Omelia al termine della processione al Crocifisso della Maddalena
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Omelia al termine della processione al Crocifisso della Maddalena
Omelia al termine della processione cittadina al Crocifisso della Maddalena Lodi, 30 marzo 2007 Fratelli e sorelle, come ogni anno in questa sera di Venerdì che precede la Settimana Santa, ci siamo ritrovati numerosi, provenienti dalle parrocchie della nostra città, per compiere il pio esercizio della Via Crucis. Dalla Cattedrale, percorrendo le vie della nostra città, abbiamo rivissuto spiritualmente “il cammino della croce” che ora si conclude qui nella chiesa della Maddalena, dove si conserva lo splendido crocifisso ligneo che tra poco venereremo con il gesto del bacio. Stiamo compiendo questa Via Crucis a pochi giorni dal secondo anniversario della morte del Papa Giovanni Paolo II di venerata memoria (anniversario che cadrà lunedì prossimo 2 aprile). La Via Crucis è stato uno degli esercizi di pietà da lui prediletti: una predilezione che affondava le sue radici nella tradizione familiare, nelle usanze della parrocchia dove Karol Woityła fu battezzato, nelle scelte pastorali della Polonia, nel cui corpo - la sua terra – per lunghi decenni si è prolungato il mistero della passione di Cristo. Giovanni Paolo II durante il suo lungo pontificato, mai mancò all’appuntamento della «Via Crucis al Colosseo», la sera del Venerdì Santo. Neppure l’ultimo Venerdì santo della sua vita, come ben sappiamo, pur stremato dalla malattia, egli intese rinunciare alla Via Crucis, a cui partecipò spiritualmente dalla sua Cappella privata, non potendo recarsi al Colosseo. In ricordo di Giovanni Paolo II e in particolare della sua “predilezione” per la Via Crucis quale forma di preghiera per entrare nel mistero della passione e morte di Gesù, desidero questa sera riproporvi alcune sue parole pronunciate al Colosseo nell’anno 2002. In quel Venerdì santo di 5 anni fa Papa Wojtyla parlò della Via Crucis in questi termini: Via Crucis Cammino di dolore, che Cristo percorre in obbedienza al progetto salvifico del Padre. Cammino suo e nostro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16, 24). Via Crucis Spazio della rivelazione dell'Amore trinitario: del Padre, che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16); del Figlio, che ha amato gli amici fino a dare la vita per essi (cf. Gv 15, 13); dello Spirito di pace, di misericordia e di consolazione. Via Crucis Scuola di vita evangelica, dove il discepolo, volgendo lo sguardo al Crocifisso, impara come si ami Dio sopra ogni cosa e per i fratelli si spenda la vita; come il perdono vinca l'offesa e con il bene si ricambi il male, come il cuore si apra all'amico e dell'afflitto si lenisca la pena. Via Crucis Supplica per la riconciliazione e la pace, perché in Asia, in Africa, in Medio Oriente cessino i gravi conflitti in atto, cessi lo spargimento di sangue e, per l'azione dello Spirito, si infranga la durezza del cuore e «i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano, e i popoli si incontrino nella concordia» (Lit. Rom.). Cari fratelli e sorelle, queste intense parole di Giovanni Paolo II intorno al “cammino della croce” compiuto da Gesù, le vogliamo ascoltare e fare nostre questa sera come “viatico” per entrare con atteggiamento di fede nella Settimana santa durante la quale faremo memoria della Pasqua di Cristo, evento centrale della nostra fede. Esse ci aiutano a comprendere che il mistero pasquale (la passione, morte e risurrezione di Gesù) non è un evento confinato nel passato a cui noi possiamo assistere solo come semplici spettatori; al contrario è un evento che ha a che fare con il presente, con il mondo d’oggi, con la nostra esistenza, e che per questo ci coinvolge, ci interpella tutti, nessuno escluso. I giorni della Settimana santa, con le commoventi liturgie della nostra Chiesa, sono giorni atti a ridestare in noi un più vivo desiderio di aderire a Cristo e di seguirlo generosamente nella quotidianità, consapevoli del fatto che Egli ci ha amati sino a dare la sua vita per noi. Per una proficua celebrazione della Pasqua, la Chiesa chiede ai fedeli di accostarsi in questi giorni al sacramento della Penitenza, che è come una specie di morte e di risurrezione per ognuno di noi. Domenica scorsa – quinta di Quaresima - nella s. Messa ci è stato proposto il vangelo della donna adultera nel quale abbiamo ascoltato queste parole di Gesù “Donna, io non ti condanno: va e non peccare più”. Ebbene l’esperienza vissuta dall’adultera che, perdonata da Cristo, può ricominciare una vita nuova, è di fatto l’esperienza che ognuno di noi può vivere celebrando con fede e devozione il sacramento della Confessione, che come sappiamo e come abbiamo sentito in Quaresima suppone l’atteggiamento di conversione di chi vuole cambiare vita distaccando il cuore da ogni attaccamento al male. Prepararsi alla Pasqua con la conversione e la confessione rappresenta dunque un adempimento da valorizzare appieno, perché ci offre la possibilità di ricominciare di nuovo la nostra vita e di avere realmente un nuovo inizio nella gioia del Risorto e nella comunione del perdono datoci da Lui. Maria Santissima, intimamente compartecipe del disegno salvifico, ci accompagni sulla via della passione e della croce sino al sepolcro vuoto, per incontrare il suo Figlio divino risuscitato. Entriamo nel clima spirituale della Settimana Santa, lasciandoci guidare da Lei, la Madre di Dio, e dalla Maddalena, che ci guidino a riconoscere in Gesù, morto e risorto, il senso e la salvezza della nostra vita.