Kagame, abolizionista o genocida? Si riapre il dibattito sul Rwanda

Transcript

Kagame, abolizionista o genocida? Si riapre il dibattito sul Rwanda
31/8/2007 - LE POLEMICHE DOPO IL PREMIO
Kagame, abolizionista o genocida?
Si riapre il dibattito sul Rwanda
L'atto di accusa dei missionari di Nigrizia: "Complice e ispiratore
del massacro del 1994"
Eroe od omicida? Salvatore della patria o responsabile dello scatenarsi del conflitto etnico? Il premio
«Abolizionista dell’anno», assegnato ieri dall'associazione Nessuno tocchi Caino al presidente del Rwanda Paul
Kagame per aver cancellato la pena capitale dall'ordinamento del Paese, ha portato nuovamente all'attenzione dei
media il paese africano dove, nel 1994 si consumò il massacro fra le etnie tutsi e hutu.
Un milione di vittime, cento giorni di inferno e di massacri a colpi di machete e bastoni chiodati, di violenze
inaudite destinate a lasciare a lungo traccia, perché in Rwanda hutu e tusti sono in realtà fortemente mescolati
all'interno delle stesse famiglie.
Un conflitto fratricida tanto ignorato all'epoca, malgrado gli innumerevoli allarmi, quanto poi mediatizzato e
diventato emblema dell'irrisolto dramma africano fatto di guerre tribali, povertà, superstizione e violenza cieca
pronta a scatenarsi.
La memoria e i veleni di quei giorni riaffiorano ora, dividendo sull'opportunità di premiare Kagame. Sugli allori
per aver portato un Paese reduce da una carneficina che, in proporzione, supera l'Olocausto nazista, al traguardo
dell'abolizione della pena di morte, ancora lontano per molti Paesi del primo mondo.
Ma anche sotto accusa per il suo passato, assai lontano dall'impegno come paladino dei diritti civili.
Tutto nasce dal discusso ruolo della Francia nella vicenda.
Secondo la commissione rwandese creata nell’aprile 2006 da Kagame e presieduta da un ex ministro della
Giustizia, i militari francesi di stanza in Ruanda durante il genocidio del 1994 si macchiarono di «numerosi
stupri» e fornirono armi e addestramento agli estremisti hutu degli Interahamwe, responsabili del massacro.
La Francia, tuttavia, contrattacca negando gli addebiti e accusando a sua volta.
Un giudice dell’antiterrorismo francese, Jean-Louis Bruguiere, sostiene infatti la complicità di Kagame
nell’attacco all’aereo su cui volava l’allora Presidente del Ruanda, Jebenal Habyarimana, che diede inizio alle
carneficine.
Secondo il racconto di un super-testimone che faceva parte del commando assassino, Kagame avrebbe così preso
due piccioni con una fava: avrebbe favorito il massacro dei tutsi dell'interno, considerati poco affidabili e collusi
con gli hutu, e avrebbe fornito alsuo partito, il RPF, il pretesto per l'attacco finale a Kigali, dove gli uomini di
Kagame entrarono nel luglio 1994 da salvatori della patria.
In Italia un duro attacco alla scelta di Nessuno tocchi Caino è arrivato dal mensile dei missionari comboniani
Nigrizia che definisce Kagame un «assassino».