SCHEDE percorso 3 - Azione per un Mondo Unito

Transcript

SCHEDE percorso 3 - Azione per un Mondo Unito
CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
SCHEDE DIDATTICHE
Scheda A
Gioco delle sedie
Questo gioco è una rappresentazione delle disparità che esistono a
livello mondiale e può essere utilizzato per condurre una discussione
su diversi argomenti: crescita demografica, ripartizione del reddito,
flussi migratori, etc.
Materiale necessario:
1 sedia per ogni partecipante
Conoscere numero preciso dei partecipanti
Un radio microfono
Musica allegra nella distribuzione nei continenti
7 Volontari per controllare
15 volontari per portare le sedie
Presentazione in ppt (scaricare dal sito)
•
SUDDIVISIONE SPONTANEA NEI CONTINENTI
Ai partecipanti viene chiesto di suddividersi in maniera
proporzionale a come è suddivisa le popolazione mondiale nei diversi
continenti (esempio: se pensiamo che il 25% della popolazione
mondiale sia in Africa, il 25% dei partecipanti si metteranno sotto il
cartello Africa, e così via).
Interviste: Come mai siete andati di più in … Che in …?
•
SUDDIVISIONE ESATTA NEI CONTINENTI
Una volta terminata la suddivisione effettuata dai partecipanti
suddividerli in maniera corretta (in base alla tabella qui di seguito
riportata) [Si può discutere sugli errori commessi dai giocatori nel
ripartirsi nei vari continenti – di solito viene sovrastimata la
popolazione dell’Africa e dell’America del nord, come mai? ].
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
Considerazione che l’Asia da sola è il 60% della popolazione
mondiale e in particolare 2 paesi nel mondo hanno circa il 40% della
popolazione mondiale: India (1 miliardo) e Cina (1 miliardo e 250
milioni ufficiali, però si stima che ci siano 250 milioni di bambini nati
clandestinamente – oltre il figlio consentito in città e i due in
campagna)
•
DISTRIBUZIONE DELLE SEDIE
A questo punto possiamo effettuare la ripartizione delle sedie
(ricchezza) nei diversi continenti. Tutti i partecipanti sono ancora in
piedi.
REGOLE:
Nessuno deve rimanere in piedi.
Nessuna sedia deve restare vuota.
•
SEDERSI SULLE SEDIE
Adesso tutti i giocatori dovranno sedersi. Alcuni potranno
distendersi mettendo in fila le sedie che hanno a disposizione altri
dovranno sedersi l’uno sopra l’altro.
Interviste: Come ci si sente a star seduti in… su una sedia? E ad
avere… sedie a disposizione per ognuno, quando altri non ne hanno
nemmeno una?
Può capitare che qualcuno sparisca proprio dal gioco: c’è chi non
ce la fa a lottare per prendersi una parte di sedia e scappa via, o
muore.
La ricchezza genera sempre nuovi bisogni. Per soddisfarli noi
cerchiamo di comprare a prezzi sempre più bassi. E per questo le
imprese vanno a produrre dove gli stipendi sono più bassi, non
esistono leggi sui diritti dei lavoratori, sulla tutela dell’ambiente:
quindi i costi di produzione sono più bassi. La conseguenza è che noi
abbiamo di più non perché siamo più ricchi di prima, ma perché le
cose costano di meno.
Questo non solo genera più ricchezza da noi, ma più povertà in
quei paesi in cui le imprese trasferiscono la produzione perché
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
portiamo da loro lo stile di vita occidentale ma non hanno le risorse
per mantenerlo.
Ad es. in Africa prima i bisogni venivano soddisfatti all’interno
della comunità con il meccanismo di distribuzione gratuita, invece
adesso per soddisfare gli stessi bisogni serve denaro e quindi chi ne
ha di più può soddisfarli e chi ne ha di meno è diventato povero.
In realtà questa sarebbe la distribuzione delle ricchezze se
all’interno di ogni continente ognuno avesse quanto gli altri. Nei fatti
in ogni continente c’è chi ha tantissimo e chi pochissimo.
•
PROVARE A PARLARSI
Le ricchezze dividono le persone e sono di ostacolo alle relazioni
sociali, perché in un certo senso le sostituiscono. Quando la ricchezza
è poca si condivide più facilmente, quando è tanta, invece la paura di
perderla prende il sopravvento sul desiderio di condividerla (le spese
militari concretizzano questa paura: gli USA spendono il 5% della loro
ricchezza totale per difendersi, o per aggredire preventivamente i
possibili pericoli).
Interviste a chi sta seduto sotto: i dolori o le malattie sono
spesso frutto della povertà.
•
DISTRIBUZIONE DELLE SEDIE ALL’INTERNO DEL CONTINENTE IN
BASE ALLE RICCHEZZE
L’America Latina è il continente con le più grosse disparità. In
Asia esiste il Giappone (33.000 € pro capite annui, in media), ed
esistono il Bangladesh e l’Afghanistan (tra i 150 e i 200 € pro capite
annui, in media). ecc… Ci sono imprese europee o nordamericane che
hanno un fatturato pari a quello di molti Stati africani messi insieme.
