2014, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un
quinto portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,3 miliardi (il
“Quinto Portafoglio”).
In sede di sesta cessione a fine ottobre 2015, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un
sesto portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 1 miliardo (il
“Sesto Portafoglio”).
In sede di settima cessione a fine aprile 2016, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un
settimo portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,7 miliardi
(il “Settimo Portafoglio”, che insieme al Portafoglio iniziale e alle successive cessioni
costituisce il “Cover Pool”).
Nel corso del mese di giugno 2016, Credem ha riacquistato da Credem CB S.r.l. un
portafoglio di crediti per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,4 miliardi.
Il Cover Pool alla data contabile del 30 giugno 2016, consiste di crediti derivanti da n.
50.027 mutui ipotecari, con un debito residuo complessivo di 3.662,81 milioni di euro.
Regione Mutuatario
Debito Residuo
(Euro)
%
Debito
Residuo
N° Mutui
% N°
Mutui
Abruzzo
30.834.564,18
0,84%
438
0,88%
Basilicata
6.807.485,33
0,19%
110
0,22%
Calabria
120.586.910,96
3,29%
2.192
4,38%
Campania
386.787.189,16
10,56%
4.894
9,78%
Emilia Romagna
750.236.702,71
20,48%
10.337
20,66%
Friuli Venezia Giulia
36.744.134,62
1,00%
493
0,99%
Lazio
389.744.371,79
10,64%
3.975
7,95%
Liguria
88.618.418,00
2,42%
1.092
2,18%
Lombardia
503.538.627,71
13,75%
6.573
13,14%
Marche
62.881.209,05
1,72%
768
1,54%
Molise
6.795.247,07
0,19%
114
0,23%
Piemonte
117.877.400,98
3,22%
1.624
3,25%
Puglia
269.783.221,68
7,37%
4.709
9,41%
Sardegna
61.714.417,56
1,69%
633
1,27%
Sicilia
368.276.939,22
10,05%
6.576
13,15%
Toscana
278.202.763,93
7,60%
3.279
6,55%
Trentino Alto Adige
9.268.717,26
0,25%
105
0,21%
Umbria
18.355.521,51
0,50%
296
0,59%
Val D'Aosta
299.836,95
0,01%
7
0,01%
Veneto
155.458.409,15
4,24%
1.812
3,62%
Totale Portafoglio
3.662.812.088,82
100%
50.027
100%
10
Finanziamento Subordinato
In occasione della cessione del Portafoglio Iniziale, in data 29 ottobre 2010 Credem e
Credem CB hanno sottoscritto un contratto di finanziamento subordinato, mediante il
quale Credem ha concesso a Credem CB un finanziamento subordinato per il pagamento
del corrispettivo di acquisto del Portafoglio Iniziale e si è obbligata a concedere a Credem
CB ulteriori finanziamenti subordinati ciascuno di importo pari al corrispettivo da
corrispondersi da parte di Credem CB in relazione all’acquisto dei successivi portafogli di
crediti che saranno ceduti da Credem secondo i termini e le condizioni previste dal
Contratto Quadro di Cessione.
Un ulteriore finanziamento subordinato è pertanto stato concesso in sede di ogni cessione
successiva, per un importo pari ai relativi prezzi di cessione.
Asset Swap
Tra la Società Veicolo e Credem sono stati stipulati dei contratti swap, per un ammontare
fino alla copertura del Cover Pool, al fine di garantire alla Società Veicolo una protezione
contro il rischio di tasso e/o di base dovuta alla presenza di attivi con diversa indicizzazione.
Nel mese di giugno 2013, in fase di rinnovo annuale del programma, è stata rivista la
struttura dei meccanismi di copertura dell’operazione e, previo parare favorevole delle
Agenzie di rating, sono stati chiusi anticipatamente tutti i contratti swap a suo tempo
stipulati tra la Società Veicolo e Credem.
Attualmente non sono presenti contratti asset swap tra la Società Veicolo e Credem.
Covered Bond Swap (o Liability Swap)
In occasione dell’emissione sul mercato di Covered Bond a tasso fisso, tra la Società Veicolo
e Credem viene stipulato un contratto swap al fine di mitigare il rischio di tasso tra i flussi
ricevuti dalla Società Veicolo e quanto dovuto dalla stessa agli investitori in caso di default
dell’emittente.
Attualmente sono in essere contratti swap stipulati in fase di emissione per i seguenti
Covered
Bond:
“09/07/2013-2020
“30/08/2013-2028”
“27/02/2014-2019”,
“06/11/2014-2021”.
Conti correnti
Il Programma prevede un’articolata struttura di conti correnti sui quali sono appoggiati i
flussi finanziari dell’operazione. Alla strutturazione dell’operazione, sono stati attivati una
serie di conti intestati alla Società Veicolo ed in particolare, a scopo non esaustivo:
Collection Accounts, Reserve Account, Payments Account, Eligible Investment Account e
Expenses Account. In seguito al downgrade subito da Credem ad ottobre 2011, tali rapporti
di conto corrente intestati a Credem CB sono stati trasferiti presso BNP Paribas Secuities
Services – Milan Branch.
A seguito del downgrade di Credem del luglio 2012 è stato inoltre attivato un nuovo conto
corrente intestato a Credem CB presso Barclays Bank PLC - Milan Branch nel quale
Credem, nel suo ruolo di servicer del programma, ha versato un ammontare a garanzia
definito come “commingling amount”.
In fase di rinnovo del programma, ad ottobre 2014, i conti presso BNP Paribas Secuities
Services – Milan Branch e Barclays Bank PLC - Milan Branch sono stati traferiti su Credem.
Soggetti coinvolti nel Programma
Con riferimento a tale sezione si riassumono i principali ruoli e controparti coinvolte
nell’operazione:
•
Servicer: ruolo svolto da Credem che, in tale qualità, è stato incaricato da Credem
CB delle attività di incasso e recupero dei crediti inclusi nel Portafoglio Iniziale e nei
portafogli che Credem stessa cederà a Credem CB ai sensi del Contratto Quadro di
Cessione.
•
Investment Manager: ruolo svolto da Credem che, in tale qualità, è stato incaricato
di investire la liquidità disponibile sui conti correnti aperti da Credem CB e di redigere e
inviare alle parti di tale contratto il c.d. Investment Manager Report, contenente
l’indicazione dei risultati dell’attività di investimento svolta in esecuzione delle istruzioni
ricevute.
10
•
Account Bank: ruolo attualmente svolto da Credem presso cui, in tale qualità, sono
stati aperti i conti correnti intestati a Credem CB e sui cui sarà depositata la liquidità da
utilizzarsi per i pagamenti previsti dalla struttura del Programma.
•
Account Bank di back-up: ruolo attualmente svolto da BNP Paribas Securities
Services presso cui, in tale qualità, sono stati aperti i conti correnti di back-up intestati a
Credem CB e sui cui, al verificarsi di determinati eventi, potrà essere depositata la liquidità
da utilizzarsi per i pagamenti previsti dalla struttura del Programma.
•
Principal Paying Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale
qualità, ha il principale compito di determinare ed effettuare (sia per conto di Credem che
per conto di Credem CB) i pagamenti dovuti, in linea capitale e in linea interessi, in favore
dei portatori delle Obbligazioni Bancarie Garantite.
•
Calculation Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale
qualità, ha il principale compito di redigere e inviare alle parti del contratto il c.d. Payments
Report, contenente l’indicazione dei fondi disponibili di titolarità di Credem CB e dei
pagamenti da effettuarsi, secondo l’ordine di priorità dei pagamenti determinato dalle parti
dell’operazione ai sensi dell’Intercreditor Agreement, a valere su tali fondi disponibili.
•
Asset Monitor: ruolo svolto da BDO Italia S.p.A. che, in tale qualità, effettua i calcoli
e le verifiche sui Test Obbligatori e sull’Amortisation Test svolti ai sensi del Cover Pool
Management Agreement, verificando l’accuratezza dei calcoli effettuati dal Calculation
Agent ai sensi del Cover Pool Management Agreement. Con incarico separato, è attualmente
previsto che l’Asset Monitor, su incarico di Credem, svolga ulteriori verifiche aventi ad
oggetto in particolare la conformità degli attivi idonei costituenti il Portafoglio ai requisiti
previsti dalla Normativa, la completezza, veridicità e tempestività delle informazioni messe
a disposizione degli investitori e il rispetto dei limiti alla cessione e dei requisiti degli
emittenti previsti dalle Istruzioni.
•
Representative of the Bondholders: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services
che, in tale qualità, esercita nei confronti di Credem e di Credem CB i diritti delle
controparti coinvolte nell’operazione nascenti dai Contratti del Programma.
•
Listing Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, ha
il principale compito di gestire, per conto di Credem e di Credem CB, i rapporti e gli
adempimenti con la Borsa presso cui saranno quotate le Obbligazioni Bancarie Garantite.
