Relazione Progetto
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Relazione Progetto
“ Il ponte riunisce presso sé, nel suo modo, terra e cielo, i divini e i mortali. ” Martin Heidegger “ Il nome dell’associazione è magnifico ed è proposto dalla grande saggezza della cultura mandinga le cui famiglie Diebate e Kouyate ne sono garanti e messaggeri con le loro perle di sapienza. Salo significa ponte e preghiera alla volta del nome spirituale e rispettoso per il disegno della persone che si relaziona armoniosamente con l’essere supremo” Moussa Souane (Presidente Camera di Commercio Sedhiou) “ Cosciente della ricchezza dei suoi figli, dei suoi patrimoni culturali e sociali, dell’immensità delle sue riserve naturali non ancora valorizzate, la regione di Sedhiou ha la speranza per credere in un futuro di prosperità nella pace, equità e giustizia per tutti “ Mamadou Lamine Drame (Presidente Consiglio regionale di Sedhiou) Generalità Balouo Salo è un’associazione no-profit fondata da giovani ingegneri, professionisti e docenti universitari uniti dal desiderio di abbattere le distanze culturali con principi di solidarietà e cooperazione. L’associazione si pone l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del Casamance (regione geografica del sud del Senegal caratterizzata dalle innumerevoli risorse naturali e culturali che ne determinano la grande valenza storica), attraverso la realizzazione di un’opera di beneficienza consistente nella costruzione di un ponte-diga desalinizzante di 800 metri sulla vallata del Tanaff Bolong (foto 1-2 in allegato), nella Regione di Sedhiou. La vallata in questione subisce il particolare e raro fenomeno di risalita delle acqua acide del Casamance, che si estendono dall’oceano per più di 140km verso l’entroterra attraverso l’estuario, e che producono effetti devastanti sull’ecosistema e sulla produzione agricola (foto 3-4-5 in allegato). Il Casamance è fortemente caratterizzato dalla presenza Mandinga. Questa cultura più di mille anni fa migrò dall’Africa orientale sino a quella occidentale, mettendovi radici per via delle innumerevoli risorse che questa offriva e che tutt’oggi offre loro. I saggi Mandinga raccontano che “durante la migrazione, passando dalle foreste del centro africa, vi soggiornavano e le foreste danzavano” (cit. saggio Griot famiglia Diabate) perché questa etnia è caratterizzata dalla presenza della figura spirituale del Griot che tramanda la conoscenza attraverso la musica. I Mandiga sono un popolo di fede per la vita, che prospera nella pace e ha intrinseco nella coscienza e nello spirito un ponte che permette di oltrepassare ogni limite culturale, essi “sono arbitri di pace tra le varie etnie” (cit. saggio Griot famiglia Cissoko). Balouo Salo è un connubio di parole dell’etnia Mandinga, “Ba” vuol dire mare, mamma e grande mentre “Salo” significa cortile. “Balouo” vuol dire al tempo stesso vivere e vita. “Salo” significa ponte e preghiera. In queste parole risiede quindi il duplice significato di “pregare per vivere” e “ponte per la vita” o viceversa. Il sale del Casamance invadendo la vallata brucia potenziali campi di coltivazione e contribuisce, purtroppo, ad incrementare forti deficit alimentari e carenze di acque potabili. Il processo influisce negativamente anche sull’ecosistema che lentamente si avvia al fenomeno di desertificazione, rendendo le zone aride. Il progetto Balouo Salo permetterà attraverso la realizzazione di un pontediga desalinizzante di coltivare la vallata per tutta la sua estensione, 25 km per 600metri di larghezza media, ovvero più di 100 milioni di metri quadrati (foto 6-7 in allegato), attivando un processo di produzione agricola basato sulla coltivazione del riso e dei cereali, fonti primarie di alimentazione locale. Considerata la grande estensione della vallata saranno più di 40 i villaggi che beneficeranno direttamente dell’opera tramite la coltivazione diretta sulla vallata, e tra questi possiamo citare i più importanti: Tanaff, Baghere, Sanoufily, Simbandi, Boukarkounda, Sambacounda Sando, Bissary, Kegnimacounda e Kenewal. Le autorità locali stimano un bacino di utenza per questa opera di 40.000 persone beneficiarie direttamente e indirettamente attraverso l’impiego diretto nell’attività agricola che ne conseguirà, quindi sul lavoro, sul conseguente commercio di quanto prodotto, sulle quantità di alimentazione per la popolazione stessa, e tutti i relativi effetti benefici strettamente correlati all’opera stessa. Il ponte-diga, inoltre, sarà carrabile, quindi consentirà il passaggio tra le due sponde, accorciando un percorso di 20km, che per carenze di infrastrutture oggi viene effettuato in 10 ore. Ciò favorirà l’accesso all’unico ospedale della regione sito in Sedhoiu. L’aspetto infrastrutturale creerà rapporti sociali e commerciali sino ad oggi impediti, favorendo quindi uno scambio culturale tra i vari villaggi che si differenziano per etnie e per esperienze lavorative. Durante il sopralluogo effettuato dai missionari dell’associazione si è indagata la possibilità di interazione tra queste varie etnie scongiurando qualsiasi tipologia di diverbi. L’area interessata è caratterizzata dalla pace, dalla solidarietà e dallo spirito di collaborazione per lo sviluppo della regione. Sono state effettuate riunioni con tutti gli anziani saggi rappresentanti (foto 8 in allegato) dei villaggi più importanti, ove è stata evidenziata la volontà di questi di collaborare insieme per la realizzazione dell’opera, sono stati espressi desideri di impiego diretto nella costruzione al fine di poter contribuire ad una missione che salverà la vita a 40.000 di persone. E’ stato quindi necessario approfondire, durante il sopralluogo, il sistema di relazioni che agisce nell’area di pertinenza, l’area d’influenza di una tale opera a dono, al fine di poterla dimensionare e correlare al contesto socioculturale. Nelle riunioni suddette, gli anziani, persone di grande saggezza e fede nella vita, parlavano del “sale” come un demone dicendo: “se mi mancano i vestiti è colpa del sale, se manca da mangiare è colpa del sale, se mio figlio non è qui a lavorare è colpa del sale, il sale è un demone e noi vogliamo scacciarlo”. Di fronte a queste parole tutti noi ci siamo commossi, in quanto abbiamo realmente assorbito la necessità vitale per queste persone di portare a termine questo progetto, difatti quando noi dicevamo “noi vogliamo realizzarlo” loro rispondevano: “se voi lo volete, noi lo vogliamo più di voi, perché per noi è una questione vitale”. Quando siamo arrivati nella vallata, per il sopralluogo tecnico, 500 persone dei vari villaggi si sono riuniti per farci festa (foto 9 in allegato) e più di 50 donne cantavano in feste “tutti noi vogliamo l’acqua dolce” mentre 400 bambini camminavano con noi sulla vallata ardente a piedi nudi, e con i vestiti stracciati (foto 10-11-12 in allegato). Balouo Salo è quindi la progettazione e realizzazione di una struttura, per l'esattezza un ponte-diga desalinizzante ubicato in un punto strategico scelto insieme alle amministrazioni locali (esattamente alla foce del Tanaff Bolong, tra i villaggi di Sanoufily e Sambacounda ), e a seguito di un attento studio territoriale in loco, studio di relazioni tra villaggi e percorsi preferenziali, anche in riferimento alle morfologie locali, alla natura dei terreni e alle ubicazioni e distanze tra villaggi, nonchè l'uso di materie prime locali, evitando (o riducendo al minimo) quindi l'apporto di materiali "non a Km zero" riducendo l'emissione di CO2, dunque nel rispetto degli accordi Internazionali in merito alla sostenibilità ambientale, ma soprattutto nel rispetto degli equilibri socio-ambientali locali. Balouo Salo verrà quindi realizzato utilizzando esclusivamente materiali e manodopera locali, al fine di mantenere salda l’identità territoriale e consentire alla popolazione di rispecchiarsi nell’opera. Si vorranno e dovranno rispettare i principi fondamentali di una buona architettura al fine di non deturpare il paesaggio che rappresenta un patrimonio per la comunità, ma anche creare un’opera esemplare che possa essere promotrice di innovazione e portavoce del desiderio collettivo di vita e sviluppo. A tal fine sono stati studiati i materiali locali e individuate una serie di cave in prossimità del sito di costruzione che permetteranno la realizzazione del calcestruzzo in cantiere con risorse