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Settembre Musica Torino Milano Festival Internazionale della Musica 04_ 21 settembre 2014 Ottava edizione Milano Conservatorio di Milano Sala Verdi Alessandro Taverna pianoforte Mercoledì 10.IX.14 ore 21 Chopin Ravel Stravinskij ° 13 Fryderyk Chopin (1810-1849) Quattro Ballate n. 1 in sol minore op. 23 (1831-35) n. 2 in fa maggiore op. 38 (1836-39) n. 3 in la bemolle maggiore op. 47 (1840-41) n. 4 in fa minore op. 52 (1842) 9 min. ca 8 min. ca 7 min. ca 10 min. ca Maurice Ravel (1875-1937) Gaspard de la nuit (1908) Trois Poèmes pour Piano d’apres Aloysius Bertrand Ondine Le Gibet Scarbo Igor Stravinskij (1882-1971) Trois mouvements de Pétrouchka (1921) Danse russe Chez Pétrouchka La semaine grasse Alessandro Taverna, pianoforte In collaborazione con Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi di Milano 22 min. ca 15 min. ca Il pianoforte fra musica assoluta e rimandi extra-musicali Una delle grandi questioni poste dalla produzione strumentale ottocentesca concerne il rapporto che la composizione poteva intrattenere con elementi extra-musicali. Dalla Pastorale di Beethoven alla Sinfonia fantastica di Berlioz fino ai poemi sinfonici di Liszt, la musica si faceva portatrice di idee poetiche che agivano sulla struttura del brano, arrivando a determinarla. Sul fronte pianistico fu sempre Liszt a giocare un ruolo determinante con i pezzi ispirati ai paesaggi svizzeri, alla grande arte italiana, alla letteratura, ma anche Schumann arricchì il suo catalogo di composizioni colme di riferimenti letterari e autobiografici. Il terzo gigante del pianismo romantico, Chopin, si mantenne distante dalla tendenza, preferendo concentrarsi unicamente sul proprio mondo fatto di tasti bianchi e tasti neri. Eppure doveva essere ben conscio di quello che era uno dei fattori nodali della musica della sua epoca. In questa prospettiva la serie delle Quattro Ballate, pubblicate fra il 1836 e il 1843, riveste significati particolari. Il termine scelto per intitolare i quattro pezzi rimanda all’ambito poetico e affonda le radici addirittura nel medioevo, quando le ballate, assumendo veste monodica o polifonica, costituivano uno dei principali generi profani in Francia e in Italia. Torna in auge nei primi decenni dell’Ottocento a indicare la messa in musica di versi dal contenuto narrativo, tanto nella produzione liederistica quanto in quella operistica. Chopin decide dunque di instaurare un nesso con la sfera letteraria, reso evidente dal ricorso in ognuno dei brani al metro di 6/8 o a quello di 6/4, propri della musica vocale di taglio narrativo. Tuttavia i punti di contatto si fermano qui, mancando, nelle ballate del polacco, qualsivoglia aspetto programmatico. Sono problematiche puramente musicali a interessare il compositore, a cominciare dalla forma. Chopin abbandona le forme di derivazione classica che aveva praticato in precedenza (il concerto, la sonata, il trio), ma si discosta anche dalle piccole forme della musica salottiera, ambito nel quale rientrano alcuni dei suoi massimi capolavori. Le ballate sono infatti caratterizzate da un’ampiezza di dimensione sconosciuta agli studi, ai notturni, ai valzer. Tutto ciò determinò la necessità di ricorrere a una nuova struttura, che il compositore individuò rileggendo in maniera personalissima un tipo di forma-sonata, quella bitematica, che aveva conosciuto grande fortuna. Le quattro ballate propongono l’opposizione fra due temi dal carattere contrastante, trasformati e rimaneggiati nel corso del brano, così come una disposizione che prevede una parte espositiva del materiale, una sezione elaborativa e una sorta di ripresa. Eppure i fattori sonatistici essenziali sono manipolati con un’originalità sconvolgente. Lo si comprende già osservando l’avvio dei quattro brani, dove la tonalità sembra sospesa, evitando di dare le coordinate di un tono d’impianto che sarà raggiunto solo in seguito. La stessa contrapposizione netta fra due aree