Pillar III 30 giugno 2016
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Pillar III 30 giugno 2016
PILLAR III INFORMATIVA AL PUBBLICO Situazione al 30 giugno 2016 1 Credito Emiliano Spa Gruppo Bancario Credito Emiliano - Credem 3032 - Società per Azioni Sede Sociale e Direzione: Via Emilia San Pietro n. 4 - 42100 Reggio Emilia Capitale interamente versato 332.392.107 Euro Codice Fiscale 01806740153 - Partita IVA 00766790356 Codice ABI 3032 Banca iscritta all'albo delle banche al n.5350 Banca iscritta all'albo dei Gruppi bancari al n.3032 Aderente al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi Tel.0522 5821 - Telefax 0522 433969 - Telex BACDIR 530658 – Switf Code BACRIT22 Sito Internet: www.credem.it 2 INDICE INTRODUZIONE 4 1. Requisito informativo generale 8 2. Ambito di applicazione 34 3. I Fondi Propri 38 4. Adeguatezza patrimoniale 53 5. Rischio di credito: Informazioni generali riguardanti tutte le banche 57 6. Rischio di credito: Informazioni relative ai portafogli assoggettati al metodo standardizzato e alle esposizioni creditizie specializzate e alle esposizioni creditizie specializzate e in strumenti di capitale nell’ambito dei metodi IRB 66 7. Rischio di credito: Informativa sui portafogli cui si applicano gli approcci IRB 70 8. Tecniche di attenuazione del rischio 87 9. Rischio di controparte 89 10. Operazioni di cartolarizzazione 99 11. Rischio operativo 110 12. Esposizioni in strumenti di capitale: Informazioni sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario 113 13. Rischio di tasso di interesse sulle posizioni incluse nel portafoglio bancario 115 14. Attività vincolate 120 15. Leva Finanziaria 123 Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari 125 3 INTRODUZIONE Dal 1° gennaio 2014 è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 575/2013 (“CRR”) con il quale vengono introdotte nell’Unione Europea le regole definite dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria con l’articolato insieme di documenti unitariamente denominato “Basilea 3” in materia di adeguatezza patrimoniale (Primo pilastro) e informativa al pubblico (Terzo pilastro). Il regolamento (UE) n. 575/2013 e la direttiva 2013/36/UE (“CRD IV”) definiscono il nuovo quadro normativo di riferimento nell’Unione Europea per banche e imprese di investimento. Dal 1° gennaio 2014 CRR e CRDIV sono integrati da norme tecniche di regolamentazione o di attuazione approvate dalla Commissione Europea su proposta delle Autorità europee di supervisione (“ESA”), che danno attuazione alla normativa primaria. Con l’adozione del regolamento di esecuzione (UE) n. 680/2014 sono state stabilite le norme tecniche di attuazione (Implementing Technical Standards) vincolanti in materia di segnalazioni prudenziali armonizzate delle banche e delle imprese di investimento relative a: fondi propri, rischio di credito e controparte, rischi di mercato, rischio operativo, grandi rischi, rilevazione su perdite ipotecarie, posizione patrimoniale complessiva, monitoraggio liquidità e leva finanziaria. Per dare attuazione e agevolare l’applicazione della nuova disciplina comunitaria, nonché al fine di realizzare una complessiva revisione e semplificazione della disciplina di vigilanza delle banche, Banca d’Italia ha emanato la Circolare 285 con cui sono state recepite le norme della CRD IV. La circolare indica inoltre le modalità con cui sono state esercitate le discrezionalità nazionali attribuite dalla disciplina comunitaria alle autorità nazionali e delinea un quadro normativo completo, organico, razionale e integrato con le disposizioni comunitarie di diretta applicazione, in modo da agevolarne la fruizione da parte degli operatori. La stessa Banca d’Italia ha emanato inoltre le Circolari n. 286 e n. 154 che traducono secondo lo schema matriciale, attualmente adottato nelle segnalazioni di vigilanza, i citati ITS. Relativamente alle principali novità del quadro normativo dell’esercizio in corso, il 24 marzo 2016 la BCE ha pubblicato il Regolamento sull’esercizio delle opzioni e delle discrezionalità previste dal diritto dell’Unione e la Guida della BCE sulle opzioni e sulle discrezionalità previste sempre dal diritto dell’Unione. I due documenti hanno definito come sarà armonizzato a livello di area dell’euro l’esercizio delle opzioni e delle discrezionalità previste dalla normativa bancaria e hanno voluto realizzare un importante passo avanti verso l’armonizzazione della vigilanza sulle banche significative nell’area dell’euro. In data 28 aprile 2016 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la Decisione (UE) 2016/661 della Banca Centrale europea del 15 aprile 2016 relativa all’importo complessivo dei contributi annuali per le attività di vigilanza per l'anno 2016 (405€m). Dal 18 maggio 2016 al 21 giugno si è tenuta la seconda consultazione pubblica della BCE sull’armonizzazione delle opzioni e delle discrezionalità previste dal diritto dell’Unione. Questa si focalizzava su otto opzioni e discrezionalità che integrano la guida e il regolamento pubblicati il 24 marzo 2016, concernenti 115 opzioni e discrezionalità. Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 1° giugno 2016 è stato pubblicato il Regolamento (UE) 2016/867 della Banca Centrale Europea del 18 maggio 2016 riguardante la raccolta di dati granulari sul credito e sul rischio di credito. Tali informazioni dettagliate sono necessarie per lo svolgimento dei compiti dell'Eurosistema, del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e del Comitato europeo per il rischio sistemico. Il 6 giugno 2016 sono state rese note le indicazioni al sistema concernenti l’esame dell’ammissibilità degli strumenti di capitale quali elementi aggiuntivi di classe 1 ed 4 elementi di classe 2. Il documento definisce la procedura adottata dalla BCE per l’esame dell’ammissibilità degli strumenti di capitale quali elementi aggiuntivi di classe 1 ed elementi di classe 2 e le informazioni che dovrebbero fornire i soggetti vigilati significativi che computano tali strumenti di capitale. Il 21 giugno è stata pubblicata una nota dell’MVU sulla governance e sulla propensione al rischio. La nota non ha lo scopo di fornire indicazioni esaustive in materia di assetti di governance e RAF efficaci ma vuole essere una guida e un sostegno per gli enti significativi nell’applicazione delle migliori prassi internazionali. A partire dal 1° gennaio 2016, è pienamente operativo il Meccanismo di risoluzione unico (MRU), il secondo tassello dell’Unione bancaria. Ricordiamo che era già stato costituito precedentemente il Comitato di risoluzione unico, avente sede a Bruxelles, al quale partecipano i rappresentanti delle autorità di risoluzione nazionali, e che ha il compito di decidere l’avvio della risoluzione di una banca e di gestirne il processo. Il Comitato deve inoltre amministrare le risorse del Fondo di risoluzione unico, che parteciperà al finanziamento degli interventi di risoluzione e sarà finanziato dai contributi (progressivamente condivisi) delle banche dei paesi partecipanti al Meccanismo. Alla Banca d’Italia sono state attribuite, in continuità con il ruolo svolto in passato, le funzioni di autorità nazionale di risoluzione. Il Meccanismo di risoluzione unico si avvarrà degli strumenti e dei poteri di gestione delle crisi previsti dalla BRRD. Il Comitato di risoluzione (Single Resolution Board) l’8 gennaio 2016 ha pubblicato l’elenco delle banche vigilate (quelle significative direttamente vigilate dalla BCE alle quali vanno aggiunti 15 gruppi con attività transfrontaliera) e il piano delle attività per il 2016. Queste sono focalizzate sull’assegnazione del requisito MREL (Minimum Requirement for own funds and Eligible Liabilities, requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili) alle banche vigilate richiesto dalla BRRD. Il 12 gennaio è stato invece presentato l’approccio che verrà seguito per determinare l’MREL. I requisiti definiti verranno comunicati entro settembre 2016. Il 23 febbraio il Single Resolution Board, in cooperazione con le Autorità di Risoluzione Nazionali, ha avviato la raccolta delle informazioni ai fini della redazione dei Piani di Risoluzione e della determinazione del requisito minimo di fondi propri e passività ammissibili assoggettabili a svalutazione e conversione per le maggiori banche europee. Le banche dovranno fornire dati riguardanti la struttura delle passività secondo quanto indicato sul sito del Single Resolution Board. Relativamente al terzo pilastro, sono proseguite le trattative relative alla proposta di un sistema di assicurazione dei depositi bancari per la zona euro (denominato EDIS, European Deposit Insurance Scheme). Relativamente alla normativa comunitaria, è proseguita la definizione di norme volte ad arricchire la CRR/CRD4, BRRD, DGS… Ricordiamo solo alcuni dei numerosi regolamenti. In data 16 febbraio 2016 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento di esecuzione (UE) 2016/200 della Commissione del 15 febbraio 2016 avente ad oggetto norme tecniche di attuazione per quanto riguarda l'informativa sul coefficiente di leva finanziaria degli enti. In data 30 marzo 2016 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento Delegato (UE) 2016/451 della Commissione del 16 dicembre 2015 che stabilisce i principi e i criteri generali per la strategia d'investimento e le regole di gestione del Fondo di risoluzione unico. In data 31 marzo 2016 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento di esecuzione (UE) 2016/428 della Commissione del 23 marzo 2016 che stabilisce norme tecniche di attuazione per quanto riguarda le segnalazioni degli enti a fini di vigilanza, relativamente alla segnalazione del coefficiente di leva finanziaria. Il Comitato di Basilea ha proseguito i lavori necessari al completamento del programma di riforme post-crisi al fine di aumentare la resilienza del settore bancario. Le attività dichiarate per il 2016 riguardano una possibile soluzione dell’eccessiva variabilità degli RWA nei modelli interni e la calibrazione definitiva del leverage ratio. Il 14 gennaio 2016 è stato pubblicato lo standard definitivo relativo al “Minimun capital requirements for market risk” il cui obiettivo è assicurarsi che i modelli standard e interni relativi al rischio di mercato siano più consistenti. 5 Nel mese di marzo sono stati posti in consultazione: la proposta di revisione del framework relativo al rischio operativo (presentando il Standardised Measurement Approach), la revisione della disclosure relativa al Terzo Pilastro (volta ad un suo rafforzamento) e il documento “Reducing variation in credit risk-weighted assets constraints on the use of internal model approaches”. In quest’ultimo documento il Comitato propone di rimuovere l’uso dell’approccio IRB per alcune categorie di esposizioni, propone dei floor e pratiche volte a ridurre la variabilità degli RWA per alcuni portafogli. Il 6 aprile sono stati pubblicate le FAQ relative al leverage ratio e un documento di consultazione riguardante la revisione del leverage ratio. Sempre in aprile è stato reso noto lo standard relativo all’Interest Rate Risk in the Banking Book (IRRBB)”. In dettaglio lo standard proposto (rispetto al precedente) riflette i cambiamenti nel mercato e nelle prassi di vigilanza. Viene definita una guida più completa sulle aspettative per il processo di gestione IRRBB di una banca, vengono proposti obblighi di comunicazione più efficaci per promuovere una maggiore coerenza, la trasparenza e la comparabilità. L’EBA (European Banking Autority), che ha come obiettivo fondamentale quello di contribuire al raggiungimento di un livello di regolamentazione e di vigilanza prudenziale efficace e uniforme nel settore bancario europeo (livello EU-28), nel corso del 2016 ha proseguito l’attività volta a definire norme con impatto sul settore bancario europeo (principalmente riferiti alla CRD4/CRR, BRRD, DGS, ...). Relativamente alla vigilanza bancaria italiana, in data 9 marzo 2016 è stato pubblicato nel sito ufficiale della Banca d’Italia il 15° aggiornamento delle “disposizioni di vigilanza per le banche“ di cui alla Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013. Il suddetto aggiornamento riguarda la concessione di finanziamenti da parte di società veicolo di cartolarizzazione. Alla stessa data è stato pubblicato anche il 1° aggiornamento delle “disposizioni di vigilanza per gli intermediari finanziari “ di cui alla Circolare n. 288 del 3 aprile 2015, riguardante, anche qui, la concessione di finanziamenti da parte di società veicolo di cartolarizzazione. In data 15 marzo 2016 è stato pubblicato nel sito ufficiale della Banca d’Italia l’8° aggiornamento della “matrice dei conti “di cui alla Circolare n. 272 del 30 luglio 2008. La revisione dell’impianto della Sezione III è stata effettuata al fine di dare applicazione al Regolamento (UE) 2015/534 del 17 marzo 2015 che disciplina le informazioni finanziarie di vigilanza degli intermediari bancari nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico. In data 16 marzo 2016 è stato pubblicato nel sito ufficiale della Banca d’Italia il 60° aggiornamento della “Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi“ di cui alla Circolare n. 154. Con la Comunicazione del 29 marzo 2016 avente ad oggetto alcune novità sulle modalità di segnalazione delle esposizioni in sofferenza, è stata introdotta un’apposita rilevazione statistica delle esposizioni in sofferenza (piattaforma “Infostat”), attraverso cui si intendono ottenere specifiche informazioni su tali esposizioni, sulle eventuali garanzie reali o di altro tipo che ne riducono il rischio di credito e sullo stato delle procedure di recupero ad esse connesse. L’oggetto del censimento saranno le sole sofferenze lorde (al lordo anche degli stralci parziali) riconducibili a controparti residenti in Italia e di ammontare superiore a 100.000 euro alla data di segnalazione. Le prime due rilevazioni avranno periodicità annuale e saranno riferite alla situazione al 31 dicembre 2015 e al 31 dicembre 2016, mentre a partire da giugno 2017 la periodicità della rilevazione sarà semestrale. A fine marzo, sulla base dell’analisi degli indicatori di riferimento, la Banca d’Italia ha deciso di fissare il coefficiente della riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital buffer, CCyB) allo zero per cento a decorrere dal 1° aprile 2016. In data 26 aprile 2016 è stato pubblicato nel sito ufficiale della Banca d’Italia il 7° aggiornamento della Circolare n. 286 del 17 dicembre 2013 recante “Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per i soggetti vigilati”. Le novità regolamentari introdotte danno attuazione, a livello nazionale, alle modifiche apportate dall’EBA alla cornice regolamentare europea e recepite dalla Commissione europea con il Regolamento di esecuzione (UE) n. 2016/313: “Ulteriori metriche di controllo delle segnalazioni sulla liquidità” (Additional Liquidity Monitoring Metrics – ALMM) 6 contenente gli schemi segnaletici e le relative istruzioni di compilazione di un nuovo set informativo in materia di rischio di liquidità. Banca d’Italia ha pubblicato il 26 aprile 2016 il 61° aggiornamento alla Circolare n. 154 del 22 novembre 1991 sulle “Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi”. Le principali novità riguardano l'eliminazione di taluni campi di zona variabile relativi alla residenza e all'asset encumbrance, l'inserimento di campi di zona variabile relativi alla segnalazione sugli ALMM, l'inserimento di alcuni schemi relativi alle metriche di monitoraggio della liquidità individuale e consolidata. In data 20 maggio 2016 è stato pubblicato nel sito della Banca d’Italia il 16° aggiornamento delle “disposizioni di vigilanza per le banche“ di cui alla Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013. L’aggiornamento riguarda la modifica del Capitolo 4 “Sistemi informativi” del Titolo IV, introducendo una specifica Sezione VII volta a disciplinare gli obblighi imposti alle banche che prestano servizi di pagamento tramite canale internet. Sono in tal modo recepiti nell’ordinamento italiano gli “Orientamenti in materia di sicurezza dei pagamenti tramite internet” emanati dall’EBA con l’obiettivo di accrescere il livello di sicurezza del settore, favorendo l’adozione di requisiti minimi comuni su base europea. A fine giugno, sulla base dell’analisi degli indicatori di riferimento, la Banca d’Italia ha deciso di fissare il coefficiente della riserva di capitale anticiclica (countercyclical capital buffer, CCyB) allo zero per cento a decorrere dal 1° luglio 2016. Il contenuto della presente Informativa al Pubblico, pubblicata con frequenza almeno annuale, è disciplinato nella Parte 8 del regolamento CCR. Il regolamento ha demandato all’EBA (European Bank Authority) l’elaborazione di orientamenti in merito alla valutazione della rilevanza e riservatezza delle informazioni in relazione agli obblighi di informativa, oltre che di orientamenti in merito alla necessità di pubblicare con maggiore frequenza, rispetto a quella annuale, le informazioni contenute nell’informativa al pubblico. In data 23 dicembre 2014 l’EBA ha emanato le proprie linee guida (EBA/GL/2014/14), confermando gli obblighi di pubblicazione dell’informativa con cadenza almeno annuale, salvo valutare attraverso indicatori qualitativi e quantitativi la necessità di fornire l’informativa con maggiore frequenza. Per una completa informativa sui rischi e la governance si rimanda al Bilancio Consolidato semestrale abbreviato al 30 giugno 2016, oltre che alla Relazione sulla Gestione, al Bilancio Consolidato, alla Relazione sul Governo Societario e gli Assetti Proprietari relativi all’esercizio 2015. I documenti sono pubblicati sul sito www.credem.it. Le informazioni quantitative sono rappresentate in migliaia di euro e, se non diversamente specificato, si riferiscono al perimetro prudenziale del Gruppo Bancario. L’informativa al Pubblico è pubblicata sul sito internet www.credem.it. 7 1. REQUISITO INFORMATIVO GENERALE Il modello organizzativo di presidio dei rischi ha lo scopo di favorire il raggiungimento di una serie di obiettivi: • ruolo di governo e indirizzo della Capogruppo nel presidio dei rischi per singola Società e del loro impatto sui rischi di Gruppo, in ottemperanza alle vigenti disposizioni di Vigilanza e al Risk Appetite Framework di Gruppo; • controllo gestionale nel senso dell'ottimizzazione del profilo rischio-rendimento a livello di gruppo; • uniformità della metodologia di analisi e del "linguaggio" utilizzato per tutte le Società del gruppo. Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo è responsabile della definizione delle linee generali del governo dei rischi per ciascuna area di business; delibera i poteri riconosciuti in merito a strategie operative, assunzione di rischi e azioni correttive; approva la struttura generale dei limiti operativi e delle deleghe, nonché le linee di responsabilità ed autorità in merito al processo di gestione dei rischi; individua l’insieme di indicatori di Risk Appetite e delle relative metriche di calcolo; definisce e approva gli obiettivi di rischio e le soglie di tolleranza. I Consigli di Amministrazione delle singole società recepiscono gli obiettivi assegnati dal Consiglio di amministrazione della Capogruppo riferiti a mission e profilo di rischio; approvano la struttura dei limiti e delle deleghe operative interne nell’ambito di quanto fissato dal Consiglio di amministrazione della Capogruppo. 8 NUMERO E TIPOLOGIA DEGLI INCARICHI AMMINISTRATORE IN ALTRE SOCIETÀ O ENTI DETENUTI DA CIASCUN CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Nominativo Numero incarichi FERRARI Giorgio (Presidente) MARAMOTTI Ignazio (Vice Presidente) 21, di cui 6 ricoperti in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM 14, di cui nessuno in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM ZANON DI VALGIURATA Lucio Igino (Vice Presidente) 14, di cui 3 ricoperti in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM ALFIERI Romano CORRADI Enrico FONTANESI Giorgia MEDICI Ugo MORSTOFOLINI Ernestina 2, di cui 1 ricoperti in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM 35, di cui 4 ricoperti in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM 1, di cui nessuno in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM 3, di cui nessuno in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM Tipologia incarichi Amministratore: 10 Sindaco: 11 Amministratore: 14 Amministratore: 14 Amministratore: 2 Amministratore: 18 Sindaco: 17 Amministratore: 1 Amministratore: 3 - - 1 ricoperto in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM Amministratore: 1 SCHWIZER Paola Gina Maria 4, di cui nessuno in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM Amministratore: 2 Membro del Consiglio di Sorveglianza (nomina Banca D’Italia): 2 SPAGGIARI Corrado 1, di cui nessuno in società del Gruppo Credito Emiliano - CREDEM Amministratore: 1 RENDA Benedetto Giovanni Maria VIANI Giovanni - - Il CA si compone di Amministratori esecutivi, non esecutivi ed indipendenti, nel rispetto di un principio di diversificazione in termini di genere e, ove possibile, anche di età e provenienza geografica. Il CA si caratterizza per la presenza di Amministratori in possesso, oltre che dei requisiti di professionalità prescritti dalla normativa di settore, della tipologia e della varietà di competenze ed esperienze richieste dalle strategie perseguite e dal contesto in cui opera la Banca. Pertanto il CA registra nel complesso la presenza di uno o più Esponenti in grado di garantire la sussistenza dei seguenti: • i) criteri qualitativi: o specifiche competenze nel settore giuridico, economico e finanziario (laurea in giurisprudenza o comunque in discipline giuridiche, ivi comprese scienze politiche, scienze bancarie, laurea in economia e commercio o comunque in scienze economiche o ingegneristico-gestionali); o specifiche professionalità nei settori bancario, finanziario, assicurativo, in quelli giuridico ed economico; • ii) criteri quantitativi: o in relazione alla composizione di un CA composto da un numero massimo di 16 Esponenti: almeno un componente in possesso di specifiche competenze nel settore giuridico, (laurea in giurisprudenza o comunque in discipline giuridiche, ivi comprese scienze politiche e scienze bancarie), per apportare gli eventuali supporti relativi al presidio delle norme; almeno un componente in possesso di specifiche competenze nel settore economico (laurea in economia e commercio o comunque in scienze economiche o in indirizzi ingegneristico/gestionali), per apportare gli eventuali supporti relativi al presidio delle questioni contabili; almeno quattro componenti registrino specifiche professionalità nei settori bancario, finanziario e assicurativo ed in quello giuridico ed economico, 9 conseguite mediante incarichi in Consigli di Amministrazione di banche o di intermediari finanziari o di imprese assicurative per almeno un quinquennio, onde consentire l’apporto dell’esperienza pluriennale pregressa, anche in relazione alle dinamiche del sistema economico-finanziario, della regolamentazione della finanza ed alle relative metodologie di gestione e controllo dei rischi; almeno un componente registri specifiche professionalità nel settore industriale e/o commerciale, quest’ultimo da intendersi come diverso da quelli bancario, finanziario o assicurativo, onde consentire anche l’apporto della conoscenza diretta del tessuto economico imprenditoriale; almeno 1/3 dei componenti il CA deve essere non esecutivo; il numero degli Amministratori indipendenti, è di almeno 3 se il CA è composto fino a 14 membri e almeno 4, se composto da un numero superiore. o In relazione agli Amministratori non esecutivi, chiamati a svolgere, fra l’altro, la funzione di impulso dialettico e di monitoraggio sulle scelte compiute dagli Esponenti esecutivi: la maggioranza deve possedere i requisiti di cui al precedente punto A.3) per garantire la professionalità e l’autorevolezza anche derivanti da una pregressa esperienza qualificata prolungata nel tempo; almeno uno deve possedere il requisito di cui al precedente punto A.1), per garantire l’eventuale contrappeso normativo alle argomentazioni della componente esecutiva e la più efficace attività nell’ambito dei Comitati Endoconsiliari; almeno uno deve possedere il requisito di cui al precedente punto A.2), per consentire i più opportuni interventi nel settore economico / contabile e la più efficace attività nell’ambito dei Comitati Endo-consiliari; solo i componenti non esecutivi in possesso dei requisiti di cui ai precedenti punti B. 1, B. 2 e B.3 possono essere nominati componenti dei Comitati Endo-consiliari. In generale, la composizione del CA deve garantire alla Banca di disporre nel continuo di risorse con professionalità differenziate e, segnatamente: • esperienza di gestione imprenditoriale e di organizzazione aziendale o in materia contabile e finanziaria, acquisita tramite un’attività pluriennale di amministrazione, direzione e controllo in imprese; • conoscenza del settore bancario e finanziario, delle tecniche di gestione dei rischi connessi all’esercizio delle attività bancarie e finanziarie, acquisite per il tramite di un’esperienza pluriennale di amministrazione, direzione e controllo in imprese bancarie, finanziarie o assicurative. Fermo il rispetto delle previsioni statutarie riguardanti le modalità di funzionamento delle liste e la parità tra i generi, la sopra indicata ottimale composizione qualiquantitativa orienta: • la proposta di candidati avanzata dai Soci, per la cui formazione delle liste si provvederà alla pubblicazione sul sito internet della Banca ed al deposito presso la Sede legale dei criteri costituenti la composizione quali-quantitativa ottimale; • la cooptazione dei componenti. Le Direzioni delle singole società realizzano le attività di business di competenza nel rispetto delle deleghe e dei limiti operativi di rischio assegnati dai rispettivi Consigli di Amministrazione. In considerazione delle specifiche previsioni dettate da Banca d’Italia per il Governo Societario delle Banche, laddove viene imposto la costituzione di un comitato interno ad hoc denominato Comitato Rischi, in data 16 ottobre 2014 il Consiglio di Amministrazione di CREDEM ha costituito il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo che racchiude tutte le attribuzioni in precedenza demandate al Comitato Consiliare di Controllo Interno e al Comitato Rischi. Il Comitato Rischi è composto da 3 Amministratori non esecutivi la maggioranza dei quali 10 indipendenti. Coerentemente a quanto previsto dal Codice di Autodisciplina delle società quotate e ai sensi dell’art. 148, comma 3 TUF, la presidenza del Comitato è attribuita ad un Amministratore indipendente. La composizione e le funzioni del Comitato sono delineate nelle specifiche “Norme di Funzionamento”, approvate dal Consiglio di Amministrazione in sede di costituzione del medesimo avvenuta il 16 ottobre 2014 e riviste in data 17 settembre 2015. Tutte le riunioni del Comitato sono state verbalizzate a cura del Segretario; i verbali sono sottoscritti congiuntamente dal Segretario e dal Presidente, archiviati per ordine cronologico e adeguatamente corredati da documentazione illustrativa ed esplicativa dei punti all’ordine del giorno e sulla base della quale sono state adottate le delibere. Ogni verbale, riporta fedelmente le presenze/assenze dei membri del Comitato, la durata della seduta e i dibattiti intercorsi. Nel corso del primo semestre 2016 si sono tenute n. 7 riunioni. Il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché il CA possa definire e approvare il Risk Appetite Framework (con particolare riferimento alla valutazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza); monitora l’andamento del profilo di rischio assunto nel suo complesso rispetto agli obiettivi di Risk Appetite e alle soglie di tolleranza relativamente a tutti gli indicatori previsti nel RAF di Gruppo. La funzione di Risk Management supporta il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo ed effettua le seguenti attività: • la misurazione e la rendicontazione dei rischi finanziari per singola società e a livello di gruppo, utilizzando a questo fine misure di rischio in termini di VaR e di sensitivity, volte a verificare il rispetto dei limiti assegnati e la coerenza con gli obiettivi di rischio rendimento assegnati; • lo sviluppo e la gestione dei sistemi di misurazione dei rischi tramite l’acquisizione dei dati di mercato necessari per il calcolo; • la definizione del profilo di rischio dei nuovi prodotti. Le risultanze dell’attività della funzione di Risk Management sono riportate periodicamente al Comitato Consiliare Rischi di Gruppo. Per maggiori informazioni circa le informazioni richieste dall’art. 435, comma 2, del Regolamento UE 575/2013 (CRR) di seguito elencate si rimanda alla Relazione sul Governo Societario e gli Aspetti Proprietari pubblicato sul sito www.credem.it: • numero di incarichi di amministratore affidati ai membri dell'organo di gestione; • politica di ingaggio per la selezione dei membri dell'organo di gestione e le loro effettive conoscenze, competenze e esperienza; • politica di diversità adottata nella selezione dei membri dell'organo di gestione, i relativi obiettivi ed eventuali target stabiliti nel quadro di detta politica nonché la misura in cui tali obiettivi e target siano stati raggiunti; • se l'ente ha istituito un comitato di rischio distinto e il numero di volte in cui quest'ultimo si è riunito; • descrizione del flusso di informazioni sui rischi indirizzato all'organo di gestione. Le attività di Risk Management si concretizzano nella realizzazione di una serie di report, le cui periodicità sono coerenti con le tempistiche delle varie misurazioni svolte. ll controllo è un’attività che viene svolta in modo continuativo. In particolare per i rischi definiti misurabili la frequenza delle misurazioni diverge a seconda della tipologia e della intensità dei rischi generati da ogni Società: • giornaliera per i rischi finanziari nelle Società ad elevato utilizzo e per il rischio di liquidità; • almeno settimanale per i rischi finanziari nelle Società a basso utilizzo e per quelli relativi ai portafogli gestiti; • almeno mensile per i rischi di credito ed operativi; • almeno annuale per la verifica dei requisiti normativi, con particolare riferimento agli ambiti quantitativi, organizzativi ed informatici relativi ai modelli interni adottati, per i modelli di pricing e le regole di applicazione della Fair Value Policy, per tutti gli altri 11 rischi in coerenza con quanto definito in ambito ICAAP e nel Risk Appetite Framework. Di seguito si riepiloga l’elenco delle rendicontazioni prodotte con l’indicazione dell’ufficio proponente, delle funzioni destinatarie, della periodicità e del perimetro. 12 Destinatari CS Rendicontazione Periodicità CE CA CE CCRG Pianificazione annuale attività di Risk Management annuale CA CE CCRG Rendicontazione annuale attività di Risk Management annuale CCRG Risk Appetite Framework annuale CCRG Monitoraggio Risk Appetite Framework trimestrale CCRG Rendicontazione OMR semestrale OMR con parere negativo RO ad evento CA CA CE CA Comitati Altre Funzioni destinatari e CA CE CA CS CA CS CA CCRG Risultanze del processo di convalida AIRB annuale CCRG Parere preventivo parametri di rischio annuale RTO-PLCLEAPIC CE CCRG CA (BE) CCRG CE CS CCRG Comitato Risk Management CE FINANZA Comitato remunerazion i Amm. Indip. Amm. Indip. BE Banca Euro annuale Gruppo annuale Gruppo Analisi per il Comitato Risk Management trimestrale Gruppo Validazione test cobond semestrale Credembanca annuale Gruppo CA CCRG semestrale Gruppo (e tutte le Società) Gruppo/ Banca,Leasing, Banca Euro, Factor, SGR, Lux Gruppo, Credembanca annuale CS CREDI CS AUDIT Report mensile soggetti collegati mensile CS CREDI CS EBICRE Report mensile soggetti collegati mensile Banca Euro annuale Gruppo, Credembanca annuale Banca Euro annuale Gruppo, Credembanca, Leasing Rendicontazione annuale soggetti collegati Rendicontazione annuale soggetti collegati CA CA annuale Reportistica RSA (Risk Self Assessments) CCRG CCRG annuale Gruppo Gruppo, Credembanca, Leasing Gruppo, Credembanca, Leasing Gruppo, Credembanca, Leasing Credembanca, Leasing, Factor Credembanca Reportistica LDC (Loss Data Collection) CS semestrali Gruppo/ Banca,Leasing, Banca Euro, Factor Gruppo/ Banca,Leasing, Banca Euro, Factor Gruppo/ Banca,Leasing, Banca Euro, Factor Gruppo/ Banca,Leasing, Banca Euro, Factor Gruppo/ Banca,Leasing, Banca Euro, Factor Gruppo/ Banca,Leasing, Banca Euro, Factor annuale Autovalutazione sulle Politiche di Remunerazione CE CA Report parametri di rischio Credem e Credemleasing Monitoraggio controllo andamentale dei crediti Relazione annuale servizi d'investimento Relazione annuale servizi d'investimento Allegati tecnici alla Fair Value Policy di Gruppo Autovalutazione Processo ICAAP e ILAAP CCRG CA CA annuale CCRG CE CA Resoconto ILAAP Società Calibrazione parametri di rischio 13 Destinatari CA CE CS Comitati Comitato Risk Management Altre Rendicontazione Funzioni destinatari e DG-VDGCS CREDITableu de bord Rischio di credito CS VALORE (Primo Pilastro) - CS AUDITRTO - CSR Verifica dell’adeguatezza delle valutazioni effettuate sui crediti deteriorati Periodicità Società trimestrale Gruppo, Credembanca, Leasing annuale Credembanca, Banca Euro, Leasing, Factor CA CCRG CE Comitato Risk Management Data Quality controlli manuali (percorso 2) semestrale Credembanca, Leasing CA CCRG Report Rischio Reputazionale annuale Credembanca semestrale Credembanca annuale SGR annuale Credembanca annuale Banca Euro Relazione per Comitato di indirizzo e controllo GP trimestrale Credembanca Relazione per Comitato di indirizzo e controllo GP trimestrale Banca Euro trimestrale Credembanca trimestrale Banca Euro giornaliero Credembanca Report settimanale rischi finanziari Credem settimanale Credembanca Report quindicinale rischi finanziari Credemleasing quindicinale Credemleasing FINANZA CA (incl. SGR) CE Validazione test cobond Relazione annuale servizi d'investimento CCRG Monitoraggio dell'andamento delle performance delle gestioni patrimoniali Monitoraggio dell'andamento delle performance delle gestioni patrimoniali CE CA (BE) Comitato Indirizzo e controllo GP Credem Comitato Indirizzo e controllo GP BE DG-RBU FINANZA CE CA (BE) BU FINANZA DG - CS AUDITRBU FINANZA DG LEAPIC AUDIT Comitato ALM CE DG Banca Euro EBPAMP RBU FINANZA Comitato Investimento SGR Comitato Rischi e Performance Analisi rischi di mercato e rispetto dei massimali di rischio e degli stop loss Analisi rischi di mercato e rispetto dei massimali di rischio e degli stop loss Report gg Regolamento Finanza Credem Nota liquidità per comitato ALM trimestrale Gruppo Rendicontazione "risultati del portafoglio strategico" semestrale Credembanca Posizione rischio finanziario di BE settimanale Banca Euro Report gg Portafoglio Strategico Credem giornaliero Credembanca Relazione su limiti di investimento per Comitato investimento mensile SGR Relazioni per Comitato Rischi e Performance mensile SGR Dal precedente elenco sono escluse le rendicontazioni attinenti la controllata Credemvita, non rientrante nel perimetro della vigilanza prudenziale. 14 Rischio di credito Strategie e processi per la gestione dei rischi Credem considera storicamente l’elevata qualità del credito come un elemento fondante della propria stabilità patrimoniale ed un fattore strategico nel processo di creazione del valore. I principi fondamentali su cui si basa l’erogazione del credito nel Gruppo sono i seguenti: • la coerenza con la connotazione di banca commerciale domestica nella valutazione dell’attività del cliente, della sua dimensione e della sua ubicazione geografica rispetto alla rete Credem ; • la tecnica nell’analisi di rischio, che assicura alle concessioni creditizie un presupposto oggettivo e coerente con le finalità e le esigenze finanziarie del cliente, con le sue dimensioni patrimoniali e finanziarie e con le relative capacità di rimborso storiche e prospettiche; • la qualità e l’adeguatezza delle informazioni, coerentemente ai criteri di data governance definiti dalla Capogruppo, come presupposto essenziale per la valutazione oggettiva del profilo di rischio che trova nel rating interno la sua prima espressione di sintesi; • il frazionamento del rischio di credito perseguito diversificando il portafoglio clienti con un approccio selettivo e coerente con gli obiettivi di capitale e di rischio/rendimento; • la valutazione consolidata delle controparti a livello di Gruppo in modo da delineare una prospettiva unitaria e non frammentata del profilo di rischio di ciascuna singola controparte o gruppo controparte; • la cura riservata alla regolarità formale prima dell’erogazione delle concessioni di credito anche attraverso il supporto di strutture specialistiche presso la Capogruppo che assicurano i necessari riferimenti tecnico-consulenziali; • l’attenta gestione dei rapporti da parte delle unità di linea e i controlli effettuati dalle funzioni centrali dedicate, che assicurano la corretta applicazione delle linee di credito, l’aggiornamento costante del quadro informativo della clientela, la tempestiva individuazione delle posizioni problematiche e l’adozione delle azioni necessarie al recupero delle relative esposizioni; • l’adozione di politiche rigorose di classificazione e copertura dei crediti deteriorati, privilegiando quando possibile politiche transattive volte a raggiungere accordi stragiudiziali con le controparti contenendone di conseguenza i costi di recupero. Aspetti organizzativi Il Servizio Crediti della Capogruppo è organizzato secondo tre aree di responsabilità: • Credit Strategy e Monitoring, che definisce obiettivi e linee guida di sviluppo del credito inteso come business line in coerenza con gli obiettivi ed il Risk Appetite Framework di gruppo, redige la regolamentazione interna, definisce i principali strumenti e processi ed effettua i controlli sulla filiera del credito; • Credit Management, che attraverso l’attività deliberativa e la consulenza tecnica alle strutture commerciali ed alle società del gruppo garantisce nel tempo un profilo di rischiosità degli impieghi coerente con gli obiettivi di strategy definiti; • Credito Problematico e Non Performing, che si occupa delle attività di gestione e recupero sul credito problematico/anomalo e sulle posizioni a default. Le linee guida di Credit Strategy vengono approvate dallo specifico Comitato Credit Strategy di Gruppo e deliberate dal Consiglio di Amministrazione. Il Comitato Credit Strategy di Gruppo ha in carico inoltre l’analisi dell’evoluzione e la valutazione delle modalità di gestione degli indicatori SREP di II livello di competenza secondo quanto stabilito dalle “Norme di Funzionamento del Comitato Risk Management”. Nella gestione del rischio di credito intervengono inoltre, per le rispettive competenze, ruoli operanti all’interno del Servizio Rischi: • il Risk Officer, che misura il rischio di credito del portafoglio e la coerenza con gli obiettivi di capital allocation e con il Risk Appetite Framework; • il Rating Office, che è responsabile dell’attribuzione dei rating interni a tutta la clientela del gruppo rientrante nella funzione regolamentare corporate. 15 Tali funzioni vengono svolte dalla capogruppo per tutto il Gruppo Credem. Le disposizioni introdotte dalla circolare Bankit n. 263 del dicembre 2006 ed i successivi aggiornamenti sono stati sistematicamente accolti dal Gruppo Credem come un’opportunità per migliorare la gestione del rischio e per incrementare il valore generato per gli azionisti, grazie alla storica qualità dell’attivo creditizio nonché all’ ampia e consolidata diffusione degli strumenti di rating utilizzati nell’attività di valutazione, erogazione, monitoraggio e prezzatura del credito. Sistemi di gestione, misurazione e controllo L’attività di valutazione ed erogazione del credito è differenziata a seconda della tipologia di clientela. Più precisamente, per il segmento corporate è in uso un sistema “esperto” che guida la formulazione della proposta di affidamento ed è alla base del sistema di rating. Tale metodologia si basa su logiche di analisi delle componenti economicopatrimoniali di bilancio integrate dalla valutazione dei flussi di cassa, dati di centrale rischi, nonché da valutazioni qualitative sul posizionamento competitivo, sui rischi di business e sull’appartenenza al gruppo. Per il segmento small business, nell’ambito della stessa metodologia generale di valutazione, sono state applicate delle differenziazioni per dare maggior peso alle informazioni di tipo andamentale e di centrale dei rischi, che forniscono un contributo importante alla capacità predittiva del default. Per il segmento delle microattività e dei privati consumatori è stato sviluppato un sistema di rating specificamente calibrato su questa tipologia di clientela a supporto dei processi di approvazione delle operazioni. Inoltre, per tutta la clientela è attivo un modello interno di Loss Given Default (LGD) che valuta la potenziale perdita dato il default della controparte tenendo in considerazione la tipologia di controparte, l’ammontare dell’esposizione, la tipologia di forma tecnica e le eventuali garanzie a sostegno della posizione. Tutti i sistemi sono direttamente integrati nella proposta di affidamento. Attualmente la nuova Pratica Elettronica di Fido è operativa per tutti i gestori imprese e nel corso del 2016 verrà rilasciata a tutti i gestori di clientela privati consumatori. La piattaforma ha portato notevoli miglioramenti in termini di data quality ed efficienza nei processi di istruttoria e delibera di affidamenti e rating. Un pilastro fondamentale di governance del credito è costituito inoltre dall’ assegnazione “ad personam” delle autonomie delegate, previa valutazione sul singolo deliberante di elementi fondamentali quali le competenze, i risultati conseguiti nella gestione ed erogazione del credito e l’attività formativa fruita. I poteri di delega si basano, attualmente per la sola Credembanca, sull’indicatore “Accordato Ponderato”, che applicando dei pesi alle singole componenti della posizione affidata ne sintetizza la rischiosità in rapporto alle policy del Gruppo ed alle serie storiche dei default. La funzione di definizione e di controllo dei limiti di affidamento si avvale del supporto di uno specifico Comitato Crediti di Gruppo che fissa, tra gli altri, il Credit Limit principale su cui si basa la Policy che è la Soglia di Massima Esposizione (SME), cioè l’ammontare massimo di rischio di credito che il Gruppo intende assumere verso una controparte (o gruppo di soggetti collegati) incluse le esposizioni derivanti dai titoli diversi da quelli detenuti per la negoziazione (classificate HFT – Held For Trading) e da quelle valutate al fair value. La definizione di tale soglia prende a riferimento il Capitale Ammissibile di Gruppo ed i limiti di Vigilanza. Il Comitato è responsabile inoltre di rendicontare le posizioni che, a seguito di specifiche decisioni, superano le soglie definite. Il superamento delle “Soglie di Massima Esposizione” si configura come “Operazione di Maggior Rilievo” ai sensi del 15° aggiornamento della Circolare n. 263 del 5 luglio 2013. A livello di portafoglio, le analisi periodiche e il monitoraggio sono svolte dalla funzione Risk Management che ha come mission quella di supportare la Capogruppo nella definizione dei principi del funzionamento del modello di Risk Management di Gruppo e della struttura dei limiti e delle deleghe operative. 