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Settembre
Musica
Torino Milano
Festival Internazionale
della Musica
04_ 21 settembre 2014
Ottava edizione
Milano
Auditorium San Fedele
Domenica 7.IX.14
ore 17
°
5
Lorna Windsor soprano
Antonio Ballista
Bruno Canino pianoforte
In collaborazione con
Fondazione Culturale San Fedele
1914-1918: La Prima Guerra Mondiale
Alfredo Casella (1883-1947)
Pagine di guerra per pianoforte a 4 mani (1915)
Nel Belgio: sfilata di artiglieria pesante tedesca
In Francia: davanti alle rovine della Cattedrale di Reims
In Russia: carica di cavalleria cosacca
In Alsazia: croci di legno...
George Butterworth (1885-1916)
On the idle hill of summer
Is my team ploughing?
(Alfred Edward Housman, 1911)
Maurice Ravel (1875-1937)
Da Le tombeau de Couperin (1914-17):
Menuet («a la mémoire de Jean Dreyfus»)
Rigaudon («a la mémoire de Pierre et Pascal Gaudin»)
André Caplet (1878-1925)
La croix douloureuse – Prière des âmes en deuil
(Henri-Dominique Lacordaire, 1916-1917)
Claude Debussy (1862-1918)
Noël des enfants qui n’ont plus de maison
(testo del compositore, 1915)
Berceuse héroïque pour rendre hommage à S. M. Le Roi Albert I
des Belges et à ses soldats per pianoforte solo (1914)
Maurice Ravel
Deux mélodies hébraïques (1914)
Kaddish (testo tradizionale aramaico)
L’énigme éternelle (testo tradizionale ebraico)
Igor Stravinskij (1882-1971)
Sektanskaya – Canto dissidente
(testo del compositore)
Claude Debussy
Les soirs illuminés par l’ardeur du charbon per pianoforte solo
Ivor Gurney (1890-1937)
Severn meadows
(testo del compositore, 1917)
Frederick Delius (1862-1934)
I honour the man who can love life
da Requiem
(testo del compositore, 1916)
Claude Debussy
En Blanc et Noir per due pianoforti (1915)
Avec emportement («Qui reste à sa place – Et ne danse pas – De quelque disgrâce – Fait l’aveu tout bas»)
Lent – Sombre («Au lieutenant Jacques Charlot tué à l’ennemi en 1915, le 3 mars»)
Scherzando
Lorna Windsor, soprano
Antonio Ballista, Bruno Canino, pianoforte
La durata del concerto è di 60 minuti circa
Canti di Guerra
La creatività musicale – si sa – e più in generale l’operare artistico, da sempre
trova precisi riscontri nelle umane vicende, personali, storiche, epocali. E
allora la Grande Guerra, l’immane tragedia che coinvolse milioni di persone
e il mondo intero, segnatamente l’Europa. E i musicisti non rimasero certo
a guardare. Al contrario le opere di numerosi compositori riverberano – con
dissimili declinazioni e sfumature, s’intende – i moti dell’animo e le ‘emozioni’ suscitate dal primo conflitto, la rabbia, lo sdegno, il travaglio interiore
e ideologico, il dolore immenso per le perdite umane e la distruzione imperante, il senso dell’annichilimento palpabile ovunque, l’odore della morte,
in trincea e nella quotidianità, ma anche il nazionalismo, l’interventismo a
oltranza e altro ancora.
Un programma davvero particolare, quello del concerto odierno, un programma sagacemente ‘pensato’ e costruito ad hoc, non già semplice accostamento di brani coevi, un programma volto a ripercorrere (verrebbe da dire
‘illustrare’ se il verbo non rischiasse di apparire eticamente imbarazzante)
alcuni aspetti di quella incredibile tragedia dell’umanità intera, attraverso
una corposa manciata di opere: di esse alcuni veri capolavori assoluti, altre
senza dubbio ‘minori’ che, pur tuttavia, in questo contesto andranno valutate
(e ascoltate) non già secondo i consueti canoni estetici, bensì in una visione
più ampia in termini di ‘testimonianza’. La Grande Guerra – quella ripercorsa
grazie ai brani in programma – vissuta specie dal côté francese (e in special
modo parigino), dove il conflitto scoppiò fin dal 1914, ma altresì riflessa dal
versante britannico grazie ad alcune vere e proprie rarità.
