modulo 13 - Simone per la scuola

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modulo 13 - Simone per la scuola
MODULO 13
Pratiche di comunicazione
Contenuti
• Unità 1
• Unità 2
La complessità della
comunicazione
Pregiudizi, stereotipi e
discriminazione
Obiettivi
• Approfondire gli aspetti pratici della comunicazione e delle dinamiche di
gruppo.
• Chiarire le differenze concettuali tra i termini pregiudizio, stereotipo e
discriminazione.
UNITÀ 1
La complessità della
comunicazione
Contenuti
•1
•2
Un diverso approccio
Il messaggio trasmesso e Uomo e ambiente
la sua ricezione
•3
•4
•5
Le emozioni
Egoismo e solidarietà
sociale
•6
Forme di interazione sociale:
le dinamiche di gruppo
❱❱ 1. un diverso approccio
L’esperienza della comunicazione è estremamente complessa e stratificata. Ogni
individuo, infatti, possiede una propria organizzazione e struttura e, pertanto,
non può recepire informazioni incompatibili con essa; in tal modo, opera una
sorta di traduzione che consente di comprendere il messaggio comunicativo in
un linguaggio che gli è proprio e con categorie specificamente individuali (o di
gruppo).
Ciò non significa certo invalidare la possibilità che si dia comunicazione oggettiva
ma che, per giungere a comunicazioni veritiere, occorrono strategie di tipo innovativo che consentano il superamento di una chiusura che decodifica i messaggi altrui in
un linguaggio solipsistico ed autoreferenziale.
❱❱ 2. il messaggio trasmesso e la sua ricezione
Trasmissione del messaggio
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Ogni individuo è convinto che quando trasmette
un messaggio verbale, esso venga recepito dal suo
destinatario in modo uguale alle sue intenzioni,
cioè nello stesso senso che gli ha dato chi lo ha
trasmesso. Allo stesso modo, si è in genere convinti che esista una comune ed oggettiva visione di
ogni determinato evento; ciò, però, non è sempre
vero, soprattutto se il messaggio non aderisce a
schemi e categorie condivise: in questo caso, anzi,
spesso si procede con una sorta di interpretazione
che riconduce il messaggio ritenuto anomalo ad
accezioni relative a schemi e modalità che appartengono al ricevente o che sono condivise da un
gruppo.
R. Parlato in Modi e forme della comunicazione,
di cui in questa unità seguiremo alcuni tratti essen-
UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
ziali, definisce tale procedimento come metamorfosi conservativa e ritiene che essa
proceda in maniera non intenzionale e molto complessa, dal momento che si applica
a numerosi ambiti scientifici e conoscitivi. Per questa ragione può essere utile riportarne qui di seguito una specifica e curiosa esemplificazione.
❱ 2/1 un particolare esempio di pazzia
Don Chisciotte della Mancia è proverbiale per la sua pazzia, cioè per la sua capacità
di travisamento del reale; anzi possiamo dire che le sue vicende risultano esilaranti
proprio per la sua incapacità di tener conto del reale (o capacità di non tenerne conto).
Don Chisciotte, infatti, scambia addirittura un gregge di pecore ed il polverone che esse
sollevano per due armate in marcia contro di lui. Sancho, che invece è realista, afferma
di non vedere nemici. La strategia di Don Chisciotte, a questo punto, è quella di trovare
un espediente che gli consenta di confermare la sua versione precedente: afferma infatti
che è stato il suo nemico mago ad aver trasformato i suoi nemici in pecore. In questo
modo, attraverso un vero e proprio capovolgimento, può difendere la sua visione, facendo in tal modo divenire quale semplice incantesimo ciò che invece afferma Sancho. La
strategia di Don Chisciotte è quella di una vera e propria ricostruzione dell’evento, attraverso l’introduzione di elementi sostitutivi e ciò accade propriamente quando si riscontrano nell’ambiente circostante difformità rispetto ai propri sistemi categoriali. Pertanto
Don Chisciotte ha riportato quanto ha visto ai suoi schemi cavallereschi, per cui la sua
follia non è tanto nella metamorfosi che ha messo in atto, quanto nel fatto che gli schemi
della cavalleria, che per tutti gli altri sono anacronistici, sono invece da lui ritenuti attuali. Infatti, le peripezie che in Don Chisciotte risultano grottesche, non lo sono affatto se
riferite ai romanzi cavallereschi. L’errore donchisciottesco è dunque quello della datazione, dal momento che gli schemi a cui fa riferimento sono validi solo in un altro tempo.
per approfondire
❱
Un esercizio in aula
In rapporto alla trasformazione dei messaggi, in cui gli elementi che appaiono irregolari vengono sostituiti
da altri ritenuti invece regolari, che però non sono presenti nel messaggio, è possibile proporre un’esperienza che si può condurre in aula con il semplice ausilio di un audioregistratore e di un articolo di giornale.