tonali, principio fondante della forma-sonata, se nella prima ballata è tradizionalmente spalmata sui due temi (in rapporto tonica-sopradominante), nella seconda è introdotta fin dall’esposizione del primo tema, che alterna fa maggiore e la minore (con un inciso in do maggiore, dominante dell’una e relativa maggiore dell’altra). Anche sotto il profilo formale è possibile registrare soluzioni peculiari, come la transizione fra primo e secondo tema nell’op. 23 che è già elaborazione del tema principale, oppure la chiara impronta di variazione (anche dal punto di vista tonale) di ciò che dovrebbe essere la ripresa (soprattutto nelle ultime tre ballate), o, ancora, il forte sbilanciamento sul secondo tema nell’op. 47. L’equilibrio fra le varie sezioni è reso ulteriormente precario dalla presenza in tutti e quattro i brani di un’imponente coda virtuosistica che in conclusione tende a riallacciarsi alle battute introduttive oppure a qualche accenno tematico, conferendo un senso di ciclicità. Con Gaspard de la nuit (1908) il rimando extra-musicale diviene programmatico. Ravel si rifà a tre poemi in prosa di Aloysius Bertrand, parte dell’o3 monima raccolta apparsa nel 1842. Il compositore premette ai tre brani che costituiscono la partitura (Ondine, Le gibet, Scarbo) i relativi testi poetici e appone come sottotitolo «Trois poèmes pour piano d’après Aloysius Bertrand». Se non bastasse, ognuno dei tre pezzi è preceduto da un’epigrafe – rispettivamente di Brugnot, Goethe, Hoffmann – che chiarisce ulteriormente il contenuto e il significato di ogni ‘poema’. La connessione fra testo e musica viene perciò resa manifesta. Le poesie di Bertrand riprendono tematiche tipicamente romantiche quali il fantastico, l’orrorifico, il grottesco, ma declinate in chiave onirica ed evocativa, anticipando, così, certe tendenze letterarie della seconda parte del secolo (non sorprende che Baudelaire ammirasse il Gaspard di Bertrand). Ad esempio nei tre poemi che ispirarono Ravel si torna con insistenza sulle percezioni sensoriali, soprattutto l’udito: l’Ondina canta una canzone, ride, appare sotto forma di gocce di pioggia su «losanges sonores» e scompare in un acquazzone, invita il suo interlocutore ad ascoltare («Ecoute! Ecoute!»); Le gibet è interamente giocato su un rumore che il poeta ode, che cerca di interpretare e che si rivelerà essere il lugubre suono di una lontana campana che si lega alla visione della carcassa di un impiccato; Scarbo, uno gnomo raccapricciante, si manifesta nottetempo con il suo ghigno, fa stridere le unghie sulle cortine del letto e sul berretto porta un sonaglio. Ravel, più che descrivere i contenuti dei testi, sembra, nella sua musica, voler riflettere questo mondo sensoriale, sollecitando l’orecchio dell’ascoltatore. Il tratto distintivo di queste pagine è forse proprio la ricerca di timbri e spazi sonori immaginifici. Da qui la contrapposizione fra registro acuto e grave o il repentino passaggio dall’uno all’altro in Ondine e Scarbo, il ricorso alla sordina dall’inizio alla fine di Gibet, il si bemolle ininterrottamente ribattuto sul medesimo ritmo nello stesso pezzo, che è puro suono, intangibile e indipendente dall’apparato musicale che lo circonda e che consente di illuminare quell’unica nota di luce sempre cangiante, presentandola da varie prospettive. Ma ciò che colpisce è come questi stessi aspetti consentano di stabilire una catena connettiva fra i tre pezzi. Il suono ripetuto è anche una delle cellule motiviche fondamentali di Scarbo e compare come elemento di accompagnamento del tema principale di Ondine (non solo come nota singola, ma in forma di bicordo e di accordo); se il primo brano valorizza soprattutto la parte alta della tastiera, producendo sonorità liquescenti adatte alla sua ambientazione acquatica, il pezzo centrale, ancorato al si bemolle3, ne sfrutta la regione mediana, mentre quello conclusivo, con il suo carattere sinistro, indugia volentieri nel registro grave. Se si legge Gaspard de la nuit seduti al