Ecco allora Debussy e Ravel: il primo non più giovane, all’apice della carriera
e ormai mortalmente malato di cancro al retto, un malato che nella fase ‘terminale’ dovette ricorrere alla morfina per fronteggiare i dolori lancinanti, un
malato lucido e consapevole sì da affermare, con grottesco sense of humour
– in riferimento alle emorragie quotidiane che lo debilitavano – come gli
paresse un modo un po’ singolare di «versare il sangue per la patria»; un
musicista che pure non rinunciò a comporre con fiducioso ottimismo anche
in quel terribile contesto (personale e storico) proclamandosi con fierezza
musicien français, così ad esempio nelle superbe Tre Sonate (per violino,
per violoncello e per flauto, viola e arpa), le uniche che riuscì a condurre a
termine delle sei progettate. Quanto a Ravel, è noto come abbia fatto letteralmente carte false, intendendo arruolarsi e recare in tal modo il proprio
contributo al Paese. Gracile e di statura bassissima, gli venne rifiutato di
entrare in Aviazione, ma ottenne bensì, in veste di autiere, di poter guidare
una camionetta-ambulanza (alla quale diede il poetico nome di Adelaïde) e
con essa fece la spola tra il fronte e le retrovie trasportando feriti e, soprattutto, cadaveri: la sua psiche ne fu irrimediabilmente segnata. Ammalatosi
di peritonite venne operato e poi definitivamente congedato. Il neoclassico
(e neo clavicembalistico) Tombeau de Couperin fu il suo hommage alla
Francia, riallacciandosi al passato musicale glorioso, all’arcaica forma della suite (evocando dunque uno tra i massimi musicisti seicenteschi e suo
conterraneo) e nel contempo rendendo onore a cinque commilitoni caduti:
alla memoria di ognuno di essi sono dedicati infatti gli altrettanti brani che
costituiscono il Tombeau. Ne ascoltiamo quest’oggi il leggiadro Menuet e il
robusto Rigaudon dalle squadrate fraseologie al cui interno alligna una più
calma e mesta sezione mediana.
Non meno emozionanti le altre pagine in programma ancora di Ravel, sul versante vocale: si tratta delle sublimi Deux mélodies hébraïques delle quali la prima, solenne e ieratica melopea, è
un vero e proprio canto funebre, sicché assurge in questo contesto a emblematico simbolo di complainte universale. Laddove nell’Énigme eternelle dall’agrodolce ironia prevale il lato popolaresco e plebeo
dell’universo yiddish. Per restare in ambito vocale, un’unica, salmodiante
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pagina impregnata di orientalismo dovuta all’esule Stravinskij che nella
Ville Lumière trovò la sua seconda patria, cogliendovi sì enormi successi, con i Ballets Russes, ma pur sempre con l’animo gravido di struggente nostalgia per la Patria lontana, la Santa Madre Russia (è l’ultima delle
Quattro Canzoni russe). Per inciso: è negli anni della Guerra che Stravinskij
(in Svizzera) lavora a quattro mani con l’amico Ravel a una revisione della
Khovančina mentre Debussy proprio a lui dedica il terzo brano della raccolta pianistica En blanc et noir.
L’esordio di serata è nel segno del torinese Casella, compositore di vaglia,
organizzatore, docente e pianista dalla tecnica agguerrita, «entusiasta propugnatore delle nuove correnti musicali» che a Parigi si era trasferito assai
precocemente, compiendovi la propria formazione artistica (con Fauré) e
dove poté allacciare rapporti di frequentazione con musicisti di levatura
internazionale, in primis Ravel cui fu legato da intensa amicizia e reciproca stima. Assai note ed eseguite (al pari dei coevi Pupazzetti dal medesimo
organico) le Pagine di Guerra, s’impongono per l’efficacia non meno che per
il modernismo scabro e graffiante del linguaggio, l’andamento nervoso della
linea melodica con «inconfondibili tratti di angolosità cubista» e la pregnanza
dell’armonia talora politonale. Simmetricamente, alle caselliane Pagine di
Guerra in chiusura di serata vengono fatti corrispondere i tre capricci per
due pianoforti riuniti da Debussy entro l’allusiva intitolazione En blanc et
noir, composti a Pourville e dedicati rispettivamente al direttore d’orchestra
Koussevitzky, al luogotenente Jacques Charlot («ucciso dal nemico il 3 marzo
1915» nonché nipote dell’editore Durand) e – come s’è detto – a Stravinskij.