Occorrono sei volontari, di cui cinque devono essere invitati ad uscire fuori dall’aula, mentre in aula viene
chiesto al soggetto rimasto di leggere attentamente un articolo giornalistico (eventuali altre persone presenti devono rimanere in silenzio). A fine lettura viene chiesto di registrare quello che ricorda dell’articolo
letto. Viene quindi chiamato uno degli altri volontari che sono fuori dell’aula e viene invitato all’ascolto di
quanto ha registrato chi lo ha preceduto. A questo punto anche il secondo volontario viene invitato a registrare quanto ricorda. Si procede allo stesso modo fino all’ultimo dei soggetti coinvolti. Alla fine si procede
con l’ascolto sequenziale delle registrazioni al fine di cogliere le strategie e le procedure messe in atto nella riscrittura dei fatti. Un ulteriore confronto può essere fatto tra il testo originale dell’articolo e l’ultima
registrazione effettuata per evidenziarne tutte le differenze che emergono.
Alla fine di tale esperienza è estremamente utile avviare una discussione che riguardi le strategie individuali sotto l’attenta guida del docente, che può anche riportare gli esiti su apposite schede.
Un elemento di ricostruzione piuttosto ricorrente, si vedrà, è l’allineamento tra ruoli e comportamenti: ad
esempio la lettura di un articolo riguardante la violenza di un commissario di polizia nei confronti di alcuni
automobilisti ha prodotto una ricostruzione secondo cui il commissario avrebbe avuto un comportamento
corretto mentre gli automobilisti si sarebbero comportati come rei; tale ricostruzione è dovuta all’aver associato ruoli specifici a comportamenti specifici.
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MODULO 13
Pratiche di comunicazione
❱ 2/2 Linguaggio, percezione e cultura
La televisione
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L. Wittgenstein sostiene che i limiti del linguaggio (del solo linguaggio che io comprendo) significano i limiti del mio mondo.
Il linguaggio infatti ha un ruolo di assoluto rilievo
all’interno del sistema percettivo. Secondo l’ipotesi della relatività linguistica di Sapir-Whorf,
l’immagine del mondo dipende interamente dal
sistema linguistico, prodotto, a sua volta, di un
determinato ambiente e delle condizioni di vita ad
esso connesse. In tal modo, lo sviluppo cognitivo
di ciascun individuo e la sua percezione del mondo
dipenderebbero dalla lingua d’origine. In realtà
l’oggetività è recuperata nei sistemi categoriali
condivisi all’interno dei gruppi sociali che costruiscono prescrizioni e invarianti riguardanti anche
i ruoli. I codici culturali stabiliscono, infatti, norme
e regole sulla base delle quali una comunità si organizza e si struttura. Nel mondo antico l’aletheia
(verità) traeva origine dal mondo magico religioso
e veniva rivelata solo attraverso personaggi particolari, in una dimensione estranea alla temporalità
e agli uomini. In un secondo momento nuovi gruppi, i filosofi, proposero nuove parole di verità attraverso il dialogo temporale e legato alle dimensioni di un gruppo
sociale.
Pertanto, l’emergere del carattere non obiettivo della realtà è molto recente ed implica come conseguenza di non considerare più la realtà come unica ed oggettivamente
data, ma connessa all’osservatore: con ciò nessuna osservazione è più obiettiva ed
indipendente dall’osservatore.
L’uomo ha infatti necessità di ricostruire il suo ambiente ed il suo mondo sociale
perché, a differenza degli altri mammiferi, non ha un ambiente adatto alla sua specie;
in tal modo ne definisce uno socioculturale e viene da questo egli stesso definito,
costruendo così la propria natura: tale ricostruzione gli deriva dall’esigenza di rappresentare un ambiente stabile e rassicurante.
La realizzazione ha luogo attraverso diversi processi cognitivi e categorizzazioni
sociali, i cui derivati sono stereotipi e pregiudizi.