16 Tale funzione svolge anche i compiti di coordinamento del progetto Basilea 2 e di segreteria tecnica del Comitato Risk Management oltre che di supporto al Comitato Consiliare Rischi di Gruppo. Il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo svolge un ruolo di supporto – che si esplica in una preventiva attività consultiva, istruttoria e nella formulazione di proposte e pareri – al fine di coadiuvare il Consiglio di Amministrazione nelle sue valutazioni e decisioni relative alla gestione dei rischi ed in generale al sistema dei controlli interni, per garantirne l’adeguatezza rispetto alle caratteristiche dell’impresa e del Gruppo in relazione all’evoluzione dell’organizzazione e dell’operatività, nonché al contesto normativo di riferimento. In particolare, la funzione di Risk management consente al Consiglio di Amministrazione, con il supporto del Comitato Rischi, di poter svolgere un’adeguata attività valutativa volta a deliberare: • il Risk Appetite Framework (con particolare riferimento alla valutazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza) assicurando che l'attuazione sia coerente con gli obiettivi di rischio e le soglie di tolleranza approvate; • l’andamento trimestrale del profilo di rischio assunto nel suo complesso rispetto agli obiettivi di Risk Appetite e alle soglie di tolleranza relativamente a tutti gli indicatori previsti nel RAF di Gruppo. Relativamente ai modelli interni: • la conformità dei modelli interni ai dettami previsti dalla regolamentazione prudenziale previo parere del Collegio Sindacale; • i parametri di rischio relativi ai modelli interni utilizzati previo parere preventivo della funzione di convalida; • i criteri per individuare le Operazioni di Maggior Rilievo (OMR) e approvare la rendicontazione annuale relativa. Nello specifico, con riferimento al Rischio di credito per le attività richieste dalla disciplina prudenziale (riferimenti normativi: Circolare 263 e 285 di Banca d’Italia e CRR), la Funzione Risk Management per il tramite dell’ufficio Rischi Operativi e di Credito: • svolge tutte le attività previste, in carico a tale ufficio, dal Regolamento di “Gestione del sistema interno di rating”; • svolge attività gestionali inerenti la quantificazione del rischio di credito a supporto di altre funzioni, anche con riferimento alle operazioni con soggetti collegati e la verifica dell’adeguatezza delle valutazioni effettuate sui crediti deteriorati. Inoltre l’ufficio Validazione Modelli Interni: • effettua la convalida dei modelli interni come previsto dal Regolamento “Gestione del Sistema Interno di Rating”; • effettua verifiche sulle attività di controllo andamentale del credito. Tecniche di mitigazione del rischio di credito Le garanzie rivestono particolare rilevanza nelle strategie creditizie della Banca pur mantenendo un carattere accessorio nel processo di valutazione e concessione del credito, dove l’elemento fondante è la valutazione della capacità di rimborso del debitore, in quanto consentono la mitigazione nel complessivo ciclo di vita del credito. A tal fine è codificata all’interno del “Regolamento per l’assunzione dei rischi di credito verso la clientela” la ponderazione e la loan to value da applicare alle diverse operazioni ipotecarie in base alla natura dell’immobile. In particolare, proprio per la natura di intervento a medio termine, i mutui ipotecari prevedono percentuali di iscrizione della garanzia diversificate a seconda della tipologia e della durata del finanziamento. Nell’ambito della definizione del valore di perizia del cespite da acquisire in garanzia le regole applicate sono così riassumibili: utilizzo di periti esterni indipendenti dal processo di erogazione del credito e individuazione del valore di mercato del cespite su cui viene calcolato il valore di loan to value. 17 Vista l’importanza del comparto mutui residenziali nel portafoglio complessivo e in ottica di adeguamento alle Nuove Disposizioni di Vigilanza è stato messo a punto un processo di monitoraggio del valore degli immobili oggetto di ipoteca al fine di una corretta valutazione del grado di copertura dei mutui in corso. La prima fase ha riguardato le attività sugli immobili residenziali a garanzia di mutui concessi a privati, mentre la seconda ha riguardato il portafoglio degli immobili non residenziali. Il processo di adeguamento alla normativa e quindi le attività di sorveglianza degli immobili, hanno imposto la strutturazione di una base dati necessaria per la rivalutazione degli stessi. Per quanto riguarda le garanzie reali su valori mobiliari sono previsti scarti cauzionali da applicare a seconda della tipologia del prodotto acquisito in garanzia e dell’eventuale rating dell’emittente. Relativamente alle garanzie fidejussorie, osserviamo che la loro valorizzazione viene sempre effettuata sulla base di una valutazione prudenziale del patrimonio responsabile dei garanti. Attività finanziarie deteriorate La struttura di Crediti Problematici e non Performing supporta da un punto di vista tecnico la rete nella gestione dei crediti deteriorati, ed in sede di proposta interviene nella determinazione delle svalutazioni da sottoporre all’organo deliberante. All’interno di questa struttura, la gestione dell’attività di recupero crediti sulle posizioni a Sofferenza (Contenzioso) è svolta da un ufficio centrale e da reparti decentrati con sede in tre regioni. Le autonomie relative alla valutazione delle perdite ed agli stralci sono quasi completamente accentrate su organi monocratici; tale peculiarità permette tempi di risposta alle proposte transattive particolarmente ridotti. L’attività di determinazione delle svalutazioni, che è analitica per tutti i crediti deteriorati, è supportata da un sistema di revisione periodica delle varie posizioni che permette un adeguamento costante che tiene conto delle evoluzioni giudiziali o stragiudiziali intervenute. La valutazione delle perdite è improntata a criteri di indubbia prudenza confermata anche dalle plusvalenze registrate che si assestano intorno al 18,8% degli incassi totali escluso rettifiche e riprese da attualizzazione. Per tutte le esposizioni viene fatta una stima analitica, attribuendo un piano di rientro ovvero un incasso a scadenza in caso di recupero da procedura esecutiva, differenziato in relazione alle caratteristiche dei crediti (presenza di garanzie, area geografica, procedure concorsuali e/o esecutive). Il termine di attualizzazione viene aggiornato in sede di revisione nell’ipotesi in cui si modifichi il contesto. Nel 2013 il Consiglio di Amministrazione ha approvato un documento denominato “linee guida e criteri di svalutazione crediti gruppo Credem”; tale documento ha lo scopo di indirizzare ed uniformare l’attività degli uffici deputati alla gestione dei crediti deteriorati nella determinazione delle relative svalutazioni sia civilistiche che attinenti i tempi di recupero. Tali linee guida traggono il loro riferimento dalle prassi adottate dalle società, periodicamente aggiornate in base all’esito dell’attività di gestione e recupero dei crediti deteriorati, nonché dalle indicazioni emerse dagli esiti delle analisi quali-quantitative svolte dal Servizio Rischi; le linee guida hanno lo scopo di disciplinare l’attività degli uffici incaricati al fine di assicurare l’applicazione di criteri uniformi e prudenziali e si fondano essenzialmente su una particolare prudenza nella valutazione del collateral, laddove esistente, ed al tempo stesso dei tempi stimati per il recupero. In particolare, relativamente alle inadempienze probabili vengono definite percentuali di accantonamento crescenti in base alla durata dell’inadempienza, alla presenza o meno di collateral ed alla data dell’ultimo aggiornamento disponibile del loro valore di mercato. Elementi di ulteriore differenziazione sono la natura residenziale o commerciale dell’immobile a garanzia e la sua fungibilità. A Giugno 2016, la composizione delle attività deteriorate nette per anzianità di scaduto era la seguente: • 24% difficili da pagare non scadute o scadute da meno di 90 giorni, 18 • • • 7,7% scadute > 90 giorni <= 180 giorni, 11,5% scadute > 180 giorni <= 1 anno, 56,8% scadute > 1 anno. A marzo 2014, in considerazione del cambiamento regolamentare che prevedeva il passaggio dei poteri di Vigilanza alla Banca Centrale Europea e l’applicazione della nuova normativa comunitaria in tema di reporting di vigilanza, vennero approvate le “Linee guida per l’individuazione e la gestione delle esposizioni Forborne” successivamente recepite dalla regolamentazione interna. In conformità agli standard dell’EBA, si definiscono forborne le esposizioni nei confronti delle quali sono state accordate misure di forbearance, ossia misure di sostegno a debitori che affrontano, o sono prossimi ad affrontare, difficoltà ad adempiere alle proprie obbligazioni finanziare (c.d. stato di difficoltà finanziaria). In linea generale, le possibili misure di forbearance accordate al debitore in difficoltà finanziaria possono ricadere nelle seguenti fattispecie: • modifica dei termini e delle condizioni contrattuali su un’esposizione che la controparte non è in grado di ripagare, con nuove condizioni che non sarebbero state accordate se il cliente non si fosse trovato in difficoltà finanziaria; • rifinanziamento parziale o totale del debito che non sarebbe stato accordato in assenza di difficoltà finanziaria della controparte. In conformità con gli standard di riferimento, la classificazione nel portafoglio Forborne è indipendente dalla classificazione a default o dalla presenza di svalutazioni analitiche. Rischi finanziari Aspetti generali Credembanca Il presidio dei rischi finanziari avviene tramite la definizione di una struttura di limiti che costituisce l’espressione diretta del livello di rischiosità ritenuto accettabile con riferimento alle singole aree/linee di business, in coerenza con il Risk Appetite definito a livello di gruppo. In particolare i rischi di mercato si generano a seguito delle seguenti operatività: attività tradizionale di raccolta ed impiego; attività sui mercati finanziari con finalità di trading e di investimento; attività di negoziazione di strumenti finanziari in contropartita con la clientela. Il rischio tasso di interesse nel portafoglio di negoziazione di vigilanza è generato dall’attività svolta sui mercati obbligazionari e derivati su tasso. Il rischio di tasso generato da tale attività è gestito e controllato tramite limiti complessivi in termini di delta (ovvero di sensitività rispetto a movimenti paralleli della curva), di spread di curva (ovvero di sensitivity rispetto a movimenti non paralleli della curva) e di vega. Il rischio specifico o emittente viene monitorato tramite appositi massimali di concentrazione per settore e classe di rating. Inoltre il modello di VaR in uso esclusivamente ai fini gestionali include il rischio emittente, mediante l’utilizzo di serie storiche specifiche sugli spread di mercato. La funzione di Risk Management produce reports di rischio con frequenza giornaliera, settimanale e trimestrale a seconda della funzione destinataria, indicando gli eventuali sconfini rispetto ai massimali assegnati dal regolamento e la misura di rischio gestionale in termini di VaR. Banca Euromobiliare I rischi di mercato legati al rischio tasso sono gestititi tramite la definizione di massimali operativi distinti in termini di posizione ten years equivalent. La funzione Risk Management della capogruppo verifica il rispetto di tali limiti ed elabora una misura di rischio gestionale in termini di VaR. Rischio di tasso di interesse 19 Il Gruppo adotta la definizione normativa di rischio di tasso di interesse sul banking book, secondo cui il rischio in oggetto è: “il rischio di tasso di interesse derivante da attività diverse dalla negoziazione: rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse”. Il rischio di tasso di interesse è generato dagli sbilanci derivanti dall’attività caratteristica, come conseguenza di differenze nelle scadenze e nei periodi di ridefinizione delle condizioni di tasso di interesse delle poste attive e passive. La politica di gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è volta alla stabilizzazione del margine di interesse sul portafoglio bancario, mantenendo uno sbilancio tendenzialmente contenuto e all’interno dei massimali definiti nel “Regolamento per l’assunzione dei rischi finanziari”. Eventuali modifiche a tale Regolamento ed ai massimali in esso espressi possono essere sottoposte a delibera del Consiglio di Amministrazione su proposta della Business Unit Finanza, sentito preventivamente il parere della funzione di Risk Management. Nell’ambito delle linee guida e delle soglie di tolleranza massima indicate dal Consiglio di Amministrazione, coerentemente con il Risk Appetite Framework di gruppo, al Comitato Asset & Liability Management (ALM) sono assegnati poteri decisionali per la declinazione delle strategie definite in merito a: • struttura finanziaria delle attività e delle passività della banca; • livello di rischio di tasso e liquidità complessivo desiderato; • politiche di funding del Gruppo e proposizione del funding plan annuale della Capogruppo, formulato dalla Business Unit Finanza di concerto con il Servizio Valore. Tali indicazioni costituiscono il presupposto e garantiscono la coerenza complessiva con gli obiettivi gestionali che ogni funzione aziendale definisce nell'ambito delle proprie autonomie. Gli indirizzi strategici, e le conseguenti scelte gestionali, sono finalizzati a: • stabilizzare nel tempo il margine di interesse; • garantire un adeguato grado di liquidità, solvibilità e mismatching delle scadenze. La gestione operativa del rischio di tasso di interesse sul banking book è attribuita alla Business Unit Finanza, nell’ambito delle autonomie assegnate dal Regolamento per l’assunzione dei rischi finanziari, in coerenza con il Risk Appetite definito a livello di gruppo, ed in ottemperanza agli indirizzi strategici espressi dal Comitato ALM. Nell’attività di gestione la Business Unit Finanza si avvale di un modello rappresentativo del rischio tasso basato sulla visualizzazione lungo l’asse temporale delle operazioni per scadenza di repricing, al fine di evidenziare squilibri fra attivo e passivo. La Business Unit Finanza si occupa inoltre di proporre al Comitato ALM gli interventi ritenuti necessari a migliorare il profilo complessivo in termini di rischio di tasso (e di liquidità strutturale) e di realizzare operativamente tali interventi. Nell’ambito del processo di gestione dei rischi e di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale e prospettica, la funzione di Risk Management: • sviluppa, con il supporto della Business Unit Finanza, le metodologie di misurazione del rischio di tasso di interesse sul banking book; • monitora giornalmente il rispetto dei limiti esplicitati nel “Regolamento per l’assunzione dei rischi finanziari”; • predispone reporting per la gestione e monitoraggio del rischio di tasso per il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo. Il Report Giornaliero di sintesi del rispetto dei massimali presenta, fra le altre, le seguenti informazioni: • gap per fascia di scadenza sulle operazioni di raccolta e impiego in Euro e in valuta estera, i relativi massimali stabiliti dal Regolamento ed eventuali sconfini; • massimali di rischio tasso in termini di Ten Years Equivalent (Tye) ed eventuali sconfini; • limiti di concentrazione per divisa ed eventuali sconfini. 20 Alla luce dei recenti interventi normativi (EBA/BCBS) riguardanti il rischio di tasso di interesse del banking book (IRRBB) e delle ulteriori segnalazioni sul tema previste a fronte della supervisione diretta da parte della BCE, è in corso a livello di gruppo un progetto di evoluzione e adeguamento delle policy sul rischio tasso, nonché delle metriche di misurazione, in coerenza con la regolamentazione europea di riferimento. Rischio di prezzo Nell’ambito del “portafoglio di negoziazione di vigilanza” la principale fonte di rischio di prezzo è costituita dai titoli azionari, fondi e dai relativi strumenti derivati. Credembanca I rischi azionari sono assunti nell’ambito delle attività di trading. Tale attività svolta sui mercati azionari prevede l’assunzione di posizioni direzionali gestite e controllate tramite massimali di posizione, sia lorda sia netta, limiti in termini di greche e massimali di concentrazione per sottostante. Vi sono inoltre posizioni in quote di fondi di fondi hedge, in tale contesto l’investimento principale è costituito da una posizione in fondi gestiti da Euromobiliare AM SGR con finalità di seed money. Banca Euromobiliare Il Regolamento Finanza, monitorato dalla funzione di Risk Management, non prevede massimali ordinari per l’operatività sul rischio azionario. La società detiene inoltre una posizione nei medesimi fondi di fondi hedge di cui al punto precedente. Nell’ambito del portafoglio bancario, il rischio di prezzo è legato essenzialmente alla presenza di partecipazioni e titoli di capitale all’interno del portafoglio “disponibili per la vendita”. Con riferimento alle partecipazioni quotate in mercati regolamentati, il rischio viene monitorato giornalmente attraverso il calcolo del Value at Risk. Rischio di cambio L’attività svolta sui mercati dei cambi prevede l’assunzione di posizioni gestite e controllate tramite massimali di posizione, sia lorda sia netta, e massimali di concentrazione per divisa. Il rischio di mercato currency viene calcolato con la stessa frequenza e metodologia indicata per il rischio tasso ed equity. Rischio specifico Il rischio specifico è il rischio di perdite causate da una sfavorevole variazione del prezzo degli strumenti finanziari negoziati dovuta a fattori connessi con la situazione dell’emittente. Di seguito sono riportati i valori medi, massimi e minimi (in milioni di euro) del rischio specifico delle singole società, calcolati sulla base delle ponderazioni di vigilanza, relativamente agli esercizi 2014, 2015 e primo semestre 2016. 21 Rischio liquidità Il rischio di liquidità identifica l’eventualità che il Gruppo possa trovarsi nella condizione di non riuscire a far fronte agli impegni di pagamento, previsti o imprevisti, senza pregiudicare l’operatività quotidiana o la propria condizione finanziaria. La gestione di questo rischio può essere suddivisa fra: • gestione della liquidità di breve termine, ivi compresa la liquidità intra-day: il cui obiettivo è quello di garantire che i flussi di liquidità in uscita siano fronteggiabili attraverso i flussi di liquidità in entrata nell’ottica di sostenere la normale continuità operativa dell’attività bancaria; • gestione della liquidità strutturale: il cui obiettivo è quello di mantenere un equilibrio tra passività complessive e attività a medio-lungo termine finalizzato a garantire un adeguato livello di liquidità in ottica di medio lungo periodo. Il Gruppo Credito Emiliano si è da tempo dotato di una Policy per la Gestione del rischio liquidità. La Policy approvata disciplina: • i principi di governo e di gestione del rischio di liquidità adottati dal Gruppo; • l’insieme delle norme e dei processi di controllo finalizzati a prevenire l’insorgere di situazioni di crisi di liquidità per il Gruppo e per le singole società del Gruppo; con l’obiettivo di ispirare una sana e prudente gestione del rischio di liquidità a livello consolidato, tale da assicurare la stabilità la sicurezza delle operazioni aziendali, la solidità finanziaria e, conseguentemente, la solvibilità del Gruppo. I principi essenziali a cui si ispira la politica di gestione della liquidità sono: • una struttura operativa che opera all’interno dei limiti assegnati e strutture di controllo autonome dalla prima; • una valutazione di impatto derivante da ipotesi di stress su alcuni aggregati; • il mantenimento di un livello adeguato di attività prontamente liquidabili • il costante monitoraggio degli attivi di bilancio che possono essere utilizzati come collaterale per le operazioni di finanziamento. Su base giornaliera, mediante un modello di liquidity gap, viene esposta l’evoluzione temporale dei flussi di cassa per consentire l’attivazione di operazioni finalizzate a determinare un equilibrio fra entrate ed uscite di cassa. Al Comitato Asset Liability & Management di Gruppo sono assegnati poteri decisionali per la declinazione delle strategie in merito alle politiche di funding del Gruppo. Periodicamente sono analizzate, in sede di Comitato, le condizioni di equilibrio finanziario per orientare le decisioni circa le strategie di funding. Sempre in sede di Comitato sono analizzati interventi straordinari eventualmente richiesti per le contingenti situazioni di mercato. Le regole di “Liquidity Management” adottate prevedono un ratio minimo di liquidità da rispettarsi sulle scadenze di breve termine ed altri indicatori per monitorare quotidianamente la posizione complessiva. E’ inoltre prevista la cd. “Soglia di tolleranza” intesa quale massima esposizione al rischio ritenuta sostenibile in un contesto di “normale corso degli affari” (going concern) e in “situazioni di stress” (stress scenario). Il Tempo Minimo di Sopravvivenza (TMS) è espresso come orizzonte temporale minimo in corrispondenza del quale il Gruppo è in grado di fronteggiare il fabbisogno di liquidità facendo affidamento esclusivamente sulle proprie risorse. Relativamente alla liquidità strutturale sono previsti limiti finalizzati a controllare e gestire i rischi derivanti dal mismatch di scadenze a medio-lungo termine dell’attivo e del passivo. Sono previsti dei gap ratio a 1, 2 e 5 anni. Questi limiti consentono di evitare che l’operatività a medio-lungo termine possa dare luogo ad eccessivi squilibri da finanziare a breve termine. Gli scenari di stress test previsti dal Regolamento si distinguono in: • stress base: calcolato mensilmente e applicato giornalmente ai fini del controllo della Soglia di Tolleranza. Lo scenario di stress viene definito applicando delle ipotesi di shock a partire dagli item e dalle aggregazioni previsti nella reportistica LCR (outflows). Tali outflows vengono applicati come flussi in uscita alla posizione ‘normale corso degli affari’ e vanno a decurtare i saldi netti di liquidità complessivi sui bucket fino ad 1 mese. In ottica prudenziale, non vengono considerati inflow da clientela: le posizioni che si intendono implicitamente rinnovate e non generano entrate di liquidità. 22 • stress estremo: effettuato trimestralmente e rendicontato trimestralmente al Comitato ALM, integrato con le azioni previsti dal Contingency Funding Plan. Le procedure di Contingency Funding Plan che pongono l’obiettivo di salvaguardare la stabilità del gruppo durante le fasi iniziali di uno stato di tensione di liquidità e garantire la continuità del gruppo stesso nel caso di gravi crisi di liquidità. Le procedure sono state riformulate definendo tre differenti livelli di gestione che coinvolgono attori diversi in funzione delle tipologie di intervento necessario. L’attività di gestione della liquidità a breve e del funding strutturale è svolta dalla Business Unit Finanza della capogruppo che complessivamente: • gestisce i flussi di liquidità infragruppo rivenienti dai fabbisogni/surplus di liquidità netti delle Società del Gruppo; • coordina ed effettua la raccolta sul mercato interbancario al fine di mantenere condizioni adeguate di liquidità per il Gruppo; • determina periodicamente gli interventi finanziari utili per conseguire gli equilibri nel medio e lungo termine, la sostenibilità della crescita e la maggior efficienza della provvista. Questa impostazione consente di supportare adeguatamente i fabbisogni finanziari ed è finalizzata a: • ridurre i fabbisogni complessivi di finanziamento da parte di controparti esterne al Gruppo; • ottimizzare l’accesso ai mercati e conseguentemente minimizzare i costi complessivi di raccolta esterna. Nel corso del 2016 sono proseguite le attività legate all’adeguamento al processo di evoluzione normativa. Gli sforzi si sono concentrati principalmente sugli Additional Liquidity Monitoring Metrics, diventati segnalazione di vigilanza a partire da Aprile. Il Gruppo inoltre continua a partecipare al monitoraggio semestrale Basilea 3, e invia le segnalazioni di liquidità previste nel regolamento UE 575/2013 (CRR), sotto forma di requisito in materia di copertura della liquidità (LCR) e di finanziamento stabile (SF). Trimestralmente è inviata un’ulteriore segnalazione in materia di copertura della liquidità (LCR) secondo le regole definite dal Regolamento Delegato UE 61/2015. A partire dal 2016, infine, il Gruppo, entrato sotto la vigilanza SSM, partecipa allo ShortTerm Exercise (STE) e ha predisposto il documento di autovalutazione della liquidità (report ILAAP). Ad inizio 2016, la liquidità a disposizione ha consentito di non rinnovare l’asta settimanale della Banca Centrale Europea in scadenza per un importo di 1 miliardo di euro, riducendo il finanziamento complessivo ricevuto a 1,750 miliardi di euro. Nel corso del mese di giugno 2016 il Gruppo ha usufruito della possibilità di convertire il secondo tiraggio di TLTRO I, effettuato a giugno 2015 per un importo pari a 1,015 miliardi di euro, in un’operazione di TLTRO II di pari importo avente condizioni economiche più favorevoli. Al 30 giugno 2016 il finanziamento complessivo ricevuto da BCE si è quindi attestato a 1,750 miliardi di euro. Al 30 giugno 2016 l’importo totale delle riserve di liquidità, intese come attività liquide di elevata qualità calcolate ai fini del calcolo del Liquidity Coverage Ratio (LCR), era in area 3.35 miliardi di euro. Tale importo era principalmente rappresentato da attività detenute dalla Capogruppo. Programmi Obbligazioni Bancarie Garantite A valere sul Programma di emissione di obbligazioni bancarie garantite da Credem CB non sono state effettuate nuove emissioni nel corso del primo semestre 2016. Al 30 giugno 2016 il nominale delle emissioni è pari a 2,1 miliardi di euro. Nel primo semestre 2016, per una più efficiente gestione della liquidità, sono stati riacquistati tutti gli attivi a suo tempo ceduti a Canossa CB, ed il relativo programma d’emissione è stato oggetto di chiusura. Programma di emissioni “Euro Medium Term Note” (EMTN) Nel corso del primo semestre 2016 non sono state effettuate emissioni a valere sul Programma EMTN di Credem, approvato a dicembre 2015 dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier. 23 Operazioni di cartolarizzazione Nel corso del primo semestre 2016, non sono state poste in essere operazioni di cessione o riacquisto di attivi dall’operazione di cartolarizzazione revolving Emilia SPV, perfezionata dal Gruppo nel corso del 2015 e relativa a mutui ipotecari residenziali in bonis non idonei all’utilizzo nei programmi “Obbligazioni Bancarie Garantite”. Per effetto del naturale ammortamento degli attivi, al 30 giugno 2016 il circolante della tranche senior è pari a 0,894 miliardi di euro mentre quello della tranche junior è pari a 0,252 miliardi di euro. Rischio operativo Il Gruppo ha sviluppato un sistema integrato di gestione dei rischi operativi assunti che, in attuazione degli indirizzi strategici, consente di rafforzare la capacità delle Unità Organizzative di gestirli consapevolmente, introducendo strumenti di rilevazione, misurazione e controllo tali da garantire un’assunzione dei rischi consapevole e compatibile con le strategie di Governance e con le condizioni economiche e patrimoniali, nel rispetto delle indicazioni provenienti dalle Autorità di Vigilanza”. Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato il regolamento “Gestione dei rischi operativi” (Regolamento ORM) con cui definisce le politiche di gestione del rischio operativo a livello di Gruppo e Banca e determina un sistema comune e coordinato caratterizzato da regole condivise per l’allocazione di compiti e responsabilità. Il regolamento definisce come rischio operativo “il rischio di perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di processi, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni, ivi compreso il rischio giuridico; non sono inclusi quelli strategici e di reputazione”. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato, ai fini della determinazione del requisito patrimoniale, l’utilizzo del metodo TSA per tutte le società appartenenti al Gruppo Bancario. Non sono intervenute variazioni significative rispetto all’esercizio precedente in relazione al modello di gestione dei rischi operativi che di seguito viene rappresentato sinteticamente: l’Organo con funzioni di supervisione strategica di Gruppo è identificato nel Consiglio di Amministrazione di Credito Emiliano SpA, Capogruppo del Gruppo Bancario Credito Emiliano – CREDEM. L’azione viene esercitata con il supporto del Comitato Consiliare Rischi di Gruppo (Comitato di Governance, privo di deleghe, istituito con la finalità di svolgere un ruolo istruttorio). A livello di Gruppo sono stati individuati più organi con funzioni di gestione, coincidenti con i Consigli di Amministrazione delle singole controllate, che hanno adottato il Regolamento ORM traducendo il relativo “schema” nella specifica realtà aziendale ed individuando concretamente le funzioni “locali” richieste per il buon esito del processo. Dal punto di vista operativo gli organi con funzione di supervisione strategica e quelli con funzioni di gestione sono supportati dall’attività dell’ufficio Rischi Operativi e di Credito (ROC). Nell’ambito del processo coordinato centralmente da ROC (c.d. “ORM Centrale”), l’attività viene svolta con il supporto di alcune funzioni “ORM Periferico” appartenenti a diversi servizi della banca. L’Organo con funzioni di controllo è identificato nel Collegio Sindacale, coerentemente con la disciplina vigente relativa agli enti che adottano un modello “tradizionale” di governance societaria. Più in particolare, il Collegio della Capogruppo è responsabile di vigilare sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta amministrazione, sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e contabili del Gruppo anche tramite il coordinamento con gli omologhi organi collegiali presenti nelle controllate. Nell’espletamento delle proprie attività tale organo viene supportato dal Servizio Audit di Gruppo. Il Regolamento ORM istituisce, inoltre, specifici flussi informativi verso l’organo di controllo delle società interessate dal modello TSA (a livello individuale e consolidato, secondo le rispettive competenze). Il Sistema di Gestione dei Rischi Operativi è periodicamente sottoposto a revisione indipendente da parte del Servizio Audit della Capogruppo. 24 Il sistema di gestione dei rischi operativi è definito come l’insieme strutturato dei processi funzioni e risorse per l’identificazione, la valutazione e il controllo dei rischi operativi ed è articolato nei seguenti sottoprocessi: • Identificazione; • Misurazione; • Monitoraggio e Controllo; • Mitigazione. Il processo di “Identificazione” è composto dalle seguenti procedure: • Loss Data Collection: consiste nella raccolta dei dati di perdita operativa interna con il coinvolgimento diretto di tutte le unità di business. In tale ambito, gli eventi di perdita operativa (inclusi quelli di natura informatica) sono classificati per Business Line (corporate finance, trading and sales, retail banking, commercial banking, payment and settlement,, agency services, asset management, retail Brokerage) ed Event Type (frodi interne, frodi esterne, rapporto di impiego e sicurezza sul lavoro, clientela - prodotti e prassi professionali, danni da eventi esterni, interruzioni dell’operatività e disfunzioni dei sistemi, esecuzione, consegna e gestione dei processi); • Risk Self Assessment: consiste nella raccolta, attraverso questionario, di stime soggettive espresse dai risk owner con riferimento agli eventi di natura operativa (inclusi quelli di natura informatica) potenzialmente rilevanti per le proprie unità di business; • Data Pooling/Comunicazione verso enti esterni: consiste nella partecipazione ad iniziative consortili esterne e nella gestione delle relative interrelazioni (ad es. consorzio DIPO) ed alla comunicazione dei dati di perdita operativa raccolti agli Organi di Vigilanza (Banca d’Italia e Banca Centrale Europea). Il processo di “Misurazione” è rappresentato dalla quantificazione del Capitale a Rischio (CaR) mediante stime soggettive. Le metodologie di misurazione delle perdite attese e inattese sono finalizzate ad un’attività di controllo ed individuazione di situazioni potenzialmente critiche e si basano sulla esecuzione di questionari (RSA), con frequenza almeno annuale, che per ogni tipologia di evento richiedono ai responsabili delle unità organizzative (UO) che possono generare/gestire i rischi operativi, una stima soggettiva di alcuni fattori di rischio: • “frequenza tipica”, il numero medio atteso di eventi nell’arco temporale di riferimento; • “impatto tipico”, la perdita media attesa per tipologia di evento; • “impatto peggiore”, l’impatto del singolo evento qualora esso si manifesti nel peggior modo (ragionevolmente) concepibile. L’analisi è svolta su più livelli: unità organizzativa, business units, società e gruppo consolidato e per ogni livello sono prodotti: un valore di perdita attesa ed un valore di perdita inattesa. Il processo di “Monitoraggio e controllo” mira a identificare tempestivamente eventuali disfunzioni nei processi aziendali o nelle procedure di gestione del rischio al fine di consentire di valutare le necessarie azioni di mitigazione. I Rischi Operativi sono inoltre monitorati all’interno del più ampio processo di Risk Appetite Framework (RAF) di Gruppo (monitoraggio trimestrale). Il sistema di reporting fornisce agli organi aziendali ed ai responsabili delle funzioni interessate informazioni sul livello di esposizione ai rischi operativi e rappresenta uno strumento di supporto per la loro gestione attiva e rappresenta la sintesi dei processi di misurazione, monitoraggio e controllo. Il processo di “Mitigazione” definisce le azioni da intraprendere per la prevenzione e l’attenuazione dei rischi operativi ed è composto dalle seguenti procedure: • Analisi gestionale: consiste nell’analisi delle criticità emerse e delle diverse possibili soluzioni a disposizione nell’ambito delle tradizionali modalità alternative di gestione del rischio (ritenzione, trasferimento, mitigazione), in ottica costi-benefici; • Gestione dell’attività di mitigazione: consiste nella scelta, pianificazione, avvio delle attività, implementazione e completamento degli interventi di mitigazione messi in atto e successivo controllo dell’avanzamento e dell’efficacia degli interventi di mitigazione del rischio attuati; 25 • Gestione delle forme di trasferimento: consiste nella individuazione, valutazione, scelta e gestione delle diverse forme di trasferimento del rischio. La classificazione delle attività nelle linee di business regolamentari è declinata nelle fasi di: • mappatura dati; • determinazione requisito patrimoniale individuale. La mappatura dei dati si delinea a livello individuale attraverso il collocamento di ciascuno dei centri gestionali nella business line regolamentare di pertinenza seguendo i principi sanciti dal Regolamento UE n. 575/2013; segue quindi l’individuazione delle fonti dati che riportano i dati reddituali di tali centri e gli eventuali criteri di ripartizione. In applicazione della mappatura definita, ciascuna società procede alla determinazione dei valori per centro, alla collocazione sulle business line previste e alla determinazione del requisito individuale. Le attività definite per la determinazione del requisito patrimoniale consolidato prevedono l’identificazione dell’”Indicatore Rilevante” individuale e la componente riconducibile a ciascuna società del Gruppo per business line regolamentare (da determinarsi in coerenza con i criteri sanciti nella mappatura utilizzata a fini individuali). Il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi, calcolato sull’ Indicatore Rilevante del triennio 2013 - 2015, è pari a 117,4 milioni di euro. 26 Processo di Valutazione dell’Adeguatezza Patrimoniale (ICAAP-Internal Capital Adequacy Assessment Process) Il processo di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale (Internal Capital Adequacy Assessment Process – ICAAP) adottato dal Gruppo Credito Emiliano – CREDEM risponde ai requisiti in materia definiti dalle “Nuove istruzioni di vigilanza prudenziale per le banche” ( Circolare 285 del 17 dicembre 2013). In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del Regolamento CRR, le banche controllate da una “società di partecipazione finanziaria madre” sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal predetto regolamento sulla base della situazione consolidata della società di partecipazione finanziaria medesima. Tali disposizioni hanno pertanto reso necessaria la modifica del perimetro di consolidamento del gruppo ai fini della vigilanza prudenziale, portando a calcolare i ratio patrimoniali a livello di Credemholding, società controllante al 77% di Credem Spa. Anche nel Resoconto 2016 vengono pertanto illustrate le situazioni patrimoniali che fanno capo, rispettivamente, a Credembanca ed a Credemholding. Sono in particolare evidenziate le sostanziali differenze che, soprattutto nell’accezione “fully phased” emergono a livello regolamentare tra i due perimetri di riferimento, principalmente riconducibili al restrittivo trattamento riservato agli interessi di minoranza ed alla maggiore incidenza delle deduzioni assicurative. Più contenute si rivelano le differenze a livello di capitale complessivo, tenuto conto del trattamento riservato, in tale accezione, ai citati interessi di minoranza. Il Processo ICAAP deriva ed è strettamente correlato, pur costituendo un processo autonomo e rilevante, dai processi RAF e Pianificazione, Programmazione e Controllo di Gruppo. Gli orientamenti assunti dal CA sono supportati rispettivamente dal Comitato Consiliare Rischi di Gruppo (di seguito Comitato Rischi) e dal Comitato di Pianificazione Strategica di gruppo (di seguito CPS). Ciò in particolare in merito a: • individuazione degli obiettivi di rischio (Risk Appetite) e delle soglie di tolleranza (Risk Tolerance); • individuazione delle linee guida di sviluppo strategico e/o operativo, del livello di capitale ritenuto coerente con il rating obiettivo di Gruppo, con i valori obiettivo degli indicatori quantitativi di Risk Appetite (rischi patrimoniali, di liquidità e di leverage) e con gli obiettivi di creazione di valore del Gruppo. L’avvio del processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale e prospettica è a sua volta articolato nelle seguenti fasi: 1. individuazione dei rischi da sottoporre a valutazione; 2. misurazione/valutazione dei singoli rischi e del relativo capitale interno in condizioni attese e stressate; 3. determinazione del capitale interno complessivo; 4. determinazione del capitale complessivo, riconciliazione con i Fondi Propri e conseguente valutazione dell’adeguatezza patrimoniale prospettica in condizioni normali e stressate. I rischi misurabili, per i quali si procede alla misurazione di un capitale interno nell’ambito del Gruppo, sono i seguenti: • rischi del Primo Pilastro: rischio di credito, controparte e specifico, rischio di mercato e rischio operativo; • rischio di concentrazione (Secondo Pilastro); • rischio di tasso di interesse del Banking Book (Secondo Pilastro). • rischio residuo connesso alle tecniche di attenuazione del rischio di credito (Secondo Pilastro). In riferimento al requisito regolamentare e ai Fondi Propri, si precisa che con decorrenza 30 settembre 2015 Banca d’Italia ha autorizzato il Gruppo all’utilizzo del modello interno avanzato nella determinazione del rischio creditizio regolamentare di Credembanca e Credemleasing, sia verso la clientela corporate che retail. I rischi misurabili, ma non in termini di capitale interno nell’ambito del Gruppo, sono i seguenti: • rischio di una leva finanziaria eccessiva. 27 I rischi rilevanti per il Gruppo considerati difficilmente misurabili, per i quali si applicano misure di attenuazione e controllo, sono i seguenti: • rischio strategico; • rischio di reputazione. Il rischio di liquidità viene trattato nell’ILAAP (Internal Liquidity Adequacy Assessment Process) del Gruppo Credem. Gli Organi Societari del Gruppo Credem coinvolti nel processo ICAAP, secondo le rispettive competenze, definiscono ed approvano le linee generali del processo, ne curano l’attuazione e vigilano sulla rispondenza di tale processo ai dettami della normativa. Nello specifico il governo del processo ICAAP riguarda: • Organi societari: o Organo di Supervisione strategica; o Organo di Gestione; o Organo di Controllo; • Comitati di Governance di Gruppo: o Comitato di Pianificazione Strategica di Gruppo (CPS); o Comitato Crediti di Gruppo (CCG); o Comitato Consiliare Rischi di Gruppo. Con riferimento al processo ICAAP, il Consiglio di Amministrazione: • la governance del processo di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica; • il perimetro dei rischi rilevanti a livello di Gruppo; • il processo di gestione e controllo dei rischi ai fini ICAAP e le metodologie di misurazione/valutazione dei rischi che insistono sul Gruppo, su proposta del Comitato Esecutivo e parere del Comitato Rischi; • la metodologia di determinazione del capitale interno complessivo, su proposta del Comitato Esecutivo e parere del Comitato Rischi; • l’approccio generale per l’esecuzione delle prove di stress; • l’approccio di determinazione del capitale complessivo; • le risultanze del processo ICAAP e autorizza l’inoltro del resoconto strutturato ICAAP all’Organo di Vigilanza; • le eventuali azioni mitigative o integrative del capitale complessivo a tutela dell’adeguatezza patrimoniale attuale e prospettica. L’adeguatezza patrimoniale di una banca o di un gruppo bancario, da una prospettiva economica, si basa sul confronto tra capitale complessivo e capitale interno complessivo. Un margine positivo di capitale complessivo (fonti patrimoniali) rispetto al capitale interno complessivo, infatti, conferisce elasticità alla gestione operativa, amplia gli spazi di crescita endogena ed esogena, consente di assorbire le perdite rivenienti dal verificarsi di eventi estremi e può consentire di fronteggiare le fluttuazioni del ciclo economico, limitando interventi drastici sugli attivi a rischio, o perseguire in generale opzioni di creazione di valore. Il Gruppo, in relazione al proprio risk appetite, ritiene opportuno il mantenimento di un margine positivo sia in condizioni attese che di stress. Tale principio risulta peraltro coerente con l’approccio prudenziale storicamente adottato nella gestione del capitale. Il Gruppo valuta la propria adeguatezza patrimoniale gestionale mediante la determinazione delle seguenti grandezze in ottica attuale e prospettica, in condizioni attese e di stress: • differenza (margine) tra capitale complessivo e capitale interno complessivo; • indice di adeguatezza che misura il rapporto tra capitale complessivo e attività ponderate per i rischi (ossia capitale interno complessivo moltiplicato per 12,5), secondo la logica dei ratios patrimoniali di vigilanza. 