Il caso è aperto - Fondazione Nigrizia Onlus

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Il caso è aperto - Fondazione Nigrizia Onlus
E. LAFFOURGE
Il genocidio e l’attentato / Responsabilità nascoste
IL CASO È APERTO
Chi accese la miccia che, il 6 aprile 1994, fece divampare l’incendio? Secondo
il regime di Paul Kagame non ci sono dubbi. Sono stati gli estremisti hutu,
l’ala dura di Habyarimana. Ma è una versione che fa acqua da tutte le parti.
Troppi fatti chiamano in causa il Fronte patriottico rwandese.
di GABRIELE SMUSSI
Il
6 aprile 1994 è riconosciuto come il giorno dell’inizio
del genocidio di tutsi e hutu moderati in Rwanda. Anche se nel luglio del 2000 l’Organizzazione dell’unità
africana affermava: «A quanto ci risulta, non esiste alcun documento, alcun resoconto di riunione, nessun’altra prova che indichi in modo inequivocabile il momento preciso in
cui certi individui, nel quadro di un piano guida, avrebbero
deciso di sterminare i tutsi. (…) Tutti gli esperti (…) diventano
incerti quando si tratta di specificare a quale epoca risale l’inizio dell’organizzazione e della pianificazione del genocidio».
A vent’anni da quel 6 aprile, quando fu abbattuto in fase di
atterraggio a Kigali l’aereo presidenziale Falcon 50, causando la
morte dei presidenti del Rwanda, Juvénal Habyarimana, e del
Burundi, Cyprien Ntaryamira, non si è fatta ancora chiarezza
su quell’attentato. Habyarimana rientrava da un incontro regionale a Dar es Salaam (in Tanzania) dove si era discusso delle
possibili aperture democratiche del suo regime hutu.
Chi furono i responsabili dell’attentato? Da dove partirono
i missili? Nel corso degli anni sono stati chiamati in causa Belgio, Burundi, Stati Uniti, Francia, Uganda, Rwanda (sia gli
estremisti hutu, sia i tutsi del Fronte patriottico rwandese) e
Zaire, oggi Rd Congo. Due le ipotesi ritenute più plausibili: a)
quella che accusa gli estremisti hutu, inquieti per l’evoluzione
dei negoziati con i tutsi dell’Fpr; b) quella che prende di mira i
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Dissidenti e pentiti dell’Fpr
II lavoro decennale del giudice francese Bruguière è
stato criticato da parecchi suoi colleghi e spesso si è
affermato che la sua inchiesta era imperniata sulle
«farneticazioni» di ex ribelli tutsi del Fronte patriottico
rwandese: dissidenti, opportunisti, mitomani, inaffidabili,
negazionisti. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avrebbero
forse potuto sgominare le cosche mafiose siciliane senza
la testimonianza chiave di Tommaso Buscetta e di altri
pentiti? Senza l’aiuto decisivo di chi militava nelle Brigate
Rosse e ne conosceva la struttura interna, il generale Carlo
Alberto Dalla Chiesa avrebbe potuto iniziare a smantellare
l’organizzazione terroristica?
Le testimonianze esplosive dei dissidenti Fpr (quali
Theogene Rudasingwa o Aloys Ruyenzi) sono proprio da
ignorare? La sera del 6 aprile 1994, tutti (Usa per primi)
sapevano che non appena si fosse sparsa la tragica notizia
dell’assassinio del presidente rwandese Habyarimana, si
sarebbe scatenata la violenza. Lo evidenziò chiaramente una
nota confidenziale inviata al segretario di stato Usa, Warren
Christopher, dall’ambasciatore Prudence Bushnell poche
ore dopo l’abbattimento del Falcon 50. Per risolvere il rebus
rwandese bisogna innanzitutto non dimenticare che la verità
è sempre la prima e la principale vittima della guerra.
D’altra parte, dopo vent’anni di potere assoluto, come
ritenere che l’Fpr sia stato così sprovveduto da lasciare in
circolazione tracce compromettenti e testimoni scomodi
a disposizione di un inquirente straniero? Quanti segreti si
sono portati nella tomba testimoni quali Théoneste Lizinde
(assassinato a Nairobi in Kenya, il 6 ottobre 1996), Seth
Sendashonga (assassinato il 16 maggio 1998 sempre a
Nairobi), Alexis Kanyarengwe e Abdul Joshua Ruzibiza?