Le leggi che determinano la comprensione della realtà risultano, quindi, sempre prodotte all’interno dei diversi contesti sociali: gli stessi processi cognitivi sono ancorati a sistemi di credenze e rappresentazioni sociali storicamente determinati. Attraverso la categorizzazione si raggruppano persone, oggetti ed eventi con le relative
azioni ad esse pertinenti. Le categorie, una volta costruite, proiettano il loro effetto
sulle informazioni, che vengono interpretate ai fini del mantenimento dell’ordine: se
si correggono le informazioni, infatti, si salva l’intero sistema.
Le costruzioni del reale sono dunque molteplici e fanno capo a categorie e rappresentazioni sociali, stereotipie e pregiudizi, che si attivano per il mantenimento di universi stabili. Le rappresentazioni sociali, in questo contesto, sembrano nascere nella vita
quotidiana nel corso delle comunicazioni interpersonali, che sono, nella società moderna, l’equivalente dei miti e delle credenze nelle società tradizionali. Esse devono
affermare un ambiente noto e stabile: così come nel mondo animale la familiarità del
UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
Le costruzioni del reale
territorio è condizione per la sopravvivenza, anche per l’uomo è
fondamentale relazionarsi con l’ambiente simbolico che si è
costruito; perciò, egli allontana quanto gli è sconosciuto, attraverso la traduzione di esso in ciò che è comunemente accettato.
Si potrebbe affermare, quindi, che è conoscibile solo il conosciuto, che, cioè, la memoria prevalga sulla logica, sulla base di
modelli e prototipi.
Una volta che le categorie si sono formate, costituiscono la base
del pregiudizio: esso limita l’idea di apertura mentale, cioè di
ciò che accolga le novità, dal momento che ogni nuova esperienza tende ad essere accolta all’interno delle vecchie categorie.
I pregiudizi non sono qui intesi con accezione negativa, ma come
direzione iniziale della nostra capacità di esperienza. Si tratta,
cioè, di predisposizione verso il mondo attraverso cui possiamo
esperire qualcosa.
❱❱ 3. uomo e ambiente
Per poter analizzare il rapporto tra uomo ed ambiente, si adotta qui un approccio
secondo cui ogni percezione ed ogni comportamento vengono considerati secondo il
criterio della funzionalità nel garantire la sopravvivenza dell’organismo nel suo ambiente; anzi, ogni processo cognitivo non può che ri-conoscere informazioni che ritenga significative per lo stesso ecosistema. In tal senso, ogni informazione ritenuta
non significativa non è che perturbazione.
Si tratta, quindi, di una sorta di progetto vincolato, nel senso che l’organismo che
conosce è messo in contatto diretto solo con alcune delle proprietà del suo mondo.
Così, nel processo cognitivo, si fondano tra loro percezione, conoscenza e ricordo,
sottoposti ai vincoli dell’accoppiamento con l’ambiente. Se il soggetto che percepisce
non mette in atto tale meccanismo, si può incorrere nell’errore o nella falsa interpretazione, come ad esempio nel caso delle patologie psicologiche, in cui i soggetti non
sono in accordo con l’ambiente socio-culturale e, perciò, sviluppano rappresentazioni del reale libere, frammentarie e prive di significato.
L’uomo, infatti, costruisce il suo mondo simbolico, che si fonda sulla presenza di
invarianti e certezze percettive, in cui non vi è spazio per il caos e l’arbitrarietà. In
esso sono percepibili solo le informazioni che risultino coerenti con la stabilità. La
psicologia sociale, infatti, ha da tempo dimostrato che l’esistenza umana è impensabile al di fuori dei contesti di gruppo, per cui per l’individuo avranno valore solo le
regole sottese all’interpretazione. Non si tratta, quindi, tanto di un processo di riparazione relativo ad una discrepanza tra informazione e modello del mondo, quanto
piuttosto di una percezione della realtà conforme ai modelli conoscitivi propri di un
particolare ambiente.
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MODULO 13
Pratiche di comunicazione
➜
James Cook
(1728-1789). L’esempio che segue testimonia come una stessa serie di eventi possa
dare esito a differenti letture da parte di
due diversi gruppi cui sono sottesi diversi
modelli culturali e come ciò che è nuovo
non venga riconosciuto come tale ma ricondotto al già visto.
Il capitano J. Cook nel suo terzo viaggio
(1776-1779) giunse nelle isole Sandwich,
dove incontrò le popolazioni indigene, presso cui era diffuso il mito secondo cui l’origine del potere dei capi fosse legato alla venu-
ta ciclica di un importante uomo straniero.