•
DISTRIBUIRSI LE RICCHEZZE (SEDIE) COME VORREMMO
Osservare i diversi comportamenti e dare per ciascuno il
corrispondente fenomeno reale: c’è chi emigra andando a cercarsi la
ricchezza; c’è chi va a prendersi la ricchezza e se la porta a casa, che
gli altri lo vogliano o meno; c’è chi spontaneamente dona la propria
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
ricchezza a chi ne ha di meno; c’è chi fa resistenza e non vuole
cederla; c’è chi ha talmente tanta ricchezza che non riesce ad
impedire che gliela portino via; ecc…).
Numero di
partecipanti
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Europa
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Africa
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America
del Nord
ogni partecipante
rappresenta…
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457 milioni di ab.
422 milioni di ab.
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366 milioni di ab.
343 milioni di ab.
323 milioni di ab.
305 milioni di ab.
289 milioni di ab.
274 milioni di ab.
261 milioni di ab.
249 milioni di ab.
239 milioni di ab.
229 milioni di ab.
219 milioni di ab.
211 milioni di ab.
203 milioni di ab.
196 milioni di ab.
189 milioni di ab.
183 milioni di ab.
177 milioni di ab.
171 milioni di ab.
166 milioni di ab.
161 milioni di ab.
157 milioni di ab.
152 milioni di ab.
148 milioni di ab.
144 milioni di ab.
141 milioni di ab.
137 milioni di ab.
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sedie
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Europa Africa
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Asia
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America America
Latina
del Nord
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ogni sedia
rappresenta…
1881 miliardi di US$
1736 miliardi di US$
1612 miliardi di US$
1505 miliardi di US$
1411 miliardi di US$
1328 miliardi di US$
1254 miliardi di US$
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1129 miliardi di US$
1075 miliardi di US$
1026 miliardi di US$
981 miliardi di US$
941 miliardi di US$
903 miliardi di US$
868 miliardi di US$
836 miliardi di US$
806 miliardi di US$
778 miliardi di US$
CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
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752 miliardi di US$
728 miliardi di US$
705 miliardi di US$
684 miliardi di US$
664 miliardi di US$
645 miliardi di US$
627 miliardi di US$
610 miliardi di US$
594 miliardi di US$
579 miliardi di US$
564 miliardi di US$
La ricchezza è, in questo gioco, rappresentata dal PIL. Si può discutere
su quanto il PIL sia un indicatore di reale benessere e portare alcuni
esempi di altri indici di sviluppo (per esempio il GPI – genuine
progress indicator). La differenza sta nel fatto che il Pil contabilizza un
po’ tutte le transazioni monetarie. Infatti il PIL di un paese può
crescere per esempio in seguito ad un grosso terremoto (molte spese
Percorso 3 - Economie e culture del dare
6
CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
per la ricostruzione), oppure in seguito a spese per il ripristino
ambientale…. Il GPI depura il PIL da tutte queste aberrazioni.
EUROPA
Numero di
partecipanti
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Numero di
sedie
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Ricchi
Numero di
partecipanti
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Numero di
sedie
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Ricchi
Numero di
sedie
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Ricchi
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Numero di
partecipanti
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AMERICA
LATINA
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Numero di
partecipanti
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Numero di
sedie
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Ricchi
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AFRICA
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ricchi
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ASIA
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ricchi
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AMERICA
DEL NORD
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Ricchi
Sedie dei
ricchi
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Scheda B
Gioco dei cubi
E’ un gioco di simulazione attraverso il quale è possibile fare
un’esperienza diretta dei meccanismi sociali ed economici che
generano disuguaglianze e ingiustizia sociale sul pianeta.
Durata: 1 ora, più ½ ora per la valutazione
Materiale occorrente: 10 matite, 7 tempera-matite, 7 forbici, 7
righelli, 8 collastick, 23 fogli bianchi formato A4, cartelli con il nome
dei paesi partecipanti, 9 tavoli.
Paesi: USA, Francia, Italia (rappresentanti dei paesi industrializzati)
Bangladesh, Nigeria, Perù, Tanzania (rappresentanti dei paesi poveri).
Due partecipanti rappresentano l’ONU.
I giocatori vengono disposti in gruppi nazionali: un numero minore
per i paesi industrializzati e un numero maggiore per i paesi poveri.
Il materiale viene distribuito secondo il seguente schema:
Ai paesi industrializzati, per ogni paese: 1 modello di cubo, 3 matite,
2 tempera-matite, 2 forbici, 2 righelli, 2 collastick, 1 foglio di carta
bianco.
Ai paesi poveri: Bangladesh: 5 fogli di carta; Nigeria: 1 righello, 1
collastick, 1 forbice, 5 fogli di carta; Perù: 1 collastick, 5 fogli di
carta;Tanzania: 1 matita, 1 tempera-matita, 5 fogli di carta.
I gruppi nazionali si dispongono intorno a tavoli ben divisi l’uno
dall’altro, i Paesi industrializzati su un lato, i Paesi poveri sul lato
opposto.
