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INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
R
R
nativo Non-Lineare
Calcolo strutturale
FEM al vero
secondo NTC2008,
EC2 e EC3
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Calcolo FEM multidisciplinare
per l’ingegneria
civile, meccanica, industriale
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N. 4 Ottobre-Dicembre 2015 - Anno VII - Trimestrale - Abbonamento 60,00 euro - Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) art. 1 c. 1, DCB Milano
> EDILIZIA
> NORMATIVA
Gestione rischio manutenzione
e rischio guasti
a cura della Redazione
> EFFICIENZA ENERGETICA
Classificazione sismica
in Regione Lombardia
a pag. 4
Un nuovo APE:
9 casi risolti
di A.N. Consiglio e S. Lupica Spagnolo
a pag. 8
di L. Raimondo
a pag. 11
> EDITORIALE
Dalla carta al byte
di Fulvio Re Cecconi
Esprimi il tuo pensiero in
modo conciso perché sia letto,
in modo chiaro perché sia
capito, in modo pittoresco
perché sia ricordato e,
soprattutto, in modo esatto
perché i lettori siano guidati
dalla sua luce
Karl Popper
Più volte, soprattutto nel corso
dell’ultimo anno, sulle pagine
della rivista, e in queste colonne in particolare, si è discusso
dell’evoluzione dell’industria
delle costruzioni in Europa e,
in particolare, della digitalizzazione delle costruzioni, che
lascia prevedere un mondo dove nulla, neppure i documenti
necessari per le autorizzazioni
amministrative (progetto e relative relazioni di calcolo) saranno più stampati ma l’iter
autorizzativo si svolgerà sulla
base di un modello BIM o, più
probabilmente, di un Common
Data Environment a cui l’Ente
preposto a rilasciare l’autorizzazione avrà parziale accesso.
Questa visione futuristica è
probabilmente oltre il BIM Level 3 che gli inglesi, vera locomotiva dell’Europa in questo
campo, stanno prefigurando
ma non è così lontana nel tempo se si considera il percorso
fatto in pochi anni in Inghilterra e quello iniziato da molte
nazioni, anche quelle che erroneamente consideriamo più
arretrate rispetto all’Italia, nel
corso dell’ultimo biennio (dalla Germania alla Spagna, dalla Francia alla Russia).
Il settore delle costruzioni italiano rischia di rimanere al palo e di pagare la sua arretratezza con la perdita di quote
di mercato anche interno, le
barriere de facto all’ingresso
di progettisti e imprese estere nel mercato dei Pubblici
Appalti molto probabilmente
cadranno di fronte a una normativa comunitaria che favorisce strumenti che hanno, come prodotto corollario, la trasparenza negli appalti stessi.
Ad un convegno, un importante attore nel campo della
gestione immobiliare ha detto che “sopra l’Italia volano
un mare di capitali che rischiamo di non riuscire a intercettare” e ha citato, ad esempio, la
grossa crescita di investimenti
immobiliari stranieri a Malta.
La cosa più preoccupante per il
settore, tuttavia, non è la sua
arretratezza rispetto ad altri
Stati europei, ma la sua incapacità di riconoscerla. L’Italia
manca di un mandato del Governo sul tema della digitalizzazione dell’ambiente costruito che ormai tutti i nostri confinanti possono vantare, ma questa mancanza non
è una colpa da scaricare in toto sul Governo stesso, è una
negligenza di tutti i portatori
di interesse del settore. Se al
posto di un mandato governativo noi italiani abbiamo la
proposta di un “bonus BIM”
di 3.000 euro per l’acquisto di
software (questa l’ultima indicazione nella Legge di Stabilità in discussione) è perché ce
lo meritiamo.
I committenti, principalmente privati, sono stati gli unici,
finora, ad avvertire l’esigenza
di modificare lo status quo del
settore e, probabilmente perché supportati da strutture di
consulenza e progettazione
internazionali, hanno avviato
progetti basati su processi digitalizzati simili a quelli prefigurati dagli inglesi nel loro
standard PAS 1192-2. Ma i vantaggi di questa positiva evoluzione non sono arrivati sino al
Governo ovvero non gli sono
stati adeguatamente illustrati.
I progettisti, in particolar modo le loro rappresentanze negli Ordini Professionali, sembrano sottovalutare la portata della rivoluzione in corso e
si ostinano a combattere battaglie per conservare le professioni invece che per evolverle. Le battaglie legali per
stabilire a chi spetta il diritto di progettare un ponte o
un quartiere sembrano predominanti rispetto agli sforzi
per prefigurare la figura professionale dell’Ingegnere (ma
lo stesso vale per l’Architetto,
mal comune mezzo gaudio) e
la recente battaglia per la nascita del Geometra laureato è
un esempio della miopia degli Ordini. Senza voler discutere i contenuti di un progetto che prevede, tra l’altro, un
percorso di studi fissato dal
Consiglio nazionale dei Geometri e dei Geometri laureati
e da svolgersi presso gli istituiti Tecnici Costruzione Ambiente e Territorio (gli stessi dove ci
è diplomati), è forse il caso di
chiedersi cosa vorrà dire progettare in un processo digitale, dove anche nelle primissime fasi della progettazione ci
si confronterà non più con il
governo del territorio e rego-
lamenti edilizi ma con evoluti strumenti di data mining in
grado non solo di “leggere” i
vincoli alla progettazione ma
anche di guidarla secondo le
esigenze del mercato.
Mettendo per un attimo da
parte le imprese di costruzione e ANCE loro rappresentante, non esenti da colpe quantomeno per omissione, è il caso di sottolineare la grave carenza di percorsi di formazione adeguati al nuovo modo di
progettare, costruire e gestire
un bene. Se all’estero, anche
nelle università minori, non si
contano i corsi di studio incentrati sul BIM dove convergono competenze diverse e non
comuni ai tradizionali corsi di
studi in ingegneria o architettura (informatica ed elettronica in primis), da noi si registrano solo sporadici tentativi, alcuni per fortuna anche di qualità. Speriamo non sia troppo
tardi per imboccare una nuova strada.
Questo è l’ultimo editoriale
che scrivo per la rivista nella
sua forma tradizionale perché
dal prossimo anno il tabloid si
evolverà, come si sta evolvendo il mondo delle costruzioni, dalla carta al byte. Desidero ringraziare tutti quelli che
hanno contribuito alla nascita
e alla crescita di “Ingegneri”.
In Maggioli, il primo pensiero
va a Paola Fontana che all’inizio dell’avventura ha messo il suo entusiasmo e le sue
competenze al servizio della
rivista, senza di lei io non sarei stato in grado di produrre nulla. La rivista non sarebbe mai stata pubblicata senza
il contributo della redazione
di Sant’Arcangelo, Giacomo
Sacchetti, all’inizio, e Mauro
Ferrarini, per lunga parte della vita del tabloid, hanno dato un preziosissimo apporto.
L’Editore, infine, che ha sempre creduto e supportato il lavoro di tutti.
Intorno alla rivista si è poi creato un gruppo di autori entusiasti che ha condiviso con
chiarezza e competenza le
proprie esperienze per crescere insieme a tutti i lettori di
“Ingegneri”, tra questi Matteo Antonini e Andrea Mainini più di altri hanno diviso con
me le gioie e le fatiche di questa bellissima avventura.
Grazie a tutti e grazie, più di
tutto, a voi lettori.
> INTERVISTA
Le grandi opere non sono
sinonimo di malaffare
Claudio De Albertis, ANCE: “Finito il tempo
della prudenza negli investimenti”
a cura di Mauro Ferrarini
Va sgombrato il campo da una
pericolosa tentazione che vede
il termine “Grandi Opere” sinonimo di malaffare, corruzione
e opacità del sistema. Ne parla convinto Claudio De Albertis, presidente nazionale dei costruttori italiani di ANCE, intervistato in esclusiva sul rapporto
tra infrastrutture, grandi eventi e condivisione con la pubblica opinione.
Si tratta di un rapporto oggi diventato difficile in cui si moltiplicano i movimenti “NO” che
si oppongono alla realizzazione di opere e infrastrutture o
all’organizzazione di eventi di
respiro internazionale.
Mauro Ferrarini. La tentazione
sarebbe quella di classificare tali
iniziative come tentativi di boicottaggio “a prescindere” con
connotazioni politiche. Eppure
è fuori di dubbio che le recenti e continue rivelazioni su malaffare e opacità nel mondo degli appalti abbiano scavato un
solco: da un lato la politica e il
mondo imprenditoriale, dall’altro la comunità che vede con ci-
nico sospetto (spesso non ingiustificato) ogni tentativo di dare il via a opere anche di importanza strategica. Avverte anche
lei questo clima?
Claudio De Albertis. Il consenso
del territorio intorno alle opere infrastrutturali rappresenta spesso un elemento estremamente problematico che se
non ben gestito rischia di diventare uno dei grandi ostacoli alla loro realizzazione. Soprattutto quando l’opinione pubblica e il comune sentire vengono fortemente condizionati dall’evidenza di ripetuti episodi di corruzione, legati a importanti interventi infrastrutturali, e finiscono per essere utilizzati come ulteriore elemento
di dissuasione.
La realizzazione di un’opera ha
invece un’importanza fondamentale per lo sviluppo economico, la competitività e la qualità della vita di un territorio.
Tutti gli indicatori economici e
sociali lo dicono chiaramente:
il gap infrastrutturale italiano
è una delle zavorre che pesano maggiormente sulla capacità del nostro Paese di agganciare la ripresa.
È chiaro quindi che bisogna
spezzare il binomio che vede
nella costruzione di un’infrastruttura solo uno spreco di denaro pubblico o, peggio, un regalo al malaffare.
Mauro Ferrarini. Ma cosa fa ANCE per assicurare che il mondo
imprenditoriale legato al settore delle costruzioni non presti il fianco ad accuse e sospetti
di collusione con un certo mondo politico?
Claudio De Albertis. A tal fine,
l’ANCE propone da tempo mi> segue a pag. 2
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INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
2
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Direttore
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ABC Architecture, Built environment
and Construction engineering - Politecnico di Milano
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et Technique du Bâtiment - Grenoble
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Julien Hans, Centre Scientifique et
Technique du Bâtiment - Grenoble
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- Parma
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Sonia Lupica Spagnolo, Politecnico
di Milano
Piero Torretta, Associazione Nazionale
Costruttori Edili - Roma
Coordinamento redazionale
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[email protected]
Redazione
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Hanno collaborato a questo numero
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Errata corrige: a p. 13 del n. 3-2015 della Rivista, a proposito del Multipor Xella
è stato erroneamente scritto che si tratta
di “lana minerale” anziché correttamente di “isolante minerale”. Ci scusiamo con
i lettori e gli interessati
sure specifiche di contrasto a
questi fenomeni, molte delle
quali hanno trovato piena corrispondenza all’interno del disegno di legge delega per il recepimento delle nuove direttive europee. A cominciare dalla
necessaria semplificazione normativa, per superare l’attuale
caos legislativo che ha giustificato il frequente ricorso alle
deroghe alle norme e alla nomina di commissari straordinari. Va detto con chiarezza, infatti, che i poteri extra ordinem
andrebbero utilizzati solo per
far fronte a vere emergenze,
impreviste e imprevedibili, come quelle dovute alle calamità naturali.
Alla semplificazione del quadro
delle regole deve, poi, necessariamente accompagnarsi una
revisione e un rafforzamento
dei momenti di controllo procedurale e una maggiore qualificazione e responsabilizzazione
di tutti gli attori coinvolti nella
realizzazione delle opere.
Mauro Ferrarini. Il dibattito
aperto da Francesco Rutelli si
basa sulla proposta di una programmazione di ampio respiro
dei progetti di interesse pubblico con la partecipazione di
professionisti ed enti pubblici
e un’ampia condivisione delle
scelte strategiche con la popolazione interessata in una sorta di debat publique. Come giudica questa proposta: velleitaria
o concreta?
Claudio De Albertis. È una proposta interessante. Partendo
dal presupposto che è ai soggetti pubblici che spetta in via
esclusiva la decisione e la responsabilità politica delle scelte finali sulle opere da inserire nella programmazione, non
c’è dubbio che il contributo di
idee progettuali da parte dei
professionisti, soprattutto nelle
fasi iniziali, rappresenti un valore importante. Al tempo stesso è necessario, fin dalla fase
di ideazione dell’opera, istituire un meccanismo di coinvolgimento della popolazione interessata, comunicando gli obiettivi dell’intervento e acquisendo così il consenso intorno alla
sua realizzazione. Solo in questo modo si possono prevenire
i contenziosi futuri.
Mauro Ferrarini. Concretamente, come si dovrebbe organizzare lo strumento di condivisione
pubblica perché sia efficace?
Claudio De Albertis. Il modello potrebbe essere quello del
débat public francese, che demanda a un’autorità indipendente e altamente specializzata il compito di regolare la consultazione dei soggetti interessati. Tale confronto potrebbe
svolgersi sulla base dello studio
di fattibilità approvato o della
prima bozza di progetto preliminare, in modo tale che di-
ventino un orientamento per le
scelte progettuali che verranno adottate e convalidate successivamente nella conferenza
dei servizi. Ricostruire il dialogo, infatti, è la sfida più difficile da affrontare, ma è anche
condizione necessaria che può
segnare una svolta nella storia
e nella cultura italiana del fare
infrastrutture.
Mauro Ferrarini. Un altro elemento di discussione si basa sulla c.d. Legacy delle opere create
per un evento di dimensioni internazionali come è stato EXPO
a Milano. Per i mondiali di nuoto a Roma l’eredità sono state
delle vere e proprie cattedrali nel deserto, mentre a Milano
il dibattito è aperto a testimonianza che non si è pensato ex
ante al destino delle opere realizzate. In questo contesto i costruttori italiani si sentono parte in causa o ritiene che il destino delle strutture debba dipendere esclusivamente da scelte
operate dalla Politica?
Claudio De Albertis. Il futuro
delle opere realizzate in occasione di grandi eventi, e non
solo, è strettamente legato alla qualità della progettazione.
Un buon progetto nasce, infatti, da una chiara visione dello
sviluppo sociale ed economico
che l’opera, una volta comple-
tata, potrà e dovrà realizzare. E
deve puntare non soltanto a minimizzare il costo di realizzazione, ma anche quello di gestione e manutenzione, due aspetti
spesso trascurati da una progettazione superficiale e miope.
Troppo spesso, infatti, soprattutto nei grandi eventi, le opere acquistano significato solo
nella fase di realizzazione, perdendolo, poi, nella fase gestionale. Per questo motivo, sebbene sia compito della politica indicare la funzione che un intervento deve svolgere per il territorio, il coinvolgimento delle
imprese sarebbe auspicabile.
Nella fase esecutiva della progettazione, infatti, la presenza
imprenditoriale potrebbe offrire maggiore chiarezza al conseguimento degli obiettivi che le
amministrazioni coinvolte vogliono perseguire.
Mauro Ferrarini. Un suo parere
sulla riforma degli appalti pubblici. Il presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci, la descrive
come la chiave di volta per dare impulso al Paese, rimarcando il ritorno della centralità del
progetto come elemento caratterizzante. Lei che dice?