Nel mito costui veniva ucciso con rito sacrificale allo scopo di trasferire il suo potere sul
capo locale. Quando giunse Cook, fu identificato col mitico re straniero, per cui la sua
uccisione rituale risultò ineludibile. Dopo tale
uccisione gli indigeni chiesero all’equipaggio
della sua nave quando il re sarebbe tornato.
Da parte inglese l’evento ebbe una lettura
molto diversa e gli omaggi resi a Cook furono considerati come tributo ad un rappresentante della potanza britannica.
❱❱ 4. Le emozioni
La vita emozionale è essenziale sia per la sopravvivenza fisica che per quella simbolica. L’organismo umano e degli animali superiori è dotato di un repertorio di risposte
designate a far fronte agli eventi emozionali rilevanti. Le emozioni si costituiscono
come una guida per valutare le informazioni desiderabili in quanto conformi alla
sopravvivenza del sistema. Si giunge, infatti, anche ad una riduzione di attenzione,
al non vedere informazioni e fatti difformi dagli schemi sociali pur di salvaguardare
dall’ansia e dal diverso, percepito come pericolo.
per approfondire
❱
Daniel Goleman
Lo psicologo statunitense Daniel Goleman (1946) riporta l’esempio di un medico scozzese, il quale venne un giorno attaccato da un leone. Egli, dopo diverso tempo, ricordò qualcosa di strano legato all’episodio: in quello che
avrebbe dovuto essere un momento di grande terrore, si sentì invece stranamente distaccato, dal momento che provò uno strano torpore; nonostante
fosse ben consapevole di quanto gli stava accadendo, non aveva provato né
dolore, né terrore.
In presenza di pericolo o minaccia, nell’organismo ha luogo una serie di modificazioni, legate alla liberazione di endorfine, che agiscono in maniera simile
agli oppiacei, svolgendo, così, una funzione analgesica: le endorfine sono morfine naturali che l’organismo produce per ridurre il dolore in una situazione
percepita come minaccia. Ciò accade in maniera naturale in diverse situazioni
di stress psicologico; ad esempio, negli studenti che affrontano esami impegnativi, si riscontrano alti livelli di endorfine, quale risposta allo stress.
In base alle analogie tra organismo ed ambiente naturale e sociale, i meccanismi di difesa dall’ansia
avranno radici comuni in entrambi i contesti. Poiché, inoltre, per l’individuo sarebbe troppo dispendioso mantenere un costante stato di allerta, gli risulta preferibile tradurre l’insolito nel solito, piuttosto che affrontare il nuovo. Nel contesto sociale, allora, la negazione diviene il sostituto naturale
delle endorfine.
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UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
Secondo D. Goleman, nei primi momenti della percezione decidiamo se l’oggetto ci
piace o no: tramite un meccanismo di difesa individuale che opera una percezione
selettiva, che traduce il reale, si fa in modo che risultino coscienti solo quegli aspetti dell’esperienza ritenuti accettabili. È così possibile ridurre l’ansia derivante dalla
percezione di un mondo difforme dagli schemi del gruppo di riferimento. Sono numerosi, infatti, gli studi che confermano gli effetti della pressione di gruppo sui
processi cognitivi e percettivi. Si assiste all’interno del gruppo ad un fenomeno di
disattenzione socialmente indotto, spiegabile in termini di altruismo, allo stesso modo
in cui un animale, avvertendo un pericolo incombente sul gruppo, emette segnali di
allarme, esponendosi così ad un grande rischio: dal momento che il gruppo assume
valore strumentale per la sopravvivenza, la sua difesa ed il suo mantenimento divengono obiettivo prioritario.
❱ 4/1 il mito
M. Eliade
Secondo uno dei maggiori storici delle religioni del secolo scorso, Mircea
Eliade, relativamente alla nascita di leggende e racconti folcroristici,
eventi e personaggi vengono ricondotti dal tempo reale ad un tempo astorico, cioè ai loro modelli archetipici, a seguito di diverse elaborazioni,
che si susseguono nel tempo. Infatti, il ricordo di un avvenimento storico
o di un personaggio reale, non viene conservato dalla memoria per oltre
due-tre secoli. Si giunge cioè ad una nuova versione con l’introduzione di
elementi non presenti nella storia originale, allo scopo di rendere aderente la storia al mito. L’individuale, cioè, può essere ricordato solo se integrato in una categoria impersonale, se, cioè, perde storicità e diviene archetipo. Si dà quindi il primato della cultura sulla storia, dal momento che
un singolo evento non può essere ricordato se non è stato reso aderente a
modelli culturali definiti, che conferiscono all’evento il valore di paradigma comportamentale.