prime locali: sabbia e inerti (foto 13-14 in allegato). La formula di composizione del calcestruzzo verrà studiata e formulata nei laboratori di test sui materiali da costruzione dell’Università di Catania, al fine di ottimizzarne l’uso e donare alle maestranze la formula migliore e il comportamento meccanico. Inoltre, sono in corso d’opera prelievi di campioni del suolo di fondazione (foto 15 in allegato) da studiare attraverso indagini geotecniche e geologiche effettuate nei laboratori di Geotecnica dell’Università di Catania, e indagini agronome attraverso lo studio di partenariati locali. Gli studi restituiranno i parametri meccanici fondamentali necessari per poter rendere l’opera sicura e duratura, al dispetto di opere similari che presentano gravi errori progettuali e materici. Con i docenti e professionisti consulenti e partner dell’associazione si studierà il miglior processo costruttivo, adeguato alle disponibilità di attrezzature e macchine de cantiere locali, oltre che alle capacità degli operai impiegati, e delle maestranze territoriali partners. Nella fase di cantiere verranno impiegati oltre alle maestranze, anche volontari della popolazione che intendono contribuire alla causa di costruzione, e a tal fine verrà predisposto un corso di formazione sulla sicurezza dei cantieri e sull’ingegneria base, verranno predisposte delle lezioni giornaliere secondo un programma didattico studiato con la collaborazione dei docenti dell’Università di Catania, che ha l’obiettivo di seguire passo per passo il processo costruttivo dell’intera opera, al fine di restituire un’esperienza utile per il futuro. Verranno inoltre impiegati degli studenti delle università del Casamance e del Senegal che avranno il compito di supervisionare la realizzazione e fornire spiegazioni sulla stessa alla popolazione. Il loro diretto impiego nella costruzione restituirà un’esperienza riconosciuta sia in Italia quanto in Senegal, consentendo loro di fare esperienza e mettere in pratica quanto studiato nei corsi universitari. L'intento fondamentale è quello di donare non solo l'opera in sé, che diverrebbe un bene comune a servizio delle generazioni, sinonimo di sviluppo territoriale, di relazioni sociali, di sicurezza e di esempio promotore per iniziative analoghe nelle vicinanze, ma anche di porre le conoscenze strutturali della formazione europea agli abitanti del luogo, rendendoli così parte integrante del progetto in una cooperazione sociale e di scambio tra le relative parti, chiamando in causa le risorse umane e le maestranze locali in una squadra di progettazione (foto 16 in allegato). Si creerà quindi un luogo ideale di formazione basilare di ingegneria e architettura, al fine di creare cultura e arricchire le parti, o di poter rendere replicabile l'operato dagli stessi abitanti, nel rispetto delle norme vigenti, a dispetto di molte strutture precarie, caduche, pericolanti (foto 17 in allegato) che vengono realizzate senza la conoscenza delle tecniche strutturali e che tentano inutilmente, temporalmente e parzialmente, di legare territori che necessiterebbero invece di una forte relazione bilaterale permamente. Il progetto sarà portavoce di sicurezza, come diritto dell'essere umano, di legame, creazione e consolidazione di relazioni sociali e commerciali tra i villaggi, con le relative implicazioni, non solo in termini etici ed esistenziali ma anche in termini di sviluppo delle aree, creando una rete di collegamenti, che favorisco scambi socio- commerciali, che accorciano i percorsi a risorse e servizi primari sopperendo a gravissimi deficit alimentari, sanitari e di alfabetizzazione. Sono inoltre previste delle lezioni basilari sull’ingegneria nelle scuole primarie e secondarie della regione al fine di incentivare i giovani allo studio, il tutto correlato da visite guidate in cantiere. L’opera di beneficienza è in accordo con il piano di sviluppo regionale che punta al miglioramento delle condizioni di vita generali della popolazione e al potenziamento delle infrastrutture. Le autorità locali, quali ARDS, Governo regionale, Consiglio rurale, Consiglio Regionale, Dipartimento Tanaff, Camera di commercio e Agricoltura di Sedhiou, Prefettura di Sedhioiu e Tanaff, l’Ambasciata Senegalese in Italia, il Consolato senegalese di Catania, la scuola primaria e secondaria di Sedhiou e Tanaff, sostengono l’opera tramite le loro esperienze e conoscenze sul territori e sono partener di Balouo Salo già consolidati, insieme ad altre associazioni, enti e aziende italiane. Il progetto verrà abbracciato da una premessa fenomenica basata sulla filosofia della cultura mandinga, oggi presenza culturale rilevante nell’area di interesse, al fine di predisporre i partner e i missionari ad un ottimale approccio interculturale basato sul reciproco scambio di conoscenze ed esperienze. Predisponendo quindi una rassegna delle teorie dei più grandi filosofi e sociologi occidentali, orientali e africani, per poi giungere alla scala territoriale dell’etnia Mandinga, che culminerà con una parabola intellettuale del superamento del limite di solidarietà attraverso la realizzazione di un collante materiale (il ponte) che funga da “inizio” attraverso la sua “via”, sostituendosi al limite morfologico del torrente, del dirupo o della vallata che sia, sino ad allora costituente un limite invalicabile per lo sviluppo. E predisponendo un “cortile” (louo) che sia “madre” (ba) di vita (salo) attraverso la realizzazione di un “balouo salo” (un ponte per la vita) che sia messaggio di “fede per vivere” (balouo salo). Balouo Salo è avere fede nella vita, credere e riporre in essa la speranza di un mondo migliore, fatto di solidarietà, amicizia e cooperazione tra le varie culture, abbattendo ogni ostacolo e realizzando un ponte che colmi ogni distanza. Balouo Salo è realizzare un ponte-diga che doni la possibilità di vivere senza la preoccupazione di arrivare alla stagione secca con un solo chicco di riso, e osservare i propri bambini chiederti da mangiare. Balouo Salo è la creazione di un legame tra le sponde, di nuove amicizie, di festa tra popoli, di scambi di conoscenza e di commercio, è socializzare, vendere, comprare e crescere insieme. Balouo Salo è quello di cui hanno bisogno 40.000 persone che soffrono la fame. Balouo Salo è l’occasione per i figli delle donne dei villaggi di non andare via da casa per cercare lavoro, perché il lavoro si creerà in casa propria. Balouo Salo è soddisfare le richieste e le esigenze della popolazione che canta in festa “tutti noi vogliamo l’acqua dolce”. Balouo Salo è svegliarsi all’alba sapendo che quel giorno ci saranno milioni di ettari da coltivare e che dall’altro lato del Tanaf Bolong ci sarà un amico ad abbracciarti. Indagine territoriale E’ stato effettuato un sopralluogo conoscitivo che ha permesso di inquadrare l’ambito territoriale che beneficerà direttamente e indirettamente dell’opera. Partendo dal villaggio di Tanaff ove si insedia il dipartimento, che fa capo all’intera area, estendendosi in un raggio di 24km (lunghezza totale della vallata) si è potuto constatare che saranno 40 i villaggi o le comunità direttamente interessate dall’opera e il bacino di utenza si estende a livello regionale interessando circa 40.000 persone. Tra i villaggi più importanti che si affacciano direttamente sulla vallata possiamo menzionare Tanaff, Baghere, Sanoufily, Bissar, Sambacounda Santo, Simbandy, Kegnimacounda, Boukarkounda e Kenewal, nella fascia posteriore (a 500 metri dalle sponde della vallata) ci sono altrettanti villaggi che potranno beneficiare della produzione agricola derivante dal processo di desalinizzazione della vallata. Sono state studiate in loco le relazioni che intercorrono tra i vari villaggi in un ampio palcoscenico territoriale, tenendo in considerazione, essendo predominante l’occupazione nel settore agricolo agricola (circa il 77% della distribuzione occupazionale per settore produttivo, stimata nel 2008, dati ANFI), le presenze di aree produttive e le relazioni che queste hanno con i consumatori diretti e indiretti, e i commercianti limitrofi e non. Sono state studiate le vie di accesso alla risorsa primaria di vita: l’acqua, ed è apparsa evidente come la mancanza di bacini di redenzione idrica rende difficoltosi gli approvvigionamenti di acqua potabile, e dato che i pozzi realizzati nei villaggi non sono sufficientemente profondi