Si specifica infine che alcuni contratti del Programma prevedono che i soggetti incaricati
dello svolgimento di alcune attività e alcuni ruoli sopra indicati siano dotati, ai fini di tali
incarichi, di determinati livelli di rating. Pertanto, seppure alcuni ruoli risultino
attualmente ricoperti da Credem, è possibile che in futuro gli stessi possano essere
assegnati a soggetti esterni al Gruppo.
I rischi connessi con l’operazione
Il Programma di Emissione di Obbligazioni Bancarie Garantite comporta i seguenti rischi
finanziari rispetto ai quali sono state adottate varie misure di mitigazione: rischio
dell’Emittente, rischio di tasso, rischio di credito, rischio di liquidità, rischio di
rifinanziamento, rischio di controparte, rischi legali legati all’operazione.
La funzione di revisione interna di Credem (Servizio AUDITING) effettua, almeno ogni 12
mesi, una completa verifica dei controlli svolti, anche avvalendosi delle informazioni
ricevute e delle valutazioni espresse dall’Asset Monitor. I risultati di tali verifiche sono
portati a conoscenza degli organi aziendali.
Caratteristiche principali del Programma
La struttura finanziaria del Programma prevede che Credem proceda all’emissione in più
serie successive di Obbligazioni Bancarie Garantite con rating atteso pari a Aa2 e A+
espresso rispettivamente dalle seguenti società di rating: Moody’s Investors Services Inc. e
Fitch Rating Limited.
Tali obbligazioni sono state collocate ad investitori istituzionali con il supporto dei Dealers
di tempo in tempo selezionati. In fase iniziale gli Arrangers del Programma sono stati
Barclays Bank PLC e Société Générale; attualmente il ruolo è unico ed è svolto da Barclays.
Credem potrà emettere, a valere sul Programma, Obbligazioni Bancarie Garantite per un
importo complessivo di tempo in tempo in essere non superiore ad Euro 5 miliardi. Tale
importo massimo potrà essere incrementato in conformità a quanto previsto dalla
documentazione contrattuale del Programma. Nell’ambito del Programma, Credem potrà
emettere un ampio spettro di tipologie di titoli; tuttavia le tipologie attualmente più diffuse
10
sul mercato sono titoli c.d. soft bullet che prevedono il pagamento periodico di interessi, il
rimborso in un’unica soluzione alla scadenza e la possibilità per la Società Veicolo, in caso
di inadempimento di Credem, di posticipare la data di scadenza di un periodo aggiuntivo
di tempo (di prassi, un anno).
In data 10 novembre 2015, ottenuta l’approvazione del Prospetto da parte della
Commission de Surveillance du Secteur Financier, Credem ha provveduto a rinnovare il
Programma di emissione di obbligazioni bancarie garantite.
Oltre alle emissioni già effettuate nel 2010, 2011, 2012, 2013 e 2014 non sono state
effettuate nuove emissioni di Covered Bond nel corso del 2015 e del primo semestre 2016.
Al 30 giugno 2016 il controvalore nominale delle emissioni è pari a 2.1 miliardi di euro.
Programma Canossa CB
Nel mese di agosto 2012 Credem ha perfezionato la costituzione di un secondo programma
di Covered Bond per un ammontare massimo di 5 miliardi di euro, assistito da mutui
residenziali e commerciali erogati da Credem. Il programma è stato specificamente
strutturato per poter migliorare il rapporto tra quantità degli attivi presenti nel cover pool
a garanzia delle obbligazioni emesse e l’ammontare dei covered bond emettibili oltre che
per accogliere una gamma di attivi più ampia rispetto al primo programma.
In data 26 luglio 2012, il Consiglio di Amministrazione ha approvato la cessione da parte
di Credem di un portafoglio di crediti per un valore circa pari ad Euro 0,5 miliardi in favore
di Canossa CB srl, Società Veicolo (Special Purpose Vehicle, SPV) selezionata per la
partecipazione al Programma e partecipata al 70% da Credem.
In data 25 ottobre 2012, il Consiglio di Amministrazione ha approvato la cessione da parte
di Credem di un secondo portafoglio di crediti per un valore di circa Euro 0,73 miliardi in
favore di Canossa CB srl.
A maggio 2013 è stata effettuata una nuova cessione da parte di Credem di un terzo
portafoglio di crediti per un valore di circa Euro 0,57 miliardi in favore di Canossa CB srl.
Nel corso del mese di giugno 2015, Credem ha riacquistato da Canossa CB S.r.l. un
portafoglio di crediti per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 1
miliardo.Nel corso del mese di marzo 2016, Credem ha riacquistato da Canossa CB S.r.l.
tutto il portafoglio di crediti residuo per un importo in linea capitale complessivo di circa
Euro 0,37 miliardi.
In data 12 maggio 2016 il Consiglio di Amministrazione di Credito Emiliano ha approvato
la chiusura del programma di emissione di obbligazioni bancarie garantite da Canossa CB.
Il Portafoglio di cessione
Alla data contabile del 30 giugno 2016 non risultano presenti crediti nel Cover Pool di
Canossa CB.
Finanziamento Subordinato
In data 31 luglio 2012 Credem e Canossa CB hanno sottoscritto un contratto di
finanziamento subordinato, mediante il quale Credem ha concesso a Canossa CB un
finanziamento subordinato per il pagamento del corrispettivo di acquisto del Portafoglio
Iniziale e si è obbligata a concedere a Canossa CB ulteriori finanziamenti subordinati
ciascuno di importo pari al corrispettivo da corrispondersi da parte di Canossa CB in
relazione all’acquisto dei successivi portafogli di crediti che saranno ceduti da Credem
secondo i termini e le condizioni previste dal Contratto Quadro di Cessione.
Un ulteriore finanziamento subordinato è pertanto stato concesso in sede di cessione del
Secondo e Terzo Portafoglio di mutui, per un importo pari al relativo prezzo di cessione.
A fine giugno 2016 sono stati perfezionati i documenti necessari alla chiusura del
programma e del finanziamento subordinato.
Asset Swap
Non sono stati stipulati contratti swap tra la Società Veicolo e Credem.
Conti correnti
Il Programma prevede un’articolata struttura di conti correnti sui quali sono appoggiati i
flussi finanziari dell’operazione. Alla strutturazione dell’operazione, sono stati attivati una
serie di conti intestati alla Società Veicolo ed in particolare, a scopo non esaustivo:
Collection Accounts, Reserve Account, Payments Account, Eligible Investment Account e
Expenses Account.
10
A fine giugno 2016 sono stati perfezionati i documenti necessari alla chiusura del
programma e dei conti correnti ad esso strumentali.
Soggetti coinvolti nel Programma
Con riferimento a tale sezione si riassumono i principali ruoli e controparti coinvolte
nell’operazione:
•
Servicer: ruolo svolto da Credem che, in tale qualità, è stato incaricato da Canossa
CB delle attività di incasso e recupero dei crediti inclusi nel Portafoglio Iniziale e nei
portafogli che Credem stessa cederà a Canossa CB ai sensi del Contratto Quadro di
Cessione.
•
Investment Manager: ruolo svolto da Credem che, in tale qualità, è stato incaricato
di investire la liquidità disponibile sui conti correnti aperti da Canossa CB e di redigere e
inviare alle parti di tale contratto il c.d. Investment Manager Report, contenente
l’indicazione dei risultati dell’attività di investimento svolta in esecuzione delle istruzioni
ricevute.
•
Account Bank: ruolo attualmente svolto da Credem presso cui, in tale qualità, sono
stati aperti i conti correnti intestati a Canossa CB e sui cui viene depositata la liquidità da
utilizzarsi per i pagamenti previsti dalla struttura del Programma.
•
Principal Paying Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale
qualità, ha il principale compito di determinare ed effettuare (sia per conto di Credem che
per conto di Canossa CB) i pagamenti dovuti, in linea capitale e in linea interessi, in favore
dei portatori delle Obbligazioni Bancarie Garantite.
•
Calculation Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale
qualità, ha il principale compito di redigere e inviare alle parti del contratto il c.d. Payments
Report, contenente l’indicazione dei fondi disponibili di titolarità di Canossa CB e dei
pagamenti da effettuarsi, secondo l’ordine di priorità dei pagamenti determinato dalle parti
dell’operazione ai sensi dell’Intercreditor Agreement, a valere su tali fondi disponibili.
•
Asset Monitor: ruolo svolto da BDO Italia S.p.A. che, in tale qualità, effettua i calcoli
e le verifiche sui Test Obbligatori e sull’Amortisation Test svolti ai sensi del Cover Pool
Management Agreement, verificando l’accuratezza dei calcoli effettuati dal Calculation
Agent ai sensi del Cover Pool Management Agreement. Con incarico separato, è attualmente
previsto che l’Asset Monitor, su incarico di Credem, svolga ulteriori verifiche aventi ad
oggetto in particolare la conformità degli attivi idonei costituenti il Portafoglio ai requisiti
previsti dalla Normativa, la completezza, veridicità e tempestività delle informazioni messe
a disposizione degli investitori e il rispetto dei limiti alla cessione e dei requisiti degli
emittenti previsti dalle Istruzioni.