Siamo in presenza di un’opera di straordinaria modernità, coeva alle avveniristiche Douze Études per pianoforte solo, vero manifesto di impressionismo
e neoclassicismo, al tempo stesso, con quei riferimenti al clavicembalismo
dei Couperin e Rameau. Poliritmia e politonalità insaporiscono il n. 1, dal
prodigioso virtuosismo, «appassionato e caloroso», irresistibilmente charmant, con quell’attacco come di valzer e pur costellato di «languori, punte
maliziose, esitazioni e ondeggiamenti»; laddove nel secondo, fantasmatico,
sfuggente e visionario, predomina un clima cupo, sinistro e lugubre, con tanto di citazione di un pesante corale luterano deformato da livide dissonanze,
a simboleggiare l’aggressore tedesco, seguito, in chiusura, da un recupero di
energia e da uno stranito carillon memore della Marsigliese. L’ironia lucida e
acuminata del pirotecnico n. 3 stinge infine in una chiusa enigmatica come
sfinge, quasi punto interrogativo sospeso sul vuoto, quesito senza risposta,
tragicamente rivolto al mondo intero, trascinato nel baratro.
Impossibile soffermarsi in dettaglio sull’intera serie dei brani in programma:
ancora di Debussy la rarità del pianistico (evanescente e onirico) Les soirs
illuminés par l’ardeur du charbon e il trepidante Noël des enfants qui n’ont
plus de maison dall’esplicito assunto contenutistico e dagli insistenti ribattuti,
ma anche l’assai più eseguita Berceuse héroïque in onore del Re del Belgio e
delle sue truppe, dalla dilagante, cupa tetraggine.
Un cenno meritano le due liriche dello sfortunato compositore, folklorista e
ufficiale britannico George Butterworth che un destino crudele rapì in azione bellica, mentre combatteva in Francia, quando contava appena trentun
anni (similmente accadde poi nel secondo conflitto all’organista Jehan Alain
morto ventinovenne in battaglia nel 1940), per lo più statica la prima (ma
si fa incandescente in chiusura), onirica e striata di modalismo la seconda;
in memoria di Butterworth il connazionale Vaughan Williams concepì la sua
Quarta Sinfonia. Così pure si lascia ascoltare regalando emozioni la Prière
del raffinato Caplet (grande amico di Debussy del quale diresse il Pelléas) che
morì sì nel 1925, ma a seguito dei postumi di avvelenamento da gas contratti
durante la Grande Guerra. Completano il programma una dolce, effusiva
lirica imbevuta di tenerezza dovuta a Ivor Gurney, anch’egli vittima dei gas
nemici (combattente dopo aver interrotto gli studi con Stanford e Vaughan
Williams, morì poi di tubercolosi per i postumi del grave avvelenamento) e
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una pagina dal Requiem del sommo Delius: in assoluto una delle personalità
di spicco del Novecento europeo. Musicista inglese di origine tedesca (nacque
nello Yorkshire), Delius visse poi quasi sempre in Francia, a Grez-sur-Loing,
avendo sposato una pittrice, dove il giovane conterraneo Fenby lo raggiunse
per coadiuvarlo quale eccezionale amanuense dopo che una grave paralisi
e la cecità a partire dal 1924 lo resero quasi del tutto inabile: per la sua
posizione personale (l’origine britannica, gli studi parzialmente compiuti in
Germania che pure ebbe a contestare, l’esilio volontario in Francia e nel
contempo il ruolo di leader ideologico del movimento neo-modale inglese)
ne fanno quasi una sorta di emblematico crocevia sovranazionale, a suggello
del percorso musicale della serata odierna, in ricordo della Grande Guerra.