28 Risk Appetite Framework (RAF) Il Gruppo Credem valuta da sempre come elemento fondante la ricerca di una elevata qualità nel governo dei rischi, ritenuta fattore imprescindibile ed obiettivo strategico al fine di: • garantire la salvaguardia del patrimonio aziendale, assicurando la massima efficacia ed efficienza del processo di creazione del valore; • integrare nei processi decisionali ed operativi di gestione delle differenti aree di business la duplice dimensione rischio rendimento; • assicurare la coerenza dei processi operativi con le strategie, le politiche ed i regolamenti interni. A partire da giugno 2014 si è quindi adottato un quadro di riferimento strutturato, attraverso l’attuazione di un processo normato da apposito Regolamento interno di Risk Appetite Framework (di seguito RAF) di Gruppo. I compiti e le responsabilità dei vari organi e funzioni di controllo sono definiti nel “Documento di coordinamento tra organi aziendali e funzioni di controllo” in generale, specificati nel “Regolamento Risk Appetite Framework del gruppo Credem” e nelle Norme di Funzionamento del “Comitato Consiliare Rischi di Gruppo” per quanto riguarda l’ambito RAF. Il RAF è valutato dal CA della Capogruppo in funzione del business model e del piano strategico e prevede l’approvazione di obiettivi di rischio e soglia di tolleranza, coerenti con l’ICAAP e il sistema dei controlli interni. Il CA della Capogruppo valuta tutte le tipologie di rischio a livello consolidato e ne approva l’assunzione in maniera articolata su Società e Business Units che nel RAF sono individuate come rilevanti per l’apporto al rischio di Gruppo. Il RAF individua la propensione al rischio che la Banca intende perseguire a livello di Gruppo e mantenere nel tempo sia in una fase di normale corso degli affari, sia in condizioni di mercato particolarmente stressate. In particolare sono individuate le seguenti variabili: Risk Capacity (massimo rischio assumibile): il livello massimo di rischio che la banca è tecnicamente in grado di assumere senza violare i requisiti regolamentari o gli altri vincoli imposti dagli azionisti o dall’autorità di vigilanza. Credem utilizza come Massimo Rischio Assumibile il Patrimonio di Vigilanza di Gruppo, o parte di esso in presenza di vincoli imposti dall’Assemblea degli azionisti o dall’Autorità di Vigilanza. In base alla Risk Capacity individuata, il CA della Capogruppo definisce il livello di rischio “obiettivo” cd. Risk Appetite. Risk Appetite (obiettivo di rischio o propensione al rischio): il livello di rischio (complessivo e per tipologia) che la banca intende assumere per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici. Rappresenta la propensione al rischio che il Gruppo si propone di adottare in un contesto di medio periodo per il perseguimento dei suoi obiettivi strategici. Pertanto, salvo diversa indicazione, l’orizzonte temporale utilizzato è triennale quando scaturisce dall’approvazione del piano strategico, è annuale con eventuale proiezione pluriennale del rischio quando basato sulla pianificazione operativa (budget annuale). La strutturazione del processo decisionale del Risk Appetite Framework, individua ex ante una serie di indicatori di massimo rischio assumibile (KRI) e di obiettivi di rischio/rendimento (KPI), la cui entità è definita in funzione delle soglie di tolleranza che la Banca intende concedere per ogni rischio. Per ogni indicatore sono identificate le opzioni metodologiche disponibili, in termini di metriche quando gli indicatori obiettivo sono quantitativamente misurabili e in termini di linee guida qualitative nel caso di rischi non misurabili. Risk Tolerance (soglia di tolleranza): rappresenta la devianza massima dal risk appetite consentita; la soglia di tolleranza è fissata in modo da assicurare in ogni caso alla banca margini sufficienti per operare, anche in condizioni di stress, entro il massimo rischio assumibile. Nel caso in cui sia consentita l’assunzione di rischio oltre l’obiettivo di rischio fissato, fermo restando il rispetto della soglia di tolleranza, sono individuate le azioni gestionali necessarie per ricondurre il rischio assunto entro l’obiettivo prestabilito. All’interno di un ordinato processo di assunzione dei rischi, Credem considera la possibilità che, nell’ambito dell’orizzonte temporale identificato, il rischio possa subire 29 sensibili variazioni in presenza di andamenti avversi di mercato e/o caratterizzati da elevata volatilità dei diversi fattori di rischio. Per tener conto di questo e assicurare in ogni situazione alla Banca margini sufficienti per operare entro la Risk Capacity, vengono definite delle soglie di tolleranza al Risk Appetite definite appunto Risk Tolerance che rappresentano la variazione massima che la Banca intende accettare in scenari di stress. Risk Profile (rischio effettivo): rappresenta il rischio effettivamente assunto, misurato in un determinato istante temporale: con periodicità definita, almeno trimestrale, viene svolto il monitoraggio tra rischio effettivamente assunto e obiettivi di rischio esplicitando le metodologie che la funzione Risk Management utilizza per il calcolo del valore di rischio effettivamente assunto (Risk Profile). Il Risk Management sviluppa il RAF distinguendo tra: • Rischi quantificabili aventi impatto patrimoniale, ad. es. credito, mercato ed operativi, tasso di interesse, concentrazione, per i quali calcola il capitale economico in funzione del Business Plan ipotizzato; • Rischi quantificabili ma senza impatto patrimoniale, ad es. liquidità e leverage, che vengono misurati con metriche e limitazioni specifiche; • Rischi non quantificabili, valutati in maniera qualitativa. Nella tabella seguente si riportano gli indicatori quantificabili di Risk Appetite: Area Indicatori di I livello Common Equity Tier 1 ratio Tier 1 ratio CAPITALE Total Capital ratio Total Capital ratio gestionale Leverage Requisito minimo di passività ammissibili (MREL) Loan to deposit clientela LIQUIDITA' Tempo minimo di sopravivvenza (gap cumulato a 1 mese>0), mln Net Stable Funding Ratio (NSFR) Rischi commerciali vs capitale complessivo ASSET QUALITY (credito) Costo del Credito Coverage ratio Tasso di crescita dei crediti non-performing ASSET QUALITY (mercato) ASSET QUALITY (operativo) REDDITIVITA' CONTESTO MACRO ECONOMICO MERCATO Rischi finanziari vs capitale complessivo Portafoglio titoli / totale attivo Rischi operativi vs capitale complessivo Incidenza delle Perdite operative su Indicatore Rilevante ROE RARORAC gestionale Variazioni PIL CDS Soveraigns Rating sottoposto a revisione (o downgrade del ratng) Il processo si articola quindi nelle seguenti fasi (le prime due sono un “di cui” del processo di Pianificazione Programmazione e controllo di Gruppo): • Pianificazione Preliminare • Pianificazione Strategica/Operativa • Validazione RAF • Monitoraggio RAF • Rendicontazione RAF 30 Per l’anno 2016 la validazione preliminare è stata approvata dal CA nella seduta del 17 dicembre 2015 previo parere preventivo del Comitato Consiliare Rischi Gruppo nella seduta del 10 dicembre 2015 e la validazione definitiva è stata approvata dal CA del 28 Aprile 2016 previo parere positivo del Comitato Consiliare Rischi Gruppo nella sedute del 26 aprile 2016. I compiti e le responsabilità in ambito RAF assegnati al CA della Capogruppo quale organo di supervisione strategica, sono: • Individuare l’insieme di indicatori di Risk Appetite e delle relative metriche di calcolo su cui strutturare il RAF, quest’ultime proposte dal CE; • Definire e approvare: o gli obiettivi di rischio (“Risk appetite”), le soglie di tolleranza (“Risk tolerance”); o le politiche di governo dei rischi; o i criteri di individuazione delle Operazioni di Maggior Rilievo (di seguito OMR). • Assicurare che l’attuazione del RAF sia coerente con gli obiettivi di rischio e la soglia di tolleranza approvati; • Valutare periodicamente l’adeguatezza del RAF e la compatibilità tra obiettivi e rischio effettivo. I compiti e le responsabilità in ambito RAF assegnati al CE della Capogruppo quale organo con funzione di gestione, sono: • Proporre al CA gli aggiornamenti del regolamento, sentito il Comitato Rischi e il Collegio Sindacale; • Proporre al CA le metodologie di misurazione e controllo e l’analisi di rilevanza dei rischi; • Stabilire limiti operativi coerenti con la propensione al rischio; • Curare l’attuazione del RAF; • Autorizzare il superamento della propensione al rischio entro il limite della soglia di tolleranza, eventualmente individuando le azioni gestionali per ricondurre il rischio entro l’obiettivo; • Esaminare le Operazioni di Maggiore Rilievo (c.d. OMR) con parere negativo del Risk Officer. Al Collegio Sindacale spetta la funzione di controllo e di vigilanza, sulla completezza, adeguatezza, funzionalità ed affidabilità del RAF. Di seguito i Comitati della Capogruppo coinvolti nel processo RA: Il Comitato di Pianificazione Strategica di Gruppo (di seguito anche detto CPS) supporta il CA con funzioni istruttorie, consultive e propositive : • nell’individuazione delle linee guida di sviluppo strategico e/o operativo, del livello di capitale ritenuto coerente con il rating obiettivo del Gruppo, dei valori obiettivo degli indicatori quantitativi di Risk appetite (rischi patrimoniali, di liquidità e di leverage) e degli obiettivi di creazione di valore del Gruppo; • nell’individuazione / revisione dell’insieme di indicatori di Risk appetite su cui strutturare il RAF, su proposta della funzione di Risk Management; • verificando l’andamento dei risultati del Gruppo rispetto al budget e in particolare nell’identificazione di eventuali interventi correttivi che implicano il riposizionamento della pianificazione aziendale. Il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo: • Esprime parere per il CA, sulle proposte del CE relative alle metodologie di misurazione e controllo e analisi di rilevanza dei rischi anche ai fini del calcolo del capitale interno; • Svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché il CA possa definire e approvare il Risk Appetite Framework (con particolare riferimento alla valutazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza) e valutare periodicamente l’adeguatezza del RAF e la compatibilità tra obiettivi e rischio effettivo; • Accerta la coerenza dei sistemi incentivanti di breve e medio termine con il RAF. 31 Inoltre è stato istituito il Comitato Risk Management di Gruppo al fine di informare il CE del presidio del rischio complessivamente assunto dalle singole società e del suo monitoraggio nell’ambito delle strategie e metodologie definite dalla Capogruppo nel Risk Appetite Framework. Esso periodicamente infatti: • valuta il livello di rischio complessivamente assunto dalle singole società sia a livello gestionale che rispetto agli assorbimenti di vigilanza, avendo come riferimento il cd. Tableau de Bord di monitoraggio del Risk Appetite Framework (c.d “indicatori di I livello” o “indicatori RAF”). Limitatamente a Credembanca l’analisi viene svolta a livello di singola Business Unit; • nell’ambito delle attività di monitoraggio definite in coerenza con le regole di vigilanza prudenziale definite dalla Banca Centrale Europea (cd. processo SREP Supervisory Review and Evaluation Process), rendiconta gli indicatori cd di II livello o “indicatori SREP” ossia quegli indicatori di tipo operativo per i quali non è previsto in ambito RAF la definizione di appetite e tolerance, ma volti a irrobustire le attività di presidio e controllo. Le metodologie di calcolo relative a ciascun indicatore sono riportate nel manuale “Indicatori di Rischio”, la cui responsabilità di diffusione e aggiornamento è in carico alla funzione Risk Management; • analizza inoltre eventuali eventi interni o esterni che possano modificare in maniera rilevante il profilo di rischio e richiede quindi agli organi competenti, per il tramite del Risk Officer (di seguito anche RO), revisioni addizionali del RAF; • svolge analisi di coerenza delle condizioni applicate alla clientela in funzione del rischio assunto; • valuta analisi specifiche proposte dal RO e ritenute esemplificative delle dinamiche dei diversi fattori di rischio. Area Indicatori di II LIVELLO Liquidity coverage ratio LIQUIDITA' Costo raccolta (wholesale) Concentrazione di fonti di liquidità e raccolta Attività non vincolate disponibili ASSET QUALITY (mercato) Incidenza attività Finanziarie HFT su Totale attivo Net non-performing loans/Equity Crediti lordi non-performing / Crediti (lordi) clientela Crediti netti non-performing / Crediti (netti) clientela Flusso credito non-performing nell'anno t vs stock crediti performing a fine anno t-1 Fondo svalutazione - perdite attese su Esposizione complessiva Indice di Herfindhal a livello settoriale (performing) ASSET QUALITY (credito) Indice di Herfindhal a livello settoriale (non-performing) Incidenza dei Grandi Rischi sull'esposizione complessiva RWA su EAD( portaf.std) (RWA+12,5(EL-Prov)) su EAD (portaf.AIRB) Forbone lordi non-performing/Crediti lordi non-performing Forbone lordi performing/Crediti lordi performing Coverage ratio (Garantito) Coverage ratio (Non garantito) Incidenza Conduct risk su indicatore rilevante ASSET QUALITY (operativo) Incidenza ICT risk su indicatore rilevante Incidenza Model risk su indicatore rilevante Incidenza Altre Perdite su indicatore rilevante REDDITIVITA' Cost income ratio Altri Comitati di volta in volta individuati come competenti di specifici indicatori di Risk Appetite: 32 • • Supportano il CA nella definizione del Risk Appetite, esercitando una funzione consultiva e propositiva sugli indicatori di Risk Appetite Framework di competenza; Monitorano limiti di rischio e il rischio assunto rispetto all’obiettivo definito per gli indicatori di Risk appetite di competenza. 33 2. AMBITO DI APPLICAZIONE Credito Emiliano Spa Capogruppo del Gruppo Bancario, Credito Emiliano – Credem. Area e metodi di consolidamento Il bilancio consolidato semestrale abbreviato del Gruppo Credem comprende il bilancio di Credito Emiliano spa e delle società da questa controllate, includendo nel perimetro di consolidamento anche le società operanti in settori di attività dissimili da quello di appartenenza della Capogruppo. Analogamente, sono incluse anche le società veicolo (SPE/SPV) quando ne ricorrano i requisiti di effettivo controllo, anche indipendentemente dall’esistenza di una quota partecipativa. Sono considerate controllate le imprese nelle quali la Capogruppo, direttamente o indirettamente, possiede più della metà dei diritti di voto o quando, pur con una quota di diritti di voto inferiore, la Capogruppo ha il potere di nominare la maggioranza degli amministratori della partecipata o di determinare le politiche finanziarie ed operative della stessa. Nella valutazione dei diritti di voto si tiene conto anche dei diritti “potenziali” che siano correntemente esercitabili o convertibili in diritti di voto effettivi in qualsiasi momento. Sono considerate controllate congiuntamente le imprese nelle quali i diritti di voto ed il controllo dell’attività economica della partecipata sono condivisi in modo paritetico da Credem, direttamente o indirettamente, e da un altro soggetto. Inoltre viene qualificato come sottoposto a controllo congiunto un investimento partecipativo nel quale, pur in assenza di una quota paritetica di diritti di voto, il controllo sull’attività economica e sugli indirizzi strategici della partecipata è condiviso con altri soggetti in virtù di accordi contrattuali. Sono considerate collegate, cioè sottoposte ad influenza notevole, le imprese nelle quali la capogruppo, direttamente o indirettamente, possiede almeno il 20% dei diritti di voto (ivi inclusi i diritti di voto “potenziali” come sopra definiti) o nelle quali – pur con una quota di diritti di voto inferiore – ha il potere di partecipare alla determinazione delle politiche finanziarie e gestionali della partecipata in virtù di particolari legami giuridici quali la partecipazione a patti di sindacato. Le partecipazioni controllate sono consolidate con il metodo integrale, mentre le interessenze non di controllo e di joint venture sono consolidate in base al metodo del patrimonio netto. Criteri e principi di consolidamento I criteri adottati per la redazione del bilancio consolidato sono i seguenti: • in occasione del primo consolidamento, il valore di carico delle partecipazioni in società consolidate integralmente o proporzionalmente è annullato a fronte del patrimonio netto delle società stesse (ovvero delle quote di patrimonio netto che le partecipazioni stesse rappresentano). La contabilizzazione degli acquisti nelle società avviene in base al “metodo dell’acquisto” come definito dall’ IFRS 3, ossia con rilevazione di attività, passività e passività potenziali delle imprese acquisite al fair value alla data di acquisizione, cioè dal momento in cui si ottiene l’effettivo controllo della società acquisita. Pertanto, i risultati economici di una controllata acquisita nel corso del periodo di riferimento sono inclusi nel bilancio consolidato a partire dalla data della sua acquisizione. Parimenti, i risultati economici di una controllata ceduta sono inclusi nel bilancio consolidato fino alla data in cui il controllo è cessato; • le eventuali eccedenze del valore di carico delle partecipazioni di cui al punto precedente rispetto alla corrispondente frazione di patrimonio netto, adeguato con l’effetto del fair value delle attività o passività, se positive sono rilevate quali avviamento nella voce “Attività immateriali”, se negative sono imputate a conto economico; • per gli eventuali acquisti di ulteriori quote partecipative successive all’acquisizione del controllo, disciplinati specificatamente dal principio contabile IAS27, le eventuali differenze positive o negative, come sopra 34 • • • • • • • • determinate, che vengono a sorgere a seguito di tali acquisti successivi sono imputate direttamente a patrimonio; ad ogni data di bilancio (od ogni volta che vi sia evidenza di perdita di valore) viene verificata l’adeguatezza del valore dell’avviamento (c.d. impairment test). A tal fine viene identificata l’unità generatrice di flussi finanziari cui attribuire l’avviamento. L’ammontare dell’eventuale riduzione di valore è dato dall’eventuale differenza negativa tra il valore di iscrizione dell’avviamento ed il suo valore di recupero, determinato come il maggiore tra il fair value dell’unità generatrice di flussi finanziari, al netto degli eventuali costi di vendita, ed il relativo valore d’uso. Le conseguenti rettifiche di valore vengono rilevate a conto economico; gli elementi di attivo, passivo e conto economico vengono integralmente acquisiti “linea per linea”; le partite debitorie e creditorie, le operazioni fuori bilancio nonché i proventi e gli oneri ed i profitti e le perdite traenti origine da rapporti tra società oggetto di consolidamento integrale, sono tra di loro elisi; le quote di patrimonio netto e di utile di periodo di pertinenza dei “terzi” azionisti delle società consolidate, sono incluse in apposite voci, rispettivamente, del passivo di stato patrimoniale e del conto economico; per il consolidamento delle società con metodo integrale sono stati utilizzati i bilanci predisposti e approvati dalle singole società, eventualmente resi conformi ai principi contabili internazionali seguiti nella predisposizione della situazione consolidata; il valore di libro delle partecipazioni rilevanti, detenute dalla capogruppo, o da altre società del gruppo, afferenti società consolidate con il metodo del patrimonio netto, è raffrontato con la pertinente quota di patrimonio delle partecipate. L’eventuale eccedenza del valore di libro - risultante in prima applicazione al bilancio consolidato – è inclusa nel valore contabile della partecipata. Le variazioni nel valore patrimoniale, intervenute negli anni successivi a quello di prima applicazione, sono iscritte a voce 240 del conto economico consolidato (“utili (perdite) delle partecipazioni”) nella misura in cui le variazioni stesse siano riferibili a utili o perdite delle partecipate; se esistono evidenze che il valore di una partecipazione rilevante possa aver subito una riduzione, si procede alla stima del valore recuperabile della partecipazione stessa, tenendo conto del valore attuale dei flussi finanziari futuri che la partecipazione potrà generare, incluso il valore di dismissione finale dell’investimento. Qualora il valore di recupero risulti inferiore al valore contabile, la relativa differenza è rilevata nel conto economico; per il consolidamento delle partecipazioni in società collegate sono state utilizzate, ove disponibili, le risultanze delle situazioni semestrali al 30 giugno 2016 approvate dai rispettivi Consigli di Amministrazione; in loro mancanza sono stati considerati i dati degli ultimi bilanci approvati (generalmente quelli al 31 dicembre 2015). 35 AREA DI CONSOLIDAMENTO CIVILISTICA CREDEM CREDITO EMILIANO BANCA EUROMOBILIARE CREDEMLEASING MAGAZZINI GENERALI DELLE TAGLIATE 100% CREDEM ASSICURAZIONI 50% CREDEMFACTOR CREDEMTEL INTERCONSULT 33,3% 100% 100% CREDEM PRIVATE EQUITY SGR 100% CREACASA EUROMOBILIARE FIDUCIARIA 100% CREDEMVITA 100% 100% CREDEM INTERNATIONAL LUX 100% NEXSTONE 30% 100% 100% EUROMOBILIARE ASSET MANAGEMENT S.G.R. 100,0% CREDEM CB 70% CANOSSA CB 70% • • le percentuali esprimono i diritti di voto esercitabili direttamente e indirettamente le partecipazioni in chiaro sono valutate con il metodo del patrimonio netto La controllata Credemvita non rientra nel gruppo bancario ed è consolidata, ai fini prudenziali, con il metodo del patrimonio netto. Per il calcolo dei fondi propri consolidati si fa riferimento ai soli dati riferiti alle società bancarie, finanziarie e strumentali appartenenti al gruppo bancario. Tali dati includono anche i rapporti attivi e passivi (in bilancio e “fuori bilancio”), di stato patrimoniale e di conto economico, verso le altre società incluse nel consolidamento del bilancio che hanno formato oggetto di elisione. In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del Regolamento CRR, le banche controllate da una “società di partecipazione finanziaria madre” sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal predetto regolamento sulla base 36 della situazione consolidata della società di partecipazione finanziaria medesima. Tali disposizioni hanno pertanto reso necessaria includere Credemholding, società controllante al 77% di Credem Spa. PARTECIPAZIONI IN SOCIETÀ CONTROLLATE IN VIA ESCLUSIVA E COLLEGATE (CONSOLIDATE AL PATRIMONIO NETTO) Rapporto di partecipazione Denominazioni imprese Sede Tipo di rapporto Impresa partecipante Quota % Credito Emiliano 99,99% A. Imprese A. 1 Consolidate integralmente 1. Credem International (Lux) sa Lussemburgo 1 2. Credemleasing spa Reggio Emilia 1 Banca Euromobiliare 0,01% 99,90% 3. Credemfactor spa Reggio Emilia 1 Credito Emiliano Magazzini Generali delle Tagliate Credito Emiliano Credemleasing 1,00% 4. Credem Private Equity SGR spa Reggio Emilia 1 Credito Emiliano 87,50% Banca Euromobiliare 12,50% 5. Euromobiliare Asset Management SGR spa 6. Credemtel spa 0,10% 99,00% Milano 1 Credito Emiliano 100,00% Reggio Emilia 1 Credito Emiliano 100,00% 7. Creacasa srl Reggio Emilia 1 Credito Emiliano 100,00% 8. Magazzini Generali delle Tagliate spa Reggio Emilia 1 Credito Emiliano 100,00% 9. Banca Euromobiliare spa Milano 1 Credito Emiliano 100,00% 10. Euromobiliare Fiduciaria spa Milano 1 Credito Emiliano 100,00% 11. Credemvita spa Reggio Emilia 1 Credito Emiliano 100,00% 12. Credem CB srl Conegliano 1 Credito Emiliano 70,00% 13. Canossa CB srl Conegliano 1 Credito Emiliano 70,00% 1.Credemassicurazioni spa Reggio Emilia 2 50,00% 3.Interconsult Lussemburgo 3 4.Nexstone srl Milano 3 Credito Emiliano Credem International (Lux) sa Credito Emiliano A. 2 Consolidate con il metodo del patrimonio netto Legenda Tipo di rapporto: 1 = maggioranza dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria 2 = controllo congiunto 3 = imprese collegate 37 33,33% 30,00% Disponibilità voti % 3. I FONDI PROPRI Dal 1° gennaio 2014 è entrato in vigore il regolamento (UE) n. 575/2013 (“CRR”) con il quale vengono introdotte nell’Unione Europea le regole definite dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria con l’articolato insieme di documenti unitariamente denominato “Basilea 3” in materia di adeguatezza patrimoniale (Primo pilastro) e informativa al pubblico (Terzo pilastro). Il regolamento (UE) n. 575/2013 e la direttiva 2013/36/UE (“CRD IV”) definiscono il nuovo quadro normativo di riferimento nell’Unione Europea per banche e imprese di investimento. Dal 1° gennaio 2014. CRR e CRDIV sono integrati da norme tecniche di regolamentazione o di attuazione approvate dalla Commissione Europea su proposta delle Autorità europee di supervisione (“ESA”), che danno attuazione alla normativa primaria. Con l’adozione del regolamento di esecuzione (UE) n. 680/2014 sono state stabilite le norme tecniche di attuazione (Implementing Technical Standards) vincolanti in materia di segnalazioni prudenziali armonizzate delle banche e delle imprese di investimento relative a: fondi propri, rischio di credito e controparte, rischi di mercato, rischio operativo, grandi rischi, rilevazione su perdite ipotecarie, posizione patrimoniale complessiva, monitoraggio liquidità e leva finanziaria. Inoltre, la Banca d’Italia ha emanato le Circolari n. 286 e n. 154 che traducono secondo lo schema matriciale, attualmente adottato nelle segnalazioni di vigilanza, i citati ITS Il Gruppo ritiene prioritario valutare la propria struttura patrimoniale. Le analisi sono svolte periodicamente all’interno dei Comitati di Governance di Gruppo. In particolare, all’interno del Comitato Consiliare Rischi di Gruppo, trimestralmente, viene analizzata la struttura del Patrimonio in termini di assorbimento di capitale e margine disponibile a livello consolidato e anche di apporto allo stesso da parte delle singole società. Il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo, nello specifico, supporta il Consiglio di amministrazione della Capogruppo nella definizione delle strategie e delle metodologie per la gestione dei rischi del Gruppo, in particolare: • svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché il CA possa definire e approvare il Risk Appetite Framework (cd. RAF, con particolare riferimento alla valutazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza); • monitora l’andamento del profilo di rischio assunto nel suo complesso rispetto agli obiettivi di risk appetite e alle soglie di tolleranza relativamente a tutti gli indicatori previsti nel RAF di Gruppo; • formula strategie per la gestione dei rischi; • esprime parere sulle proposte del CE relative alle metodologie di misurazione, controllo e analisi di rilevanza dei rischi anche ai fini del calcolo del capitale interno; • recepisce le valutazioni relative all’analisi di rilevanza e analizza qualsiasi nuovo rischio dovesse emergere; • valuta le politiche e i processi di valutazione delle attività aziendali (ad es. fair value policy e linee guida e criteri per la svalutazione dei crediti) verificando che il prezzo e le condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti con il modello di business e le strategie in materia di rischi; • accerta la coerenza dei sistemi incentivanti di breve e medio termine con il RAF. I membri del Comitato sono nominati dal Consiglio d’Amministrazione della Capogruppo, scelti tra componenti non esecutivi del Consiglio di amministrazione stesso (la maggior parte dei quali possiede i requisiti di indipendenza). La Segreteria del Comitato è a cura del responsabile della funzione di Revisione Interna. Le analisi presentate in Comitato Consiliare Rischi di Gruppo vengono successivamente prodotte al Consiglio d’Amministrazione della Capogruppo. Sotto il profilo di Vigilanza l’assorbimento viene determinato tenendo in considerazione le attuali “regole” di segnalazione. Sotto il profilo gestionale l’assorbimento viene calcolato con l’utilizzo di modelli interni per il rischio di credito e di mercato e l’utilizzo di un metodo standard “gestionale”. I rischi vengono esaminati sia complessivamente che dettagliatamente all’interno delle società del Gruppo (analisi dei portafogli specifici). 38 Al 30 giugno 2016 i Fondi Propri sono stati determinati in base alle disposizioni contenute nel Regolamento (UE) n.575/2013 (CRR). In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del già più volte citato Regolamento CRR, le banche controllate da una “società di partecipazione finanziaria madre” sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal predetto regolamento sulla base della situazione consolidata della società di partecipazione finanziaria medesima. Tali disposizioni hanno pertanto reso necessaria la modifica del perimetro di consolidamento del Gruppo ai fini della vigilanza prudenziale, portando a calcolare i ratio patrimoniali a livello di Credemholding, società controllante al 76,98% di Credem Spa. Tale livello non comporta nel breve differenze di rilievo rispetto alle analoghe rilevazioni misurate sul perimetro che fa capo a Credito Emiliano Spa; presenta invece una più significativa penalizzazione prospettica (vale a dire in sede di applicazione “fully phased” delle nuove norme), dovuta al trattamento più restrittivo riservato dalle norme vigenti al computo del cosiddetto “patrimonio di terzi”. PATRIMONIO CONSOLIDATO DEL GRUPPO PRUDENZIALE CREDEMHOLDING RIPARTIZIONE PER TIPOLOGIA DI IMPRESA Gruppo Bancario Imprese di assicurazione Elisioni e aggiustamenti 30/06/2016 da consolidamento Altre imprese 1. Capitale 132.865 71.600 - (53.495) 2. Sovrapprezzi di emissione 317.870 - - - 317.870 1.732.085 110.573 - (5.464) 1.837.194 4. Strumenti di capitale - - - - - 5. Azioni proprie - - - - - 81.365 14.467 - - 95.832 (4.035) 14.494 - - 10.459 3. Riserve 6. Riserve da valutazione - Attività finanziarie disponibili per la vendita - Attività materiali 150.970 - - - - - - Attività immateriali - - - - - - Copertura di investimenti esteri - - - - - - Copertura dei flussi finanziari (20.583) - - - (20.583) - Differenze di cambio - - - - - - Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione - - - - - (11.740) (27) - - (11.767) - - - - - 117.723 - - - 117.723 70.635 10.767 - (12.792) 68.610 2.334.820 207.407 - (71.751) 2.470.476 - Utili (perdite) attuariali relativi a piani previdenziali a benefici definiti - Quote delle riserve da valutazione relative alle partecipate valutate al patrimonio netto - Leggi speciali di rivalutazione 7. Utile (perdita) Totale 39 PATRIMONIO CONSOLIDATO DEL GRUPPO CREDEM - RIPARTIZIONE PER TIPOLOGIA DI IMPRESA Gruppo Bancario Imprese di assicurazione Elisioni e aggiustamenti 30/06/2016 da consolidamento Altre imprese 1. Capitale 332.397 71.600 - (71.600) 2. Sovrapprezzi di emissione 283.053 - - - 283.053 1.587.157 110.573 - 12.639 1.710.369 3. Riserve 4. Strumenti di capitale 332.397 - - - - - 5. (Azioni proprie) (7.015) - - - (7.015) 6. Riserve da valutazione - Attività finanziarie disponibili per la vendita - Attività materiali 16.722 14.467 - - 31.189 (4.035) 14.494 - - 10.459 - - - - - - Attività immateriali - - - - - - Copertura di investimenti esteri - - - - - (20.583) - - - (20.583) - Differenze di cambio - - - - - - Attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione - - - - - (11.740) (27) - - (11.767) - - - - - 53.080 - - - 53.080 72.450 10.767 - (12.792) 70.425 2.284.764 207.407 - (71.753) 2.420.418 - Copertura dei flussi finanziari - Utili (perdite) attuariali relativi a piani previdenziali a benefici definiti - Quote delle riserve da valutazione relative alle partecipate valutate al patrimonio netto - Leggi speciali di rivalutazione 7. Utile (perdita) Totale Nella tavola sopra riportata sono indicate le componenti del patrimonio netto contabile, sommando quelle del Gruppo con quelle di terzi, ripartite per tipologia di imprese oggetto di consolidamento. Più in dettaglio, nella colonna riferita al Gruppo bancario viene indicato l’importo che risulta dal consolidamento delle società appartenenti al Gruppo bancario, al lordo degli effetti economici di transazioni effettuate con altre società incluse nel perimetro di consolidamento; le società controllate, diverse da quelle appartenenti al Gruppo bancario e consolidate integralmente sono qui valorizzate con il metodo del patrimonio netto. Nella colonna Imprese di assicurazione sono riportati gli importi che risultano dal consolidamento, al lordo degli effetti economici derivanti da transazioni effettuate con le società appartenenti al Gruppo bancario. Nelle colonne Elisioni ed Aggiustamenti sono invece indicate le rettifiche necessarie per ottenere il dato rappresentato in bilancio. Al 30 giugno 2016 il capitale sociale, invariato rispetto al 31 dicembre 2015, risulta composto di 332.392.107 azioni da nominali 1 Euro per un importo di 332,4 milioni di Euro. Sono presenti 1.523.104 azioni proprie in portafoglio, per un controvalore di 7,0 milioni di euro, acquistate nell’ambito del programma che ha dato esecuzione alle delibere adottate dall’Assemblea Ordinaria del 27 aprile 2012 e 30 aprile 2015; tale programma ha lo scopo di acquistare azioni di Credito Emiliano ad integrale copertura dei piani di remunerazione basati su strumenti finanziari da destinare alla categoria dei dirigenti con responsabilità strategiche e del “personale più rilevante” del gruppo bancario. Ai sensi delle norme vigenti, gli estremi del programma sono già stati comunicati al mercato. Nella voce “Riserve” sono inclusi la riserva legale, la riserva straordinaria, il fondo per rischi bancari presente nel bilancio redatto ai sensi del previgente D.Lgs.87/92 e riclassificato secondo i principi IAS e le differenze negative di consolidamento. 40 La riserva legale, costituita a norma di legge, deve essere almeno pari ad un quinto del capitale sociale; essa è stata costituita in passato tramite accantonamenti degli utili netti annuali per almeno un decimo degli stessi. Nel caso in cui la riserva dovesse diminuire, occorre reintegrarla tramite l’obbligo di destinarvi un ventesimo dell’utile. La riserva statutaria o straordinaria è costituita in base allo statuto dalla destinazione della quota di utile residuale a seguito della distribuzione dell’utile alle azioni ordinarie. Le riserve da concentrazione ex L.30 luglio 1990 n. 218 sono state costituite in occasione di operazioni di riorganizzazione o concentrazione effettuate ai sensi della citata legge. Le riserve da consolidamento si sono generate a seguito dell’eliminazione del valore contabili delle partecipazioni in contropartita alla corrispondente parte del patrimonio di ciascuna. Le altre riserve comprendono la riserva costituita a fronte del piano di stock option ed altre riserve costituite nel passato a fronte di specifiche disposizioni normative. Infine la voce include gli effetti generati dalla transizione ai principi contabili internazionali. In particolare tra le riserve di utili sono confluiti gli effetti derivanti dal cambiamento dei principi contabili che non prevedono nei prossimi esercizi un conferimento al conto economico. RISERVE DA VALUTAZIONE DELLE ATTIVITÀ FINANZIARIE DISPONIBILI PER LA VENDITA: COMPOSIZIONE Imprese di assicurazione Gruppo bancario Elisioni e aggiustamenti da consolidamento Altre imprese Attività/valori 1. Titoli di debito Totale Riserva positiva Riserva negativa Riserva positiva Riserva negativa Riserva positiva Riserva negativa Riserva positiva Riserva negativa Riserva positiva Riserva negativa 22.445 27.027 15.565 342 - - - - 38.010 27.369 2. Titoli di capitale 340 174 - - - - - - 340 174 3. Quote di O.I.C.R 398 17 80 809 - - - - 478 826 - - - - - - - - - - Totale 30/06/2016 23.183 27.218 15.645 1.151 - - - - 38.828 28.369 Totale 31/12/2015 65.186 7.359 22.754 928 - - - - 87.940 8.287 4. Finanziamenti Ha prevalentemente inciso sulla composizione della riserva dei titoli di debito la minore operatività nell’ambito del portafoglio titoli di proprietà, che ha sfruttato, nel primo trimestre 2016, opportunità derivanti dall’ulteriore riduzione dei tassi e dal restringimento del credit spread sui titoli governativi italiani, compatibilmente, peraltro, a range limitati di volatilità. Nel corso del semestre sono state cedute a Visa Inc. le azioni ordinarie Visa Europe detenute nel portafoglio “Attività disponibili per la vendita”, nell’ambito di un accordo quadro che ha interessato tutti gli azionisti della società. Il corrispettivo della cessione è stato costituito da circa 8,2 milioni di euro in contanti e da 2.974 azioni preferred di classe C di Visa Inc., non quotate e convertibili in azioni di classe A quotate, valutate complessivamente circa 2,4 milioni di euro, secondo un modello valutativo che tiene in considerazione diversi parametri, tra cui l’efetto liquidità e/o la limitata circolazione delle azioni, a cui va aggiunto l’ulteriore importo in contanti di 0,6 milioni di euro, al netto degli interessi, che sarà incassato tra 3 anni. La cessione ha generato una plusvalenza complessiva di circa 11,2 milioni di euro. I Fondi propri e i coefficienti di vigilanza Ambito di applicazione della normativa I fondi propri sono pari alla somma del Capitale di classe 1 e del Capitale di classe 2. Il Capitale di classe 1 è pari, a sua volta, alla somma del Capitale primario di classe 1 e del Capitale aggiuntivo di classe 1. Il capitale primario di classe 1 (o Common Equity Tier 1) è costituito dal capitale sociale e relativi sovrapprezzi, dalle riserve di utili, dalle riserve da valutazione positive e negative considerate nel prospetto della redditività complessiva, dalle altre riserve, dai pregressi strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie (grandfathering), dai filtri 41 prudenziali e dalla detrazione. I filtri prudenziali consistono in aggiustamenti regolamentari del valore contabile di elementi del Capitale primario di classe 1, mentre le detrazioni rappresentano elementi negativi del Capitale primario di classe 1. Il Capitale aggiuntivo di classe 1 è costituito da elementi positivi e negativi, strumenti di capitale e relativi sovrapprezzi, pregressi strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie e detrazioni. Il Capitale di classe 2 è costituito da elementi positivi e negativi, strumenti capitale e prestiti subordinati e relativi sovrapprezzi, rettifiche di valore generiche, eccedenza sulle perdite attese, pregressi strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie e detrazioni. E’ previsto un regime transitorio delle disposizioni di vigilanza sui fondi propri che prevede l’introduzione graduale di parte della nuova disciplina sui fondi propri e sui requisiti patrimoniali lungo un periodo generalmente di 4 anni e regole di “grandfathering” pe la computabilità parziale, con gradale esclusione entro il 2021, dei pregressi strumenti di capitale del patrimonio di base e del patrimonio supplementare che non soddisfano tutti i requisiti prescritti dal Regolamento CRR per gli strumenti patrimoniali del CET1, AT1 e T2. Le scelte sul predetto regime transitorio operate dalla Banca d’Italia, in quanto di competenza delle autorità di vigilanza nazionali secondo quanto consentito dal Regolamento CRR, sono contenute dalla circolare 285 del 17 dicembre 2013. Per il corrente anno devono essere soddisfatti i seguenti requisiti patrimoniali, espressi in percentuale degli attivi ponderati per il rischio (RWA – Risk Weighted Assets): - il capitale primario di classe 1 (o Common Equity Tier 1) deve essere almeno pari al 4,5% degli RWA totali; - il capitale di classe 1 (Tier 1) deve essere almeno pari al 6% degli RWA totali; - i fondi propri (pari alla somma del Tier 1 e del Tier 2 capital) devono essere almeno pari all’8% degli RWA totali. Inoltre, le banche hanno l’obbligo di detenere una riserva di conservazione del capitale pari al 2,5% degli attivi ponderati per il rischio. Pertanto, i coefficienti patrimoniali minimi richiesti ai Gruppi bancari, per il 2015, sono pari al 7% di Common Equity Tier 1, inclusa la riserva di conservazione del capitale, all’8,5% di Tier 1 e al 10,5% del totale fondi propri. In particolare, per quanto riguarda il livello dei fondi propri, la Banca d’Italia congiuntamente all’Autorità di Vigilanza Host (Commission de Surveillance du Secteur Financier), con lettera del 24 dicembre 2015, ha fissato per il gruppo Credem una soglia minima del 7% in termini di Common Equity Tier 1 ratio, dell’8,5% in termini di Tier 1 Ratio e del 10,5% in termini di Total Capital Ratio (livelli tutti comprensivi del capital conservation buffer del 2,5%). Il giudizio delle su indicate Autorità ha riconosciuto: - la robustezza della strategia aziendale, focalizzata sul banking commerciale e sull’assistenza a famiglie ed imprese; - il carattere virtuoso della crescita realizzata, non disgiunta dalla qualità dell’attivo e dalla redditività; - l’adeguata qualità degli investimenti creditizi, dovuta sia a politiche prudenti di erogazione, sia ad incisivi ed efficaci processi di monitoraggio del rischio; - l’affidabilità del processo ICAAP, che ha illustrato (attraverso il Resoconto Annuale) in modo esaustivo l’adeguatezza delle risorse interne rispetto ai rischi assunti in condizioni ordinarie e stressate. E’ al riguardo assai significativo segnalare che i limiti patrimoniali assegnati al gruppo Credem sono stati i più favorevoli (sia in termini assoluti, sia in termini di margine rispetto ai ratios patrimoniali effettivi) tra le banche italiane che hanno partecipato all’esercizio di Comprehensive Assessment del 2014, esercizio nel quale Credito Emiliano è risultato il gruppo con il buffer patrimoniale più ampio nello scenario avverso proposto dall’Autorità di Vigilanza Europea. In base alle disposizioni dettate dagli articoli 11, paragrafi 2 e 3, e 13, paragrafo 2, del già più volte citato Regolamento CRR, le banche controllate da una “società di partecipazione finanziaria madre” sono tenute a rispettare i requisiti stabiliti dal predetto regolamento sulla base della situazione consolidata della società di 42 partecipazione finanziaria medesima. Tali disposizioni hanno pertanto reso necessaria la modifica del perimetro di consolidamento del Gruppo ai fini della vigilanza prudenziale, portando a calcolare i ratio patrimoniali a livello di Credemholding, società controllante al 76,98% di Credem Spa. Tale livello non comporta nel breve differenze di rilievo rispetto alle analoghe rilevazioni misurate sul perimetro che fa capo a Credito Emiliano Spa; presenta invece una più significativa penalizzazione prospettica (vale a dire in sede di applicazione “fully phased” delle nuove norme), dovuta al trattamento più restrittivo riservato dalle norme vigenti dal 2014 al computo del cosiddetto “patrimonio di terzi”. Non ci sono impedimenti ne sostanziali ne giuridici che ostacolano il rapido trasferimento di risorse patrimoniali o di fondi all’interno del gruppo. 