pianoforte è necessario essere dotati di un’abilità esecutiva fuori dal comune, ma se lo si legge più comodamente seduti al tavolino non si può fare a meno di rilevare come il virtuosismo richiesto all’interprete non sia altro che il contraltare del virtuosismo compositivo messo in campo dall’autore. Ravel intendeva arricchire la letteratura per tastiera con una composizione dalle difficoltà tecniche straordinarie e, in effetti, destinò Gaspard de la nuit all’amico e grande pianista Ricardo Viñes, che ne fu il primo interprete nel 1909. Non dissimile era lo scopo di Stravinskij quando, nel 1921, si accinse a comporre i Trois mouvements de Pétrouchka: «il mio proposito era di donare ai virtuosi del pianoforte un pezzo di una certa consistenza che permettesse loro di completare il proprio repertorio moderno e di far brillare la propria tecnica». Il lavoro, che gareggia in virtuosismo con Gaspard, venne dedicato a un altro eccezionale esecutore, Arthur Rubinstein, il quale affiancò il compositore nella stesura del brano. Stravinskij teneva molto a evidenziare come i Trois mouvements non fossero una semplice trascrizione di alcune parti del balletto. L’autore non voleva, cioè, imitare con il pianoforte la sonorità orchestrale, bensì sfruttare le risorse proprie dello strumento e creare un pezzo prettamente pianistico. Il fatto di derivare il materiale musicale da un balletto, ossia da una partitura che per sua natura era caratterizzata dalla rapida giustapposizione di sezioni dal carattere contrastante, consentì a Stravinskij di raggiungere il proprio intento, esplorando le molteplici pos4 sibilità offerte dal pianoforte: l’aspetto percussivo, la sonorità da carillon, le risorse polifoniche, la fluidità degli arpeggi e dei glissando. Per utilizzare le parole di Stravinskij, siamo in presenza di «una forma esclusivamente musicale» priva di riferimenti «all’azione drammatica». In effetti l’autore scelse di ricorrere alla terminologia musicale (movimenti), piuttosto che teatrale (per esempio scene o quadri); d’altra parte, intitolando i tre movimenti rispettivamente Danse russe, Chez Pétrouchka e La semaine grasse, conservò il rinvio all’originale e alla funzione drammatica che lì avevano i materiali utilizzati nel brano pianistico. Ritorniamo dunque al problema del rapporto fra elementi propriamente musicali e rimandi extra-musicali. La faccenda è complicata ulteriormente dal fatto che in origine Stravinskij aveva pensato a un Konzertstück (‘pezzo da concerto’) per pianoforte e orchestra (dunque a musica pura) che, successivamente, venne ampliato fino a realizzare il balletto messo in scena nel 1911. Insomma, presso quelle avanguardie che a inizio secolo sancirono lo strappo con l’esperienza romantica, sembra permanere pienamente attuale una questione che del Romanticismo strumentale fu uno degli aspetti più tipici. Federico Fornoni* *La sua malattia per la musica lo ha portato a conseguire la laurea e il dottorato di ricerca in Musicologia all’Università di Pavia. Non contento, cerca di contagiare il maggior numero possibile di persone attraverso conferenze, saggi, insegnamento e divulgazione. È co-responsabile del settore Ricerca, Didattica e Editoria della Fondazione Donizetti, coordinatore artistico di Musicom.it e ha ricoperto incarichi d’insegnamento negli Istituti Musicali di Bergamo e di Taranto. 5 Alessandro Taverna, pianoforte «We must make music together!» Così si è espresso il celebre direttore d’orchestra Lorin Maazel dopo aver ascoltato Alessandro Taverna in un recital a New York. «Il pubblico, all’improvviso, è stato pervaso da una solenne bellezza: sono stati impeccabili minuti di intensa poesia!», ha scritto il quotidiano britannico «The Independent» della sua esecuzione del Primo Concerto per pianoforte di Chopin alla finale del Leeds International Piano Competition nel 2009: da allora la sua carriera ha conosciuto un costante sviluppo, che ha fatto di lui uno dei più interessanti pianisti della sua generazione. Alessandro