Attilio Piovano*
*Nato nel ’58 sotto il segno del Capricorno (e sotto la Mole), odia il caldo, adora gli
orizzonti del Grande Nord, ha una passione specialissima per l’universo organistico
e le auto d’epoca, specie le torinesissime Lancia (se avesse denaro ne collezionerebbe
in quantità: colleziona invece macchine da scrivere, ma se potesse raccoglierebbe
di tutto, oltre ai libri, s’intende). Sulla sua scrivania un Ericofon originale made in
Sweden. Predilige le gradazioni dell’azzurro e del blu. Musicologo e scrittore (così
dicono), ha pubblicato Invito all’ascolto di Ravel, i racconti La stella amica e Il segreto
di Stravinskij, i romanzi L’Aprilia blu e Sapeva di erica, di torba e di salmastro (prefazione di Uto Ughi). Laurea in Lettere, studi in Composizione, diploma in Pianoforte,
in Musica corale e Direzione di coro, è autore di vari contributi specie sul primo
Novecento. Adora surtout la musica francese.
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George Butterworth
On the idle hill of summer – Sulla collina pigra e estiva
Sulla collina pigra e estiva,
sonnolenta come il bisbiglio del ruscello,
sento lontano, come in un sogno, il cadenzare dei tamburi...
Dapprima lontano, poi più udibili, passano sui sentieri
gli amatissimi soldati, carne da cannone,
marciando tutti verso la morte.
Ad est, ad ovest, sui campi dimenticati,
scoloriscono le ossa dei compagni uccisi,
bei ragazzi, morti e ora putridi. Nessuno è rimasto per tornare.
Lontano chiama la stridula tromba, il piffero grida forte,
strisce di rosso scarlatto seguono...
Venuto dal grembo materno, risorgerò.
George Butterworth
Is my team ploughing? – I miei amici stanno arando?
«I miei amici stanno arando, come facevo anch’io,
al tintinnio del giogo, quando ero vivo?»
Sì, i cavalli avanzano, sempre con il tintinnio,
la terra sotto la quale ti trovi è la stessa di prima.
«Si gioca a pallone lungo il fiume, anche senza di me?»
Sì, il pallone vola, i ragazzi giocano con anima e cuore...
«È felice la mia ragazza, che pensavo impossibile lasciare,
ha smesso il pianto all’ora di dormire?»
Sì, si corica felice, non piange ed è soddisfatta.
Stai tranquillo amico mio e dormi.
«Il mio amico, è in salute, ora che io mi sono spento,
e ha un letto migliore del mio per dormire?»
Sì, ragazzo, mi corico felice, consolando l’amata di un uomo morto.
Non chiedermi il suo nome...
André Caplet
La croix douloureuse – Prière des âmes en deuil
Il crocefisso doloroso – Preghiera per le anime in lutto
Ahimè! Se Tu l’avessi voluto, Signore, queste lacrime ardenti
non cadrebbero dai miei occhi davanti a Te.
Se Tu l’avessi voluto, quelli tanto amati sarebbero vivi
e ancora accanto a me, quelli la cui morte mi ha spezzato il cuore.
Ma io adoro la Tua volontà, i cui disegni sono impenetrabili,
che con il suo rigore apparente dimostra sempre la misericordia.
Provo ad accettare tutto questo umilmente. Inchino il mio capo, per unire al Tuo
crocefisso, o Dio, quello da cui sono sopraffatto, supplicandoTi di aiutarmi nel portarlo.
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Claude Debussy
Noël des enfants qui n’ont plus de maison
Natale dei bambini che non hanno più casa
Noi non abbiamo più casa!
I nemici hanno preso tutto, tutto, tutto, anche il nostro lettino!
Ci hanno bruciato la scuola e anche il maestro.
Hanno bruciato la chiesa e il signor Gesù Cristo
e il povero vecchio che non ce l’ha fatta a scappare!
Non abbiamo più casa!
I nemici hanno preso tutto, tutto, tutto, anche il nostro lettino!
Certo, papà è andato in guerra,
e la povera mamma è morta
prima d’aver visto tutto questo.
Che cosa faremo?
Natale! Bel Natale! Non andare da loro,
non andare mai più da loro, puniscili!
Vendica i bambini francesi!
I bambini belgi, i bambini serbi e anche i bambini polacchi!
Se ne scordiamo altri, perdonaci.