Claudio De Albertis. La riforma
degli appalti pubblici è senza
dubbio uno strumento deter-
minante ai fini della ripresa e
di un salto di qualità del settore. Molti dei principi in essa contenuti, d’altronde, sono in linea
con quanto da tempo auspicato dall’Ance. A tale scopo sarà
necessario che il testo finale risponda pienamente alle esigenze di semplificazione delle norme e eliminazione dei tanti vincoli che pongono le imprese italiane in posizione svantaggiata rispetto ai concorrenti europei. Sono pienamente d’accordo sul fatto che la progettazione sia il momento centrale
per la realizzazione di un’opera nel rispetto dei tempi e costi
preventivati. Per questo, è positivo che la delega di modifica
del codice degli appalti si ponga come obiettivo proprio la valorizzazione della fase progettuale, promuovendo il progressivo uso di strumenti elettronici
specifici, quali quelli di modellazione elettronica e informativa per l’edilizia e le infrastrutture (BIM), così come ha indicato l’Europa. Come ANCE siamo
pronti ad accogliere questa sfida, nella consapevolezza, però,
che solo con un’azione sinergica tra professionisti, imprese e
amministrazioni sia possibile riuscire a realizzare questa rivoluzione nel campo degli appalti.
Mauro Ferrarini. Si sta discuten-
do in questi giorni della Legge di Stabilità 2016, finalmente espansiva dopo anni di rigore reso necessario dal perdurare
della crisi. Anzitutto, ritiene che
sia stato giusto dare questa impostazione alla manovra o pensa che una maggiore “prudenza” nei conti sarebbe stata una
scelta più saggia?
Claudio De Albertis. Di prudenza nei conti pubblici ne abbiamo avuta anche troppa, in materia di infrastrutture. Dal 2008
a oggi, le scelte di bilancio, contenute nelle varie leggi di stabilità che si sono succedute, hanno imposto una riduzione di
stanziamenti per infrastrutture
pari al 43%. Nello stesso periodo le risorse stanziate per spese correnti sono aumentate, invece, di circa il 12%. Stessa tendenza, ancora più amplificata,
si è registrata nelle spese effettive sostenute dai comuni nel
corso degli stessi anni, con tagli del 47% nelle spese per investimenti e un aumento del 17%
per quelle correnti. Come si vede, quindi, c’è chi ha pagato più
di altri il risanamento dei conti pubblici.
Mauro Ferrarini. Mi dica un contenuto della finanziaria che le
piace e uno che stralcerebbe volentieri subito.
Claudio De Albertis. L’attuale
legge di stabilità consente di superare questo paradosso introducendo due importanti novità:
il superamento del patto di stabilità interno e l’accelerazione
della spesa per gli investimenti, grazie alla richiesta all’Europa della clausola di flessibilità
per investimenti infrastrutturali. Questo disegno potrà consentire una spesa aggiuntiva in
infrastrutture, nel 2016, di almeno 3,5 miliardi di euro. Più
che norme da stralciare, mi piacerebbe vedere nella stabilità
che sarà approvata, un maggiore coraggio dell’azione del Governo sul settore immobiliare,
puntando sulla rigenerazione
delle città e sull’efficientamento energetico. Per raggiungere
questo obiettivo si deve sostenere, attraverso incentivi fiscali mirati, l’acquisto di abitazioni in classe energetica elevata,
superando così le sperequazioni esistenti che, nei fatti, privilegiano le compravendite di immobili usati, spesso inadeguati
e energivori. In questo modo si
raggiungerebbero due importanti risultati: rilanciare gli investimenti in edilizia e rinnovare il patrimonio immobiliare
delle nostre città.
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> EDILIZIA
La gestione del rischio manutenzione attraverso quella del rischio guasti
Il modo di guasto esprime l’effetto rivelatore della causa del guasto
a cura della Redazione
Il processo per la gestione del
rischio guasti richiede primariamente la capacità di individuare
preventivamente i possibili guasti a cui un elemento tecnico va
incontro nel corso della sua vita
utile e per ognuno di questi individuare le cause che lo hanno
generato e le conseguenze che
ne possono derivare.
Il guasto o avaria o degrado di
un componente edilizio complesso, coerentemente con l’approccio prestazionale del processo edilizio, consiste nella perdita avvenuta o in corso della
capacità di svolgere la funzione richiesta e/o di erogazione
delle prestazioni programmate e fornite con intensità definita dal momento della sua entrata in esercizio.
Per un elemento tecnico la possibilità di erogare nel tempo le
prestazioni tecnologiche è legato alla capacità di sviluppare nel tempo le funzioni tecnologiche correlate ed è strettamente connesso al mantenimento nel tempo dell’intensità
programmata di definite caratteristiche funzionali possedute
dagli elementi funzionali, che
compongono gli elementi tecnici: lo stato di guasto o avaria, seguente ad un evento di
guasto, consiste nella modificazione intervenuta del suo modello di funzionamento e delle
relative specifiche tecniche rispetto al modello di funzionamento e alle specifiche tecniche
possedute al tempo iniziale oltre un definito valore limite. Il
guasto di un elemento tecnico
è esprimibile in ultima istanza
come perdita della sua conformità tecnica.
Il guasto parziale di un elemento tecnico consiste nella alterazione delle caratteristiche funzionali e correlate coinvolte oltre un definito valore limite
ma non tale da causare la perdita completa della funzionalità richiesta.
Il difetto di un elemento tecnico
consiste nello scostamento del
valore di una caratteristica dai
valori limite accettabili in relazione a determinate condizioni di impiego.
Ogni evento di guasto può essere riferito a specifici modi di
guasto e a specifiche cause: il
modo di guasto esprime l’effetto rivelatore della causa del
guasto.
Per ogni elemento tecnico occorre costruire il panorama dei
possibili e plausibili guasti che
possono accadere, vale a dire
il panorama dei modi di guasto e per ognuno di essi determinare gli effetti sul funzionamento e identificarne le cause (Failure Modes and Effects
Analysis, FMEA).
I guasti individuati vengono
classificati in base a differenti parametri, quali la velocità dell’accadimento dell’evento (graduale, improvviso), alla
consistenza dell’avaria rispetto al funzionamento del sistema (parziale, totale), alla combinazione di entrambi detti pa-
rametri, velocità e consistenza
(catastrofico, per degradamento), al periodo del ciclo di vita
in cui si manifestano (iniziale, in
rodaggio, in vita utile, in usura),
in base agli effetti (minore, significativo, importante, critico),
in base alle cause (degrado da
invecchiamento naturale, degrado da patologia di progetto, degrado da patologia di costruzione).
A ogni modo di guasto individuato occorre associare il livello di criticità definito in base
alla probabilità di accadimento del guasto stesso e alla sua
gravità, quantificata con punteggio, ravvisabile nelle conseguenze da esso indotte nei riguardi della sicurezza, dei costi,
della proliferazione dei guasti,
della importanza della funzione svolta dal componente nel
sistema (Failure Mode Effects
and Criticality Analysis, FMECA). A ciascun modo di guasto
è possibile associare la probabilità dell’evento con distribuzione statistica differente a seconda che il guasto sia casuale,
piuttosto che derivato dall’uso, usura, piuttosto che derivato dall’esposizione a sollecitazioni indotte dalle condizioni
ambientali.
Di ogni guasto individuato occorre risalire alla causa generatrice e identificare il momento del processo nel quale agisce la causa.
I fattori che determinano il degrado, o guasto, degli organismi edilizi e delle loro parti sono essenzialmente riconducibi-
li alle patologie e all’azione degli agenti di contesto, di progetto e di uso.
Il concetto di patologia è connesso con quello di errore, non
identificato preventivamente e
commesso nelle diverse fasi del
processo edilizio, cioè nella fase
decisionale, nella fase esecutiva e nella fase gestionale. Conseguentemente le patologie in
edilizia sono classificabili in tre
distinti gruppi, comprendenti il
primo le patologie progettuali,
il secondo le patologie esecutive, il terzo le patologie d’uso.
Le patologie progettuali derivano da più tipi di errori di
progettazione, tra i quali si individuano:
- scelte progettuali di elementi tecnici costituiti da prodotti edilizi inadeguati alle condizioni di esercizio alle quali sono
destinati, sia rispetto agli agenti esterni, sia rispetto agli agenti dovuti all’uso;
- scelte progettuali di dettaglio
delle singole soluzioni tecniche
e delle loro connessioni inadeguate alle prevedibili variazioni dimensionali, di natura inerente, in esercizio;
- dettagli costruttivi, geometrico-morfologici, delle soluzioni
tecniche inadeguati agli agenti di contesto e alle sollecitazioni alle quali saranno sottoposti
in esercizio;
- dettagli costruttivi dei nodi di
interfaccia tra differenti soluzioni tecniche dello stesso subsistema e/o di subsistemi differenti che presentano soluzioni
di continuità fisica e/o geometrico-morfologica inadeguate
alle sollecitazioni e agli agenti di contesto ai quali saranno
sottoposti in esercizio, rispetto
ai quali per esempio richiedono una protezione inesistente;
- elaborazione progettuale dei
dettagli inadeguata a fornire le
indicazioni necessarie per la loro corretta esecuzione;
- scelta di materiali, semilavorati, elementi semplici chimicamente e/o fisicamente non compatibili tra loro;
- inadeguata valutazione della natura e dell’intensità degli
agenti contestuali;
- inadeguata valutazione delle effettive condizioni di utilizzo dipendenti dal modello d’uso dell’utenza;
- adozione di prodotti e di soluzioni tecniche innovative non
sufficientemente documentate sul loro comportamento in
esercizio.
Le patologie esecutive derivano
da errori di costruzione e messa in opera di diverso tipo tra i
quali si individuano:
- inadeguata realizzazione delle definizioni progettuali delle
soluzioni tecniche e delle loro
connessioni;
- inadeguata competenza tecnica della mano d’opera;
- insufficiente o inesistente controllo di qualità in accettazione
dei materiali, semilavorati, elementi semplici previsti dal progetto e assunti per la sua realizzazione;
- inadeguati controlli sull’esecuzione delle opere previste dal
progetto tecnologico;
- non osservanza delle condizioni di accettazione delle opere definite dai piani operativi di
costruzione.
Le patologie d’uso derivano da
diversi tipi di errori commessi
dagli utenti relativi alle corrette
modalità d’uso degli ambienti e
degli elementi tecnici, incuria,
vandalismo, manovre improprie, uso di prodotti inadeguati nello svolgimento delle attività, non rispetto delle istruzioni per l’uso degli elementi tecnici, quando disponibili.
Sui fenomeni patologici valgono alcune considerazioni:
- in genere il tempo di accadi-
mento dei guasti causati dalla
presenza delle patologie non è
preventivabile, quindi non sono programmabili gli interventi mantenutivi che si rendono
necessari;
- i fenomeni patologici contribuiscono ad abbassare il livello
dell’affidabilità degli elementi
direttamente e indirettamente
interessati;
- i fenomeni patologici tendono a innescare una proliferazione di guasti;
- i fenomeni patologici tendono ad agire sinergicamente con
i fattori di degrado naturale
causando guasti critici e maggiormente diffusi.
Il degrado da invecchiamento
naturale di un elemento tecnico è costituito dall’effetto delle
azioni esercitate su di esso dagli
agenti presenti nel contesto nel
quale è inserito, riconducibili alle categorie di agenti naturali,
agenti artificiali, agenti dovuti alla concezione dell’edifico,
agenti dovuti all’uso dell’edificio. Per una classificazione dettagliata degli agenti si rimanda alle norme ISO 6241, UNI
8290/3l, BS 7543.
L’intensità degli effetti, la gravità del guasto e il suo tempo
di accadimento possono essere
quantificati con sufficiente attendibilità dalle sperimentazioni in corso.
Sulla base del portato dell’applicazione di FMEA e di FMECA, unitamente alla determinazione della frequenza di accadimento, espressa come numero di eventi di guasto in un dato tempo, si perviene alla identificazione del rischio guasto.
Per ogni rischio evidenziato
è possibile attivarne l’analisi,
classificandoli per criticità e importanza, individuandone l’origine, delineandone le conseguenze, stimando la probabilità di accadimento delle conseguenze.
La valutazione dei rischi di guasto porta alla individuazione
dei rischi di manutenzione. La
decisione di accettare e trattare
il rischio guasto piuttosto che di
eliminarlo è condizionata dalla
maggiore o minore criticità e
importanza del guasto, dai costi di manutenzione per la sua
risoluzione a fronte della disponibilità economica e finanziaria
per la manutenzione, dalla “filosofia” della manutenzione e
dalla politica manutentiva assunte dalla proprietà.
Il rischio di accadimento del
guasto da patologia può, in linea teorica, essere “trattato”,
evitato o ridotto, se vengono
poste adeguate attenzioni e
operati adeguati controlli nello
svolgimento delle attività decisionali, delle attività esecutive,
e dei modi d’uso.
Alcune delle patologie sono individuabili prima della loro manifestazione in evento di guasto attraverso un attento e critico esame degli elaborati della documentazione tecnica prodotta per un precisato intervento edilizio, elaborati di progettazione funzionale-spaziale e
tecnologico-funzionale, elaborati di progettazione operativa, esiti dei controlli effettuati
in accettazione, in corso d’opera e ad opera finita. Diviene allora possibile trattare il rischio
connesso, accettandolo se minore, controllandolo e, in ragione della criticità delle conseguenze e dei benefici conseguibili, rimovendolo mediante interventi correttivi sulla patologia generatrice e preventivi rispetto all’evento di guasto.
Il rischio di accadimento del degrado da invecchiamento naturale può essere “trattato”, pur
senza poter essere del tutto eliminato ma solo ridotto o ritardato, riducendo la probabilità
del suo accadimento, ponendo
attenzione, nelle fasi progettuali, alle differenti sensibilità
dei prodotti da costruzione ai
vari agenti e programmandone
adeguate condizioni di esposizione. La probabilità dell’accadimento di un guasto può altresì essere controllata utilizzando come criteri di controllo delle definizioni progettuali
e di ricerca delle possibili ottimizzazioni i criteri proposti per
la valutazione della propensione all’affidabilità dal progetto
di norma UNI 11156 per la “Valutazione della Durabilità dei
componenti edilizi” alla quale
si rimanda.
In ogni caso la revisione delle definizioni progettuali di un
elemento tecnico è finalizzata
alla riduzione del rischio manutenzione, in termini di frequenza degli interventi manutentivi e in termini di costo, tramite adeguati trattamenti del rischio dei guasti.
Il rischio manutenzione, in termini di costo degli interventi e
di difficoltà della loro attuazione, è altresì connesso alla connotazione di manutenibilità,
consistente nella facilità a eseguire l’azione manutentiva, assegnata dalle definizioni progettuali agli organismi edilizi e
agli elementi tecnici che li compongono. Il rischio manutenzione è condizionato dalla concezione geometrico-morfologica che informa l’oggetto edilizio, dal grado di accessibilità al
componente, potenzialmente
oggetto dell’intervento manutentivo, consentito dalla struttura tipologica e dall’assetto distributivo dell’edificio, in termini di dimensionamento e di rapporti tra gli spazi e tra questi e
gli elementi tecnici. L’accessibilità condiziona il rischio manutenzione a livello territoriale,
maggiore o minore accessibilità al sito, a livello dell’edificio,
maggiore o minore accessibilità
locale, a livello del subsistema,
maggiore o minore accessibilità
al subsistema, e disponibilità di
mezzi di accesso ausiliari, accessibilità a livello del componente, assenza di elementi tecnici di
ostacolo all’accesso, dimensionamento ergonomico degli accessi e degli spazi di manovra in
ragione delle attrezzature necessarie e della postura di lavoro. Maggiore o minore trasportabilità e maneggevolezza dei
componenti e conseguente possibilità di contenimento dell’entità dei mezzi d’opera necessari
e dell’affaticamento degli operatori, smontabilità e rimontabilità di un elemento complesso, determinate dal grado di reversibilità delle connessioni istituite tra gli elementi funzionali
che lo compongono.