•
Representative of the Bondholders: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services
che, in tale qualità, esercita nei confronti di Credem e di Canossa CB i diritti delle
controparti coinvolte nell’operazione nascenti dai Contratti del Programma.
•
Listing Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, ha
il principale compito di gestire, per conto di Credem e di Canossa CB, i rapporti e gli
adempimenti con la Borsa presso cui saranno quotate le Obbligazioni Bancarie Garantite.
Caratteristiche principali del Programma
In data 29 maggio 2015, è scaduta l’ultima emissione effettuata a valere sul Programma.
Al 30 giugno 2016 non vi sono emissioni in essere.
Per una più efficiente gestione della liquidità, il Programma è stato oggetto di chiusura nel
corso del 1° semestre 2016.
Indicazione dei metodi per il calcolo degli importi delle esposizioni ponderati
per il rischio che la banca applica all’attività di cartolarizzazione
Le cartolarizzazioni producono effetti sulla situazione patrimoniale delle banche, sia che
esse si pongano come cedenti delle attività o dei rischi sia che assumano la veste di
acquirenti dei titoli emessi dal veicolo o dei rischi di credito.
In particolare, la banca cedente (originator), al verificarsi di determinate condizioni elencate
nella normativa, può escludere dal calcolo dei requisiti patrimoniali le attività cartolarizzate
e, nel caso di banche che adottano i metodi basati sui rating interni, le relative perdite
attese.
Sono previsti diversi metodi di calcolo del valore ponderato delle posizioni verso la
cartolarizzazione, la cui applicazione dipende dalla metodologia (standardizzata o basata
10
sui rating interni) che la banca avrebbe applicato alle relative attività cartolarizzate per
determinare il requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito.
Nel caso in cui la banca adotti il metodo standardizzato per il calcolo del requisito
patrimoniale a fronte del rischio di credito, per le attività cartolarizzate cui si riferiscono le
posizioni detenute verso la cartolarizzazione, l’importo ponderato per il rischio viene
calcolato secondo un metodo che attribuisce, di regola, alle posizioni verso la
cartolarizzazione una ponderazione che dipende dal rating attribuito da una ECAI.
Le agenzie esterne di valutazione, ECAI (External Credit Assessment Institution), del merito
di credito utilizzate dal Gruppo al 30 giugno 2016 per le cartolarizzazione di terzi sono Fitch
Ratings e Standard & Poor’s.
10
AMMONTARE DELLE ESPOSIZIONI CARTOLARIZZATE DALLA BANCA E ASSOGGETTATE ALLE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI
CARTOLARIZZAZIONI
ESPOSIZIONI RIPARTITE IN FUNZIONE DI FASCE DI PONDERAZIONE DEL RISCHIO
Attività di rischio per cassa
FASCE DI
PONDERAZIONE DEL
RISCHIO
Clausole di rimborso
anticipato
Attività di rischio fuori bilancio
Cartolarizzazioni proprie
Cartolarizzazioni di terzi
Cartolarizzazioni proprie
Cartolarizzazioni di terzi
Cartolarizzazioni proprie
Tipo cartolarizzazione
Tipo cartolarizzazione
Tipo cartolarizzazione
Tipo cartolarizzazione
Tipo cartolarizzazione
Tradizionale
Sintetica
Tradizionale
Sintetica
Tradizionale
Sintetica
Tradizionale
Sintetica
Tradizionale
Sintetica
Ponderazione 20%
-
-
31.312
-
-
-
-
-
-
-
Ponderazione 50%
-
-
13.484
-
-
-
-
-
-
-
Ponderazione 100%
Totale 30/06/2016
-
-
5.993
-
-
-
-
-
-
-
-
-
50.789
-
-
-
-
-
-
-
Totale 31/12/2015
-
-
62.414
-
-
-
-
-
-
-
10
Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione di “terzi”, ripartite per tipologia
di attività cartolarizzate e per tipo esposizione
Esposizioni per cassa
Valore di bilancio
Rettifiche/riprese di valore
Valore di bilancio
Rettifiche/riprese di valore
Valore di bilancio
Rettifiche/riprese di valore
Valore di bilancio
Rettifiche/riprese di valore
Valore di bilancio
Rettifiche/riprese di valore
Valore di bilancio
Rettifiche/riprese di valore
Valore di bilancio
Rettifiche/riprese di valore
Valore di bilancio
Rettifiche/riprese di valore
Junior
Rettifiche/riprese di valore
Mezzanine
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
3.011
17
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.508
8
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Mutui residenziali
4.522
11
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
BP MORTGAGES
07/44TV
Mutui residenziali
551
3
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.051
5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
5.354
64
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
3.362
26
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
4.006
73
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
3.100
28
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.766
10
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Mutui residenziali
4.942
9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
GREAT H.FRN-A2BMZ39
Mutui residenziali
4.053
9
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
1.258
22
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
3.482
-5
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
6.519
38
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Mutui residenziali
Mutui residenziali
A.3
BERICA 5 RE 04-41 TV
A.4
BP MORTGAGES
07/43TV
Mutui residenziali
A.6
CASSA C.S. 07/43 TV
A.7
CORDUSIO FRN35 EUR
Mutui residenziali
Mutui residenziali
CORDUSIO FRN42 EUR
Mutui residenziali
CORDUSIO FRN40 A2
Mutui residenziali
E-MAC NL FRN -A-GE37
Mutui residenziali
A.11
F-E
MORTGAGES03/43TV
A.12
FIP FUNDING 05-23 A2
Mutui residenziali
A.14
HIPOTOTTA4-CL/A ST48
A.15
PARAGON8-CL/A2B
AP35
Mutui residenziali
Mutui residenziali
A.16
Senior
-
BERICA 1 MBS04-35 TV
A.13
Junior
-
A.2
A.10
Mezzanine
-
ASTI FINANCE 41 EUR
A.9
Senior
15
A.1
A.8
Junior
2.304
Tipologia attività sottostanti/
Esposizioni
A.5
Mezzanine
Linee di credito
Valore di bilancio
Senior
Garanzie rilasciate
VELA H.FRN LG40CL.A3
Mutui residenziali
109
11. RISCHIO OPERATIVO
Il Gruppo ha sviluppato un sistema integrato di gestione dei rischi operativi assunti che,
in attuazione degli indirizzi strategici, consente di rafforzare la capacità delle Unità
Organizzative di gestirli consapevolmente, introducendo strumenti di rilevazione,
misurazione e controllo tali da garantire un’assunzione dei rischi consapevole e compatibile
con le strategie di Governance e con le condizioni economiche e patrimoniali, nel rispetto
delle indicazioni provenienti dalle Autorità di Vigilanza”.
Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato il regolamento “Gestione
dei rischi operativi” (Regolamento ORM) con cui definisce le politiche di gestione del rischio
operativo a livello di Gruppo e Banca e determina un sistema comune e coordinato
caratterizzato da regole condivise per l’allocazione di compiti e responsabilità.
Il regolamento definisce come rischio operativo “il rischio di perdite derivanti
dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di processi, risorse umane e sistemi interni, oppure
da eventi esogeni, ivi compreso il rischio giuridico; non sono inclusi quelli strategici e di
reputazione”.
Inoltre, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato, ai fini della
determinazione del requisito patrimoniale, l’utilizzo del metodo TSA per tutte le società
appartenenti al Gruppo Bancario.
Non sono intervenute variazioni significative rispetto all’esercizio precedente in relazione al
modello di gestione dei rischi operativi che di seguito viene rappresentato sinteticamente:
l’Organo con funzioni di supervisione strategica di Gruppo è identificato nel Consiglio di
Amministrazione di Credito Emiliano SpA, Capogruppo del Gruppo Bancario Credito
Emiliano – CREDEM. L’azione viene esercitata con il supporto del Comitato Consiliare
Rischi di Gruppo (Comitato di Governance, privo di deleghe, istituito con la finalità di
svolgere un ruolo istruttorio).
A livello di Gruppo sono stati individuati più organi con funzioni di gestione, coincidenti
con i Consigli di Amministrazione delle singole controllate, che hanno adottato il
Regolamento ORM traducendo il relativo “schema” nella specifica realtà aziendale ed
individuando concretamente le funzioni “locali” richieste per il buon esito del processo.
Dal punto di vista operativo gli organi con funzione di supervisione strategica e quelli con
funzioni di gestione sono supportati dall’attività dell’ufficio Rischi Operativi e di Credito
(ROC). Nell’ambito del processo coordinato centralmente da ROC (c.d. “ORM Centrale”),
l’attività viene svolta con il supporto di alcune funzioni “ORM Periferico” appartenenti a
diversi servizi della banca.