❱❱ 5. egoismo e solidarietà sociale
Altruismo e solidarietà sociale vengono percepiti dall’uomo come valori, il cui mantenimento comporta per l’individuo un costo sul piano personale. Pertanto, l’accettazione del dolore e della sofferenza personale come scelta vengono percepite come alto
valore sociale. Al contrario, le scelte individualistiche vengono ritenute sbagliate,
soprattutto se legate al raggiungimento del piacere personale o sessuale. Quest’ultimo
tipo di piacere, infatti, è gravato dai notevoli divieti che affondano le radici nell’ambito religioso. Inoltre, in ogni società evoluta ogni miglioramento viene concepito come
passaggio virtuoso dal corpo verso lo spirito, dal naturale verso il simbolico e, contemporaneamente, dal sociale sul privato. Nei miti, il primato dello spirito sul corpo
viene continuamente sottolineato: la scelta del dolore rende migliori; anzi, ogni vita
esemplare è caratterizzata da sofferenze e patimenti, fino al sacrificio.
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MODULO 13
Pratiche di comunicazione
Consigli/suggerimenti
Viene qui proposta ad un gruppo di soggetti una serie di situazioni sotto forma
di brevi narrazioni, che comportano una scelta tra piacere e dolore, su cui occorre pronunciarsi, individuando la scelta ritenuta più giusta:
SITUAZIONE 1
Giulia si sta recando al primo appuntamento con Marco, per il quale nutre una
forte simpatia e che finalmente le ha chiesto di uscire insieme. Per la strada una
signora anziana le chiede aiuto perché si sta sentendo male.
Cosa fa Giulia?
a) Va all’appuntamento
b) Porta la signora all’ospedale
SITUAZIONE 2
Carlo ha avuto da parte della sua azienda una proposta di lavoro molto vantaggiosa ma che lo porterà in Argentina per un lunghissimo periodo. Carlo vive con
i genitori anziani e malati.
Cosa fa Carlo?
a) Parte per l’Argentina
b) Resta nella sua città
SITUAZIONE 3
Luca è molto innamorato di Anna, ma lei lo lascia senza una spiegazione. Un
giorno riceve una sua telefonata con cui lo invita a rivedersi il giorno seguente per
parlare della loro situazione. Il giorno dopo, però, il miglior amico di Luca dovrà
subire un delicato intervento chirurgico e gli ha chiesto di stargli vicino.
Cosa fa Luca?
a) Va all’appuntamento con Anna
b) Si reca in ospedale dal suo amico
SITUAZIONE 4
Riccardo, dopo la laurea in medicina, ha avuto due proposte di lavoro: la prima
è in una clinica privata di lusso della sua città, mentre la seconda è in uno sperduto villaggio in Africa, presso un centro di malattie infantili.
Cosa fa Riccardo?
a) Va a lavorare nella clinica di lusso
b) Si reca in Africa
SITUAZIONE 5
Dolores giunge in Italia da un paese molto povero dove ha lasciato i suoi bambini all’anziana madre. Le vengono proposte due possibilità di lavoro, la prima come
cameriera, la seconda come spogliarellista.
Cosa fa Dolores?
a) Sceglie di fare la cameriera
b) Decide di diventare spogliarellista
Alla fine dell’esercizio occorre confrontare le risposte ottenute e verificare quanto esse si mostrino coerenti tra loro e in rapporto ai modelli condivisi. Nelle
esperienze sperimentate è stato mostrato che in genere in tutte le fasce d’età
le opinioni sono corrispondenti ai modelli culturali di riferimento. Tuttavia è molto utile argomentarne il contenuto con il supporto del docente che ha seguito
l’esperienza.
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UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
Un fenomeno riscontrabile con estrema frequenza è quello dell’ansia che deriva
dall’avere aderito a modelli che trasgrediscono, contrari ai valori sociali: si percepisce,
infatti, il pericolo di una vendetta, di un castigo che ne deriva.
Consigli/suggerimenti
Si descrive qui un’esperienza che riguarda l’ambito del matrimonio e le regole
che riguardano il mantenimento della morale sessuale.