questi non hanno la portata necessaria per soddisfare le esigenze della popolazione. La realizzazione del ponte-diga e delle briglie sulla vallata consentirà l’accumulo di enormi bacini idrici che defluiranno naturalmente nei pozzi o che possono essere tramite semplici sistemi utilizzati per convogliare l’acqua in appositi contenitori. Il fiume Casamance è l’emblema territoriale del sud del Senegal, domina le regioni di Ziguinchor e di Sedhiou e se da un lato è una grande risorsa naturalistica e favorisce il mercato ittico, dall’altro è la causa primaria della mancanza di produttività agricola, in quanto a causa delle maree o delle escursioni invernali invade le vallate e potenziali campi di coltivazione bruciandoli con la sua acqua acida. Il Casamance scorre in direzione est-ovest nel Senegal del sud, su un paesaggio prettamente pianeggiante, paludoso e dal clima tropicale che permette lo sviluppo di una folta vegetazione (fornitrice di alimenti ed erbe medicanti), sfocia nell’oceano Atlantico e a 120 km dalla foce nasce l’Estuario del Casamance: zona influenzata dalla salinità oceanica e delle oscillazione delle maree che danno vita a un ecosistema rarissimo in cui coesistono piante e animali dell’oceano con specie d’acqua dolce, di contro c’è l’effetto di risalita delle acque salata su campi di coltivazione. Il Fiume ha periodi di massima portata tra giugno-ottobre, verso aprile, invece, si raggiungono valori minimi. Tuttavia il fiume resta una canale navigabile rappresentando quindi un’importantissima via di comunicazione, trasporto e commercio. Sono presenti una serie di affluenti, tra cui uno dei più grandi è il Tanaff Bolong (ove si insedia il progetto Balouo Salo). Le vallate di questi affluenti vengono deturpate dalla risalita salina producendo effetti devastanti sull’ecosistema naturale, biochimico e soprattutto su quello produttivo. I suoli delle vallate argillo-sabbiosi si prestano alla coltivazione di riso e cereali, ed essendo rari nell’entroterra (ove vi è una prevalenza di terreno arido e sabbioso) rappresentano un potenziale di inestimabile per la produzione agricola, che nel Casamance è la fonte primaria di vita. La presenza del fiume Casamance e della forte suscettibilità alle stagioni che alternano periodi di siccità a periodi di piogge intense, creano naturali dissesti nel terreno che subisce continui carichi e scarichi che influiscono sull’ OCR (Grado di consolidazione del terreno) rendendolo di difficile determinazione. La totale assenza di ripristini geologici rende fondamentale lo studio della natura del terreno che inciderà in maniera preponderante sulla tipologia delle fondazioni e di muri di sostegno dell’opera di donazione. Sarà quindi necessario studiare l’aspetto geologico nei siti di maggior interesse e in quello di potenziale intervento, effettuando il prelievo di campioni che analizzati nei laboratori di Geotecnica dell’Università di Catania restituiranno i parametri meccanici necessari per la progettazione e i valori di qualità del terreno per l’aspetto agricolo. L’aspetto agronomo è già stato curato dalle amministrazioni locali, e da partenariati specializzati senegalesi che hanno evidenziato come questi terreni sono ottimali per la coltivazione e che necessitano (per divenire produttivi) di un filtro dal sale, il ponte-diga per l’appunto. Casamance L’area del Casamance di cui già è stato parzialmente discusso, prende il nome dal fiume Casamance che scorre nelle terre Senegalesi, geograficamente tra il Gambia e il Guinea-Bissau. L’area può essere distinta in una regione detta “Basso Casamance” comprendente le regione di Ziguinchor e Cap Skirring, una detta Media Casamance (Kafountine e Djendè). Queste due ultime sono le più turistiche per le pregevolezze naturalistiche concentrare nella costa oceanica. L’area più interna detta Casamance Superiore comprende le regioni di Kolda e Sedhiou. Il fiume si estende sul territorio per 300km, il clima tropicale interrotto dalle stagioni delle piogge fa del Casamance il “giardino Eden del Senegal”. L’area è suddivisa in tre regioni: la Regione di Ziguinchor, la cui città è la più popolata del sud del Senegal con 217.000 abitanti, la Regione di Kolda, e la nuova Regione di Sedhiou dalla fine del 2008 (questo fattore, di neo-regione, sfavorisce la creazione di contatti con la Cooperazione e/o Onlus e/o ONG). Sui 30.000 km2 di superficie i principali gruppi etnici sono: diolas, manding, fula, balante, serer, diahankey, le lingue più parlate oltre il francese e il wolof sono: manding, balante, mandiaque, diahankey, mancangne, baenunca, mansuanca, creol oltre ad altri dialetti locali. Negli ultimi 25 anni l’area ha subito forti violenze durante guerre per l’indipendenza del Casamance ad opere del movimento ribelle MFDC (Mouvement des Forces Democratiques de La Casamance) con il supporto latente di alcune aree del Guinea Bissau. La aree di Cap skiring, Ziguinchor e Kafountine sono quelle più colpite dalla rivoluzione con centinaia di morti e migliaia di rifugiati. Tutt’ora l’area è disseminata da punti di controllo ad opera dalle forze Armate. Ziguinchor è la città più importante per merito della costa che attrae turisti e favorisce trasporti e commerciali. La costa è peraltro caratterizzata da villaggi famosi per le loro coste e tradizioni che fanno da forte richiamo al turismo, tra i più importanti potremmo citare Cap Skiring a sud, Kafountine a Abene a nord. Considerata l’estensione di Zinguichor, rispetto le altre città del Casamance, e l’offerta turistica che propone è frequente l’immigrazione dai villaggi e città più interni che si spopolano a favore dei centri distribuiti lungo la costa. Tanaff e Baghere sono due esempi. Sedhoiu Sedhiou è una delle quattordici regioni in cui è suddivisa la Repubblica del Senegal, che insieme alla regione Kolda caratterizza l’area a sud del Casamance. Nella regione di Sedhoiu sono presenti circa 47.000 abitanti dei 12 milioni dell’intero paese, di cui il 90% musulmani e il restante cristiani. Le principali etnie presenti nell’area sono: Mandinka, Balantes, Wolof, Diolas, Fula, Creol, Diahankey, Mancangne. La lingua nazionale è il Francese ma come in tutta la repubblica ci sono lingue minori legate alle tradizioni delle varie etnie, la lingua Wolof è la più parlata (43% della popolazione) le altre, nella regione di Sedhiou sono: Mandinka, Jola-Fonyi, Jola-Kasa, Pulaar, Pular e Mandjak. Nelle aree limitrofe a Tanaf si parlano i seguenti dialetti, ufficialmente riconosciuti dalla repubblica: Baniouk-Samik, Badyara, Baniouk-Guniaamolo, Balanta-Ganja, Bandial, JolaFonyi, Mankanya. Come buona parte dell’Africa, anche Sedhiou risente della particolarità ambientale caratterizzata da due stagioni: la stagione secca tra Novembre e Maggio e la stagione delle piogge tra Giugno e Ottobre. Con conseguenze devastanti sulla produzione agricole a sull’ambiente causate da incendi o da forti alluvioni. Nel periodo di siccità le temperature oscillano tra i 30° e i 48°, durante la stagione delle piogge invece tra 20° e 35° con un’altissima percentuale di umidità. Nel Sedhiou sono presenti molte varietà di specie arboree. Molti alberi vengono utilizzati per la produzione di materiale da costruzione, tra questi il Caïlcedrat, Dimb vert, Santan, Linke e il Kapokier. La loro caratteristica fondamentale è che hanno un tronco con minimo 45 cm di diametro, favorendone il taglio per l’utilizzo in infrastrutture. Altri alberi invece hanno un tronco con un diametro inferiore a 45 cm il cui utilizzo verte su sculture, strumenti musicali e altre forme d’arte o oggetti di dimensione ridotta. Esempi sono il Dimb, la Palma, il Caïlcedrat, ilFromager, il Tomboiro Noir e il Linke per la creazione di canoe. Il Bambù molto utilizzato nel Sedhiou è caratterizzato dalla forte resistenza alle termiti. Poi vi è il Baobab per la produzione di olio, e il Terminaliat utilizzato per l’igiene orale. Il settore economico più sviluppato in Sédhiou è l'agricoltura. Durante la stagione delle piogge molte persone lavorano nei campi per aumentare la produzione. Ecco un elenco dei principali prodotti agricoli: Mill, sorgo, mais, riso, Fonio, sesamo, patate dolci, manioca, fagiolo dall'occhio (fagioli), anguria, arachidi, ibisco, Sorrel, cavolo, mango, arancia, anacardi, Papaya, Djaralou, (melanzana africana), Djabere, cotone, tutte le varietà di peperoni, lattuga, carote, pomodoro, rapa, Kaba. La