Tutti i paesi devono produrre dei cubi secondo un modello preciso,
usando righello, matita, forbici e colla per la costruzione. I cubi
fabbricati vengono giudicati e vengono ammessi solo quelli perfetti.
L’animatore funge da “poliziotto”, vigilando e impedendo le azioni
“selvagge” tra i Paesi.
Percorso 3 - Economie e culture del dare
9
CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
I Paesi possono comunicare tra di loro solo per mezzo dell’ONU,
segnalando l’esigenza all’animatore che a sua volta la comunica
all’ONU.
L’ONU ha il compito di chiamare – una coppia per volta – delegati dei
paesi che desiderano trattare le condizioni di scambio dei materiali.
L’ONU controlla anche i tempi delle trattative.
Solo i Paesi industrializzati possono stabilire i prezzi.
Vince il paese che ha prodotto, nel tempo stabilito, il numero più alto
di cubi.
Chi non ha prodotto niente, muore di fame!
(Gioco presentato da Sigrid Loos sulla rivista CEM-Mondialità)
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
Scheda C
Laboratorio sul Commercio Equo e Solidale
Il laboratorio consiste in un lavoro fatto in gruppi di 4-5 ragazzi che
hanno il compito di analizzare la Carta Italiana dei Criteri del
Commercio Equo e Solidale (in basso) per rintracciare i principi su cui
si fonda, sintetizzandoli poi in una presentazione in ppt da presentare
a tutti gli altri.
Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale
(www.agices.org)
INTRODUZIONE
La Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale è il
documento che definisce i valori e i princìpi condivisi da tutte le
organizzazioni di Commercio Equo e Solidale italiane.
La Carta viene approvata nel 1999, ed è l’inizio di un percorso di
confronto a livello nazionale tra le organizzazioni di Commercio Equo
e Solidale che negli anni si è andato sviluppando e approfondendo,
fino a cogliere limiti e contraddizioni, frutti di un percorso molto
partecipato, ma anche articolato, a volte contraddittorio. Da questo
lungo confronto è emersa forte l’esigenza di una rivisitazione della
Carta per adeguarla alla realtà di un Commercio Equo e Solidale che
guarda al futuro, che costruisce nuove esperienze, per rispondere sia
alle esigenze dei produttori ma anche a quelle dei consumatori
consapevoli.
La nuova stesura della Carta, approvata nell’Assemblea dei Soci
AGICES di Chioggia (aprile 2005), si colloca in stretta continuità con la
precedente, riconosce il valore di un documento frutto di un lavoro
ampio e partecipato. Essa ne preserva i princìpi, introducendo
modifiche che non ne mutano lo spirito e i valori fondanti.
Il concetto di “filiera equa” è uno dei cardini che la Carta preserva e
sui quali poggia.
La prima Carta Italiana dei Criteri lo declinava riconoscendo due
tipologie di organizzazioni di Commercio Equo e Solidale: le Botteghe
del Mondo e gli Importatori.
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
La volontà di fotografare la naturale dinamicità del movimento,
evitando definizioni ambigue senza escludere a priori la possibilità
che il Commercio Equo e Solidale possa trovare in futuro altre forme
di espressione, ha portato alla decisione di fare un passo avanti.
Protagoniste del movimento, secondo la nuova Carta Italiana dei
Criteri, sono oggi le “organizzazioni di Commercio Equo e Solidale”.
Un'organizzazione di Commercio Equo e Solidale viene riconosciuta
come tale in base al tipo di attività concreta che svolge, e non più per
l’appartenenza nominale ad una tipologia di struttura.
Nessun criterio fondante per la tutela del valore della “filiera equa” è
stato dunque rivisto e nessun principio condiviso dal movimento è
stato privato del suo senso originario, tantomeno la centralità delle
Botteghe del Mondo.
Il Commercio Equo e Solidale si è infatti sviluppato in modo
orizzontale e capillare grazie alla rete delle Botteghe del Mondo. Il
radicamento delle Botteghe del Mondo sul territorio, e le loro
potenzialità di incidenza politica e culturale sono un patrimonio che il
movimento, fin dal principio, valorizza come proprio e peculiare e si
impegna ad accrescere.
La Bottega del Mondo, come spazio in cui esercitare il proprio diritto
ad essere cittadini, come strumento di aggregazione, di incontro,
scambio e coscientizzazione immerso nel tessuto urbano, come luogo
fisico di contatto tra Nord e Sud del mondo, ha l'importanza e la
responsabilità di essere uno spazio pubblico nel senso più ampio del
termine. Nelle Botteghe del Mondo è possibile orientare azioni
concrete e coraggiose per fini comuni, sviluppare linguaggi e pensieri
nuovi, per comunicare e per dimostrare che i valori dominanti non
sempre sono universalmente condivisi. Nella Bottega del Mondo,
laboratorio di pace e di autosviluppo, di sobrietà dei consumi e di
condivisione, si impara ad essere cittadini del mondo, democratici e
solidali, e a contribuire al cambiamento concreto delle relazioni
favorendo il lavoro “in rete”.