L’Organo con funzioni di controllo è identificato nel Collegio Sindacale, coerentemente con
la disciplina vigente relativa agli enti che adottano un modello “tradizionale” di governance
societaria. Più in particolare, il Collegio della Capogruppo è responsabile di vigilare
sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta
amministrazione, sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e contabili del Gruppo anche
tramite il coordinamento con gli omologhi organi collegiali presenti nelle controllate.
Nell’espletamento delle proprie attività tale organo viene supportato dal Servizio Audit di
Gruppo.
Il Regolamento ORM istituisce, inoltre, specifici flussi informativi verso l’organo di controllo
delle società interessate dal modello TSA (a livello individuale e consolidato, secondo le
rispettive competenze).
Il Sistema di Gestione dei Rischi Operativi è periodicamente sottoposto a revisione
indipendente da parte del Servizio Audit della Capogruppo.
Il sistema di gestione dei rischi operativi è definito come l’insieme strutturato dei processi
funzioni e risorse per l’identificazione, la valutazione e il controllo dei rischi operativi ed è
articolato nei seguenti sottoprocessi:
•
Identificazione;
•
Misurazione;
•
Monitoraggio e Controllo;
•
Mitigazione.
Il processo di “Identificazione” è composto dalle seguenti procedure:
•
Loss Data Collection: consiste nella raccolta dei dati di perdita operativa interna
con il coinvolgimento diretto di tutte le unità di business. In tale ambito, gli eventi
di perdita operativa (inclusi quelli di natura informatica) sono classificati per
Business Line (corporate finance, trading and sales, retail banking, commercial
110
•
•
banking, payment and settlement,, agency services, asset management, retail
Brokerage) ed Event Type (frodi interne, frodi esterne, rapporto di impiego e
sicurezza sul lavoro, clientela - prodotti e prassi professionali, danni da eventi
esterni, interruzioni dell’operatività e disfunzioni dei sistemi, esecuzione, consegna
e gestione dei processi);
Risk Self Assessment: consiste nella raccolta, attraverso questionario, di stime
soggettive espresse dai risk owner con riferimento agli eventi di natura operativa
(inclusi quelli di natura informatica) potenzialmente rilevanti per le proprie unità
di business;
Data Pooling/Comunicazione verso enti esterni: consiste nella partecipazione ad
iniziative consortili esterne e nella gestione delle relative interrelazioni (ad es.
consorzio DIPO) ed alla comunicazione dei dati di perdita operativa raccolti agli
Organi di Vigilanza (Banca d’Italia e Banca Centrale Europea).
Il processo di “Misurazione” è rappresentato dalla quantificazione del Capitale a Rischio
(CaR) mediante stime soggettive. Le metodologie di misurazione delle perdite attese e
inattese sono finalizzate ad un’attività di controllo ed individuazione di situazioni
potenzialmente critiche e si basano sulla esecuzione di questionari (RSA), con frequenza
almeno annuale, che per ogni tipologia di evento richiedono ai responsabili delle unità
organizzative (UO) che possono generare/gestire i rischi operativi, una stima soggettiva di
alcuni fattori di rischio:
•
“frequenza tipica”, il numero medio atteso di eventi nell’arco temporale di
riferimento;
•
“impatto tipico”, la perdita media attesa per tipologia di evento;
•
“impatto peggiore”, l’impatto del singolo evento qualora esso si manifesti nel
peggior modo (ragionevolmente) concepibile.
L’analisi è svolta su più livelli: unità organizzativa, business units, società e gruppo
consolidato e per ogni livello sono prodotti: un valore di perdita attesa ed un valore di
perdita inattesa.
Il processo di “Monitoraggio e controllo” mira a identificare tempestivamente eventuali
disfunzioni nei processi aziendali o nelle procedure di gestione del rischio al fine di consentire
di valutare le necessarie azioni di mitigazione.
I Rischi Operativi sono inoltre monitorati all’interno del più ampio processo di Risk Appetite
Framework (RAF) di Gruppo (monitoraggio trimestrale).
Il sistema di reporting fornisce agli organi aziendali ed ai responsabili delle funzioni
interessate informazioni sul livello di esposizione ai rischi operativi e rappresenta uno
strumento di supporto per la loro gestione attiva e rappresenta la sintesi dei processi di
misurazione, monitoraggio e controllo.
Il processo di “Mitigazione” definisce le azioni da intraprendere per la prevenzione e
l’attenuazione dei rischi operativi ed è composto dalle seguenti procedure:
•
Analisi gestionale: consiste nell’analisi delle criticità emerse e delle diverse possibili
soluzioni a disposizione nell’ambito delle tradizionali modalità alternative di
gestione del rischio (ritenzione, trasferimento, mitigazione), in ottica costi-benefici;
•
Gestione dell’attività di mitigazione: consiste nella scelta, pianificazione, avvio delle
attività, implementazione e completamento degli interventi di mitigazione messi in
atto e successivo controllo dell’avanzamento e dell’efficacia degli interventi di
mitigazione del rischio attuati;
•
Gestione delle forme di trasferimento: consiste nella individuazione, valutazione,
scelta e gestione delle diverse forme di trasferimento del rischio.
La classificazione delle attività nelle linee di business regolamentari è declinata nelle fasi
di:
•
mappatura dati;
•
determinazione requisito patrimoniale individuale.
La mappatura dei dati si delinea a livello individuale attraverso il collocamento di ciascuno
dei centri gestionali nella business line regolamentare di pertinenza seguendo i principi
sanciti dal Regolamento UE n. 575/2013; segue quindi l’individuazione delle fonti dati che
riportano i dati reddituali di tali centri e gli eventuali criteri di ripartizione.
In applicazione della mappatura definita, ciascuna società procede alla determinazione dei
valori per centro, alla collocazione sulle business line previste e alla determinazione del
requisito individuale.
Le attività definite per la determinazione del requisito patrimoniale consolidato prevedono
l’identificazione dell’”Indicatore Rilevante” individuale e la componente riconducibile a
111
ciascuna società del Gruppo per business line regolamentare (da determinarsi in coerenza
con i criteri sanciti nella mappatura utilizzata a fini individuali).
Il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi, calcolato sull’ Indicatore Rilevante del
triennio 2013 - 2015, è pari a 117,4 milioni di euro.
Si riporta di seguito la composizione percentuale delle perdite operative del Gruppo Credem
per tipologie di evento:
•
ET 01 - Frode Interna
•
ET 02 - Frode esterna
•
ET 03 - Relazioni con il personale e sicurezza dell'ambiente di lavoro
•
ET 04 - Rapporti con clienti, prestazioni di servizi e prodotti
•
ET 05 - Disastri ed altri eventi
•
ET 06 - Sistemi
•
ET 07- Esecuzione, gestione, consegna di servizi e prodotti
Nel corso del I semestre 2016, la principale fonte di rischio operativo, per importo di perdita,
è risultata essere la tipologia di evento “Esecuzione, gestione e consegna di prodotti o
servizi” (ET 07) che include le perdite dovute a problemi nel trattamento ed esecuzione delle
operazioni e nella gestione dei processi (circa l’89% di tale importo è riconducibile
all’ammontare di sanzioni e interessi a seguito all’accertamento fiscale ai fini IRES per gli anni 20072014 che ha visto coinvolta la società Euromobiliare AM SgR). La seconda fonte di rischio
operativo si riferisce a “Rapporti con clienti, prestazioni di servizi o prodotti” (ET 04) che
include le perdite derivanti da inadempienze, involontarie o per negligenza, relative a
obblighi professionali verso clienti, ovvero dalla natura o dalla configurazione del prodotto
e, subito dopo in ordine di incidenza, ci sono le perdite derivanti da “Frodi Interne” (ET 01).
Circa l’84% dell’importo relativo a questi ultimi due ET, è riconducibile al Conduct Risk. Le
frodi esterne (ET 02) ricoprono il 13% delle perdite totali del Gruppo (il 3% di tale importo è
dovuto a perdite riconducibili al rischio informatico). Infine, in maniera ridotta, si sono
registrate perdite dovute a relazioni con il personale e sicurezza dell'ambiente di lavoro (ET
03). Quasi nulle, in termini di incidenza, risultano essere le perdite dovute a “Disastri e
altri eventi” (ET 05) e quelle legate a malfunzionamento dei sistemi tecnologici (ET 06).
112
12. ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE: INFORMAZIONI SULLE POSIZIONI
INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO
Nell’ambito del portafoglio bancario, il rischio di prezzo è legato essenzialmente alla
presenza di partecipazioni e titoli di capitale all’interno del portafoglio “disponibili per la
vendita”. Con riferimento alle partecipazioni quotate in mercati regolamentati, il rischio
viene monitorato giornalmente attraverso il calcolo del Value at Risk.
Il processo di acquisizione delle informazioni relative al pricing prevede:
•
nel caso di strumenti quotati su mercati regolamentati l’utilizzo del valore ufficiale
(BID) registrato in detti mercati;
•
nel caso di strumenti non quotati l’utilizzo dei seguenti criteri:
•
prezzi desumibili da transazioni sui titoli oggetto di valutazione o su titoli
comparabili;
•
valutazioni peritali;
•
multipli di mercato relativi a società similari per dimensione e aree di business;
•
modelli di valutazione comunemente adottati dalla prassi di mercato.
