I Rivestirsi di gioia
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I Rivestirsi di gioia
I NOTIZIE DALLA MARIAPOLI PERMANENTE REDAZIONE: LOPPIANO . 50064 INCISA VALDARNO (FII· ANNO VII N. 4 . LUGLlO·AGOSTO 1984 . BIMESTRALE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO IV (70%1 Rivestirsi di gioia In un mondo che sembra negare nei fatti la possibilità di nutrire spe ranza, si può parlare addirittura di "gioia"? Chiara Lubich, durante il Giubi leo dei giovani a Roma (12 aprile '84) ha detto che la "gioia" non è un'uto pia. La cittadella di Loppiano, insieme ai membri del Movimento dei focolari e a moltissime altre persone, associa te nelle maniere più varie, in ogni par te del mondo,. vuole testimoniarlo. . Nel brano che segue Chiara, rifa cendosi alla vita dei primi cristiani, spiega qual'è l'essenza della vera gioia. San Giovanni in Laterano gremita di giovani che ascoltano l'intervento di Chiara Lubich al Giubileo dei giovani. " a gioia dei primi cristiani (come del resto quella dei cristiani di tutti i secoli, là dove il cristianesimo è compreso nella sua essenza e vissuto nella sua radicalità), la gioia dei primi cristiani era una gioia nuova, mai conosciuta fino allora. Non aveva niente a che fare con l'ilarità, con il buonumore, con l'allegria. Né era semplicemente 'la gioia esaltante dell'esistenza e della vita' - come direbbe Paolo VI -, né 'la gioia pacifican te della natura e del silenzio'; né la gioia o 'la soddisfazione del lavoro compiuto'; né solamente 'la gioia trasparente del la purezza' o quella 'dell'amore casto.. . '. Tutte gioie belle. . . Ma quella dei primi cristiani era diversa: era una gioia simile a quell'ebbrezza che aveva invaso i discepoli alla discesa dello Spirito Santo. Era la gioia di Gesù. Perché Gesù come ha la sua pace, così ha la sua gioia. - E la gioia dei primi cristiani, sgorgata spontanea dal fondo del loro essere, saziava completamente il loro ani. mo. ' Essi avevano trovato veramente ciò di cui l'uomo di ieri, d'oggi, di sempre va in cerca: Dio che - come abbiamo visto - lo soddisfa pienamente. Avevano trovato la comu nione con Dio, elemento essenziale alla loro piena realiz zazione. Erano uomini. L'amore, infatti, la carità, di cui Cristo attraverso il bat tesimo e gli altri sacramenti arricchisce il cuore dei cristia ni, si può raffigurare a una pianticella. Più essa affonda le L radici nel terreno della carità fraterna (più cioè gli uomini amano i propri fratelli), più il fusto svetta verso il cielo: più cresce nel cuore l'amore verso Dio, la comunione con Lui, non creduta solo per fede, ma sperimentata. E questa è felicità, è la felicità: si ama e ci si sente amati. Questa era la felicità dei primi cristiani adulti e giovani, che si sprigionava in liturgie festose, traboccanti di inni di lode e di ringraziamento. Gioia, che cresceva nel cuore anche per il fatto che con l'amore e per l'amore avevano la luce. Essi 'vedevano', avevano una certa comprensione delle cose di Dio di per sé impenetrabili. I misteri, se erano accettati da loro per fede, non erano così oscuri come si può pensare. C'era in loro una qualche penetrazione di essi così saporosa, così luminosa d'aver impressione di comprenderli, di posseder li. E ciò esaltava ancor più la loro gioia: s'aggiungeva alla gioia dell'amore quella della verità. Così, armati solamente di amore e di luce, e vestiti di gioia, s'erano diffusi in breve tempo nel mondo allora co nosciuto: 'Siamo di ieri - diceva Tertulliano - e abbiamo già invaso il mondo.. .'