La presenza della Bottega del Mondo a livello locale assicura questa
possibilità di partecipazione globale, svolgendo un ruolo insostituibile
di trasmissione e di evoluzione dello spirito, dei principi e delle regole
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
del Commercio Equo e Solidale che la Carta Italiana dei Criteri, negli
articoli seguenti, definisce e custodisce.
1. Definizione del Commercio Equo e Solidale
Il Commercio Equo e Solidale è un approccio alternativo al commercio
convenzionale; esso promuove giustizia sociale ed economica,
sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente,
attraverso il commercio, la crescita della consapevolezza dei
consumatori, l’educazione, l’informazione e l’azione politica.
Il Commercio Equo e Solidale è una relazione paritaria fra tutti i
soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione:
dai produttori ai consumatori.
2. Obiettivi del Commercio Equo e Solidale
a. Migliorare le condizioni di vita dei produttori aumentandone
l’accesso al mercato, rafforzando le organizzazioni di produttori,
pagando un prezzo migliore ed assicurando continuità nelle
relazioni commerciali.
b. Promuovere opportunità di sviluppo per produttori svantaggiati,
specialmente gruppi di donne e popolazioni indigene e
proteggere i bambini dallo sfruttamento nel processo produttivo.
c. Divulgare informazioni sui meccanismi economici di
sfruttamento, tramite la vendita di prodotti, favorendo e
stimolando nei consumatori la crescita di un atteggiamento
alternativo al modello economico dominante e la ricerca di nuovi
modelli di sviluppo.
d. Organizzare rapporti commerciali e di lavoro senza fini di lucro e
nel rispetto della dignità umana, aumentando la consapevolezza
dei consumatori sugli effetti negativi che il commercio
internazionale ha sui produttori, in maniera tale che possano
esercitare il proprio potere di acquisto in maniera positiva.
e. Proteggere i diritti umani promuovendo giustizia sociale,
sostenibilità ambientale, sicurezza economica.
f. Favorire la creazione di opportunità di lavoro a condizioni giuste
tanto nei Paesi economicamente svantaggiati come in quelli
economicamente sviluppati.
g. Favorire l'incontro fra consumatori critici e produttori dei Paesi
economicamente meno sviluppati.
h. Sostenere l'autosviluppo economico e sociale.
Percorso 3 - Economie e culture del dare
13
CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
i. Stimolare le istituzioni nazionali ed internazionali a compiere
scelte economiche e commerciali a difesa dei piccoli produttori,
della stabilità economica e della tutela ambientale, effettuando
campagne di informazione e pressione affinché cambino le
regole e la pratica del commercio internazionale convenzionale.
j. Promuovere un uso equo e sostenibile delle risorse ambientali.
3. Criteri generali adottati dalle organizzazioni di Commercio
Equo e Solidale
Le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale si impegnano a
condividere ed attuare, nel proprio statuto o nella mission, nel
materiale informativo prodotto e nelle azioni, la definizione e gli
obiettivi del Commercio Equo e Solidale. In particolare si impegnano a:
a. Garantire condizioni di lavoro che rispettino i diritti dei lavoratori
sanciti dalle convenzioni OIL.
b. Non ricorrere al lavoro infantile e a non sfruttare il lavoro
minorile, agendo nel rispetto della Convenzione Internazionale
sui diritti dell'Infanzia.
c. Pagare un prezzo equo che garantisca a tutte le organizzazioni
coinvolte nella catena di commercializzazione un giusto
guadagno; il prezzo equo per il produttore è il prezzo
concordato con il produttore stesso sulla base del costo delle
materie prime, del costo del lavoro locale, della retribuzione
dignitosa e regolare per ogni singolo produttore.
d. Garantire ai lavoratori una giusta retribuzione per il lavoro svolto
assicurando pari opportunità lavorative e salariali senza
distinzioni di sesso, età, condizione sociale, religione,
convinzioni politiche.
e. Rispettare l’ambiente e promuovere uno sviluppo sostenibile in
tutte le fasi di produzione e commercializzazione, privilegiando
e promuovendo produzioni biologiche, l'uso di materiali
riciclabili, e processi produttivi e distributivi a basso impatto
ambientale.
f. Adottare strutture organizzative democratiche e trasparenti in
tutti gli aspetti dell’attività ed in cui sia garantita una
partecipazione collettiva al processo decisionale.
g. Coinvolgere produttori di base, volontari e lavoratori nelle
decisioni che li riguardano.