Successivamente alla rilevazione iniziale, i titoli di capitale inclusi nel portafoglio bancario,
contabilizzati nel portafoglio “Attività disponibili per la vendita”, sono valutati al fair value,
mentre per quelli che non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile
secondo le linee guida sopra indicate, sono mantenuti al costo.
La verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di riduzione di valore viene effettuata ad ogni
chiusura di bilancio o di situazione infrannuale.
Con riferimento ai titoli di capitale (inclusi i fondi), è ragionevole ipotizzare che le azioni in
portafoglio siano da assoggettare ad Impairment prima dei titoli obbligazionari emessi dalla
stessa società emittente; pertanto, gli indicatori di svalutazione dei titoli di debito emessi
da una società, ovvero la svalutazione di tali titoli di debito, sono forti indicatori
dell’Impairment dei titoli di capitale della stessa società.
Inoltre, per stabilire se vi è una evidenza di Impairment per un titolo di capitale, oltre alla
presenza degli eventi indicati dallo IAS 39.59, ed alle considerazioni in precedenza riportate
ove applicabili, sono da considerare i due seguenti eventi (IAS 39.61):
•
cambiamenti significativi con effetti avversi relativi alle tecnologie, mercati,
ambiente economico o legale relativamente all’emittente, che indicano che il costo
dell’investimento non può più essere recuperato;
•
un significativo o prolungato declino nel Fair Value dell’investimento al di sotto
del suo costo.
Si procede, normalmente, a rilevare un Impairment se:
•
il Fair Value del titolo è inferiore al 35% rispetto al valore di carico di prima iscrizione;
oppure
•
il Fair Value è inferiore al valore di carico per un arco temporale di almeno 18 mesi.
Relativamente agli investimenti in strumenti rappresentativi di capitale, la necessità di
rilevare un Impairment considera, in caso non si verifichino le condizioni sopra indicate,
singolarmente o congiuntamente, le seguenti situazioni:
•
il Fair Value dell’investimento risulta significativamente inferiore al costo di
acquisto o comunque è significativamente inferiore a quello di società similari
dello stesso settore;
•
il management della società non è considerato di adeguato standing ed in ogni
caso capace di assicurare una ripresa delle quotazioni;
•
si rivela la riduzione del “credit rating” dalla data dell’acquisto;
•
significativo declino dei profitti, dei cash flow o nella posizione finanziaria netta
dell’emittente dalla data di acquisto;
•
si rileva una riduzione o interruzione della distribuzione dei dividendi;
•
scompare un mercato attivo per i titoli obbligazionari emessi;
•
si verificano cambiamenti del contesto normativo, economico e tecnologico
dell’emittente che hanno un impatto negativo sulla situazione reddituale,
patrimoniale e finanziaria dello stesso;
113
•
esistono prospettive negative del mercato, settore o area geografica nel quale
opera l’emittente.
Gli utili o le perdite derivanti da una variazione di fair value vengono rilevati in una specifica
Riserva di patrimonio netto sino a che l’attività finanziaria non viene cancellata o non viene
rilevata una perdita di valore. Al momento della dismissione o della rilevazione di una
perdita di valore, l’utile o la perdita cumulati vengono riversati a conto economico.
Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi
successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di
valore con imputazione a conto economico, nel caso di crediti o titoli di debito, ed a
patrimonio netto nel caso di titoli di capitale. L’ammontare della ripresa non può in ogni
caso superare il costo ammortizzato che lo strumento avrebbe avuto in assenza di
precedenti rettifiche.
ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE CLASSIFICATI NEL PORTAFOGLIO
“ATTIVITÀ DISPONIBILI PER LA VENDITA” E “PARTECIPAZIONI”
Gruppo bancario
Voci/Valori
Livello 1
Titoli di capitale
Livello 2
Livello 3
-
2.357
232.105
1.095
-
1.124
Totale 30 giugno 2016
1.095
2.357
233.229
Totale 31 dicembre 2015
1.116
-
251.028
Quote di O.I.C.R.
I Livelli utilizzati per le classificazioni sono i seguenti:
•
“livello 1”: se lo strumento finanziario è quotato in un mercato attivo;
•
“livello 2”: se il fair value è misurato sulla base di tecniche di valutazione che prendono
a riferimento parametri osservabili sul mercato, diversi dalle quotazioni dello
strumento finanziario;
•
“livello 3”: se il fair value è calcolato sulla base di tecniche di valutazione che prendono
a riferimento parametri non osservabili sul mercato.
I titoli di capitale classificati, includono il valore delle società Credemvita e
Credemassicurazioni, consolidate con il metodo del patrimonio netto.
I titoli di capitale classificati nelle “attività finanziarie disponibili per la vendita” sono
principalmente rappresentati da partecipazioni non qualificate.
Gli investimenti azionari classificati nella voce “Attività finanziarie disponibili per la
vendita” sono valutati al fair value. I titoli di capitale, per i quali il fair value non risulta
attendibile o verificabile, sono iscritti al costo, rettificato a fronte dell’accertamento di
perdite per riduzione di valore. A tali titoli è stato attribuito il livello di fair value 3.
Nel portafoglio bancario rientrano anche le partecipazioni in società collegate, consolidate
al patrimonio netto.
Utili e perdite complessivamente realizzati nel periodo di riferimento a
seguito di cessioni e liquidazioni
Nel corso dell’esercizio sono state realizzati utili per 11.231 mila euro relativi alle
interessenze in titoli di capitale.
114
13. RISCHIO DI TASSO DI
PORTAFOGLIO BANCARIO
INTERESSE
SULLE
POSIZIONI
INCLUSE
Il Gruppo adotta la definizione normativa di rischio di tasso di interesse sul banking book,
secondo cui il rischio in oggetto è: “il rischio di tasso di interesse derivante da attività
diverse dalla negoziazione: rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse”.
Il rischio di tasso di interesse è generato dagli sbilanci derivanti dall’attività caratteristica,
come conseguenza di differenze nelle scadenze e nei periodi di ridefinizione delle condizioni
di tasso di interesse delle poste attive e passive.
La politica di gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è volta alla
stabilizzazione del margine di interesse sul portafoglio bancario, mantenendo uno sbilancio
tendenzialmente contenuto e all’interno dei massimali definiti nel “Regolamento per
l’assunzione dei rischi finanziari”. Eventuali modifiche a tale Regolamento ed ai massimali
in esso espressi possono essere sottoposte a delibera del Consiglio di Amministrazione su
proposta della Business Unit Finanza, sentito preventivamente il parere della funzione di
Risk Management.
Nell’ambito delle linee guida e delle soglie di tolleranza massima indicate dal Consiglio di
Amministrazione, coerentemente con il Risk Appetite Framework di gruppo, al Comitato
Asset & Liability Management (ALM) sono assegnati poteri decisionali per la declinazione
delle strategie definite in merito a:
•
struttura finanziaria delle attività e delle passività della banca;
•
livello di rischio di tasso e liquidità complessivo desiderato;
•
politiche di funding del Gruppo e proposizione del funding plan annuale della
Capogruppo, formulato dalla Business Unit Finanza di concerto con il Servizio Valore.
Tali indicazioni costituiscono il presupposto e garantiscono la coerenza complessiva con gli
obiettivi gestionali che ogni funzione aziendale definisce nell'ambito delle proprie
autonomie.
Gli indirizzi strategici, e le conseguenti scelte gestionali, sono finalizzati a:
•
stabilizzare nel tempo il margine di interesse;
•
garantire un adeguato grado di liquidità, solvibilità e mismatching delle scadenze.
La gestione operativa del rischio di tasso di interesse sul banking book è attribuita alla
Business Unit Finanza, nell’ambito delle autonomie assegnate dal Regolamento per
l’assunzione dei rischi finanziari, in coerenza con il Risk Appetite definito a livello di gruppo,
ed in ottemperanza agli indirizzi strategici espressi dal Comitato ALM. Nell’attività di
gestione la Business Unit Finanza si avvale di un modello rappresentativo del rischio tasso
basato sulla visualizzazione lungo l’asse temporale delle operazioni per scadenza di
repricing, al fine di evidenziare squilibri fra attivo e passivo. La Business Unit Finanza si
occupa inoltre di proporre al Comitato ALM gli interventi ritenuti necessari a migliorare il
profilo complessivo in termini di rischio di tasso (e di liquidità strutturale) e di realizzare
operativamente tali interventi.
Nell’ambito del processo di gestione dei rischi e di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale
e prospettica, la funzione di Risk Management:
•
sviluppa, con il supporto della Business Unit Finanza, le metodologie di misurazione
del rischio di tasso di interesse sul banking book;
•
monitora giornalmente il rispetto dei limiti esplicitati nel “Regolamento per l’assunzione
dei rischi finanziari”;
•
predispone reporting per la gestione e monitoraggio del rischio di tasso per il Comitato
Consiliare Rischi di Gruppo.