Taverna, veneziano di nascita, si è formato presso la Fondazione Musicale Santa Cecilia di Portogruaro, diplomandosi nel 2001 sotto la guida di Laura Candiago Ferrari a soli diciassette anni col massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore. Successivamente si è perfezionato alla Scuola di Perfezionamento di Portogruaro con Piero Rattalino, all’Accademia Pianistica di Imola con Franco Scala, Leonid Margarius e Boris Petrushansky, all’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma con Sergio Perticaroli e alla Hochschule für Musik, Theater und Medien di Hannover con Arie Vardi, conseguendovi i diplomi di alto perfezionamento. È stato scelto dalla prestigiosa Lake Como Piano Academy tra i sette pianisti che ogni anno sono selezionati tra più di mille aspiranti da tutto il mondo, e qui ha frequentato le masterclass di William Grant Naborè, Fou Ts’ong, Dmitri Bashkirov, Malcolm Bilson. Taverna si esibisce in tutto il mondo nelle più importanti sale e stagioni musicali (tra cui Wigmore Hall e Royal Festival Hall di Londra, Salle Cortot di Parigi, Preston Bradley Hall di Chicago, Konzerthaus di Berlino, Fazioli Concert Hall di Sacile, Maggio Musicale Fiorentino, MITO SettembreMusica, Musashino Hall di Tokyo, Bridgewater Hall di Manchester) e collabora come solista con prestigiose orchestre (London Philharmonic Orchestra, Royal Philharmonic, Minnesota Orchestra, Hallé Orchestra di Manchester, Royal Liverpool Philharmonic, Bucharest Philharmonic, Bournemouth Symphony, Scottish Chamber, Orchestra di Padova e del Veneto). È stato scelto per aprire la stagione 2009-2010 della Châteauville Foundation di Lorin Maazel a Castleton, che lo ha portato successivamente a un invito per una tournée con i Wiener Philharmoniker nella stagione 2012-2013. Numerose sono state le sue affermazioni in prestigiosi concorsi pianistici internazionali, tra i quali i concorsi pianistici di Londra, Leeds, Hamamatsu, l’e-Competition negli Stati Uniti, il Premio Casella a Venezia, il Concorso Busoni di Bolzano, il Premio Scriabin di Grosseto. Nel 2010 ha ricevuto il Premio intitolato ad Arturo Benedetti Michelangeli. Nel 2012 gli è stato consegnato al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il Premio Sinopoli, attribuitogli per meriti artistici e per la sua carriera internazionale. Ha tenuto seminari di tecnica pianistica e masterclass per il Bowdoin International Music Festival (USA), la Willamette University di Salem (USA), la Potchefstroom University (Sudafrica), la St John University di York (Regno Unito). Dal 2006 insegna pianoforte alla Fondazione Santa Cecilia di Portogruaro e dal 2013 è docente di pianoforte principale presso il Conservatorio Perosi di Campobasso. Nel febbraio 2014 ha debuttato con i Münchner Philharmoniker al Gasteig di Monaco e al Musikverein di Vienna, invitato da Lorin Maazel, che lo ha diretto nel Terzo Concerto di Prokof’ev. 6 Settembre Musica Torino Milano Festival Internazionale della Musica 04_ 21 settembre 2014 Ottava edizione Aimez -vous Brahms? Oltre alle Sinfonie, l’integrale pianistica con i giovani talenti vincitori di importanti concorsi internazionali 8.IX Jan Hugo 9.IX Margaryta Golovko 10.IX Roman Lopatinsky 11.IX Susanna Shizuka Salvemini, Martina Consonni 15.IX Kateryna Levchenko, Maria Tretyakova 16.IX Gile Bae 17.IX Galina Chistiakova, Irina Chistiakova 18.IX Alessandro Tardino Biglietteria MITO in Expo Gate Online conviene www.mitosettembremusica.it MITO_ Milano # mito14 # cheMITO Il FAI presenta i luoghi di MITO SettembreMusica Conservatorio Giuseppe Verdi Il Conservatorio Giuseppe Verdi, situato accanto alla chiesa di Santa Maria della Passione – la seconda della città per grandezza dopo il Duomo – fu fondato nel 1808 dal viceré Eugenio Beauharnais, cognato di Napoleone. L’istituto occupa gli spazi dell’ex-convento, sede dei Canonici Lateranensi a cui era affidata l’adiacente chiesa. Il convento era inizialmente strutturato intorno a un unico cortile cinquecentesco a