. Essi godevano persino delle persecuzioni e cantavano nel martirio. Avevano infatti compreso un paradosso del cristianesimo: la gioia, la soprannaturale gioia di Cristo, si trova proprio dove la gioia non c'è: nel dolore; ma nel dolo re amato". nella città «II fratello la nostra fortuna» Tre momenti della visita di Chiara Lubich a Loppiano, colti dall'obiettivo tra le numerose visite e i tanti incontri. Nella foto in alto: Chiara Lubich ha visitato la nostra cittadella dal 26 al 31 maggio. La presenza e le parole della fondatrice del Movimento dei focolari han no rinnovato in tutti il deside rio di testimoniare l'amore scambievole. " oi dobbiamo ricor darci che arriviamo a Dio attraverso il fratello; amando il fratello noi approfondiamo anche la no stra unione con Dio. L'ho già detto: "La pianta va tanto più in sù, quanto più le radici vanno in giù". Per esempio, in Giappone tagliano le radici perché la pianta cresca poco, e cosi si hanno pini piccolini e graziosi. Ma sono piccoli, e non fanno ombra a nessuno. Noi, invece, vogliamo andare giù giù giù, per andare sù sù sù; e cioè vogliamo andare verso il fratel lo. Quindi, che cos'è il fratello per noi? Il fratello per noi è la nostra fortuna. Trova to il fratello noi troviamo il modo di amar lo; e, amandolo, il modo di trovare l'unio ne con Dio. È questa la nostra grande chance". Questa la risposta, cosi come ci è stato possibile raccoglierla, di Chiara Lubich ad alcune ragazze che abitano a Loppiano. Si era tutti riuniti al salone San Benedetto, attorno a Chiara, che - come i nostri lettori già sapranno - è la fondatri ce del Movimento dei focolari, ed è quin di anche l'ispiratrice della città di Loppia. no. Le risposte date da Chiara erano per lo più di carattere spirituale, incentrate, cioè, su quella spiritualità collettiva che è tipica del Movimento dei Focolari: carità, amore reciproco, presenza di Gesù "Ii dove due o tre sono riuniti nel mio no me", unità. Una spiritualità capace di il luminare e guidare la vita di chi la segue, di dar luce a fatti, situazioni, scelte. Sono parole, quelle di Chiara, di grande sem plicità, ma nello stesso tempo di altret tanto grande profondità. Un'altra risposta di Chiara. Un gio vane le chiedeva come fare a far coinci dere le azioni concrete di amore verso tutti con quanto al mattino lui si propo neva di fare, visto che alla sera i conti non tornavano mai, e la giornata appariva sempre piena di buchi nell'amore: "Se condo me non è tanto importante vedere alla sera com'è andata; l'importante è ri cominciare. Perché, ricominciando sem pre, questo ricominciare è sempre più fit to, più fitto, più fitto, finché diventa come un tessuto. Perché ricominci, ricominci, ricominci, e poi fai l'abitudine. Quando uno fa l'abitudine di bere diventa ubriaco; ma quando uno fa l'abitudine di cose di vine diventa santo. Ecco, l'importante è ricominciare". 2 Chiara assieme ad alcune famigl provenienti da vari continenti, davanti alla casa Torrione, sede della "Scuola per famiglie". Nella foto al centro: Chiara stringe fra le braccia Pina, l'ultima nata a Loppiano. È sempre un momento festoso l'incontro coi bambini della Mariapoli, simbolo del continuo rinnovarsi della città. Nella foto in basso: Chiara nei locali della Cooperativa agricola Loppiano Prima, osserva le produzioni vinicole e si interessa agli sviluppi dell'azienda. N Chiara Lubich, a sinistra, mentre "parla alla città di Loppiano. / Ad un'altra domanda sul modo di la vorare qui a Loppiano, Chiara ha risposto guardando a come si lavora nelle fabbri che d'oggi: il lavoro da umanizzante di venta disumanizzante, da partecipazione alla creazione di Dio sembra diventare un peso senza significato: "Vogliono tutti scansare il lavoro, far meno ore di lavoro, perché non trovano soddisfazione; ma non trovano quindi neanche la realizza zione di se stessi. E questo è gravissimo, perché quando l'uomo non realizza se 'stesso, non trova neanche Dio. Perché trova Dio in se stesso, quanto più ha l'immagine di Dio dentro di sé. Quando l'uomo è meno uomo, perde anche la no zione di Dio". E cosa deve essere allora il lavoro a Loppiano, dove