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
h. Reinvestire gli utili nell’attività produttiva e/o a beneficio sociale
dei lavoratori (p.e. fondi sociali).
i. Garantire un flusso di informazioni multidirezionale che
consenta di conoscere le modalità di lavoro, le strategie politiche
e commerciali ed il contesto socio-economico di ogni
organizzazione.
j. Promuovere azioni informative, educative e politiche sul
Commercio Equo e Solidale, sui rapporti fra i Paesi svantaggiati
da un punto di vista economico e i Paesi economicamente
sviluppati e sulle tematiche collegate.
k. Garantire rapporti commerciali diretti e continuativi, evitando
forme di intermediazione speculativa, escludendo costrizioni e/o
imposizioni reciproche e consentendo una migliore conoscenza
reciproca.
l. Privilegiare progetti che promuovono il miglioramento della
condizione delle categorie più deboli.
m.Valorizzare e privilegiare i prodotti artigianali espressioni delle
basi culturali, sociali e religiose locali perché portatori di
informazioni e base per uno scambio culturale.
n. Cooperare, riconoscendosi reciprocamente, ad azioni comuni e a
favorire momenti di scambio e di condivisione, privilegiando le
finalità comuni rispetto agli interessi particolari. Per evitare
azioni che indeboliscano il Commercio Equo e Solidale si
impegnano, inoltre, in caso di controversie, a fare un percorso di
confronto e di dialogo, eventualmente con l'aiuto di un
facilitatore.
o. Garantire relazioni commerciali libere e trasparenti,
promuovendo processi di sviluppo e coordinandosi nello spirito
dell’art. 3.14.
p. Garantire trasparenza nella gestione economica con particolare
attenzione alle retribuzioni.
4. Produttori ed Esportatori
4.1 Produttori
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
I Produttori sono organizzazioni di produzione e commercializzazione
di artigianato ed alimentari che condividono gli obiettivi del
Commercio Equo e Solidale e rispettano i criteri elencati nel Capitolo 3
di questa Carta.
I Produttori devono:
a. Perseguire logiche di autosviluppo e di autonomia delle
popolazioni locali.
b. Evitare una dipendenza economica verso l’esportazione, a
scapito della produzione per il mercato locale
c. Evitare di esportare prodotti alimentari e materie prime
scarseggianti o di manufatti con queste ottenuti
d. Favorire l’uso di materie prime locali
e. Garantire la qualità del prodotto
f. Qualora i produttori non siano in grado di esportare
direttamente possono servirsi di organizzazioni di esportazione.
4.2 Esportatori
Gli Esportatori sono organizzazioni che acquistano principalmente dai
produttori come specificati all'art.4.1, e vendono prevalentemente a
organizzazioni di Commercio Equo e Solidale; essi condividono gli
obiettivi del Commercio Equo e Solidale e rispettano i criteri elencati
nel Capitolo 3 di questa Carta.
Gli esportatori devono:
a. Assicurarsi che i princìpi del Commercio Equo e Solidale siano
conosciuti dai produttori e lavorare con questi per applicarli
b. Fornire supporto alle organizzazioni di produzione: formazione,
consulenza, ricerche di mercato, sviluppo dei prodotti, feedback
sui prodotti e sul mercato
c. Dare ai produttori, se da questi richiesto, il pre-finanziamento
della merce o altre forme di credito equo o microcredito
d. Fornire informazioni sui prodotti e sui produttori e sui prezzi
pagati ai produttori
e. Garantire rapporti di continuità con i produttori.
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
5. Organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale
Le Organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale
commercializzano prevalentemente prodotti del Commercio Equo e
Solidale di organizzazioni di produzione e/o di esportazione e/o di
altre organizzazioni di Commercio Equo e Solidale.
Il ricorso a fornitori esterni al circuito del Commercio Equo e Solidale
deve essere funzionale agli scopi sociali, e agli obiettivi del
Commercio Equo e Solidale stesso.
Le organizzazioni italiane condividono gli obiettivi del Commercio
Equo e Solidale, rispettano i criteri elencati nel Capitolo 3 di questa
Carta.
Le Organizzazioni italiane devono:
a. Promuovere iniziative di economia solidale al meglio delle
proprie possibilità.
b. Sostenere le campagne di sensibilizzazione e pressione,
condotte a livello nazionale ed internazionale, volte a realizzare
gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale
c. Essere senza fini di lucro.
d. Inserire, appena possibile, personale stipendiato all’interno della
struttura, garantendo un'adeguata formazione.
e. Valorizzare e formare i volontari e garantire loro la
partecipazione ai processi decisionali.
f. Rendere disponibile alle organizzazioni di Commercio Equo e
Solidale, impegnandosi alla trasparenza, l'accesso alle
informazioni riguardanti le proprie attività (commerciali e
culturali)
g. Avviare e mantenere contatti diretti con esperienze marginali di
autosviluppo, sia in loco che nei Paesi economicamente
svantaggiati al fine di stabilire una sorta di gemellaggio
equosolidale, con ogni mezzo idoneo a permettere la
conoscenza di luoghi, persone, modalità di vita e di produzione
che possano associarsi ai concetti con cui si definisce il
Commercio Equo e Solidale.