pianta quadrata, con portico a otto arcate per lato impostate su colonne con capitelli tuscanici e piano superiore scandito da lesene con capitelli ionici. A questo primo chiostro ne venne aggiunto un secondo a partire dal 1608, per volontà dell’abate Celso Dugnani. La facciata barocca è forse opera dello scultore Giuseppe Rusnati. Nel 1782, per volontà di Giuseppe ii, l’ordine dei Canonici Lateranensi venne soppresso e la chiesa fu quindi affidata al clero secolare. Nel 1799 il convento divenne ospedale per le truppe austriache, magazzino militare e infine sede del Conservatorio. Fino al 1850 quest’ultimo adottò una struttura mista, in cui agli ospiti del convitto interno si affiancavano gli allievi esterni. Gli ospiti occupavano il primo chiostro, mentre nel secondo erano collocate le aule e la biblioteca. Dopo l’Unità d’Italia gli spazi dell’ex-convento vennero ridefiniti in concomitanza con la messa a punto di nuovi programmi educativi e con il rafforzamento delle attività collettive, quali il coro e l’orchestra. Il Conservatorio intensificò inoltre i rapporti con il Teatro alla Scala e con la città e nelle sue aule studiarono personalità del calibro di Arrigo Boito, Giacomo Puccini e Pietro Mascagni e vi insegnò Amilcare Ponchielli. Nel 1908 fu inaugurata la nuova sala da concerti progettata da Luigi Brogli e Cesare Nava, le cui decorazioni vennero completate due anni dopo. Durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio subì ingenti danni in seguito ai bombardamenti alleati, che risparmiarono soltanto il chiostro seicentesco. La Sala Grande – oggi detta Sala Verdi – fu ridisegnata dall’architetto Ferdinando Reggiori. Negli anni Sessanta l’incremento di allievi e di professori condusse a una riforma degli insegnamenti, che ha portato il Conservatorio di Milano a diventare il più grande istituto di formazione musicale in Italia con rilascio di diplomi accademici, equiparati alle lauree universitarie dal 2003-2004. Continua inoltre ad accogliere studenti delle fasce d’età più giovani, offrendo uno specifico liceo musicale sperimentale. Sede di concerti durante tutto l’anno, il Conservatorio possiede anche una ricca Biblioteca, con oltre 80.000 volumi e 400.000 tra manoscritti e opuscoli, nonché un museo di strumenti musicali. Si ringrazia 8 Un progetto di Città di Milano Città di Torino Giuliano Pisapia Sindaco Presidente del Festival Piero Fassino Sindaco Presidente del Festival Filippo Del Corno Assessore alla Cultura Maurizio Braccialarghe Assessore alla Cultura, Turismo e Promozione Giulia Amato Direttore Generale Cultura Aldo Garbarini Direttore Cultura, Educazione e Gioventù Comitato di coordinamento Presidente Francesco Micheli Vicepresidente Maurizio Braccialarghe Enzo Restagno Direttore artistico Milano Torino Giulia Amato Direttore Generale Cultura Aldo Garbarini Direttore Cultura, Educazione e Gioventù Francesca Colombo Segretario generale Coordinatore artistico Angela La Rotella Segretario generale Claudio Merlo Responsabile generale Coordinatore artistico Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano Fondatori Francesco Micheli, Roberto Calasso Francesca Colombo, Piergaetano Marchetti Massimo Vitta-Zelman Comitato di Patronage Louis Andriessen, Alberto Arbasino, Giovanni Bazoli, George Benjamin Ilaria Borletti Buitoni, Pierre Boulez, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Bruno Ermolli Inge Feltrinelli, Franz Xaver Ohnesorg, Ermanno Olmi, Sandro Parenzo Alexander Pereira, Renzo Piano, Arnaldo Pomodoro, Livia Pomodoro Davide Rampello, Gianfranco Ravasi Daria Rocca, Franca Sozzani, Umberto Veronesi Ad memoriam Gae Aulenti, Louis Pereira Leal Consiglio Direttivo Francesco Micheli, Presidente Marco Bassetti, Pierluigi Cerri, Lella Fantoni Roberta Furcolo, Leo Nahon, Roberto Spada Collegio dei Revisori Marco Guerrieri, Eugenio Romita Marco Giulio Luigi Sabatini L’organizzazione di MITO SettembreMusica Francesca Colombo, Segretario generale e Coordinatore artistico Stefania