43 SCHEMA RELATIVO ALLE CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE - CAPITALE DI CLASSE 2 (TIER 2 – T2) - MODELLO SULLE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI DI CAPITALE 1 Emittente CREDITO EMILIANO CREDITO EMILIANO CREDITO EMILIANO 2 Identificativo unico (ad es., Identificativo CUSIP, ISIN o Bloomberg per i collocamenti privati) IT0004737489 IT0004781016 XS1199020295 3 Legislazione applicabile allo strumento Legislazione italiana: clausole di subordinazione Legislazione italiana: clausole di subordinazione Legislazione italiana: clausole di subordinazione Trattamento regolamentare 4 Disposizioni transitorie del CRR Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 Capitale di classe 2 5 Disposizioni post transitorie del CRR Non ammissibile Non ammissibile Capitale di classe 2 6 Ammissibile a livello di singolo ente/(sub)consolidamento / di singolo ente e di (sub)consolidamento Singolo Ente Singolo Ente Singolo Ente 7 Tipo di strumento (I tipi devono essere Strumento di capitale di classe specificati per ciascuna giurisdizione) 2 ex art.62 ed ex art.484 CRR Strumento di capitale di classe 2 ex art.62 ed ex art.484 CRR Strumento di capitale di classe 2 ex art.62 8 Importo rilevato nel capitale regolamentare (moneta in milioni, alla più recente data di riferimento per la segnalazione) 14,814 200,00 19,989 9 Importo nominale dello strumento 20,000 20,000 200,000 9a Prezzo di emissione 100 100 99,432 9b Prezzo di rimborso 100 100 100 10 Classificazione contabile Titoli in circolazione - costo ammortizzato Titoli in circolazione - costo ammortizzato Titoli in circolazione - costo ammortizzato 11 Data di emissione originaria 30/06/2011 23/12/2011 13/03/2015 12 Irredimibile o a scadenza A scadenza A scadenza A scadenza 13 Data di scadenza originaria 30/06/2017 23/12/2017 13/03/2025 14 Rimborso anticipato a discrezione dell'emittente soggetto a approvazione preventiva dell'autorità di vigilanza Sì Sì Sì 15 Data del rimborso anticipato facoltativo, date del rimborso anticipato eventuale e Importo del rimborso Previsto un piano di ammortamento che, a partire dal 30/06/2013, rimborsa ogni anno al 20% del nominale fino a scadenza Previsto un piano di ammortamento che, a partire dal 23/12/2013, rimborsa ogni anno al 20% del nominale fino a scadenza Prevista possibilità di rimborso in data 13/03/2020 44 1 Emittente 16 Date successive di anticipato, se del caso CREDITO EMILIANO CREDITO EMILIANO CREDITO EMILIANO Pagamento cedole Pagamento cedole Pagamento cedole 17 Dividendi/cedole fissi o variabili Fissi Fissi Fissi/Variabili 18 Tasso della cedola ed eventuale Indice correlato 4,5% 7,05% 3,125% fino al 13/03/2020; dal sesto anno IRS 5Y + 300 bps 19 Presenza di un "dividend stopper” No No No 20a Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o Obbligatorio obbligatorio (in termini di tempo) Obbligatorio Obbligatorio 20b Pienamente discrezionale, parzialmente discrezionale o Obbligatorio obbligatorio (in termini di importo) Obbligatorio Obbligatorio 21 Presenza di "step up" o di altro incentivo al rimborso No No No 22 Non cumulativo o cumulativo Non cumulativo Non cumulativo Non cumulativo 23 Convertibile o non convertibile Non convertibile Non convertibile Non convertibile 24 Se convertibile, evento(i) determina(no) la conversione N/A N/A N/A 25 Se convertibile, in tutto o in parte N/A N/A N/A 26 Se convertibile, tasso di conversione N/A N/A N/A 27 Se convertibile, conversione obbligatoria o facoltativa N/A N/A N/A 28 Se convertibile, precisare il tipo di strumento nel quale la conversione è N/A possibile N/A N/A 29 Se convertibile, precisare |'emittente dello strumento nel quale viene convertito N/A N/A N/A 30 Meccanismi down) No No No 31 In caso di meccanismo di svalutazione (write down), evento(i) che la determina(no) N/A N/A N/A 32 In caso di svalutazione (write down), svalutazione totale o parziale N/A N/A N/A rimborso Cedole/dividendi di meccanismo svalutazione di che (write 45 1 Emittente 33 CREDITO EMILIANO CREDITO EMILIANO CREDITO EMILIANO In caso di svalutazione (write down), svalutazione permanente o N/A temporanea N/A N/A 34 In caso di svalutazione (write down) temporanea, descrizione del meccanismo di rivalutazione N/A N/A N/A 35 Posizione nella gerarchia di subordinazione in caso di liquidazione (specificare il tipo di strumento di rango immediatamente superiore (senior) Senior Senior Senior 36 Caratteristiche non conformi degli strumenti che beneficiano delle disposizioni transitorie Sì Sì No 37 In caso affermativo, specificare le caratteristiche non conformi Rimborso anticipato Rimborso anticipato N/A 46 I prestiti emessi dopo il 31/12/2011 che presentano anch’essi un piano “amortising” nei primi cinque anni di vita non sono stati computati nel Capitale di classe 2 a seguito di un recente orientamento della vigilanza italiana ed europea in merito alla loro computabilità. Si tratta dell’applicazione restrittiva di una norma del Regolamento CRR che ha indotto ad escludere dal computo tali emissioni. FONDI PROPRI - INFORMAZIONI DI NATURA QUANTITATIVA 30/06/2016 A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima dell’applicazione dei filtri prudenziali di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-) C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A +/- B) D. Elementi da dedurre dal CET1 E. Regime transitorio - Impatto su CET1 (+/-), inclusi gli interessi di minoranza oggetto di disposizioni transitorie F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C – D +/-E) G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie H. Elementi da dedurre dall’AT1 I. Regime transitorio - Impatto su AT1 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nell'AT1 per effetto di disposizioni transitorie L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H +/- I) M. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie N. Elementi da dedurre dal T2 O. Regime transitorio - Impatto su T2 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nel T2 per effetto di disposizioni transitorie P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O) Q. Totale fondi propri (F + L + P) 31/12/2015 2.327.020 2.399.106 - - 18.719 19.061 2.345.739 2.418.167 (711.978) (721.155) 103.547 94.138 1.737.308 1.791.150 44.995 46.016 - - - - (44.995) (46.016) - - 210.777 224.463 31.242 44.716 - - (50.742) (60.773) 160.035 163.690 1.897.343 1.954.840 A seguito del provvedimento della Banca d’Italia del 18 maggio 2010, che ha modificato il trattamento prudenziale dei titoli di debito dei Paesi dell’Unione Europea ai fini del calcolo del patrimonio di vigilanza delle banche e dei gruppi bancari italiani, il gruppo Credito Emiliano ha deliberato di esercitare l’opzione a) del medesimo provvedimento, neutralizzando sia le plus sia le minus relative, rilevate nelle riserve da valutazione successivamente al 31 dicembre 2009. La scelta di tale opzione è applicata al calcolo del patrimonio di vigilanza dal 30 giugno 2010 e: • estesa a tutti i titoli della specie detenuti nel predetto portafoglio; • applicata in modo omogeneo da tutte le componenti del gruppo bancario; • mantenuta costante nel tempo. Ai sensi della nuova circolare 285 del 17 dicembre 2013, nel mese di gennaio 2014, il Gruppo ha confermato la suddetta facoltà, che resterà in vigore fino a quando la Commissione Europea non avrà adottato un regolamento sulla base del regolamento (CE) n.16606/2002 che dovrà approvare l’International Financial Reporting Standard in sostituzione del principio contabile IAS39. 47 Le riserve nette del Gruppo bancario sui titoli emessi da Amministrazioni centrali di paesi appartenenti all’Unione Europea presentavano, alla data del 30 giugno 2016, un saldo positivo di circa 21,6 milioni di euro, di cui 15,1 milioni di euro ascrivibili a Credemvita. MODELLO TRANSITORIO PER LA PUBBLICAZIONE DELLE INFORMAZIONI SUI FONDI PROPRI Informazioni sui Fondi Propri 30/06/2016 31/12/2015 Capitale primario di classe 1: strumenti e riserve 1 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni di cui: capitale sociale di cui: sovrapprezzi di emissione 302.146 302.135 49.437 49.437 252.709 252.698 1.565.922 1.548.844 3 Altre componenti di conto economico complessivo accumulate (e altre riserve, inclusi gli utili e le perdite non realizzati ai sensi della disciplina contabile applicabile) 5 Interessi di minoranza (importo consentito nel capitale primario di classe 1 consolidato) 419.943 453.753 5a Utili di periodo verificati da persone indipendenti al netto di tutti gli oneri o dividendi prevedibili 39.010 95.374 2.327.021 2.400.106 (1.854) (1.335) (371.397) (381.992) 20.583 20.395 (257.087) (229.061) (10) 1 (1.000) (1.000) (44.674) (45.993) Rettifiche regolamentari applicate al capitale primario di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR 103.547 94.138 26 Rettifiche regolamentari relative agli utili e alle perdite non realizzati ai sensi degli a art. 466 e 468 4.466 (13.138) di cui: ...filtro per utili non realizzati (titoli di debito) - (7.682) di cui: ...filtro per utili non realizzati (titoli di capitale) - (5.456) 4.393 - 73 - (21.623) (57.757) (21.623) (57.757) 6 Capitale primario di classe 1 (CET 1): prima delle rettifiche regolamentari Capitale primario di classe 1 (CET1): rettifiche regolamentari 7 Rettifiche di valore supplementari (importo negativo) 8 Attività immateriali (al netto delle relative passività fiscali) 11 Riserve di valore equo relative agli utili e alle perdite generati dalla copertura dei flussi di cassa 12 Importi negativi risultanti dal calcolo degli importi delle perdite attese 14 Utili o perdite su passività valutati al valore equo dovuti all'evoluzione del merito creditizio 16 Strumenti propri di capitale primario di classe 1 detenuti dall’ente direttamente o indirettamente Strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un 19 investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 26 di cui: ...filtro per perdite non realizzati (titoli di debito) di cui: ...filtro per perdite non realizzati (titoli di capitale) 26 Importo da dedurre o da aggiungere al capitale primario di classe 1 in relazione ai b filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR di cui: filtro per perdite non realizzate su titoli governativi UE 48 Informazioni sui Fondi Propri 27 30/06/2016 Deduzioni ammissibili dal capitale aggiuntivo di classe 1 che superano il capitale aggiuntivo di classe 1 dell'ente 28 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale primario di classe 1 (CET1) 29 Capitale primario di classe 1 (CET1) Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): strumenti 31/12/2015 (37.821) (64.109) (589.713) (608.956) 1.737.308 1.791.150 - - Capitale di classe 1 ammissibile incluso nel capitale aggiuntivo di classe 1 34 consolidato (compresi gli interessi di minoranza non inclusi nella riga 5) emesso da filiazioni e detenuto da terzi 44.995 46.016 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1): prima delle rettifiche regolamentari 44.995 46.016 Rettifiche regolamentari applicate al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione agli importi soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a 41 eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR) (82.816) (110.125) Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione 41 del capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'art. 472 a del regolamento (UE) n. 575/2013 (60.644) (82.515) di cui strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) (8.935) (13.797) (51.417) (68.718) Importi residui dedotti dal capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione alla deduzione 41 del capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'art. 475 b del regolamento (UE) n. 575/2013 (22.464) (27.610) Importo da dedurre o da aggiungere al capitale aggiuntivo di classe 1 in relazione ai 41 filtri e alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR c (4.466) - (4.393) - (73) - (37.821) (64.109) di cui: Importo residuo relativo all'eccedenza di perdite attese rispetto alle rettifiche di valore per posizioni IRB di cui: ...filtro per perdite non realizzati (titoli di debito) di cui: ...filtro per perdite non realizzati (titoli di capitale) 43 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 44 Capitale aggiuntivo di classe 1 (AT1) 45 Capitale di classe 1 (T1 = CET1 + AT1) Capitale di classe 2 (T2): strumenti e accantonamenti 46 Strumenti di capitale e le relative riserve sovrapprezzo azioni 49 - - 1.737.308 1.791.150 - - 179.535 224.464 Informazioni sui Fondi Propri 30/06/2016 31/12/2015 Importo degli elementi ammissibili di cui all’articolo 484, paragrafo 5, e le relative 47 riserve sovrapprezzo azioni, soggetti a eliminazione progressiva dal capitale di classe 2 49 di cui: strumenti emessi da filiazioni soggetti a eliminazione progressiva 31.241 44.716 210.776 224.464 (50.742) (60.773) (60.352) (75.946) (51.417) (68.718) (8.935) (13.797) - 6.569 di cui: … eventuale filtro per utili non realizzati (titoli di debito) - 3.841 di cui: … eventuale filtro per utili non realizzati (titoli di capitale) - 2.728 (50.742) (60.773) 51 Capitale di classe 2 (T2) prima delle rettifiche regolamentari Capitale di classe 2 (T2): rettifiche regolamentari Rettifiche regolamentari applicate al capitale di classe 2 in relazione agli importi 56 soggetti a trattamento pre-CRR e trattamenti transitori, soggetti a eliminazione progressiva ai sensi del regolamento (UE) n. 575/2013 (ossia importi residui CRR) Importi residui dedotti dal capitale di classe 2 in relazione alla deduzione del 56 capitale primario di classe 1 durante il periodo transitorio ai sensi dell'art. 472 del a regolamento (UE) n. 575/2013 di cui: Importo residuo relativo all'eccedenza di perdite attese rispetto alle rettifiche di valore per posizioni IRB di cui strumenti di capitale primario di classe 1 di soggetti del settore finanziario detenuti dall'ente direttamente, indirettamente o sinteticamente, quando l'ente ha un investimento significativo in tali soggetti (importo superiore alla soglia del 10% e al netto di posizioni corte ammissibili) 56 Importo da dedurre dal o da aggiungere al capitale di classe 2 in relazione ai filtri e c alle deduzioni aggiuntivi previsti per il trattamento pre-CRR 57 Totale delle rettifiche regolamentari al capitale di classe 2 (T2) 58 Capitale di classe 2 (T2) 160.035 163.690 1.897.035 1.954.840 13.007.343 13.251.349 61 Capitale primario di classe 1 (in % dell'importo dell'esposizione al rischio) 13,36 13,52 62 Capitale di classe 1 (in % dell'importo dell'esposizione al rischio) 13,36 13,52 63 Capitale totale (in % dell'importo dell'esposizione al rischio) 14,59 14,75 59 Capitale totale (TC = T1 + T2) 60 Totale delle attività ponderate per il rischio Il requisito patrimoniale complessivo al 30 giugno 2016 è di 1.040,6 milioni di euro a fronte di Fondi Propri per 1.897,3 milioni di euro con un margine disponibile di 856,7 milioni di euro, pari a circa il 45% dei Fondi Propri. Le indicazioni sui coefficienti patrimoniali evidenziano il Common Equity Tier 1 ratio Pashed-in all’13,36% (Fully Phashed 12,17%), il Tier 1 Capital ratio Pashed-in all’13,36% (Fully Phashed 12,51%), e il Total capital ratio Phashed-in al 14,59% (Fully Pashed 13,89%). Ai sensi del regolamento (UE) n.575/2013 (CRR), art.26, comma 2, e della Decisione (UE) 2015/656 della Banca Centrale Europea del 4 febbraio 2015 la quota dell’utile netto del semestre, al netto della quota destinabile ai dividendi, è stata inserita nel calcolo dei Fondi Propri in quanto la Relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2016 è stata assoggettata a revisione contabile. 50 Il predetto regolamento prevede che per alcune rettifiche regolamentari vengano applicate specifiche franchigie calcolate, con modalità differenti, sul Common Equity (CET1). Per gli investimenti significativi nel capitale di entità bancarie, finanziarie e assicurative, che sono al di fuori del perimetro di consolidamento normativo e per le DTA è prevista una prima soglia del 10% del CET1, calcolato prima del superamento della già citata soglia; è poi prevista un’ulteriore soglia calcolata sul 15% del CET1 (dal 2018 tale soglia sarà del 17,65%). Gli importi al di sotto delle soglie che non sono stati dedotti vengono ponderati secondo la normativa vigente. RICONCILIAZIONE TRA PATRIMONIO CONTABILE E FONDI PROPRI Categorie / Valori 30/06/2016 Patrimonio netto consolidato Credem Holding 31/12/2015 2.471.476 2.524.208 - - (1.000) (1.000) (13.386) (28.838) (5.159) (11.452) (124.911) (83.812) 2.327.020 2.400.106 - - 18.719 19.061 2.345.739 2.419.167 (711.978) (722.155) 103.547 94.138 1.737.308 1.791.150 44.995 46.016 di cui strumenti di AT1 oggetto di disposizioni transitorie - - H. Elementi da dedurre dall’AT1 - - (44.995) (46.016) - - 210.777 224.463 31.242 44.716 - - O. Regime transitorio - Impatto su T2 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nel T2 per effetto di disposizioni transitorie (50.742) (60.773) P. Totale Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) (M - N +/- O) 160.035 163.690 1.897.343 1.954.840 Rettifica riserve da valutazione imprese di assicurazione Riacquisto strumenti di capitale primario di classe 1 Dividendi da distribuire ai soci- quota Gruppo Dividendi da distribuire ai soci- quota Terzi Quota patrimonio di terzi non computabile A. Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) prima dell’applicazione dei filtri prudenziali di cui strumenti di CET1 oggetto di disposizioni transitorie B. Filtri prudenziali del CET1 (+/-) C. CET1 al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio (A +/- B) D. Elementi da dedurre dal CET1 E. Regime transitorio - Impatto su CET1 (+/-), inclusi gli interessi di minoranza oggetto di disposizioni transitorie F. Totale Capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1 – CET1) (C – D +/-E) G. Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio I. Regime transitorio - Impatto su AT1 (+/-), inclusi gli strumenti emessi da filiazioni e inclusi nell'AT1 per effetto di disposizioni transitorie L. Totale Capitale aggiuntivo di classe 1 (Additional Tier 1 – AT1) (G - H +/- I) M. Capitale di classe 2 (Tier 2 –T2) al lordo degli elementi da dedurre e degli effetti del regime transitorio di cui strumenti di T2 oggetto di disposizioni transitorie N. Elementi da dedurre dal T2 Q. Totale fondi propri (F + L + P) 51 RICONCILIAZIONE TRA STATO PATRIMONIALE CONTABILI E FONDI PROPRI Perimetro regolamentare Ammontare rilevante ai fini dei Fondi Propri (27.784) (224.867) (44.674) 130. Attività immateriali, di cui: (410.582) (418.783) (371.397) Avviamento (314.814) (325.138) (277.752) (95.768) (93.645) (93.645) Perimetro regolamentare Ammontare rilevante ai fini dei Fondi Propri 4.226.137 4.175.664 210.777 307.940 307.940 210.777 88.652 88.652 87.849 8.054 8.054 (8.594) (9.060) (9.060) (9.060) Altri elementi positivi- Leggi speciali di rivalutazione 105.503 105.503 105.503 Riserve di cash flow hedge (15.845) (15.845) - 1.470.090 1.470.090 1.470.090 252.709 252.709 252.709 49.437 49.437 49.437 - - (1.000) 557.192 557.192 388.514 7.180 7.180 6.943 2.405 2.405 (2.570) (2.707) (2.707) (2.707) 12.220 12.220 12.220 Perimetro civilistico Voci dell’attivo 100. Partecipazioni Altre immobilizzazioni immateriali Perimetro civilistico Voci del passivo e del patrimonio netto 30. Titoli in circolazione – passività subordinate: di cui Strumenti computabili nel capitale di classe 2 140. Riserve da valutazione, di cui: Riserve da valutazione di titoli disponibili per la vendita Riserve di valutazione degli utili/perdite attuariali nette 170. Riserve 180. Sovrapprezzi di emissione 190. Capitale 200. Azioni proprie (-) 210 Patrimonio di pertinenza di terzi (+/-) di cui Riserve da valutazione: Riserve da valutazione di titoli disponibili per la vendita Riserve di valutazione degli utili/perdite attuariali nette Altri elementi positivi- Leggi speciali di rivalutazione Riserve di cash flow hedge di cui Riserve e utili 220. Utile (Perdita) di periodo (+/-) (4.738) (4.738) - 550.012 550.012 381.571 52.396 52.396 39.010 Ammontare rilevante ai fini dei Fondi Propri Altri elementi a quadratura del Fondi Propri Totale altri elementi rilevanti ai fini dei Fondi Propri (*) (183.972) Totale Fondi Propri 1.897.343 (*) negli altri elementi rilevanti ai fini dei Fondi Propri sono compresi gli elementi positivi e negativi che concorrono alla determinazione del calcolo, ad esempio interessi di minoranza ricompresi nel capitale, filtro nazionale positivo sui profitti non realizzati degli titoli di debito e di capitale del portafoglio AFS, eccedenza delle perdite attese rispetto alle rettifiche di valore complessive dei modelli IRB, rettifiche di valore di vigilanza (prudent valuation), utili o perdite di valore equo derivanti dal proprio merito creditizio, ecc.. 52 4. ADEGUATEZZA PATRIMONIALE La Banca d’Italia, in data 17 dicembre 2013, ha emanato la circolare 285 (Disposizioni di vigilanza per le banche), in sostituzione della circolare 263 del 27 dicembre 2006 (Nuove disposizioni di vigilanza), e la circolare 286 (Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare), in sostituzione della circolare 155 del 18 dicembre 1991 (Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni sul patrimonio di vigilanza e sui coefficienti prudenziali). Tali disposizioni consentono, tra l’altro, alle banche ed ai gruppi bancari di adottare sistemi interni per la determinazione del requisito patrimoniale per il rischio di credito previo ottenimento di apposita autorizzazione da parte di Banca d’Italia, subordinata all’accertamento della sussistenza in capo al richiedente di specifici requisiti minimi organizzativi e quantitativi. Nel mese di ottobre 2015, e con efficacia decorrente dal 30 settembre, la Banca d’Italia ha autorizzato il gruppo all’utilizzo del modello interno avanzato nella determinazione del rischio creditizio regolamentare di Credembanca e Credemleasing, sia verso la clientela corporate che retail; è di tutta evidenza come la predetta autorizzazione abbia contribuito a far sì che l’adeguato calcolo dei coefficienti e parametri di vigilanza esprimesse ancor più chiaramente la solidità patrimoniale del gruppo. Le principali innovazioni introdotte nei portafogli regolamentari e nei relativi fattori di ponderazione del nuovo framework normativo riguardano, tra l’altro, l’introduzione di un fattore di sostegno dello 0,7619 da applicare al requisito prudenziale (supporting factor) per le esposizioni al dettaglio verso le controparti rappresentate da PMI e l’introduzione di un nuovo requisito patrimoniale sul rischio di “aggiustamento della valutazione del credito” (CVA), ossia a fronte del rischio di perdite derivanti dagli aggiustamenti al valore di mercato dei derivati OTC a seguito delle variazioni del merito creditizio. 53 REQUISITO PATRIMONIALE Importi non ponderati Importi ponderati / requisiti Categorie/Valori 30/6/2016 31/12/2015 30/6/2016 31/12/2015 A. ATTIVITA' DI RISCHIO 34.000.390 33.092.247 11.266.015 11.509.855 1. Metodologia standardizzata 10.094.897 9.703.987 3.070.878 3.058.675 2. Metodologia basata su rating interni 23.854.704 23.325.846 8.176.139 8.428.718 - - - - 23.854.704 23.325.846 8.176.139 8.428.718 50.789 62.414 18.998 22.462 901.281 920.789 4.561 4.198 A.1 Rischio di credito e di controparte 2.1 Base 2.2 Avanzata 3. Cartolarizzazioni B. REQUISITI PATRIMONIALI DI VIGILANZA B.1 Rischio di credito e di controparte B.2 Rischio di aggiustamento della valutazione del credito B.3 Rischio di Regolamento B.4 Rischi di mercato 1. Metodologia standard - - 17.322 17.698 17.322 17.698 2. Modelli interni - - 3. Rischio di concentrazione - - 117.423 117.423 B.5 Rischio operativo 1. Metodo base 2. Metodo standardizzato 3. Metodo avanzato B.6 Altri elementi di calcolo - - 117.423 117.423 - - - - 1.040.587 1.060.108 13.007.343 13.251.349 13,36% 13,52% C.3 Capitale di classe 1/Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 13,36% 13,52% C.4 Totale fondi propri//Attività di rischio ponderate (Total capital ratio) 14,59% 14,75% B.7 Totale requisiti prudenziali C. ATTIVITA' DI RISCHIO E COEFFICIENTI DI VIGILANZA C.1 Attività di rischio ponderate C.2 Capitale primario di classe1/Attività di rischio ponderate (CET 1 capital ratio) Il requisito patrimoniale complessivo al 30 giugno 2016 è di 1.040,6 milioni di euro a fronte di Fondi Propri per 1.897,3 milioni di euro con un margine disponibile di 856,7 milioni di euro, pari a circa il 45% dei Fondi Propri. Le indicazioni sui coefficienti patrimoniali evidenziano il Common Equity Tier 1 ratio Pashed-in all’13,36% (Fully Phashed 12,17%), il Tier 1 Capital ratio Pashed-in all’13,36% (Fully Phashed 12,51%), e il Total capital ratio Phashed-in al 14,59% (Fully Pashed 13,89%). 54 REQUISITO PATRIMONIALE PER IL RISCHIO DI CREDITO E CONTROPARTE RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE RISCHIO DI CREDITO E DI CONTROPARTE METODOLOGIA STANDARDIZZATA - ATTIVITA' DI RISCHIO Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni centrali e banche centrali Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni regionali o autorità locali Esposizioni verso o garantite da Organismi del settore pubblico Esposizioni verso o garantite da Intermediari vigilati Esposizioni verso o garantite da Imprese IMPORTI PONDERATI REQUISITO IMPORTI PONDERATI REQUISITO 30/6/2016 30/6/2016 31/12/2015 31/12/2015 3.089.876 247.190 3.081.137 246.492 218.494 17.480 157.191 12.575 24.339 1.947 61.989 4.959 25.038 2.003 23.502 1.880 272.729 21.818 272.535 21.803 790.660 63.253 845.918 67.673 251.652 20.132 278.242 22.259 1.418 113 1.620 130 27.066 2.165 23.102 1.848 1.702 136 1.315 105 36.632 2.931 58.041 4.643 8.003 640 6.330 506 Esposizioni in strumenti di capitale 773.772 61.902 688.260 55.061 Altre esposizioni 639.373 51.150 640.630 51.251 18.998 1.520 22.462 1.797 8.176.139 654.091 8.428.718 674.297 2.836.909 226.953 2.986.059 238.886 1.769.118 141.530 1.850.147 148.012 148.968 11.917 163.349 13.068 1.287.717 103.017 1.326.236 106.099 61.128 4.890 65.561 5.245 714.726 57.178 694.602 55.568 1.357.573 108.606 1.342.764 107.421 Esposizioni al dettaglio Esposizioni garantite da immobili Esposizioni in stato di default Esposizioni ad alto rischio Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite Esposizioni verso organismi di inv.to collettivo del risparmio (oic) Posizioni verso la cartolarizzazione METODOLOGIA BASATA SUI RATING INTERNI – ATTIVITA' DI RISCHIO Esposizioni verso o garantite da imprese: PMI Esposizioni verso o garantite da imprese: Altre imprese Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da immobili: PMI Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da immobili: persone fisiche Esposizioni al dettaglio: Esposizioni rotative al dettaglio qualificate Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio: PMI Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio: persone fisiche 55 REQUISITO PATRIMONIALE PER IL RISCHIO DI MERCATO RISCHI DI MERCATO (POSIZIONE, CAMBI, MERCI) METODOLOGIA STANDARDIZZATA - rischio di posizione su strumenti di debito - rischio di posizione su strumenti di capitale - rischio di cambio - rischio di posizione su merci IMPORTI PONDERATI 06/2016 216.530 102.020 114.510 - 56 REQUISITO 06/2016 17.323 8.162 9.161 - IMPORTI PONDERATI 12/2015 221.224 148.616 72.608 - REQUISITO 12/2015 17.698 11.889 5.809 - 5. RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI GENERALI RIGUARDANTI TUTTE LE BANCHE La prima iscrizione di un credito avviene alla data di sottoscrizione del contratto, che normalmente coincide con la data di erogazione o, nel caso di un titolo di debito, a quella di regolamento, sulla base del fair value dello strumento finanziario, pari all’ammontare erogato, o prezzo di sottoscrizione, comprensivo dei costi/proventi direttamente riconducibili al singolo credito e determinabili sin dall’origine dell’operazione, ancorché liquidati in un momento successivo. Sono esclusi i costi che, pur avendo le caratteristiche suddette, sono oggetto di rimborso da parte della controparte debitrice o sono inquadrabili tra i normali costi interni di carattere amministrativo. I crediti per operazioni di locazione finanziaria vengono iscritti per un valore pari all’investimento netto nel leasing, comprensivo dei costi diretti iniziali. I crediti e i titoli sono allocati nel portafoglio all’atto dell’erogazione o dell’acquisto e non possono formare oggetto di successivi trasferimenti in altri portafogli. I contratti di riporto e le operazioni di pronti contro termine con obbligo di riacquisto o di rivendita a termine sono iscritti in bilancio come operazioni di raccolta o impiego. In particolare, le operazioni di vendita a pronti e di riacquisto a termine sono rilevate in bilancio come debiti per l’importo percepito a pronti, mentre le operazioni di acquisto a pronti e di rivendita a termine sono rilevate come crediti per l’importo corrisposto a pronti. Per le operazioni creditizie eventualmente concluse a condizioni inferiori a quelle di mercato, la rilevazione iniziale è effettuata per un importo pari ai futuri flussi di cassa scontati ad un tasso di mercato. L’eventuale differenza tra la rilevazione iniziale e l’ammontare erogato è rilevata nel conto economico al momento dell’iscrizione iniziale. I crediti includono gli impieghi con clientela e con banche, sia erogati direttamente sia acquistati da terzi, che prevedono pagamenti fissi o comunque determinabili, che non sono quotati in un mercato attivo e che non sono stati classificati all’origine tra le attività finanziarie disponibili per la vendita. Nella voce crediti rientrano inoltre i crediti commerciali, le operazioni pronti contro termine, i crediti originati da operazioni di leasing finanziario ed i titoli acquistati in sottoscrizione o collocamento privato, con pagamenti determinati o determinabili, non quotati in mercati attivi. Sono compresi nella voce crediti anche i finanziamenti originati nell’ambito dell’attività di factoring a fronte di anticipazioni su portafoglio ricevuto pro-solvendo che rimane iscritto nel bilancio della controparte cedente. Per quanto riguarda i crediti acquistati pro-soluto, gli stessi sono inclusi nella voce crediti, previo accertamento della inesistenza di clausole contrattuali che alterino in modo significativo l’esposizione al rischio della società cessionaria. Dopo la rilevazione iniziale, i crediti sono valutati al costo ammortizzato, pari al valore di prima iscrizione diminuito/aumentato dei rimborsi di capitale, delle rettifiche/riprese di valore e dell’ammortamento – calcolato col metodo del tasso di interesse effettivo – della differenza tra l’ammontare erogato e quello rimborsabile a scadenza, riconducibile tipicamente ai costi/proventi imputati direttamente al singolo credito. Il tasso di interesse effettivo è individuato calcolando il tasso che eguaglia il valore attuale dei flussi futuri del credito, per capitale ed interesse, all’ammontare erogato inclusivo dei costi/proventi ricondotti al credito. Tale modalità di contabilizzazione, utilizzando una logica finanziaria, consente di distribuire l’effetto economico dei costi/proventi lungo la vita residua attesa del credito. Il metodo del costo ammortizzato non viene utilizzato per i crediti la cui breve durata (entro 12 mesi) fa ritenere trascurabile l’effetto dell’applicazione della logica di attualizzazione. Detti crediti vengono valorizzati al costo storico. Analogo criterio di valorizzazione viene adottato per i crediti senza una scadenza definita o a revoca, in relazione ai quali i costi o proventi sono imputati direttamente a conto economico. I crediti sono sottoposti ad una ricognizione volta ad individuare quelli che, a seguito del verificarsi di eventi occorsi dopo la loro iscrizione, mostrino oggettive evidenze di una possibile perdita di valore. Rientrano in tale ambito i crediti ai quali è stato attribuito lo status di sofferenza, incaglio, ristrutturato o di scaduto secondo le attuali regole di Banca d’Italia, coerenti con la normativa IAS/IFRS. Detti crediti deteriorati sono oggetto di un processo di valutazione analitica e l’ammontare della rettifica di valore di ciascun credito è pari alla differenza tra il valore di bilancio dello 57 stesso al momento della valutazione (costo ammortizzato) ed il valore attuale dei previsti flussi di cassa futuri, calcolato applicando il tasso di interesse effettivo originario. I flussi di cassa previsti tengono conto dei tempi di recupero attesi, del presumibile valore di realizzo delle eventuali garanzie nonché dei costi che si ritiene verranno sostenuti per il recupero dell’esposizione creditizia. I flussi di cassa relativi a crediti il cui recupero è previsto entro breve durata (entro 12 mesi) non vengono attualizzati. Il tasso effettivo originario di ciascun credito rimane invariato nel tempo ancorché sia intervenuta una ristrutturazione del rapporto che abbia comportato la variazione del tasso contrattuale ed anche qualora il rapporto divenga, nella pratica, infruttifero di interessi contrattuali. La rettifica di valore è iscritta a conto economico. Il valore originario dei crediti viene ripristinato negli esercizi successivi nella misura in cui vengano meno i motivi che ne hanno determinato la rettifica, purché tale valutazione sia oggettivamente collegabile ad un evento verificatosi successivamente alla rettifica stessa. La ripresa di valore è iscritta nel conto economico e non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che il credito avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. I crediti non deteriorati sono sottoposti alla valutazione di una perdita di valore collettiva. Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti. Nella valutazione si tiene conto anche della rischiosità connessa con il paese di residenza della controparte. La determinazione della svalutazione collettiva prevede l’utilizzo dei parametri di rischio desunti dai modelli interni validati per la Funzione regolamentare “Corporate” e replicati anche per la Funzione regolamentare “Retail”, per la quale sono in corso le attività funzionali alla richiesta di validazione. Per tutti i clienti in portafoglio, al fine di considerare un concetto di incurred loss, cioè di perdite insite nel portafoglio crediti ma non ancora emerse, tra i vari parametri utilizzati, è stato inoltre considerato un “intervallo di conferma della perdita” (Loss Confirmation Period); tale parametro esprime il ritardo medio che intercorre tra il deterioramento delle condizioni finanziarie di un debitore e la sua classificazione tra le esposizioni deteriorate. Per la Funzione regolamentare “Corporate” si è adottato un intervallo di conferma della perdita di 180 giorni, mentre per la Funzione regolamentare “Retail” si è adottato un intervallo di conferma della perdita di 12 mesi. L’identificazione delle specifiche misure dei suddetti parametri in termini degli intervalli di conferma della perdita per le tipologie di controparti (sia retail che corporate) é supportato prevalentemente dalle evidenze ottenibili anche attraverso i presidi organizzativi definiti nell’ambito del processo del credito come ad esempio la frequenza di revisione degli affidamenti e l’attività di controllo crediti. In particolare, tali segmenti sono caratterizzati anche dalla disponibilità di diverse informazioni economico/finanziarie. Nello specifico per la Funzione regolamentare “Retail” è osservabile la ridotta dimensione patrimoniale e reddituale e una tipologia di indebitamento, più sbilanciata sul medio/lungo termine. L’osservazione dei suddetti elementi attribuibili in particolare al comparto retail ha permesso di affinare la stima del parametro relativo alla LCP per tale comparto, aggiornandolo a 12 mesi, pur nella conferma della continuità dei presidi organizzativi e creditizi adottati. L’orizzonte temporale utilizzato per la valorizzazione della probabilità di default si ritiene possa approssimare la nozione di incurred loss, cioè di perdita fondata su eventi attuali ma non ancora acquisiti dall’impresa nella revisione del grado di rischio dello specifico cliente, prevista dai principi contabili internazionali. Le rettifiche di valore determinate collettivamente sono imputate nel conto economico. Attività finanziarie deteriorate La struttura di Crediti Problematici e non Performing supporta da un punto di vista tecnico la rete nella gestione dei crediti deteriorati, ed in sede di proposta interviene nella determinazione delle svalutazioni da sottoporre all’organo deliberante. All’interno di questa struttura, la gestione dell’attività di recupero crediti sulle posizioni a Sofferenza (Contenzioso) è svolta da un ufficio centrale e da reparti decentrati con sede in tre regioni. 58 Le autonomie relative alla valutazione delle perdite ed agli stralci sono quasi completamente accentrate su organi monocratici; tale peculiarità permette tempi di risposta alle proposte transattive particolarmente ridotti. L’attività di determinazione delle svalutazioni, che è analitica per tutti i crediti deteriorati, è supportata da un sistema di revisione periodica delle varie posizioni che permette un adeguamento costante che tiene conto delle evoluzioni giudiziali o stragiudiziali intervenute. La valutazione delle perdite è improntata a criteri di indubbia prudenza confermata anche dalle plusvalenze registrate che si assestano intorno al 12% degli incassi totali escluso rettifiche e riprese da attualizzazione. Per tutte le esposizioni viene fatta una stima analitica, attribuendo un piano di rientro ovvero un incasso a scadenza in caso di recupero da procedura esecutiva, differenziato in relazione alle caratteristiche dei crediti (presenza di garanzie, area geografica, procedure concorsuali e/o esecutive). Il termine di attualizzazione viene aggiornato in sede di revisione nell’ipotesi in cui si modifichi il contesto. Nel 2013 il Consiglio di Amministrazione ha approvato un documento denominato “linee guida e criteri di svalutazione crediti gruppo Credem”; tale documento ha lo scopo di indirizzare ed uniformare l’attività degli uffici deputati alla gestione dei crediti deteriorati nella determinazione delle relative svalutazioni sia civilistiche che attinenti i tempi di recupero. Tali linee guida traggono il loro riferimento dalle prassi adottate dalle società, periodicamente aggiornate in base all’esito dell’attività di gestione e recupero dei crediti deteriorati, nonché dalle indicazioni emerse dagli esiti delle analisi quali-quantitative svolte dal Servizio Rischi; le linee guida hanno lo scopo di disciplinare l’attività degli uffici incaricati al fine di assicurare l’applicazione di criteri uniformi e prudenziali e si fondano essenzialmente su una particolare prudenza nella valutazione del collateral, laddove esistente, ed al tempo stesso dei tempi stimati per il recupero. In particolare, relativamente alle inadempienze probabili vengono definite percentuali di accantonamento crescenti in base alla durata dell’inadempienza, alla presenza o meno di collateral ed alla data dell’ultimo aggiornamento disponibile del loro valore di mercato. Elementi di ulteriore differenziazione sono la natura residenziale o commerciale dell’immobile a garanzia e la sua fungibilità. 59 ESPOSIZIONI CREDITIZIE PER PORTAFOGLIO IAS/IFRS E PER QUALITA’ DEL CREDITO Sofferenze Inadempienze probabili Esposizioni scadute deteriorate Altre attività Totale Portafogli / qualità Lordo 1. Attività finanziarie disponibili per la vendita * 2. Attività finanziarie detenute sino alla scadenza Netto Lordo Netto Lordo Netto Lordo Lordo Netto 85 85 - - - - 6.916.988 6.916.988 6.917.073 6.917.073 - - - - - - - - - - 448.627 448.622 448.627 448.622 3. Crediti verso banche 4. Crediti verso clientela Netto 942.607 366.360 484.190 406.701 57.482 48.358 21.701.179 21.630.011 23.185.458 22.451.430 5. Attività finanziarie valutate al fair value - - - - - - 1 1 1 1 6. Attività finanziarie in corso di dismissione - - - - - - - - - - Totale 30 giugno 2016 942.692 366.445 484.190 406.701 57.482 48.358 29.066.795 28.995.622 30.551.159 29.817.126 Totale 31 dicembre 2015 909.655 356.794 450.976 376.170 70.051 60.045 29.186.037 29.107.609 30.616.719 29.900.618 *: gli importi lordi e netti dei crediti deteriorati sono esposti al fair value e pertanto riflettono già il valore ritenuto recuperabile dell’attività. 60 ESPOSIZIONI CREDITIZIE LORDE – DISTRIBUZIONE PER AREE GEOGRAFICHE ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO BANCHE Rettifiche di valore complessive Esposizione netta Rettifiche di valore complessive Esposizione netta Resto del mondo Asia Rettifiche di valore complessive Esposizione netta America Rettifiche di valore complessive Esposizione netta Esposizione netta Esposizioni/Aree geografiche Altri paesi europei Rettifiche di valore complessive Italia A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze - - - - - - - - - - A.2 Inadempienze probabili - - - - - - - - - - A.3 Esposizioni scadute deteriorate A.4 Esposizioni non deteriorate Totale A - - - - - - - - - - 623.899 - 937.547 - 6.946 - 374 - 209.740 5 623.899 - 937.547 - 6.946 - 374 - 209.740 5 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze - - - - - - - - - - B.2 Inadempienze probabili - - - - - - - - - - B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate Totale B - - - - - - - - - - 24.173 - 428.784 125 510 - 5.315 - 3.670 - 24.173 - 428.784 125 510 - 5.315 - 3.670 - Totale A+B 30 giugno 2016 648.072 - 1.366.331 125 7.456 - 5.689 - 213.410 5 Totale A+B 31 dicembre 2015 806.581 - 1.178.373 131 6.474 - 4.784 - 419.759 - ESPOSIZIONI PER CASSA E FUORI BILANCIO VERSO CLIENTELA Esposizione netta Rettifiche di valore Esposizione netta Rettifiche di valore Resto del mondo Asia Rettifiche di valore America Esposizione netta Rettifiche di valore Esposizione netta Esposizione netta Esposizioni/Aree geografiche Altri paesi europei Rettifiche di valore Italia A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze 366.428 575.585 13 A.2 Inadempienze probabili 406.595 77.490 105 - - 48.306 9.118 48 6 2 24.787.562 70.802 2.257.288 130 173.516 25.608.891 732.995 2.257.454 778 A.3 Esposizioni scadute deteriorate A.4 Esposizioni non deteriorate Totale A 642 4 18 - - - 2 - - - - - 1 1 - - - 37 4.083 95 1.857 104 173.522 56 4.084 95 1.857 106 B. Esposizioni "fuori bilancio" B.1 Sofferenze 3.105 546 - - - - - - 1 - B.2 Inadempienze probabili 5.370 555 - - - - - - - - B.3 Altre attività deteriorate 479 - - - - - - - - - 638.134 - 4.399 - - - 43 - 2.875 - B.4 Esposizioni non deteriorate Totale B 647.088 1.101 4.399 - - - 43 - 2.876 - Totale A+B 30 giugno 2016 26.255.979 734.096 2.261.853 778 173.522 56 4.127 95 4.733 106 Totale A+B 31 dicembre 2015 26.284.845 715.706 2.150.263 1.035 113.762 41 5.311 84 2.852 79 Le esposizioni deteriorate e scadute sono riferibili principalmente all’area geografica “Italia”. 