Anche oggi i dissidenti dell’Fpr continuano a fuggire dal
Rwanda. (Gabriele Smussi)
ribelli tutsi dell’Fpr (sigla sotto la quale si nascondevano mercenari di varie nazionalità, come ha spesso sostenuto anche il
tenente senegalese Amadou Deme della Minuar – Missione
delle Nazioni Unite di assistenza al Rwanda), avversario politico e militare del regime di Habyarimana.
Se le prove della colpevolezza hutu fossero state lampanti,
limpide, autentiche e schiaccianti, Paul Kagame e i suoi le
avrebbero subito esibite già nel 1994 per annientare gli estremisti hutu rwandesi.
Quattro anni dopo i fatti, un’inchiesta fu aperta in Francia
dal giudice Jean-Louis Bruguière, in seguito alla denuncia depositata dalle famiglie del personale francese che pilotava l’aereo abbattuto. Si chiedeva al Tribunale penale internazionale
per il Rwanda (Tpir) di incriminare il presidente rwandese
Paul Kagame per «partecipazione presunta» all’attentato contro
Juvénal Habyarimana e che fossero emessi nove mandati di arresto internazionali contro persone vicine a Kagame. Nel 2006
Bruguière ritenne valida soltanto l’ipotesi che accusa l’Fpr. Ma
nel 2007 fu costretto alle dimissioni volontarie e al prepensionamento: non gli fu consentito di portare a termine il suo lavoro decennale e mettere i dissidenti Fpr – Aloys Ruyenzi, JeanPierre Mugabe, Abdul Joshua Ruzibiza e Theogene Rudasingwa – a confronto con i nove presunti terroristi del Fpr, dando
a Kagame e ai suoi uomini la possibilità di esibire tutte le prove
a loro discarico e discolparsi.
Il successore di Bruguière, il giudice Marc Trévidic, riprese
l’inchiesta da zero in seguito all’apertura di indagini nei confronti di Rose Kabuye, una delle accusate da Bruguière. Il tutsi
Abdoul Rusibiza, principale testimone dell’inchiesta Bruguière,
rilanciò la polemica fra la Francia e il Rwanda nell’ottobre del
2005, pubblicando il libro Rwanda, l’histoire secrète (Rwanda,
la storia segreta) nel quale sosteneva di essere stato testimone
dell’attentato, come membro del Network Commando, una
struttura parallela comandata dallo stesso Kagame. La sua testimonianza è una delle fonti principali della tesi che accusa l’Fpr
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P. KAGAME
Il presidente Paul Kagame con la moglie.
A sinistra: i resti del Falcon 50 abbattuto sui
cieli rwandesi il 6 aprile del 1994
e che segnò l’inizio del genocidio.
di essere l’autore dell’attentato. Tre
giorni dopo l’arresto di Rose Kabuye,
nel novembre 2008, ritrattò parecchi
punti delle sue dichiarazioni ben precise e circostanziate, affermando di essere
stato manipolato (ma dichiarerà anche
di aver paura per la sua sicurezza personale e per quella di alcuni testimoni)
e, molto malato, morirà qualche mese
dopo essere stato nuovamente sentito
dal giudice Trévidic.