pure si fanno lavori in se rie, ripetitivi e noiosi, ma col costante de siderio di "vivere l'altro"? Cosa deve es sere se qui fare un prodotto vuoi dire mettersi in relazione con chi poi ne usu fruirà, sia esso una bambolina di pezza, un contatore elettrico o un portatovaglio li? Che frutti deve portare questo nostro lavoro? "Questa cittadella deve essere un esempio di come una città moderna può realizzare gli uomini, proprio oggi che gli uomini si sentono disumanizzati, e hanno anche perso il senso di Dio; mentre qui Dio trionfa sempre di più". E anche un lavoro ripetitivo, come attaccare occhi al le bambole, o mettere le code alle bestio line di pelouche, risulta allora un lavoro creativo, e quel che viene fuori viene sen tito come un prodotto di tutti e di ognu no. Ci sembra che queste parole dianò un'idea del clima che si è avuto durante la visita di sei giorni di Chiara Lubich alla nostra cittadella, in maggio. Ogni volta che Chiara viene a farci visita, è naturale che le giornate diventino più festose, che sia più facile volersi bene, che la legge, l'unica legge di Loppiano, l'amore reci proco, risplenda con più forza e calore sui volti e negli atti dei suoi abitanti. Abbiamo vissuto giorni intensi di ve rifica di quanto s'è cercato di fare negli ultimi tempi, e di nuovo impulso perché la città cresca e si sviluppi nel suo vero essere. Tutti assieme, ed ognuno per suo conto, s'è guardato un po', ha scrutato la propria coscienza, e magari avrà scoper to tutte le volte che ha sbagliato, che non ha messo in pratica la legge di Loppiano. Ma avrà pure scoperto con gioia che questa - se non lo aveva già fatto - era proprio l'occasione giusta per ricomin ciare. Ricominciare sapendo che, come Chiara ci ha ripetuto, "il fratello è la no stra fortuna", che "arriviamo a Dio attra verso il fratello". È questa del ricominciare nell'amore la prima scuola di Loppiano, una scuola che dura ventiquattr'ore su ventiquattro: è la scuola di tutti, grandi e piccoli, vec chi abitanti e nuovi arrivati. Chiara è giunta in questa città-scuola nell'improv viso sbocciare della primavera. I primi atti della sua visita sono stati rivolti a chi più stava male: a Madre Maria Teresa, del piccolo Monastero "Maria, Madre della Chiesa" della nostra cittadella, da tempo ricoverata in ospedale, e a Don Angelo, il parroco di San Vito, la nostra chiesa par rocchiale, anch'egli infermo da lungo tempo. Tre momenti hanno poi visto la città riunirsi al Salone San Benedetto: una prima volta Chiara si è incontrata con le scuole di formazione dei vari membri del Movimento dei focolari, attualmente atti ve a Loppiano; una seconda volta erano presenti tutti gli abitanti della città; Chia ra in queste due occasioni ha risposto alle domande dei partecipanti. La terza volta che ci si è riuniti al San Benedetto attorno a Chiara, è stato per la presenta zione del nuovo spettacolo del Gen Ros so, "Una storia che cambia". Altri momenti importanti di questi sei giorni sono stati le visite fatte da Chiara a varie realtà della città, come ad esempio alla Cooperativa Loppiano Prima, la co operativa agricola, alla sua cantina di Tracolle dove si produce il buon Chianti Loppiano, e dove Chiara s'è ampiamente interessata agli sviluppi futuri di questa attività lavorativa connaturale a queste colline, e importante strumento di testi monianza d'un modo di lavorare umano. Un altro momento colmo di gioia e allegria è stata la visita ad alcune famiglie al Torrione e a Montelfi, alla "Scuola per famiglie", nata due anni fa, riservata a coppie del Movimento provenienti da tut to il mondo che si trattengono per periodi più o meno lunghi nella nostra cittadella. Bambini e ragazzi di tutte le età facevano corona con la loro calda semplicità. Chiara ha poi "fondato" altre scuole e sedi: la scuola dei volontari e