61 RETTIFICHE – Esposizione lorda Esposizione netta Società finanziarie Esposizione netta Rettifiche valore complessive Esposizione lorda Esposizione netta Esposizioni/Controparti RELATIVE Altri enti pubblici Rettifiche valore complessive Esposizione lorda Governi E Rettifiche valore complessive ESPOSIZIONI CREDITIZIE VERSO CLIENTELA DISTRIBUZIONE PER SETTORE ECONOMICO A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze di cui esposizioni oggetto concessioni A.2 Inadempienze probabili di cui esposizioni oggetto concessioni A.3 Esposizioni scadute deteriorate di cui esposizioni oggetto concessioni A.4 Esposizioni non deteriorate di cui esposizioni oggetto concessioni Totale A di - - 1.044 362 682 4.815 3.415 1.400 - - - - - - - - - 4 3 1 3.728 471 3.257 54 30 24 - - - 107 47 60 - - - 81 21 60 3 1 2 55 11 44 - - - - - - - - - 5.239.565 6 5.239.559 182.734 8 182.726 588.399 263 588.136 - - - 484 - 484 34 1 33 5.239.650 30 5.239.620 187.509 842 186.667 593.323 3.719 589.604 B.1 Sofferenze - - - - - - - - - B.2 Inadempienze probabili - - - - - - 19 - 19 B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate Totale B - - - - - - - - - 16.626 - 16.626 1.362 - 1.362 10.244 - 10.244 di di di B. Esposizioni "fuori bilancio" - 16.626 1.362 - 1.362 10.263 - 10.263 30 5.256.246 188.871 842 188.029 603.586 3.719 599.867 4.475.234 21 4.475.213 206.389 667 205.722 1.063.488 3.841 1.059.647 Rettifiche valore complessive Esposizione lorda Esposizione lorda Altri soggetti Esposizione netta Imprese non finanziarie Esposizione netta Esposizioni/Controparti Rettifiche valore complessive Esposizione lorda Società di assicurazione Esposizione netta Totale A+B 31 dicembre 2015 16.626 5.256.276 Rettifiche valore complessive Totale A+B 30 giugno 2016 A. Esposizioni per cassa A.1 Sofferenze di cui esposizioni oggetto concessioni A.2 Inadempienze probabili di cui esposizioni oggetto concessioni A.3 Esposizioni scadute deteriorate di cui esposizioni oggetto concessioni A.4 Esposizioni non deteriorate di cui esposizioni oggetto concessioni Totale A di di di di 12 11 1 573.268 371.704 201.564 363.553 200.755 162.798 - - - 43.000 15.011 27.989 31.396 11.602 19.794 - - - 246.909 52.262 194.647 233.495 24.724 208.771 - - - 116.911 18.620 98.291 103.859 9.186 94.673 - - - 24.465 3.121 21.344 32.878 5.971 26.907 - - - 5.484 402 5.082 1.577 143 1.434 44.377 5 44.372 11.680.376 35.686 11.644.690 9.560.023 35.200 9.524.823 - - - 68.346 1.145 67.201 151.126 1.457 149.669 44.389 16 44.373 12.525.018 462.773 12.062.245 10.189.949 266.650 9.923.299 B.1 Sofferenze - - - 3.616 545 3.071 36 1 35 B.2 Inadempienze probabili - - - 5.426 518 4.908 480 37 443 B.3 Altre attività deteriorate B.4 Esposizioni non deteriorate Totale B - - - 270 - 270 209 - 209 1.609 - 1.609 474.738 - 474.738 140.872 - 140.872 1.609 - 1.609 484.050 1.063 482.987 141.597 38 141.559 Totale A+B 30 giugno 2016 45.998 16 45.982 13.009.068 463.836 12.545.232 10.331.546 266.688 10.064.858 Totale A+B 31 dicembre 2015 53.085 18 53.067 13.340.402 454.641 12.885.761 10.121.515 257.757 9.863.758 B. Esposizioni "fuori bilancio" 62 La tabella evidenzia la distribuzione settoriale delle esposizioni per cassa e fuori bilancio ed i valori utilizzati sono desunti dall’informativa di bilancio. ESPOSIZIONI SOVRANE DEL GRUPPO BANCARIO Attività Finanziarie Detenute per la Negoziazione Nel portafoglio “Attività finanziarie detenute per la negoziazione” sono presenti esposizioni in titoli governativi per circa 5,0 milioni di euro (4,3 milioni di euro Italia e 1,1 milioni di euro Altri). Le posizioni, classificate contabilmente di trading, hanno come oggetto la negoziazione verso la clientela istituzionale. Attività Finanziarie Disponibili per la Vendita Nel portafoglio “Attività finanziarie disponibili per la vendita” sono presenti titoli governativi esteri (Spagna) per circa 384,1 milioni di euro, (Belgio) per 948,4 milioni di euro, (Francia) per 618,1 milioni di euro e (Austria) per 58,9 milioni di euro. 63 ESPOSIZIONI CREDITIZIE LORDE – DISTRIBUZIONE PER VITA RESIDUA CONTRATTUALE Da oltre 1 giorno a 7 giorni Da oltre 7 giorni a 15 giorni Da oltre 15 giorni a 1 mese Da oltre 3 mesi fino a 6 mesi Da oltre 6 mesi fino a 1 anno 213.371 21.413 191.958 3 191.955 458.614 2 2.047 456.565 456.565 733.529 3 25.864 707.662 51.731 655.931 2.224.487 38.909 84.536 2.101.042 41.094 2.059.948 1.749.397 34.860 53.310 1.661.227 7 1.661.220 2.051.736 75.215 151.384 1.825.137 15 1.825.122 7.052.285 972.227 733.537 1.124 5.345.397 143 5.345.254 10.032.773 3.216.163 651.706 6.164.904 262 6.164.642 321.300 94 321.206 162.477 158.729 69.482 66.176 132.811 132.486 152.667 152.702 184.660 184.794 845.963 845.448 219.224 219.495 95.385 94.848 10.594 10.278 13.342 14.135 - 69.444 78.327 4 206 9 - 3 147 71 339 83 977 161 1.609 - - - - - - - - - - - - - 854 6.429 330.529 - 81 1.955 - 500 - 848 400 - 526 13.739 94 100 2.817 27.790 321 317 2.757 35.154 1.296 753 13.739 2.372 650 62.944 944 862 4.441 226 - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Voci/ Scaglioni temporali A vista Attività per cassa A.1 Titoli di Stato A.2 Altri titoli di debito A.3 Quote OICR A.4 Finanziamenti - Banche - Clientela Operazioni "fuori bilancio" C.1 Derivati finanziari con scambio di capitale - Posizioni lunghe - Posizioni corte C.2 Derivati finanziari senza scambio di capitale - Posizioni lunghe - Posizioni corte C.3 Depositi e finanziamenti da ricevere - Posizioni lunghe - Posizioni corte C.4 Impegni irrevocabili a erogare fondi - Posizioni lunghe - Posizioni corte C.5 Garanzie finanziarie rilasciate C.6 Garanzie finanziarie ricevute C.7 Derivati creditizi con scambio di capitale - Posizioni lunghe - Posizioni corte C.8 Derivati creditizi senza scambio di capitale - Posizioni lunghe - Posizioni corte 4.626.240 8.006 49.380 4.568.854 200.831 4.368.023 Da oltre 1 mese fino 3 mesi Da oltre 1 anno fino a 5 anni Durata Indeterminata Oltre 5 anni ESPOSIZIONE PER CASSA DETERIORATE: DINAMICA DELLE RETTIFICHE DI VALORE COMPLESSIVE Causali/Categorie Inadempienze probabili Sofferenze A. Rettifiche complessive iniziali Esposizioni scadeute deteriorate 552.861 74.806 10.006 - - - B. Variazioni in aumento 51.072 29.142 6.135 B.1 rettifiche di valore 30.104 26.119 6.135 - - - 17.389 2.901 - 3.579 122 - 27.686 26.458 7.016 C.1 riprese di valore da valutazione 7.584 3.037 10 C.2 riprese di valore da incasso 6.554 5.031 2.721 - - - 13.548 1.849 10 - 16.134 4.156 - 407 119 576.247 77.490 9.125 - - - - di cui: esposizioni cedute non cancellate B.2 perdite da cessione B.3 trasferimenti da altre categorie di esposizioni deteriorate B.4 altre variazioni in aumento C. Variazioni in diminuzione C.3 utili da cessione C.4 cancellazioni C.5 trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate C.6 altre variazioni in diminuzione D. Rettifiche complessive finali - di cui: esposizioni cedute non cancellate Le rettifiche di valore per deterioramento delle esposizioni verso la clientela, imputate a conto economico nel periodo dal Gruppo Bancario ammontano a 61,8 milioni di euro, mentre le riprese di valore ammontano a 29,9 milioni di euro. 65 6. RISCHIO DI CREDITO: INFORMAZIONI RELATIVE AI PORTAFOGLI ASSOGGETTATI AL METODO STANDARDIZZATO E ALLE ESPOSIZIONI CREDITIZIE SPECIALIZZATE E IN STRUMENTI DI CAPITALE NELL’AMBITO DEI METODI IRB Nell’ambito del metodo standardizzato, per il portafoglio “amministrazioni centrali e banche centrali” la ponderazione dipende dal rating attribuito dalle ECAI ai singoli Stati. Per quello “intermediari vigilati” essa dipende dallo standing dello Stato nel quale ha sede l’intermediario vigilato (con downgrade di una classe di merito per il solo utilizzo ECAI). Per il portafoglio “enti del settore pubblico” le regole della ponderazione sono le medesime previste per gli “intermediari vigilati”. Credem adotta, con riferimento alle “esposizioni verso amministrazioni centrali e banche centrali” (metodologia standardizzata), la valutazione del merito creditizio della società “DBRS”; tali valutazioni sono utilizzate anche per la definizione della ponderazione riferita ad “intermediari vigilati” ed “enti del settore pubblico”, secondo le regole sopraesposte. La scelta comporta una minore ponderazione delle esposizioni verso i sopracitati portafogli; in particolare, per le esposizioni verso “amministrazioni centrali e banche centrali” italiane la ponderazione è a zero mentre per gli “intermediari vigilati” e gli “enti del settore pubblico” nazionali la stessa è del 50 per cento. Le classi di rating esterni indicate di seguito si riferiscono alle classi di merito creditizio dei debitori/garanti di cui alla normativa prudenziale. Le agenzie di rating utilizzate sono sotto riportate e si fornisce la tabella di raccordo tra le classi di rischio e i rating delle agenzie. Portafogli Esposizione verso Amministrazioni centrali e banche centrali ECA/ECAI DBRS Rating Unsolicited Limited Esposizioni verso organizzazioni internazionali Fitch Ratings Solicited Esposizioni verso banche multilaterali di sviluppo Fitch Ratings Solicited Esposizioni verso imprese ed altri soggetti Fitch Ratings Solicited Esposizioni verso organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) Fitch Ratings Solicited Posizioni verso le cartolarizzazioni aventi un rating a breve termine Posizioni verso le cartolarizzazioni diverse da quelle aventi un rating a breve termine 66 Fitch Ratings Standard & Poor’s Rating Services Fitch Ratings Standard & Poor’s Rating Services Classe di merito di credito DBRS Rating Limited Fitch Ratings Standard & Poor’s Rating Services 1 da AAA a AAL da AAA a AA- da AAA a AA- 2 da AH a AL da A+ a A- da A+ a A- 3 da BBBH a BBBL da BBB+ a BBB- da BBB+ a BBB- 4 da BBH a BBL da BB+ a BB- da BB+ a BB- 5 da BH a BL da B+ a B- da B+ a B- 6 CCC CCC+ e inferiori CCC+ e inferiori Per ciascun portafoglio regolamentare, si fornisce di seguito il valore delle esposizioni soggette al rischio di credito nell’ambito del metodo standardizzato. I dati sono espositi sia tenendo conto delle tecniche di attenuazione del rischio di credito sia non considerando tali effetti. Gli stessi dati sono inoltre suddivisi per classe di merito. In entrambe le colonne della tabella le esposizioni fuori bilancio sono riportate prima dell’applicazione dei Credit Conversion Factor (CCF) previsti dalla normativa prudenziale. Entrambe le colonne, inoltre, considerano le relative esposizione al netto delle rettifiche di valore. Come melio specificato nel seguito del presente documento, in data 2 ottobre 2015 Banca d’Italia ha autorizzato il Gruppo Credem ad utilizzare, a partire dal 30 settembre 2015, il metodo IRB Advanced (parametri PD, LGD, EAD) per la quantificazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito dei clienti rientranti nella funzione regolamentare Corporate e Retail di Credito Emiliano e Credemleasing. L’utilizzo del nuovo metodo ha comportato una significativa riduzione delle esposizioni assoggettate all’utilizzo del metodo standardizzato. Si riportano di seguito le esposizioni soggette al metodologia standardizzata per il calcolo del requisito del rischio di credito, suddivise per classi di merito creditizio. 67 30 giugno 2016 Portafoglio regolamentare Classe di merito creditizio Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni centrali e banche centrali 0% 100% 250% Subtotale Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni regionali o autorità locali 0% Esposizione con attenuazione del rischio di credito 31 dicembre 2015 Esposizione senza attenuazione del rischio di credito 5.551.733 5.551.733 4.625.833 4.625.834 97.564 97.564 99.866 99.866 48.372 48.372 22.930 22.930 5.697.669 5.697.669 4.748.629 4.748.630 5.928 5.928 3.643 3.643 122.388 122.388 27.624 27.624 113.274 113.274 128.316 128.316 144.541 144.541 20% 20.207 20.208 27.009 27.009 50% 42.781 42.782 36.663 36.664 20% 50% Subtotale Esposizioni verso o garantite da Organismi del settore pubblico Esposizione senza attenuazione del rischio di credito Esposizione con attenuazione del rischio di credito 62.988 62.990 63.672 63.673 Esposizioni verso o garantite da Banche multilaterali di sviluppo Subtotale 0% 205.737 205.737 407.088 407.088 Esposizioni verso o garantite da Organizzazioni internazionali 0% - - 367.531 367.531 Esposizioni verso o garantite da Imprese 0% 20% 50% 100% 150% Subtotale Esposizioni verso o garantite da Intermediari vigilati 0% - - 14.242 14.242 153.990 153.990 132.125 132.125 1.147.174 1.152.310 1.135.518 1.142.072 12.944 12.943 11.464 11.463 1.343.263 1.348.398 1.293.349 1.299.902 2.174 2.174 - - 784.467 2.979.044 683.623 3.849.479 50% 341.151 373.766 373.072 393.246 100% 260 260 711 711 150% - - 480 480 1.128.052 3.355.244 1.057.886 4.243.916 556.574 558.698 612.707 614.903 556.574 558.698 612.707 614.903 2.068 2.068 2.188 2.189 75% Subtotale 35% 68 29.155 20% Subtotale Esposizioni garantite da immobili 29.155 30 giugno 2016 Classe di merito creditizio Portafoglio regolamentare 50% Subtotale Esposizioni scadute 100% 150% Subtotale Esposizione con attenuazione del rischio di credito 1.389 31 dicembre 2015 Esposizione senza attenuazione del rischio di credito 1.389 Esposizione con attenuazione del rischio di credito 1.707 Esposizione senza attenuazione del rischio di credito 1.707 3.457 3.457 3.895 3.896 11.912 11.912 11.608 11.607 10.742 10.742 7.778 7.793 22.654 22.654 19.386 19.400 1.135 1.135 877 877 Esposizioni ad alto rischio 150% Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite 10% 144.221 144.221 145.093 145.093 20% 111.048 111.048 217.659 217.659 255.269 255.269 362.752 362.752 323.295 323.294 219.845 219.845 Subtotale Esposizioni in strumenti di capitale 100% 250% Subtotale Esposizioni verso organismi di inv.to coll.vo del risparmio (oic) Totale 69 187.366 187.366 407.211 407.211 8.003 8.003 6.330 6.330 111.041 112.505 133.776 134.565 20% 232.798 231.334 177.708 176.919 100% Subtotale 180.191 503.485 0% 100% AltreEsposizioni 180.191 503.486 592.232 592.232 604.837 604.837 936.071 936.071 916.321 916.321 10.852.674 13.087.126 10.412.175 13.606.971 7. RISCHIO DI CREDITO: INFORMATIVA SUI PORTAFOGLI CUI SI APPLICANO GLI APPROCCI IRB In data 2 ottobre 2015 Banca d’Italia ha autorizzato il Gruppo Credem ad utilizzare, a partire dal 30 settembre 2015 il metodo IRB Advanced (parametri PD, LGD, EAD) per la quantificazione del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito dei clienti rientranti nella funzione regolamentare Corporate e Retail di Credito Emiliano e Credemleasing. In questo modo si è concluso il piano di roll-out aperto a giugno 2008 in occasione dell’autorizzazione all’utilizzo del metodo IRB Foundation per i clienti Corporate. Il Gruppo ha richiesto di avvalersi dal 2008 della facoltà di utilizzo parziale permanente del metodo standardizzato per tutti i portafogli diversi da “Imprese”, “Esposizioni al dettaglio” ed “Esposizioni garantite da immobili”. Il Gruppo ha chiesto inoltre di avvalersi della facoltà di utilizzo parziale permanente del metodo standardizzato per le esposizioni nei confronti dei componenti del gruppo bancario di appartenenza. Struttura dei sistemi interni di rating – Probabilità di Default Corporate L’attribuzione del rating alla clientela Corporate di Credito Emiliano e Credemleasing avviene attraverso un sistema unico di calcolo di uno score di controparte (Per*Fido), le cui modalità di valutazione assumono configurazioni differenziate in relazione alla tipologia di clientela analizzata: • Imprese Small Business con fatturato, singolo o di gruppo, compreso tra 1.000.000 di euro e 2.582.000 di euro o con fatturato inferiore, ma fidi singoli o del gruppo (intendendo il gruppo di aziende e/o i fidi complessivamente concessi dal Gruppo Credem) superiori a 1.000.000 di euro; • Imprese Middle Corporate con fatturato singolo o di gruppo superiore a 2.582.000 di euro; • Imprese Corporate con fatturato singolo o di gruppo superiore a 15.000.000 di euro; • Holding capogruppo che redigono bilancio consolidato; • Imprese di leasing o factor, credito al consumo, SIM, fiduciarie, società di gestione fondi, altre finanziarie e holding che non redigono consolidato, nel caso in cui il totale dell’attivo sia superiore a 1.000.000 di euro; • Immobiliari, nel caso in cui il totale dell’attivo superi a 1.000.000 di euro. Rientrano inoltre nella funzione regolamentare corporate ed è prevista l’assegnazione del rating attraverso modalità judgemental le imprese in Start Up e le aziende atipiche. Il sistema di calcolo dello score Per*Fido assume configurazioni diverse in termini di variabili utilizzate e ponderazioni applicate a seconda di specifiche caratteristiche della clientela. Il modello applica schemi di variabili e ponderazioni specifiche sulla base di criteri relativi a dimensione dell’azienda, area geografica e settore di appartenenza. Ciascuna combinazione delle suddette dimensioni di analisi viene analizzata attraverso specifiche modalità. Il modello presenta struttura modulare in cui ciascun modulo prende in esame dati quantitativi piuttosto che qualitativi. Ciascun modulo di valutazione si articola in livelli e sottolivelli con un’organizzazione assimilabile ad una struttura ad albero, nella quale componenti di base (dette nodi) concorrono a determinare il giudizio associato al livello immediatamente superiore con l’obiettivo di pervenire a uno score finale, espresso come valore numerico continuo compreso tra 0 e 1 e riferito alla singola controparte. Lo score prodotto dal modello viene trasformato in Probabilità di Default (PD) attraverso l’utilizzo dei dati interni di default. Ricostruendo su base storica gli score di modello e scegliendo su base analitica opportuni livelli di cut-off per il suddetto score, si è calcolato il livello delle frequenze storiche di default corrispondenti ai bucket così individuati. La profondità storica di osservazione dei dati è gennaio 2008 – dicembre 2015. 70 Struttura dei sistemi interni di rating – Probabilità di Default Retail L’attribuzione del rating alla clientela Retail di Credito Emiliano e Credemleasing avviene attraverso un modello che presenta due principali configurazioni: il “Modello PD scoring based” basato sul sistema di valutazione Per*Fido e il “Modello PD di prodotto”. La normativa interna prevede criteri di prevalenza per l’attribuzione della PD alla clientela Retail, qualora si osservino una molteplicità di richieste di affidamento processate attraverso strumenti di valutazione diversi. In particolare, si distinguono le seguenti casistiche: • controparte richiedente unicamente un prodotto valutato tramite il sistema esperto Per*Fido: si applica il “Modello PD scoring based”; • controparte richiedente unicamente prodotti non rientranti nelle tipologie previste dai percorsi valutativi di Per*Fido, che vengono classificati in quattro macro-aggregati definiti pool di prodotto (rateale, revolving, quinto, sconfini non affidati): si applica il “Modello PD di prodotto”; • controparte richiedente contestualmente un prodotto valutato tramite Per*Fido e un prodotto oggetto di pool di prodotto: si applica il “Modello PD scoring based”; • controparte richiedente contestualmente più prodotti oggetto di pool di prodotto: si applica il “Modello PD di prodotto”. Il modello PD scoring based appartiene alla categoria dei modelli analitico-soggettivi ed è ripartito in tre percorsi informativi: • Privati; • Microattività/Agricoltori; • Microimprese. Il Percorso Privati consente di valutare le proposte di affidamento nei confronti di privati o di soci d’impresa ed è a sua volta suddiviso in due sottopercorsi: • “Privati - Mutui” utilizzato per concessioni e variazioni in aumento di prestiti a medio termine a soggetti privati o famiglie produttrici che intrattengono con il Gruppo solo rapporti come privati; • “Privati - Altro” utilizzato per concessioni di affidamenti diversi da prestiti a medio termine e tutti i rinnovi a soggetti privati o famiglie produttrici che intrattengono con il Gruppo solo rapporti come privati. Il Percorso Microattività/Agricoltori è suddiviso in due sotto-percorsi: • “Microattività” utilizzato per valutare le proposte di affidamento nei confronti di società di persone, ditte individuali, liberi professionisti in contabilità semplificata (senza bilancio ordinario), con fatturato e affidamenti deliberati inferiori a 1.000 €k (singoli e di gruppo); • “Agricoltori” utilizzato per valutare le proposte di affidamento verso gli agricoltori e le imprese in start up non rientranti nella Funzione Regolamentare Corporate. Il Percorso Microimprese consente di valutare le proposte di affidamento nei confronti di società di capitali e altre aziende in contabilità ordinaria (con bilancio), con fatturato e affidamenti deliberati inferiori a 1.000 €k (singoli e di gruppo). Tutti i percorsi presentano una struttura di tipo modulare, all’interno della quale vengono valutati aspetti quantitativi e qualitativi. Si precisa che il modello presenta una struttura diversa a seconda della tipologia di percorso informativo. Per il percorso Microimprese il sistema Per*Fido associa un coefficiente di ponderazione in funzione delle particolari caratteristiche del cliente. Nei percorsi Privati e Microattività lo score rappresenta una valutazione della proposta di affidamento, pertanto è comprensivo delle caratteristiche specifiche dell’affidamento richiesto. L’output finale del sistema di rating è rappresentato da un valore ordinale (score) espresso come valore numerico continuo compreso tra 0 e 1 e riferito alla singola controparte. Lo score prodotto dal modello viene trasformato in Probabilità di Default (PD) attraverso l’utilizzo dei dati interni di default. Ricostruendo su base storica gli score di modello e scegliendo su base analitica opportuni livelli di cut-off per il suddetto score, si è calcolato il livello delle frequenze storiche di default corrispondenti ai bucket così individuati. Il modello PD di prodotto definisce pool di prodotto, distinti in considerazione della forma tecnica di fido richiesta, a cui viene associata una PD sulla base dell’esperienza di default interna alla banca. Il modello si applica alle operazioni che fanno riferimento alla clientela per le quali non è previsto un iter valutativo che prevede l’utilizzo del sistema di credit scoring Per*Fido. 71 In tale ambito, la PD viene associata a livello di controparte sulla base della seguente priorità: • Prestiti Personali; • Prodotti Revolving (Fidi di c/c < 10.000 € e Carte di credito); • Prodotto Quinto; • Sconfinati non affidati. Si evidenzia che, anche nel modello PD di prodotto, ove possibile, si è provveduto a incorporare nelle stime di PD l’informazione andamentale. La profondità storica di osservazione dei dati è gennaio 2008 – dicembre 2015. Le classi di PD assegnate alle controparti Retail, a prescindere dall’iter valutativo, vengono ricondotte, solo per scopi di reportistica, ad un'unica scala maestra, con 8 classi a rischio crescente, equivalente a quella prevista per le controparti Corporate. Struttura dei sistemi interni di rating – Modelli interni di Loss Given Default (LGD) Corporate e Retail I modelli LGD bonis e defaulted assets per le controparti Corporate e Retail sono distinti per Credito Emiliano e Credemleasing al fine di cogliere le specificità intrinseche all’operatività delle due società. I modelli si basano su un approccio metodologico di tipo “Workout”, che considera i flussi di cassa in carico e scarico, opportunamente scontati con un tasso che ingloba un adeguato premio al rischio, registrati sulle singole posizioni in sofferenza e “per parti”. Per i modelli defaulted assets, al fine di stimare la LGD e la ELBE delle posizioni a sofferenza si adotta un approccio di tipo statistico, che prevede l’utilizzo di informazioni relative alla controparte, alle caratteristiche dell’operazione, alla tipologia di procedura di recupero attivata e al vintage. Per determinare la LGD e la ELBE delle esposizioni in stato di precontenzioso, l’approccio adottato prevede l’applicazione di fattori di correzione (“danger rates”) alla LGD e all’ELBE sofferenze del modello defaulted assets, differenziati per tipologia di controparte. Per determinare la LGD delle esposizioni in bonis, invece, si applicano specifici fattori di correzione differenziati per tipologia di controparte (Corporate e Retail) all’LGD sofferenze ricavata tramite un modello che, sulla base di modalità analoghe a quelle previste per il modello LGD sofferenze defaulted assets, sia composto da variabili non specifiche di una controparte in default. I modelli LGD inglobano correttivi prudenziali per renderli adatti ad una fase recessiva del ciclo economico. La profondità storica di osservazione dei dati per la stima dei modelli LGD ed ELBE sofferenze è: • Gennaio 2002 – dicembre 2015 per i segmenti regolamentari Corporate e Retail di Credito Emiliano; • Gennaio 2001 – dicembre 2015 per i segmenti regolamentari Corporate e Retail di Credemleasing. Nel campione sono incluse, oltre alle sofferenze chiuse, alcune sofferenze che risultano ancora aperte al 31/12/2015, ma che per peculiarità specifiche sono considerabili di fatto “sostanzialmente chiuse”: la loro inclusione nel campione ha effetto prudenziale sulle stime complessive. La profondità storica di osservazione dei dati dei danger rates è gennaio 2010 – dicembre 2014 per entrambi i segmenti regolamentari. Tale periodo garantisce un campione omogeneo in termini di posizioni di cui si conosce l’esito e prudente perché copre gli anni che hanno manifestato una maggior rischiosità. 72 Struttura dei sistemi interni di rating – Modelli interni di Exposure at Default (EAD) Corporate e Retail L’EAD delle posizioni per cassa e fuori bilancio (garanzie rilasciate e impegni) per le controparti Corporate e Retail di Credito Emiliano e Credemleasing è determinabile attraverso l’adozione di fattori di conversione creditizia (CCF). Il fattore di conversione creditizia da applicare ai margini relativi alle esposizioni per cassa rappresenta il rapporto tra la parte non utilizzata della linea di credito che si stima possa essere utilizzata in caso di default e la parte attualmente non utilizzata e non può essere inferiore a zero. La stima del CCF è stata effettuata analizzando le esposizioni terminate in default in passato (CCF storico) e utilizzando l’approccio a orizzonti fissi, che prevede il calcolo dei CCF come quota del margine non utilizzato rispetto all’esposizione corrente osservata in un istante fisso antecedente la data di default (pari a 1 anno). In particolare, tale stima avviene in coerenza con le informazioni utilizzate per la calibrazione delle Probabilità di Default e vengono valutate articolazioni dei CCF basate su diversi driver (es. caratteristiche del margine disponibile, forma tecnica, etc.). Tramite un’analisi statistica univariata, si individuano i driver specifici di disaggregazione che risultano significativi (come ad esempio funzione regolamentare, fasce di accordato e fasce di margine). All’interno di ciascun aggregato statisticamente significativo, il CCF storico è calcolato come media semplice. Per calcolare il rischio di credito associato alle garanzie e agli impegni rilasciati, occorre calcolare l’equivalente creditizio che è misurato mediante l’applicazione di fattori di conversione creditizia diversificati per tenere conto della maggiore o minore probabilità che le garanzie rilasciate o l’impegno concesso possano trasformarsi in un’esposizione per cassa. Nel caso dei crediti di firma, il CCF è quindi inteso come tasso storico di escussione, ovvero come valore che esprime la probabilità che un credito di firma presente in portafoglio in un determinato anno relativo ad un cliente già a default o in bonis con default l’anno successivo, venga escusso nei dodici mesi successivi rispetto all’anno in cui è in essere. La determinazione degli equivalenti creditizi associati alle linee di credito di firma è stata effettuata attraverso un’analisi univariata per determinare le variabili statisticamente significative e il successivo calcolo dei tassi di escussione empiricamente riscontrati in base a tali driver. La profondità storica di osservazione dei dati è gennaio 2008 – dicembre 2015 per entrambi i segmenti regolamentari. Utilizzo dei modelli interni Il sistema interno di rating in uso presso il Gruppo Credem produce misure di rischiosità dei prenditori che sono utilizzate sia all’interno del processo del credito sia per finalità differenti. Di seguito si illustrano i principali processi in cui trovano utilizzo le misure di rischio prodotte dal sistema di rating interno. Erogazione e revisione del credito: l’attività di valutazione ed erogazione del credito di Credembanca verso la clientela assume, come presupposto tecnico, il giudizio di sintesi della rischiosità della controparte, rappresentato dal rating. Nell’attribuzione del rating, la banca deve valutare il grado di rischio in un arco temporale di almeno 18 mesi, tenendo conto della vulnerabilità della controparte a condizioni economiche avverse o ad eventi inattesi. L’autonomia di delibera degli affidamenti rappresenta la delega in materia di credito che il Consiglio di Amministrazione attribuisce agli organi delegati e/o soggetti che ricoprono specifici ruoli oppure “ad personam” a singoli soggetti. In Credembanca, le autonomie di delibera per gli affidamenti delle posizioni in bonis vengono determinate in base al valore dell’accordato ponderato. L’accordato ponderato quantifica l’ammontare di rischio di credito associato alla posizione, determinato dall’accordato nominale (somma degli affidamenti proposti sulle singole linee), ponderato per gli elementi di rischio delle linee di credito (linea di credito, durata residua e garanzie) e del cliente (rating, settore economico e area territoriale). Si evidenzia, altresì, che il processo di revisione periodica delle posizioni che rientrano nella Funzione Regolamentare Retail, presenta timing differenti in funzione della classe di rating di appartenenza. Monitoraggio andamentale del credito: l’ufficio Controllo Crediti svolge attività di controllo e monitoraggio sull’area credito al fine di garantire la corretta individuazione dei rapporti 73 caratterizzati da anomalie andamentali. Tale attività avviene anche ricorrendo alle misure di rischio prodotte dal modello interno di rating. In particolare, l’Ufficio Controllo Crediti è responsabile dell’individuazione delle posizioni a rischio, caratterizzate da anomalie o da rating problematici/in deterioramento, della formalizzazione di adeguati interventi indirizzati alla Rete per la regolarizzazione delle posizioni segnalate, del monitoraggio delle posizioni oggetto di intervento fino all’avvenuta sistemazione (“gestione dei sospesi”) e dell’eventuale coinvolgimento del Direttore di Filiale, della Funzione Regolamentare Corporate e Retail e del Servizio Crediti per la rimozione ed il presidio delle anomalie non evase dalla rete. Inoltre, l’ufficio Controllo Crediti effettua controlli massivi, con frequenza trimestrale, dell’analisi dinamica del portafoglio per classi di rating al fine di prevenire l’eventuale degrado della posizione rispetto all’ultimo rating deliberato segnalando alla Rete i degradi rilevanti per l’eventuale revisione del rating e/o del fido. Provisioning: a partire dalla relazione semestrale approvata dal Consiglio di Amministrazione in data 22 luglio 2010, coerentemente con quanto disposto dai principi contabili internazionali IAS/IFRS (IAS 39), si è scelto di adottare i parametri di rischio (PD ed LGD) stimati internamente dal sistema di rating, per la determinazione degli accantonamenti derivanti da svalutazioni collettive delle attività finanziarie in bonis. Tale valutazione avviene per categorie di crediti omogenee in termini di rischio di credito e le relative percentuali di perdita sono stimate tenendo conto di serie storiche, fondate su elementi osservabili alla data della valutazione, che consentano di stimare il valore della perdita latente in ciascuna categoria di crediti. In particolare, a ciascuna attività con caratteristiche simili in termini di rischio di credito, è associata una “probabilità di inadempienza” assegnata sulla base del rating interno del cliente ed una “perdita in caso di inadempienza” commisurata all’ammontare dell’esposizione, alla forma tecnica del finanziamento e alla tipologia di garanzia. Inoltre, i parametri di rischio (PD e LGD) stimati internamente dal sistema di rating sono stati adottati per la stima degli accantonamenti derivanti da svalutazioni analitiche, di tipo forfettario, previste per le posizioni classificate come Past Due. Misurazione delle performance del credito ed allocazione del capitale: in ottica RAF, il gruppo Credem utilizza come Massimo Rischio Assumibile o Risk Capacity, il patrimonio di Vigilanza di Gruppo (Fondi propri), o parte di esso in presenza di vincoli imposti dall’Assemblea degli Azionisti o dall’Autorità di Vigilanza. Il processo di determinazione del RAF si attiva contestualmente al processo per la determinazione del budget di Gruppo. Al fine di assicurare la formalizzazione della Risk Capacity che il Gruppo è disposto ad accettare nel perseguimento dei propri obiettivi di business, gli obiettivi di rischio/rendimento vengono formalmente assegnati alle singole Società ritenute rilevanti e, ove necessario, alla Business Unit. Nella fase di Pianificazione Preliminare del processo di RAF, il Comitato Pianificazione strategica, con il supporto tecnico dell’ufficio Pianificazione e Capital Management, ha il ruolo di: Proporre al CA le linee guida a medio/lungo termine per la determinazione del Piano Strategico e/o del Budget del Gruppo e, su proposta della funzione di Risk Management, la revisione/conferma dell’insieme di indicatori di Risk Appetite e delle relative metriche di calcolo su cui strutturare il RAF; Definire, sulla base delle linee guida, il relativo Business Plan, con l’obiettivo di elaborare una stima preliminare dei risultati economico/finanziari, espressi tramite i parametri reddituali e i valori obiettivo dei principali indicatori relativi ai rischi patrimoniali, di liquidità e di leverage. Trimestralmente il rischio effettivamente assunto è sottoposto a prove di stress al fine di verificare che siano rispettate le soglie di tolleranza alle singole tipologie di rischio. Per la quantificazione dell’impatto a scenari di stress, vengono applicati parametri di rischio particolarmente penalizzanti alle esposizioni in essere e proiettati sull’orizzonte temporale previsto, in coerenza con quanto svolto in sede ICAAP. È compito della funzione Risk Management verificare la bontà delle metriche utilizzate sottoponendo a backtesting i modelli di stima del rischio, e riportarne nel RAF gli esiti, segnalando eventuali carenze ed evidenziando eventuali necessità di sviluppo di nuove metodologie. Il quadro di riferimento per la determinazione della propensione al rischio utilizza metodologie di stima coerenti con quelle approvate in sede di verifica dell’adeguatezza patrimoniale (processo ICAAP), nel rispetto dei diversi obiettivi. 74 Sistema premiante: in particolare, il sistema premiante, definito per misurare i diversi livelli di performance, prevede indicatori di rischio-rendimento (Risk Adjusted Return On Risk Adjusted Capital – RARORAC), basati sulla stima interna delle PD, e indicatori di crescita del business (raccolta e impieghi). La struttura organizzativa adibita alla delibera dei rating non possiede obiettivi e non riceve incentivi o premi in connessione al business creditizio. Il sistema premiante delle Business Unit Commerciali prevede indicatori di rischio/rendimento basati sui parametri interni. Pricing: la normativa interna prevede che nella determinazione delle condizioni da applicare alla clientela, per la quale è prevista l’assegnazione del rating di controparte, sia necessario verificare la congruità del prezzo proposto con il rating creditizio assegnato alla stessa avvalendosi di un apposito supporto di simulazione per la valutazione del profilo di rischiorendimento (RARORAC) e del capitale gestionale assorbito. Per quanto riguarda il processo di reporting direzionale relativo all’utilizzo delle misure di rischio prodotte dal modello di rating, le principali informative sono prodotte per il Comitato Crediti di Gruppo e per il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo. Il Comitato Crediti di Gruppo ha l’obiettivo di supportare la Capogruppo in materia di gestione dei c.d. Grandi Rischi. A questo scopo effettua un monitoraggio periodico dei grandi rischi assunti, per singola controparte, mediante un’attività di raccordo tra le strutture organizzative e i sistemi informativi su tutte le attività dell’area credito poste in essere dalle diverse unità che compongono il gruppo. L’attività del Comitato è supportata dall’ufficio Credit Strategy che svolge la funzione di segreteria tecnica del Comitato stesso con particolare riguardo ai seguenti aspetti della tematica considerata: • analisi periodica del rischio di credito a livello consolidato; • analisi di norme inerenti l’assunzione del rischio di credito; • elaborazione e manutenzione della matrice contenente le soglie di massima esposizione per singola controparte del gruppo Credem. Il Comitato è composto da membri nominati dal Consiglio d’Amministrazione della Capogruppo. Con particolare riferimento ai compiti in materia di gestione e controllo dei rischi, il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo svolge le seguenti funzioni di supporto: • svolge l’attività valutativa e propositiva necessaria affinché il CA possa definire e approvare il Risk Appetite Framework (cd. RAF, con particolare riferimento alla valutazione degli obiettivi di rischio e delle soglie di tolleranza); • monitora l’andamento del profilo di rischio assunto nel suo complesso rispetto agli obiettivi di risk appetite e alle soglie di tolleranza relativamente a tutti gli indicatori previsti nel RAF di Gruppo; • formula strategie per la gestione dei rischi; • esprime parere sulle proposte del CE relative alle metodologie di misurazione, controllo e analisi di rilevanza dei rischi anche ai fini del calcolo del capitale interno; • recepisce le valutazioni relative all’analisi di rilevanza e analizza qualsiasi nuovo rischio dovesse emergere; • valuta le politiche e i processi di valutazione delle attività aziendali (ad es. fair value policy e linee guida e criteri per la svalutazione dei crediti) verificando che il prezzo e le condizioni delle operazioni con la clientela siano coerenti con il modello di business e le strategie in materia di rischi. Tecniche di attenuazione del rischio di credito Per alcune tipologie di concessioni e per alcune controparti, il gruppo acquisisce garanzie con lo scopo di mitigare la rischiosità delle concessioni. La particolare attenzione e prudenza nell’erogazione del credito, ha infatti consolidato la prassi di supportare il rischio attraverso l’acquisizione di garanzie sia reali sia personali (ipoteche, pegni su valori mobiliari e fideiussioni). A tal fine è stata da anni codificata all’interno del “Regolamento assunzione dei rischi verso la clientela” la ponderazione da applicare alle diverse tipologie di garanzie (scarti). E’ stato ampliato il capitolo relativo alla mitigazione del rischio con l’inserimento di articoli specifici sulle diverse tipologie di garanzie con particolare riferimento a quelle ipotecarie. 75 Vista l’importanza del comparto mutui nel portafoglio complessivo e in ottica di adeguamento alle disposizioni di vigilanza, è in vigore un processo di monitoraggio del valore degli immobili oggetto di ipoteca a fronte di mutui residenziali e commerciali, al fine di una corretta valutazione del grado di copertura dei mutui in corso. Inoltre sono in corso le attività di analogo processo di monitoraggio per le operazioni garantite da garanzie reali finanziarie. La rivalutazione e monitoraggio delle posizioni ha cadenza annuale e prevede un processo di identificazione delle posizioni che a seguito di una diminuzione rilevante del valore dell’immobile necessitino di una eventuale nuova perizia. Relativamente alle garanzie fidejussorie, la loro valorizzazione viene sempre effettuata sulla base di una valutazione prudenziale del patrimonio del garante. Processo di convalida interna La Normativa di Vigilanza prevede che la funzione di convalida: • sottoponga il sistema di rating ad un processo di convalida costituito da un insieme formalizzato di attività, strumenti e procedure volte a valutare l’accuratezza delle stime di tutte le componenti di rischio; • esprima un giudizio in merito al regolare funzionamento, alla capacità predittiva e alla performance complessiva del sistema IRB adottato. Attraverso l’attività di convalida la banca verifica nel continuo e in maniera iterativa l’affidabilità dei risultati del sistema di rating ed il mantenimento della sua coerenza con le prescrizioni normative, con le esigenze operative aziendali e con l’evoluzione del mercato di riferimento. L’attività di convalida è composta sia da analisi quantitative che da analisi qualitative. L’attività di convalida prevede quindi, oltre alla comparazione delle misure di rischio effettive con le relative stime ex ante, l’effettuazione di analisi estese a tutte le componenti del sistema IRB, ivi compresi i processi operativi, i presidi di controllo, la documentazione, le infrastrutture informatiche nonché la valutazione della loro complessiva coerenza. L’attività di convalida si sostanzia nella verifica sia dei requisiti quantitativi sia di quelli organizzativi previsti in materia di sistemi di rating. In particolare sono svolte le seguenti attività: • valutazione del processo di sviluppo dei modelli, con particolare riferimento alla logica sottostante e ai criteri metodologici a supporto della stima dei parametri di rischio; • analisi di performance del sistema di rating, di calibrazione dei parametri, di benchmarking e analisi della significatività degli scenari e dei risultati relativi alle prove di stress; • accertamento che il sistema di rating sia effettivamente utilizzato nei diversi ambiti della gestione. La responsabilità delle attività di convalida risulta esclusivamente di competenza dell’ufficio Validazione Modelli Interni (VAL). In tale ambito la funzione di convalida è indipendente da quelle coinvolte nelle attività di assegnazione del rating e di erogazione del credito; in particolare il responsabile della funzione non si trova in situazione di dipendenza gerarchica rispetto ai soggetti responsabili di dette attività. La funzione di convalida appartiene al Servizio Enterprise Risk Management; allo stesso servizio appartengono l’ufficio Rating Office e l’ufficio Rischi Operativi e Credito responsabili, unitamente all’ufficio Policy Crediti, del Servizio Crediti, a vario titolo dello sviluppo del sistema di rating. La funzione di convalida risulta, inoltre, indipendente da quella di revisione interna. Processo di revisione interna Il Regolamento (UE) n. 575/2013 del 26 giugno 2013 (“Capital Requirements Regulation”) prevede che la Funzione di Revisione Interna (“Servizio Audit”) riveda “[…] almeno una volta l’anno i sistemi di rating dell’ente ed il loro funzionamento […]” attraverso l’esecuzione di verifiche mirate ad appurare: • l’attività del Servizio Crediti; • la correttezza delle stime dei parametri di rischio e dei fattori di conversione utilizzati nei modelli; • l’adeguatezza e la completezza del processo di convalida interna, ivi inclusa la fondatezza dei risultati emersi; • l’utilizzo gestionale dei sistemi di rating; 76 • la corretta funzionalità del sistema informativo; • la conformità con tutti i requisiti stabiliti dalla normativa. Il Servizio Audit utilizza i seguenti strumenti operativi nell’ambito delle proprie attività di verifica: • check-list di revisione interna: predisposte in relazione alle diverse componenti dei sistemi di rating con l’obiettivo di definire le linee guida operative per la conduzione degli accertamenti; • software per analisi quantitative: le verifiche svolte in relazione alle componenti quantitative caratterizzanti i sistemi di rating sono effettuate in autonomia mediante il software “R” in grado di eseguire specifici test finalizzati a verificare la capacità discriminante dei sistemi di rating e la corretta calibrazione dei parametri di rischio; L’attività di revisione interna svolta sui sistemi di rating è formalizzata: • in specifici rapporti di audit all’interno dei quali sono indicate le eventuali criticità riscontrate ed i relativi interventi correttivi proposti; • nella relazione che annualmente viene indirizzata alla Direzione, posta in approvazione agli Organi Aziendali e successivamente inviata all’Autorità di Vigilanza. Le verifiche condotte sono ricomprese all’interno dell’audit plan approvato dall’Organo con Funzione di Supervisione Strategica e contemplate nella normativa interna di riferimento. La responsabilità delle attività di revisione risulta esclusivamente di competenza del Servizio Audit il quale non è coinvolto nelle attività di selezione e sviluppo del modello di rating interno ed è indipendente dalla funzione di convalida interna. Descrizione dei sistemi interni di rating – Probabilità di Default Corporate Il modello di rating interno adottato da Credem, per la valutazione dei clienti rientranti nella funzione regolamentare Corporate, appartiene alla categoria dei modelli analiticosoggettivi e presenta una struttura di tipo modulare articolata nelle seguenti aree “quantitative”: • Bilancio – stato patrimoniale, conto economico e rendiconto finanziario; • Andamentale CR/SIA – con evidenza specifica in caso di segnalazioni di sofferenza; • Andamentale rapporto – con evidenza di presenza di protesti; • Trend del dimensionamento del debito finanziario – con lo scopo di evidenziare, con dati aggiornati rispetto all’ultimo bilancio analizzato, la variazione degli indici di capitalizzazione, di indebitamento e il conseguente impatto sugli oneri finanziari e sul conto economico dell’anno in corso. Un ulteriore modulo di valutazione (Qualitativo) è dedicato alle informazioni di tipo qualitativo derivanti dalla compilazione di appositi questionari. L’analisi qualitativa ha lo scopo di valorizzare quei dati dell’azienda, di mercato e di management che non sono quantificati con meccanismi automatizzati, ma che rispecchiano le conoscenze e l’esperienza dei gestori del rapporto e degli analisti di settore e d’impresa. I dati qualitativi si riferiscono a: aspetti di governance, aspetti operativi, aspetti finanziari, aspetti di posizionamento competitivo e aspetti organizzativi. In particolare i dati di “posizionamento competitivo” ed “operativi”, hanno una funzione ed un contenuto “previsivo” con l’obiettivo di evidenziare la capacità dell’azienda di “restare sul mercato”, la sua capacità di cogliere le opportunità favorevoli e di fronteggiare condizioni economiche avverse o eventi inattesi, nell’arco dei futuri 18 mesi. L’appartenenza della controparte ad un “gruppo di imprese” viene considerata nel seguente modo: • alle aziende appartenenti ad un gruppo che redige il bilancio consolidato, attraverso la valorizzazione nello score del grado di rilevanza economica per il gruppo; • alle aziende appartenenti ad un gruppo che non redige il bilancio consolidato, attraverso la valorizzazione dell’appartenenza al gruppo come informazione qualitativa. Le fonti informative provenienti dai suddetti moduli vengono instradate tramite algoritmi specifici per tipologia di clientela in percorsi decisionali che prevedono la trasformazione dei dati elementari in score fattoriali, la ponderazione dello score fattoriale rispetto a pesi predefiniti, il calcolo dei punteggi di sintesi. La valutazione finale del sistema è conseguenza delle singole valutazioni svolte nei moduli sottostanti che sono la risultante tra il giudizio assegnato all’aspetto valutato ed il “peso” del medesimo. In funzione dell’Area geografica d’appartenenza, dell’operatività economica e della forma giuridica della controparte sono previsti alberi decisionali che si distinguono per le variabili 77 considerate all’interno dei singoli moduli e per i criteri di ponderazione attraverso i quali viene determinato lo score aggregato. Le soglie ed i pesi con i quali vengono trattate le variabili elementari corrispondenti ai singoli fattori di rischio sono il frutto del giudizio degli esperti della banca che sulla base della propria ‘sensibilità’ in materia creditizia hanno contribuito alla personalizzazione analitica del modello, originariamente fornito da un outsourcer esterno. L’output finale del sistema Per*Fido, pertanto, è rappresentato da un valore ordinale (score) espresso come valore numerico continuo compreso tra 0 e 1 e riferito alla singola controparte. Lo score quantitativo del modello Per*Fido viene trasformato in Probabilità di Default (PD) attraverso l’utilizzo dei dati interni di default. Ricostruendo su base storica gli score di modello e scegliendo su base analitica opportuni livelli di cut-off per il suddetto score, si è calcolato il livello delle frequenze storiche di default corrispondenti ai bucket così individuati. Descrizione dei sistemi interni di rating – Probabilità di Default Retail Il modello generale per la stima della PD nell’ambito della clientela retail all’interno del gruppo Credem si articola secondo due principali configurazioni: • Stima PD scoring based: sono definite classi di PD basate sulle valutazioni del merito creditizio effettuate attraverso il sistema di credit scoring Per*Fido; essendo in presenza di percorsi valutativi differenti sono state definite due scale di PD (una per i Privati e una per le Aziende) riferite alla clientela appartenente al perimetro Credito Emiliano e CredemLeasing. • Stima PD di prodotto: con riferimento alle operazioni per le quali non è previsto un iter valutativo che prevede l’utilizzo del sistema di credit scoring ai fini di affidamento creditizio sono definiti specifici pool di prodotto, distinti in considerazione della forma tecnica di fido richiesto; analogamente alle stime di PD scoring based, anche i pool di prodotto fanno riferimento alla clientela Credito Emiliano e CredemLeasing. Il modello di credit scoring Per*Fido appartiene alla categoria dei modelli analitico-soggettivi e, per la valutazione della clientela appartenente alla funzione regolamentare retail, risulta ripartito in tre principali percorsi informativi: • Percorso informativo 1 - Per*Fido Privati; • Percorso informativo 2 - Per*Fido Microattività-Agricoltori; • Percorso informativo 3 - Per*Fido Microimprese. Il percorso informativo 1 consente di valutare le proposte di affidamento nei confronti di privati o di soci d’impresa, ed è a sua volta suddiviso in due sottopercorsi: • “Privati Mutui” - utilizzato per concessioni e variazioni in aumento di prestiti a Medio termine a soggetti privati o famiglie produttrici che intrattengono con il Gruppo solo rapporti come privati; • “Privati Altro” – utilizzato per concessioni di affidamenti diversi da prestiti a Medio termine e tutti i rinnovi a soggetti privati o famiglie produttrici che intrattengono con il Gruppo solo rapporti come privati. Il percorso informativo 2 – “Microattività-Agricoltori” consente, invece, di valutare le proposte di affidamento nei confronti di società di persone, ditte individuali, liberi professionisti in contabilità semplificata (senza bilancio ordinario), con fatturato e affidamenti deliberati inferiori a 1.000 €k (singoli e di gruppo). Sono valutati con questo percorso anche gli agricoltori e le imprese in start up non rientranti nella Funzione Regolamentare Corporate. E’, di conseguenza, suddiviso anch’esso in due sottopercorsi: • “Microattività” • “Agricoltori” Tutti i percorsi presentano una struttura di tipo modulare, all’interno della quale vengono valutati aspetti quantitativi e qualitativi, che si articola come segue: • Dimensione debito in essere; • Merito andamentale; Ogni modulo di valutazione si articola a sua volta in livelli e sottolivelli, con un’organizzazione assimilabile ad una struttura ad albero, nella quale componenti di base (dette nodi) concorrono a determinare il giudizio associato al livello immediatamente superiore fino a giungere a un giudizio finale. 