Natale! Natale! E, soprattutto, niente giocattoli
fà in modo di ridarci il nostro pane quotidiano.
Non abbiamo più casa!
I nemici hanno preso tutto, tutto, tutto, anche il nostro lettino!
Ci hanno bruciato la scuola e anche il maestro.
Hanno bruciato la chiesa e il signor Gesù Cristo
e il povero vecchio che non ce l’ha fatta a scappare!
Natale! Ascoltaci, noi non abbiamo più gli zoccoli:
ma dona la vittoria ai bambini francesi!
Maurice Ravel
Kaddish – Kaddish, preghiera che accompagna la morte
Ho una preghiera, una preghiera dal cuore
notte e giorno, ricordi di casa mia...
perché piango di notte? Perché mi sento così male?
Prego per la salvezza
prego per la redenzione
prego per il perdono
prego per la salute
prego per tutte le vittime della guerra. Kaddish.
L’énigme eternelle – L’eterno enigma
Il mondo ci chiede (tra la la)
sì risponde (tra la la)
sì vorrebbe rispondere (tra la la)
il mondo ci chiede (tra la la).
Igor Stravinskij
Sektanskaya – Canto dissidente
La tempesta di neve ha coperto tutte le mie strade,
non posso più passare per andare dalla cara madre,
dal caro padre, e da tutte le sorelle, e da tutti i fratelli
amati e scelti dal Santo Padre, il Grande Dio,
lodi, lodi a Dio, a Gesù Cristo, Gloria in eterno. Amen.
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Ivor Gurney
Severn meadows – I prati lungo il Severn
Soltanto il viandante conosce le grazie dell’Inghilterra,
o può vedere i visi familiari come per la prima volta.
E chi sa amare la gioia se non quello che vive nell’oscurità?
Non vi scordate completamente di me,
prati lungo il Severn.
Frederick Delius
I honour the man who can love life
Onoro l’uomo che può amare la vita
Onoro l’uomo che può amare la vita,
eppure dignitosamente affronta la morte.
Onoro l’uomo che muore solo, senza lamenti.
La sua anima ha raggiunto le vette della montagna
come la torre che sorge nelle pianure distanti.
Il sole tramonta e la sera stende le sue mani sopra il mondo
come una benedizione, portatrice di pace,
e la notte che ci fascia in un lungo sonno senza sogni,
un sonno il cui fratello è la morte.
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Lorna Windsor, soprano
Nata nel Kent in Gran Bretagna, Lorna Windsor ha studiato pianoforte e
viola, quindi si è diplomata in canto e pianoforte presso la Guildhall School
of Music and Drama di Londra, perfezionandosi nel repertorio liederistico
con Elisabeth Schwarzkopf e con Graziella Sciutti a Londra, con Hans Hotter
a Vienna e con Gérard Souzay a Parigi e a St. Jean-de-Luz. Tra i premi ricevuti a Londra figurano il Premio Miriam Licette per la Mélodie française e
quello della Royal Society of Arts per il Lied tedesco. La sua attività è dunque
prevalentemente dedicata al recital cameristico, che ha frequentato con
diverse formazioni strumentali, nei maggiori festival di tutta Europa, ma
non trascura il teatro d’opera in tutte le sue varianti: dal Pipistrello di Johann
Strauss all’Euridice di Jacopo Peri e a West Side Story di Leonard Bernstein,
dal Flauto magico di Mozart e Orfeo all’inferno di Jacques Offenbach a Un
ballo in maschera di Verdi (nel ruolo di Oscar) e al Cavaliere della rosa di
Richard Strauss (nel ruolo di Sophie). Le sue caratteristiche vocali di soprano agile e leggero le hanno permesso di affrontare con successo molti ruoli
mozartiani – celebre la sua interpretazione di Despina nel Così fan tutte
diretto da Claudio Abbado con la regia di Giorgio Strehler – ma anche opere
del repertorio barocco, affrontate da Lorna Windsor insieme alle formazioni
orchestrali più note in questo ambito: Concerto Köln, Gioiosa Marca, Capella
Savaria. Molto attiva anche nel campo della musica contemporanea, Lorna
Windsor ha interpretato regolarmente – e spesso in prima esecuzione – la
nuova musica di autori come Glass, Henze, Burgon, Berio, Vlad, Manzoni,
Panni, Gentilucci, Landuzzi, Benati, Palomo, Carvajal e Kurtág.