È evidente che il trattamento
del rischio manutenzione, attraverso il controllo dei tempi
e dei costi necessari per l’esplicazione dell’intervento e il controllo dei mezzi d’opera necessari, porta alla revisione delle
definizioni oggettuali del progetto dell’edificio e dei suoi
elementi componenti miranti
ad implementare i citati aspetti della manutenibilità.
Per tutte le soluzioni alternative di ottimizzazione individuate ed elaborate per un oggetto
edilizio, la scelta è da operarsi
in ragione del bilancio quantificabile tra costi di progettazione e di realizzazione e benefici conseguibili, in termini di implementazione della Disponibilità dell’oggetto edilizio, della
sua fruizione, della riduzione
della frequenza dei guasti, dei
tempi di manutenzione, del disturbo indotto all’utenza dalle
attività manutentive necessarie
e della riduzione del suo costo
globale tramite il controllo dei
costi di manutenzione.
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
5
> ARCHITETTURA
Involucro in muratura da tamponamento di Wienerberger
Estetica, comfort ed efficienza energetica per la Casa sul Rio dei Molini
La Casa sul Rio dei Molini è un
edificio monofamiliare che sorge sulla riva del Rio Selva dei
Molini, nel comune di Campo
Tures (Bolzano) in Val di Tures,
a nord di Brunico. L’opera è caratterizzata da un’architettura
rigorosa, monolitica e compatta, in cui predomina l’essenzialità di forme geometriche pure e del colore bianco dei rivestimenti. L’edificio, strutturato
in tre piani fuori terra e un seminterrato, si connota per una
peculiare pianta pentagonale
che movimenta gli spazi interni,
mentre la copertura a due falde
asimmetriche intacca con un aggetto minimo l’estrema linearità delle superfici delle facciate.
Il carattere monolitico dell’involucro trova un’estrema coerenza cromatica fra la finitura
esterna composta da sabbie locali, calce e cemento, in cui la
tonalità chiara è resa dinamica
da un effetto spugnato che cattura le sfumature della luce, e il
rivestimento della copertura realizzata in lose di pietra colorate di bianco.
L’involucro, relativamente piccolo nel volume ma dominante
nell’aspetto, trae la sua imponenza dalla muratura da tamponamento realizzata con il sistema Porotherm PLAN 50 T di
Wienerberger. Le facciate, contraddistinte da piani inclinati e
profonde aperture disposte in
maniera irregolare, si offrono
alla vista in modo essenziale,
prive di qualunque decorazione
o aggetto significativo, lasciando che l’uniformità e la linearità delle superfici trasmettano il
senso di profonda appartenenza e armonia con il paesaggio
montano e la natura incontaminata che circonda il costruito.
L’estremo rigore dell’esterno e
la fedeltà alla naturalità dei materiali impiegati guida anche le
scelte compiute per la modellazione degli spazi interni, dove domina l’utilizzo di materie prime locali come il legno
di quercia, il bronzo e le lastre
di Gneiss della Passiria, lavorati
artigianalmente da maestranze locali per manufatti realizzati su misura come gli arredi,
gli infissi, le porte, i punti luce
e i pavimenti.
I quattro livelli, articolati con
dei sapienti mezzi piani, distribuiscono in maniera funzionale gli spazi abitativi della famiglia: nel piano interrato si trovano i locali di servizio e il garage, al piano terra è ubicata
la zona giorno, al primo piano
le camere e infine l’attico è dedicato a un soggiorno che offre una vista panoramica sulle
montagne.
La scelta della soluzione in muratura da tamponamento realizzata con Porotherm PLAN 50
T – 0,09 di Wienerberger, blocco rettificato di 50 cm di spessore, è stata adottata per la garanzia di elevate prestazioni in
termini di efficienza energetica
con un λ=0,09 W/mK, proprietà
che hanno permesso di raggiungere come da progetto, la certificazione energetica CasaClima
B, ovvero un consumo energetico inferiore a 50 kWh/m²a (la
cosiddetta Casa da 5 Litri).
Elevate prestazioni e semplicità
di posa: la soluzione Porotherm
PLAN di Wienerberger
Porotherm PLAN 50 T è la so-
luzione in laterizio rettificato studiato per la realizzazione di involucri in muratura da
tamponamento caratterizzati
da un’elevata resistenza meccanica, resistenza al fuoco, con
un ottimo potere di isolamento termico ed acustico ed una
elevata traspirabilità, qualità
che contribuiscono in maniera
fondamentale a creare un elevato comfort abitativo costante nel tempo.
Il successo di questo sistema in
laterizio è decretato dalla combinazione della tecnologia della rettifica a quella dei setti sottili, oggetto di un approfondito lavoro di ricerca e sviluppo
da parte di Wienerberger. Da
un lato la rettifica, ovvero l’ottima planarità delle facce, superiori ed inferiori dei blocchi,
permettendo di realizzare giunti di malta di appena 1 mm elimina completamente il ponte
termico della malta a vantaggio delle performance energetiche, migliorate ulteriormente dalla presenza di setti sottili che incrementano le file dei
fori e la percentuale di foratura, migliorando quindi le prestazioni di isolamento rispetto
ad un normale laterizio.
Inoltre il perfetto incastro dei
blocchi e l’impiego della malta
speciale Porotherm BIO PLAN
che è facilmente mescolabile con acqua all’interno di un
normale secchio, permettono
di ridurre i tempi di posa fino
al 50%, generando notevoli
economie.
Foto per gentile concessione © Gustav Willeit
Foto per gentile concessione © Gustav Willeit
Wienerberger
www.wienerberger.it
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INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
6
> IN DETTAGLIO
a cura di Fulvio Re Cecconi
Progettazione esecutiva di nodo tra parete perimetrale faccia a vista e
solaio interpiano
Studio del nodo tra parete perimetrale con rivestimento in mattoni e solaio con orditura
in legno
di Matteo Antonini *,
Andrea Giovanni Mainini **,
Matteo Saibeni ***
L’articolo della rubrica In dettaglio del presente numero è dedicato alla progettazione del nodo tra parete perimetrale con rivestimento in mattoni faccia a
vista e solaio interpiano con orditura principale in legno.
La chiusura verticale di facciata è realizzata con muratura in
laterizio faccia a vista. La stratigrafia della parete perimetrale risulta composta da blocchi
in laterizio porizzato rettificati
(spessore 25 cm) sui quali risulta applicato uno strato di isolamento termico in fibra di canapa e poliestere (spessore 8 cm).
Completano la stratigrafia la camera d’aria non aerata (4 cm) e
il rivestimento esterno in laterizio in cotto faccia a vista.
Il solaio interpiano risulta costituito da una struttura portante
con travi in legno lamellare con
soprastanti tavelle in laterizio
e cappa collaborante in calcestruzzo armato. Il pacchetto di
pavimento risulta composto da
cartone ondulato con funzione
antipolvere al di sopra del quale risulta posizionato la strato di
isolamento acustico al calpestio
composto da pannello di ovatta e polietilene. Completano il
pacchetto il massetto di anidride armato con rete metallica a
maglia fine e la pavimentazione in doghe di legno.
La soluzione tecnica adottata
per il nodo in oggetto consente di garantire la continuità dello strato di isolamento termico
esterno evitando pertanto l’insorgenza di ponti termici.
Analisi termiche
agli elementi finiti
Vediamo di quantificare l’entità delle dispersioni termiche
localizzate in corrispondenza
del nodo costruttivo tra parete e solaio interpiano. In sezione corrente non sono evidenziate criticità sostanziali, giacché non sono presenti discontinuità dell’isolamento termico.
Effettuando una modellazione
2D agli elementi finiti è possibile quantificare le temperatu-
Figura 1 – Nodo tra parete perimetrale con rivestimento in mattoni faccia a vista e solaio interpiano con orditura lignea
re superficiali in corrispondenza
di eventuali criticità della sezione. La valutazione è stata effettuata in relazione alle temperatura dell’aria esterna e interna
riportate in seguito.
- Tset Int: 20 °C (Temperatura interna di progetto – Stagione
invernale)
- Tprog out: -5 °C (Temperature di
progetto dell’aria esterna per
la città di Milano – Stagione
invernale).
Nelle figure 2 e 3 si nota la distribuzione delle temperature
sia superficiali che lungo la sezione. In corrispondenza della superficie più critica, ovvero
nell’intorno dello spigolo formato dalla parete perimetrale
e la copertura, la temperatura
superficiale è compresa tra un
massimo di 19.8°C e un minimo
di 18.5 °C, raggiunta in corrispondenza dello spigolo all’ intradosso del solaio.
Figura 2 – Nodo tra parete perimetrale verticale con rivestimento facciata a vista e solaio in legno e
laterizio: rappresentazione tramite isoterme delle temperature all’interno della sezione
Ipotizzando che in Inverno l’aria
all’interno dell’ambiente confinato mantenga una temperatura uniformemente distribuita di
20 °C e umidità relativa pari al 65
% sono esclusi fenomeni di condensa superficiale. Tale manifestazione si potrebbe avere solo
per condizioni di U.R. superiori all’ 80%. Bisogna in ogni caso osservare che i valori di temperatura superficiale riportati si
riferiscono a condizioni di tem-
peratura dell’aria esterna molto
severe e pari a -5 °C. È verosimile pensare che tali condizioni si
presentino nella maggior parte
dei casi solo per alcune zone climatiche e/o per limitati intervalli
di tempo durante l’anno.
La norma UNI TS/11300-1:2014
prevede che il coefficiente di
scambio termico di ogni chiusura opaca dell’involucro debba essere valutato considerando il contributo di tutti i ponti
termici che insistono su di essa.
Questa valutazione non può più
essere effettuata tramite metodi forfettari di incremento percentuale della trasmittanza termica della chiusura, oppure tramite il calcolo analitico basato
sui valori di trasmittanza termica lineica riportati nell’ abaco
della norma UNI EN ISO 14683.
Per ogni discontinuità e tipologia di nodo costruttivo, la trasmittanza termica lineica Ψ ad
Figura 3 – Nodo tra parete perimetrale verticale con rivestimento facciata a vista e solaio in legno e
laterizio: rappresentazione in falsi colori delle temperature all’interno della sezione
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
esso associata deve essere valutata tramite metodi numerici, software agli elementi finiti o abachi parametrici. Il valore di calcolo del coefficiente di
scambio termico, comprensivo
dei ponti termici è valutato secondo la formula [1]:
HD,k = Ak ∙ Uk + Σni φi,k ∙ Li,k[1]
Dove:
HD,k è il coefficiente di scambio
termico della parete [W/K]
Ak è l’area della parete considerata [m2]
Uk è la trasmittanza termica
della parte, valutata in accordo alla UNI EN ISO 6946
[W/m2K]
Ψ i,k è la trasmittanza termica lineica del nodo i-esimo [W/
mK]
Li,k è lo lunghezza dell’ i-esimo
ponte termico all’ interno
della sezione [m]
È successivamente possibile trovare un valore di trasmittanza
termica corretta della parete
Uc, comprensiva dei ponti termici, rapportando il coefficiente di dispersione per trasmissione all’area della parete considerata, secondo la formula [2]
Uc,k =
HD,k
Ak
[2]
Grazie all’analisi agli elementi
finiti condotta, è possibile calcolare il valore di Ψ1 in corrispondenza del nodo strutturale tra parete perimetrale e solaio. Nel caso specifico tale valore
è pari a: 0.059 W/mK.
Il risultato ottenuto è comunque rappresentativo di un’alternativa costruttiva che è in
grado di controllare adeguatamente le dispersioni del nodo
costruttivo, così come di evitare fenomeni di condensazione
superficiale. Per ridurre a un valore prossimo a 0 il coefficiente di trasmittanza termica lineica, per il nodo considerato,
si sarebbe dovuto garantire un
minimo di 12 cm di isolamento
termico. Proviamo in ogni caso a contestualizzare il risultato, applicandolo a un caso rea-
le. Esaminiamo una parete perimetrale di 15 m2 (figura 4),
considerata come sotto-modulo della facciata di un generico
edificio con struttura a telaio e
tamponamenti isolati come da
caso di studio.
Vogliamo valutare la trasmittanza termica corretta Uc della
parete, comprensiva del contributo dei ponti termici. I valori
di trasmittanza termica lineica
vengono convenzionalmente
attribuiti al 50% del valore calcolato nel caso questi si riferiscano contemporaneamente a
due superfici adiacenti insistenti sullo stesso nodo costruttivo.
Il valore di Ψ1 solaio - parete perimetrale è noto, il valore di Ψ2
è stato ottenuto in un’altra elaborazione, ed è pari 0.048 per il
nodo parete perimetrale – pilastro. Si è mantenuta la stessa soluzione costruttiva, considerando, a interruzione dello strato
realizzato in blocchi di laterizio
porizzato, la presenza di un pilastro di calcestruzzo armato di
dimensione 0.25 x 0.40 m.
La trasmittanza termica della
parete in sezione corrente U,
senza il contributo dei ponti
termici è pari a: 0.285 W/m2K.
Utilizzando le formule [1] e [2],
considerando il contributo dei
ponti termici si ottiene un valore corretto di trasmittanza termica Uc della parete pari a: 0.314 W/m2K. Nonostante
sia stata garantita la continuità
dello strato di isolamento termico la discontinuità analizzata, riferita a una generica parete tipo porta a un incremento
delle dispersioni di circa il 9%. Il
70% di questo incremento (6.4
% rispetto al valore assoluto è
dovuto al solo ponte termico
del solaio).
Analisi delle caratteristiche
igro-termiche in regime
stazionario della parete
L’analisi viene svolta utilizzando il metodo grafico di Glaser
con i dati di input riportati in
Tabella 1, per il computo della
trasmittanza. La trasmittanza
della parete, utilizzando i valori 0.13 e 0.04 per le resistenze liminari interna ed esterna,
risulta essere circa 0.28 W/m2K,
7
Spessore
[m]
Conducibilità
[W/m2K]
perm. vap.
