Le mille croci di legno sulle rotte dei migranti

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Le mille croci di legno sulle rotte dei migranti
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TRIDUO
PASQUALE
PRIMO PIANO
Sabato
19 Aprile 2014
Il fatto
L’omelia
Dall’Europa all’Africa, ad
ogni latitudine del mondo
celebrare la Passione di Gesù
significa anche denunciare
le schiavitù vecchie e nuove
che imprigionano l’uomo,
dalla tratta delle persone
ai cristiani perseguitati
a motivo della loro fede
Cantalamessa: scandaloso
che non si accetti
di ridurre gli stipendi alti
FABRIZIO MASTROFINI
ROMA
stazione veniva "incarnato" nella realtà dei tanti, troppi per cui migrare è la condanna alla disumanizzazione. «Nessun uomo o donna di
buona volontà resti indifferente di fronte alle
loro sofferenze», ha detto padre Mauro. E la
Conferenza episcopale guatemalteca - Paese
in cui in varie diocesi si è scelto di dedicare la
Via Crucis agli irregolari - ha rivolto un forte
messaggio, ricordando che «nella Passione di
ogni migrante rivive la passione di Cristo». «Per
questo – si legge nel documento diffuso dalla
Pastorale per la mobilità umana – ci impegniamo con ogni sforzo ad alleviare le loro sofferenze».
l tradimento di Giuda è motivato dal denaro. È una
spiegazione semplice ma non banale perché nella
Bibbia il denaro è «l’idolo di metallo fuso» cioè «l’idolo per antonomasia» dietro il quale si cela Satana, il vero concorrente di Dio. Sul tradimento di Giuda, sul denaro come movente, sulla risposta misericordiosa di Gesù, si è concentrata l’omelia di padre Raniero Cantalamessa, cappuccino, predicatore della Casa Pontificia,
pronunciata ieri pomeriggio - Venerdì Santo - nella Basilica Vaticana, celebrando - come è tradizione - la Passione di Gesù.
All’altare della Confessione è stato collocato il crocifisso
e a lato hanno preso posto il Papa, i cardinali, i fedeli, in
adorazione silenziosa. «Mammona è l’anti-Dio perché
crea un universo spirituale alternativo, cambia oggetto
alle virtù teologali. Fede, speranza e carità non vengono
più riposte in Dio, ma nel denaro», ha notato padre Cantalamessa. Ed ha poi attualizzato i danni che vengono
dalla ricerca spasmodica dell’accumulo. Il denaro è alla
base dello sfruttamento degli
uomini, della prostituzione,
delle mafie, della corruzione
politica, della droga, della
vendita di organi. «Giuda cominciò con sottrarre qualche
denaro dalla cassa comune.
Dice niente questo a certi amministratori del denaro pubblico?». Ma - ha proseguito poi
- «non è già scandaloso che alcuni percepiscano stipendi e
pensioni cento volte superiori a quelli di chi lavora alle loro dipendenze e che alzino
la voce appena si profila l’eventualità di dover rinunciare a qualcosa, in vista di una maggiore giustizia sociale?».
Neppure è mancato un riferimento stringente alla storia
italiana. Negli anni ’70 e ’80, per spiegare i giochi di potere e il terrorismo si andò affermando l’idea dell’esistenza di un "grande Vecchio" che «da dietro le quinte avrebbe mosso le fila di tutto, per fini a lui solo noti». Esiste «davvero, non è un mito; si chiama Denaro». Il tradimento può avere altri volti: tra marito e moglie, nel ministro di Dio che pensa a se stesso e nell’insieme «tradisce Gesù chi tradisce la propria coscienza». Tuttavia nell’ultima parte dell’ampia omelia padre Cantalamessa ha
notato che nel tradimento di Giuda l’aspetto più importante è la risposta di Gesù: «Sa perché è venuto, ma non
rifiuta, nell’orto degli ulivi, il suo bacio di gelo e anzi lo
chiama amico» perché Dio è misericordia. E nella Riconciliazione sperimentiamo che «Gesù sa fare di tutte
le colpe umane, una volta che ci siamo pentiti, delle felici colpe, delle colpe che non si ricordano più se non per
l’esperienza di misericordia e di tenerezza divina di cui
sono state occasione».