Nell’attività di acquisto e di importazione le Organizzazioni italiane di
Commercio Equo e Solidale devono:
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
a. Offrire ai produttori, se da essi richiesto, il pre-finanziamento
della merce, e favorire altre forme di credito equo o
microcredito, qualora non esistano in loco possibilità di accesso
a crediti
b. Promuovere, anche attraverso la collaborazione reciproca,
rapporti di continuità, per mantenere un clima di autentico
scambio, per favorire una maggiore stabilità per gli sbocchi di
mercato dei produttori, e per permettere un effettivo
miglioramento delle condizioni di vita sul breve/medio/lungo
periodo.
c. Fornire supporto alle organizzazioni di produzione ed
esportazione: formazione, consulenze, ricerche di mercato,
sviluppo di prodotti, feedback sui prodotti e sul mercato
d. Assicurarsi che i principi del Commercio Equo e Solidale siano
conosciuti e condivisi dai produttori e lavorare con questi per
applicarli
e. Favorire, laddove sussistano le condizioni, la lavorazione dei
prodotti presso le organizzazioni di produttori e/o privilegiare
l’acquisto o l’importazione di prodotti la cui lavorazione avviene
anche parzialmente nei paesi di origine dei produttori
f. Dare possibilità alle altre organizzazioni di Commercio Equo e
Solidale di fare viaggi di conoscenza presso i produttori (e
viceversa), rispettando i criteri del Turismo responsabile espressi
nel documento "Turismo responsabile: Carta d'identità per viaggi
sostenibili"
g. Privilegiare i fornitori esterni al circuito del Commercio Equo e
Solidale fra quelli organizzati in strutture no-profit, con finalità
sociali e con gestione trasparente e democratica e che abbiano
prodotti eco-compatibili e culturali. Non intraprendere relazioni
commerciali con aziende che, con certezza, violino i diritti umani
e dei lavoratori.
Nell’attività di vendita le Organizzazioni italiane di Commercio Equo e
Solidale devono:
a. Fornire ai consumatori tutto il materiale informativo disponibile,
comprese le schede del prezzo trasparente
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
b. Mantenersi costantemente informate sui prodotti che vengono
venduti, verificando che vengano rispettati i criteri del
Commercio Equo e Solidale
c. Garantire ai consumatori sia in caso di distribuzione diretta che
di distribuzione attraverso soggetti esterni, informazioni relative
al Commercio Equo e Solidale, ai gruppi produttori che hanno
realizzato il prodotto o fornito le materie prime, alla rete delle
organizzazioni di Commercio Equo e Solidale ed uno schema di
prezzo trasparente, che fornisca almeno le seguenti
informazioni: prezzo FOB pagato al fornitore, costo di gestione,
importazione e trasporto, margine per la vendita. Tali
informazioni possono essere indicate in percentuale od in valore
assoluto, per singolo prodotto o per categoria di prodotti, o per
paese di provenienza, o per gruppo di produttori.
In caso di vendita all’ingrosso:
a. Vendere prevalentemente alle organizzazioni di Commercio
Equo e Solidale, ai canali di economia solidale, e/o di
solidarietà sociale, gruppi di autoconsumo e/o gruppi
informali di solidarietà.
b. Fornire alle organizzazioni di Commercio Equo e Solidale
informazioni sui prodotti e sui produttori attraverso schede
informative che contengano il prezzo trasparente dei
prodotti ed essere disponibili a fornire la documentazione
di supporto.
6. Prodotti trasformati
a. I prodotti trasformati sono tutti quei prodotti non
riconducibili ad un’unica materia prima: biscotti, cioccolata,
dolciumi, ecc.
b. I prodotto trasformati possono essere definiti in etichetta
“prodotti di Commercio Equo e Solidale” solo se almeno il
50% del costo franco trasformatore delle materie prime o il
50% del peso delle materie prime è di Commercio Equo e
Solidale.
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
c. L'elaborazione dei prodotti trasformati, laddove ne esistano
le condizioni, dovrebbe avvenire nei Paesi d'origine.
d. La trasformazione deve essere effettuata da soggetti
dell'economia solidale o comunque da cooperative o
imprese che non siano in contrasto con i principi del
Commercio Equo e Solidale.
e. I prodotti trasformati devono riportare in etichetta la
dicitura: "Totale ingredienti del Commercio Equo e Solidale:
%"
f. Nei prodotti trasformati, la scelta degli altri ingredienti
rispetto a quelli del Commercio Equo e Solidale deve
ispirarsi ai criteri esposti all'art.3.5 di questa Carta.
Scheda D
Gioco: Storie di vita dei produttori del sud.
Al mercato di San Cristobal
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
Analizzare i meccanismi del commercio: l'intermediazione
TEMPO: 45 minuti
Vengono distribuite le “carte dei ruoli”:
Il commerciante - compri le merci che portano gli indigeni dei
dintorni, le vendi ad altri indigeni, cercando di guadagnare più denaro
possibile, anche al momento di fare i conti e dare il resto. Il tuo
obiettivo è però anche quello di aver venduto tutto alla fine del
mercato . Ti consideri superiore agli indigeni, per cui ti rivolgi a loro
usando "tu" oppure "Oh".