[kg/mPa 10-12]
Calore
specifico
[J/kg]
densità
[Kg/m3]
Rasatura a gesso
0.005
0.35
32
1090
1200
Intonaco di gesso puro
0.01
0.35
32
1090
1200
Blocchi portanti di laterizio forato
0.25
0.274
18
840
850
Rinzaffo
0.01
0.9
19
910
1800
0.000025
209
0.00026
890
2700
Isolamento termico in fibra di canapa e poliestere
0.08
0.04
96
1700
30
Intercapedine d’aria non ventilata
0.04
0.25
193
1213
1.3
Rivestimento esterno in mattoni faccia a vista
0.12
0.45
18
840
1550
Nome
Barriera al vapore in foglio di alluminio
Tabella 1 – Caratteristiche degli strati costituenti la parete perimetrale verticale
Caratteristiche
Modulo
Sfasamento [h]
Ammittanza termica Y11 (lato 1) [W/(m2 K)]
3.047
2.191
Ammittanza termica Y22 (lato 2) [W/(m2 K)]
0.199
2.393
Trasmittanza periodica Y12 [W/(m K)]
0.0129
-12.64
2
Capacità termica aerea lato 1 [J/(m K)]
42029.67
Capacità termica aerea lato 2 [J/(m2 K)]
2864.46
2
Fattore di decremento
0.046
Tabella 2 – Principali caratteristiche termiche in regime dinamico della parete (report ISO 13786)
adatta all’impiego in tutte le
zone climatiche previste dal
d.lgs. 311/2006.
Le condizioni al contorno utilizzate per l’analisi sono le seguenti:
- temperatura interna 20 °C,
U.R. interna 55%
- temperatura esterna -5 °C,
U.R. esterna 70%
Anche la verifica secondo UNI
EN 13788 della condensazione
superficiale è soddisfatta risultando fRsi = 0.9635 maggiore del
limite minimo fRsi,min = 0.7634. Si
trascura la verifica del solaio interno poiché pleonastica.
Analisi delle caratteristiche
termiche in regime dinamico
della parete
Le caratteristiche termiche in
regime dinamico influenzano
il comfort all’interno degli ambienti confinati in tutti i periodi in cui la sollecitazione ter-
Figura 4 – Schematizzazione di parete perimetrale opaca e di tipologie di trasmittanze termiche lineiche
ad esso associate
mica dall’esterno o dall’interno non è costante. Si pensi, ad
esempio, al periodo estivo in
cui l’irraggiamento è una componente importante dell’energia che investe il componente
di chiusura. In questi casi il calcolo della trasmittanza in regime statico non è più sufficiente a fornire informazioni circa
le capacità del componente di
rispondere alle sollecitazioni
cui è soggetto ma è necessario utilizzare procedimenti di
calcolo in regime dinamico che
tengano conto della variabilità
nel tempo delle sollecitazioni.
Quando le sollecitazioni esterne, temperatura e flusso termico, variano in regime sinusoidale allora è possibile utilizza-
re la norma UNI ISO 13786 per
calcolare temperatura e flusso
termico interni attraverso la
matrice di trasferimento che è
una matrice quadrata di ordine 2 i cui termini sono numeri
complessi e che lega temperatura e flusso termico su di un
lato del componente con quelli sull’altro lato.
I dati necessari per l’analisi in
regime dinamico del componente sono riassunti nella tabella 1. Le principali caratteristiche in regime termico dinamico del componente, calcolate secondo UNI ISO 13786
sono riportate nella tabella 2.
Si osservi, in particolare, che la
trasmittanza periodica è molto inferiore al valore limite di
0.12 W/m2K imposto in alcune
Regioni italiane.
La evidente mancanza di simmetria di comportamento tra
i due lati della parete è dovuta all’intercapedine d’aria. Si
tralascia, poiché inutile, la verifica del solaio interpiano che
mai sarà soggetto a sollecitazione dinamica sinusoidale.
* Ingegnere,
libero professionista
** Ingegnere,
Dipartimento ABC,
Politecnico di Milano
*** Architetto,
libero professionista
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INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
8
> NORMATIVA
Vigilanza e classificazione sismica in Regione Lombardia:
le importanti novità di ottobre 2015
di Andrea Nino Consiglio*
e Sonia Lupica Spagnolo**
Nel mese di ottobre 2015 sono stati pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia (BURL) due importanti riferimenti normativi in materia
di aggiornamento della classificazione sismica del territorio regionale e di vigilanza sulle costruzioni in zone sismiche.
Il primo, pubblicato sulla Serie
Ordinaria n. 42 del 13 ottobre
2015, è la d.g.r. 8 ottobre 2015
n. X/4144 dal titolo “Ulteriore
differimento del termine di entrata in vigore della nuova classificazione sismica del territorio
approvata con d.g.r. 11 luglio
2014, n. 2129 «Aggiornamento delle zone sismiche in Regione Lombardia (l.r. 1/2000, art. 3,
comma 108, lett. d)»”.
A seguito delle calamità che
hanno coinvolto alcune Amministrazioni lombarde, la nuova classificazione persegue l’obiettivo di prevenire i rischi e i
danni conseguenti ai fenomeni sismici e comporta, allo stesso tempo, l’assunzione di misure precauzionali nella pianificazione degli strumenti urbanistici, nonché procedure più
cautelative legate all’attività
edile. Tale classificazione (vedi mappa in fig. 1), approvata
con deliberazione n. X/2129 del
11/07/2014, prevede un aumento da 32 a 57 (tra cui Brescia, Desenzano d/G, Montichiari, solo
per citare le variazioni più significative) dei comuni lombardi in
Zona 2, mentre quelli in Zona
3 sono diventati 1028 (tra cui
Milano), diventano 446 quelli in Zona 4. Pertanto, a partire
dall’entrata in vigore della delibera, nei Comuni riclassificati
dalla Zona 4 alla Zona 3 e dalla
Zona 3 alla Zona 2, tutti i progetti delle strutture riguardanti nuove costruzioni – pubbliche
e private – dovranno essere redatti in linea con le norme tecniche vigenti, rispettivamente,
nelle Zone 3 e 2.
A tal proposito, è però importante evidenziare che le accelerazioni riportate in allegato A alla d.g.r. 11 luglio 2014
n. X/2129 non sono quelle da
considerare nei calcoli strutturali, ma sono solo servite per
individuare l’appartenenza
del Comune ad una data zona sismica.
L’entrata in vigore della nuova
classificazione sismica, differita
in un primo tempo (con d.g.r. n.
X/2489 del 10 ottobre 2014) al
14 ottobre 2015, è stata nuovamente posticipata con la d.g.r.
sopra richiamata n. X/4144 al 10
aprile 2016.
Il secondo, pubblicato in data
16 ottobre 2015 sul BURL, supplemento n. 42, è la l.r. 12 ottobre 2015 n. 33, dal titolo “Disposizioni in materia di opere o
di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche”.
L’attuale quadro normativo regionale in tema di costruzioni e
vigilanza in zone sismiche è formato dalla l.r. 46 del 24 maggio
1985 e dal regolamento di attuazione “Deliberazione della giunta regionale del 22 marzo 1996 n 6/10650”. Tale quadro normativo sarà abrogato, ai
sensi dell’art. 15, c.1, della nuova Legge Regionale n. 33/2015
appena citata, alla data di efficacia della Legge stessa, ovvero
entro novanta giorni dalla sua
entrata in vigore (art. 13, comma 1, l.r. n. 33/2015).
Le disposizioni più rilevanti introdotte dalla norma sono le
seguenti:
- Trasferimento di funzioni, secondo cui si prevede che per le
opere ricadenti nel territorio
di più comuni, nel caso in cui le
disposizioni in materia di opere e la vigilanza in zone sismiche non siano effettuate dagli
stessi comuni in forma associata, le medesime vengano esercitate dalla Regione.
- Funzioni regionali di indirizzo
e coordinamento, in quanto è
previsto che la Giunta regionale definisca le linee di indirizzo
e coordinamento per l’esercizio
delle funzioni trasferite ai comuni in materia sismica e possa
a tal fine avvalersi, senza oneri
a carico del bilancio regionale,
della collaborazione degli ordini, delle università e del Consiglio nazionale delle ricerche.
La Giunta regionale promuove
inoltre lo sviluppo di un sistema
informativo integrato per consentire la gestione informatica
delle pratiche sismiche in coordinamento con la rete degli
sportelli unici per l’edilizia e le
strutture comunali e regionali
competenti in materia sismica
e urbanistica.
- Struttura organizzativa e attività istruttoria, per le quali si
prevede che la Giunta regionale individui la struttura tecnica
regionale competente a svolgere le attività di coordinamento
e supporto ai comuni per l’esercizio delle rispettive funzioni e
definisca il relativo fabbisogno
di personale nel rispetto della
disciplina vigente in materia di
organizzazione e di rapporti di
lavoro. La Regione può avvalersi di una commissione, composta da esperti in materia (anche
esterni alla pubblica amministrazione, qualora tali professionalità non siano rinvenibili nei ruoli dell’amministrazione), istituita e disciplinata con d.g.r. che
indichi, in particolare, il numero degli esperti esterni, comunque non superiore a sei, la procedura a evidenza pubblica per
la loro individuazione, la durata dell’incarico e il compenso.
- Ambito di applicazione – Rientrano nell’ambito di applicazione della l.r. 33/2015 i lavori relativi a opere pubbliche
o private localizzate nelle zone dichiarate sismiche ai sensi
dell’articolo 83, commi 2 e 3,
del d.P.R. 380/2001, comprese
le varianti in corso d’opera influenti sulla struttura che introducano modifiche tali da rendere l’opera stessa, in tutto o
in parte, strutturalmente diversa dall’originale o che siano in
grado di incidere sul comportamento sismico complessivo
della stessa.
- Deposito del progetto - Chiunque intenda procedere alla realizzazione dei lavori indicati nell’ambito di applicazione,
è tenuto a depositare presso
lo sportello unico del comune
competente per territorio, prima dell’inizio dei lavori stessi,
la documentazione relativa al
progetto in formato elettronico; il progetto deve inoltre essere accompagnato da una dichiarazione del progettista che
asseveri il rispetto delle norme
tecniche per le costruzioni e la
congruità tra il progetto esecutivo riguardante le strutture e
quello architettonico, nonché il
rispetto delle eventuali prescrizioni sismiche contenute negli
strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica; lo sportello unico, entro cinque giorni dal ricevimento dell’istanza, provvede a trasmettere copia della stessa, corredata degli allegati, agli uffici competenti all’esercizio delle funzioni di autorizzazione.
- Attestazione di deposito e responsabilità – All’atto del deposito della documentazione del
progetto, lo sportello unico rilascia al depositante l’attestazione dell’avvenuto deposito.
Per consentire l’adeguato svolgimento delle funzioni di vigilanza, il direttore dei lavori deve annotare sul giornale di cantiere tutte le verifiche eseguite, ai fini antisismici, nel corso
dei lavori, attinenti alla staticità delle strutture. Il direttore
dei lavori, il collaudatore strutturale in corso d’opera e l’impresa esecutrice hanno l’obbligo, ciascuno per quanto di pro-
pria competenza, di verificare
la rispondenza del progetto alla normativa vigente e di curare che l’esecuzione delle opere sia conforme alle previsioni
progettuali.
- Autorizzazione per l’inizio dei
lavori – Non è consentito iniziare i lavori senza preventiva autorizzazione sismica del competente ufficio. Il provvedimento
di autorizzazione o di diniego
è rilasciato entro sessanta giorni dalla presentazione dell’istanza. I comuni o loro forme
associative, ai fini del rilascio
dell’autorizzazione, possono richiedere un parere tecnico alla
Regione. Tale parere è sempre
richiesto per le opere pubbliche
realizzate dal comune.
- Collaudi – I lavori relativi a
opere pubbliche o private localizzate nelle zone dichiarate sismiche ai sensi dell’art. 83, commi 2 e 3, del d.P.R. 380/2001, sono assoggettati a collaudo statico, indipendentemente dal sistema costruttivo adottato e dal
materiale impiegato. Il collaudo è effettuato da un professionista abilitato secondo la normativa vigente, non intervenuto nella progettazione, direzione o esecuzione dell’opera, né
collegato in modo diretto o indiretto al costruttore.
- Controlli – il Comune e la Regione, ognuno per gli interventi di competenza, effettuano i
controlli sulle opere e sulle costruzioni anche secondo metodi a campione. La Regione può
in ogni caso effettuare controlli sugli interventi autorizzati dai
comuni. La Giunta regionale disciplina i termini e le modalità
Figura 1 – Mappa di classificazione sismica dei comuni lombardi in allegato alla d.g.r. 11 luglio 2014 n. X/2129
di svolgimento dei controlli di
cui al presente articolo.
Costruzioni in corso in zone sismiche di nuova classificazione
- Tutti coloro che in una zona
sismica di nuova classificazione abbiano iniziato e non ancora ultimato una costruzione prima dell’entrata in vigore del provvedimento di classificazione sono tenuti a farne
denuncia, entro quindici giorni
dall’entrata in vigore del provvedimento stesso, allo sportello unico per l’edilizia, che provvede a trasmetterla agli uffici competenti. L’accertamento
dell’idoneità statica delle costruzioni, in corso d’esecuzione alla data di entrata in vigore del provvedimento di nuova classificazione, può essere
effettuato sulla base della dichiarazione del progettista, depositata presso i suddetti enti, che attesti la capacità della
struttura di resistere agli effetti
delle accelerazioni sismiche desunte dal reticolo dei parametri sismici dell’allegato B al decreto del Ministero delle Infrastrutture 14 gennaio 2008. Della dichiarazione si dà atto nel
certificato di collaudo statico.
Nelle more dell’entrata in vigore della nuova classificazione sismica, nei comuni riclassificati devono essere progettate
in conformità alle norme tecniche vigenti per la nuova zona
sia le costruzioni di cui all’articolo 104 del d.P.R. 380/2001, i
cui progetti delle strutture sono
depositati dopo la pubblicazione del provvedimento di riclassificazione, sia le opere pubbliche di cui non sia stata approvata la progettazione esecutiva prima della medesima pubblicazione.
Inoltre, entro novanta giorni
dalla data di entrata in vigore
della l.r. 33/2015 (pertanto entro l’11 gennaio 2016), la Giunta regionale, con deliberazione da pubblicare sul BURL, dovrà definire le modalità per lo
svolgimento in forma associata,
da parte dei comuni, delle funzioni di disposizioni in materia
di opere e la vigilanza in zone
sismiche, le linee di indirizzo e
coordinamento con gli ordini,
le università e il consiglio nazionale delle ricerche, le modalità di attuazione delle iniziative di sviluppo di un sistema informativo integrato, le modalità e i criteri per l’individuazione delle varianti che rientrano
nell’ambito di applicazione della norma, il contenuto minimo
della documentazione relativa
al progetto, i criteri per il rilascio delle autorizzazioni, i casi e le modalità per la richiesta
del parere tecnico alla Regione,
i termini e le modalità di svolgimento dei controlli, le linee guida per la valutazione dell’idoneità statica dell’opera.
Da ultimo, si attende con decreto del dirigente regionale competente in materia di sistemi
informativi, anch’esso da pubblicarsi sul BURL, la data di effettiva operatività del sistema
informativo che consentirà la
gestione delle pratiche sismiche e si ricorda che fino a dodici mesi successivi alla suddetta data sarà permesso il deposito della documentazione relativa al progetto anche in formato cartaceo.
Riferimenti normativi
- L.r. 12 ottobre 2015 n. 33 “Disposizioni in materia di opere o
di costruzioni e relativa vigilanza in zone sismiche” (B.U.R.L.
16 ottobre 2015, Supplemento n. 42)
- D.g.r. 8 ottobre 2015 n.
X/4144 “Ulteriore differimento del termine di entrata in vigore della nuova classificazione sismica del territorio approvata con d.g.r. 11 luglio 2014,
n. 2129 «Aggiornamento delle zone sismiche in Regione
Lombardia (l.r. 1/2000, art. 3,
comma 108, lett. d)»” (B.U.R.L.