mancanza di infrastrutture impedisce ai produttori di espandere il loro mercato in tutto il Paese. La scarsa qualità delle strade e dei ponti è una preoccupazione per l'economia della regione. L'ecosistema animale sta vivendo un cambiamento radicale a causa dell'irregolarità del clima causando la scomparsa di alcune specie animali e la fuga di altri. Molti turisti si recano a Sedhiou esclusivamente per cacciare. Il sistema sanitario in Senegal è costituito da una struttura a piramide dove ai vertici ci sono i centri di ricerca universitari, gli ospedali che dovrebbero essere presenti in ogni regione, non nel caso di Sedhiou, e i distretti sanitari che si occupano di cure primarie: vaccinazione HIV e parto. Questi distretti sono gestiti da volontari, che talvolta cooperano con la comunità per l’acquisizione di medicinali. Come già detto Sedhiou non ha un ospedale, ma ha un blocco chirurgico che può ospitare circa 30 persone, ove operano solo 3 medici, cioè 1 ogni 49.293 persone. Non ci sono ginecologi, cardiologi e ortopedici. L'ospedale regionale più vicino è a Kolda, a circa 2 ore di auto da Sédhiou. Esistono in fine dei rifugi di sanità che offrono volontariamente assistenza primaria. La scarsa organizzazione del sistema sanitario incide fortemente sulla mortalità infantile (92%) e sull’aspettativa di vita (59 anni). La scarsa igiene è una della causa primarie di malattia, la presenza di animali infetti nelle strade e la mancanza di collegamenti tra le varie zone del paese incidono ulteriormente a peggiorare una situazione drammatica. La maggialattie correlate.or parte della popolazione beve l’acqua da pozzi d’acqua non potabile con conseguenti problemi di dissenteria e malattie correlate. La malaria è particolarmente prolifera nel Sedhiou, come nelle altre aree a sud del Gambia. Il tasso di soggetti infetti è superiore alla media nazionale, anche se dal 2010, campagne di sensibilizzazione attraverso la musica e donazioni di zanzariere, hanno ridotto i casi. Nel periodo tra gennaio e maggio del 2011, si registrano 355 casi di cui 0 morti. Sempre nel 2010 a Sedhiou sono state donate 57.900 zanzariere. I distretti di salute distribuiscono dei test per la malaria e una cura preventiva. Il tasso di HIV è del 2% (quello nazionale del 0,7%). Nel 2009 nella regione Sedhiou- Kolda si sono registrati 7066 casi (il 7,35% di quelli nazionali). Il trattamento HIV si fa solo negli ospedali ed è gratuito. Non è raro che i pazienti abbandonano il programma di trattamento. Spesso, i pazienti non capiscono le caratteristiche di questo virus, che scarsa informazione e visti i rari casi di morte avviene spesso che il paziente neghi l’esistenza della malattia nonostante il parere medico. I trattamenti per le donne in gravidanza costa quasi di 10000 CFA. La tubercolosi è un’altra malattia che incide nell’area di Sedhiou. Nella città di Sedhiou è presente una farmacia nei pressi del mercato. Nella comunità senegalese la medicina tradizionale ha la precedenza su quella tradizionale. Il tasso di alfabetizzazione è quasi del 50%. Il sistema formativo è quello francese: 3 anni di scuola primaria, 5 anni di elementare, 7 anni di scuola secondaria, e 3 di università. La scarsa distribuzione di scuole e di collegamenti incide sull’alfabetizzazione, inoltre le scuole spesso forniscono riparo e acqua potabile ai bambini che vedono così aumentare la propria prospettiva di via. Indagine sociale Il sopralluogo ha messo in evidenza un fortissimo spirito di solidarietà e umanità da parte di tutte le amministrazioni e tutti i componenti della popolazione. Le autorità locali hanno espresso un grandissimo consenso e si sono messe a disposizione del progetto, condividendolo in pieno, e mettendo in campo tutte le loro conoscenze ed esperienze per contribuire allo stesso e facilitarne la realizzazione, in quanto il progetto avrà una ricaduta enorme sullo sviluppo dell’intera regione influendo sull’aspetto economico, produttivo e sanitario, in quanto il ponte accorcerà di circa 20km, percorribili in 10 ore per mancanza di infrastrutture, all’unico ospedale della regione sito in Sedhiou. La popolazione è stata il vero cuore del sopralluogo, tutti: bambini, donne, giovani, anziani, mercanti, allevatori, agricoltori, saggi.. hanno espresso parole di grande speranza per il futuro grazie alla realizzazione del progetto, in quanto questo contribuirà in maniera rilevante a migliorare le condizioni di lavoro di tutti, creando lavoro, alimentazione, scambi sociali e commerciali a lungo termine. Tutti noi dell’associazione abbiamo letto la speranza per la vita o “fede nella vita”(signifato di Balouo Salo) negli occhi della popolazione, e assorbito le parole dei saggi che benedivano le nostre azioni e pregavano dio per farci donare la forza per realizzare questo progetto. La popolazione ha una così forte esigenza che si presterà alla fase di cantiere per sentirsi parte dell’opera e vederla crescere davanti gli occhi, amarla e renderla immortale. Sostenibilità Un elemento di cruciale importanza per il rispetto dei valori etici che tengano conto del rispetto e parità di diritti di ogni individuo, e dei valori ambientali in accordo con le ultime convenzioni internazionali in termini di sostenibilità e riduzione dell’emissione di CO2 come obiettivo principale per le comunità internazionali nel prossimo ventennio, diventa la sensibilità del team di progettazione e delle risorse impiegate per la realizzazione del progetto. L’utilizzo di materiali da costruzione, seppur ingegneristicamente collaudati dalle più innovative tecnologie, seppur certamente più efficienti in termini di resistenza, portanza e qualsiasi altro parametro che rientra nella progettazione, non diventa ragionevole se si tengono conto dei fattori che rientrerebbero in un uso nel territorio Senegalese. Ipotizzando un trasporto aereo tra Roma e Dakar sono quasi 4500 i chilometri che il velivolo dovrebbe percorrere per trasportare il materiale da costruzione. Ovviamente i materiali di costruzione, per motivi di ingombro e di sicurezza non possono essere trasportati via aria ma solo via terra-mare. Il percorso ottimale tra Roma e Dakar per un trasporto marittimo è di circa 6000km, i consumi di carburante e di moneta per effettuare la consegna sarebbero esorbitanti e non giustificherebbero l’utilizzo di tali materiali. Peraltro sono da aggiungere migliaia di chilometri nei sentieri dell’entroterra senegalese sprovvisti di autostrade e vie sicure per caravan o mezzi di trasporti di grandi dimensioni. Diventa quindi ovvio e necessario l’utilizzo di materiali da costruzione locali che meglio si sposano con le intemperie ambientali perché creati da maestranze ed esperienze dei costruttori locali, e seppur le tecnologie di produzione potranno non essere paragonabili a quelle delle imprese europee, il loro utilizzo è pienamente giustificato non solo per un fattore di sostenibilità, di esternalità ma anche e soprattutto per un fattore economico. La creazione di una domanda commerciale per l’impiego di materiale produrrà circolo di moneta che verrà impiegata nel mercato dell’innovazione e dello sviluppo dall’impresa che ne usufruirà. E ipotizzabile che non sia presente nelle vicinanze dell’area di interesse un’impresa che possa fornire materiali soddisfacenti, ma estendendo la ricerca ai territori limitrofi si perverrà ad un’azienda nel territorio senegalese o nei paesi limitrofi (Gambia e Guinea-Bissau) che potrà rispondere adeguatamente alla domanda. Si abbatteranno i costi di trasporti, si abbatteranno gli sprechi di carburante e inquinamenti, si creerà domanda lavorativa, si avvierà un processo di sviluppo, si utilizzeranno materiali locali rispettando i principi di architettura, integrazione evitando esternalizzazioni controproducenti che potrebbero indurre, con il tempo, gli abitanti ad un rifiuto dell’opera indirizzandolo ad un veloce degrado. Il concetto appena esposto sulla sostenibilità materiale può essere esteso alla sostenibilità delle risorse umane, in termini di mano d’opera. Analogamente a quanto detto, sarebbe paradossale l’impiego di operai esterni che creerebbero un gioiello ingegneristico nella quale l’abitante non potrà mai rispecchiarsi. Al contrario, la compartecipazione della comunità diventa di fondamentale importanza per l’accettabilità dell’opera che diverrà bene comune, e saranno gli