8 indigeni - tutti gli scambi avvengono attraverso il commerciante,
cui dai del “Lei”:
• il primo è l’indiano di Chamula: vuoi procurarti ceramica: per
disporre di denaro a questo scopo, vendi legna da ardere; devi
pensare che hai un grosso bisogno di questi prodotti di
ceramica;
• il secondo è l’indiano di Amatenango: vendi ceramica per
comprare legna da ardere;
• il terzo è l’indiano di Zinacantan: vendi sale e hai bisogno di fibre
e corda;
• il quarto, l’indiano di Oxchuc, viceversa: porti fibre e corda e hai
bisogno di sale;
• il quinto è l’indiano della Selva Lacandona: vendi miele e compri
maglioni;
• il sesto è l’indiano di Tuxtla: compri miele e vendi maglie;
• il settimo è l’indiano di Huixtla: vendi caffè e compri ricami;
• l’ottavo è l’indiano di Ixtepec: vendi ricami e compri caffè.
• 2 turisti europei - volete comprare ricordi di viaggio in Messico,
fate foto, vi rivolgete in inglese a tutti;
• sapete dire in spagnolo solo "gracias, bien, quanto?".
In un gioco di ruolo è consigliabile una fase preparatoria in cui i
partecipanti vengono guidati a calarsi meglio nella parte da
interpretare. Perciò, dopo la distribuzione delle carte, il conduttore fa
delle brevi interviste agli “attori”: “Chi sei? Cosa vuoi comprare? E cosa
vendi? Da chi puoi vendere o comprare la merce? Come ti rivolgi al
commerciante?” .
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
Segue il role-play. Segue la discussione (parole chiave :
multinazionali, sfruttamento, ingiustizia sociale, intermediazione).
(liberamente tratto da "Il viaggio. Percorsi didattici interdisciplinari di educazione
alla pace e al dialogo interculturale" – a cura dell’IRRSAE VENETO – EMI 1995, pag.
123)
Scheda E
Schede laboratorio EdC
Domande e Risposte
Per quali motivi secondo voi gli imprenditori EdC scelgono di aderire a
questa proposta?
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
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Hanno dei vantaggi per la loro attività economica e per la loro vita? Se
sì quali?
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Cosa vi ha colpito di più nelle loro storie?
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Anche se voi non siete imprenditori, cosa potreste fare nella vostra
vita per contribuire ad un’economia più giusta?
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Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
Scheda F
Laboratorio La “cultura del dare” in azione
Obiettivo:
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
Riflettere sulle possibilità concrete che nelle nostre città abbiamo per
promuovere la “cultura del dare”e progettare iniziative capaci di
esprimerla.
Per avere spunti: http://www.teens4unity.org/home_ita.html
e in particolare http://www.school-mates.org/home_italiano.html
Svolgimento
Divisi in gruppi da 5-6 persone, i partecipanti discuteranno su
possibili iniziative concrete da realizzare nella propria città ispirate
alla “cultura del dare”. Potranno utilizzare come guida la seguente
scheda:
• Titolo iniziativa
• Descrizione dell’idea
• Data e luogo di realizzazione
• Cosa serve per realizzarla (cose)
• Chi serve per realizzarla (persone e loro competenze)
• Per quale scopo si fa?
• Ci sono delle spese? Quali?
• Come si potrebbe far conoscere?
Scheda G
Gioco: Arraffa e riarraffa
da “L’economia giocata. Giochi di simulazione per
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
percorsi educativi verso una società sostenibile”
di M. Morozzi-A.Valer – EMI 2001, pp. 225-229
E’ un approfondimento sulle problematiche ambientali (concetti di
risorsa e di limite delle risorse);
Obiettivi: riflettere sull'importanza del "limite" specie delle risorse
naturali; compiere scelte sulla base di criteri di sostenibilità (o
insostenibilità); agire autonomamente e razionalmente senza essere
influenzati dal comportamento del gruppo; imparare ad accordarsi
con gli altri; partecipare, esprimere opinioni e confrontare i reciproci
punti di vista.
Arraffa
(20 minuti + 30-60 min. per il debriefing)
Per giocatori dai 10/12 anni in su.
Servono: un animatore ogni 10 giocatori (o ogni 15/20 se si utilizza
parte dei giocatori come osservatori), molte graffette (o semi di
legumi, stuzzicadenti...), un tavolo intorno a cui i giocatori stiano
seduti comodamente.
• Si dispongono 8/10 giocatori intorno a un tavolo e i rimanenti
alle loro spalle come osservatori.
• Sul tavolo si mettono a disposizione dei giocatori 2n+2 fermagli,
la posta in gioco (se i giocatori, indicati con n, sono 10, i
fermagli saranno 22).
• Si leggono insieme le regole del gioco (meglio se sono scritte su
un cartellone): vince chi raggiunge 2n+4 fermagli (es.: 24
fermagli) scegliendo la strategia più opportuna.
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
• Al "Via" del conduttore ciascun giocatore cercherà di prendere i
fermagli.
• Allo "Stop" verrà raddoppiato il numero di fermagli rimasti sul
tavolo senza superare la prima posta.
Il conduttore non può rispondere alle domande dei giocatori. Si
verificherà che i giocatori al “via” si impadroniranno subito di tutti i
fermagli: in questo caso il conduttore dichiarerà finito il gioco e
ritirerà i fermagli senza dare spiegazioni, e poi inviterà i giocatori a
riprovare.