Occorre dividersi in due gruppi e valutare una serie di episodi per i quali inventare un finale. Le narrazioni riguardano situazioni analoghe, la cui differenza è costituita dal comportamento del protagonista, che in una prima versione è mosso
dalla stretta osservanza delle regole, mentre nella seconda da atteggiamenti
completamente opposti. Al primo gruppo vengono dati in lettura gli episodi che
riguardano i comportamenti positivi, mentre al secondo quelli che evidenziano i
comportamenti negativi. Entrambi i gruppi devono immaginare un finale:
PRIMO EPISODIO
Comportamento positivo
Sandra è una giovane donna, ha un marito ed un bambino di sette anni. Per
esigenze economiche è costretta a lavorare, lasciando il figlio solo in casa.
Un giorno torna dal lavoro e trova .....................................................................
Comportamento negativo
Sandra è una giovane donna, ha un marito ed un bambino di sette anni. Da
qualche tempo si è innamorata di un altro uomo, che incontra spesso di pomeriggio, lasciando il bambino da solo.
Un giorno torna a casa e trova...........................................................................
SECONDO EPISODIO
Comportamento positivo
Luisa è una giovane donna, ha un marito, un figlio e due anziani genitori ammalati, di cui si prende cura quotidianamente.
Un giorno, il medico, notando il suo pallore, la invita a fare delle analisi e ..........
Comportamento negativo
Luisa è una giovane donna, ha un marito, un figlio e due anziani genitori ammalati. Si sente molto insoddisfatta della sua vita e, spesso, per distrarsi dalle incombenze familiari, si reca in diversi bar, dove ha occasione di incontrare diversi
uomini con cui intrattenere brevi relazioni.
Un giorno il medico, notando il suo pallore, la invita a fare delle analisi e ...........
Alla fine dell’esercizio, occorre confrontare i differenti finali attribuiti alle due varianti delle singole vicende ed avviare una discussione relativa ad esse, con
l’ausilio della competenza del docente.
In genere, i finali attribuiti ai racconti relativi al comportamento positivo appartengono al modello del lieto fine, per cui la mamma che ha lasciato il bambino da
solo per andare a lavorare, al ritorno dal lavoro lo troverà serenamente occupato
nei suoi giochi, mentre nel secondo episodio, il medico non farà che rassicurare
la donna virtuosa circa il suo stato di salute; al contrario, alle protagoniste dei
racconti che mostrano comportamenti negativi, è riservato un comportamento
non certo encomiabile e, pertanto, la madre adultera troverà a casa il bambino a
cui è successo qualcosa di grave, mentre lo stato di salute della protagonista del
secondo episodio sarà sicuramente cattivo.
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MODULO 13
Pratiche di comunicazione
❱ 5/1 emozioni e percezioni
Gli effetti emozionali della musica
Fino ad ora l’attenzione è stata posta sui processi
cognitivi che si attivano a partire dall’analisi di
quanto osservato o ascoltato, attraverso la mediazione del linguaggio. Esistono, però, altre fonti di
informazione che concorrono all’elaborazione dei
processi cognitivi, come ad esempio la musica e
gli odori.
È stata ormai da tempo dimostrata l’influenza che
ha la musica nel produrre effetti sugli stati emozionali. Le stesse variazioni di melodia, di timbro o
di ritmo producono emozioni specifiche: ad esempio, le sensazioni di eccitazione sono collegate ad
una variazione dell’altezza tonale, mentre la tranquillità appare collegata ad una bassa altezza tonale. Sono stati anche studiati gli effetti prodotti dai
diversi strumenti; ad esempio è stata associata la
cetra ad Apollo, che rappresenta ragione ed ordine
ed il tamburo a Dioniso, che rappresenta follia e
caos.
Consigli/suggerimenti
PRIMA FASE
L’esperienza che qui si propone riguarda l’effetto diverso prodotto dall’ascolto di
tipologie musicali differenti.
Si ascoltino in successione due brani musicali diversi, il primo caratterizzato da
note basse e timbri cupi, mentre il secondo da ritmo e melodia regolare.
A seguito di tale ascolto si disegnino, utilizzando anche i colori, ciò che la
musica ha fatto immaginare; successivamente si descriva il disegno e si
commenti.
L’esperienza può essere sviluppata in aula da parte di diversi soggetti che possono poi confrontare gli esiti raggiunti ed avviare una relativa discussione a riguardo sotto la supervisione del docente.