stessi abitanti a preservarne l’esistenza in quanto si ritrovano nella sua presenza. Si vorranno quindi impiegare gli abitanti del luogo nel cantiere, rendendoli partecipi dell’intero corso produttivo creando così un workshop di ingegneria e architettura che possa donare loro anche i modelli e i principi costruttivi atti ad una realizzazione sicura, efficiente e duratura. Si svierebbero i problemi derivanti dalla nascita di personalizzazioni prive di conoscenza e di logiche costruttive, che sono ad oggi presenti in quantità considerevoli, e che rappresentano un grave pericolo per l’incolumità degli abitanti. Questi ultimi potrebbero riproporre autonomamente i principi assimilati nel “workshop” rendendo più sicuri i connettivi sino ad oggi quotidianamente impiegati. La cooperazione con le maestranze locali è un fondamentale supporto per le esperienze maturate negli anni di lavoro sul territorio, e quindi sulla risposta temporale dei materiali agli agenti atmosferici e degradi intrinseci, dei terreni e di qualunque altro fattore che perturbi l’esistenza del costruito. Maestranze e materiali locali da una parte e cooperazione della comunità dall’altra contribuiranno alla creazione di un’opera di donazione che rispecchi l’essere dei villaggi che ne usufruiranno. Sito di costruzione Il sito oggetto della presente realizzazione di beneficienza è l’alveo del fiume Tanaff Bolong che subisce i fenomeni di risalita della acque salate del Casamance, di cui il Tanaff Bolong ne è affluente. L’alveo è caratterizzato per il primo metro di profondità da argilla e materiale organico, ottimo per la coltivazione, al di sotto di questo si alternano strati di argilla e sabbia. Le sponde sono poco pendenti, e la piena del fiume si manifesta in una allagamento delle aree circostanti all’alveo permanente, dunque non vi è un forte franco di piena ma un estensione in larghezza della acque. Il prossimità della costruzione ci sono i villaggi di Sanoufily e sambacounda santo, verso monte si susseguono una quarantina di villaggi, tutti beneficiari del progetto. Le cave prossime a Sanoufily, consentiranno l’accesso alle risorse primarie limitando l’uso di macchinari e quindi di consumi. La vallata si estende per una lunghezza di 24 km e nelle foto 18-19-20 in allegato è possibile vedere delle panoramiche della stessa, per apprezzarne le potenzialità e le particolarità paesaggistiche. Ingegneria dei Ponti Lo studio dei ponti, considerati nel vasto campo di realizzazione, richiede una preparazione adeguata della scienza e tecnica delle costruzioni, essendo la struttura di un ponte estremizzabile a quella di una trave appoggiata-appoggiata, attinge a modelli strutturali dell’analisi delle strutture ma se ne differenzia da necessità e specificità. Volendo fare una classificazione piuttosto generica delle tipologie costruttive ed architettoniche dei ponti, legati a caratteri geotecnici, materici ed esigenze dimensionali, si può fare una macroscopica distinzione di ponti di piccola luce, la sua semplicità strutturale permette facili soluzioni, calcoli e realizzazioni e ponti di grane luce, con ardite strutture, che presentano problemi di natura iperstatica sia per le ipotesi di vincolo sia per gli sforzi nelle varie membrature. La donazione in questione vuole collocarsi in un ambiente legato ad un villaggio che essendo limitato al massimo a qualche centinaio di individui non dovrebbe richiedere, a meno di conferme da indagine territoriale, né la necessità di trasposti di automezzi né la ricerca di grandi luci essendo, i limiti naturali spesso ricondotti ad affluenti del Casamance. Quest’ultimo presenta nella Regione di Sedhiou una distanza media tra le sponde di 2km, considerate poi le forti variabili climatiche dovute alla stagione della pioggia e l’instabilità dei terreni da essa derivante, questa luce andrebbe ulteriormente incrementata. E’ chiaro come un ponte sul Casamance, per quanto efficace in termini di trasporti e sviluppo, non è attualmente proponibile per mancanza di risorse economiche e tecnologie costruttive. La donazione verte quindi su torrenti, affluenti e altri ostacoli naturali che presentano luci vantaggiose in proporzione alle possibilità tecnologiche dei materiali e delle risorse economiche a cui il foun raising fa riferimento. Il nome generico di “ponte” permette la continuità di una strada attraverso avvallamenti naturali o artificiali, senza interrompere la continuità dell’avvallamento. Nel particolare, si intendono per ponti strutture destinate a superare corsi d’acqua, mentre cavalcavia e sovrappassaggi quelle atte al superamento di strade, e infine, viadotti che servono a superare le vallate. Secondo l’uso che se ne fa, i ponti si classificano in passerelle o ponti pedonali, ponti carreggiabili o ordinari, ponti misti, ponti canali e ponti acquedotti. In riferimento al materiale impiegato si hanno poi: ponti in legno, in ferro, in cemento armato, in murature e in cemento armato precompresso. I ponti in legno rispondono bene a tempistiche ridotte e facilità di realizzazione, hanno una durata media di 20 anni e presentano un costo di costruzione relativamente basso, ma richiedono una manutenzione che si aggira intorno al 5%. I ponti in ferro presentano in vantaggio della rapidità di montaggio ma necessitano di professionalità adeguate, e hanno una durata abbastanza elevata, intorno ai 150 anni. Anch’essi richiedono una manutenzione adeguata. I ponti in muratura hanno una durata pressoché illimitata ma hanno limiti strutturali e hanno un notevole peso proprio. I ponti in cementi danno un buon affidamento in termini di durata e riducono del 0,5% le spese di manutenzione. Le parti essenziali di un ponte sono: le fondazioni, i piedritti, le strutture maestre, il piano stradale o di passaggio, e come parti secondarie, le opere di protezione e di rifinitura. Le fondazioni sono chiaramente un elemento fondamentale da cui non può non prescindere uno studio del terreno. I sistemi di fondazione più in uso sono quelli con le ture, i cassoni o palificazione. I piedritti sono gli elementi strutturali verticali destinati a sopportare il carico o la spinta (nel caso di ponti arco) dell’impalcato. Essi si suddividono in spalle, quelli estremi, e pile quelli intermedi. La loro forma e dimensione, naturalmente, non dipende solo dai carichi agenti e dall’armonia estetica con lo stile del ponte, ma dipende dalla natura morfologica del sito e dei parametri idrodinamici dell’eventuale corso d’acqua. Nella fase progettuale devono essere presi in considerazioni alcuni parametri inscindibili dalla progettazione stessa che ne determineranno la scelta e tipologia costruttiva, essi sono: la quota fondo del letto del fiume, il livello normale delle acque, la quota di massima piena e magra, la quota del livello del terreno, la quota del livello stradale, la luce netta tra le spalle, la portata misurata al centro degli appoggi eventuali, il tirante d’aria o altezza libera di sottopassaggio, la larghezza tra parapetti, la larghezza effettiva di struttura, i sovraccarichi accidentali e non, gli aspetti geotecnici. I carichi accidentali sono di facile determinazione una volta individuata la funzione che la struttura dovrà assolvere, se passerella o ponte carreggiabile, essi possono essere sintetizzati come carichi uniformemente distribuiti lungo l’intera luce (nel caso di calcolo di massimo esercizio per una passerella) o come carico passante per ponti carrabili. Il tutto sarà da verificare poi nelle prove di collaudo a opera ultimata. Sono presenti molte alternative strutturali ad un ponte: a travata rettilinea, con travature reticolare, a graticcio o cassone, ponti ad arco, ponti strallati o ponti sospesi. Trascurando gli aspetti materici ognuno di questi presenta vantaggi e svantaggi e la scelta della tipologia costruttiva non può essere fatta solo da una linea armonica con il paesaggio ma anche e soprattutto da capacità tecnologiche delle maestranze, dalla luci che si intendono superare, dalla caratteristiche del terreno e dalla reperibilità di risorse umane ed economiche. Tra i ponti a travata rettilinea esistono quelli a trave piena, con trave a cassone, o con travatura reticolare come la trave Mohnie, Howe e molte altre, i cui calcoli sono relativamente semplici tramite il metodo delle sezioni di Ritter, il metodo del Cremona o dell’equilibrio al nodo. Le travature