78 Una serie di anomalie (distinte tra lievi e gravi) agiscono direttamente sul rating proposta con lo scopo di correggere, in negativo, lo score ottenuto ponderato sulla base dei giudizi ottenuti nei due precedenti moduli. Il percorso informativo 3 – “Microimprese” consente, infine, di valutare le proposte di affidamento nei confronti di società di capitali e altre aziende in contabilità ordinaria (con bilancio), con fatturato e affidamenti deliberati inferiori a 1.000 €k (singoli e di gruppo). Tale percorso presenta anch’esso una struttura di tipo modulare articolata nelle seguenti aree “quantitative”: • Bilancio – stato patrimoniale, conto economico e rendiconto finanziario; • Andamentale CR – con evidenza specifica in caso di segnalazioni di sofferenza; • Andamentale rapporto – con evidenza di presenza di protesti; • Trend del dimensionamento del debito finanziario - con lo scopo di evidenziare, con dati aggiornati rispetto all’ultimo bilancio analizzato, la variazione degli indici di capitalizzazione, di indebitamento e il conseguente impatto sugli oneri finanziari e sul conto economico dell’anno in corso. Ogni modulo di valutazione si articola a sua volta in livelli e sottolivelli, con un’organizzazione assimilabile ad una struttura ad albero, nella quale componenti di base (dette nodi) concorrono a determinare il giudizio associato al livello immediatamente superiore fino a giungere a un giudizio finale. L’output finale del sistema Per*Fido è rappresentato da un valore ordinale (score) espresso come valore numerico continuo compreso tra 0 e 1 e riferito alla singola posizione. Con riferimento al percorso informativo 3, in considerazione delle caratteristiche della clientela valutata similari alla clientela valutata nell’ambito della funzione regolamentare Corporate, lo score finale rappresenta la valutazione della controparte oggetto di affidamento. Con riferimento ai percorsi informativi 1 e 2 lo score rappresenta una valutazione della proposta di affidamento, comprensivo pertanto delle caratteristiche specifiche dell’affidamento richiesto. Le scale di valori provenienti da ciascun percorso valutativo sono suddivise in intervalli discreti, denominati classi di rating, a cui si associano quindi differenti Probabilità di Default (PD) sulla base di un’analisi statistica dei dati storici di default. Il processo di rating quantification trasforma pertanto lo score di Per*Fido in una PD individuale della posizione e utilizza tale dato come input per il processo di calibrazione, allo scopo di individuare i livelli di cut off e determinare di conseguenza le diverse classi di rating a cui associare le PD. La definizione dei cut off, avvenuta secondo un approccio mirante a coniugare le risultanze derivanti dall’applicazione di algoritmi statistici di Cluster Analysis gerarchica con accorgimenti su base esperta finalizzati a conferire maggiore robustezza e interpretabilità alle risultanze derivanti dall’approccio statistico, è stata prodotta in modo differente per i Privati e le Aziende. Per quanto riguarda i Privati (Percorso 1 Altro e 1 Mutui) è stata definita un’unica curva di PD teorica ottenuta dal modello regressivo stimato sullo score dei 2 percorsi informativi ed è stata effettuata una calibrazione unica applicando la cluster analysis sui valori di PD e score; il portafoglio creato è stato pertanto caratterizzato dallo sviluppo di 4 classi di rating con le relative PD associate e con cut off uguali per entrambi i percorsi. Per quanto riguarda le Aziende (Percorsi 2 e 3) sono state unite insieme le curve di PD teorica ottenute da modelli regressivi stimati separatamente sullo score di ciascuno dei 2 percorsi informativi ed è stata effettuata una calibrazione unica applicando la cluster analysis sui valori di PD; il portafoglio creato è stato pertanto caratterizzato dallo sviluppo di 7 classi di rating con le relative PD associate e con cut off differenziati per percorso. L’assegnazione della PD per pool di prodotto riguarda la clientela di Credito Emiliano non valutata attraverso il sistema esperto Per*Fido. In tale ambito si è provveduto a definire pool distinti per tipologia di prodotto. La PD viene associata a livello di controparte sulla base della seguente priorità: • Prestiti Personali; • Prodotti revolving (Fidi di c/c < 10.000 € - Carte di credito); • Prodotto Quinto; • Sconfinati non affidati. 79 Descrizione dei sistemi interni di rating – LGD bonis Corporate e Retail La stima del tasso LGD per le controparti in bonis Corporate e Retail di Credito Emiliano e di Credemleasing è stata effettuata sulla base di un approccio metodologico di tipo Workout che prevede il calcolo dei tassi di perdita effettivamente osservati sulle posizioni in sofferenza attraverso il computo dei flussi di carico e scarico registrati a seguito delle procedure di contenzioso attivate, opportunamente scontati per tenere conto della durata e dell’incertezza del processo di recupero crediti. In particolare è stato adottato un approccio di stima “per parti” che prevede la definizione di tassi di LGD differenziati per: • Posizioni in stato di sofferenza (LGD sofferenze); • Posizioni in bonis (LGD bonis). Per le posizioni in sofferenza è stato sviluppato un modello statistico, utilizzando come variabili esplicative, informazioni relative alla controparte, caratteristiche relative all’operazione in essere al momento del default e variabili macro-economiche. L’approccio di stima diretta del tasso LGD consente di produrre una stima puntuale per ciascuna posizione, basata sulle specifiche caratteristiche della stessa. La riconduzione alla definizione regolamentare Corporate e Retail è avvenuta nella stima dei tassi di LGD per le posizioni in bonis, per la cui definizione non è stato adottato un approccio di tipo statistico, ricorrendo invece alla stima di fattori di correzione della LGD sofferenze (”danger rate”). Si può, infatti, assumere che: • le posizioni in stato di “past due” possono alternativamente rientrare “in bonis” non generando perdite, oppure passare “a sofferenza” generando una perdita pari a quella stimata dal modello LGD sofferenze; • le posizioni in stato di “inadempienza probabile” generano sempre perdite a causa dei costi interni di gestione, ma, se rientrano “in bonis”, non generano perdite in conto capitale e interessi, mentre se passano successivamente “a sofferenza” generano un’ulteriore perdita pari a quella stimata dal modello LGD sofferenze. In coerenza con le disposizioni normative che richiedono una stima di LGD adatta ad una fase recessiva del ciclo economico, nel caso queste si rivelino più prudenti di quelle basate sui tassi di perdita di lungo periodo, per i modelli LGD sofferenze di Credito Emiliano e di Credemleasing sono state introdotte modalità che recepiscono l’effetto downturn. Descrizione dei sistemi interni di rating – LGD defaulted assets Corporate e Retail Come per il modello bonis, l’approccio metodologico di stima è “per parti” e prevede la definizione di tassi di ELBE e LGD differenziati per: • Posizioni in stato di sofferenza (ELBE e LGD sofferenze); • Posizioni in stato di precontenzioso (ELBE e LGD precontenzioso). La logica dei modelli defaulted assets prevede una stima del parametro di rischio per i diversi momenti temporali che un default attraversa lungo il processo di recupero, pertanto ci si attende che la LGD sia crescente al trascorrere del tempo di permanenza nello stato di default. La metodologia utilizzata per la stima della ELBE sofferenza per le controparti Corporate e Retail di Credito Emiliano e di Credemleasing rientra nella categoria della Workout LGD, in allineamento all’approccio metodologico scelto per il modello bonis. Al fine di includere nel modello specifico per le posizioni in default le caratteristiche specifiche di queste esposizioni, sono state introdotte nella long list le variabili vintage (ossia numero di anni da cui la posizione a contenzioso è gestita), tipologia di recupero attivata e la variabile presenza garanzia condizionata all’escussione della stessa. L’approccio scelto per la stima della LGD sofferenza consiste nel sommare alla ELBE sofferenza i costi indiretti, per arrivare a una LGD economica inclusiva di tutte le componenti di costo, e uno specifico add-on prudenziale, che consentano di assorbire le “ulteriori perdite inattese durante il periodo di recupero”. Tale fattore è stato ottenuto tramite la stima dell’effetto downturn. Per le posizioni in sofferenza è stato sviluppato un modello statistico di regressione lineare multivariata, in linea con quanto condotto per il modello bonis. La riconduzione alla definizione di default regolamentare Corporate e Retail è avvenuta nella stima dei tassi ELBE e LGD per le posizioni in precontenzioso, per la cui definizione sono stati stimati fattori di correzione della LGD sofferenze (”danger rate”), che tengono in considerazione le probabilità di migrazione tra stati. Tale approccio si basa sull’assunto per cui il precontenzioso (past due e inadempienze probabili) rappresenta uno “stato 80 transitorio” da cui si può alternativamente rientrare “in bonis” non generando perdite (al netto dei costi interni di gestione per le inadempienze probabili), oppure passare “a sofferenza” generando una perdita pari a quella stimata dai modelli sofferenze. Descrizione dei sistemi interni di rating – Exposure at Default Corporate e Retail L’EAD delle posizioni per cassa e fuori bilancio (garanzie rilasciate e impegni) per le controparti Corporate e Retail di Credito Emiliano e Credemleasing è determinabile attraverso l’adozione di fattori di conversione creditizia (CCF). La stima del CCF sulle linee di credito per cassa, avviene in coerenza con le informazioni utilizzate per la calibrazione delle Probabilità di Default e con i requisiti normativi che definiscono la profondità delle serie storiche. Nel set informativo iniziale, le osservazioni sono state suddivise in diversi sottoinsiemi in base ad alcuni driver (come ad esempio le caratteristiche del margine disponibile, la forma tecnica, ecc..) che sono stati sottoposti ad una attività di pulizia tramite l’applicazione di alcuni filtri sulla base di criteri di rilevanza materiale definiti e tramite una gestione preliminare degli outlier. Partendo dalle base dati così definite, è stato calcolato il fattore CCF storico a seconda della dinamica del margine iniziale (positivo, negativo o nullo). I campioni di sviluppo, suddivisi per driver, relativi alla casistica con margine disponibile iniziale positivo, sono stati ulteriormente analizzati per individuare tramite un’analisi statistica univariata ulteriori driver specifici di disaggregazione che risultino significativi (come ad esempio funzione regolamentare, classe di rating, fasce di accordato e fasce di margine). Al fine di ottenere dei risultati che consentano una lettura del modello il meno distorsiva possibile a causa della presenza di dati anomali, si è proceduto a gestire ulteriormente, all’interno di ciascuna disaggregazione, i valori outlier dei CCF. All’interno di ciascun aggregato statisticamente significativo, il CCF storico è calcolato come media semplice. Per calcolare, invece, il rischio di credito associato alle garanzie e agli impegni rilasciati, occorre calcolare, in primo luogo, l’equivalente creditizio dell’esposizione; successivamente, va calcolato il requisito patrimoniale moltiplicando l’”equivalente creditizio” per la ponderazione specifica della controparte. L’”equivalente creditizio” è calcolato mediante l’applicazione di fattori di conversione creditizia diversificati per tenere conto della maggiore o minore probabilità che le garanzie rilasciate o l’impegno concesso possano trasformarsi in un’esposizione per cassa. Per i crediti di firma, quindi, l’equivalente creditizio è inteso come tasso storico di escussione ovvero come valore che esprime la probabilità che un credito di firma presente in portafoglio in un determinato anno relativo ad un cliente già a default o in bonis con default l’anno successivo, venga escusso nei dodici mesi successivi rispetto all’anno in cui è in essere. La successiva determinazione degli equivalenti creditizi associati alle linee di credito è stata effettuata attraverso: • un’analisi univariata per determinare le variabili statisticamente significative; • il successivo calcolo dei tassi di escussione empiricamente riscontrati in base a tali driver. Si espongono nel seguito le principali informazioni quantitative per i portafogli assoggettati ai modelli interni. 81 VALUTAZIONE DEL RISCHIO ESPOSIZIONI PER CLASSE REGOLAMENTARE DI ATTIVITA’ 31 dicembre 2015 Metodologia AIRB 31 dicembre 2015 Metodologia AIRB Portafoglio regolamentare Valore dell'esposizione Valore ponderato Esposizioni verso o garantite da Amministrazioni Centrali e Banche Centrali - - - - Esposizioni verso o garantite da Intermediari vigilati, Enti pubblici e territoriali e altri soggetti: - - - - 10.671.975 4.606.027 Esposizioni verso o garantite da Imprese: - Finanziamenti specializzati Valore dell'esposizione Valore ponderato 10.806.601 4.836.205 - - - PMI 6.653.040 2.836.909 6.781.854 2.986.058 - Altre imprese 4.018.935 1.769.118 4.024.747 1.850.147 13.182.726 3.570.112 - Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da immobili: PMI 462.992 148.968 487.471 163.349 - Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da immobili: persone fisiche 6.006.715 1.287.717 5.876.013 1.326.236 251.302 61.128 262.907 65.561 - Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio: PMI 2.232.765 714.726 2.174.002 694.602 - Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio: persone fisiche 4.228.955 1.357.573 3.718.852 1.342.765 Crediti commerciali acquistati - rischio di diluizione - - - - Altre attività - - - - Finanziamenti specializzati - slotting criteria - - - - Trattamento alternativo delle ipoteche immobiliari - - - - Rischio di regolamento: esposizioni per transazioni non DVP con fattori di ponderazione regolamentari - - - - 21.813.168 7.561.852 2.021.810 603.712 1.376.516 445.410 - - - - 19.726 10.575 18.818 11.408 - - - - 23.854.704 8.176.139 Esposizioni al dettaglio: - Esposizioni al dettaglio: Esposizioni rotative al dettaglio qualificate Totale attività di rischio per cassa Totale garanzie rilasciate e impegni a erogare fondi Totale operazioni SFT e operazioni con regolamento a lungo termine Totale contratti derivati Compensazione tra prodotti diversi Totale generale 82 12.519.245 3.592.513 21.930.512 7.971.900 23.325.846 8.428.718 Distribuzione delle esposizioni per classi di attività e classe di merito creditizio (Metodo IRB) - Esposizioni verso Imprese 30/06/2016 Portafoglio regolamentare Esposizioni verso o garantite da imprese - PMI Classe di merito creditizio Valore dell'esposizione Fattore medio di ponderazione % RWA LGD media ponderata (%) Classe 1 2.026.340 1.132.825 6,72% 76.120 37,33% 994.588 10,16% 136 Classe 2 2.588.560 1.609.968 29,40% 473.327 37,29% 1.093.399 10,50% 776 Classe 3 2.307.711 1.530.897 41,93% 641.977 37,30% 872.279 10,94% 1.526 Classe 4 1.375.669 998.242 57,18% 570.811 37,05% 426.129 11,43% 1.973 Classe 5 882.283 683.782 74,04% 506.288 37,03% 225.568 12,00% 2.758 Classe 6 322.331 262.405 96,77% 253.916 35,18% 68.198 12,13% 2.314 Classe 7 84.893 74.758 116,92% 87.407 33,00% 11.809 14,17% 1.219 Classe 8 75.690 65.585 141,00% 92.473 34,12% 11.774 14,17% 1.612 Classe di default 304.399 294.578 45,69% 134.590 73,34% 9.937 1,17% 159.236 9.967.876 6.653.040 42,64% 2.836.909 - 3.713.681 10,74% 171.550 9.952.957 6.781.855 44,03% 2.986.057 - 3.516.464 9,98% 187.068 Classe 1 2.052.295 1.039.082 8,81% 91.498 38,45% 1.118.165 9,39% 78 Classe 2 2.267.839 1.328.884 39,24% 521.458 37,91% 1.040.470 9,76% 700 Classe 3 1.356.105 872.676 59,44% 518.705 38,46% 535.943 9,80% 934 Classe 4 501.847 340.875 84,17% 286.918 37,73% 180.438 10,79% 764 Classe 5 220.472 155.159 104,67% 162.412 34,56% 73.641 11,31% 670 Classe 6 44.276 34.397 141,19% 48.564 31,60% 11.156 11,44% 334 Classe 7 4.813 4.667 203,46% 9.495 38,56% 217 32,99% 125 Classe 8 Classe di default Totale 13.707 7.673 171,21% 13.136 29,16% 6.717 10,17% 276 242.130 235.522 49,65% 116.932 67,00% 6.848 3,50% 113.691 6.703.484 4.018.935 44,02% 1.769.118 - 2.973.595 9,72% 117.572 6.510.742 4.024.746 45,97% 1.850.147 - 2.748.359 9,65% 98.595 Totale Totale 31 dicembre 2015 Esposizioni verso o garantite da imprese - Altre imprese Valore nominale CCF% MEDIO esposizioni fuori – margini e bilancio fuori bilancio Valore Nominale Totale 31 dicembre 2015 83 Rettifiche di valore Distribuzione delle esposizioni per classi di attività e classe di metodo creditizio (Metodo IRB) - Esposizioni al dettaglio Portafoglio regolamentare Esposizioni al dettaglio Garantite da immobili: PMI Esposizioni al dettaglio garantire da immobili: Persone Fisiche Classe di merito creditizio 30/06/2016 Valore Nominale Valore dell'esposizione Fattore medio di ponderazione % RWA LGD media ponderata (%) Classe 2 51.814 51.526 10,50% 5.408 13,11% Classe 3 39.021 38.465 14,79% 5.690 13,03% Valore nominale CCF% MEDIO esposizioni fuori – margini e bilancio fuori bilancio 303 5,00% Rettifiche di valore 50 586 5,00% 65 Classe 4 62.285 61.762 21,57% 13.324 13,07% 551 5,00% 192 Classe 5 132.201 131.245 35,05% 46.002 13,00% 1.006 5,00% 955 Classe 6 107.368 107.283 43,37% 46.527 12,98% 90 5,00% 1.114 Classe 7 19.115 19.100 54,96% 10.497 12,62% 16 5,00% 393 Classe 8 Classe di default 11.675 11.675 57,66% 6.731 12,22% 0 5,26% 391 41.936 41.936 35,27% 14.789 27,77% 0 0,00% 3.569 Totale 465.415 462.992 32,17% 148.968 - 2.552 5,00% 6.729 Totale 31 dicembre 2015 489.395 487.471 33,51% 163.349 - 2.025 5,00% 6.720 Classe 1 29 29 5,63% 2 18,29% 0 0,00% 0 Classe 2 3.611.414 3.587.495 13,82% 495.808 13,24% 25.179 5,00% 3.943 Classe 3 102 102 19,59% 20 13,15% 0 0,00% 0 Classe 4 1.234.716 1.205.801 22,79% 274.774 13,06% 30.437 5,00% 2.865 Classe 5 783.264 767.892 33,00% 253.441 13,31% 16.180 5,00% 3.063 Classe 6 1.637 1.637 58,83% 963 13,42% 0 8,33% 22 Classe 7 294.637 294.061 68,89% 202.569 13,35% 606 5,00% 5.595 486 485 87,41% 424 14,12% 1 4,98% 18 149.213 149.213 40,02% 59.716 21,19% 0 0,00% 7.326 6.075.498 6.006.715 21,44% 1.287.717 - 72.403 5,00% 22.832 5.931.101 5.876.013 22,57% 1.326.237 - 57.988 5,00% 24.316 Classe 8 Classe di default Totale Totale 31 dicembre 2015 84 Portafoglio regolamentare Esposizioni al dettaglio Rotative Qualificate Classe di merito creditizio Valore nominale CCF% MEDIO esposizioni fuori – margini e bilancio fuori bilancio Valore Nominale Valore dell'esposizione Fattore medio di ponderazione % RWA LGD media ponderata (%) Classe 1 72.380 72.379 2,84% 2.056 35,81% 0 0,00% 31 Classe 2 28.052 28.052 9,23% 2.588 29,99% 0 0,00% 32 Rettifiche di valore Classe 3 6.534 6.534 16,56% 1.082 35,30% 0 0,00% 28 Classe 4 28.716 28.716 18,65% 5.356 31,92% 0 0,00% 118 Classe 5 82.477 82.478 40,53% 33.431 33,10% 0 0,00% 1.146 Classe 6 125 125 52,55% 66 30,47% 0 0,00% 3 Classe 7 13.065 13.065 77,60% 10.138 31,10% 0 0,00% 526 2.186 2.186 109,19% 2.387 34,87% 0 0,00% 214 17.767 17.767 22,65% 4.024 37,51% 0 0,00% 6.316 251.302 251.302 24,32% 61.128 - 0 0,00% 8.414 262.926 262.907 24,94% 65.562 - 10 5,00% 8.009 Classe 1 24.356 37.363 8,24% 3.081 33,91% 17.071 176,19% 26 Classe 2 270.832 182.773 18,44% 33.695 26,67% 128.044 31,23% 203 Classe 3 401.003 300.184 24,08% 72.275 27,28% 174.546 42,24% 566 Classe 4 292.720 236.048 28,96% 68.366 27,15% 102.457 44,68% 821 Classe 5 539.359 455.920 32,27% 147.107 26,80% 154.626 46,03% 3.745 Classe 6 617.259 532.298 32,65% 173.784 25,58% 122.491 30,61% 6.222 Classe 7 152.715 138.660 44,19% 61.268 24,87% 19.856 29,18% 3.683 Classe 8 69.468 62.412 50,57% 31.563 24,80% 9.341 24,43% 2.474 Classe di default 295.366 287.107 43,05% 123.587 65,45% 7.666 1,26% 138.829 2.663.078 2.232.765 32,01% 714.726 - 736.098 41,63% 156.569 2.768.815 2.174.001 31,95% 694.602 - 756.244 21,41% 150.634 Classe 8 Classe di default Totale Totale 31 dicembre 2015 Altre esposizioni al dettaglio: PMI 30/06/2016 Totale Totale 31 dicembre 2015 85 Portafoglio regolamentare Altre esposizioni al dettaglio: Persone Fisiche Classe di merito creditizio 30/06/2016 Valore nominale CCF% MEDIO esposizioni fuori – margini e bilancio fuori bilancio Valore Nominale Valore dell'esposizione Fattore medio di ponderazione % RWA LDG media ponderata (%) Rettifiche di valore Classe 1 385.649 652.400 10,78% 70.312 33,90% 334.660 179,71% 36 Classe 2 1.253.825 1.194.195 23,10% 275.887 26,42% 171.119 65,15% 1.313 Classe 3 171.692 183.844 38,92% 71.548 33,41% 16.037 175,78% 680 Classe 4 924.529 898.852 35,69% 320.781 27,66% 115.876 77,84% 2.870 Classe 5 599.903 621.804 42,90% 266.774 28,71% 154.622 114,16% 2.829 Classe 6 19.516 19.175 50,36% 9.657 30,71% 414 17,65% 495 Classe 7 228.232 213.088 48,73% 103.834 25,05% 28.530 46,92% 2.865 Classe 8 Classe di default Totale 31.137 32.085 90,08% 28.902 33,54% 1.536 161,72% 2.989 418.035 413.512 50,75% 209.877 65,45% 4.538 0,31% 197.751 4.032.518 4.228.955 32,10% 1.357.573 - 827.332 123,74% 211.828 3.909.538 3.718.850 36,11% 1.342.763 - 785.327 75,79% 201.743 Totale 31 dicembre 2015 Le esposizioni Corporate e Retail di cui alle tabelle precedenti sono pressoché interamente riferite all’area geografica Italia. 86 8. TECNICHE DI ATTENUAZIONE DEL RISCHIO Relativamente alle tecniche di attenuazione dei rischi di credito (Credit Risk Mitigation - CRM) le attività hanno riguardato la componente di esposizioni garantite da immobili. E’ stato deciso di focalizzare le azioni d’intervento sulla ristrutturazione del processo di rivalutazione e monitoraggio (Banca e Leasing) delle garanzie reali al fine di allineare i processi alle esigenze normative. L’attività è a regime per gli immobili residenziali per Credembanca e per gli immobili non residenziali per Credemleasing e per Credembanca. Il processo di adeguamento alla normativa e quindi le attività di sorveglianza degli immobili hanno imposto la strutturazione di una base dati necessaria per la rivalutazione degli immobili differenziate per categorie di immobili: residenziale privati, non residenziale, leasing. Questi archivi consentono la rivalutazione annuale utilizzando informazioni provenienti da provider esterni, le rivalutazioni ottenute sono quindi oggetto di un processo di sorveglianza che prevede l’identificazione delle posizioni che a seguito di una diminuzione rilevante del valore dell’immobile necessitino di una verifica sui dati ed eventualmente di una nuova perizia secondo quanto stabilito dalla normativa di riferimento, per tutte le posizioni che rientrano nel perimetro CRM si utilizzano comunque gli ultimi valori rivalutati disponibili. 87 IMPORTO AGGREGATO DELLE ESPOSIZIONI GARANTITE – METODO IRB 30 giugno 2016 Metodologia AIRB Garanzie Garanzie personali e reali derivati su crediti Portafoglio regolamentare 31 dicembre 2015 Metodologia FIRB Garanzie Garanzie personali e reali derivati su crediti Esposizioni verso o garantite da imprese: PMI 479.821 102.037 572.089 100.569 Esposizioni verso o garantite da imprese: Altre imprese 170.659 73.499 174.723 73.921 28.932 5.644 19.967 7.270 29.807 292 19.180 140 465.415 - 487.471 - 6.075.498 - 5.876.013 - 7.250.132 181.472 7.149.443 181.900 Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio: PMI Esposizioni al dettaglio: Altre esposizioni al dettaglio: persone fisiche Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da immobili: PMI Esposizioni al dettaglio: Esposizioni garantite da immobili: persone fisiche Totale IMPORTO AGGREGATO DELLE ESPOSIZIONI GARANTITE – METODO STANDARDIZZATO 30 giugno 2016 Portafoglio regolamentare Garanzie reali finanziarie Amministrazioni centrali e banche centrali Garanzie reali finanziarie - Garanzie personali e derivati su crediti - - 3.187.740 - Enti territoriali - - Enti senza scopo di lucro ed enti del settore pubblico - - Banche multilaterali di sviluppo - - Organismi internazionali - - 3.067 3.488 2.184 - Intermediari vigilati - 31 dicembre 2015 Garanzie personali e derivati su crediti 2.228.383 Imprese 2.740 Esposizioni al dettaglio 1.822 2.397 Esposizioni a breve termine verso imprese - - - - Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio (OICR) Esposizioni garantite da immobili - - - - - - - - Esposizioni sotto forma di obbligazioni bancarie garantite - - - - Esposizioni scadute - - 14 - Esposizioni ad alto rischio - - - - Altre esposizioni - - - - 2.232.945 2.397 3.193.005 3.488 Totale 88 9. RISCHIO DI CONTROPARTE Il rischio di controparte è una particolare fattispecie di rischio di credito che si manifesta nel caso in cui la controparte di un’operazione risulti inadempiente prima del regolamento definitivo dei flussi finanziari. Gli accordati per operazioni OTC vengono definiti con logiche del tutto analoghe a quelle delle esposizioni per cassa e dunque si basa sulla valutazione dei bilanci delle controparti, sui giudizi delle agenzie di rating e sull’esame dei report di altri information provider. Questa attività di analisi si conclude esprimendo un rating interno alla controparte. Credem applica le specifiche indicazioni fornite dalla normativa per il calcolo del valore delle esposizioni soggette a rischio di controparte: • strumenti derivati finanziari e creditizi negoziati fuori borsa (OTC); • Securities Financial Transaction (SFT) quali le operazioni di pronti contro termine attive e passive su titoli, quelle di concessione o assunzione di titoli in prestito e i finanziamenti con margini; • operazioni con regolamento a medio lungo termine. Il trattamento del rischio di controparte è uniforme indipendentemente dal portafoglio di allocazione delle posizioni (sia il banking book e sia il portafoglio di negoziazione a fini di vigilanza sono soggetti ai requisiti patrimoniali per il rischio di controparte). Ai fini delle segnalazioni regolamentari il Gruppo adotta i seguenti criteri per il calcolo delle esposizioni soggette al rischio di controparte: • contratti derivati finanziari e creditizi negoziati OTC: metodo del “valore corrente”; • operazioni di pronti contro termine attivi: metodo “integrale” con abbattimento diretto dell’esposizione per l’importo corrispondente alla garanzia in titoli in quanto considerata come garanzia reale finanziaria. Ai fini gestionali l’utilizzo delle linee di credito, per operatività in derivati OTC, in generale, prevede l’applicazione del criterio del mark to market più add-on tenendo conto di eventuali accordi di netting. Le esposizioni relative a operazioni effettuate con controparti istituzionali e supportate da accordi di collateral vengono misurate al maggior valore tra mark to market e la somma delle eventuali soglie di rilevanza (minimum transfer amount, threshold amount, net exposure) con l’aggiunta di una quota di add-on. Si evidenzia che: • gli add-on sono indicatori della massima esposizione potenziale futura (misura di picco), stimati periodicamente dalla Funzione di Risk Management che provvede alla revisione periodica di tali coefficienti; • si è diffuso il riscorso a clausole di netting trasversali anche su più master agreement e di cash collateral allo scopo di mitigare l’esposizione verso le controparti. Ai fini delle valutazioni di bilancio, il rischio di controparte costituisce un elemento di valutazione (fair value) che viene posto a rettifica del mark to market dei derivati OTC tramite la procedura di Credit Risk Adjustment (CRA). Infatti, per pervenire alla determinazione del fair value, non solo si considerano i fattori di mercato e la natura del contratto (durata, forma tecnica, ecc.), ma anche la qualità creditizia della controparte in relazione all’esposizione corrente e potenziale. 89 RISCHIO DI CONTROPARTE 30 giugno 2016 Forma Tecnica Metodologia Standard 31 dicembre 2015 Metodologi a AIRB Metodologia Standard Metodologia FIRB Contratti derivati e operazioni con regolamento a lungo termine 84.846 19.726 74.474 18.818 Operazioni SFT 32.338 - 14.702 - 117.184 19.726 89.176 18.818 Totale L’operatività in strumenti finanziari derivati è gestita dal Gruppo tramite un apposito applicativo dedicato atto alle valorizzazioni giornaliere a Mark to model. Il documento di riferimento “Allegato tecnico alla Fair value Policy di Gruppo: Manuale modelli di pricing” disciplina i principali modelli di pricing comunemente utilizzati dal Gruppo per i propri derivati valutati al Mark to Model. In particolare una sezione dedicata descrive nel dettaglio tali modelli. L’insieme dei modelli descritti individua le metodologie ad oggi utilizzate e validate per le valutazioni degli strumenti detenuti in proprietà. Classificazione strumenti derivati e parametri di mercato Il Gruppo Credem si è dotato di una Fair Value Policy e relativi allegati tecnici che disciplinano anche le regole contabili per la valorizzazione degli strumenti a mark to model, i relativi parametri e i processi inerenti la valorizzazione degli strumenti. In particolare il manuale si articola nelle seguenti sezioni: classificazione degli strumenti derivati, storicizzati all’interno dell’applicativo; mappatura e dettaglio dei parametri di mercato alimentati all’interno dell’applicativo al fine di valutare tutti gli strumenti; descrizione procedure automatizzate per la storicizzazione dei prezzi. Parametri di mercato I parametri di mercato utilizzati per le valutazioni e gestiti all’interno dell’applicativo possono essere: dati acquisiti automaticamente, informazioni scaricate periodicamente da Info Providers,( ad es: market parameter giornalieri); dati di mercato inseriti manualmente nell’applicativo a richiesta; dati di mercato stimati dall’applicativo, prevalentemente attraverso dati acquisiti automaticamente. Generalmente, i parametri alimentati manualmente sono quelli che non necessitano di un aggiornamento costante e giornaliero. Processo di validazione modelli e parametri I documenti di riferimento riportano come indicato tutti i modelli di pricing e i parametri di mercato validati e utilizzati dal Gruppo per la valutazione degli strumenti derivati. Qualora sia necessario introdurre nuovi parametri e/o modelli, il processo prevede il coinvolgimento della funzione di validazione che disciplina un apposito parere inerente la nuova operatività e provvede alla validazione dei modelli come disciplinato nell’ apposito regolamento Nuovi prodotti del Gruppo. E’ cura dell’ufficio di validazione aggiornare periodicamente i documenti di riferimento con i nuovi modelli e/o parametri utilizzati ed effettuare analisi sulla validità dei modelli in uso. Procedure automatiche e appositi controlli consentono il presidio giornaliero delle valorizzazioni dei derivati e dei parametri utilizzati. Si riporta per ogni tipologia di strumento derivato il tipo di valutazione (tramite quotazione di mercato - Mark to market o tramite valutazione a modello- Mark to model). Nel caso lo strumento sia valutato tramite Mark to Model si indicano: il modello di pricing utilizzato per la valorizzazione e i parametri di mercato utilizzati per la valutazione. 90 Description Mark to Market /Mark to Model Modello di pricing e variabili di mercato utilizzate per la valutazione Default Swap Mark to Model Modello: modello CDS Parametri: Curve CDS Mark to Market per lo spot, Mark Modello: Costo of Carry Spot Forward to Model per i Parametri: Spot rates, Curve FX forward Modello: Modello Cost of Carry Forex-Swap Mark to Model Parametri: Spot rates, Curve FX Modello: Modello di Black& Scholes/Alberi binomiali Simple Option Mark to Model Parametri: Spot rates, Curve FX, volatilità FX Modello: mondo black Simple Barrier Mark to Model Parametri: Spot rates, Curve FX, volatilità FX Modello: non validato Convertible Mark to Model Parametri: Prezzo sottostante, curva tassi, volatilità Bond sottostante, credit spread, dividendi attesi Modello: Discounted Cash Flow + Modello Black Indexed Bond Mark to Model &Scholes Parametri: curva tassi, credit spread Equities Mark to Market Prezzo Quotato Modello: Modello di Black& Scholes EQD Listed Parametri: Prezzo sottostante, curva tassi, volatilità, Mark to Model Option dividendi attesi Modello: Black&Scholes/alberi Binomiali EQD OTC Option Mark to Model Parametri: Prezzo sottostante, curva tassi, volatilità, dividendi attesi Modello: Discounted Cask Flow Asset Swap Mark to Model Parametri: Curva Tassi Bond Mark to Market Prezzo Quotato Modello: Modello Fischer Black Cap/Floor Mark to Model Parametri: Curva Tassi, volatilità tassi Digital: campo Barrier Cap/Floor Mark to Model Modello: Call Put Spread Parametri: Curva Tassi, volatilità tassi Interest Rate Modello: Discounted Cash Flow Mark to Model Swap Parametri: Curva Tassi Long Future Mark to Market Prezzo Quotato Modello: Discounted cash flow Loans/Deposit Mark to Model Parametri: Curva Tassi 91 DERIVATI FINANZIARI PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO Totale 30/06/2016 Attività sottostanti/Tipologie derivati 1. Titoli di debito e tassi d'interesse a) Opzioni b) Swap Over the counter Totale 31/12/2015 Controparti Centrali Over the counter Controparti Centrali 3.443.278 - 3.457.443 - 494.020 - 546.398 - 2.885.884 - 2.881.143 - c) Forward 42.359 - 7.460 - d) Futures - - - - 21.015 - 22.442 - 38.282 146 33.830 3.478 32.249 - 33.676 - - - - - c) Forward 867 - 154 - d) Futures 5.166 146 - 3.478 e) Altri 2. Titoli di capitale e indici azionari a) Opzioni b) Swap e) Altri - - - - 1.500.906 - 1.298.304 - a) Opzioni - - 5.511 - b) Swap - - - - c) Forward 1.500.906 - 1.292.793 - d) Futures - - - - e) Altri - - - - 4. Merci - - - - 5. Altri sottostanti - - - - 4.982.466 146 4.789.577 3.478 3. Valute e oro Totale 92 PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO E MEDI – DI COPERTURA Totale 30/06/2016 Attività sottostanti/Tipologie derivati Over the counter 1. Titoli di debito e tassi d'interesse a) Opzioni b) Swap Totale 31/12/2015 Controparti Centrali Over the counter Controparti Centrali 13.269.366 - - 12.036.418 - - 13.269.366 - 12.036.418 - c) Forward - - - - d) Futures - - - - e) Altri - - - - - - - - a) Opzioni - - - - b) Swap - - - - c) Forward - - - - d) Futures - - - - e) Altri - - - - - - - - a) Opzioni - - - - b) Swap - - - - c) Forward - - - - d) Futures - - - - 2.Titoli di capitale e indici azionari 3. Valute e oro e) Altri - - - - 4. Merci - - - - 5. Altri sottostanti - - - - 13.269.366 - 12.036.418 - Totale PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI DI FINE PERIODO – ALTRI DERIVATI Totale 30/06/2016 Attività sottostanti/Tipologie derivati Over the counter 1. Titoli di debito e tassi d'interesse Totale 31/12/2015 Controparti Centrali Over the counter Controparti Centrali a) Opzioni 1.600 - - 1.600 - - b) Swap 1.600 - 1.600 - c) Forward - - - - d) Futures - - - - e) Altri - - - - 1.600 - 1.600 - 1.600 - 1.600 - b) Swap - - - - c) Forward - - - - d) Futures - - - - e) Altri - - - - - - - - a) Opzioni - - - - b) Swap - - - - c) Forward - - - - d) Futures - - - - e) Altri - - - - 4. Merci - - - - 5. Altri sottostanti - - - - 3.200 - 3.200 - 2. Titoli di capitale e indici azionari a) Opzioni 3. Valute e oro Totale 93 DERIVATI FINANZIARI: FAIR VALUE LORDO POSITIVO – RIPARTIZIONE PER PRODOTTO Fair value positivo Totale 30/06/2016 Portafogli/Tipologie derivati Over the counter 109.886 A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza a) Opzioni b) Interest rate swaps c) Cross currency swaps d) Equity Swaps e) Forwards f) Futures g) Altri B. Portafoglio bancario - di copertura a) Opzioni b) Interest rate swaps Totale 31/12/2015 Controparti Centrali - Over the counter 99.995 Controparti Centrali 3.272 - 3.915 - 84.178 - 81.658 - - - - - - - - - - 22.167 - 14.377 - - - - - 269 - 45 - 313.327 - 155.822 - - - - - 313.327 - 155.822 - c) Cross currency swaps - - - - d) Equity Swaps - - - - e) Forwards - - - - f) Futures - - - - g) Altri - - - - 5 - 1 - a) Opzioni - - - - b) Interest rate swaps 5 - 1 - c) Cross currency swaps - - - - d) Equity Swaps - - - - e) Forwards - - - - f) Futures - - - - g) Altri - - - - 423.218 - 255.818 - C. Portafoglio bancario - altri derivati Totale 94 DERIVATI FINANZIARI: FAIR VALUE LORDO NEGATIVO – RIPARTIZIONE PER PRODOTTO Fair value negativo Totale 30/06/2016 Portafogli/Tipologie derivati A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza a) Opzioni b) Interest rate swaps Over the counter 81.409 Totale 31/12/2015 Controparti Centrali Over the counter Controparti Centrali - 93.289 - 3.284 - 3.963 - 57.116 - 77.054 - - - - - c) Cross currency swaps d) Equity Swaps - - - - 21.009 - 12.267 - f) Futures - - - - g) Altri - - 5 - 293.986 - 143.217 - - - - - e) Forwards B. Portafoglio bancario - di copertura a) Opzioni b) Interest rate swaps 293.986 - 143.217 - c) Cross currency swaps - - - - d) Equity Swaps - - - - e) Forwards - - - - f) Futures - - - - g) Altri - - - - - - - - a) Opzioni - - - - b) Interest rate swaps - - - - c) Cross currency swaps - - - - d) Equity Swaps - - - - e) Forwards - - - - f) Futures - - - - g) Altri - - - - 375.395 - 236.506 - C. Portafoglio bancario - altri derivati Totale 95 DERIVATI FINANZIARI OTC - PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA: VALORI NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI - CONTRATTI NON RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE Contratti non rientranti in accordi di compensazione Governi e Altri Imprese Società Società di Altri Banche enti Banche non finanziarie assicurazione soggetti Centrali pubblici finanziarie 1. Titoli di debito e tassi d'interesse - valore nozionale - - 89.252 44.798 49.283 367.969 24.307 - fair value positivo - - 4.039 15.194 186 9.780 609 - fair value negativo - - 37 36 790 83 19 - esposizione futura - - - - - 61 2 - valore nozionale - - - 316 37.967 - - - fair value positivo - - - 17 - - - - fair value negativo - - - 9 104 - - - esposizione futura - - - 25 - - - - valore nozionale - - 348 310.987 - 362.336 58.166 - fair value positivo - - 3 4.560 - 3.043 702 - fair value negativo - - - 5.270 - 5.856 1.100 - esposizione futura - - 3 3.110 - 3.760 593 - valore nozionale - - - - - - - - fair value positivo - - - - - - - - fair value negativo - - - - - - - - esposizione futura - - - - - - - 2. Titoli di capitale e indici azionari 3. Valute e oro 4. Altri valori DERIVATI FINANZIARI OTC - PORTAFOGLIO DI NEGOZIAZIONE DI VIGILANZA: VALORI NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI - CONTRATTI RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE Governi e Banche Central i Altri enti pubblic i - valore nozionale - fair value positivo (prima della compensazione) - fair value negativo (prima della compensazione) 2. Titoli di capitale e indici azionari - - - Società finanziari e Società di assicurazion e Imprese non finanziari e Altri soggett i 2.867.671 - - - - - 57.700 - - - - - - 77.141 - - - - - valore nozionale - fair value positivo (prima della compensazione) - fair value negativo (prima della compensazione) 3. Valute e oro - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - valore nozionale - fair value positivo (prima della compensazione) - fair value negativo (prima della compensazione) 4. Altri valori - - 769.069 - - - - - - 14.052 - - - - - - 8.681 - - - - - valore nozionale - fair value positivo (prima della compensazione) - fair value negativo (prima della compensazione) - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Contratti rientranti in accordi di compensazione Banche 1. Titoli di debito e tassi d'interesse 96 DERIVATI FINANZIARI OTC - PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI - CONTRATTI NON RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE Contratti non rientranti in accordi di compensazione 1. Titoli di debito e tassi d'interesse - valore nozionale Governi e Banche Centrali Altri enti pubblici Società Società di finanziarie assicurazione Banche Imprese non finanziarie Altri soggetti - - 709.084 - - - - - fair value positivo - - 1 - - - - - fair value negativo - - 20.886 - - - - - - 8.710 - - - - - esposizione futura 2. Titoli di capitale e indici azionari - valore nozionale - - - - - - - - fair value positivo - - - - - - - - fair value negativo - - - - - - - - esposizione futura - - - - - - - - valore nozionale - - - - - - - - fair value positivo - - - - - - - - fair value negativo - - - - - - - - esposizione futura - - - - - - - - valore nozionale - - - - - - - - fair value positivo - - - - - - - - fair value negativo - - - - - - - - esposizione futura - - - - - - - 3. Valute e oro 4. Altri valori DERIVATI FINANZIARI OTC - PORTAFOGLIO BANCARIO: VALORI NOZIONALI, FAIR VALUE LORDI POSITIVI E NEGATIVI PER CONTROPARTI CONTRATTI RIENTRANTI IN ACCORDI DI COMPENSAZIONE Contratti rientranti in accordi di compensazione 1. Titoli di debito e tassi d'interesse - valore nozionale - fair value positivo - fair value negativo 2. Titoli di capitale e indici azionari - valore nozionale Governi e Banche Centrali Altri enti pubblici Società Società di finanziarie assicurazione Banche Imprese non finanziarie Altri soggetti - - 12.561.882 - - - - - - 313.331 - - - - - - 273.100 - - - - - - 1.600 - - - - - fair value positivo - - - - - - - - fair value negativo - - - - - - - - valore nozionale - - - - - - - - fair value positivo - - - - - - - - fair value negativo - - - - - - - - valore nozionale - - - - - - - - fair value positivo - - - - - - - - fair value negativo - - - - - - - 3. Valute e oro 4. Altri valori 97 VITA RESIDUA DEI DERIVATI FINANZIARI OTC: VALORI NOZIONALI 3.368.935 Oltre 1 anno e fino a 5 anni 1.037.443 576.089 4.982.467 A.1 Derivati finanziari su titoli di debito e tassi di interesse 1.856.218 1.010.994 576.066 3.443.278 A.2 Derivati finanziari su titoli di capitale ed indici azionari 17.239 21.021 23 38.283 1.495.478 5.428 - 1.500.906 Fino ad 1 anno Sottostanti/Vita residua A. Portafoglio di negoziazione di vigilanza A.3 Derivati finanziari su tassi di cambio ed oro A.4 Derivati finanziari su altri valori Oltre 5 anni Totale - - - - 908.842 5.333.165 7.030.559 13.272.566 B.1 Derivati finanziari su titoli di debito e tassi di interesse 908.842 5.331.565 7.030.559 13.270.966 B.2 Derivati finanziari su titoli di capitale ed indici azionari - 1.600 - 1.600 B.3 Derivati finanziari su tassi di cambio ed oro - - - - B.4 Derivati finanziari su altri valori - - - - Totale 30/06/2016 4.277.777 6.370.608 7.606.648 18.255.033 Totale 31/12/2015 3.779.387 7.392.748 5.657.061 16.829.196 B. Portafoglio bancario DERIVATI CREDITIZI Al 30 giugno 2016 ed al 31 dicembre 2015 non erano presenti contratti derivati creditizi. 