In genere, a seguito dell’ascolto del primo frammento si producono disegni dai
colori scuri, mentre del secondo disegni dai colori chiari. L’ascolto, cioè, porta
l’immaginazione verso due direzioni diverse: nel primo caso, verso la paura, la
lotta e la morte; nel secondo caso, verso la pace, la luce e la serenità. Tutto ciò
sembra confermare ampiamente l’ipotesi di una stretta correlazione tra musica,
emozioni e colori.
SECONDA FASE
L’attenzione è ora posta sugli effetti delle due tipologie musicali sui soggetti tendenti all’ansia e quelli tendenti a deprimersi.
Ad ogni soggetto viene sottoposto un test, composto da otto tavole, di cui quattro predisposte a rappresentazioni ansiose e quattro a rappresentazioni depressive. Su ogni tavola è descritto ciò che è accaduto e ciò che sta accadendo; si
tratta, quindi, anche stavolta, di individuare un finale. Al termine del test ogni
soggetto, a seconda del tipo di risposta che avrà dato, sarà riportato ad uno dei
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UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
due gruppi. Un’ulteriore distinzione verrà fatta tra risposte di tipo positivo e risposte di tipo negativo:
Tavola 1
È notte, una persona passeggia in un bosco, quando improvvisamente viene assalita da un feroce animale ...................................................................................
Tavola 2
È tardi, un uomo corre in auto per arrivare in tempo ad un appuntamento molto
importante ........................................................................................................
Tavola 3
È l’ora dell’esame, lo studente sa di aver studiato, ma gli sembra di non ricordare nulla .............................................................................................................
Tavola 4
È giunto il risultato delle analisi: le mani della donna tremano aprendo la busta ..
..........................................................................................................................
Tavola 5
Si è appena svegliato e si sente stanco; non ha molta voglia di alzarsi ..............
Tavola 6
È stato invitato a quella festa, ma non ha proprio voglia di andare .....................
Tavola 7
Ha trovato finalmente un lavoro, ma non ha proprio voglia di imparare, ancora
una volta, un nuovo mestiere ...........................................................................
Tavola 8
La sua migliore amica le ha regalato un abbonamento per la palestra che si trova
proprio sotto casa, ma non ha molta voglia di andare ......................................
Come si può facilmente arguire, le prime quattro tavole raccontano situazioni che
producono ansia, mentre le ultime quattro descrivono atteggiamenti di tipo depressivo. Occorre quindi individuare se ci si approssima maggiormente alle prime
situazioni o alle seconde, tenendo anche presente, se il finale individuato è di tipo
positivo o negativo.
Alla fine, pertanto, si avranno quattro tipologie di risposte:
1. di tipo ansioso positivo (A+);
2. di tipo ansioso negativo (A-);
3. di tipo depressivo positivo (D+);
4. di tipo depressivo negativo (D-).
Da una sperimentazione eseguita è risultato che nei tipi A+ dopo l’ascolto di
musica forte (caratterizzata da passaggi repentini di tonalità, altezze ecc.), si
registrava un aumento sia del battito cardiaco che della pressione arteriosa,
mentre, al contrario, dopo l’ascolto di musica debole si registrava una diminuzione di entrambi; lo stesso accadeva per i soggetti A-; per i soggetti di
tipologia D+, si registrava, invece, solo un lieve aumento del battito cardiaco
e della pressione arteriosa, in seguito all’ascolto di musica forte, mentre si
assisteva alla loro riduzione nel caso di ascolto di musica debole; per i tipi
D-, infine, a seguito dell’ascolto di musica forte si registrava una riduzione di
entrambi, mentre, invece, si registrava solo una lieve diminuzione nel caso
di ascolto di musica debole. In quest’ultimo caso si assiste, paradossalmen11
MODULO 13
Pratiche di comunicazione
te, all’attenuazione dello stato di vigilanza a seguito dell’ascolto di musica
forte.
L’aumento e la riduzione del battito cardiaco e della pressione arteriosa sembrano essere legati all’emergere di uno stato di vigilanza ed al suo cessare, per cui
pare evidente che l’ascolto di differenti tipi di musica ha un’influenza considerevole sugli stati emozionali.
Per quel che riguarda l’odore, generalmente non viene ad esso connessa una funzione specifica relativa alla dimensione pubblica. Eppure si tratta, in realtà, di un potente strumento di guida nell’ambiente sociale. Gli odori vengono in genere distinti in due tipologie:
quelli cattivi, associati alla malattia, al male ed alla morte e quelli
buoni, associati ai comportamenti virtuosi ed al bene. L’odore, però,
è stato a lungo associato anche alla classe sociale e più specificamente, il buon odore alle classi sociali alte, mentre l’odore cattivo a
quelle basse.