Il Report Giornaliero di sintesi del rispetto dei massimali presenta, fra le altre, le seguenti
informazioni:
•
gap per fascia di scadenza sulle operazioni di raccolta e impiego in Euro e in valuta
estera, i relativi massimali stabiliti dal Regolamento ed eventuali sconfini;
•
massimali di rischio tasso in termini di Ten Years Equivalent (Tye) ed eventuali sconfini;
•
limiti di concentrazione per divisa ed eventuali sconfini.
115
NEL
Alla luce dei recenti interventi normativi (EBA/BCBS) riguardanti il rischio di tasso di
interesse del banking book (IRRBB) e delle ulteriori segnalazioni sul tema previste a fronte
della supervisione diretta da parte della BCE, è in corso a livello di gruppo un progetto di
evoluzione e adeguamento delle policy sul rischio tasso, nonché delle metriche di
misurazione, in coerenza con la regolamentazione europea di riferimento.
Attività di copertura del fair value
Si è adottata la metodologia contabile del Macro Fair Value Hedge per la copertura del
rischio di tasso associato a:
•
mutui a tasso fisso,
•
mutui a tasso variabile con opzione “cap”, per coprire il rischio tasso generato
dall’opzione.
•
componente core anelastica della raccolta a vista.
Si è adottata, inoltre, la metodologia contabile del Micro Fair value Hedge per la copertura
del rischio di tasso associato a:
•
titoli di debito in regime contabile AFS,
•
prestiti obbligazionari a tasso fisso emessi dal Credito Emiliano;
•
titoli emessi da banche e detenuti nel portafoglio crediti.
L’applicazione della metodologia di hedge accounting consente di rappresentare
contabilmente in modo simmetrico sia le poste coperte che i prodotti derivati utilizzati per
la copertura. In particolare, per la copertura del rischio di tasso, vengono utilizzati
strumenti derivati non quotati (IRS, OIS, IRO) che consentono di riallineare le differenze tra
le caratteristiche finanziarie degli impieghi e della raccolta.
Il Fair Value Hedge prevede che la relazione di copertura sia formalmente documentata da
una hedging card e che la tenuta della copertura sia verificata attraverso dei test di efficacia
sia prospettici che retrospettivi. Se i test di efficacia danno esito positivo è passata in
contabilità una rettifica relativa al Fair Value dello strumento coperto, per allineare la sua
modalità di valutazione a quello dello strumento di hedging.
Tali test di efficacia sono svolti periodicamente durante tutta la vita dell’operazione. La
copertura è considerata efficace se il rapporto tra la variazione di fair value dell’elemento
coperto rispetto allo strumento di copertura è compreso nel range 80%-125%. Il test di
verifica della tenuta prospettica e retrospettiva delle coperture è svolto su base trimestrale.
L’hedge accounting non può essere mantenuto qualora la copertura divenga inefficace
(fuori dal range 80%-125%).
Per quanto riguarda le poste a vista, il gruppo adotta un modello di valutazione che
permette di quantificarne gli effetti di persistenza nel tempo e di imperfetta elasticità alla
variazione dei tassi di mercato (effetto vischiosità). La modellizzazione è basata sulle serie
storiche interne dei comportamenti della clientela, e si costituisce di due componenti: la
stima della relazione dei tassi delle poste a vista con i tassi di mercato in base ad un modello
econometrico (modello tassi); la stima della persistenza dei volumi (modello volumi),
attraverso la quale l’ammontare delle poste a vista viene tradotto in un portafoglio di poste
a tasso fisso a scadenza (replicating portfolio).
Nel corso del 2015 il gruppo ha effettuato un aggiornamento del modello di valutazione, le
cui innovazioni consistono principalmente nell’introduzione di nuovi regressori nel modello
econometrico dei tassi che consentono di separare il rischio tasso di interesse in senso
proprio da altri fenomeni (es. credito) e l’adozione del concetto di mean life che consente di
legare maggiormente l’holding period degli aggregati alla volatilità storica delle masse.
Attività di copertura dei flussi finanziari
Obiettivo di fondo delle operazioni di copertura effettuate secondo la metodologia del Cash
Flow Hedge è quello di evitare che variazioni inattese dei tassi di mercato si ripercuotano
negativamente sul margine di interesse.
Sono presenti coperture di cash flow hedge su diverse forme di raccolta a tasso variabile
già emessi e di futura emissione (forecast transaction).
In particolare, per la copertura del rischio di tasso, vengono utilizzati strumenti derivati
non quotati (IRS) che consentono di riallineare le differenze tra le caratteristiche finanziarie
degli impieghi e della raccolta. L’obiettivo della copertura è l’eliminazione parziale del
rischio di fluttuazioni dei flussi di cassa futuri determinati dall’andamento del tasso
variabile lungo il periodo coperto e il conseguente raggiungimento di un’indicizzazione al
116
tasso fisso “obiettivo”, pari a quello sintetizzato dai flussi della “gamba” a tasso fisso del
gruppo di strumenti di copertura.
Nei precedenti esercizi è stato attivato il Cash Flow Hedge anche per i mutui a tasso
variabile. La definizione dei pacchetti di mutui coperti in Cash Flow Hedge è stata fatta
secondo i seguenti criteri:
•
stessa frequenza di pagamento
•
stesso tipo di indicizzazione
•
periodicità di revisione del tasso e liquidazione degli interessi (divisi nei seguenti 3
bucket: dal 1° al 10° giorno del mese, dal 11° al 20° e dal 21° a fine mese).
L'omogeneità di tali caratteristiche del portafoglio mutui e dei relativi derivati garantisce
l'efficacia della copertura e quindi permette di non effettuare il test al punto 2 del seguente
paragrafo (test invece indispensabile per il Cash Flow Hedge su diverse forme di raccolta.
Metodo di valutazione di efficacia
Per la raccolta a tasso variabile coperta in Cash Flow Hedge vengono effettuati i seguenti
test:
1. Verifica della capienza minima di nominale per ogni periodo futuro a partire del
bucket in corso;
2. effettuazione del test prospettico e retrospettivo tramite la metodologia del derivato
ipotetico, ovvero confronto fra il Fair Value del derivato di copertura rispetto al
Fair Value del derivato ipotetico avente come gamba fissa gli stessi flussi dei
derivati di copertura e come gamba variabile i flussi variabili dello strumento
coperto pesato per le percentuali di copertura.
Per i mutui coperti in Cash Flow Hedge viene verificato che lo swap di copertura sia stato
concluso a condizioni di mercato, controllando il valore di Market To Market con la curva
real time al momento della chiusura dell’operazione.
Osservazioni sulla metodologia presentata
Relativamente al Cash Flow Hedge delle diverse forme di raccolta (analogo discorso vale per
il Cash Flow Hedge mutui cambiando i segni dei flussi e passività in attività) gli strumenti
derivati per i quali si applica la metodologia in oggetto sono considerati come facenti parte
di un unico gruppo di operazioni che presentano complessivamente un’esposizione di tipo
“incasso tasso variabile/pagamento tasso fisso”. Tale gruppo di operazioni è considerato,
lungo tutta la loro vita, a copertura parziale dei flussi che si generano su un gruppo di
passività a tasso variabile (pagamento tasso variabile); tali passività sono rappresentate sia
da posizioni debitorie già in essere, sia da operazioni future con le medesime caratteristiche
(qualora rispettino i requisiti richiesti dal principio per essere designate come poste coperte
). All’interno di ciascun bucket, essendo coperto l’insieme omogeneo dei flussi generati dalle
passività interessate dalla copertura, l’identificazione dei flussi coperti prescinde dalla
correlazione dei medesimi rispetto ai nominali che li hanno generati (singole passività a
tasso variabile), tuttavia i flussi oggetto di copertura vengono identificati come “i primi”
complessivamente generati all’interno del bucket medesimo (cfr. IAS 39 IG §F.3.10).
L’obiettivo della copertura è l’eliminazione di una porzione del rischio di variabilità dei flussi
di cassa derivanti dalla ridefinizione delle “cedole” delle poste coperte. La designazione della
relazione di copertura è riferita a precisi periodi di tempo futuro (bucket trimestrali per il
Cash Flow Hedge titoli, bucket mensili per il Cash Flow Hedge mutui) e, in termini di
porzione coperta, può essere differente da bucket a bucket in relazione alla posizione
complessiva del gruppo dei derivati di copertura e delle operazioni coperte in essere alla
fine di ogni bucket definito.
La riduzione del rischio di variabilità dei flussi di cassa è ottenuta tramite la composizione
di gruppi di elementi coperti e di poste di copertura che presentano caratteristiche di
indicizzazione allo stesso tasso variabile e con date di definizione dei tassi
“ragionevolmente” vicine (trimestre nel caso di Cash Flow Hedge su diverse forme di
raccolta, 10 giorni nel caso del Cash Flow Hedge mutui).