13 ottobre 2015, Serie Ordinaria n. 42)
- D.g.r. 11 luglio 2014 n. X/2129
“Aggiornamento delle zone sismiche in Regione Lombardia
(l.r. 1/2000, art. 3, c. 108, lett.
d)” (B.U.R.L. 16 luglio 2014, Serie Ordinaria n. 29)
- D.m. 14 gennaio 2008 “Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni” (G.U.
n. 29 del 4 febbraio 2008)
- D.g.r. 30 novembre 2011 n.
IX/2616 “Aggiornamento dei
“Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del piano di governo del territorio, in attuazione dell’art.
57, comma 1, della l.r. 11 marzo 2005, n. 12”, approvati con
d.g.r. 22 dicembre 2005, n.
8/1566 e successivamente modificati con d.g.r. 28 maggio 2008,
n. 8/737” (B.U.R.L. 15 dicembre
2011, Serie Ordinaria n. 50)
- O.P.C.M. 28 aprile 2006 n. 3519
“Criteri generali per l’identificazione delle zone sismiche e
per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone” (G.U. n. 108 del
11 maggio 2006)
- D.P.R. 6 giugno 2001 n. 380
“Testo unico delle disposizioni
legislative e regolamentari in
materia edilizia” (G.U. n. 245
del 20 ottobre 2001)
* Ingegnere civile, svolge attività di ricerca per il dipartimento
DICA del Politecnico di Milano
** Ingegnere edile, svolge attività di ricerca per il dipartimento
ABC del Politecnico di Milano
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
9
> ICT
ICT e industria del futuro: Frost & Sullivan esamina i fattori chiave
per la crescita
Energia e utilities, sanità, trasporti e industria manifatturiera sono i mercati verticali
più redditizi
Gli investimenti nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) supereranno la crescita media del prodotto interno
lordo europeo nei prossimi anni. Rispetto alla previsione nominale dell’OCSE del 2,2% per
il PIL nel periodo 2014-2016, si
prevede che la spesa ICT totale
nei diversi settori in Europa aumenterà con un tasso di crescita
medio annuale molto più rapido, del 3,3% tra il 2014 e il 2019.
Una nuova analisi di Frost &
Sullivan, intitolata “ICT Opportunities Across European Vertical Markets”, rileva che i primi
cinque settori che offrono opportunità strategiche e tattiche per gli operatori del mercato ICT sono energia e utilities, sanità, ICT, trasporti e industria manifatturiera, che guidano la spinta alla digitalizzazione per la creazione di una società connessa.
Il settore dell’energia e delle
utilities è interessato a utilizzare l’ICT per affiancare i propri investimenti nelle reti intelligenti in progetti come gli aggiornamenti delle sottostazioni elettriche. Il settore riconosce
che le tendenze tecnologiche
sempre più mature come con-
nettività, convergenza IT/tecnologie operative, cloud e analisi
dei big data sono fattori chiave per raggiungere importanti
risultati operativi. Per esempio,
il concetto di Internet delle cose
ha dato origine a soluzioni software e cloud che consentono
alle utilities di connettere i sensori e, pertanto, ottenere visibilità sullo stato delle proprie
risorse operative per una migliore gestione della domanda.
“Analogamente, la realizzazione che le tecnologie machineto-machine (M2M), la mobilità,
il cloud e i dispositivi indossabili
possono trasformare significativamente il modo in cui si erogano e consumano i servizi guida
la spesa ICT nel settore della sanità, – afferma Yiru Zhong, analista di Frost & Sullivan –. Per incoraggiare sempre nuovi investimenti in ambito ICT, tuttavia,
è fondamentale che i fornitori
sviluppino proposizioni di valore specifiche per il settore della sanità”.
Nel settore dei trasporti, le questioni relative alla sicurezza
operativa come pure l’esigenza di integrare sistemi diversi e
spesso isolati danno slancio alla spesa ICT. L’interesse del settore è rivolto verso l’implementazione di reti di prossima generazione, big data e tecnologie di analisi dei dati e M2M/Internet delle cose.
“Il settore manifatturiero o
quello dell’automazione industriale sono due ambiti che i
> SISTEMI DI FISSAGGIO
Verifica dei fissaggi
su calcestruzzo in zone sismiche
Da Tecfi il software di calcolo Anchor Design
di Andrea Esposito*
La Tecfi S.p.A è un’azienda italiana leader nella progettazione,
produzione e distribuzione di sistemi di fissaggio; grazie all’alto
livello di know-how tecnico raggiunto ed ai grossi investimenti in termini di Laboratorio, Tecfi
ha sviluppato un vastissimo portfolio di soluzioni di fissaggio, dal
fissaggio leggero su pareti vuote
fino al fissaggio strutturale su elementi in calcestruzzo e muratura.
La profonda conoscenza sviluppata da Tecfi nel settore del fissaggio strutturale è testimoniata soprattutto dall’ampissima gamma
di prodotti dotati dei più alti Benestare Tecnici europei.
Da diversi anni Tecfi è al fianco
dei progettisti e dei direttori dei
lavori nel difficile mondo del fissaggio post installato su calcestruzzo; questa materia e le tecnologie connesse sono relativamente nuove rispetto a tecnologie e prodotti più classici del
panorama della progettazione e
della tecnica di costruzione. Tale novità spesso comporta una
certa difficoltà nell’adoperare
appieno gli strumenti e le possibilità messe a disposizione da
questo tipo di fissaggio.
La Tecfi, per poter aiutare il progettista ed il direttore dei lavori nel dimensionamento e nella
scelta dell’opportuno sistema di
fissaggio, ha da diversi anni avviato un progetto di sviluppo di
un software di calcolo per la verifica dei fissaggi su calcestruzzo in
zone sismiche, secondo le direttive della linea guida ETAG001, al-
legato C e TR045. Il software consente la progettazione sismica
“in capacità” ed “elastica”, nonché il calcolo e la progettazione
di ancoranti ricadenti in categoria di prestazione C1 e C2.
Con la nuova versione aggiornata, è stata introdotta una nuova
grafica 3D interattiva molto più
immediata e semplice, con maggiore funzionalità per il calcolo
dei fissaggi chimici e diverse tipologie di piastre di base: il tutto per poter venire incontro al
maggior numero di casi riscontrabili nella pratica quotidiana.
La nuova versione inoltre fornisce ai progettisti, in automatico, il calcolo del carico massimo
agente sul collegamento una
volta definita la geometria del
profilo collegato alla piastra, in
funzione di tale sollecitazione il
programma definisce la tipologia, le dimensioni ed il numero di ancoranti da adoperare.
Il programma Tecfi Anchor Design Software è in controtendenza rispetto ad altri software
di calcolo moderni: invece che
aumentare il numero di sottomenù e di opzioni attivabili, richiedendo dunque al progettista un grande sforzo di memoria
oppure lunghi corsi di formazioni sull’utilizzo del software, presenta un’unica interfaccia di dialogo, molto semplice ed immediata, dove poter inserire tutti i
dati necessari al calcolo.
Tutti gli ancoranti installabili per il caso in esame saranno
presi in considerazione nel calcolo e, quindi, i risultati saranno visualizzati non solo per gli
ancoranti validi, ma anche per
gli ancoranti non verificati, lasciando la possibilità al progettista di modificare le geometrie dell’elemento da fissare,
per poter avere a disposizione
il maggior numero possibile di
soluzioni. Alla fine del calcolo,
un report chiaro e sintetico sarà disponibile come file pdf da
poter allegare alla relazione di
calcolo o da poter adoperare sul
cantiere come promemoria anche per l’installazione del sistema di ancoraggio scelto.
Nel prossimo futuro il software
sarà adeguato alle nuove normative contenute nell’Eurocodice sugli ancoraggi, sarà introdotto il calcolo per la verifica di
ancoraggi in zona sismica, sarà
presentato sul sito Tecfi un manuale sul software e sarà aperto un forum pubblico di discussione sulla teoria e sulle tecniche degli ancoraggi: il tutto per
poter essere sempre più vicini al
progettista ed al direttore dei
lavori nella soluzione dei problemi della vita professionale
di tutti i giorni.
Il programma Tecfi Anchor Design Software è liberamente
scaricabile dal sito www.tecfi.it,
dove è anche possibile consultare l’intera gamma dei fissaggi Tecfi e scaricare tutta la documentazione tecnica relativa.
Tecfi
www.tecfi.it
* Ingegnere,
Research, Development & Certifications
Tecfi S.p.A.
fornitori ICT dovrebbero tenere d’occhio per nuove opportunità, – osserva Zhong –. Le soluzioni IT alimenteranno la spesa
ICT complessiva nel settore, che
diventa sempre più intelligente
grazie all’integrazione in tempo reale di sistemi operativi ed
enterprise”.
La sfida per gli operatori nella comunità ICT in Europa è affermarsi come partner credibili
dei fornitori di fronte ai clienti
in diversi settori. A questo scopo, la comunità ICT deve adottare metodologie agili per gestire la propria organizzazione, il portafoglio tecnologico
e le attività di acquisizione dei
clienti. Inoltre, dovrebbe resta-
re al passo con le strategie impiegate dai leader di mercato in
Germania, Polonia e Regno Unito, dove si sono riscontrati tassi di crescita della spesa ICT superiori alla media e importanti
iniziative del settore rivolte alla
trasformazione digitale.
Complessivamente, il settore
ICT è destinato a ricevere una
scossa. Quest’anno emergeranno nuove tipologie di soggetti
interessati e aumenterà il consolidamento dei leader di mercato tradizionali, portando a
un’innovazione dei modelli di
business e all’applicazione di
nuove tecnologie.
Lo studio “ICT Opportunities
Across European Vertical Mar-
kets” fa parte del programma
Vertical Markets in ICT Growth
Partnership Service. Altri studi di Frost & Sullivan collegati a questo argomento sono:
“ICT Opportunities in the Global Smart Plants Market”, “ICT
Opportunities in the Smart Water Metering Market”, “Game
Changers-Technologies Poised
to Disrupt Industries” e “ICT
Spending in Connected Industries in Europe”. Tutte le analisi comprese nel servizio in abbonamento forniscono dettagliate opportunità di mercato e tendenze del settore, valutate in seguito ad esaurienti
colloqui con gli operatori del
mercato.
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
10
> EFFICIENZA ENERGETICA
Edifici a Energia Quasi Zero: dal Passivhaus tedesco al nostro CasaClima
di Francesca Corazzin*,
Ilenia Medizza*, Domenico
Pepe**, Margherita Zanet*
L’edificio a bassissimo consumo energetico ovvero a Energia Zero, come lo conosciamo
oggi, venne ipotizzato per la
prima volta in seguito alla crisi energetica degli anni Settanta, ma solo di recente sono state sviluppate e promosse delle
azioni concrete orientate verso
questo difficile obiettivo.
Ufficialmente il termine nZEB
(nearly Zero Energy Building)
compare per la prima volta all’interno di un pacchetto di Direttive Europee definite dall’acronimo EPBD (Energy
Performance Building Directions) nel 2010, che prosegue
la strategia dell’Europa 2020
in tema di sviluppo sostenibile,
invitando gli Stati membri a introdurre normative sulla prestazione energetica degli edifici.
Di particolare interesse è l’art.9
della EPBD 31/2010, il quale
stabilisce che tutti gli edifici
di nuova costruzione a partire
dal 31 dicembre 2020 siano ad
energia quasi zero, mentre per
gli edifici pubblici il termine è
anticipato al 31 dicembre 2018.
Lo stesso articolo indica che gli
stati membri diano una definizione nazionale degli edifici
nZEB e che gli Stati si attivino
per la loro promozione.
All’art. 2 della stessa direttiva viene fornito quello che è il
concetto base di un nZEB: “un
edificio ad altissima prestazione energetica. Il fabbisogno
energetico molto basso o quasi nullo dovrebbe essere coperto in misura molto significativa
> GUASTI
da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti
rinnovabili prodotta in loco o
nelle vicinanze”. Tuttavia questa non rappresenta una definizione univoca né quali caratteristiche l’edificio debba possedere, di modo che viene demandato ad ogni Stato membro il recepimento della direttiva sulla base delle specificità
locali, lasciando ampi margini
di personalizzazione.
Facendo quindi riferimento alla normativa italiana ciò che
emerge all’interno del d.lgs.
192/2005, (successivamente integrato e modificato dal d.lgs.
311/2006, dal d.P.R. 59/2009,
nello specifico dal d.l. 63 /2013
convertito nella l. 90 /2013 per
il recepimento urgente della direttiva europea EPBD 2010/31/
CE, è un accento posto sull’efficienza energetica data dalla presenza di componenti impiantistiche a energia da fonte rinnovabile prodotta all’interno del sito su cui insiste il
fabbricato.
Il nuovo intervento in materia
normativa vede in vigore dal 1°
ottobre 2015 il “Decreto dei minimi” (Gazzetta Ufficiale n. 162
del 15 luglio 2015), in cui lo ZEB
è definito come edificio che rispetta tutti i requisiti minimi vigenti, cioè i nuovi limiti previsti
dal decreto, e che rispetta l’obbligo di integrazione delle fonti rinnovabili previsto da d.l. 28
del 3 marzo 2011.
Alla lentezza delle normative nazionali ed europee, si è
contrapposta negli ultimi anni una forte sensibilità locale verso il tema dell’efficienza energetica degli edifici, che
ha portato all’introduzione di
standard e metodi di certificazione orientati all’nZEB a partire dallo Standard Passivhaus
tedesco e dal nostrano CasaClima di Bolzano. Gli sviluppi applicativi più diffusi riguardano l’area nord europea, sebbene si stiano elaborando sperimentazioni tecnologiche anche per climi più caldi e miti,
quali il progetto europeo Passiv-On nato nel 2005.
Il Passivhaus Institut si spinge
verso lo ZEB richiedendo all’edificio di non eccedere i 15
kWh/m2a e di arginare la domanda di energia primaria al
di sotto dei 120 kWh per metro quadro; CasaClima invece,
con le sue classi energetiche A
e Gold, mira a contenere i consumi rispettivamente al di sotto
dei 30 kWh/m2a e dei 10 kWh/
m2a. Nella nuova revisione della direttiva CasaClima di Luglio
2015 l’Agenzia indica che “Un
edificio della Classe A o Gold
[…] corrisponde alla definizione di edificio ad energia quasi
zero – nZEB, ai sensi della direttiva europea 31/2010/UE art. 2
comma 2”.
In entrambi i casi appare predominante l’attenzione rivolta alla progettazione efficiente dell’involucro edilizio, al fine di minimizzare i fabbisogni
energetici per riscaldamento,
raffrescamento e illuminazione,
andando a coprire il rimanente
fabbisogno con un’impiantistica efficiente, rivolta alle fonti
rinnovabili.
Quali dunque gli accorgimenti per realizzare un nearly Zero
Energy Building? La risposta risiede in una progettazione architettonica in linea con i criteri dell’architettura bioclimatica , che soddisfa i requisiti di
comfort con un controllo passivo del microclima, al fine di
minimizzare l’uso di impianti
meccanici e massimizzare l’ef-
ficienza degli scambi energetici tra edificio e ambiente naturale circostante.