Due missili sovietici. Fino a gennaio 2010, le due versioni (attentato
imputabile a hutu estremisti e responsabilità dei tutsi dell’Fpr) concordavano che i missili che avevano abbattuto l’aereo sarebbero stati
dei missili, britannici e belgi non aprirono più bocca: vendere
lanciati dalla collina di Masaka, situata a est della capitale
armi all’ugandese Museveni significava automaticamente venKigali. Gli abitanti della collina furono massacrati in gran
derle a Kagame, data l’impossibilità di distinguere i due esercinumero dalla guardia presidenziale rwandese nelle ore che seti. Non va dimenticato, infatti, che Fred Rwigyema, fondatore
guirono l’attentato. Secondo testimoni però ci sarebbero stati
dell’Fpr, era viceministro della difesa dell’Uganda (dopo essere
anche dei missili lanciati contro l’aereo nel territorio fra Mastato capo di stato maggiore dell’esercito ugandese) e Paul Kasaka e il campo militare di Kanombe (in prossimità dell’aerogame, il suo successore, capo dei servizi d’informazione dello
porto). Un rapporto rwandese del gennaio 2010 e le conclustesso esercito: i capi militari dei ribelli tutsi dell’Fpr erano tutsioni del 10 gennaio 2012 da parte degli esperti del giudice
ti a libro paga dell’esercito ugandese. Procurarsi dei missili, preTrévidic misero in dubbio la località di Masaka, previlegianlevandoli dai depositi dell’esercito ugandese, per l’Fpr era perdo il campo di Kanombe. Dal 12 gennaio 2012 c’è unanimitanto la cosa più semplice del mondo.
tà nel ritenere che i missili utilizzati per l’attentato erano dei
La memoria di Dallaire. Secondo il testimone chiave AbSam 16 di origine sovietica.
dul Joshua Ruzibiza, del Network Commando, «i missili che
Alcune informazioni supplementari sono opportune. I conhanno abbattuto il Falcon 50 provenivano da un arsenale
tadini rwandesi della collina Masaka ritrovarono e subito conugandese e fu lo stesso esercito ugandese ad addestrare i comsegnarono alle Far (l’esercito di Habyarimana) i due lanciamisbattenti dell’Fpr, incaricati di eseguire l’atsili sovietici che erano serviti per l’attentatentato». Gli investigatori Michael Andrew
to, rendendo così un servizio inestimabile
Nel 2006 il giudice
Hourigan e Jean-Louis Bruguière svisceraalla verità e alla storia. Augustin Munyanerono tutti i misteri dell’attentato fin nei
za, tenente delle Far che aveva studiato in
Bruguière accusò l’Fpr.
minimi particolari, fornendo anche i nomi
Unione sovietica, identificò i numeri di seMa nel 2007 fu costretto
di tutte le persone coinvolte a vario livello:
rie dei due lanciamissili. Con questi numealle dimissioni volontarie come e dove furono prelevati i missili; in
ri, il giudice francese Bruguière il 19 giue al prepensionamento.
che modo furono spediti al quartier genegno 2000 si recò in Russia. La Procura
rale dell’Fpr; come furono trasportati su un
militare della Federazione russa, rappresencamion Mercedes a Kigali (nascosti sotto
tata da Alexander Volevodz, gli confermò
un mucchio di legna da ardere), scortato dai caschi blu della
che i due lanciamissili erano effettivamente di origine sovietica.
Minuar, ignari del vero contenuto del camion; come furono
Ritrovare i lanciamissili con il loro numero di serie significò
nascosti nella camera del maggiore Jacob Tumwine…
automaticamente anche ritrovare i due missili lanciati, che apDopo l’attentato, gli uomini del Network Commando se la
partenevano a una giacenza di quaranta missili Sam 16 vendusquagliarono, abbandonando i due tubi lanciamissili nel cesputi dall’Urss all’Uganda nel 1987. Scoperta molto interessante
glio di un sentiero di campagna. Lo fecero perché un lanciaper gli inquirenti francesi, perché i servizi segreti britannici e
missili è inutilizzabile una volta lanciato l’ordigno. I numeri
belgi, invece, andavano sostenendo che i missili dell’attentato
d’immatricolazione di un lanciamissili permettono sempre di
appartenevano a una giacenza prelevata dalla Francia in Iraq.
risalire al tipo di missile lanciato.
Dopo le dichiarazioni della Federazione russa sull’origine
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I due giudici francesi che si sono occupati dell’inchiesta sull’abbattimento dell’aereo con a bordo il presidente
Habyarimana Jean-Louis Bruguière, a sinistra, e Marc Trévidic.
Dal 12 gennaio
2012 c’é unanimità
nel ritenere che
i missili utilizzati
per l’attentato
al presidente
Habyarimana
erano dei Sam
16 di origine
sovietica.