reticolari possono poi avere contorno curvo o poligonale. Esistono poi le travi a traliccio che possono anche non essere paralleli, collegati da aste che formano il vero e proprio graticcio. I correnti prendono il nome di briglie. Come suddetto esistono i ponti ad arco. Allo scopo di eliminare le indeterminazioni dei vincoli è usanza creare arcate di cerniere, consigliabili soprattutto in presenza di terreni cedevoli, realizzate con tasselli di piombo o anche in cemento armato, oltre che nuovi apparecchi tecnologici d’acciaio. E’ quindi preferibile creare un arco a tre cerniere, invece che a due cerniere o ad archi incastrati. L’arco chiaramente svolge la funzione strutturale mentre il piano di passaggio può essere disposto nella parte inferiore, superiore o nella mezzeria del ponte. I ponti strallati impiegati per ampie luci sono composti da piloni cui sono ancorati dei cavi rettilinei che sostengono l’impalcato trasmettendo a quest’ultimo sforzi di compressione e taglio. Infine i ponti sospesi che sono indicati per piccoli carichi a meno che siano composti con travature rettilinee o archi distribuendo le funzioni ad ogni parte strutturale. Il cavo principale dotato di ridotta rigidezza flessionale assume una conformazione curvilinea stabile che attraverso gli elementi di sospensione verticali sorregge l’impalcato. Per questi tipi di pone il calcolo si riduce alla sollecitazione di trazione nelle gomene portanti e nei cavi verticali che sostengono l’impalcato e la flessione nelle tavole di quest’ultimo, normalmente disposte ortogonalmente all’asse del ponte. Le varie tipologie di ponte possono essere suddivise in ponti semplici non rigidi, ponti rigidi, ponti con travi di irrigidimento e ponti con travi combinate. Le gomene sono realizzate da fili di acciaio ancorate saldamente a grossi blocchi monolitici. Questa generica descrizione sulle tipologie costruttive adottabili, intende definire il progetto in funzione delle risorse e delle tecnologie necessarie per la realizzazione per rendere chiaro il perché di una scelta progettuale anziché un’altra. Il sopralluogo ha permesso di conoscere le caratteristiche morfologiche del sito, le disponibilità di attrezzature, l’esperienza della manodopera, la reperibilità e qualità dei materiali locali, indirizzando la progettazione all’uso di una tipologia a travata singola per ogni campata, al fine di minimizzare gli effetti viscosi e deformativi indotti dal fasaggio costruttivo e dalle forti temperature locali. Costruzioni idrauliche L’aspetto idraulico è evidentemente il cuore dell’opera in quanto si opera sull’alveo di un fiume ed il problema di risalita è un problema prettamente idrologico. A tal fine verranno fatte delle analisi accurate sui bacini idrologici comparabili e sul bacino in questione per poterne valutare, in funzione della pluviometria e delle caratteristiche morfologiche le portate di piena e di secca al fine di dimensionare l’apertura di passaggio delle acque dolci e contenere tramite la diga in terra con nucleo di argilla la risalita delle acque. La diga suddetta sarà realizzata prettamente con movimento terra, e gli argini verranno protetti con il materiale lateritico reperito nelle cave limitrofe. Il dorso della stessa sarà chiaramente carrabile e consentirà il collegamento tra le sponde oggi impedito. Saranno effettuati accorgimenti sulle fondazioni ma si attenderà la normale consolidazione per procedere con fasi successive di costruzione. L’aspetto idrogeologico sarà completato, dopo aver atteso che le piene ripuliscono la vallata dal sale, con delle briglie sull’alveo che consentiranno alla popolazione di avere fonti di approvvigionamento enormi e velocizzando il processo di filtrazione d’acqua nei pozzi. E briglie, a differenza della diga, saranno tracimabili quindi realizzati in pietra e cls. Davanti il ponte diga invece, a protezione delle erosioni sulle fondazioni dei pali, e per contenere ulteriormente la risalita acida delle acque del Casamance verranno fatte delle opere di protezioni simile alle briglie. Geotecnica I test sui campioni di terreno, effettuati nei laboratori di Geotecnica dell’Università di Catania, saranno fondamentali in quanto restituiranno i parametri meccanici per la progettazione delle fondazioni e quindi per la durabilità dell’opera stessa. Verranno inoltre associati in collaborazione con partner agronomi senegalesi, degli studi sull’acidità del suolo e sulla sua potenziale coltivazione per potenziare ulteriormente gli studi già effettuati dagli enti locali in collaborazione con gli stessi agronomi partner. Fund Raising Esistono fondi europei per lo sviluppo per i paesi VDS (in via di sviluppo) alla quale accedono i canali forniti dalla Cooperazione allo Sviluppo Italiana tramite i DGCS (Direzione Generale della Cooperazione allo Sviluppo) che ha il compito di distribuire e uniformare i vari interventi di donazione nel mondo secondo bandi prestabiliti. In base a quanto detto il DGCS avrebbe il compito di non creare disparità di intervento seguendo le indicazioni del Codice di Condotta dell’UE in materia di divisione dei compiti nell’ambito della politica di sviluppo (Comunicazione della commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, Bruxelles 28.02.2007, COM(2007) 72 definitivo), le Linee guida della DGCS sulla Cooperazione (Approvate dal Comitato Direzionale con delibera n.9 del 15.03.2010), la Cooperazione finanziaria nei paesi in via di sviluppo (legge n. 49/87 art.6), il Consenso Europeo per lo Sviluppo (2006/C46/01) nonché i principi esposti nella Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti dichiarazione. proprietà, armonizzazione, allineamento, risultati e la responsabilità reciproca ( 28 Febbraio – 2 Marzo, 2005) e Accordo di Cotonou (2000/483/CE, firmato il 23 giugno 2000 tra la Comunità europea e membri degli stati d’Africa, Caraibi e Pacifico) e successive modificazioni. Eppure a seguito della dichiarata crisi economica, nasce l’esigenza di creare un “gerarchia di intervento” favorendo quei paesi che per tradizione, storia coloniale, o per contatti ormai consolidati hanno un forte legame con il paese cui fa riferimento la Cooperazione allo Sviluppo, in questo caso quella Italiana. Ciò appare un evidente paradosso in funzione delle dette problematiche distribuite in tutto il mondo e in tutti i paesi riconosciuti come “paesi in via di sviluppo” o nel gergo “terzo mondo”. L’Africa Sub-Sahariana è una delle aree in via di sviluppo. I contatti della cooperazione italiana favoriscono paesi e aree svantaggiandone altre. In Kenya, per esempio, solo per agevolazione dei Fondi Europei sono presenti un numero di interventi nettamente superiori a quelli effettuati in Togo. In Senegal, invece, nonostante sia ben consolidati i rapporti, sembra che una parte del territorio sia stata totalmente isolata. L’area del Casamance, ovvero il sud del Senegal che viene “separata” morfologicamente dal nord della Gambia, si sente molto isolata e priva di autonomia amministrativa e politica e denuncia di essere vittima di discriminazione da parte della Wolof (etnia di maggioranza nel Senegal, circa il 36%, di cui circa il 95% musulmani). La guerra secessionista avviata nel 1982, e condotta dalla regione meridionale di Casamance, è stata avviata dalla popolazione minoritaria locale . Il conflitto ha causato centinaia di vittime. Nel 2001 si è giunti ad una prima fase di relazioni tra il governo e il Movimento delle forze democratiche di Casamance, che ha portato nel 2004 ad un accordo di pace, successivamente decaduto. Nell’agosto 2006 si è avuta una ripresa degli scontri, che ha causato migliaia di profughi che si sono rifugiati nelle vicine Gambia e Guinea-Bissau (rispettivamente 6,000 e 10,000 ciascun paese). La detta area appare quella più bisognosa rispetto al Nord del Senegal dove sono presenti diversi interventi, eppure sono rare le operazioni volte allo sviluppo di quest’area, una delle poche associazione che opera nel Casamance è Jamm Italia, partner di Balouo Salo. Per quanto detto appare evidente l’esigenza di un intervento nelle vicinanze di Tanaf, nei pressi di Sedhiou, nell’area del Casamance, per compensare il deficit umanitario subito con la prospettiva futura di incentivare altre iniziative infondendo sicurezza alle ONG. Non potendo, la presente iniziativa, fare uso dei fondi europei per lo sviluppo, che sono diretti tramite