Possiamo racchiudere una corretta progettazione bioclimatica in sette concetti chiave:
- la captazione del calore, che
dipende dall’involucro nelle sue
componenti opache e finestrate. Risulta necessario un attento studio del sito su cui l’edificio andrà ad insistere al fine di
poterne sfruttare l’orientamento ottimale, l’irraggiamento solare e l’esposizione o meno ad
eventuali venti;
- l’accumulo legato alla massa
termica dell’edificio;
- il controllo, sia esso legato alla
regolazione degli apporti solari
o di ventilazione, sia correlato
alla componente impiantistica;
- la conservazione del comfort
interno, raggiungibile tramite
un elevato e accurato isolamento dell’involucro e ad una corretta tenuta all’aria dello stesso;
- la distribuzione o ripartizione
del calore;
- la protezione, (importante dato il nostro clima mediterraneo)
da apporti solari eccessivi anche attraverso l’utilizzo razionale del verde;
- la dispersione, attraverso una
corretta ventilazione naturale
e nei casi di una maggiore efficienza energetica, attraverso
una accurata ventilazione meccanica o di comfort.
Questi concetti possono esse-
re tradotti in strategie applicative specifiche per le differenti stagioni. In inverno infatti devono essere massimizzati
gli apporti solari gratuiti, l’accumulo e l’isolamento termico
e ridotte il più possibile le perdite per ventilazione. In estate
invece devono essere ridotti al
minimo gli apporti interni e gli
apporti solari tramite opportune schermature; deve essere attivato il raffrescamento tramite free cooling in special modo nelle ore serali, mentre per
l’involucro edilizio è necessario
un notevole isolamento termico per la riduzione degli apporti per trasmissione dall’esterno
verso l’interno ed è necessaria
la presenza di inerzia termica
per rallentare l’onda termica e
masse di accumulo per lo stoccaggio del calore interno da cedere durante la notte.
Partendo da tali accorgimenti è possibile realizzare edifici
nZEB che operino mantenendo
il comfort interno in climi sia rigidi che caldi e miti, modulando
gli interventi, a seconda del sito
e del tipo di tecnologia adottata, per una corretta risposta in
regime estivo e invernale.
* Architetto
** Ingegnere, progettista CasaClima Oro
a cura di Fulvio Re Cecconi
Delocalizzazione coppi di copertura non fissati meccanicamente
di Fulvio Re Cecconi
e Enrico De Angelis *
L’elemento oggetto del guasto analizzato è una copertura
a falda rivestita in coppi in laterizio. In particolare, la parte
oggetto del meccanismo di alterazione è lo strato di tenuta
realizzato in coppi.
Descrizione del modo
di guasto
In occasione di precipitazioni nevose la forza di gravità provoca
un continuo scivolamento delle masse di neve verso le parti
a minore quota. Tali masse tendono a trascinare anche gli elementi di tenuta, provocandone
la loro delocalizzazione. Il trascinamento è tanto più elevato
quanto più è elevato l’attrito fra
la neve o il ghiaccio e l’elemento di tenuta. Esso dipende dalla
porosità, dall’irregolarità superficiale e dalla geometria dell’elemento di tenuta.
Suggerimenti per il ripristino
e la prevenzione
Un rimedio alla sola manifestazione della patologia è il riposizionamento del coppo delocalizzato. Come manutenzione
preventiva è possibile calendarizzare la “rincorsa” del manto
di copertura con una periodicità legata alla pendenza della stessa e alla zona climatica
(neve e vento).
Per risolvere la causa della patologia è necessario, se possibile, fissare meccanicamente
gli elementi di rivestimento e
copertura.
Per prevenire il problema occorre prevedere il fissaggio degli
elementi di rivestimento della
copertura. In caso di rischio di
nevicate abbondanti prevedere superfici in grado di evitare lo scivolamento delle masse
di neve lungo la superficie della copertura.
* Ingegnere,
Docente di architettura tecnica,
Politecnico di Milano
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
11
> EFFICIENZA ENERGETICA
Il nuovo APE dopo i decreti 26 giugno 2015: 9 casi risolti
L’arch. Luca Raimondo risponde ai quesiti dei tecnici certificatori energetici
a cura di Luca Raimondo *
È possibile in alcuni casi specifici,
per esempio nelle vendite
immobiliari fallimentari,
realizzare il nuovo APE senza
effettuare il sopralluogo? Nel
caso di un progetto di unità
immobiliari confinanti il muro
comune deve essere isolato? E
ancora, quando si compila un
attestato di prestazione energetica ma il libretto di impianto non c’è (è andato perduto o
non è mai stato fatto), come si
deve comportare il certificatore energetico?
Queste sono solo alcune delle
domande che i partecipanti al
seminario Il progetto e la certificazione energetica degli edifici dal 1° ottobre 2015. le novità introdotte dai decreti del
26 giugno 2015 attuativi della
l. 90/2013 hanno rivolto all’arch.
Luca Raimondo lo scorso 13 novembre a Cagliari.
La nostra Redazione ha raccolto
i quesiti dei partecipanti e le risposte, pubblicandole per l’utilità di tutti i nostri lettori. Le risposte fornite, sono formulate
attraverso la lettura e la personale interpretazione dell’autore dei decreti 26 giugno 2015;
non sono pertanto da intendersi come interpretazioni autentiche, che solo il Ministero
può dare.
In quali casi l’APE ha validità sino al 31/12 dell’anno seguente
alla redazione?
La validità temporale massima
dell’attestato, pari a 10 anni,
è subordinata al rispetto delle operazioni di controllo di efficienza energetica e adeguamento degli impianti tecnici
dell’edificio. Nel caso di mancato rispetto di tali disposizioni, l’APE decade il 31 dicembre
dell’anno successivo a quello in
cui è prevista la prima scadenza
non rispettata. I libretti di impianto o di centrale devono essere allegati all’attestato di certificazione energetica.
(Riferimenti di legge. APE: articolo 4 del d.m. 26 giugno 2009,
articolo 6 del d.lgs. 192/2005
smi; Impianti: d.P.R. 74 del 16
aprile 2013).
È possibile utilizzare nel caso di
vendite fallimentari gestite dal
tribunale (in cui spesso è difficile effettuare il sopralluogo) i
dati della perizia del CTU?
Nell’articolo 3 del d.m. 26 giugno 2015, al punto 6 si legge:
“In ogni caso, il soggetto abilitato che redige l’APE […] deve
effettuare almeno un sopralluogo presso l’edificio o l’unità immobiliare oggetto di attestazione, al fine di reperire
e verificare i dati necessari alla
sua predisposizione”.
Si interpreta che, a meno di indicazioni legislative in materia
di esecuzioni fallimentari e previa verifica della gerarchia delle fonti, il sopralluogo sia obbligatorio. In ogni caso le informazioni contenute nelle perizie
tecniche redatte da altri professionisti possono essere assunte
come dati utili ai fini della certificazione, previa verifica da
parte del certificatore.
Nel caso di progetto di unità
immobiliari confinanti, il muro
in comune deve essere isolato?
Sì. Nell’allegato 1, paragrafo
3.3, punto 5 si legge che “nel
caso di nuova costruzione e ristrutturazione importante di
primo livello di edifici esistenti […], da realizzarsi in zona
climatica C, D, E ed F, nonché
nei casi di realizzazione di pareti interne per la separazione di unità immobiliari, il valore della trasmittanza termica
deve essere inferiore o uguale
a 0.8 W/(m2K) […]”. Il limite riguarda tutte le strutture opache verticali e orizzontali divisorie, quindi anche i solai di interpiano tra due unità immobiliari distinte. Tali strutture devono essere verificate anche ai
sensi del d.P.C.M. 5 dicembre
1997 (requisiti acustici passivi).
Il mancato inserimento degli interventi migliorativi, comporta
la nullità dell’APE?
Nell’articolo 4 comma 4 del d.m.
26 giugno 2015, si legge che:
“Ogni APE […] riporta obbligatoriamente, per l’edificio o
per l’unità immobiliare, pena
l’invalidità: le raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienza energetica con le proposte degli interventi più significativi ed economicamente convenienti, distinguendo gli interventi di ristrutturazione importanti da quelli di riqualificazione energetica”.
Il MISE (ottobre 2015) ha chiarito che le raccomandazioni
vanno sempre inserite, anche
nei casi in cui non sia presente
l’impianto termico; in tali casi,
il certificatore deve inserire “almeno le raccomandazioni relative all’involucro”.
Gli interventi migliorativi da
proporre sono vincolati al tempo massimo di ritorno di 10
anni?
Non mi risulta che il d.m.
26/06/2015 riporti una simile
indicazione.
Il MiSE (ottobre 2015) ha chiarito che le raccomandazioni devono essere inserite anche per
gli edifici ad altissima prestazione energetica (NZEB), specificando che il Certificatore deve inserire le raccomandazioni con tempo di ritorno minore, mentre è discrezione dell’u-
tente capire quali sono gli interventi più appetibili.
Ai fini della redazione di un
APE, come comportarsi nel caso in cui il Libretto di Impianto
sia smarrito o non sia mai stato prodotto?
Si ritiene che il professionista
debba richiedere il Libretto di
impianto, se non disponibile
debba informare il Richiedente circa l’obbligo di redazione
del Libretto di impianto (decreto 10 febbraio 2014 - Modelli di libretto di impianto per
la climatizzazione e di rapporto di efficienza energetica di cui
al decreto del Presidente della
Repubblica n. 74/2013) e circa
l’obbligo di far eseguire i controlli di efficienza energetica
sugli impianti (Allegato A – Art.
8, commi 1, 2 e 5 del d.P.R. n.
74/2013). Il professionista deve
inoltre informare il richiedente
che nel caso di mancato rispetto
di tali disposizioni, l’APE decade
il 31 dicembre dell’anno successivo (quindi anche l’APE di nuova emissione). Sarà discrezione
del Richiedente fornire disposizioni al Certificatore su come
procedere. Un installatore qualificato può redigere un nuovo
Libretto di Impianto.
Si ritiene che tali informazioni
possano essere fornite al cliente anche per mezzo della “informativa del soggetto certificatore” prevista dall’Allegato
1 del d.m. 26 giugno 2015 APE,
paragrafo 7.1.
La deroga di 10 cm alle altezze
minime dei locali di abitazione
nel caso di installazione di impianti termici dotati di pannelli
radianti a pavimento o soffitto
e interventi di isolamento termico dall’interno è previsto in
una Legge nazionale? Si applica in Regione Sardegna?
La deroga è prevista nell’Allegato 1, paragrafo 2.3 comma
4, del d.m. 26 giugno 2015 Requisiti Minimi, quindi è valida
su tutto il territorio nazionale
fatta eccezione per le Regioni
e Province autonome che hanno direttamente recepito la Direttiva Europea 2010/31/UE. Se
non presenti eventuali disposizioni di legge regionali o locali che regolamentano i requisiti igienici e di abitabilità degli
edifici in maniera difforme, si
interpreta che tale deroga possa essere adottata anche in Regione Sardegna.
Nel caso di ristrutturazione o di
nuova installazione di un impianto termico in edificio esistente c’è l’obbligo di coprire
mediante fonte rinnovabile il
50% del fabbisogno di acqua
calda sanitaria?
Per quanto riguarda l’integrazione delle FER, il d.m. 26 giugno 2015 richiama gli obblighi
del d.lgs. 28/2011; tale decreto
si applica alle nuove costruzioni
e alle ristrutturazioni “rilevanti” (si veda la definizione data
nello stesso documento). Si reputa pertanto che se l’intervento non si configura come una ristrutturazione rilevante, non si
abbia tale obbligo.
Se in un condominio effettuo
l’intervento di rifacimento del
manto di copertura della falda
del tetto che delimita il sottotetto (non riscaldato), ho l’obbligo di isolamento termico?
Il d.m. 26 giugno 2015, nei casi di riqualificazione energetica e ristrutturazione importante di edifici esistenti, definisce
i requisiti minimi di isolamento
termico limitatamente alla “su-
perficie disperdente”, definita
come «la superficie che delimita
il volume climatizzato rispetto
all’esterno, al terreno, ad ambienti a diversa temperatura o
ambienti non dotati di impianto di climatizzazione».
Si interpreta pertanto che se si
interviene sulla struttura che
delimita uno spazio non riscaldato dall’esterno, tale struttura
non debba essere isolata.
Si ricorda tuttavia che la scelta del manto di copertura deve garantire dei livelli minimi di
riflettanza (riflettanza superiore a 0,65 – coperture piane – o
0,30 – coperture a falda).
* Architetto,
Certificatore energetico
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
12
> MATERIALI
Il futuro delle opere in acciaio di EXPO 2015
Le fasi di smantellamento dei padiglioni dell’Esposizione universale milanese
a cura di Fondazione
Promozione Acciaio
Chiusi i battenti dell’Esposizione universale milanese. Quale sarà il destino del principale materiale protagonista delle strutture di Expo?
I riflettori puntati su EXPO per
sei lunghi mesi vissuti intensamente si sono definitivamente
spenti e il bagno di folla quotidiano si è dileguato lasciando
il posto al rumore dei cantieri.
Il desiderio di tutti ora è quello
di far sì che l’area anche in futuro continui a ricoprire un ruolo di eccellenza.
Dei fasti di EXPO rimarrà solo
una manciata di strutture: Palazzo Italia, Cascina Triulza, Passerella EXPO – Fiera, Passerella
EXPO-Merlata, l’Open Air Theatre, l’Albero della Vita, e, forse, Padiglione Zero.
L’acciaio è presente nella totalità delle opere permanenti fuori
terra: il 70% è stato realizzato
interamente in carpenteria metallica e nel restante 30% l’acciaio da carpenteria metallica
è comunque in abbinamento
al cemento armato e al legno.
Maestranze e gru hanno ripreso
possesso dell’area, questa volta
per svolgere un compito delicato quasi quanto quello della costruzione: smantellare tutte le
opere temporanee, entro il 30
giugno 2016.
L’80% del costruito a vista delle opere temporanee di EXPO
è stato realizzato in acciaio. La
scelta non è stata certo casuale, ma frutto di ben ponderate considerazioni: consapevoli della necessità di recuperare
il materiale e in alcuni casi gli
stessi padiglioni a fine evento,
si è deciso di utilizzare un materiale sostenibile, che rispondesse alla riciclabilità e alla necessità di temporaneità, di rapida dismissione e di reversibilità delle opere. L’acciaio è infatti un materiale che si presta in modo eccellente al montaggio, smontaggio e successivo riutilizzo delle strutture: un
percorso per il quale EXPO ha
offerto il palcoscenico ideale.
Sostenibilità e riciclo: filo conduttore del dismantling
Il piano di smantellamento
delle strutture di EXPO presenta un cronoprogramma serrato e vincolante: 1 e 2 novembre riconfigurazione del sito,
dal 3 al 17 novembre trasloco, demolizione delle strutture fuori terra dal 18 novembre al 31 marzo 2016, demolizione delle fondazioni rinterri e rimozione impianti dal 1°
aprile al 30 maggio. Tutto deve essere svolto nel pieno rispetto dei tempi programmati, tenendo conto che il 30 giugno 2016 scade il diritto di superficie.