Rilette le regole, tra i giocatori può sorgere la necessità di una
riflessione per arrivare ad accordi per favorire il raddoppio dei
fermagli e continuare a giocare.
II conduttore può disturbare i tentativi di accordo ridando
improvvisamente il via: può accadere che qualcuno, incurante della
discussione in atto o degli accordi realizzati, cercherà di "arraffare" il
tutto, magari senza raggiungere il numero richiesto di fermagli per
vincere.
II conduttore potrà fare vari tentativi in modo che si manifestino
diverse dinamiche. Su decisione del conduttore (per aver fatto un
numero determinato di tentativi o per scadere del tempo), il gioco
viene interrotto.
Debriefing:
• I fase: Alla fine del gioco, qualunque essa sia, si inviteranno i
giocatori, individualmente, a far emergere le impressioni e a
motivare il proprio comportamento durante l'attività. Una
"lettura" di quanto accaduto potrà anche essere richiesta agli
osservatori.
• II fase: Quale è stato il risultato del gioco? Come hanno interagito
i giocatori? Come si sarebbe potuto concludere il gioco in
alternativa? Che cosa ha facilitato e che cosa ha ostacolato il
raggiungimento dell'obiettivo per ciascun giocatore? E per tutti i
giocatori insieme?
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
• III fase: Si invitano quindi i giocatori a riflettere sulle possibili
analogie con la realtà (ad esempio: fermagli = risorse; dinamiche
tra i giocatori = modalità di approccio con le risorse). Lo
sfruttamento egoistico e illimitato (che corrisponde all’
"arraffare" i fermagli) delle risorse impedisce il loro rinnovo e
porta all'esaurimento delle stesse, mentre solo l'utilizzo limitato
e rispettoso delle capacità rigenerative della natura garantisce
beneficio per tutti per lungo tempo: è indispensabile
un'autolimitazione e un'autoregolamentazione per evitare di
giungere al punto di non ritorno (quando cioè finisce il gioco
senza vincitori).
È inoltre possibile inserire all'interno del debriefing (o prima, come
variante dell'altro gioco) un'attività che affronta l'altra faccia della
medaglia: i rifiuti.
Riarraffa
La posta è composta da 5n di fermagli, distribuiti dal conduttore in
modo casuale e assolutamente sproporzionato tra i giocatori (chi ne
avrà 2, chi 20, chi 15...); scopo del gioco è liberarsi dei fermagli;
vinceranno i tre giocatori seduti uno di fianco all'altro, che per primi si
troveranno senza più fermagli.
Al via il conduttore indicherà uno dei partecipanti come colui che farà
la prima mossa.
Dopo la sua prima mossa si proseguirà in cerchio in senso antiorario,
fino a completare il giro e poi ripartire.
A ogni giro ogni giocatore non potrà distribuire ad altri più di 3
fermagli alla volta (potrà distribuirli indifferentemente a un solo
giocatore, a due o a tre).
Ogni 2 minuti ci sarà uno stop e verranno distribuiti in modo casuale
altri fermagli (4n).
Percorso 3 - Economie e culture del dare
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CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva
Debriefing:
I e II fase: come sopra. III fase: i fermagli potrebbero rappresentare
questa volta i rifiuti, e le dinamiche tra i giocatori rappresentano le
modalità di approccio con i sottoprodotti dei nostri modelli di
consumo, cioè i rifiuti.
Un approccio egoistico e irrazionale al problema dei rifiuti porta a
considerarli come una patata bollente dalla quale liberarsi il più in
fretta possibile, evitando una relazione tra la loro produzione e la
responsabilità della loro gestione da parte di chi li ha prodotti.
Si può far emergere il rapporto di causalità tra l’eccesso di consumo e
il problema dei rifiuti e quindi mettere in discussione il
comportamento che scarica (“esternalizza”) sulla collettività mondiale
il problema dell’eccesso di produzione/consumo/spreco di risorse.
Il limite non dovrebbe apparire come un ostacolo alla propria libertà e
realizzazione personale, ma è invece un fattore indispensabile per
trovare l'equilibrio tra uomo e ambiente, tra risorse e consumi, tra
nord e sud del mondo, nella misura in cui sollecita la cooperazione, la
solidarietà, il sentirsi parte di un sistema sociale e ambientale più
vasto.
Bibliografia
Sull’economia contemporanea e le sue contraddizioni
• Centro Nuovo Modello di sviluppo, Nord Sud. Predatori, predati e
opportunisti, Emi, Bologna 2005.
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http://www.fareantropologia.it/sitoweb/index.php?
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http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/
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http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/
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Film
Blood diamonds – Diamanti di sangue (2006)
Regia di Edward Zwick.
Drammatico, durata 138 min. - USA 2006. - Warner Bros Italia
The Constant Gardener – La cospirazione (2005)
Regia di Fernando Meirelles.Thriller, durata 129 min. - USA, Gran
Bretagna 2005.
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