RTL.FR
LEFIGARO.FR
DOSSIER RWANDA
Sempre dopo l’attentato, l’operatore di segnali spie a Gilanciati contro l’aereo presisenyi (Rwanda, al confine con l’Rd Congo) sentì la frequenza
denziale, di fabbricazione
dell’Fpr crepitare e dire testualmente: “Target is hit” (il bersasovietica, provenivano dal
glio è stato centrato). Il giorno successivo il capitano togolese
campo di Kanombe, che nel 1994 era controllato dalla guardia
Apédo Kodjo della Minuar a Kigali dichiarò che un maggiore
presidenziale rwandese. Il regime di Kigali subito cantò vittodelle Far aveva captato un’analoga comunicazione dell’Fpr.
ria, individuando i responsabili dell’attentato negli estremisti
Merita qualche considerazione il generale canadese Roméo
hutu vicini al presidente assassinato Habyarimana. Ma il rapDallaire, comandante dei caschi blu della Minuar, che ha
porto non designava chi aveva tirato i missili e non discolpava
scritto un libro monumentale, un capolavoro di disinformal’Fpr di Paul Kagame, come invece si volle far credere all’opizione nel quale sono dedicate soltanto due righe all’incidente
nione pubblica. Le famiglie di alcune delle vittime dell’attenta(???) del 6 aprile 1994. Il 7 aprile 1994, dei militari francesi si
to chiesero ai giudici una contro-perizia, contestando le conerano offerti di garantire la sicurezza dell’aeroporto e di conclusioni del rapporto balistico, perché il metodo di lavoro di un
durre un’indagine sull’atto terroristico. Dallaire respinse l’ofesperto in acustica, che non si era recato in Rwanda, era conteferta, col pretesto di doverne parlare pristabile. Il capitolo attentato non si può perma con gli americani, i quali potevano
tanto considerare chiuso!
inviare una squadra investigativa speciale Il giudice Trévidic fu inviato
Abissale è la differenza fra le indagini di
per questo compito arduo e delicato.
Bruguière e quelle di Trévidic. Bruguière
in Rwanda 16 anni dopo
Va ricordato che il superiore gerarchico l’accaduto, per permettere iniziò il suo lavoro nel 1997 su richiesta
di Dallaire, l’ambasciatore Jacques-Roger
del Tribunal de grande instance di Parigi,
al presidente Sarkozy di
Booh Booh, ha sostenuto di non sapere doal quale si era rivolta la figlia del co-pilota
ve e con chi Dallaire abbia trascorso le pri- riconciliarsi con Kagame. Jean-Pierre Minaberry morto nell’attentame sette ore che seguirono l’attentato e di
to. Le relazioni diplomatiche della Francia
non aver mai ricevuto da lui una singola
con il Rwanda si erano interrotte nel
riga di rapporto sulle modalità di esecuzione del crimine, né
2006, dopo i mandati di arresto internazionali emessi da Brusull’identità presunta dei terroristi. Nei giorni successivi, lo
guière. Marc Trévidic, invece, fu inviato sul cosiddetto “luogo
stesso ambasciatore scoprirà più volte Dallaire che nel suo uffidel delitto” sedici anni dopo l’accaduto, per permettere al
cio illustrava ai ribelli tutsi dell’Fpr le posizioni, i punti forti e
presidente Sarkozy di riconciliarsi a tutti i costi con Paul Kaquelli deboli dell’esercito governativo. La testimonianza di
game (le relazioni diplomatiche della Francia con il Rwanda
Dallaire si può dunque considerare sempre affidabile?
sono riprese nel novembre 2009), allacciare stretti rapporti di
cooperazione militare con Kigali e quindi discolpare la noGiustizia e politica. Il 10 gennaio 2012 il giudice francese
menclatura dell’Fpr, già ricevuta in pompa magna all’Eliseo,
dell’antiterrorismo Marc Trévidic (che sostituì Bruguière) preprima ancora che gli esperti balistici iniziassero il loro arduo
sentava a Parigi un rapporto balistico, dichiarando che i missili
e delicato lavoro.
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