98 10. OPERAZIONI DI CARTOLARIZZAZIONE I crediti ceduti vengono cancellati dalle attività in bilancio solamente se la cessione ha comportato il sostanziale trasferimento di tutti i rischi e benefici connessi ai crediti stessi. Per contro, qualora siano stati mantenuti i rischi e benefici relativi ai crediti ceduti, questi continuano ad essere iscritti tra le attività del bilancio, ancorché giuridicamente la titolarità del credito sia stata effettivamente trasferita. Nel caso in cui non sia possibile accertare il sostanziale trasferimento dei rischi e benefici, i crediti vengono cancellati dal bilancio qualora non sia stato mantenuto alcun tipo di controllo sugli stessi. In caso contrario, la conservazione, anche in parte, di tale controllo comporta il mantenimento in bilancio dei crediti in misura pari al coinvolgimento residuo, misurato dall’esposizione ai cambiamenti di valore dei crediti ceduti ed alle variazioni dei flussi finanziari degli stessi. Infine, i crediti ceduti vengono cancellati dal bilancio nel caso in cui vi sia la conservazione dei diritti contrattuali a ricevere i relativi flussi di cassa, con la contestuale assunzione di un’obbligazione a pagare detti flussi, e solo essi ad altri soggetti terzi. Nel corso dell’esercizio 2015 il Gruppo ha perfezionato un’operazione di cartolarizzazione revolving, relativa a mutui ipotecari residenziali in bonis non elegibili all’utilizzo nei programmi “Obbligazioni Bancarie Garantite”, erogati alla propria clientela e selezionati sulla base di criteri predefiniti in modo tale da costituire un “blocco” ai sensi e per gli effetti della legge sulla Cartolarizzazione. A seguito della prima cessione di attivi, perfezionata nel quarto trimestre 2014 ad un prezzo pari ad Euro 1.002.811.119,07, è stata conclusa, nel corso del quarto trimestre 2015, la cessione di un ulteriore portafoglio di crediti idonei alla società veicolo ad un prezzo pari ad euro 285.392.481,54. I crediti sono stati acquistati pro soluto, ossia senza garanzia di solvenza dei debitori o dei loro eventuali garanti, dalla società EMILIA SPV Srl, una “società veicolo”, appositamente costituita e partecipata al 10% da Credem, con oggetto esclusivo la realizzazione di una o più operazioni di cartolarizzazione ai sensi della Legge n. 130 del 30 aprile 1999. La società veicolo ha finanziato l’operazione attraverso l’emissione, nel corso del mese di aprile del 2015, di titoli obbligazionari “RMBS” di diversa classe (senior e junior). I titoli senior sono dotati di rating ufficiale assegnato dalle agenzie DBRS e Moody’s (“A” DBRS e “Aa3” Moody’s). I titoli junior sono, al contrario, sprovvisti di rating. Le note pagano, trimestralmente, interessi variabili pari ad EURIBOR 3M aumentato di 75bps, per quanto riguarda le note senior, e 200bps per le junior. I detentori dei Titoli Junior hanno inoltre diritto di ricevere a ciascuna data di pagamento e, in base all’ordine di priorità dei pagamenti e fondi disponibili, anche un premio determinato in via residuale dopo che siano stati corrisposti tutti gli altri importi da corrispondersi in priorità. I titoli sono strutturati nella forma di partly paid notes (“PPN”) e interamente emessi per il loro valore nominale alla data d’emissione (euro 3.000.000.000 per le note senior ed euro 900.000.000 per le note junior). Il prezzo delle note è stato corrisposto dai sottoscrittori solo in parte alla data di emissione mentre le restanti quote di prezzo potranno essere pagate in più rate successive differite nel tempo secondo la logica revolving dell’operazione. La struttura revolving permetterà alla Banca, durante un periodo di cosiddetto replenishment che potrà durare fino a 5 anni, di cedere (semestralmente o annualmente) nuovi portafogli di crediti idonei alla società veicolo che utilizzerà, per il loro pagamento, i proventi del portafoglio esistente e/o i proventi del pagamento da parte dei noteholder di ulteriori quote del prezzo dei titoli emessi. Una volta concluso il replenishment period, le note verranno rimborsate durante un periodo di ammortamento definito in sede di emissione. Al 30 giugno 2016 il circolante della tranche senior era pari ad euro 894.532.630,96 mentre quello della tranche junior era pari a euro 252.432.223,14. I Titoli Senior sono quotati all’Irish Stock Exchange. Entrambe le tranches sono state acquistate da Credem. I titoli “senior” possono essere utilizzati per operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema. L’operazione è finalizzata a costituire una riserva di liquidità e rientra fra le complessive attività di liquidity management poste in essere da Credem. A Credem sono state riconosciute inoltre le opzioni di riacquisto di singoli crediti entro determinati parametri, di riacquisto in blocco per i crediti che dovessero diventare eligible 99 per l’utilizzo nei programmi “OBG” e di riacquisto di tutto il portafoglio crediti in essere in blocco e pro soluto (nel rispetto dei vincoli contrattuali previsti). Sono presenti nella categoria contabile Available For Sale (AFS), al 30 Giugno 2016, 50,8 milioni di euro di ABS emessi da veicoli terzi, collegati a crediti esclusivamente europei (non esistono esposizioni dirette o indirette ai subprime americani), con preponderanza della componente di origination italiana (38,9 milioni di euro). Circa il 90% sono cartolarizzazioni di mutui residenziali ed il restante 10% è composto da altre tipologie di ABS. L’incidenza di mutui “non conforming” sul totale ABS (classificazione che identifica come sottostanti erogazioni a fronte di procedure di affidamento non coincidenti con quelle “tradizionali” bancarie, ma non per questo corrispondente al concetto di “subprime”) è circa pari al 2,59% del totale. L’attuale esposizione suddivisa per rischio paese è così composta (in euro): Paese ITALIA UK PORTOGALLO OLANDA TOTALE Controvalore 38.896.200 7.535.417 1.257.741 3.099.894 50.789.252 % Esposizione 76,6 14,8 2,5 6,1 100,0 Il portafoglio delle cartolarizzazioni è diversificato su 12 emittenti e 16 emissioni con massima concentrazione pari a 6,5 milioni di euro per singola emissione e 12,7 milioni di euro per singolo emittente. Operazioni di Covered Bond Programma Credem CB Il Consiglio di Amministrazione di Credito Emiliano, nelle sedute del 26 maggio 2010 e del 25 giugno 2010, ha deliberato di avviare la strutturazione di un programma di emissione di obbligazioni bancarie garantite per un ammontare massimo di Euro 5 miliardi di euro. In data 22 ottobre 2010, il Consiglio di Amministrazione ha approvato la prima cessione da parte di Credem di un portafoglio di crediti per un valore massimo di Euro 2,4 miliardi in favore di Credem CB srl, Società Veicolo (Special Purpose Vehicle, SPV) selezionata per la partecipazione al Programma e partecipata al 70% da Credem. Il quadro normativo italiano in materia di emissione di Obbligazioni Bancarie Garantite (di seguito, anche la “Normativa”) è costituito, in particolare: • dalla deliberazione del CICR del 2 agosto 1996, in materia di organizzazione amministrativa e contabile e controlli interni, come modificata e integrata dalla deliberazione del 23 marzo 2004 dello stesso Comitato; • dall’art.7-bis della legge n. 130 del 30 aprile 1999, come successivamente modificato ed integrato (la “Legge 130”); • dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 310 del 14 dicembre 2006 (il “Decreto MEF”); • dal Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Presidente del CICR, del 27 dicembre 2006, n. 933; • dal Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Presidente del CICR, del 12 aprile 2007, n. 213; • dalle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia in tema di Obbligazioni Bancarie Garantite, ai sensi della Parte Terza, Capitolo 3, della Circolare n. 285 del 17 dicembre 2013, contenente le “Disposizioni di vigilanza per le banche”, come di volta in volta modificate e aggiornate (le “Istruzioni”); • dalle ulteriori fonti normative, comunitarie e domestiche, espressamente richiamate nelle Istruzioni al Paragrafo 2, Sezione 1, Capitolo 3, Parte Terza. L’emissione di Obbligazioni Bancarie Garantite da parte di Credem si inserisce nel piano strategico del Gruppo, finalizzato, tra l’altro, all’ottenimento di alcuni benefici in termini di funding, quali la diversificazione delle fonti di raccolta, la riduzione del relativo costo, nonché l’allungamento delle scadenze del passivo. 10 In linea generale, la struttura base di un’emissione di Obbligazioni Bancarie Garantite – secondo lo schema delineato dalla normativa – prevede che vengano realizzate le seguenti attività. Una banca (Credem) trasferisce un insieme di asset aventi determinate caratteristiche (il “Portafoglio”) ad una Società Veicolo (Credem CB srl). Gli attivi ceduti alla Società Veicolo costituiscono un patrimonio separato da quello della Società Veicolo stessa a beneficio dei portatori delle obbligazioni bancarie garantite e degli altri soggetti in favore dei quali la garanzia è rilasciata. La Banca Cedente eroga alla Società Veicolo un prestito subordinato finalizzato a finanziare il pagamento del prezzo di acquisto degli asset da parte della Società Veicolo stessa. Una banca (Credem) emette titoli obbligazionari. La Società Veicolo rilascia una garanzia in favore dei portatori dei titoli obbligazionari emessi dall’Emittente. Come conseguenza di ciò, il rimborso delle Obbligazioni Bancarie Garantite che saranno emesse nell’ambito dell’operazione è garantito da una garanzia primaria, non condizionata e irrevocabile rilasciata dalla Società Veicolo ad esclusivo beneficio degli investitori che sottoscriveranno le Obbligazioni Bancarie Garantite e delle controparti terze, ivi incluse quelle di hedging, coinvolte nell’operazione. La garanzia è rilasciata dalla Società Veicolo a valere sul Portafoglio. Da quanto riportato si evince che l’operazione di covered bond illustrata rientra nella “fattispecie semplice”, in quanto la figura di banca originator, banca finanziatrice e banca emittente coincidono con un unico soggetto, rappresentato appunto da Credem. Il Portafoglio di cessione Il portafoglio che di tempo in tempo viene ceduto alla Società Veicolo deve rispecchiare alcune caratteristiche comuni. I principali criteri comuni di identificazione e selezione dei mutui, da cui derivano i crediti che costituiscono il Cover Pool, sono stati individuati previa condivisione con le agenzie di rating cui è stata richiesta l’assegnazione del rating alle Obbligazioni Bancarie Garantite che Credem emetterà nel contesto del Programma. A fine ottobre 2010, settembre 2011, febbraio 2012, aprile 2014, ottobre 2014, ottobre 2015 ed aprile 2016 sono stati selezionati i crediti ipotecari derivanti da contratti di mutuo che, alle relative date di cut-off soddisfacevano, a scopo illustrativo e non esaustivo, i seguenti criteri cumulativi: crediti in relazione ai quali il relativo contratto di mutuo preveda espressamente che siano stati erogati per l'acquisto, la costruzione o la ristrutturazione di un bene immobile, o al fine di rifinanziare un mutuo già erogato da altre banche; crediti che derivino da contratti di mutuo per cui è stato concordato un tasso d'interesse fisso, un tasso d'interesse variabile, un tasso d'interesse misto o un tasso d'interesse opzionale; crediti che prevedano modalità di pagamento con ordine di addebito diretto in conto corrente, pagamento mediante avviso (MAV) o mediante altri rapporti interbancari diretti (RID); crediti che siano garantiti da ipoteca di 1° grado costituita su beni immobili siti sul territorio della Repubblica Italiana; crediti in relazione ai quali, alla relativa Data di Valutazione, non sussista alcuna rata non pagata oltre il periodo di franchigia dalla relativa ultima data di pagamento e in relazione ai quali tutte le rate precedentemente dovute sono state interamente pagate; con riferimento ai crediti ipotecari residenziali, i crediti ai quali si applichi una ponderazione del rischio non superiore al 35% e il cui rapporto fra l'importo capitale residuo del relativo mutuo ipotecario sommato al capitale residuo di ogni altro precedente mutuo garantito da ipoteca sul medesimo bene immobile non sia superiore all'80% del valore dell'immobile; crediti che non derivino da contratti di mutuo che beneficiano di forme di agevolazione finanziaria; crediti che non siano classificati come "attività finanziarie deteriorate", ai sensi della Circolare Di banca d’Italia n.272 del 30 luglio 2008 recante la “Matrice dei Conti”, come successivamente modificata e integrata; crediti che non siano stati erogati (neanche in cointestazione) a dipendenti o amministratori di Credito Emiliano o delle sue controllate facenti parte del Gruppo Bancario CREDEM. 10 In sede di prima cessione, effettuata mediante la sottoscrizione, in data 29 ottobre 2010, di un apposito contratto quadro di cessione dei crediti, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un portafoglio iniziale per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 2,4 miliardi (il “Portafoglio Iniziale”). In sede di seconda cessione Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un secondo portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 1,1 miliardi (il “Secondo Portafoglio”). In sede di terza cessione, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un terzo portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 1,2 miliardi (il “Terzo Portafoglio). Nel corso del mese di settembre 2012, Credem ha riacquistato da Credem CB S.r.l. un portafoglio di crediti per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,4 miliardi. In sede di quarta cessione a fine aprile 2014, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un quarto portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,5 miliardi (il “Quarto Portafoglio”). In sede di quinta cessione a fine ottobre 2014, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un quinto portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,3 miliardi (il “Quinto Portafoglio”). In sede di sesta cessione a fine ottobre 2015, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un sesto portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 1 miliardo (il “Sesto Portafoglio”). In sede di settima cessione a fine aprile 2016, Credem ha ceduto a Credem CB S.r.l. un settimo portafoglio per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,7 miliardi (il “Settimo Portafoglio”, che insieme al Portafoglio iniziale e alle successive cessioni costituisce il “Cover Pool”). Nel corso del mese di giugno 2016, Credem ha riacquistato da Credem CB S.r.l. un portafoglio di crediti per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,4 miliardi. Il Cover Pool alla data contabile del 30 giugno 2016, consiste di crediti derivanti da n. 50.027 mutui ipotecari, con un debito residuo complessivo di 3.662,81 milioni di euro. Regione Mutuatario Debito Residuo (Euro) % Debito Residuo N° Mutui % N° Mutui Abruzzo 30.834.564,18 0,84% 438 0,88% Basilicata 6.807.485,33 0,19% 110 0,22% Calabria 120.586.910,96 3,29% 2.192 4,38% Campania 386.787.189,16 10,56% 4.894 9,78% Emilia Romagna 750.236.702,71 20,48% 10.337 20,66% Friuli Venezia Giulia 36.744.134,62 1,00% 493 0,99% Lazio 389.744.371,79 10,64% 3.975 7,95% Liguria 88.618.418,00 2,42% 1.092 2,18% Lombardia 503.538.627,71 13,75% 6.573 13,14% Marche 62.881.209,05 1,72% 768 1,54% Molise 6.795.247,07 0,19% 114 0,23% Piemonte 117.877.400,98 3,22% 1.624 3,25% Puglia 269.783.221,68 7,37% 4.709 9,41% Sardegna 61.714.417,56 1,69% 633 1,27% Sicilia 368.276.939,22 10,05% 6.576 13,15% Toscana 278.202.763,93 7,60% 3.279 6,55% Trentino Alto Adige 9.268.717,26 0,25% 105 0,21% Umbria 18.355.521,51 0,50% 296 0,59% Val D'Aosta 299.836,95 0,01% 7 0,01% Veneto 155.458.409,15 4,24% 1.812 3,62% Totale Portafoglio 3.662.812.088,82 100% 50.027 100% 10 Finanziamento Subordinato In occasione della cessione del Portafoglio Iniziale, in data 29 ottobre 2010 Credem e Credem CB hanno sottoscritto un contratto di finanziamento subordinato, mediante il quale Credem ha concesso a Credem CB un finanziamento subordinato per il pagamento del corrispettivo di acquisto del Portafoglio Iniziale e si è obbligata a concedere a Credem CB ulteriori finanziamenti subordinati ciascuno di importo pari al corrispettivo da corrispondersi da parte di Credem CB in relazione all’acquisto dei successivi portafogli di crediti che saranno ceduti da Credem secondo i termini e le condizioni previste dal Contratto Quadro di Cessione. Un ulteriore finanziamento subordinato è pertanto stato concesso in sede di ogni cessione successiva, per un importo pari ai relativi prezzi di cessione. Asset Swap Tra la Società Veicolo e Credem sono stati stipulati dei contratti swap, per un ammontare fino alla copertura del Cover Pool, al fine di garantire alla Società Veicolo una protezione contro il rischio di tasso e/o di base dovuta alla presenza di attivi con diversa indicizzazione. Nel mese di giugno 2013, in fase di rinnovo annuale del programma, è stata rivista la struttura dei meccanismi di copertura dell’operazione e, previo parare favorevole delle Agenzie di rating, sono stati chiusi anticipatamente tutti i contratti swap a suo tempo stipulati tra la Società Veicolo e Credem. Attualmente non sono presenti contratti asset swap tra la Società Veicolo e Credem. Covered Bond Swap (o Liability Swap) In occasione dell’emissione sul mercato di Covered Bond a tasso fisso, tra la Società Veicolo e Credem viene stipulato un contratto swap al fine di mitigare il rischio di tasso tra i flussi ricevuti dalla Società Veicolo e quanto dovuto dalla stessa agli investitori in caso di default dell’emittente. Attualmente sono in essere contratti swap stipulati in fase di emissione per i seguenti Covered Bond: “09/07/2013-2020 “30/08/2013-2028” “27/02/2014-2019”, “06/11/2014-2021”. Conti correnti Il Programma prevede un’articolata struttura di conti correnti sui quali sono appoggiati i flussi finanziari dell’operazione. Alla strutturazione dell’operazione, sono stati attivati una serie di conti intestati alla Società Veicolo ed in particolare, a scopo non esaustivo: Collection Accounts, Reserve Account, Payments Account, Eligible Investment Account e Expenses Account. In seguito al downgrade subito da Credem ad ottobre 2011, tali rapporti di conto corrente intestati a Credem CB sono stati trasferiti presso BNP Paribas Secuities Services – Milan Branch. A seguito del downgrade di Credem del luglio 2012 è stato inoltre attivato un nuovo conto corrente intestato a Credem CB presso Barclays Bank PLC - Milan Branch nel quale Credem, nel suo ruolo di servicer del programma, ha versato un ammontare a garanzia definito come “commingling amount”. In fase di rinnovo del programma, ad ottobre 2014, i conti presso BNP Paribas Secuities Services – Milan Branch e Barclays Bank PLC - Milan Branch sono stati traferiti su Credem. Soggetti coinvolti nel Programma Con riferimento a tale sezione si riassumono i principali ruoli e controparti coinvolte nell’operazione: • Servicer: ruolo svolto da Credem che, in tale qualità, è stato incaricato da Credem CB delle attività di incasso e recupero dei crediti inclusi nel Portafoglio Iniziale e nei portafogli che Credem stessa cederà a Credem CB ai sensi del Contratto Quadro di Cessione. • Investment Manager: ruolo svolto da Credem che, in tale qualità, è stato incaricato di investire la liquidità disponibile sui conti correnti aperti da Credem CB e di redigere e inviare alle parti di tale contratto il c.d. Investment Manager Report, contenente l’indicazione dei risultati dell’attività di investimento svolta in esecuzione delle istruzioni ricevute. 10 • Account Bank: ruolo attualmente svolto da Credem presso cui, in tale qualità, sono stati aperti i conti correnti intestati a Credem CB e sui cui sarà depositata la liquidità da utilizzarsi per i pagamenti previsti dalla struttura del Programma. • Account Bank di back-up: ruolo attualmente svolto da BNP Paribas Securities Services presso cui, in tale qualità, sono stati aperti i conti correnti di back-up intestati a Credem CB e sui cui, al verificarsi di determinati eventi, potrà essere depositata la liquidità da utilizzarsi per i pagamenti previsti dalla struttura del Programma. • Principal Paying Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, ha il principale compito di determinare ed effettuare (sia per conto di Credem che per conto di Credem CB) i pagamenti dovuti, in linea capitale e in linea interessi, in favore dei portatori delle Obbligazioni Bancarie Garantite. • Calculation Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, ha il principale compito di redigere e inviare alle parti del contratto il c.d. Payments Report, contenente l’indicazione dei fondi disponibili di titolarità di Credem CB e dei pagamenti da effettuarsi, secondo l’ordine di priorità dei pagamenti determinato dalle parti dell’operazione ai sensi dell’Intercreditor Agreement, a valere su tali fondi disponibili. • Asset Monitor: ruolo svolto da BDO Italia S.p.A. che, in tale qualità, effettua i calcoli e le verifiche sui Test Obbligatori e sull’Amortisation Test svolti ai sensi del Cover Pool Management Agreement, verificando l’accuratezza dei calcoli effettuati dal Calculation Agent ai sensi del Cover Pool Management Agreement. Con incarico separato, è attualmente previsto che l’Asset Monitor, su incarico di Credem, svolga ulteriori verifiche aventi ad oggetto in particolare la conformità degli attivi idonei costituenti il Portafoglio ai requisiti previsti dalla Normativa, la completezza, veridicità e tempestività delle informazioni messe a disposizione degli investitori e il rispetto dei limiti alla cessione e dei requisiti degli emittenti previsti dalle Istruzioni. • Representative of the Bondholders: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, esercita nei confronti di Credem e di Credem CB i diritti delle controparti coinvolte nell’operazione nascenti dai Contratti del Programma. • Listing Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, ha il principale compito di gestire, per conto di Credem e di Credem CB, i rapporti e gli adempimenti con la Borsa presso cui saranno quotate le Obbligazioni Bancarie Garantite. Si specifica infine che alcuni contratti del Programma prevedono che i soggetti incaricati dello svolgimento di alcune attività e alcuni ruoli sopra indicati siano dotati, ai fini di tali incarichi, di determinati livelli di rating. Pertanto, seppure alcuni ruoli risultino attualmente ricoperti da Credem, è possibile che in futuro gli stessi possano essere assegnati a soggetti esterni al Gruppo. I rischi connessi con l’operazione Il Programma di Emissione di Obbligazioni Bancarie Garantite comporta i seguenti rischi finanziari rispetto ai quali sono state adottate varie misure di mitigazione: rischio dell’Emittente, rischio di tasso, rischio di credito, rischio di liquidità, rischio di rifinanziamento, rischio di controparte, rischi legali legati all’operazione. La funzione di revisione interna di Credem (Servizio AUDITING) effettua, almeno ogni 12 mesi, una completa verifica dei controlli svolti, anche avvalendosi delle informazioni ricevute e delle valutazioni espresse dall’Asset Monitor. I risultati di tali verifiche sono portati a conoscenza degli organi aziendali. Caratteristiche principali del Programma La struttura finanziaria del Programma prevede che Credem proceda all’emissione in più serie successive di Obbligazioni Bancarie Garantite con rating atteso pari a Aa2 e A+ espresso rispettivamente dalle seguenti società di rating: Moody’s Investors Services Inc. e Fitch Rating Limited. Tali obbligazioni sono state collocate ad investitori istituzionali con il supporto dei Dealers di tempo in tempo selezionati. In fase iniziale gli Arrangers del Programma sono stati Barclays Bank PLC e Société Générale; attualmente il ruolo è unico ed è svolto da Barclays. Credem potrà emettere, a valere sul Programma, Obbligazioni Bancarie Garantite per un importo complessivo di tempo in tempo in essere non superiore ad Euro 5 miliardi. Tale importo massimo potrà essere incrementato in conformità a quanto previsto dalla documentazione contrattuale del Programma. Nell’ambito del Programma, Credem potrà emettere un ampio spettro di tipologie di titoli; tuttavia le tipologie attualmente più diffuse 10 sul mercato sono titoli c.d. soft bullet che prevedono il pagamento periodico di interessi, il rimborso in un’unica soluzione alla scadenza e la possibilità per la Società Veicolo, in caso di inadempimento di Credem, di posticipare la data di scadenza di un periodo aggiuntivo di tempo (di prassi, un anno). In data 10 novembre 2015, ottenuta l’approvazione del Prospetto da parte della Commission de Surveillance du Secteur Financier, Credem ha provveduto a rinnovare il Programma di emissione di obbligazioni bancarie garantite. Oltre alle emissioni già effettuate nel 2010, 2011, 2012, 2013 e 2014 non sono state effettuate nuove emissioni di Covered Bond nel corso del 2015 e del primo semestre 2016. Al 30 giugno 2016 il controvalore nominale delle emissioni è pari a 2.1 miliardi di euro. Programma Canossa CB Nel mese di agosto 2012 Credem ha perfezionato la costituzione di un secondo programma di Covered Bond per un ammontare massimo di 5 miliardi di euro, assistito da mutui residenziali e commerciali erogati da Credem. Il programma è stato specificamente strutturato per poter migliorare il rapporto tra quantità degli attivi presenti nel cover pool a garanzia delle obbligazioni emesse e l’ammontare dei covered bond emettibili oltre che per accogliere una gamma di attivi più ampia rispetto al primo programma. In data 26 luglio 2012, il Consiglio di Amministrazione ha approvato la cessione da parte di Credem di un portafoglio di crediti per un valore circa pari ad Euro 0,5 miliardi in favore di Canossa CB srl, Società Veicolo (Special Purpose Vehicle, SPV) selezionata per la partecipazione al Programma e partecipata al 70% da Credem. In data 25 ottobre 2012, il Consiglio di Amministrazione ha approvato la cessione da parte di Credem di un secondo portafoglio di crediti per un valore di circa Euro 0,73 miliardi in favore di Canossa CB srl. A maggio 2013 è stata effettuata una nuova cessione da parte di Credem di un terzo portafoglio di crediti per un valore di circa Euro 0,57 miliardi in favore di Canossa CB srl. Nel corso del mese di giugno 2015, Credem ha riacquistato da Canossa CB S.r.l. un portafoglio di crediti per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 1 miliardo.Nel corso del mese di marzo 2016, Credem ha riacquistato da Canossa CB S.r.l. tutto il portafoglio di crediti residuo per un importo in linea capitale complessivo di circa Euro 0,37 miliardi. In data 12 maggio 2016 il Consiglio di Amministrazione di Credito Emiliano ha approvato la chiusura del programma di emissione di obbligazioni bancarie garantite da Canossa CB. Il Portafoglio di cessione Alla data contabile del 30 giugno 2016 non risultano presenti crediti nel Cover Pool di Canossa CB. Finanziamento Subordinato In data 31 luglio 2012 Credem e Canossa CB hanno sottoscritto un contratto di finanziamento subordinato, mediante il quale Credem ha concesso a Canossa CB un finanziamento subordinato per il pagamento del corrispettivo di acquisto del Portafoglio Iniziale e si è obbligata a concedere a Canossa CB ulteriori finanziamenti subordinati ciascuno di importo pari al corrispettivo da corrispondersi da parte di Canossa CB in relazione all’acquisto dei successivi portafogli di crediti che saranno ceduti da Credem secondo i termini e le condizioni previste dal Contratto Quadro di Cessione. Un ulteriore finanziamento subordinato è pertanto stato concesso in sede di cessione del Secondo e Terzo Portafoglio di mutui, per un importo pari al relativo prezzo di cessione. A fine giugno 2016 sono stati perfezionati i documenti necessari alla chiusura del programma e del finanziamento subordinato. Asset Swap Non sono stati stipulati contratti swap tra la Società Veicolo e Credem. Conti correnti Il Programma prevede un’articolata struttura di conti correnti sui quali sono appoggiati i flussi finanziari dell’operazione. Alla strutturazione dell’operazione, sono stati attivati una serie di conti intestati alla Società Veicolo ed in particolare, a scopo non esaustivo: Collection Accounts, Reserve Account, Payments Account, Eligible Investment Account e Expenses Account. 10 A fine giugno 2016 sono stati perfezionati i documenti necessari alla chiusura del programma e dei conti correnti ad esso strumentali. Soggetti coinvolti nel Programma Con riferimento a tale sezione si riassumono i principali ruoli e controparti coinvolte nell’operazione: • Servicer: ruolo svolto da Credem che, in tale qualità, è stato incaricato da Canossa CB delle attività di incasso e recupero dei crediti inclusi nel Portafoglio Iniziale e nei portafogli che Credem stessa cederà a Canossa CB ai sensi del Contratto Quadro di Cessione. • Investment Manager: ruolo svolto da Credem che, in tale qualità, è stato incaricato di investire la liquidità disponibile sui conti correnti aperti da Canossa CB e di redigere e inviare alle parti di tale contratto il c.d. Investment Manager Report, contenente l’indicazione dei risultati dell’attività di investimento svolta in esecuzione delle istruzioni ricevute. • Account Bank: ruolo attualmente svolto da Credem presso cui, in tale qualità, sono stati aperti i conti correnti intestati a Canossa CB e sui cui viene depositata la liquidità da utilizzarsi per i pagamenti previsti dalla struttura del Programma. • Principal Paying Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, ha il principale compito di determinare ed effettuare (sia per conto di Credem che per conto di Canossa CB) i pagamenti dovuti, in linea capitale e in linea interessi, in favore dei portatori delle Obbligazioni Bancarie Garantite. • Calculation Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, ha il principale compito di redigere e inviare alle parti del contratto il c.d. Payments Report, contenente l’indicazione dei fondi disponibili di titolarità di Canossa CB e dei pagamenti da effettuarsi, secondo l’ordine di priorità dei pagamenti determinato dalle parti dell’operazione ai sensi dell’Intercreditor Agreement, a valere su tali fondi disponibili. • Asset Monitor: ruolo svolto da BDO Italia S.p.A. che, in tale qualità, effettua i calcoli e le verifiche sui Test Obbligatori e sull’Amortisation Test svolti ai sensi del Cover Pool Management Agreement, verificando l’accuratezza dei calcoli effettuati dal Calculation Agent ai sensi del Cover Pool Management Agreement. Con incarico separato, è attualmente previsto che l’Asset Monitor, su incarico di Credem, svolga ulteriori verifiche aventi ad oggetto in particolare la conformità degli attivi idonei costituenti il Portafoglio ai requisiti previsti dalla Normativa, la completezza, veridicità e tempestività delle informazioni messe a disposizione degli investitori e il rispetto dei limiti alla cessione e dei requisiti degli emittenti previsti dalle Istruzioni. • Representative of the Bondholders: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, esercita nei confronti di Credem e di Canossa CB i diritti delle controparti coinvolte nell’operazione nascenti dai Contratti del Programma. • Listing Agent: ruolo svolto da BNP Paribas Securities Services che, in tale qualità, ha il principale compito di gestire, per conto di Credem e di Canossa CB, i rapporti e gli adempimenti con la Borsa presso cui saranno quotate le Obbligazioni Bancarie Garantite. Caratteristiche principali del Programma In data 29 maggio 2015, è scaduta l’ultima emissione effettuata a valere sul Programma. Al 30 giugno 2016 non vi sono emissioni in essere. Per una più efficiente gestione della liquidità, il Programma è stato oggetto di chiusura nel corso del 1° semestre 2016. Indicazione dei metodi per il calcolo degli importi delle esposizioni ponderati per il rischio che la banca applica all’attività di cartolarizzazione Le cartolarizzazioni producono effetti sulla situazione patrimoniale delle banche, sia che esse si pongano come cedenti delle attività o dei rischi sia che assumano la veste di acquirenti dei titoli emessi dal veicolo o dei rischi di credito. In particolare, la banca cedente (originator), al verificarsi di determinate condizioni elencate nella normativa, può escludere dal calcolo dei requisiti patrimoniali le attività cartolarizzate e, nel caso di banche che adottano i metodi basati sui rating interni, le relative perdite attese. Sono previsti diversi metodi di calcolo del valore ponderato delle posizioni verso la cartolarizzazione, la cui applicazione dipende dalla metodologia (standardizzata o basata 10 sui rating interni) che la banca avrebbe applicato alle relative attività cartolarizzate per determinare il requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito. Nel caso in cui la banca adotti il metodo standardizzato per il calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito, per le attività cartolarizzate cui si riferiscono le posizioni detenute verso la cartolarizzazione, l’importo ponderato per il rischio viene calcolato secondo un metodo che attribuisce, di regola, alle posizioni verso la cartolarizzazione una ponderazione che dipende dal rating attribuito da una ECAI. Le agenzie esterne di valutazione, ECAI (External Credit Assessment Institution), del merito di credito utilizzate dal Gruppo al 30 giugno 2016 per le cartolarizzazione di terzi sono Fitch Ratings e Standard & Poor’s. 10 AMMONTARE DELLE ESPOSIZIONI CARTOLARIZZATE DALLA BANCA E ASSOGGETTATE ALLE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CARTOLARIZZAZIONI ESPOSIZIONI RIPARTITE IN FUNZIONE DI FASCE DI PONDERAZIONE DEL RISCHIO Attività di rischio per cassa FASCE DI PONDERAZIONE DEL RISCHIO Clausole di rimborso anticipato Attività di rischio fuori bilancio Cartolarizzazioni proprie Cartolarizzazioni di terzi Cartolarizzazioni proprie Cartolarizzazioni di terzi Cartolarizzazioni proprie Tipo cartolarizzazione Tipo cartolarizzazione Tipo cartolarizzazione Tipo cartolarizzazione Tipo cartolarizzazione Tradizionale Sintetica Tradizionale Sintetica Tradizionale Sintetica Tradizionale Sintetica Tradizionale Sintetica Ponderazione 20% - - 31.312 - - - - - - - Ponderazione 50% - - 13.484 - - - - - - - Ponderazione 100% Totale 30/06/2016 - - 5.993 - - - - - - - - - 50.789 - - - - - - - Totale 31/12/2015 - - 62.414 - - - - - - - 10 Esposizioni derivanti dalle principali operazioni di cartolarizzazione di “terzi”, ripartite per tipologia di attività cartolarizzate e per tipo esposizione Esposizioni per cassa Valore di bilancio Rettifiche/riprese di valore Valore di bilancio Rettifiche/riprese di valore Valore di bilancio Rettifiche/riprese di valore Valore di bilancio Rettifiche/riprese di valore Valore di bilancio Rettifiche/riprese di valore Valore di bilancio Rettifiche/riprese di valore Valore di bilancio Rettifiche/riprese di valore Valore di bilancio Rettifiche/riprese di valore Junior Rettifiche/riprese di valore Mezzanine - - - - - - - - - - - - - 3.011 17 - - - - - - - - - - - - - - - - 1.508 8 - - - - - - - - - - - - - - - - Mutui residenziali 4.522 11 - - - - - - - - - - - - - - - - BP MORTGAGES 07/44TV Mutui residenziali 551 3 - - - - - - - - - - - - - - - - 1.051 5 - - - - - - - - - - - - - - - - 5.354 64 - - - - - - - - - - - - - - - - 3.362 26 - - - - - - - - - - - - - - - - 4.006 73 - - - - - - - - - - - - - - - - 3.100 28 - - - - - - - - - - - - - - - - 1.766 10 - - - - - - - - - - - - - - - - Mutui residenziali 4.942 9 - - - - - - - - - - - - - - - - GREAT H.FRN-A2BMZ39 Mutui residenziali 4.053 9 - - - - - - - - - - - - - - - - 1.258 22 - - - - - - - - - - - - - - - - 3.482 -5 - - - - - - - - - - - - - - - - 6.519 38 - - - - - - - - - - - - - - - - Mutui residenziali Mutui residenziali A.3 BERICA 5 RE 04-41 TV A.4 BP MORTGAGES 07/43TV Mutui residenziali A.6 CASSA C.S. 07/43 TV A.7 CORDUSIO FRN35 EUR Mutui residenziali Mutui residenziali CORDUSIO FRN42 EUR Mutui residenziali CORDUSIO FRN40 A2 Mutui residenziali E-MAC NL FRN -A-GE37 Mutui residenziali A.11 F-E MORTGAGES03/43TV A.12 FIP FUNDING 05-23 A2 Mutui residenziali A.14 HIPOTOTTA4-CL/A ST48 A.15 PARAGON8-CL/A2B AP35 Mutui residenziali Mutui residenziali A.16 Senior - BERICA 1 MBS04-35 TV A.13 Junior - A.2 A.10 Mezzanine - ASTI FINANCE 41 EUR A.9 Senior 15 A.1 A.8 Junior 2.304 Tipologia attività sottostanti/ Esposizioni A.5 Mezzanine Linee di credito Valore di bilancio Senior Garanzie rilasciate VELA H.FRN LG40CL.A3 Mutui residenziali 109 11. RISCHIO OPERATIVO Il Gruppo ha sviluppato un sistema integrato di gestione dei rischi operativi assunti che, in attuazione degli indirizzi strategici, consente di rafforzare la capacità delle Unità Organizzative di gestirli consapevolmente, introducendo strumenti di rilevazione, misurazione e controllo tali da garantire un’assunzione dei rischi consapevole e compatibile con le strategie di Governance e con le condizioni economiche e patrimoniali, nel rispetto delle indicazioni provenienti dalle Autorità di Vigilanza”. Il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato il regolamento “Gestione dei rischi operativi” (Regolamento ORM) con cui definisce le politiche di gestione del rischio operativo a livello di Gruppo e Banca e determina un sistema comune e coordinato caratterizzato da regole condivise per l’allocazione di compiti e responsabilità. Il regolamento definisce come rischio operativo “il rischio di perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di processi, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esogeni, ivi compreso il rischio giuridico; non sono inclusi quelli strategici e di reputazione”. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione della Capogruppo ha approvato, ai fini della determinazione del requisito patrimoniale, l’utilizzo del metodo TSA per tutte le società appartenenti al Gruppo Bancario. Non sono intervenute variazioni significative rispetto all’esercizio precedente in relazione al modello di gestione dei rischi operativi che di seguito viene rappresentato sinteticamente: l’Organo con funzioni di supervisione strategica di Gruppo è identificato nel Consiglio di Amministrazione di Credito Emiliano SpA, Capogruppo del Gruppo Bancario Credito Emiliano – CREDEM. L’azione viene esercitata con il supporto del Comitato Consiliare Rischi di Gruppo (Comitato di Governance, privo di deleghe, istituito con la finalità di svolgere un ruolo istruttorio). A livello di Gruppo sono stati individuati più organi con funzioni di gestione, coincidenti con i Consigli di Amministrazione delle singole controllate, che hanno adottato il Regolamento ORM traducendo il relativo “schema” nella specifica realtà aziendale ed individuando concretamente le funzioni “locali” richieste per il buon esito del processo. Dal punto di vista operativo gli organi con funzione di supervisione strategica e quelli con funzioni di gestione sono supportati dall’attività dell’ufficio Rischi Operativi e di Credito (ROC). Nell’ambito del processo coordinato centralmente da ROC (c.d. “ORM Centrale”), l’attività viene svolta con il supporto di alcune funzioni “ORM Periferico” appartenenti a diversi servizi della banca. L’Organo con funzioni di controllo è identificato nel Collegio Sindacale, coerentemente con la disciplina vigente relativa agli enti che adottano un modello “tradizionale” di governance societaria. Più in particolare, il Collegio della Capogruppo è responsabile di vigilare sull’osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie, sulla corretta amministrazione, sull’adeguatezza degli assetti organizzativi e contabili del Gruppo anche tramite il coordinamento con gli omologhi organi collegiali presenti nelle controllate. Nell’espletamento delle proprie attività tale organo viene supportato dal Servizio Audit di Gruppo. Il Regolamento ORM istituisce, inoltre, specifici flussi informativi verso l’organo di controllo delle società interessate dal modello TSA (a livello individuale e consolidato, secondo le rispettive competenze). Il Sistema di Gestione dei Rischi Operativi è periodicamente sottoposto a revisione indipendente da parte del Servizio Audit della Capogruppo. Il sistema di gestione dei rischi operativi è definito come l’insieme strutturato dei processi funzioni e risorse per l’identificazione, la valutazione e il controllo dei rischi operativi ed è articolato nei seguenti sottoprocessi: • Identificazione; • Misurazione; • Monitoraggio e Controllo; • Mitigazione. Il processo di “Identificazione” è composto dalle seguenti procedure: • Loss Data Collection: consiste nella raccolta dei dati di perdita operativa interna con il coinvolgimento diretto di tutte le unità di business. In tale ambito, gli eventi di perdita operativa (inclusi quelli di natura informatica) sono classificati per Business Line (corporate finance, trading and sales, retail banking, commercial 110 • • banking, payment and settlement,, agency services, asset management, retail Brokerage) ed Event Type (frodi interne, frodi esterne, rapporto di impiego e sicurezza sul lavoro, clientela - prodotti e prassi professionali, danni da eventi esterni, interruzioni dell’operatività e disfunzioni dei sistemi, esecuzione, consegna e gestione dei processi); Risk Self Assessment: consiste nella raccolta, attraverso questionario, di stime soggettive espresse dai risk owner con riferimento agli eventi di natura operativa (inclusi quelli di natura informatica) potenzialmente rilevanti per le proprie unità di business; Data Pooling/Comunicazione verso enti esterni: consiste nella partecipazione ad iniziative consortili esterne e nella gestione delle relative interrelazioni (ad es. consorzio DIPO) ed alla comunicazione dei dati di perdita operativa raccolti agli Organi di Vigilanza (Banca d’Italia e Banca Centrale Europea). Il processo di “Misurazione” è rappresentato dalla quantificazione del Capitale a Rischio (CaR) mediante stime soggettive. Le metodologie di misurazione delle perdite attese e inattese sono finalizzate ad un’attività di controllo ed individuazione di situazioni potenzialmente critiche e si basano sulla esecuzione di questionari (RSA), con frequenza almeno annuale, che per ogni tipologia di evento richiedono ai responsabili delle unità organizzative (UO) che possono generare/gestire i rischi operativi, una stima soggettiva di alcuni fattori di rischio: • “frequenza tipica”, il numero medio atteso di eventi nell’arco temporale di riferimento; • “impatto tipico”, la perdita media attesa per tipologia di evento; • “impatto peggiore”, l’impatto del singolo evento qualora esso si manifesti nel peggior modo (ragionevolmente) concepibile. L’analisi è svolta su più livelli: unità organizzativa, business units, società e gruppo consolidato e per ogni livello sono prodotti: un valore di perdita attesa ed un valore di perdita inattesa. Il processo di “Monitoraggio e controllo” mira a identificare tempestivamente eventuali disfunzioni nei processi aziendali o nelle procedure di gestione del rischio al fine di consentire di valutare le necessarie azioni di mitigazione. I Rischi Operativi sono inoltre monitorati all’interno del più ampio processo di Risk Appetite Framework (RAF) di Gruppo (monitoraggio trimestrale). Il sistema di reporting fornisce agli organi aziendali ed ai responsabili delle funzioni interessate informazioni sul livello di esposizione ai rischi operativi e rappresenta uno strumento di supporto per la loro gestione attiva e rappresenta la sintesi dei processi di misurazione, monitoraggio e controllo. Il processo di “Mitigazione” definisce le azioni da intraprendere per la prevenzione e l’attenuazione dei rischi operativi ed è composto dalle seguenti procedure: • Analisi gestionale: consiste nell’analisi delle criticità emerse e delle diverse possibili soluzioni a disposizione nell’ambito delle tradizionali modalità alternative di gestione del rischio (ritenzione, trasferimento, mitigazione), in ottica costi-benefici; • Gestione dell’attività di mitigazione: consiste nella scelta, pianificazione, avvio delle attività, implementazione e completamento degli interventi di mitigazione messi in atto e successivo controllo dell’avanzamento e dell’efficacia degli interventi di mitigazione del rischio attuati; • Gestione delle forme di trasferimento: consiste nella individuazione, valutazione, scelta e gestione delle diverse forme di trasferimento del rischio. La classificazione delle attività nelle linee di business regolamentari è declinata nelle fasi di: • mappatura dati; • determinazione requisito patrimoniale individuale. La mappatura dei dati si delinea a livello individuale attraverso il collocamento di ciascuno dei centri gestionali nella business line regolamentare di pertinenza seguendo i principi sanciti dal Regolamento UE n. 575/2013; segue quindi l’individuazione delle fonti dati che riportano i dati reddituali di tali centri e gli eventuali criteri di ripartizione. In applicazione della mappatura definita, ciascuna società procede alla determinazione dei valori per centro, alla collocazione sulle business line previste e alla determinazione del requisito individuale. Le attività definite per la determinazione del requisito patrimoniale consolidato prevedono l’identificazione dell’”Indicatore Rilevante” individuale e la componente riconducibile a 111 ciascuna società del Gruppo per business line regolamentare (da determinarsi in coerenza con i criteri sanciti nella mappatura utilizzata a fini individuali). Il requisito patrimoniale a fronte dei rischi operativi, calcolato sull’ Indicatore Rilevante del triennio 2013 - 2015, è pari a 117,4 milioni di euro. Si riporta di seguito la composizione percentuale delle perdite operative del Gruppo Credem per tipologie di evento: • ET 01 - Frode Interna • ET 02 - Frode esterna • ET 03 - Relazioni con il personale e sicurezza dell'ambiente di lavoro • ET 04 - Rapporti con clienti, prestazioni di servizi e prodotti • ET 05 - Disastri ed altri eventi • ET 06 - Sistemi • ET 07- Esecuzione, gestione, consegna di servizi e prodotti Nel corso del I semestre 2016, la principale fonte di rischio operativo, per importo di perdita, è risultata essere la tipologia di evento “Esecuzione, gestione e consegna di prodotti o servizi” (ET 07) che include le perdite dovute a problemi nel trattamento ed esecuzione delle operazioni e nella gestione dei processi (circa l’89% di tale importo è riconducibile all’ammontare di sanzioni e interessi a seguito all’accertamento fiscale ai fini IRES per gli anni 20072014 che ha visto coinvolta la società Euromobiliare AM SgR). La seconda fonte di rischio operativo si riferisce a “Rapporti con clienti, prestazioni di servizi o prodotti” (ET 04) che include le perdite derivanti da inadempienze, involontarie o per negligenza, relative a obblighi professionali verso clienti, ovvero dalla natura o dalla configurazione del prodotto e, subito dopo in ordine di incidenza, ci sono le perdite derivanti da “Frodi Interne” (ET 01). Circa l’84% dell’importo relativo a questi ultimi due ET, è riconducibile al Conduct Risk. Le frodi esterne (ET 02) ricoprono il 13% delle perdite totali del Gruppo (il 3% di tale importo è dovuto a perdite riconducibili al rischio informatico). Infine, in maniera ridotta, si sono registrate perdite dovute a relazioni con il personale e sicurezza dell'ambiente di lavoro (ET 03). Quasi nulle, in termini di incidenza, risultano essere le perdite dovute a “Disastri e altri eventi” (ET 05) e quelle legate a malfunzionamento dei sistemi tecnologici (ET 06). 112 12. ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE: INFORMAZIONI SULLE POSIZIONI INCLUSE NEL PORTAFOGLIO BANCARIO Nell’ambito del portafoglio bancario, il rischio di prezzo è legato essenzialmente alla presenza di partecipazioni e titoli di capitale all’interno del portafoglio “disponibili per la vendita”. Con riferimento alle partecipazioni quotate in mercati regolamentati, il rischio viene monitorato giornalmente attraverso il calcolo del Value at Risk. Il processo di acquisizione delle informazioni relative al pricing prevede: • nel caso di strumenti quotati su mercati regolamentati l’utilizzo del valore ufficiale (BID) registrato in detti mercati; • nel caso di strumenti non quotati l’utilizzo dei seguenti criteri: • prezzi desumibili da transazioni sui titoli oggetto di valutazione o su titoli comparabili; • valutazioni peritali; • multipli di mercato relativi a società similari per dimensione e aree di business; • modelli di valutazione comunemente adottati dalla prassi di mercato. Successivamente alla rilevazione iniziale, i titoli di capitale inclusi nel portafoglio bancario, contabilizzati nel portafoglio “Attività disponibili per la vendita”, sono valutati al fair value, mentre per quelli che non sia possibile determinare il fair value in maniera attendibile secondo le linee guida sopra indicate, sono mantenuti al costo. La verifica dell’esistenza di obiettive evidenze di riduzione di valore viene effettuata ad ogni chiusura di bilancio o di situazione infrannuale. Con riferimento ai titoli di capitale (inclusi i fondi), è ragionevole ipotizzare che le azioni in portafoglio siano da assoggettare ad Impairment prima dei titoli obbligazionari emessi dalla stessa società emittente; pertanto, gli indicatori di svalutazione dei titoli di debito emessi da una società, ovvero la svalutazione di tali titoli di debito, sono forti indicatori dell’Impairment dei titoli di capitale della stessa società. Inoltre, per stabilire se vi è una evidenza di Impairment per un titolo di capitale, oltre alla presenza degli eventi indicati dallo IAS 39.59, ed alle considerazioni in precedenza riportate ove applicabili, sono da considerare i due seguenti eventi (IAS 39.61): • cambiamenti significativi con effetti avversi relativi alle tecnologie, mercati, ambiente economico o legale relativamente all’emittente, che indicano che il costo dell’investimento non può più essere recuperato; • un significativo o prolungato declino nel Fair Value dell’investimento al di sotto del suo costo. Si procede, normalmente, a rilevare un Impairment se: • il Fair Value del titolo è inferiore al 35% rispetto al valore di carico di prima iscrizione; oppure • il Fair Value è inferiore al valore di carico per un arco temporale di almeno 18 mesi. Relativamente agli investimenti in strumenti rappresentativi di capitale, la necessità di rilevare un Impairment considera, in caso non si verifichino le condizioni sopra indicate, singolarmente o congiuntamente, le seguenti situazioni: • il Fair Value dell’investimento risulta significativamente inferiore al costo di acquisto o comunque è significativamente inferiore a quello di società similari dello stesso settore; • il management della società non è considerato di adeguato standing ed in ogni caso capace di assicurare una ripresa delle quotazioni; • si rivela la riduzione del “credit rating” dalla data dell’acquisto; • significativo declino dei profitti, dei cash flow o nella posizione finanziaria netta dell’emittente dalla data di acquisto; • si rileva una riduzione o interruzione della distribuzione dei dividendi; • scompare un mercato attivo per i titoli obbligazionari emessi; • si verificano cambiamenti del contesto normativo, economico e tecnologico dell’emittente che hanno un impatto negativo sulla situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria dello stesso; 113 • esistono prospettive negative del mercato, settore o area geografica nel quale opera l’emittente. Gli utili o le perdite derivanti da una variazione di fair value vengono rilevati in una specifica Riserva di patrimonio netto sino a che l’attività finanziaria non viene cancellata o non viene rilevata una perdita di valore. Al momento della dismissione o della rilevazione di una perdita di valore, l’utile o la perdita cumulati vengono riversati a conto economico. Qualora i motivi della perdita di valore siano rimossi a seguito di un evento verificatosi successivamente alla rilevazione della riduzione di valore, vengono effettuate riprese di valore con imputazione a conto economico, nel caso di crediti o titoli di debito, ed a patrimonio netto nel caso di titoli di capitale. L’ammontare della ripresa non può in ogni caso superare il costo ammortizzato che lo strumento avrebbe avuto in assenza di precedenti rettifiche. ESPOSIZIONI IN STRUMENTI DI CAPITALE CLASSIFICATI NEL PORTAFOGLIO “ATTIVITÀ DISPONIBILI PER LA VENDITA” E “PARTECIPAZIONI” Gruppo bancario Voci/Valori Livello 1 Titoli di capitale Livello 2 Livello 3 - 2.357 232.105 1.095 - 1.124 Totale 30 giugno 2016 1.095 2.357 233.229 Totale 31 dicembre 2015 1.116 - 251.028 Quote di O.I.C.R. I Livelli utilizzati per le classificazioni sono i seguenti: • “livello 1”: se lo strumento finanziario è quotato in un mercato attivo; • “livello 2”: se il fair value è misurato sulla base di tecniche di valutazione che prendono a riferimento parametri osservabili sul mercato, diversi dalle quotazioni dello strumento finanziario; • “livello 3”: se il fair value è calcolato sulla base di tecniche di valutazione che prendono a riferimento parametri non osservabili sul mercato. I titoli di capitale classificati, includono il valore delle società Credemvita e Credemassicurazioni, consolidate con il metodo del patrimonio netto. I titoli di capitale classificati nelle “attività finanziarie disponibili per la vendita” sono principalmente rappresentati da partecipazioni non qualificate. Gli investimenti azionari classificati nella voce “Attività finanziarie disponibili per la vendita” sono valutati al fair value. I titoli di capitale, per i quali il fair value non risulta attendibile o verificabile, sono iscritti al costo, rettificato a fronte dell’accertamento di perdite per riduzione di valore. A tali titoli è stato attribuito il livello di fair value 3. Nel portafoglio bancario rientrano anche le partecipazioni in società collegate, consolidate al patrimonio netto. Utili e perdite complessivamente realizzati nel periodo di riferimento a seguito di cessioni e liquidazioni Nel corso dell’esercizio sono state realizzati utili per 11.231 mila euro relativi alle interessenze in titoli di capitale. 114 13. RISCHIO DI TASSO DI PORTAFOGLIO BANCARIO INTERESSE SULLE POSIZIONI INCLUSE Il Gruppo adotta la definizione normativa di rischio di tasso di interesse sul banking book, secondo cui il rischio in oggetto è: “il rischio di tasso di interesse derivante da attività diverse dalla negoziazione: rischio derivante da variazioni potenziali dei tassi di interesse”. Il rischio di tasso di interesse è generato dagli sbilanci derivanti dall’attività caratteristica, come conseguenza di differenze nelle scadenze e nei periodi di ridefinizione delle condizioni di tasso di interesse delle poste attive e passive. La politica di gestione del rischio di tasso d’interesse sul banking book è volta alla stabilizzazione del margine di interesse sul portafoglio bancario, mantenendo uno sbilancio tendenzialmente contenuto e all’interno dei massimali definiti nel “Regolamento per l’assunzione dei rischi finanziari”. Eventuali modifiche a tale Regolamento ed ai massimali in esso espressi possono essere sottoposte a delibera del Consiglio di Amministrazione su proposta della Business Unit Finanza, sentito preventivamente il parere della funzione di Risk Management. Nell’ambito delle linee guida e delle soglie di tolleranza massima indicate dal Consiglio di Amministrazione, coerentemente con il Risk Appetite Framework di gruppo, al Comitato Asset & Liability Management (ALM) sono assegnati poteri decisionali per la declinazione delle strategie definite in merito a: • struttura finanziaria delle attività e delle passività della banca; • livello di rischio di tasso e liquidità complessivo desiderato; • politiche di funding del Gruppo e proposizione del funding plan annuale della Capogruppo, formulato dalla Business Unit Finanza di concerto con il Servizio Valore. Tali indicazioni costituiscono il presupposto e garantiscono la coerenza complessiva con gli obiettivi gestionali che ogni funzione aziendale definisce nell'ambito delle proprie autonomie. Gli indirizzi strategici, e le conseguenti scelte gestionali, sono finalizzati a: • stabilizzare nel tempo il margine di interesse; • garantire un adeguato grado di liquidità, solvibilità e mismatching delle scadenze. La gestione operativa del rischio di tasso di interesse sul banking book è attribuita alla Business Unit Finanza, nell’ambito delle autonomie assegnate dal Regolamento per l’assunzione dei rischi finanziari, in coerenza con il Risk Appetite definito a livello di gruppo, ed in ottemperanza agli indirizzi strategici espressi dal Comitato ALM. Nell’attività di gestione la Business Unit Finanza si avvale di un modello rappresentativo del rischio tasso basato sulla visualizzazione lungo l’asse temporale delle operazioni per scadenza di repricing, al fine di evidenziare squilibri fra attivo e passivo. La Business Unit Finanza si occupa inoltre di proporre al Comitato ALM gli interventi ritenuti necessari a migliorare il profilo complessivo in termini di rischio di tasso (e di liquidità strutturale) e di realizzare operativamente tali interventi. Nell’ambito del processo di gestione dei rischi e di valutazione dell’adeguatezza patrimoniale e prospettica, la funzione di Risk Management: • sviluppa, con il supporto della Business Unit Finanza, le metodologie di misurazione del rischio di tasso di interesse sul banking book; • monitora giornalmente il rispetto dei limiti esplicitati nel “Regolamento per l’assunzione dei rischi finanziari”; • predispone reporting per la gestione e monitoraggio del rischio di tasso per il Comitato Consiliare Rischi di Gruppo. Il Report Giornaliero di sintesi del rispetto dei massimali presenta, fra le altre, le seguenti informazioni: • gap per fascia di scadenza sulle operazioni di raccolta e impiego in Euro e in valuta estera, i relativi massimali stabiliti dal Regolamento ed eventuali sconfini; • massimali di rischio tasso in termini di Ten Years Equivalent (Tye) ed eventuali sconfini; • limiti di concentrazione per divisa ed eventuali sconfini. 115 NEL Alla luce dei recenti interventi normativi (EBA/BCBS) riguardanti il rischio di tasso di interesse del banking book (IRRBB) e delle ulteriori segnalazioni sul tema previste a fronte della supervisione diretta da parte della BCE, è in corso a livello di gruppo un progetto di evoluzione e adeguamento delle policy sul rischio tasso, nonché delle metriche di misurazione, in coerenza con la regolamentazione europea di riferimento. Attività di copertura del fair value Si è adottata la metodologia contabile del Macro Fair Value Hedge per la copertura del rischio di tasso associato a: • mutui a tasso fisso, • mutui a tasso variabile con opzione “cap”, per coprire il rischio tasso generato dall’opzione. • componente core anelastica della raccolta a vista. Si è adottata, inoltre, la metodologia contabile del Micro Fair value Hedge per la copertura del rischio di tasso associato a: • titoli di debito in regime contabile AFS, • prestiti obbligazionari a tasso fisso emessi dal Credito Emiliano; • titoli emessi da banche e detenuti nel portafoglio crediti. L’applicazione della metodologia di hedge accounting consente di rappresentare contabilmente in modo simmetrico sia le poste coperte che i prodotti derivati utilizzati per la copertura. In particolare, per la copertura del rischio di tasso, vengono utilizzati strumenti derivati non quotati (IRS, OIS, IRO) che consentono di riallineare le differenze tra le caratteristiche finanziarie degli impieghi e della raccolta. Il Fair Value Hedge prevede che la relazione di copertura sia formalmente documentata da una hedging card e che la tenuta della copertura sia verificata attraverso dei test di efficacia sia prospettici che retrospettivi. Se i test di efficacia danno esito positivo è passata in contabilità una rettifica relativa al Fair Value dello strumento coperto, per allineare la sua modalità di valutazione a quello dello strumento di hedging. Tali test di efficacia sono svolti periodicamente durante tutta la vita dell’operazione. La copertura è considerata efficace se il rapporto tra la variazione di fair value dell’elemento coperto rispetto allo strumento di copertura è compreso nel range 80%-125%. Il test di verifica della tenuta prospettica e retrospettiva delle coperture è svolto su base trimestrale. L’hedge accounting non può essere mantenuto qualora la copertura divenga inefficace (fuori dal range 80%-125%). Per quanto riguarda le poste a vista, il gruppo adotta un modello di valutazione che permette di quantificarne gli effetti di persistenza nel tempo e di imperfetta elasticità alla variazione dei tassi di mercato (effetto vischiosità). La modellizzazione è basata sulle serie storiche interne dei comportamenti della clientela, e si costituisce di due componenti: la stima della relazione dei tassi delle poste a vista con i tassi di mercato in base ad un modello econometrico (modello tassi); la stima della persistenza dei volumi (modello volumi), attraverso la quale l’ammontare delle poste a vista viene tradotto in un portafoglio di poste a tasso fisso a scadenza (replicating portfolio). Nel corso del 2015 il gruppo ha effettuato un aggiornamento del modello di valutazione, le cui innovazioni consistono principalmente nell’introduzione di nuovi regressori nel modello econometrico dei tassi che consentono di separare il rischio tasso di interesse in senso proprio da altri fenomeni (es. credito) e l’adozione del concetto di mean life che consente di legare maggiormente l’holding period degli aggregati alla volatilità storica delle masse. Attività di copertura dei flussi finanziari Obiettivo di fondo delle operazioni di copertura effettuate secondo la metodologia del Cash Flow Hedge è quello di evitare che variazioni inattese dei tassi di mercato si ripercuotano negativamente sul margine di interesse. Sono presenti coperture di cash flow hedge su diverse forme di raccolta a tasso variabile già emessi e di futura emissione (forecast transaction). In particolare, per la copertura del rischio di tasso, vengono utilizzati strumenti derivati non quotati (IRS) che consentono di riallineare le differenze tra le caratteristiche finanziarie degli impieghi e della raccolta. L’obiettivo della copertura è l’eliminazione parziale del rischio di fluttuazioni dei flussi di cassa futuri determinati dall’andamento del tasso variabile lungo il periodo coperto e il conseguente raggiungimento di un’indicizzazione al 116 tasso fisso “obiettivo”, pari a quello sintetizzato dai flussi della “gamba” a tasso fisso del gruppo di strumenti di copertura. Nei precedenti esercizi è stato attivato il Cash Flow Hedge anche per i mutui a tasso variabile. La definizione dei pacchetti di mutui coperti in Cash Flow Hedge è stata fatta secondo i seguenti criteri: • stessa frequenza di pagamento • stesso tipo di indicizzazione • periodicità di revisione del tasso e liquidazione degli interessi (divisi nei seguenti 3 bucket: dal 1° al 10° giorno del mese, dal 11° al 20° e dal 21° a fine mese). L'omogeneità di tali caratteristiche del portafoglio mutui e dei relativi derivati garantisce l'efficacia della copertura e quindi permette di non effettuare il test al punto 2 del seguente paragrafo (test invece indispensabile per il Cash Flow Hedge su diverse forme di raccolta. Metodo di valutazione di efficacia Per la raccolta a tasso variabile coperta in Cash Flow Hedge vengono effettuati i seguenti test: 1. Verifica della capienza minima di nominale per ogni periodo futuro a partire del bucket in corso; 2. effettuazione del test prospettico e retrospettivo tramite la metodologia del derivato ipotetico, ovvero confronto fra il Fair Value del derivato di copertura rispetto al Fair Value del derivato ipotetico avente come gamba fissa gli stessi flussi dei derivati di copertura e come gamba variabile i flussi variabili dello strumento coperto pesato per le percentuali di copertura. Per i mutui coperti in Cash Flow Hedge viene verificato che lo swap di copertura sia stato concluso a condizioni di mercato, controllando il valore di Market To Market con la curva real time al momento della chiusura dell’operazione. Osservazioni sulla metodologia presentata Relativamente al Cash Flow Hedge delle diverse forme di raccolta (analogo discorso vale per il Cash Flow Hedge mutui cambiando i segni dei flussi e passività in attività) gli strumenti derivati per i quali si applica la metodologia in oggetto sono considerati come facenti parte di un unico gruppo di operazioni che presentano complessivamente un’esposizione di tipo “incasso tasso variabile/pagamento tasso fisso”. Tale gruppo di operazioni è considerato, lungo tutta la loro vita, a copertura parziale dei flussi che si generano su un gruppo di passività a tasso variabile (pagamento tasso variabile); tali passività sono rappresentate sia da posizioni debitorie già in essere, sia da operazioni future con le medesime caratteristiche (qualora rispettino i requisiti richiesti dal principio per essere designate come poste coperte ). All’interno di ciascun bucket, essendo coperto l’insieme omogeneo dei flussi generati dalle passività interessate dalla copertura, l’identificazione dei flussi coperti prescinde dalla correlazione dei medesimi rispetto ai nominali che li hanno generati (singole passività a tasso variabile), tuttavia i flussi oggetto di copertura vengono identificati come “i primi” complessivamente generati all’interno del bucket medesimo (cfr. IAS 39 IG §F.3.10). L’obiettivo della copertura è l’eliminazione di una porzione del rischio di variabilità dei flussi di cassa derivanti dalla ridefinizione delle “cedole” delle poste coperte. La designazione della relazione di copertura è riferita a precisi periodi di tempo futuro (bucket trimestrali per il Cash Flow Hedge titoli, bucket mensili per il Cash Flow Hedge mutui) e, in termini di porzione coperta, può essere differente da bucket a bucket in relazione alla posizione complessiva del gruppo dei derivati di copertura e delle operazioni coperte in essere alla fine di ogni bucket definito. La riduzione del rischio di variabilità dei flussi di cassa è ottenuta tramite la composizione di gruppi di elementi coperti e di poste di copertura che presentano caratteristiche di indicizzazione allo stesso tasso variabile e con date di definizione dei tassi “ragionevolmente” vicine (trimestre nel caso di Cash Flow Hedge su diverse forme di raccolta, 10 giorni nel caso del Cash Flow Hedge mutui). In sostanza, i flussi di cassa che verranno incassati in ognuno dei periodi definiti dalle cedole variabili del gruppo degli strumenti di copertura annulleranno una porzione (pari a quella generata sul capitale coperto) dei flussi di cassa complessivamente pagati sul gruppo di poste coperte (i flussi generati dai primi nominali in riprezzamento di ogni bucket fino a concorrenza del nominale delle operazioni di copertura per ogni periodo) trasformando l’esposizione complessiva nel bucket da variabile a fissa. 117 Affinché tale situazione si verifichi con un elevato livello di probabilità è necessario che i flussi di cassa (variabili) generati dai due gruppi siano allineati in termini di parametro e frequenza di indicizzazione e che le date di definizione dei tassi variabili dei singoli elementi presenti nei due gruppi siano sufficientemente ravvicinate fra di loro. Il concetto di alta probabilità delle operazioni attese Ai fini della designazione della relazione di copertura delle diverse forme di raccolta a tasso variabile, una forecast transaction deve essere1: • altamente probabile; • capace di incidere, in ultima istanza, sul conto economico, essendo variabili i flussi di cassa ad essa riconducibili . Per “altamente probabile” si intende una situazione tale per cui è molto più facile che la transazione avvenga piuttosto che non avvenga2. A tal fine, non è possibile dare una qualifica di “alta probabilità” a delle transazioni future solo sulla base delle intenzioni del management: è necessario supportare l’analisi con fatti e circostanze verificabili in modo oggettivo. Il principio fornisce un elenco degli elementi che è necessario prendere in considerazione ai fini della definizione del requisito di alta probabilità3. Questi sono: • la frequenza di transazioni simili nel passato; • le capacità finanziarie ed operative dell’entità nel portare a termine la transazione; • i piani strategici industriali (la transazione attesa deve essere in linea con le dimensioni dell’entità e con le sue prospettive di sviluppo); • l’attinenza della transazione con l’attività tipica dell’entità; • la probabilità che diverse operazioni con caratteristiche differenti tra loro possano essere intraprese per raggiungere lo stesso obiettivo; • l’attuale presenza di una sostanziale destinazione di risorse allo scopo in esame. Tre elementi condizionano l’entità e la forza delle “prove” necessarie al fine della dimostrazione dell’“alta probabilità” di una transazione futura: • l’orizzonte temporale della transazione futura. A parità di altre condizioni, più lontana nel tempo si prevede essere la transazione futura, meno certa è l’evenienza che questa si verificherà effettivamente e quindi più difficilmente dimostrabile è il requisito di “alta probabilità”. In questi casi saranno necessarie prove dell’"alta probabilità” che siano molto più consistenti (saranno, quindi, necessarie, ad esempio, forme contrattuali a supporto della transazione futura; il principio4 evidenzia come i flussi di interessi a venti anni derivanti da uno strumento di debito con questa scadenza sono “altamente probabili” in quanto supportati da un contratto che obbliga alla corresponsione di detti flussi); • la quantità/il valore delle transazioni future rispetto alle transazioni effettive della stessa natura. A parità di altre condizioni, maggiore è il valore delle transazioni future rispetto alle attuali, minore è la probabilità che queste si realizzeranno. Saranno, quindi, necessarie prove maggiormente consistenti a supporto della dimostrazione di “alta probabilità”; • la storia delle designazioni passate. Se storicamente si è verificato il fatto che le designazioni di coperture di transazioni future non si sono realizzate col venir meno della transazione stessa, questo è un segnale della scarsa capacità della società di valutare in modo attendibile come “altamente probabile” le transazioni future. Come evidenziato nell’Implementation guidance5 dello IAS 39, non è necessario che la società sia in grado di predire con esattezza la data in cui si verificherà la transazione futura. È, però, richiesto che sia ben identificato e, quindi, anche documentato il periodo in cui la transazione è attesa. Nel rispetto di quanto sopra riportato, il Comitato ALM ha inoltre fissato un limite al valore massimo delle forecast transaction. IAS 39 § 88 IAS 39 IG F.3.7 3 IAS 39 IG F.3.7 4 IAS 39 IG F.3.7 5 IAS39 IG F.3.11 1 2 118 L’importo delle forecast transaction non potrà superare il valore complessivo ipotizzato delle future emissioni obbligazionarie a tasso variabile (definito come differenza fra i volumi previsti come giacenze per ogni anno e l’ammontare delle obbligazioni già emesse). Per una corretta individuazione dei flussi in scadenza, oltre all’inerziale delle operazioni già effettuate, vengono anche valorizzati gli importi delle operazioni effettuate negli anni di previsione/proiezione; per convenzione la durata di queste emissioni viene ipotizzata a 2 e 3 anni. E’ inoltre stabilita una percentuale, decrescente con il trascorrere del tempo, del rapporto fra totale delle forecast transaction ipotizzate e le emissioni previste, al fine di esprimere un minore livello di probabilità delle forecast tanto più sono lontane nel tempo. Modelli interni e altre metodologie per l’analisi di sensitività Vengono sinteticamente esposti i risultati delle analisi di rischio di tasso di interesse, limitatamente al portafoglio bancario. In particolare, la tabella sotto riportata, mostra i dati relativi all’impatto sul margine di interesse (shift sensitivity analysis), su un orizzonte temporale di 12 mesi, nell’ipotesi di una variazione parallela dei tassi di interesse di +/100 punti base. La misura è basata sulle posizioni a fine anno, senza includere dunque ipotesi su futuri cambiamenti della composizione di attività e passività. Per quanto riguarda le poste a vista, il dato include le risultanze del modello di stima descritto sopra, basato sulle serie storiche interne dei comportamenti della clientela. L’analisi è relativa al Gruppo ed è condotta coerentemente con la metodologia utilizzata ai fini delle nuove segnalazioni Short Term Exercise – STE per il rischio di tasso. Ipotesi di shift parallelo (dati in milioni di euro) Dati 06/2016 Shock -100 b.p. Shock +100 b.p. -64,8 +60,9 119 14. ATTIVITÀ VINCOLATE L’ Autorità Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato nel luglio 2014 una versione aggiornata del set di norme tecniche di attuazione (ITS - implementing technical standards) in materia di rendicontazione sull’ asset encumbrance (attività vincolate). Gli ITS emanati ai sensi dell’art. 100 del Regolamento (UE) N. 575/2013 (c.d. CRR) , prevedono l’obbligo per gli enti creditizi e per le imprese di investimento di segnalare alle autorità competenti, il livello di tutte le attività vincolate, che il Regolamento individua nei contratti di vendita con patto di riacquisto, operazioni di concessione di titoli in prestito e, genericamente, in tutte le forme di gravame sulle attività. La Banca d’Italia ha pubblicato il 3° aggiornamento della Circolare n. 286 (Istruzioni per la compilazione delle segnalazioni prudenziali per le banche e le società di intermediazione mobiliare) e i connessi schemi di segnalazione, contenuti nel 56° aggiornamento della Circolare n. 154 (Segnalazioni di vigilanza delle istituzioni creditizie e finanziarie. Schemi di rilevazione e istruzioni per l’inoltro dei flussi informativi), che recepiscono i nuovi requisiti informativi contenuti nell’ITS. L’ITS in materia di rendicontazione sull’asset encumbrance (attività vincolate) è stato approvato dalla Commissione Europea il 18 dicembre 2014 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 21 gennaio 2015. Il 27 giugno 2014 l’EBA ha inoltre pubblicato gli orientamenti in materia di informativa sulle attività vincolate e su quelle non vincolate a cui la Banca d’Italia ha dato attuazione aggiungendo al Capitolo 13 della Circolare n. 285 una nuova Sezione II “Altre disposizioni”, nella quale si dà esecuzione alle indicazioni relative agli obblighi di disclosure. E’ considerata vincolata l'attività che è stata costituita in garanzia o altrimenti riservata per fornire forme di copertura, garanzia o supporto al credito (credit enhancement) a un'operazione da cui non può essere ritirata liberamente. A titolo esemplificativo, rientrano tra le attività vincolate le seguenti tipologie di contratti: • operazioni di finanziamento garantite, compresi i contratti e accordi di vendita con patto di riacquisto, le concessioni di titoli in prestito e le altre forme di prestito garantito; • varie forme di contratti di garanzia, ad esempio garanzie reali collocate a copertura del valore di mercato delle operazioni su derivati; • garanzie finanziarie assistite da garanzie reali. Si rilevi che, in assenza di limitazioni di ritiro della garanzia reale per la parte inutilizzata della garanzia, quali l'autorizzazione preventiva, va imputato soltanto (in proporzione) l'importo utilizzato; • garanzie reali collocate presso sistemi di compensazione, controparti centrali o altri enti infrastrutturali come condizione per accedere al servizio. Sono compresi i fondi di garanzia e i margini iniziali; • linee di credito delle banche centrali. Le attività già posizionate non vanno considerate vincolate, salvo i casi in cui la banca centrale consente il ritiro delle attività collocate solo previa autorizzazione. Così come per le garanzie finanziarie inutilizzate, la parte inutilizzata (ossia la parte che supera l'importo minimo imposto dalla banca centrale) va imputata proporzionalmente alle diverse attività collocate presso la banca centrale; • attività sottostanti strutture di cartolarizzazione, laddove le attività finanziarie non siano state eliminate contabilmente dalle attività finanziarie dell'ente. Le attività sottostanti titoli mantenuti non sono considerate vincolate, a meno che i titoli in questione non siano costituiti in garanzia o altrimenti costituiti in garanzia reale per fornire una forma di assicurazione a un'operazione; • attività in aggregati di copertura usate per l'emissione di obbligazioni garantite. Le attività sottostanti obbligazioni garantite sono considerate vincolate, tranne in determinate situazioni in cui l'ente detiene le obbligazioni garantite corrispondenti (“obbligazioni di propria emissione”). Non sono considerate vincolate le attività che, assegnate a linee non utilizzate, possono essere ritirate liberamente. Le principali fattispecie di attività vincolate dal Gruppo sono rappresentate dalle seguenti categorie: 120 • • • • attivi iscritti in bilancio ceduti nell’ambito dei programmi connessi con le operazioni di covered bond. Per maggiori informazioni relative ai portafogli di cessione si rimanda alla specifica sezione della presente Informativa al Pubblico riguardante i programmi Credem CB. attività finanziarie iscritte in bilancio, cedute nell’ambito dell’operazione di cartolarizzazione di mutui ipotecari residenziali in bonis non idonei all’utilizzo nei programmi “Obbligazioni bancarie garantite”; titoli iscritti in bilancio sottostanti ad operazioni di Pronti contro termine passivi; altre attività di proprietà impegnate, non iscritte in bilancio, costituite a garanzia dei finanziamenti BCE. Si riportano nel seguito le principali informazioni quantitative sulle attività impegnate iscritte in bilancio e le attività impegnate non iscritte in bilancio. ATTIVITA’ Impegnate Non Impegnate Forme tecniche VB 1. Cassa e disponibilità liquide 2. Titoli di debito Totale 31 dicembre 2015 FV x 110.615 2.248.520 2.248.520 4.675.745 - - 65.882 8.054.005 x 14.844.411 x - x 2.190.002 x 10.302.525 X 21.886.655 X 10.337.818 X 21.769.217 X 5. Altre attività Totale 30 giugno 2016 VB - 3. Titoli di capitale 4. Finanziamenti FV 121 x GARANZIE RICEVUTE Forme tecniche Impegnate Non Impegnate 1. Attività finanziarie 232.269 972.449 - Titoli 232.269 972.449 - Altre - - - - 232.269 972.449 70.072 373.549 2. Attività non finanziarie Totale 30 giugno 2016 Totale 31 dicembre 2015 ATTIVITA’ VINCOLATE/GARANZIE REALI RICEVUTE E PASSIVITA’ ASSOCIATE Forme tecniche Passività associate Attività, collaterali a garanzia o propri titoli vincolati Totale 30 giugno 2016 6.566.772 10.534.794 Totale 31 dicembre 2015 8.155.701 10.407.890 122 15. LEVA FINANZIARIA Il Regolamento UE 575/2013 ha introdotto a partire dal 1° gennaio 2014 l’obbligo di calcolo del coefficiente di leva finanziaria per limitare l’accumulo di leva finanziaria eccessiva, ovvero di un livello di indebitamento particolarmente elevato rispetto alla dotazione di mezzi propri che renda la banca vulnerabile. In relazione al rischio di leva finanziaria è previsto che le banche si dotino di politiche e procedure aziendali volte a identificare, gestire e monitorare tale rischio. E’ inoltre previsto che le banche gestiscano conservativamente il rischio di eccessiva leva finanziaria considerando i potenziali incrementi di tale rischio dovuti alle riduzioni dei fondi propri della banca causate da perdite attese o realizzate derivanti dalle regole contabili applicabili. A tal fine le banche devono essere in grado di far fronte a diverse situazioni di stress con riferimento al rischio di leva finanziaria eccessiva. Il coefficiente di leva finanziaria costituirà un requisito regolamentare a partire dal 1 gennaio 2018, dietro emanazione di specifica normativa in materia. A partire dal 1 gennaio 2015 è stato introdotto l’obbligo di pubblicazione del coefficiente calcolato conformemente all’art. 429 del Regolamento UE 575/2013. In data 10 ottobre 2014 la Commissione Europea ha emanato il Regolamento Delegato 2015/62 che modifica la definizione di Leva Finanziaria. Il Regolamento Delegato, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale UE in data 17 gennaio 2015, non introduce un obbligo di requisito specifico legato al coefficiente in oggetto, ma elimina divergenze interpretative e garantisce l'allineamento delle disposizioni del Regolamento (UE) n. 575/2013 alle norme concordate a livello internazionale, in modo da assicurare una migliore comparabilità e pari condizioni di concorrenza. A seguito dell’emanazione dell’Atto Delegato, l’EBA, conseguentemente, ha introdotto i nuovi Implementing Technical Standard (ITS), contenenti gli schemi di reporting. Tali schemi entreranno in vigore a partire a partire dal sesto mese successivo la loro adozione da parte della Commissione Europea. Il coefficiente di leva finanziaria è calcolato trimestralmente, sia a livello individuale che a livello consolidato, come rapporto tra il totale delle esposizioni del Gruppo non dedotte nel calcolo del capitale (SFT, derivati, esposizioni fuori bilancio ed altre esposizioni in bilancio) ed il Capitale di Classe 1. Il comitato di Basilea ha posto un minimo regolamentare del 3% a tale indicatore. Fino al 31 dicembre 2021 è previsto che l’indicatore sia calcolato avendo a riferimento sia il Capitale di Classe 1 “transitorio” che quello a “a regime”, escludendo cioè gli effetti delle disposizioni transitorie e delle clausole di grandfathering. Si riportano di seguito le principali informazioni inerenti il coefficiente di leva finanziaria del Gruppo al 30 giugno 2016. 123 Valore dell’esposizione e Fondi Propri 30 giugno 2016 31 dicembre 2015 47.997 26.717 188.838 162.744 1.180.458 1.150.710 Altre attività 31.868.484 31.525.047 Totale Valore dell'esposizione 33.285.777 32.865.218 Capitale di classe 1 (TIER 1) - A regime 1.633.210 1.681.420 Capitale di classe 1 (TIER 1) - Transitorio 1.737.308 1.791.149 Filtri prudenziali e detrazioni - A regime (655.439) (637.985) Filtri prudenziali e detrazioni - Transitorio (634.707) (653.972) Indicatore di leva finanziaria - A regime 5,01% 5,22% Indicatore di leva finanziaria - Transitorio 5,32% 5,56% 30 giugno 2016 31 dicembre 2015 1.633.210 1.681.420 32.630.349 32.227.232 5,01% 5,22% 1.737.308 1.791.149 32.651.080 32.211.245 5,32% 5,56% 30 giugno 2106 31 dicembre 2015 32.189.176 32.107.033 SFT Derivati Elementi fuori bilancio Indicatori di Leva Finanziaria Capitale di classe 1 (TIER 1) - A regime Esposizione complessiva - A regime Indicatore di leva finanziaria - A regime Capitale di classe 1 (TIER 1) - Transitorio Esposizione complessiva - Transitorio Indicatore di leva finanziaria - Transitorio Riconciliazione del valore dell’esposizione Totale Attività Bilancio Consolidato Rettifica per operazioni SFT (3.071) Rettifica per strumenti finanziari derivati Rettifica per elementi fuori bilancio Altre rettifiche Totale valore dell'esposizione ai fini del calcolo della Leva Finanziaria (transitorio) 124 (416.904) (215.524) (77.603) 1.180.458 1.150.71 (499.959) (551.991) 32.651.080 32.211.245 Dichiarazione del Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari Il sottoscritto Paolo Tommasini, in qualità di Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari di Credito Emiliano S.p.A., dichiara, ai sensi del comma 2 dell’articolo 154-bis del D.Lgs 58/98 “Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria”, che l’informativa contabile contenuta nel presente documento corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili. Reggio Emilia, 4 agosto 2016 Il Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari Paolo Tommasini 125