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I
LUCIA CAPUZZI
rano in tanti a Naranjo. Come quasi ogni giorno nel "cruce", punto di passaggio più trafficato dal Guatemala al
Messico. Qui centinaia di centroamericani si
radunano ogni giorno dal resto del Paese, dal
Salvador e dall’Honduras - circa mezzo milione di persone ogni anno - per "catapultarsi"
verso il sogno americano. Alla fine del territorio messicano, migliaia e migliaia di chilometri più a Nord, ci sono gli Stati Uniti. In realtà,
oltre la metà di chi parte si perderà nel cammino e meno di un terzo dei sopravvissuti riuscirà a passare dall’altra parte. Attraversare il
Rio San Pedro è il primo passo di un percorso
lungo, nel migliore dei casi, un mese. I migranti
lo fanno a bordo di imbarcazioni che per 2.300
quetzales (circa di 215 euro, più la mazzetta alle guardie di frontiera per "non vedere") li portano sulla sponda opposta, dove comincia il
Messico. Martedì, però, la folla ammassata lungo la riva non era formata solo dai migranti con
il classico sacchetto di plastica in cui trasportano i pochissimi averi. In mezzo a loro, stavolta, c’erano centinaia di fedeli cristiani con una semplice croce di legno. Anche loro hanno
attraversato il fiume in lancia e camminato per
le vie impervie del "Monte", l’altopiano, dove
gli irregolari passano per dare "meno nell’occhio". Dopo ore, si sono fermati a Tenosique
ad aspettare "la Bestia". Si chiama così il treno
merci - in Messico non esiste un trasporto passeggeri su rotaia - sul cui tetto viaggiano gli "indocumentados". Ogni tratto dura 8, 10 anche
12 ore. Poi la "Bestia" si ferma e i migranti devono prenderne un’altra per compiere il tratto
successivo. Sempre che nel frattempo non vengano rapiti, malmenati, derubati, abusati, uccisi. Il "viaggio della speranza" dei centro americani verso l’El Dorado Usa è, in realtà, una Via Crucis. Per questo, la casa rifugio "Los
72" di Tenocique, diretta da frà Tomás González, in collaborazione la Pastorale della mobilità umana della Chiesa messicana ha deciso di
celebrare la salita al Calvario di Gesù con e fra
i migranti. Meditando insieme a loro la passione di Cristo. Un accompagnamento materiale e spirituale almeno fino a Palenque, dove
l’arrivo dei fedeli era previsto nella tarda sera-
E
AMERICA CENTRALE. Un momento della Via Crucis di Tenocique
Le mille croci di legno
sulle rotte dei migranti
In Messico con chi sogna «l’El Dorado» Usa
ta di ieri. L’iniziativa non è solo un segno di solidarietà ma anche un messaggio forte alla perché smetta di chiudere gli occhi di fronte a coloro che sono scartati due volte. Dal Paese d’origine, che non è in grado di offrire loro una vita degna e sicura, e da quello d’accoglienza, per
cui sono solo un fastidio da scacciare o merce
da sfruttare. La Via Crucis di Tenocique è stata
l’ultima di una serie di celebrazioni simili che
hanno caratterizzato la Quaresima centroamericana. Il venerdì della settimana scorsa, a
San Salvador, padre Mauro Verzeletti, direttore della Pastorale migranti dell’arcidiocesi, ha
rappresentato "in chiave migrante" il viaggio al
Calvario. Il brano del Vangelo relativo a ogni
FRANCIA. Una delle stazioni della Via Crucis a Parigi vicino alla Torre Eiffel
Vengono dal Guatemala,
ma anche dal Salvador
e dall’Honduras. Nei luoghi
simbolo dell’immigrazione
centroamericana si prega
la Via Crucis nel segno
dell’accoglienza e della
solidarietà verso chi cerca
riparo da una realtà tragica
(Reuters)
Collina di Montmartre
la culla dei santi nazionali
Francia.
DANIELE ZAPPALÀ
PARIGI
n’ascesa con la croce sulla
collina di Montmartre, per
raccogliersi poi in adorazione nella cripta della Basilica del Sacro Cuore, davanti al Cristo morto.
Ancora una volta, a Parigi, il più suggestivo rito della Via Crucis si è svolto lungo le scalinate chiare in cima
alla Capitale. All’ora di pranzo, fra
sprazzi di sole e momenti di cielo coperto, l’intera collina ha così offerto
anche agli sguardi di certi turisti inconsapevoli la propria identità più
autentica e forte, ben anteriore rispetto ai colori portati dai ritrattisti
della Place du Tertre. In effetti, il
"Monte dei martiri" custodisce ancora il messaggio dei santi che evangelizzarono la Gallia, rimasti lungo i
secoli un saldo riferimento per ogni
nuova generazione di fedeli parigini.