quella del le volontarie, la scuola per i sacerdoti aderenti allo spirito del Movimento, e quella dei religiosi. Ha poi visto la neces sità d'una sede per i gen e per le gen, ed anche per i più piccoli gen 3 e per le gen 3, i più giovani membri dei focolari, di cui ha pure annunciato un'emanazione, quel "Movimento Ragazzi nuovi" che dovrà convogliare migliaia di ragazzi e ragazze e che sarà animato proprio dai gen 3. E poi la partenza, festosa come sempre, più del solito: una lunga catena di uomini e donne, ragazzi e bambini che salutavano Chiara colla gioia del cuore e la consapevolezza che il miglior ringra ziamento viene dalla propria vita. Michele Zanzucchi 5 1 esperienze ALCUNI CENTRI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI IN ITALIA Dal dolore, la gioia ANCONA Via V. Veneto 5. Il. (071) 201401 F.F. Via Tagliamento 19. ti (071) 32285� F.M. � BARI Via Bottalico 44, ti. (080) 221982 F.F. Via Melo 15/3, Il. (080) 212493 F.M. � � BOLOGNA Marcello dell'Argentina ci racconta cosa è successo della sua famiglia dop�o il suo incontro con un gruppo di giovani che vivevano il Vangelo. Via Baracca 2, Il. (051) 388551 F.F. Via San Donalo 156. tf. (051)388551 � F.M. � BRESCIA Via Diaz 9,11. (030) 291011 F.F. Via L. Gambana 3, tf. (030) 290005� F.M. � CAGLIARI Via Giudice Chiano 18, ti. (070) 496894� F.F. Via Fracasloro 12, tf. (070) 308363 F.M. � CATANIA Via Ciccaglione 9, tf. (095) 436235� F.F. Via Mineo 11.11. (095) 441292 F.M. � i chiamo Marcelo, e vengo dall'Argen tina. Sono nato in una famiglia benestante, cattolica per tradizione ma senza solide fonda menta; ho una sorella più grande ed un fratello più piccolo. A casa ognuno con duceva la sua vita senza interessarsi troppo degli altri.�Sin da piccolo ero al la ric'erca: volevo spende re la mia vita per qualcosa di grande. E avevo trovato nel Vangelo la chiave di queste mie aspirazioni; mi era stato presentato come un libro da medi tare. I suoi buoni consigli se volevo pote vo viverli; altrimenti non sarebbe cambia to granché. Venni invitato a partecipare ad un incontro di ragazzi della mia età, sul tema di Gesù Eucarestia. Ci andai, immagi nando una specie di corso formativo. Ma lì ho preso un colpo, perché ho scoperto che il Vangelo non è solo un libro da me ditare, ma la vita dei cristiani di tutti i tempi. Altro che discorsi, questi ragazzi raccontavano ogni cosa con la propria vita, con esperienze vissute; e tra di loro la carità era la normalità, tra di loro si volevano veramente bene. Per essere cri stiano non potevo continuare a fare il bravo ragazzo nell'indifferenza verso il prossimo. O mi buttavo a vivere il Vange lo con tutto quello che diceva, proprio tutto, o niente. Mi lanciai. Posso dire che in quel momento è come se qualcuno avesse improvvisamente acceso la luce nel buio della mia stanza. Contemporaneamente a casa mia il rapporto fra i miei genitori era peggiorato e papà era andato ad abitare in un'altra casa, fin quando non si giunse alla sepa razione. Le reazioni sono state le più va rie: mia mamma vedeva crollare il suo più grande ideale, la famiglia, e si sentiva fal lita, senza uno scopo per cui continuare a vivere; mia sorella ha reagito con una forte ribellione, s'è allontanata dalla Chiesa e dai sacramenti: "Farò la mia vi ta, e non venite a dirmi niente, perché voi non avete saputo vivere"; e mio fratello, nel momento in cui forse aveva più biso gno dei genitori, perché entrava nell'ado lescenza, s'è trovato tra due fuochi, e prendeva le parti ora dell'uno ora dell'al tra a seconda della convenienza, e si è dedicato a soddisfare tutti i suoi capricci, fino al più piccolo, sfruttando questo doppio gioco. Da parte mia questa luce che aveva illuminato la mia vita era così abbagliante .che vedevo le cose con un'altra ottica. FIRENZE Via di Barbano 14, ti. (055) 499684� F.F. Via