In sostanza, i flussi di cassa che verranno incassati in ognuno dei periodi definiti dalle
cedole variabili del gruppo degli strumenti di copertura annulleranno una porzione (pari a
quella generata sul capitale coperto) dei flussi di cassa complessivamente pagati sul gruppo
di poste coperte (i flussi generati dai primi nominali in riprezzamento di ogni bucket fino a
concorrenza del nominale delle operazioni di copertura per ogni periodo) trasformando
l’esposizione complessiva nel bucket da variabile a fissa.
117
Affinché tale situazione si verifichi con un elevato livello di probabilità è necessario che i
flussi di cassa (variabili) generati dai due gruppi siano allineati in termini di parametro e
frequenza di indicizzazione e che le date di definizione dei tassi variabili dei singoli elementi
presenti nei due gruppi siano sufficientemente ravvicinate fra di loro.
Il concetto di alta probabilità delle operazioni attese
Ai fini della designazione della relazione di copertura delle diverse forme di raccolta a tasso
variabile, una forecast transaction deve essere1:
•
altamente probabile;
•
capace di incidere, in ultima istanza, sul conto economico, essendo variabili i flussi di
cassa ad essa riconducibili .
Per “altamente probabile” si intende una situazione tale per cui è molto più facile che la
transazione avvenga piuttosto che non avvenga2. A tal fine, non è possibile dare una
qualifica di “alta probabilità” a delle transazioni future solo sulla base delle intenzioni del
management: è necessario supportare l’analisi con fatti e circostanze verificabili in modo
oggettivo.
Il principio fornisce un elenco degli elementi che è necessario prendere in considerazione
ai fini della definizione del requisito di alta probabilità3. Questi sono:
•
la frequenza di transazioni simili nel passato;
•
le capacità finanziarie ed operative dell’entità nel portare a termine la transazione;
•
i piani strategici industriali (la transazione attesa deve essere in linea con le dimensioni
dell’entità e con le sue prospettive di sviluppo);
•
l’attinenza della transazione con l’attività tipica dell’entità;
•
la probabilità che diverse operazioni con caratteristiche differenti tra loro possano
essere intraprese per raggiungere lo stesso obiettivo;
•
l’attuale presenza di una sostanziale destinazione di risorse allo scopo in esame.
Tre elementi condizionano l’entità e la forza delle “prove” necessarie al fine della
dimostrazione dell’“alta probabilità” di una transazione futura:
•
l’orizzonte temporale della transazione futura. A parità di altre condizioni, più lontana
nel tempo si prevede essere la transazione futura, meno certa è l’evenienza che questa
si verificherà effettivamente e quindi più difficilmente dimostrabile è il requisito di “alta
probabilità”. In questi casi saranno necessarie prove dell’"alta probabilità” che siano
molto più consistenti (saranno, quindi, necessarie, ad esempio, forme contrattuali a
supporto della transazione futura; il principio4 evidenzia come i flussi di interessi a
venti anni derivanti da uno strumento di debito con questa scadenza sono “altamente
probabili” in quanto supportati da un contratto che obbliga alla corresponsione di detti
flussi);
•
la quantità/il valore delle transazioni future rispetto alle transazioni effettive della
stessa natura. A parità di altre condizioni, maggiore è il valore delle transazioni future
rispetto alle attuali, minore è la probabilità che queste si realizzeranno. Saranno,
quindi, necessarie prove maggiormente consistenti a supporto della dimostrazione di
“alta probabilità”;
•
la storia delle designazioni passate. Se storicamente si è verificato il fatto che le
designazioni di coperture di transazioni future non si sono realizzate col venir meno
della transazione stessa, questo è un segnale della scarsa capacità della società di
valutare in modo attendibile come “altamente probabile” le transazioni future.
Come evidenziato nell’Implementation guidance5 dello IAS 39, non è necessario che la
società sia in grado di predire con esattezza la data in cui si verificherà la transazione
futura. È, però, richiesto che sia ben identificato e, quindi, anche documentato il periodo
in cui la transazione è attesa.
Nel rispetto di quanto sopra riportato, il Comitato ALM ha inoltre fissato un limite al valore
massimo delle forecast transaction.
IAS 39 § 88
IAS 39 IG F.3.7
3 IAS 39 IG F.3.7
4
IAS 39 IG F.3.7
5
IAS39 IG F.3.11
1
2
118
L’importo delle forecast transaction non potrà superare il valore complessivo ipotizzato delle
future emissioni obbligazionarie a tasso variabile (definito come differenza fra i volumi
previsti come giacenze per ogni anno e l’ammontare delle obbligazioni già emesse).
Per una corretta individuazione dei flussi in scadenza, oltre all’inerziale delle operazioni già
effettuate, vengono anche valorizzati gli importi delle operazioni effettuate negli anni di
previsione/proiezione; per convenzione la durata di queste emissioni viene ipotizzata a 2 e
3 anni.
E’ inoltre stabilita una percentuale, decrescente con il trascorrere del tempo, del rapporto
fra totale delle forecast transaction ipotizzate e le emissioni previste, al fine di esprimere
un minore livello di probabilità delle forecast tanto più sono lontane nel tempo.
Modelli interni e altre metodologie per l’analisi di sensitività
Vengono sinteticamente esposti i risultati delle analisi di rischio di tasso di interesse,
limitatamente al portafoglio bancario. In particolare, la tabella sotto riportata, mostra i dati
relativi all’impatto sul margine di interesse (shift sensitivity analysis), su un orizzonte
temporale di 12 mesi, nell’ipotesi di una variazione parallela dei tassi di interesse di +/100 punti base. La misura è basata sulle posizioni a fine anno, senza includere dunque
ipotesi su futuri cambiamenti della composizione di attività e passività.
Per quanto riguarda le poste a vista, il dato include le risultanze del modello di stima
descritto sopra, basato sulle serie storiche interne dei comportamenti della clientela.
L’analisi è relativa al Gruppo ed è condotta coerentemente con la metodologia utilizzata ai
fini delle nuove segnalazioni Short Term Exercise – STE per il rischio di tasso.
Ipotesi di shift parallelo (dati in milioni di euro)
Dati 06/2016
Shock -100 b.p.
Shock +100 b.p.
-64,8
+60,9
119
14. ATTIVITÀ VINCOLATE
L’ Autorità Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato nel luglio 2014 una versione aggiornata
del set di norme tecniche di attuazione (ITS - implementing technical standards) in materia
di rendicontazione sull’ asset encumbrance (attività vincolate).
Gli ITS emanati ai sensi dell’art. 100 del Regolamento (UE) N. 575/2013 (c.d. CRR) ,
prevedono l’obbligo per gli enti creditizi e per le imprese di investimento di segnalare alle
autorità competenti, il livello di tutte le attività vincolate, che il Regolamento individua nei
contratti di vendita con patto di riacquisto, operazioni di concessione di titoli in prestito e,
genericamente, in tutte le forme di gravame sulle attività.
La Banca d’Italia ha pubblicato il 3° aggiornamento della Circolare n. 286 (Istruzioni per la
compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione
mobiliare) e i connessi schemi di segnalazione, contenuti nel 56° aggiornamento della
Circolare n. 154 (Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie. Schemi
di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi), che recepiscono i nuovi
requisiti informativi contenuti nell’ITS.
L’ITS in materia di rendicontazione sull’asset encumbrance (attività vincolate) è stato
approvato dalla Commissione Europea il 18 dicembre 2014 e pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale dell’Unione Europea il 21 gennaio 2015.
Il 27 giugno 2014 l’EBA ha inoltre pubblicato gli orientamenti in materia di informativa
sulle attività vincolate e su quelle non vincolate a cui la Banca d’Italia ha dato attuazione
aggiungendo al Capitolo 13 della Circolare n. 285 una nuova Sezione II “Altre disposizioni”,
nella quale si dà esecuzione alle indicazioni relative agli obblighi di disclosure.
E’ considerata vincolata l'attività che è stata costituita in garanzia o altrimenti riservata per
fornire forme di copertura, garanzia o supporto al credito (credit enhancement) a
un'operazione da cui non può essere ritirata liberamente.