9
Antonio Ballista, pianoforte
Antonio Ballista, pianista, clavicembalista e direttore d’orchestra, fin dall’inizio della carriera si è dedicato all’approfondimento delle espressioni musicali più diverse. Da sempre convinto che il valore estetico sia indipendente
dalla destinazione pratica e che le distinzioni di genere non debbano di per
sé considerarsi discriminanti, ha effettuato personalissime escursioni nel
campo del ragtime, della canzone italiana e americana, del rock e della
musica da film, agendo spesso in una dimensione parallela tra la musica
cosiddetta di consumo e quella di estrazione colta. Particolarissimi per
invenzione, originalità e rigore i suoi programmi, che sconfinano talvolta nel teatro e ampliano spesso gli ambiti rituali del concerto. Dal 1953
suona in duo pianistico con Bruno Canino, una formazione d’ininterrotta
attività la cui presenza è stata fondamentale per la diffusione della nuova
musica e per la funzione catalizzatrice sui compositori. Ha suonato sotto la
direzione di Abbado, Bertini, Boulez, Brüggen, Chailly, Maderna e Muti e
con l’Orchestra della BBC, il Concertgebouw di Amsterdam, la Filarmonica
d’Israele, l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, la London Symphony,
l’Orchestre de Paris, le Orchestre di Philadelphia e Cleveland e la New
York Philharmonic, ed è spesso invitato in prestigiosi festival internazionali. Hanno scritto per lui Berio, Boccadoro, Bussotti, Castaldi, Castiglioni,
Clementi, Corghi, De Pablo, Donatoni, Lucchetti, Morricone, Mosca, Panni,
Picco, Sciarrino, Sollima, Togni e Ugoletti. Ha effettuato tournée con Berio,
Dallapiccola e Stockhausen e ha collaborato con Boulez, Cage e Ligeti. È
fondatore e direttore dell’ensemble Novecento e Oltre, formazione stabile
il cui repertorio va dal Novecento storico fino alle più recenti tendenze. La
sua passione per la letteratura liederistica lo ha portato a collaborare con i
cantanti Roberto Abbondanza, Magdalena Aparta, Anna Caterina Antonacci,
Monica Bacelli, Gemma Bertagnolli, Marco Beasley, Cathy Berberian, Phyllis
Bryn-Julson, Alda Caiello, Luisa Castellani, Laura Cherici, Gloria Davy, Mirko
Guadagnini, Kim Kriswell, Sarah Leonard, Anna Moffo, Alide Maria Salvetta,
Susanna Rigacci, Luciana Serra, Lucia Valentini Terrani. Ha insegnato nei
Conservatori di Parma e Milano e all’Accademia Pianistica Internazionale
‘Incontri col Maestro’ di Imola.
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Bruno Canino, pianoforte
Bruno Canino, nato a Napoli, ha studiato pianoforte e composizione al
Conservatorio di Milano, dove ha poi insegnato per ventiquattro anni;
per dieci anni ha tenuto il corso di pianoforte e musica da camera al
Conservatorio di Berna. Come solista e in ensemble cameristici si è esibito
nelle principali sale da concerto e festival europei, in America, Australia,
Giappone, Cina. Suona in duo pianistico con Antonio Ballista e collabora
con illustri strumentisti come Salvatore Accardo, Uto Ughi, Pierre Amoyal,
Itzhak Perlman, Sergej Krylov. È stato direttore della Sezione Musica della
Biennale di Venezia dal 1999 al 2002. Si è dedicato in modo particolare alla
musica contemporanea, lavorando, fra gli altri, con Pierre Boulez, Luciano
Berio, Karlheinz Stockhausen, György Ligeti, Bruno Maderna, Luigi Nono,
Sylvano Bussotti, con frequenti prime esecuzioni assolute. Ha suonato sotto
la direzione di Claudio Abbado, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Wolfgang
Sawallisch, Luciano Berio, Pierre Boulez, con orchestre come Filarmonica della Scala, Orchestra Nazionale di Santa Cecilia, Berliner Philharmoniker, New
York Philharmonia, Philadelphia Orchestra, Orchestre National de France.