Cino da Pistoia 13, tf. (055) 588560� F.M. Centro I nternazionale Studenti "G. La Pira" Via de' Pescioni 3, tf. (055) 21.9749 F.M. M 6 � FOGGIA Via Ruggero Bonghi 22, Il. (0881) 47254 Via Molfetta 42, ti. (0881) 87339� F.M. F.F. � GENOVA Via S. Zita 1/11, Il. (010) 586378 F.F. Via al Capo di S. Chiara 16/A (10) 383431 � GROTTAFERRATA Via Quattrucci 156. Il. (06) 9465326 � � F.M. F.M. INCISA VALDARNO - LOPPIANO Casa Emmaus. ti. (055) 8335641 - F.F. Via di Tracolle, tf. (055) 8335265 F.M. � MARINO C.so Vittorio Colonna 78 - Pal. A in!. 7, Il. (06) 9386387� F.F. Avevo scoperto che Gesù sulla croce aveva redento l'umanità nel suo dolore più grande. Se io dunque volevo amarlo sul serio, non avevo strumento migliore . del dolore. Questa grave situazione della mia famiglia era allora un'occasione per concretizzare questo mio amore. Avvertivo che non potevo dire niente ai miei: dovevo solo amarli come loro de sideravano essere amati, concretamente, a fatti, senza aspettarmi nulla in cambio. Col papà ho cominciato ad avere un rap porto senza giudizi da parte mia; ho ini ziato ad interessarmi del suo lavoro, e ci siamo trovati amici, mentre fino ad allora eravamo degli sconosciuti che abitavano sotto, lo stesso tetto. Con la mamma ho cominciato a parlare più spesso, ad ascoltarla; qualche volta le lavavo i piatti, o l'aiutavo nei suoi lavori, cosicché pian piano lei ha smesso di pensare a non vi vere più, per aprire invece gli occhi verso quelli che erano più disgraziati di lei, rendendosi utile al servizio degli altri. Ho anche smesso di considerare mio fratello un fannullone, di rimproverarlo o di ignorarlo; una birra bevuta assieme, qualche passeggiata... e qualcosa è cambiato: mio fratello ha smesso di non far niente, e si è messo a lavorare con mio padre. Anche mia sorella, che è stata sempre molto radicale nelle sue decisio ni, si è accorta che in casa qualcosa stava cambiando, che l'aria era più serena, che non le si rimproverava più niente della sua condotta. Ho cominciato a cercarla, finché lei si è incuriosita ed è iniziato un dialogo inten so, che l'ha portata a riconsiderare la sua vita, e poi a riscoprire Dio. Si è pure scu sata di tutte le volte che mi aveva preso in giro perché facevo il cristiano: "Ti vede vamo felice e nella gioia; noi non pote vamo esserlo. Adesso lo sono anch'io". Così ho potuto toccare con mano come il dolore offerto per amore si tra sforma in gioia, perché dolore ed amore sono le facce di un'unica moneta. a cura della redazione MILANO Via Faruffini 16, ti. (02) 4984375 - F.F. Via Empoli 5, ti. (02) 6472586� F.M. Via Pastorelli 19. tf. (02) 8358267 F.M. � NAPOLI Via B. Caracciolo 34, Il. (081) 347178 � F.F. Salita S. Antonio ai Monti 13/10, ti. (081) 216937 - F.M. PADOVA Via Lucania 25, tf. (049) 684750 F.F. Via R. Fowst 10 bis, Il. (049) 600382� F.M. � PALERMO Via Rapisardi 60, tf. (091) 266585 F.F. Via Sammartino 22, Il. (091) 331730� F.M. � PARMA Via Pergolesi 2, tf. (0521) 47269 � F.F. PERUGIA Via dei Filosofi 19, ti. (075) 34087 F.F. Via Bonciario 8 1° -" tf. (075) 62094� F.M. � � PESCARA Via S. Eufemia Maiella 8, ti. (085) 381280 - F.F. Via Milite Ignoto. 24/9, Il. (085) 31787� F.M. REGGIO CALABRIA Via Emilio Cuzzacrea 16, ti. (0965) 27587 Via Annunziata 13. tI. (0965) 97167 F.M. � F.F. � ROCCA DI PAPA Via delle Ortensie 42, Il. (06) 9499766 - F.M. ROMA Marcello Il 26/10 - 4° Il. (06) 6383194 � F.F. Tigrè 37, in!. 8 2° piano, tI. (06) 8110704 F.F. M. Dionigi 16/8, ti. (06) 3619574 - F.M. I. Giorgi 41/22, tf. (06) 8321982� F.M. Via Via Via Via � TORINO P.za Peyron 7, tf. (011) 7497793 F.F. Via R. Sineo 12/8. tI. (011) 837440� F.M. � TRENTO Via Vicenza 10, tf. (0461) 30567� F.F. Via Grazioli 437. ti. (0461) 23827 F.M. � TREVISO Via S. Angelo 81, Il. (0422) 53456 F.F. 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