A titolo esemplificativo, rientrano tra le attività vincolate le seguenti tipologie di contratti:
•
operazioni di finanziamento garantite, compresi i contratti e accordi di vendita con
patto di riacquisto, le concessioni di titoli in prestito e le altre forme di prestito
garantito;
•
varie forme di contratti di garanzia, ad esempio garanzie reali collocate a copertura del
valore di mercato delle operazioni su derivati;
•
garanzie finanziarie assistite da garanzie reali. Si rilevi che, in assenza di limitazioni di
ritiro della garanzia reale per la parte inutilizzata della garanzia, quali l'autorizzazione
preventiva, va imputato soltanto (in proporzione) l'importo utilizzato;
•
garanzie reali collocate presso sistemi di compensazione, controparti centrali o altri
enti infrastrutturali come condizione per accedere al servizio. Sono compresi i fondi di
garanzia e i margini iniziali;
•
linee di credito delle banche centrali. Le attività già posizionate non vanno considerate
vincolate, salvo i casi in cui la banca centrale consente il ritiro delle attività collocate
solo previa autorizzazione. Così come per le garanzie finanziarie inutilizzate, la parte
inutilizzata (ossia la parte che supera l'importo minimo imposto dalla banca centrale)
va imputata proporzionalmente alle diverse attività collocate presso la banca centrale;
•
attività sottostanti strutture di cartolarizzazione, laddove le attività finanziarie non
siano state eliminate contabilmente dalle attività finanziarie dell'ente. Le attività
sottostanti titoli mantenuti non sono considerate vincolate, a meno che i titoli in
questione non siano costituiti in garanzia o altrimenti costituiti in garanzia reale per
fornire una forma di assicurazione a un'operazione;
•
attività in aggregati di copertura usate per l'emissione di obbligazioni garantite. Le
attività sottostanti obbligazioni garantite sono considerate vincolate, tranne in
determinate situazioni in cui l'ente detiene le obbligazioni garantite corrispondenti
(“obbligazioni di propria emissione”).
Non sono considerate vincolate le attività che, assegnate a linee non utilizzate, possono
essere ritirate liberamente.
Le principali fattispecie di attività vincolate dal Gruppo sono rappresentate dalle seguenti
categorie:
120
•
•
•
•
attivi iscritti in bilancio ceduti nell’ambito dei programmi connessi con le operazioni di
covered bond. Per maggiori informazioni relative ai portafogli di cessione si rimanda
alla specifica sezione della presente Informativa al Pubblico riguardante i programmi
Credem CB.
attività finanziarie iscritte in bilancio, cedute nell’ambito dell’operazione di
cartolarizzazione di mutui ipotecari residenziali in bonis non idonei all’utilizzo nei
programmi “Obbligazioni bancarie garantite”;
titoli iscritti in bilancio sottostanti ad operazioni di Pronti contro termine passivi;
altre attività di proprietà impegnate, non iscritte in bilancio, costituite a garanzia dei
finanziamenti BCE.
Si riportano nel seguito le principali informazioni quantitative sulle attività impegnate
iscritte in bilancio e le attività impegnate non iscritte in bilancio.
ATTIVITA’
Impegnate
Non Impegnate
Forme tecniche
VB
1. Cassa e disponibilità liquide
2. Titoli di debito
Totale 31 dicembre 2015
FV
x
110.615
2.248.520
2.248.520
4.675.745
-
-
65.882
8.054.005
x
14.844.411
x
-
x
2.190.002
x
10.302.525
X
21.886.655
X
10.337.818
X
21.769.217
X
5. Altre attività
Totale 30 giugno 2016
VB
-
3. Titoli di capitale
4. Finanziamenti
FV
121
x
GARANZIE RICEVUTE
Forme tecniche
Impegnate
Non Impegnate
1. Attività finanziarie
232.269
972.449
- Titoli
232.269
972.449
- Altre
-
-
-
-
232.269
972.449
70.072
373.549
2. Attività non finanziarie
Totale 30 giugno 2016
Totale 31 dicembre 2015
ATTIVITA’ VINCOLATE/GARANZIE REALI RICEVUTE E PASSIVITA’ ASSOCIATE
Forme tecniche
Passività associate
Attività, collaterali a garanzia o
propri titoli vincolati
Totale 30 giugno 2016
6.566.772
10.534.794
Totale 31 dicembre 2015
8.155.701
10.407.890
122
15. LEVA FINANZIARIA
Il Regolamento UE 575/2013 ha introdotto a partire dal 1° gennaio 2014
l’obbligo di calcolo del coefficiente di leva finanziaria per limitare l’accumulo di
leva finanziaria eccessiva, ovvero di un livello di indebitamento particolarmente
elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri che renda la banca vulnerabile.
In relazione al rischio di leva finanziaria è previsto che le banche si dotino di
politiche e procedure aziendali volte a identificare, gestire e monitorare tale
rischio.
E’ inoltre previsto che le banche gestiscano conservativamente il rischio di
eccessiva leva finanziaria considerando i potenziali incrementi di tale rischio
dovuti alle riduzioni dei fondi propri della banca causate da perdite attese o
realizzate derivanti dalle regole contabili applicabili. A tal fine le banche devono
essere in grado di far fronte a diverse situazioni di stress con riferimento al
rischio di leva finanziaria eccessiva.
Il coefficiente di leva finanziaria costituirà un requisito regolamentare a partire
dal 1 gennaio 2018, dietro emanazione di specifica normativa in materia.
A partire dal 1 gennaio 2015 è stato introdotto l’obbligo di pubblicazione del
coefficiente calcolato conformemente all’art. 429 del Regolamento UE
575/2013.
In data 10 ottobre 2014 la Commissione Europea ha emanato il Regolamento
Delegato 2015/62 che modifica la definizione di Leva Finanziaria. Il
Regolamento Delegato, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale UE in data 17 gennaio
2015, non introduce un obbligo di requisito specifico legato al coefficiente in
oggetto, ma elimina divergenze interpretative e garantisce l'allineamento delle
disposizioni del Regolamento (UE) n. 575/2013 alle norme concordate a livello
internazionale, in modo da assicurare una migliore comparabilità e pari
condizioni di concorrenza.
A seguito dell’emanazione dell’Atto Delegato, l’EBA, conseguentemente, ha
introdotto i nuovi Implementing Technical Standard (ITS), contenenti gli schemi
di reporting. Tali schemi entreranno in vigore a partire a partire dal sesto mese
successivo la loro adozione da parte della Commissione Europea.
Il coefficiente di leva finanziaria è calcolato trimestralmente, sia a livello
individuale che a livello consolidato, come rapporto tra il totale delle esposizioni
del Gruppo non dedotte nel calcolo del capitale (SFT, derivati, esposizioni fuori
bilancio ed altre esposizioni in bilancio) ed il Capitale di Classe 1. Il comitato di
Basilea ha posto un minimo regolamentare del 3% a tale indicatore.
Fino al 31 dicembre 2021 è previsto che l’indicatore sia calcolato avendo a
riferimento sia il Capitale di Classe 1 “transitorio” che quello a “a regime”,
escludendo cioè gli effetti delle disposizioni transitorie e delle clausole di
grandfathering.
Si riportano di seguito le principali informazioni inerenti il coefficiente di leva
finanziaria del Gruppo al 30 giugno 2016.
123
Valore dell’esposizione e Fondi Propri
30 giugno 2016
31 dicembre 2015
47.997
26.717
188.838
162.744
1.180.458
1.150.710
Altre attività
31.868.484
31.525.047
Totale Valore dell'esposizione
33.285.777
32.865.218
Capitale di classe 1 (TIER 1) - A regime
1.633.210
1.681.420
Capitale di classe 1 (TIER 1) - Transitorio
1.737.308
1.791.149
Filtri prudenziali e detrazioni - A regime
(655.439)
(637.985)
Filtri prudenziali e detrazioni - Transitorio
(634.707)
(653.972)
Indicatore di leva finanziaria - A regime
5,01%
5,22%
Indicatore di leva finanziaria - Transitorio
5,32%
5,56%
30 giugno 2016
31 dicembre 2015
1.633.210
1.681.420
32.630.349
32.227.232
5,01%
5,22%
1.737.308
1.791.149
32.651.080
32.211.245
5,32%
5,56%
30 giugno 2106
31 dicembre 2015
32.189.176
32.107.033
SFT
Derivati
Elementi fuori bilancio
Indicatori di Leva Finanziaria
Capitale di classe 1 (TIER 1) - A regime
Esposizione complessiva - A regime
Indicatore di leva finanziaria - A regime
Capitale di classe 1 (TIER 1) - Transitorio
Esposizione complessiva - Transitorio
Indicatore di leva finanziaria - Transitorio
Riconciliazione del valore dell’esposizione
Totale Attività Bilancio Consolidato
Rettifica per operazioni SFT
(3.071)
Rettifica per strumenti finanziari derivati
Rettifica per elementi fuori bilancio
Altre rettifiche
Totale valore dell'esposizione ai fini del calcolo della Leva Finanziaria
(transitorio)
124
(416.904)
(215.524)
(77.603)
1.180.458
1.150.71
(499.959)
(551.991)
32.651.080
32.211.245
Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari
Il sottoscritto Paolo Tommasini, in qualità di Dirigente Preposto alla redazione dei documenti
contabili societari di Credito Emiliano S.p.A., dichiara, ai sensi del comma 2 dell’articolo 154-bis
del D.Lgs 58/98 “Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”, che
l’informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali,
ai libri ed alle scritture contabili.
Reggio Emilia, 4 agosto 2016
Il Dirigente preposto alla redazione
dei documenti contabili societari
Paolo Tommasini
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