bandi pubblicati dal MAE (Ministero Affari Esteri Italiano) impedendo un’iniziativa proveniente dal territorio come la presente, risulta necessario avviare una ricerca di fondi privati e/o pubblici dati da un partnerianato solido e sensibile all’iniziativa, oltre che far leva sullo stesso MAE per eventuali stanziamenti straordinari. Si cercheranno patrocini e fondi provenienti dal settore pubblico pubblico, in quanto tutti i comuni, provincie e regioni possono accedere come partner di cooperazione o esecutrici al 0,8% del loro budget per attività volte allo sviluppo, la stessa normativa nell’art. 3.2 scrive: “Ad oggi, le REL (Regioni ed enti locali italiani), in quanto istituzioni pubbliche, per legge e per prassi, sono promotori di iniziative do Cooperazione Decentrata, e in quanti tali avanzano proposte di iniziative congiunte alla DGCS, che potranno essere da questa accolte e co-finanziate”. I fondi privati verranno ricercati nella sponsorizzazione durante manifestazioni volte alla divulgazione della donazione, al fine di ottenere consensi dalla comunità senegalese e nuove prospettive di accredito a dono; nei partnerianati con aziende private che sensibili alla problematiche sono disponibili a donare risorse tecnologiche o finanziarie. Per l’azienda stessa rientrerà un notevole beneficio indiretto dato dal consenso del potenziale cliente che sensibile alla questione del “terzo mondo” potrebbe sentirsi vicino alla realtà imprenditoriale e avviare un rapporto di clientela votata alla semplicità e alla condivisione di principi morali. L’intento è di realizzare una rete di cooperazione in loco, tramite i principi di sostenibilità su esposti, e nel territorio Italiano nei termini appena descritti. Non è da escludere la compartecipazione di ONLUS e ONG già operanti nel territorio Senegalese, che hanno quindi già stabilito i contatti con le amministrazioni locali e che hanno fondi privati a donazione cui poter accedere. Tra questi si menziona Jamm italia che è una delle rarissime Onlus che opera costantemente nel Casamance, e che ha fornito informazioni e consigli utili per l’elaborazione di indagini territoriali, sociali e rafforzato il rapporto con alcune autorità locali. Il progetto è già stato presentato in molte emittenti radio e tv si senegalesi che italiane, partecipa a bandi di finanziamento internazionale e i suoi membri effettuano una costante ricerca di donazioni e partenariati che possano sostenere la missione e facilitarne la realizzazione. Valore intangibile Il Senegal dispone di varie materie prime, ancora non sfruttate, tra le quali fosfati (sfruttati dagli anni 50), sale, materiali da costruzione (attapulgite, marmo e calcare), metalli (oro, rame, manganese, stagno, piombo,molibdeno, tungsteno, litio, tantalio), torba, gas naturale e petrolio. I rapporti tra il Senegal e le Istituzioni finanziarie internazionali, come la Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale sono consolidati, ma a seguito del raggiungimento nel 2004 di standard relativi all’alleggerimento del debito (INIZIATIVA HIPC) stabiliti dalla Banca Mondiale e dal FMI, i Paesi creditori del Club di Parigi hanno avviato la cancellazione dei crediti nei confronti del Senegal per un totale di 430.000$ in valore netto attualizzato. Nel 2006 la crescita economica è stata quantificata intorno al 2%, il 2007 invece è stata di circa il 5%, grazie soprattutto all’aumento della produzione di fosfati e alla forte attività nel settore edile. Si sono registrati inoltre bassi tassi di inflazione (inferiore al 2% annuo) e un buon controllo di solvibilità delle finanze pubbliche. Secondo le IFI del 2008, il deficit di bilancio nel 2007 si situerebbe attorno al 4,2.% del PIL (contro il 4,8% del 2006), oggi il PIL è di 14 miliardi di dollari americani. L’occupazione si distribuisce nel 77,5% in agricoltura e 22,5% in industria e servizi. Nel settore agricolo la coltura prevalente è quella delle arachidi, cui seguono cotone, canna da zucchero, miglio, mais e riso; rilevanti l’allevamento bovino, ovino e caprino. Lo sviluppo industriale è superiore alla media africana: sono presenti industrie di trasformazione dei prodotti agricoli, chimici e petrolchimici, tessili. La produzione alimentare partecipa in misura maggiore all’inflazione e a causa dell’aumento dei prezzi del petrolio si prevede un tasso di inflazione pari a circa il 6%. Relativamente alle esportazioni, la produzione di pesce, ne rappresenta la voce principale. Positive inoltre le esportazioni di fosfati, fertilizzanti, prodotti dell’orticoltura, tra cui le arachidi, e materie prime come il nichel. Partner esportazione sono: Mali 19.2%, Francia 8.3%, India 5.8%, Gambia, Spagna 5.1%, Italia 4.9% (dati 2006). Le importazioni sono cresciute del 26,5% nel 2007, a causa dell'inflazione dei prezzi dell'energia e dei prodotti agricoli, causando un aumento del deficit commerciale, che nel 2007 ha raggiunto 2,3 miliardi di dollari (17,6% del PIL). Partner di importazione sono: la Francia 25.1%, il Regno Unito 5.2%, la Thailandia 4.8%, Cina 4.5%, Spagna 4% (dati 2006) Il paese è un importante terra di passaggio per migranti dal resto del continente che partono verso le Canarie Spagnole. Di seguito una mappa delle esportazioni. Confrontando il valore dall’euro con il Franco CFA (moneta in uso nel Senegal) ne risulta che ad oggi 1 € = 655,65 CFA. Considerati i valori su esposti in tabella e i dati del IFI, considerati gli standard qualitativi tra un europeo medio e un senegalese medio, le prospettive di lavoro che accrescono la disparità economiche e incentivano la migrazione degli Africani nei territori europei, considerate le scarse risorse industriali, commerciali, di trasporto a cui il territorio del Casamance può affidarsi, sottolineando la disomogeneità di interventi umanitari in quest’ultima area rispetto il nord del Senegal, appare evidente che il valore della moneta suddivisibile in un valore tangibile ed uno intangibile spiana la strada ad un investimento sul territorio in questione. Considerato che l’apporto economico su esposto, verrebbe ricavato nel territorio europeo con standard qualitativi certamente più elevati cui si lega una concezione della moneta prettamente utilitaria, l’impiego di questo budget in Senegal innalzerebbe lo standard tecnologico: a parità di fondo in Europa si potrebbe impiegare meno di 1/5 della stessa quantità di materiale costruttivo, per ovvi motivi di valore monetario, ciò si riflette sull’intervento che potrà essere quintuplicato in termini qualitativi e/o quantitativi. Considerato il valore materiale dell’investimento, è evidente che il termine immateriale coinvolge una serie di fattori che giustificano l’intera operazione: nascita di relazioni sociali e commerciali sino ad oggi impedite per motivi prettamente fisici, con ovvie conseguenze di aumento del flusso commerciale tra le aree attualmente separate ed indipendenti, di scambio di culture e conoscenze, è possibile che le due aree abbiano caratteristiche produttive diverse, l’una produce mais, l’altra cotone, legando i due territori si creerebbero le condizioni favorevoli di sviluppo; nascita di una rete di trasporto che potrebbe coinvolgere un hinterland nel raggio di chilometri favorendo contatti tra molteplici villaggi, e stimolando una nuova consapevolezza all’innovazione tramite un opera materiale; trasferimento culturale in termini ingegneristici e architettonici, che potrebbero peraltro incentivare i giovani allo studio e all’innovazione; trasferimento dei modelli e principi costruttivi basilari, basati sull’intuito fisico, quindi replicabili dalle persone più sensibili alla materia, favorendo personalizzazioni consapevoli e non caduche; contatto tra le autorità, le maestranze e i fornitori con gli abitanti del villaggio che rinuncerebbero alla sensazione di “isolamento” che ha incoraggiato i conflitti di Casamance; sensibilizzazione nei confronti della amministrazioni, delle autorità, delle Onlus e ONG europee all’operatività in aree apparentemente sfavorevoli, e quindi creazione di un legame Casamance-Europa; etc. Verso l’Africa Ci troviamo nel 2013 ad un impiego di conoscenze, intelletti, tecnologie e creatività votati alla ricerca del traguardo impossibile. Sono più che frequenti realizzazioni di nuove opere architettoniche e ingegneristiche che si ritengono innovative e uniche per l’impiego di risorse