Dietro al cardinale André VingtTrois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale
francese, si sono addensati migliaia
di fedeli, giunti anche dalle parroc-
U
Parigi
L’appuntamento guidato
dal cardinale Vingt-Trois
Il ricordo di Giovanni XXIII
e di Giovanni Paolo II
chie più periferiche della regione parigina. Fra le intenzioni di preghiera
pronunciate dal presule, quelle per
la famiglia, alla quarta stazione, o
ancora per i cristiani perseguitati e
per la Chiesa, alla settima e alla tredicesima. Nella preghiera per la
Chiesa, hanno certamente vibrato
pure i pensieri e i ricordi che associano Montmartre alle figure di papa Roncalli e papa Wojtyla. Il primo
fu nunzio a Parigi e molto legato al
Santuario.
Giovanni Paolo II, invece, vi effettuò
una visita memorabile, ancor oggi
documentata all’interno della Basilica. Fra le decine di altre processio-
ni per le strade della Capitale, si possono segnalare quella nel centralissimo quartiere delle Halles, a cui
hanno partecipato tanti clochard. O
quella sugli Champs Elysées, che ha
scelto il tema dell’unità fra i cristiani. In proposito, c’è molta attesa pure per il rito ecumenico di Pasqua
con le principali confessioni cristiane che sarà celebrato domani nel
quartiere della Défense, la city parigina.
Intanto, intervenendo ieri sulla principale radio pubblica d’informazione, France Info, il cardinale VingtTrois ha pure sottolineato che la laicità dello Stato deve intendersi come una forma d’apertura delle istituzioni e di «rispetto della libertà di
coscienza e di culto di tutti i cittadini» e non come una «laicità di chiusura e d’esclusione». Questo è vero
anche perché, ha proseguito il presule, «la società non si riduce allo Stato, ma esprime una ricchezza culturale molto più vasta. Quando la società si riduce allo Stato, si vive in uno Stato totalitario».
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NIGERIA. La Sacra Rappresentazione di Lagos
(Reuters)
Oltre le persecuzioni
con il coraggio della fede
Nigeria.
ANNA POZZI
e strade di Ikeja per un giorno
sembrano un altro mondo. In
questo popoloso quartiere di
Lagos, in Nigeria, normalmente assediato dal traffico e dal frastuono, per
qualche ora si ferma tutto. Potenza del
Venerdì Santo. Che qui è forse il momento più forte del triduo pasquale.
Perché con grande partecipazione e
straordinario realismo viene inscenata e vissuta una spettacolare via crucis iper-realistica e altamente drammatica. Ci vogliono molti mesi di preparazione e il coinvolgimento di centinaia di persone per realizzare i quadri viventi delle varie stazioni.
Una rappresentazione curata nei dettagli e accompagnata da preghiere e
canti. C’è grande partecipazione e immedesimazione. È come se tutto il resto sparisse. Sono lontani i problemi
enormi di questo Paese, la miseria e le
ingiustizie, Boko Haram con i suoi tragici attentati o l’insicurezza e la corruzione dilaganti. Certo, ci sono molte forze dell’ordine a sorvegliare il tragitto della Via Crucis. Ma la gente or-
L
Lagos
Nel quartiere di Ikeja
un rito molto partecipato
e protetto anche se Boko
Haram è lontano
mai è abituata. Lo straordinario apparato di sicurezza che presidia chiese e luoghi di culto, specialmente in
questi giorni di Pasqua, colpisce solo
chi non è di qui. Paradossalmente, la
gente del posto sarebbe stupita e allarmata se non ci fossero tutti questi
poliziotti e militari, se non venisse sottoposta a perquisizioni e scanner, se
non stazionassero unità anti-bomba
fuori dalle chiese e militari persino
dentro.
Anche nel sud della Nigeria, e specialmente a Lagos - a centinaia di chilometri dalle regioni in cui Boko Haram colpisce più barbaramente - il timore degli attentati è forte. Special-
mente nei momenti forti della cristianità, Natale e Pasqua. È proprio in
questi giorni che si temono gesti inconsulti e propagandistici, che attirerebbero l’attenzione internazionale
dei media e accrescerebbero il potere
negoziale dei terroristi.
Eppure, la gente che partecipa in massa alla Via Crucis sembra come sospesa in una bolla mistica; è completamente immedesimata nelle scene
che riproducono le tappe finali e dolorose della vita di Gesù. I figuranti,
del resto, interpretano la loro parte
con grande intensità e pathos. Nel caldo umido di questa stagione che fa sospirare le prime piogge, grondano sudore e, nei momenti più drammatici,
persino sangue.
Anche in questa occasione - come pure nella vita ordinaria della Chiesa della Nigeria - i cristiani di questo martoriato Paese mostrano grande partecipazione, vitalità e persino entusiasmo. Danno una testimonianza, semplice e alta al tempo stesso, di una fede che non ha paura. Che non teme
la morte. Ma che, anzi, è piena di vita.
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