Nella fase di smantellamento,
la sostenibilità dei materiali e
delle procedure gioca un ruolo
rilevante. Trai i diktat imposti,
il divieto di utilizzare impianti
mobili di frantumazione e recupero in sito e aggregati riciclati per riempimenti. È invece stato posto l’accento sulla necessità di ridurre al minimo l’impatto ambientale, recuperando e
riciclando i rifiuti, contenendo
le emissioni di polveri, le vibrazioni e l’inquinamento acustico. La demolizione deve avvenire infatti secondo un criterio
selettivo in grado di garantire
la tracciabilità e il recupero della massima quantità possibile di
rifiuti, rigorosamente suddivisi
per tipologia. È perciò necessario procedere con lo smontaggio preventivo delle componenti riutilizzabili e di tutti i materiali estranei agli inerti. Le opere realizzate in acciaio sono in
grado di rispettare tutte queste
prescrizioni.
Il ruolo dell’acciaio nel dismantling
L’acciaio è un materiale sostanzialmente “pulito”, riciclabile al 100%, riutilizzabile, che
grazie ad una costruzione realizzata con montaggio a secco ha un impatto ambientale
minimo rispetto ad altri materiali da costruzione. La stessa sostenibilità si rivela anche
nelle procedure di smantellamento e quindi riguarda l’intero ciclo di vita del materiale. È questo uno dei motivi
che hanno concorso alla scelta
dell’acciaio nella maggior parte dei padiglioni realizzati dai
Paesi stranieri partecipanti: su
52 Paesi il 69% ha realizzato
le strutture del proprio padiglione completamente in acciaio, il 4% in strutture composte acciaio – cls, il 6% in acciaio e altri materiali, il 4% in
calcestruzzo prefabbricato e il
17% in legno. Procedendo allo smantellamento delle strutture in acciaio, inoltre, anche
la produzione e l’immissione
di polveri in atmosfera viene
praticamente azzerata.
Ricordiamo che l’acciaio è il materiale più riciclato nel mondo:
vengono riciclate 14 tonnellate
al secondo. L’Italia è il 1° paese
europeo per riciclo di rottame
ferroso con una media di circa
20 milioni di tonnellate annue
di materiale che viene rifuso
nelle acciaierie nazionali. Dopo aver esaurito le proprie funzioni strutturali, il 100% dell’acciaio rottamato viene riciclato
(senza perdere alcuna proprietà) e il 99% dei profili (sia piani che lunghi) viene recuperato
in quanto facilmente separabile dagli altri materiali. L’acciaio dunque contribuisce direttamente alla conservazione delle
risorse naturali.
La second life delle opere in
acciaio
Sul futuro dei padiglioni di-
Kuwait - ph. NUSSLI - Nicolas Tarantino
Palazzo Italia - ph. Luigi Filetici
Brasile - ph. MOSAE Studio Lorenzo De Simone
smessi si aprono scenari molto vari. Alcuni Paesi, già in fase
di progetto, hanno individuato con precisione l’uso futuro
del padiglione, prevedendone
il rimpatrio. Altri invece hanno preferito donare il proprio
a Paesi in difficoltà, con un uso
diverso da quello originale. Altre strutture, per le quali non è
stata prevista una destinazione
particolare, verranno smantellate e l’acciaio verrà interamente recuperato e riutilizzato con
finalità diverse. Qualche esempio concreto:
Il padiglione degli Emirati Arabi, una volta smontato, verrà rimontato e riutilizzato in occasione della prossima edizione di
EXPO 2020, a Dubai.
Cascina Triulza - ph. Metropolitana Milanese
Diverso il destino per New Holland: il padiglione sarà infatti
ricostruito come showroom altamente innovativo, focalizzato intorno ai principi di riciclo
e sostenibilità.
L’Ungheria riutilizzerà il 90%
dell’edificio, che andrà ad ospitare il Centro Nazionale della Salute e dell’Informazione.
L’Uruguay non ha previsto che
il padiglione potesse essere rimontato in patria. Il manufatto
resta contrattualmente di proprietà dell’impresa costruttrice.
In particolare la struttura metallica sarà ritirata dal costruttore
metallico.
Particolare, infine, il reimpiego
previsto per la Svizzera: le torri saranno infatti recuperate e
riutilizzate nelle città svizzere
come serre urbane.
La maggior parte del materiale della Santa Sede, una volta dismesso il padiglione, verrà recuperato e verranno riciclati materiali e componenti, esattamente come per tutti i padiglioni per i quali non
è prevista una nuova destinazione d’uso.
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
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> INFO AZIENDE E PRODOTTI
Impermeabilizzazione di qualità in cantiere: la norma UNI 11345
I prodotti Triflex a supporto del progettista per l’esecuzione di lavori a regola d’arte
L’acqua è il peggiore nemico
delle costruzioni e responsabile dei maggiori danni all’edificio. Eppure ancora oggi la progettazione ed esecuzione delle impermeabilizzazioni con sistemi corretti viene trascurata.
La norma EN11345 aiuta il progettista ad ottenere lavori di
impermeabilizzazioni a regola
d’arte e privi di rischi.
Secondo le stime ASSIMP, As-
sociazione delle Imprese Italiane di Impermeabilizzazione, in
Italia solo il 2% dell’intero investimento in costruzioni è dedicato all’impermeabilizzazione, a fronte di oltre il 60% delle cause passate al giudicato
per danni da ricondurre ai problemi di infiltrazione, principalmente dovuti a una scelta
errata del sistema impermeabilizzante. Le conseguenze so-
no molto onerose per tutte le
parti coinvolte: danni gravi alla struttura dell’edificio, sprechi
dovuti a ulteriori interventi necessari per lo smantellamento e
il rifacimento dell’impermeabilizzazione, costi di manutenzione elevati.
Il sistema impermeabilizzante
deve essere invece selezionato
e realizzato in base a tre criteri principali: funzionalità, durabilità, facilità di manutenzione.
Ciò presuppone che avvenga innanzitutto una corretta scelta e
progettazione del sistema impermeabilizzante. I sistemi selezionati dovranno essere adeguati all’intervento, di qualità
e, se liquidi, certificati secondo
ETAG 005, oltre che correttamente posati e facilmente riparabili in caso di manutenzione.
La norma UNI 11345, tenendo
conto di quanto sopra, ha individuato le figure chiave dei progetti di impermeabilizzazione
(progettista, direttore dei lavori, impresa generale, impresa specializzata e supervisore) e
fatto chiarezza nelle responsabilità di ciascuno, dando al progettista la possibilità di coinvolgere le parti nell’esecuzione di
un lavoro a regola d’arte.
La norma favorisce una maggiore collaborazione tra le parti
coinvolte, valorizzando il ruolo
di consulenza e supervisione del
produttore dei sistemi impermeabilizzanti nella fase di progettazione ed esecuzione dei
lavori di impermeabilizzazione.
Triflex Italia, con i suoi sistemi impermeabilizzati liquidi a
base di PMMA Triflex ProTect
e Triflex ProDetail, certificati secondo ETAG 005, fornisce
supporto dalla progettazione
fino alla esecuzione dei lavo-
ri, assumendo, dove richiesto
dal progettista, il ruolo di supervisore. Triflex, inoltre, per
la posa, si avvale esclusivamente di ditte specializzate, per
garantire lavori eseguiti a regola d’arte.
Questi aspetti sono stati oggetto di una serie di workshop organizzati da Triflex in collaborazione con gli Ordini degli Architetti di Bologna, Genova e
Venezia nel mese di settembre
2015 e che hanno visto la partecipazione di oltre 200 progettisti. Gli incontri focalizzavano
in particolare il tema dell’impermeabilizzazione nel verde
pensile e verticale e nelle coperture piane in particolare, scelte
progettuali che comportano l’esigenza di porre particolare attenzione alla tenuta all’acqua.
Triflex Italia
www.triflex.com/it
URSA Italia vince il terzo premio assoluto New media Parola d’impresa
Premiati una serie di video su Youtube diventati virali
URSA, azienda leader in Europa nella produzione e commercializzazione di prodotti per l’isolamento nel settore edile, si è
aggiudicata il terzo premio assoluto per la categoria New media nell’ambito di Parola d’impresa, Premio al miglior progetto di comunicazione pubblicitaria per le PMI.
L’iniziativa è promossa e organizzata da Piccola Industria
Confindustria e UPA – Utenti
Pubblicità Associati – con il sostegno de Il Sole 24 Ore e in collaborazione con L’Imprenditore, la rivista mensile di Piccola
Industria Confindustria.
La cerimonia di premiazione si è
svolta lo scorso 20 ottobre nella suggestiva cornice di Palazzo Italia a EXPO 2015. I vincitori sono stati scelti tra una rosa di finalisti – 23 per il settore
carta stampata e 22 per il settore new media – precedentemente selezionati da una Giuria Tecnica nell’ambito delle oltre 100 campagne pubblicitarie in gara.
“#WeAreAllBears”: grandi numeri per un successo virale
La campagna provocatoria
“#WeAreAllBears” (#SiamoTuttiOrsi) – realizzata dall’agenzia pubblicitaria Tribe Communication di Milano con la partnership della onlus ICN (Italian
Climate Network) è nata per
sensibilizzare un target ampio,
anche di non addetti ai lavori,
sul tema del global warming e
sul ruolo dei materiali isolanti
nell’arginare questo fenomeno – ha saputo conquistare la
Giuria d’Onore riunita per l’occasione.
I risultati della comunicazione
parlano chiaro: in poche settimane #WeAreAllBears ha raggiunto un totale di due milioni di persone, generando un
impatto sulla stampa di oltre
200.000 euro, con riprese su media quali Metro, CNN, Wired,
SkyTG24 e La Stampa. Inoltre,
grazie alla sua valenza virale, la
campagna ha incrementato i sostenitori dell’azienda sui social
media: basti considerare che il
solo Facebook ha visto crescere i fan URSA del 4.000% circa.
Come sottolineato durante la
cerimonia di premiazione dal
marketing manager Area mediterranea e sud est Europa,
Pasquale D’Andria, la campagna è stata ideata con l’intento di lanciare un messaggio forte di positività e prospettiva per
il futuro in concomitanza con
la riapertura dello stabilimento di Bondeno, specializzato
nella produzione di polistirene estruso e ricostruito ex novo in seguito al terremoto del
20 maggio 2012.
Il ritorno dell’azienda sul mercato italiano è stato strategicamente supportato da una comunicazione di grande impatto
sul pubblico nella sua accezione più ampia: un concept pubblicitario estremamente innovativo e audace, che ha saputo
veicolare tutto il vigore di una
mission aziendale orientata al-
la sostenibilità e al risparmio
energetico in edilizia, con l’obiettivo di ridurre le emissioni
di CO2 nell’ambiente e il surriscaldamento del pianeta.
URSA Italia si è anche classificata al secondo posto nella sottocategoria “Corporate Image
e Story-telling”, sempre all’interno della sezione new media.
L’iniziativa Parola d’Impresa,
alla sua seconda edizione, si è
proposta come scopo quello di
sensibilizzare le piccole e medie
imprese sull’importanza della comunicazione pubblicitaria
quale strumento indispensabile per consolidare e ampliare il
proprio mercato di riferimento.
URSA Italia ha saputo raccoglie-
re questa sfida per rilanciare il
proprio business nel segmento
termoisolanti con un prodotto
altamente performante 100%
made in Italy.
URSA
www.ursa.it
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
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> INFO AZIENDE E PRODOTTI
Una nota di colore: rivetti, tasselli e viti Rivit
Per fissaggi solidi ed esteticamente apprezzabili
Rivit è conosciuta in Italia come
una delle aziende leader nella
produzione e distribuzione di
sistemi per il fissaggio e utensili per l’assemblaggio e la lavorazione della lamiera.
Nata nel 1973, in oltre quarant’anni di esperienza ha sviluppato una divisione lattoneria,
che propone soluzioni di fissaggio per i lattonieri e coperturisti
(rivetti; tasselli; ancoranti chimici;
viti per coperture, viti in acciaio e
inox, cappellotti, staffe fermaneve), per coloro che realizzano coperture in metallo e che costruiscono canalizzazioni nel settore
del condizionamento.
La gamma Rivit offre la possibilità di scegliere rivetti, tasselli e
viti colorati, disponibili in diverse colorazioni, per le applicazioni che necessitano di un fissaggio solido e esteticamente apprezzabile.
I rivetti a strappo sono sistemi
di fissaggio che permettono di
realizzare giunzioni rapide e
alla cieca, operando quindi da
un solo lato. Questo sistema di
fissaggio garantisce semplicità
e rapidità d’applicazione. Il rivetto a strappo si applica infatti
in sole tre fasi: inserimento nel
foro, deformazione del corpo
del rivetto e rottura del chiodo.
I rivetti a strappo sono disponibili in diverse tipologie di testa:
tonda, svasata o larga. Vengono
prodotti e distribuiti in diverse
lunghezze, diametri e naturalmente in differenti materiali: alluminio, acciaio zincato, rame,
acciaio inox, cupronichel, monel. I rivetti possono essere realizzati nei colori della scala RAL,
per garantire un ottimo risultato estetico e la loro applicazione
a vista sulle superfici verniciate.
I tasselli a martello per il fissaggio di scossaline e bandinelle
offrono il notevole vantaggio
di poter essere applicati direttamente, con una sola operazione, subito dopo aver eseguito
la foratura. La rapidità di lavoro che garantiscono è quindi il
pregio che viene maggiormente apprezzato.
Tutte le tipologie sono disponibili in varie colorazioni: grazie alla tecnologia che fa sì
che il tassello sia reso invisibile laddove viene applicato, si
ottiene un’apprezzabile uniformità estetica sulle superfici colorate.
La serie TX offre, rispetto ai
tasselli standard, una maggiore larghezza della testa, di dia-
metro 14mm, che permette di
ricoprire completamente la testa del tassello. Sono disponibili nelle lunghezze 6x40 e 6x60.
I tasselli con rondella modello
RRX sono composti da un corpo in nylon bianco e una vite,
che può essere in rame, in acciaio verniciato oppure in acciaio
inox, a seconda del materiale su
cui andrà applicato.
Il tassello si completa con una
rondella, che è realizzata sempre nello stesso materiale di cui
è fatta la vite.
Il tassello
Tutte e tre le tipologie di materiale sono disponibili nella misure 6x40.
La serie RVX associa all’accop-
piata tassello-vite una rondella dotata di guarnizione vulcanizzata che rende il fissaggio a
prova di infiltrazioni.
Questi modelli sono assemblati
con tassello diametro 6.0.
Le viti VVX sono composte da
una vite inox con rondella sottotesta in inox e guarnizione in
EPDM. Sono adatte ad essere
applicate in lavori di lattoneria,
fissaggio scossaline, rivestimenti in legno e anche in cemento,
utilizzando tasselli di ø 6.
Le viti VVX possono essere in
inox o inox ramata con rondella
d.20, con impronta a croce e di
diverse lunghezze, da 25 a 200.
Tutta la serie VVX è disponibile
in diverse colorazioni (testa di
moro, bianco grigio, verde muschio, rosso siena e molte altre
finiture).
Rivit
www.rivit.it
Poromin®: una soluzione green, per un edificio a prova di umidità
Additivo 100% naturale per la nobilitazione dei composti cementizi
Tra le varie cause di degrado di
un edificio, sia esso un immobile di importanza storico-artistica o una nuova abitazione di tipo civile, una delle più rilevanti
è l’umidità.