tecnologiche, ma appare ovvio che lo spreco monetario cui debbono necessariamente rispondere oltrepassa quel limite di razionalità che non giustifica tali spropositati interventi, motivati dal chiaro intento di rendere “indimenticabile” un progetto o il progettista. L’aspetto temporale che incide su tali opera fa si che oggi siano ineguagliabili, domani diventino prive di ogni logica e fondamento culturale sprofondando nel lento declino dato dall’abbandono e dal rifiuto dei suoi fruitori con chiare conseguenze di scarsa manutenzione, degrado e demolizione. L’impiego di materiali non consoni al luogo per motivi di adattamento ambientale, riconoscimento della comunità, integrazione paesaggistica rendono l’intervento caduco. Il fattore economico che influisce su un’opera come la presente è già stato preso in considerazione nei precedenti paragrafi. Ai fini dell’accettabilità, nondimeno anche del rispetto dei principi d’architettura, l’uso di materiali locali e la compartecipazione degli abitanti diventa cruciale. La realizzazione in termini architettonici dovrà corrispondere agli elementi percettivi intrinseci nella coscienza della comunità che ospiterà la donazione. Dovranno essere colti i linguaggi compositivi locali, facendo particolare attenzione alle personalizzazioni che rappresentano e rispecchiano non solo le esperienze della comunità ma anche gli intenti architettonici, i linguaggi creativi e i traguardi costruttivi sino ad ora indagati. Senza discostarsi da tali valori, il pensiero compositivo locale dovrà essere indagato e tradotto in termini di facile comprensibilità architettonica, agevole intuizione ingegneristica e riproposizione innovativa del materiale locale. Un notevole ausilio comprensoriale verrà dato dallo studio delle arti e tradizioni locali che rispecchiano le creatività del luogo, dal reciproco scambio culturale con le maestranze e dall’analisi dei costruiti esistenti che peraltro rappresentano una manifestazione dell’operato, dell’impiego materico e dell’intento volto al soddisfacimento di determinare esigenze. Quanto su detto si traduce in termini di contestualizzazione architettonica, materica e percettiva. Considerazioni analoghe dovranno essere fatte sull’aspetto paesaggistico ed ambientale. L’indagine locale e l’individuazione dei punti strategici sono stati accompagnati da un’attenta osservazione del contesto. L’intera area del Casamance, che include quella di Sedhiou, si presenta in buona parte pianeggiante, un’opera invasiva sarebbe visibile a notevole distanza. La percezione di un elemento sconosciuto deve essere indagata. In Europa potremmo facilmente dire che per un fatto di integrazione paesaggistica ciò non è proponibile, ma in un ambiente totalmente differente dove la cultura, le tradizioni, la storia hanno portato ad una creazione di una mappa mentale molto differente da quelle di un europeo medio ciò non è immediatamente intuibile. Bisognerà studiare l’aspetto psicologico della comunità, comprendendo il linguaggio percettivo che ne caratterizza la comprensione dei fenomeni e delle cose. L’opera dovrà radicarsi nelle menti degli abitanti, che devono in essa riproporsi creando una serena coesistenza di materia e coscienze. L’indagine locale, l’ambientamento, la conoscenza e la condivisione di momenti di semplice quotidianità serviranno a creare un filtro nella mia mente atto a scartare le informazioni radicate nella mia mente e stimolate da una società eccessivamente utilitarista e votata all’eccessivo, tentando così di tradurre le esperienze personali e le percezioni locali in termini compositivi che verranno condivisi o meno dal colloquio con quella che rappresenta a tutti gli effetti una committenza: la comunità. L’aspetto compositivo verrà discusso in loco tracciando le linee guida con gli abitanti che usufruiranno del ponte donato, verrà poi, in fase di post-sopralluogo e progettazione dettagliato ed uniformato alle capacità dei materiali locali. Vecchio Raoul (Presidente Balouo Salo) Tel. 0039-3406675955 Mail. [email protected] sitoweb. www.balouosalo.com La presente mappa geografica intende inquadrare l’opera di donazione prima nel territorio nazionale (foto sopra) ove la parte più chiara rappresenta la regione geografica del Casamance e il pallino rosso il sito di costruzione dell’opera di beneficienza. L’immagine sotto invece restituisce le dimensioni del fiume Casamance, di cui il Tanaff Bolong ne è affluente, e ove sulla foce nasce il progetto Balouo Salo Foto 1. L’opera verrà realizzata alla foce del Tanaff Bolong, tra i villaggi di Sanoufily (a nord) e Sambacounda Santo (a sud). Avrà una lunghezza totale di 800 metri. Foto 2. Dietro il ponte-diga desalinizzante sarà possibile coltivare grazie alla riduzione della salinità con conseguente preservazione dei suoli coltivabili. L’area interessata dall’opera è di 100 milioni di metri quadrati, e si estende per 24 km. In foto viene mostrata solo la foce e i primi 8 km. Foto 3. La parte bianca è il deposito di sale sulla vallata, ciò favorisce la desertificazione distruggendo l’ecosistema e impedisce alla popolazione di coltivare, incrementando così deficit infrastrutturali Foto 4. Gli effetti della presenza salina sono devastanti, la vegetazione ne è colma. Foto 5. A sinistra un sistema locale di produzione del sale (unica attività produttiva), a destra un sistema naturale per contenere la risalita del sale tramite la piantagione di talee di mangrovie che si nutrono di Sali minerali, tra cui il sale. Il sistema non ha nessun effetto. Foto 6. A sinistra la sponde della vallata all’altezza di Sanoufily, a sinistra una vista della vallata verso monte. Foto 7. Viste della vallata in corrispondenza del sito di costruzione del ponte-diga desalinizzante. Foto 8. A sinistra durante la riunione con gli anziani dei villaggi viene fatta una preghiera per far si che dio ci aiuti a compiere quest’opera di importanza vitale. A destra la donna più anziana esprime il suo parere. La stessa donna festeggerà durante il sopralluogo. Foto 9. Al nostro arrivo a Sanoufily la popolazione ci ha accolto in una vesta, ove le donne cantavano “tutti noi vogliamo l’acqua dolce”, gli anziani pregavano e i bambini ci accompagnavano al sopralluogo. Vedi foto successiva. Foto 10. Durante il sopralluogo tutta la popolazione ci accompagna nella vallata chiedendo informazioni e pregandoci di realizzarla per la vita di tutti loro. Foto 11. A causa della mancanza di attività agricola molti giovani emigrano verso il nord o verso l’europa in cerca di lavoro. Creando il ponte-diga ci saranno 100 milioni di metri quadrati da coltivare con conseguente lavoro per tutti. Foto 12. A sinistra il presidente di Balouo Salo discute con il presidente della Camera di commercio di Sedhiou. A sinistra durante il sopralluogo. Foto 13. A sinistra una delle cave a 300 metri di distanza dal sito di costruzione. A destra frammenti di laterite che verrà usato come inerte per il calcestruzzo e come protezione delle sponde. Gli inerti fini verranno anch’essi presi in cave di sabbia, e la composizione ottimale del calcestruzzo verrà studiata nei laboratori di test dei materiali dell’Università di Catania Foto 14. A sinistra le conchiglie del Casamance vengono usate come inerte nel calcestruzzo, proveremo a ottimizzare questa fortissima e diffusissima tradizione costruttiva locale. A destra la produzione di legname a Kenewal (uno dei villaggi beneficiari) che potrà essere utilizzato in cantiere. Foto 15. Il terreno è prettamente argilloso, sono necessari degli studi geotecnici per verificare la presenza di eventuali strati resistenti e i parametri meccanici utili per il progetto delle fondazioni. Foto 16. A sinistra foto di gruppo con le autorità locali, da sinistra a destra: Presidente Consiglio regionale, presidente Camera di Commercio di Sedhiou, Governatore della Regione di Sedhiou, Presidente Balouo Salo, presidente Onorario Balouo Salo, Partner Jamm Italia Foto 17. A sinistra un ponte realizzato dalla popolazione che viene attraversato giornalmente da centinaia di persone e bambini. A destra una condotta metallica all’interno di una diga mal progettata. Foto 18. Progetti simili, in altre regioni hanno avuto gli effetti sperati rendendo le vallate coltivabile. Foto 19. Panoramica della vallata all’altezza di Kegnimacounda Foto 20. Panoramica della vallata in corrispondenza del villaggio di Bissary