Numerose le sue registrazioni discografiche: fra le più recenti ricordiamo i
concerti per pianoforte e orchestra di Clementi, Pizzetti e Petrassi; ha inciso
inoltre le Variazioni Goldberg di Bach e opere di Casella e Debussy. Ha tenuto
masterclass per pianoforte solista e musica da camera in Italia, Germania,
Giappone e Spagna; partecipa al Marlboro Festival negli Stati Uniti da più
di venticinque anni. Attualmente insegna all’Istituto Música de Cámara a
Madrid. Il suo libro Vademecum del pianista da camera è edito da Passigli.
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Settembre
Musica
Torino Milano
Festival
Internazionale
della Musica
04_ 21 settembre 2014
Ottava edizione
Aimez -vous Brahms?
Oltre alle Sinfonie, l’integrale pianistica
con i giovani talenti vincitori di importanti
concorsi internazionali
8.IX Jan Hugo
9.IX Margaryta Golovko
10.IX Roman Lopatinsky
11.IX Susanna Shizuka Salvemini, Martina Consonni
15.IX Kateryna Levchenko, Maria Tretyakova
16.IX Gile Bae
17.IX Galina Chistiakova, Irina Chistiakova
18.IX Alessandro Tardino
Biglietteria MITO in Expo Gate
Online conviene
www.mitosettembremusica.it
MITO_ Milano
# mito14
# cheMITO
Un progetto di
Città di Milano
Città di Torino
Giuliano Pisapia
Sindaco
Presidente del Festival
Piero Fassino
Sindaco
Presidente del Festival
Filippo Del Corno
Assessore alla Cultura
Maurizio Braccialarghe
Assessore alla Cultura,
Turismo e Promozione
Giulia Amato
Direttore Generale Cultura
Aldo Garbarini
Direttore Cultura,
Educazione e Gioventù
Comitato di coordinamento
Presidente
Francesco Micheli
Vicepresidente
Maurizio Braccialarghe
Enzo Restagno
Direttore artistico
Milano
Torino
Giulia Amato
Direttore Generale Cultura
Aldo Garbarini
Direttore Cultura,
Educazione e Gioventù
Francesca Colombo
Segretario generale
Coordinatore artistico
Angela La Rotella
Segretario generale
Claudio Merlo
Responsabile generale
Coordinatore artistico
Associazione per
il Festival Internazionale
della Musica di Milano
Fondatori
Francesco Micheli, Roberto Calasso
Francesca Colombo, Piergaetano Marchetti
Massimo Vitta-Zelman
Comitato di Patronage
Louis Andriessen, Alberto Arbasino, Giovanni Bazoli
George Benjamin, Ilaria Borletti Buitoni, Pierre Boulez
Gillo Dorfles, Umberto Eco, Bruno Ermolli, Inge Feltrinelli
Franz Xaver Ohnesorg, Ermanno Olmi, Sandro Parenzo
Alexander Pereira, Renzo Piano, Arnaldo Pomodoro
Livia Pomodoro, Davide Rampello, Gianfranco Ravasi
Daria Rocca, Franca Sozzani, Umberto Veronesi
Ad memoriam Gae Aulenti, Louis Pereira Leal
Consiglio Direttivo
Francesco Micheli, Presidente
Marco Bassetti, Pierluigi Cerri, Lella Fantoni
Roberta Furcolo, Leo Nahon, Roberto Spada
Collegio dei Revisori
Marco Guerrieri, Eugenio Romita
Marco Giulio Luigi Sabatini
L’organizzazione di
MITO SettembreMusica
Milano
Associazione per
il Festival Internazionale
della Musica di Milano
Francesca Colombo
Segretario generale
e Coordinatore artistico
Stefania Brucini
Responsabile promozione e biglietteria
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Responsabile produzione
Emma De Luca
Referente comunicazione
Federica Michelini
Assistente Segretario generale
e Responsabile partner e sponsor
Luisella Molina
Responsabile organizzazione
Lo Staff del Festival
Segreteria generale
Cristina Calliera, Eleonora Porro e Vincenzo Langella
Comunicazione
Livio Aragona, Irene D’Orazio, Christian Gancitano, Valentina Trovato