Per contrastare tale rischio, è indispensabile utilizzare prodotti traspiranti specifici capaci di:
eliminare i rischi di condense,
ponti termici, umidità di risalita
o altri fenomeni derivanti dalla
presenza di umidità all’interno
della costruzione.
Una soluzione innovativa, completamente naturale è Poromin® l’esclusivo additivo di Harobau per la nobilitazione dei
composti cementizi. La sua formulazione è unica: dalla caseina arricchita con sale di sodio
nasce un prodotto ecologico,
ad elevata traspirabilità, in linea con i requisiti del costruire “green”.
Poromin consente di accrescere
del 15% in via stabile il volume
di calcestruzzi alleggeriti e del
25% il volume di malte e intonaci con un notevole risparmio
di materiale, manodopera e costi di trasporto.
Nella fase di preparazione della miscela, all’interno dei suoi
costituenti forma dei micropori
d’aria “traspiranti”, la cui azione ha un duplice effetto: accrescere l’impermeabilità del composto cementizio ed al contempo favorire un’azione di
deumidificazione permanente che consente lo smaltimento dell’umidità residua. L’edificio trattato con questa speciale soluzione acquisirà un
maggior livello di salubrità, a
vantaggio anche di un miglior
comfort abitativo.
In grado di garantire eccellenti
prestazioni nel settore dell’edilizia, Poromin si rivela particolarmente indicato negli interventi di ristrutturazione, risanamento e costruzione di vecchi e nuovi edifici.
L’impiego di Poromin conferisce
resistenza agli agenti corrosivi a
capacità antigelive, assicurando
inoltre un’ottimale fono-assorbenza e termo-isolanza.
Poromin consente la messa in
opera su superfici estese senza
necessità di giunti di dilatazione. Grazie ai tempi di presa e di
asciugatura abbreviati, senza ritiro del manufatto, non richiede l’uso di particolari attrezzature per l’applicazione.
Le numerose opere di nuova costruzione e da quelle che hanno subito interventi di restauro
quali ad esempio Palazzo Grassi a Venezia comprovano l’efficacia del prodotto.
Poromin è disponibile in secchi
da 1, 5, 10, 20 kg.
Alcune tra le più importanti applicazioni del prodotto:
- deumidificazione di muri, cantine, pavimenti, solette e gettate di terrazze senza l’uso di
guaine;
- forte impermeabilità all’ac-
Galletti presenta le nuove unità canalizzabili
a media prevalenza DUCTIMAX
Prestazioni, versatilità e compattezza nelle installazioni a incasso e soffitto
I terminali di impianti idronici canalizzati rappresentano
oltre il 50% del mercato europeo ed è diventato fondamentale riuscire a limitare gli
ingombri destinati agli impianti senza pregiudicare le prestazioni e il livello di comfort. La
nuova gamma di unità canalizzabili DUCTIMAX di Galletti soddisfa pienamente questa
richiesta grazie alle soluzioni
per l’installazione ad incasso
e a soffitto.
La struttura compatta, con
altezza ridotta per agevolare l’installazione in posizione orizzontale in controsoffitto, contiene tutti i componenti strategici quali batteria
di scambio termico, elettroventilatore e filtro aria. Inoltre la vasca principale di raccolta della condensa è a pressione positiva rispetto allo scarico per facilitare il drenaggio
della condensa.
La soluzione ideale
per impianti a 2 o 4 tubi
Galletti ha dedicato grande attenzione nello sviluppo degli
scambiatori di calore. Le batterie fino a 4 ranghi permettono prestazioni elevate nelle
più diverse condizioni di lavoro, inoltre è possibile abbinare alla batteria standard uno
scambiatore aggiuntivo ad 1
o 2 ranghi per garantire eccezionali prestazioni anche a
bassi differenziali di temperatura aria/acqua. La batteria di
scambio termico può essere ottimizzata per applicazioni centralizzate (teleriscaldamento e
district cooling), caratterizzate
da salti termici elevati.
Motori elettrici ad alta
efficienza
Vantaggi concreti in termini di
riduzione dei consumi, livelli
sonori e aumento delle condizioni di comfort termoigrometrico sono garantiti grazie alla
possibilità di scelta tra motore
AC plurivelocità oppure motore BLDC ad inverter. Quest’ultimo, grazie alla tecnologia che
lo costituisce, permette un ulteriore vantaggio, la flessibilità e
la riduzione dei tempi di impostazione del funzionamento in
fase di installazione, grazie alla modulazione continua della
portata aria.
Comfort e qualità dell’aria
Il filtro aria rigenerabile è realizzato in fibra acrilica, con classe di filtrazione G2, G3 o G4, il
cui effetto può essere abbinato al sistema di ionizzazione
dell’aria. Comandi LCD a microprocessore con sonde temperatura aria, acqua ed umidità relativa consentono di effettuare raffinate strategie di regolazione per il mantenimento delle condizioni di comfort
desiderate.
Una gamma ampia
e versatile
12 modelli con 3 differenti proposte di batterie per impianti a
2 e 4 tubi, motorizzazioni AC o
BLDC, realizzano una gamma
di ben 72 varianti con portate
aria da 300 a 1200 m3/h e rese
in raffreddamento nominali fino a 8 kW.
Galletti si conferma leader nel
settore dei terminali idronici in
Italia ed in Europa.
qua dei sottofondi disposti per
l’incollaggio di pavimentazioni,
terrazze, balconi, pensiline, vasche e piscine;
- anti-corrosione delle strutture in cemento armato.
Harobau
www.poromin.it
INGEGNERI - numero 4 | ottobre-dicembre 2015
15
> INFO AZIENDE E PRODOTTI
Rinforzo strutturale e adeguamento sismico
Ruredil per il cantiere della Fondazione Opera Pia “Luigi Mazza” Onlus di Pizzighettone
L’Opera Pia “Luigi Mazza” venne fondata nel 1878 come ospedale dedicato al dottor Luigi Mazza e durante la seconda guerra mondiale fu colpita
da diversi aerei nemici a causa
della sua vicinanza ad obiettivi
militari, quindi successivamente
venne restaurato ed ampliato.
Nel 1989 si trasformò in Opera
Pia “Luigi Mazza” con lo scopo
di ospitare, in regime di ricovero, anziani in condizioni di non
autosufficienza.
In seguito ad una serie di indagini di vulnerabilità sismica, richieste dal consiglio di ammini-
strazione, si è resa evidente la
necessità di un intervento di rinforzo strutturale dei solai, sia di
quelli negli ambienti ad uso cucina sia di quelli dei portici, in
modo da adeguare staticamente e sismicamente le struttura.
Inoltre visto lo stato pericolante delle pignatte e dei tavelloni si è scelto di realizzare un sistema “anti-sfondellamento”
di protezione dalla caduta delle pignatte.
Per il rinforzo dei solai in latero
cemento in una prima fase sono state rimosse le parti incoerenti di pignatte ed è stata ri-
costruita la loro geometria con
una malta fibrorinforzata, successivamente è stato applicato il rinforzo di tessuto unidirezionale in PBO ai travetti per
cui era necessario eliminare il
fondello in cotto per permettere l’aderenza ottimale tra il
tessuto in PBO e il calcestruzzo
dei travetti tramite la matrice
inorganica.
Mentre per i solai a putrelle e
tavelloni dopo aver rimosso le
parti di tavelloni incoerenti è
stato applicato il trattamento
passivante alle putrelle ed è stata ricostruita la geometria delle pignatte con la malta fibrorinforzata.
In una seconda fase ci si è occupati della posa della rete
bidirezionale in PBO all’intradosso dei solai (di entrambe le
tipologie) nelle due direzioni
ortogonali in modo da formare un reticolo per tutto il solaio a protezione della caduta delle pignatte, inoltre per
irrigidire il solaio e aumentare il grado di ammorsamento
tra pareti verticali e orizzontamenti le strisce di PBO sono risvoltate sulle pareti lungo tut-
to il perimetro e per tappare è
stata posata una fascia di PBO
a cerchiare tutto il perimetro
con aggiunta dei connettori in
fibre di PBO.
La scelta dei sistemi FRCM è dovuta all’elevata umidità degli
ambienti conseguente alla cottura dei cibi (locali adibiti a cucina e centro cottura); tali severe
condizioni ambientali non permetterebbero l’impiego di rinforzo FRP (che non possono essere impiegati in presenza di
umidità ambientale e del supporto) il sistema scelto garantisce inoltre una traspirabilità
del solaio senza creare effetti
di barriera al vapore garantendo così una piena compatibili-
tà con le condizioni di utilizzo
degli spazi.
Il sistema impiegato è inoltre
classificato come classe A2 di reazione al fuoco e pertanto, sana le carenze strutturali senza
modificare il CPI della struttura.
sionato deve poi apporre la firma digitale e infine trasmetterlo al sistema informativo regionale per l’archiviazione.
Oppure, senza bisogno di stampare mai il documento, il soggetto certificatore lo può firmare utilizzando la firma grafometrica, sottoscriverlo poi con la firma digitale e trasmetterlo direttamente al sistema informativo
regionale per l’archiviazione.
In pratica, abbinando firma grafometrica e firma digitale è possibile eliminare completamente
ogni passaggio cartaceo. Con
grandi vantaggi economici e ri-
sparmio di tempo: non sarà infatti più necessario recarsi fisicamente in posta o negli uffici
competenti, per spedire o consegnare la copia cartacea. Farlo
è semplice: con le soluzioni InfoCert, ad esempio, basta dotarsi di un tablet o di un “pad”
di firma: tutta la proceduta sarà più veloce e l’autenticità e la
piena validità legale dell’attestato saranno garantite in ogni
passaggio dalla prima Certification Authority in Italia.
Ruredil
www.ruredil.it
Nuovo APE: digitalizzare l’intera procedura
conviene. Con Infocert è anche facile
Firma grafometrica e firma digitale
per eliminare la carta
Il 1° ottobre 2015 è diventato effettivo il nuovo APE (Attestato
di Prestazione Energetica). Un
momento importante nella storia della certificazione energetica che, superando la precedente
frammentazione locale, prevede
ora la compilazione di un documento secondo regole uniche
per tutto il territorio italiano.
Entrato in vigore nel marzo
del 2013 in sostituzione dell’ACE (Attestato di Certificazione
Energetica), l’APE presentava
già allora importanti elementi innovativi rispetto al documento preesistente: informa-
zioni più chiare, significative e
utili per l’utente (relativamente
all’edificio e ai suoi consumi) e
una impostazione grafica di più
facile lettura.
La nuova normativa, oltre a stabilire le regole per un documento “unico” – che deve essere
compilato secondo nuove modalità di calcolo della prestazione energetica e prevedere requisiti minimi di efficienza – introduce anche la possibilità di produrre l’attestato in formato elettronico, firmato digitalmente a garanzia della sua validità legale.
Si tratta di un’importante ele-
mento di novità e sono già
molti i regolamenti regionali
che impongono la sottoscrizione degli Attestati di Prestazione Energetica con firma digitale. E anche in assenza di un obbligo, peraltro, la digitalizzazione dell’intero processo di rilascio del certificato è la scelta
più conveniente.
Per comprenderne meglio il
perché, valutiamo tutti gli scenari possibili.
Nel caso di regolamento regionale in cui la firma digitale non
sia obbligatoria, si può seguire
la procedura tradizionale: il sog-
getto certificatore che produce
l’APE firma a mano il documento, lo consegna al richiedente e
ne trasmette una copia alla Regione o Provincia autonoma entro 15 giorni dalla consegna.
Se invece la firma digitale è
richiesta obbligatoriamente
dal regolamento regionale, a
questo punto le possibilità sono due.
Il soggetto certificatore può
produrre l’APE utilizzando gli
strumenti regionali, quindi
stamparlo, timbrarlo, firmarlo manualmente e farne una
scansione. Al documento scan-
InfoCert
www.firma.infocert.it
Isolconfort® certifica green i suoi prodotti
ECO-POR® G031 ed ECO-ESPANSO® 100 per capitolati sostenibili
In Italia si sente parlare molto
di edilizia sostenibile e prodotti attenti all’impatto ambientale, ma l’offerta non sempre garantisce la risposta “green” attesa dal mercato.
Infatti oggi i progettisti e prescrittori hanno a disposizione un ventaglio di soluzioni di
prodotto molto ampio che però
spesso abusa del concetto di etica e di attenzione all’ambiente,
senza comprovarne la veridicità. Isolconfort® si è chiesta se si
potesse certificare questo concetto e la risposta è “sì”.
Per questo ha fornito al mercato due prodotti totalmen-
te “green” con certificazione
EPD: i pannelli ECO-POR® G031
ed ECO-ESPANSO® 100. Isolconfort® è un’azienda leader nel
settore degli isolanti per l’edilizia che ha intrapreso da anni
un percorso di verifica volontaria sia sul processo industriale
sia sui suoi prodotti, a conferma
della serietà d’intenti nell’attuazione del processo Green
Building Insulation. Green Building Insulation nasce dalla
volontà di Isolconfort® di creare prodotti, non solo tecnologicamente avanzati, ma anche rispettosi dell’ambiente e rispondenti ad ogni richiesta di capi-
tolato che richieda una chiara e
reale attinenza dei prodotti ai
protocolli costruttivi green, a
basso impatto ambientale, oltreché fornire altissime performance di risparmio energetico
(protocollo LEED).
A tal proposito Isolconfort® ha
studiato e produce i pannelli ecologici ad alte prestazioni
ECO-POR® G031 ed ECO-ESPANSO® 100 certificati EPD, in grado di rispondere pienamente
alle richieste delle Certificazioni Ambientali; infatti le materie prime utilizzate sono rinnovabili, non contengono sostanze riconosciute nocive per la sa-
lute dell’uomo e dell’ambiente,
sono prive di radioattività e rispettano i ritmi naturali delle
risorse rigenerabili. Per questo
ECO-POR® G031 ed ECO-ESPANSO® 100 sono gli unici pannelli
isolanti con certificazione EPD
disponibili sul mercato italiano.
L’analisi e i controlli per lo studio del LCA (Lyfe Cycle Assestement), effettuati sul processo
produttivo di Isolconfort®, hanno confermato il bassissimo impatto ambientale di ECO-POR
G031 ed ECO-ESPANSO® 100 e
l’idoneità del loro utilizzo nelle
costruzioni ad alta sostenibilità
ambientale: G.E.R. 160 MJ/mq e
G.W.P. 6,5 kg CO2/mq.
ECO-POR® G031 e ECO-ESPANSO® 100
ECO-POR ® G031, realizzato
con Neopor® di BASF, ed ECOESPANSO® 100, sono gli unici pannelli in EPS che in Italia
hanno ottenuto la certificazione ambientale EPD, indispensabile per soddisfare ogni capitolato dove è richiesta una certificazione ambientale certa e
garantita.
ECO-POR G031 ed ECO-ESPANSO® 100 garantiscono costanza
prestazionale nel tempo, e stabilità dimensionale. Sono realizzati con un processo produttivo controllato in tutte le sue fasi e sono in possesso di marcatu-
ra CE e dichiarazione di prestazione in rispondenza dei requisiti delle norme UNI EN 13163 e
UNI EN13499 ETICS.
Isolconfort®
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