la scheda relativa al Rwanda

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la scheda relativa al Rwanda
RWANDA
A colpo d'occhio
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Nome completo del paese: Repubblica del Ruanda
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Superficie: 26.300 kmq
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Popolazione: 7.400.000 abitanti
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Capitale: Kigali (298.100 abitanti)
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Popoli: hutu (80%), tutsi (19%), twa (1%)
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Lingua: kinyarwanda, francese e inglese
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Religione: cristiani (65%), culti locali (25%), musulmani (10%)
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Ordinamento dello stato: Repubblica presidenziale
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Presidente: Paul Kagame
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Primo ministro: Bernard Makuza
Profilo economico
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PIL: 5,9 miliardi di dollari
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PIL pro capite: 720 dollari
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Tasso annuale di crescita: 5,3%
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Inflazione: 10%
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Settori/prodotti principali: industria del cemento, agricoltura, sapone, mobili, scarpe
Il Rwanda è una piccola nazione senza sbocco sul mare nella regione dei Grandi Laghi dell'Africa centrale.
Confina con Uganda, Burundi, Repubblica Democratica del Congo e Tanzania. Prima della colonizzazione
europea era sede di uno dei più complessi sistemi monarchici della regione. Il suo terreno fertile e collinare
sostiene una delle popolazioni più dense dell'Africa.
Storia
Dal 7 aprile del 1994 al giugno dello stesso anno in Ruanda si è perpetrato uno dei più sanguinosi crimini
umanitari che la storia dell’uomo abbia conosciuto. Circa un milione di ruandesi di etnia tutsi è stato massacrato
dai connazionali hutu. Il massacro ha lasciato enormi ferite nella regione dei Grandi Laghi, ma la comunità
internazionale pare non aver dato molto peso alla cosa
Per secoli tre gruppi etnici diversi hanno pacificamente convissuto in Ruanda: i tutsi, gli hutu e i meno
numerosi twa (o Batwa). Al termine del XIX secolo l’area è finita sotto il controllo tedesco, durato fino al 1916,
anno in cui le truppe belghe hanno occupato parte dei territori dei Grandi Laghi. Dopo la seconda guerra
mondiale e fino all’indipendenza del 1962, il Ruanda è stato un protettorato delle Nazioni Unite, rappresentato
da un re tutsi sotto il Governo del Belgio, che ha di fatto controllato il Paese e iniziato la discriminazione
razziale nei confronti degli hutu (in maggioranza), a favore dei tutsi (circa un decimo degli hutu), penalizzando
gli hutu soprattutto nei diritti di impiego nel settore pubblico.
Col tempo gli hutu hanno avvertito il bisogno di far sentire il loro peso, costringendo il re Kigeri V ed altri tutsi
ad emigrare in Uganda nel 1959. In quel periodo iniziarono i primi episodi di violenza.
Nei primi anni 90 le truppe del RPF (Rwandan Patriotic Front) invadono il paese e la tensione tra le due etnie
aumenta. Il 6 aprile 1994 l’aereo su cui viaggiava Juvenal Habyarimana (presidente hutu dopo il colpo di stato
avvenuto nel 1973) è stato abbattuto e il 7 aprile è iniziato il genocidio dei tutsi, accusati dalla maggioranza
hutu di essere responsabili dell'accaduto. Circa un milione di tutsi sono stati sterminati, senza distinzioni tra
uomini, donne e bambini, e spesso coinvolgendo tra le vittime hutu moderati o legati da vincoli famigliari a
persone di etnia tutsi. La comunità internazionale ha limitato gli interventi nella zona, inviando un piccolo
contingente di pace delle Nazioni Unite, che con il passare del tempo è stato ridotto da 2400 a 500 uomini.
Nel mese di giugno del 1994 il RPF riuscì a porre fine ai massacri, ma non senza ricorrere alla violenza. Il RPF,
con a capo Paul Kagame, ottenne il controllo del Ruanda. Oltre 2 milioni di hutu fuggirono nei paesi limitrofi,
soprattutto nello Zaire.
Nello Zaire, gli estremisti hutu si organizzarono in campi di addestramento per ritornare a combattere in
Ruanda contro i tutsi. Intanto, l’ONU istituiva il Tribunale Internazionale per i Crimini in Ruanda, processando
numerosi hutu accusati di crimini contro l’umanità.
La violenza continua. Nella zona del Kivu, al confine tra Ruanda e Zaire, gli scontri tra hutu e tutsi proseguono
fino al 1996, anno in cui le milizie tutsi invadono lo Zaire per riportare i rifugiati in Ruanda. Nel 1997, i ribelli
provenienti dal Ruanda e dall’Uganda depongono il presidente zairese Mobutu e instaurano al suo posto Kabila:
lo Zaire prende il nome di Repubblica Democratica del Congo. Nel conflitto, poco noto in occidente, perdono la
vita circa tre milioni di congolesi. La guerra termina nel 2002: il Ruanda accetta di ritirare le proprie truppe a
patto di vedersi consegnare i profughi hutu disarmati.
I tutsi, ora al governo con Paul Kagame (eletto nel 2000 e riconfermato nel 2003, con la prima elezione dopo il
genocidio), accusano il tribunale dell'ONU di lentezza e di corruzione.
A dieci anni dal genocidio, la condizione in Ruanda è ancora drammatica. Nonostante i proclami del presidente
Kagame, l’odio tra le due etnie è ancora vivo. Per di più, il virus dell’AIDS è diventato una calamità, mettendo
in ginocchio la popolazione.
A tutto ciò si aggiunge una situazione economica non rassicurante: il 90% della popolazione è impiegata nel
settore agricolo (che rappresenta il 42% del PIL), ma se la densità demografica aumenta (il Ruanda è lo stato
africano con il maggior numero di abitanti per chilometro quadrato), il terreno impoverisce e riduce la sua resa.