con Matteo Arena e Federica Brisci, Arianna Lodi, Elena Orazi, Niccolò Paletti
Produzione
Francesco Bollani, Stefano Coppelli, Matteo Milani con Nicola Acquaviva,
Elena Bertolino, Diego Dioguardi, Elena Marta Grava e Michela Lucia Buscema,
Eléonore Létang-Dejoux, Ivana Maiocchi, Eleonora Malliani
Organizzazione
Massimo Nebuloni, Nora Picetti,
Elisabetta Maria Tonin ed Elena Barilli
Promozione e Biglietteria
Alice Boerci, Alberto Raimondo con Annalisa Cataldi,
Alice Lecchi, Victoria Malighetti, Jacopo Eros Molè,
Caterina Novaria, Anisa Spaho ed Elena Saracino
via Dogana, 2
20123 Milano
telefono +39 02 88464725
fax +39 02 88464749
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Rivedi gli scatti e le immagini del festival
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Si ringraziano i tanti, facenti parte delle Istituzioni, dei partner, degli sponsor
e delle organizzazioni musicali e culturali che assieme agli operatori e addetti a teatri,
palazzi e chiese hanno contribuito con passione alla realizzazione del Festival
MITO SettembreMusica
Ottava edizione
Un progetto di
Realizzato da
Con il sostegno di
I Partner del Festival
Sponsor
Media partner
Partner Istituzionale
Partner Istituzionale
Sponsor tecnici
Si ringrazia per l’accoglienza degli artisti
Cioccolateria Artigiana Guido Gobino
Riso Scotti Snack
Acqua Eva
Si ringrazia per le divise dello staff
Aspesi
MITO a Milano è un evento sostenibile grazie a
Con il sostegno di Edison il Festival è il primo evento musicale
in Italia progettato e gestito in maniera sostenibile,
che si sta certificando ISO 20121.
MITO è anche a emissioni zero grazie alla compensazione
delle emissioni di CO 2 attraverso titoli di Garanzia d’Origine Edison
che attestano la produzione di energia da fonti rinnovabili.
In collaborazione con EventiSostenibili.it
I sentieri sonori di MITO
Aimez-vous Brahms?
Focus Furrer/Vacchi
Oltre alle sinfonie, l’integrale pianistica
con i giovani talenti vincitori
di importanti concorsi internazionali
Per conoscere a fondo due tra i maggiori
compositori viventi, l’italiano Fabio Vacchi
e l’austriaco Beat Furrer
dal 8.IX al 18.IX ore 18
Conservatorio di Milano, Sala Puccini
Ciclo pianistico
13.IX ore 17
Piccolo Teatro Studio Melato
mdi ensemble
9.IX ore 17
Teatro Menotti
Trio Talweg
16.IX ore 21
Teatro Dal Verme
Filarmonica ’900
18.IX ore 21
Conservatorio di Milano, Sala Verdi
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
160° Janáček
La Grande Guerra
Alla scoperta del gusto della MittelEuropa
con due appassionati quartetti d’archi,
il visionario Diario di uno scomparso, tre
capolavori per pianoforte e la magistrale
Sinfonietta con la celebre Orchestra
Filarmonica Ceca: per conoscere
uno dei maggiori compositori del ’900
Musica, poesia e lettere dal fronte:
per scoprire con la musica le voci
della nostra storia
10.IX ore 17
Chiesa di Sant’Antonio Abate
Quartetto Energie Nove
16.IX ore 17
Piccolo Teatro Grassi
il Coro di Praga con Ivo Kahánek
Diario di uno scomparso
6.IX ore 17
Teatro Ringhiera
Ta-pum, suoni e parole della Grande Guerra
7.IX ore 17
Auditorium San Fedele
Lorna Windsor e il duo Ballista-Canino
14.IX ore 16
Chiesa Sant’Alessandro
I Canti della Grande Guerra
Coro della S.A.T.
17.IX ore 21
Teatro degli Arcimboldi
Orchestra Filarmonica Ceca
musiche di Janáček, Smetana e Dvořák
18.IX ore 17
Teatro Out Off
Ivo Kahánek
musiche per pianoforte solo
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