Brucini, Responsabile promozione e biglietteria Carlotta Colombo, Responsabile produzione Emma De Luca, Referente comunicazione Federica Michelini, Assistente Segretario generale e Responsabile partner e sponsor Luisella Molina, Responsabile organizzazione Lo Staff del Festival Segreteria generale Cristina Calliera, Eleonora Porro e Vincenzo Langella Comunicazione Livio Aragona, Irene D’Orazio, Christian Gancitano, Valentina Trovato con Matteo Arena e Federica Brisci, Arianna Lodi, Elena Orazi, Niccolò Paletti Produzione Francesco Bollani, Stefano Coppelli, Matteo Milani con Nicola Acquaviva, Elena Bertolino, Diego Dioguardi, Elena Marta Grava e Michela Lucia Buscema, Eléonore Létang-Dejoux, Ivana Maiocchi, Eleonora Malliani Organizzazione Massimo Nebuloni, Nora Picetti, Elisabetta Maria Tonin ed Elena Barilli Promozione e Biglietteria Alice Boerci, Alberto Raimondo con Annalisa Cataldi, Alice Lecchi, Victoria Malighetti, Jacopo Eros Molè, Caterina Novaria, Anisa Spaho ed Elena Saracino via Dogana, 2 20123 Milano telefono +39 02 88464725 fax +39 02 88464749 [email protected] Coordinamento Ufficio Stampa SEC [email protected] www.mitosettembremusica.it Rivedi gli scatti e le immagini del festival youtube.com/mitosettembremusica flickr.com/photos /mitosettembremusica Si ringraziano i tanti, facenti parte delle Istituzioni, dei partner, degli sponsor e delle organizzazioni musicali e culturali che assieme agli operatori e addetti a teatri, palazzi e chiese hanno contribuito con passione alla realizzazione del Festival MITO SettembreMusica Ottava edizione Un progetto di Realizzato da Con il sostegno di I Partner del Festival Sponsor Media partner Partner Istituzionale Partner Istituzionale Sponsor tecnici Si ringrazia per l’accoglienza degli artisti Cioccolateria Artigiana Guido Gobino Riso Scotti Snack Acqua Eva Si ringrazia per le divise dello staff Aspesi MITO a Milano è un evento sostenibile grazie a Con il sostegno di Edison il Festival è il primo evento musicale in Italia progettato e gestito in maniera sostenibile, che si sta certificando ISO 20121. MITO è anche a emissioni zero grazie alla compensazione delle emissioni di CO 2 attraverso titoli di Garanzia d’Origine Edison che attestano la produzione di energia da fonti rinnovabili. In collaborazione con EventiSostenibili.it I sentieri sonori di MITO Aimez-vous Brahms? Focus Furrer/Vacchi Oltre alle sinfonie, l’integrale pianistica con i giovani talenti vincitori di importanti concorsi internazionali Per conoscere a fondo due tra i maggiori compositori viventi, l’italiano Fabio Vacchi e l’austriaco Beat Furrer dal 8.IX al 18.IX ore 18 Conservatorio di Milano, Sala Puccini Ciclo pianistico 13.IX ore 17 Piccolo Teatro Studio Melato mdi ensemble 9.IX ore 17 Teatro Menotti Trio Talweg 16.IX ore 21 Teatro Dal Verme Filarmonica ’900 18.IX ore 21 Conservatorio di Milano, Sala Verdi Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai 160° Janáček La Grande Guerra Alla scoperta del gusto della MittelEuropa con due appassionati quartetti d’archi, il visionario Diario di uno scomparso, tre capolavori per pianoforte e la magistrale Sinfonietta con la celebre Orchestra Filarmonica Ceca: per conoscere uno dei maggiori compositori del ’900 Musica, poesia e lettere dal fronte: per scoprire con la musica le voci della nostra storia 10.IX ore 17 Chiesa di Sant’Antonio Abate Quartetto Energie Nove 16.IX ore 17 Piccolo Teatro Grassi il Coro di Praga con Ivo Kahánek Diario di uno scomparso 6.IX ore 17 Teatro Ringhiera Ta-pum, suoni e parole della Grande Guerra 7.IX ore 17 Auditorium San Fedele Lorna Windsor e il duo Ballista-Canino 14.IX ore 16 Chiesa Sant’Alessandro I Canti della Grande Guerra Coro della S.A.T. 17.IX ore 21 Teatro degli Arcimboldi Orchestra Filarmonica Ceca musiche di Janáček, Smetana e Dvořák 18.IX ore 17 Teatro Out Off Ivo Kahánek musiche per pianoforte solo … lo sapevi che i programmi di sala del festival sono anche on-line? 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