Il cattivo odore ed il suo significato nel
sociale
❱❱ 6. Forme di interazione sociale: le dinamiche di gruppo
Team Work
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I sistemi viventi non devono essere considerati come strutturalmente determinati;
infatti, il contesto sociale è il territorio in cui il mutamento può aver luogo, attraverso il linguaggio. Infatti, quando gli esseri umani realizzano la loro dinamica nel linguaggio, le loro strutture e i loro comportamenti cambiano in funzione di ciò che
accade. È anche vero, però, che ogni incontro tra singoli o tra gruppi riguarda sempre
elementi già strutturati, in possesso di un consolidato sistema di codici e regole interpretative. Proprio per questo, infatti, si registra una certa difficoltà nell’attivazione
dell’adattamento all’ambiente. Pertanto, vera e
propria creatività si dà solo all’interno di gruppi
non ancora strutturati, nella loro fase nascente,
prima che avvenga quella chiusura che caratterizza i gruppi già strutturati.
Un gruppo nuovo è in genere non omogeneo, per
cui ogni suo elemento è in grado di esprimersi con
creatività. In questa fase è centrale la possibilità
che possa darsi un’integrazione che risponda ad
esigenze organizzative nuove, sempre più caratterizzate da notevoli specializzazioni. In ambito
biologico, la specializzazione inizia con una scelta
evolutiva dell’organismo, che rinuncia allo sviluppo delle sue potenzialità, specializzando, invece,
specifici organi in vista della sopravvivenza in un
nuovo ambiente. In tal modo, la specializzazione
UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
annulla la flessibilità e la plasticità, che sono però essenziali quando si tratta di far
fronte ai mutamenti ambientali. Se, invece, l’organismo si differenzia, perdendo così
specializzazione e torna alle sue fasi iniziali di sviluppo, può ritrovare le potenzialità
che gli consentono di compiere un nuovo salto evolutivo. Ciò è possibile se l’organismo ha conservato le potenzialità possedute in passato. Per quanto concerne l’uomo,
egli è capace di conservare specifiche caratteristiche infantili, per cui possiede elevata plasticità e flessibilità; però, nello stesso tempo, in lui l’apprendimento ha preso il
posto di una conoscenza posseduta per via istintuale e genetica: nell’uomo, cioè, la
specializzazione si presenta come scelta legata ai percorsi dell’apprendimento, il suo
sviluppo cognitivo, cioè, prende le mosse da una totalità indifferenziata per giungere
a successive differenziazioni che danno luogo a nuovi sistemi. I diversi contesti hanno tra loro una connessione intima, in cui la costruzione dei livelli superiori avviene
con l’utilizzazione di elementi dei livelli precedenti. Ciò è possibile solo in contesti
non ancora caratterizzati da rigidità.
Consigli/suggerimenti
H. Werner e B. Kaplan, nel verificare in ambito linguistico gli stadi di sviluppo
di bambini in età compresa tra gli otto ed i tredici anni, hanno elaborato un
test idoneo a verificare il processo evolutivo, che culmina con l’autonomia
delle unità lessicali (cioè la loro utilizzazione in diversi contesti, la capacità di
estrarle da un contesto originario e di inserirle in differenti e molteplici contesti).
Si tratta di sei contesti-frasi, con una parola artificiale inserita in ognuno di essi.
Il compito consiste nel dare un significato alla parola artificiale, tale da essere
idoneo in tutti i contesti.
Ne proponiamo qui una variante:
1. Il basclov è utile per riscaldarsi;
2. Il basclov brucia;
3. Il basclov è utile per cuocere i cibi;
4. Il bascov è utile per difendersi dagli animali feroci;
5. Il basclov ha bisogno della legna;
6. I bambini devono stare attenti al basclov.
La risposta appare estremamente semplice ed intuitiva, ma va sottolineato che
nei soggetti molto giovani c’è maggiore difficoltà a comprendere che una parola
può essere utilizzata in più contesti.
Si può qui provare a somministrare il test a bambini dell’età indicata e poi verificare in classe i risultati ottenuti, sottolineando le impressioni e le difficoltà incontrate da parte loro nell’individuare di volta in volta che ciò a cui ci si riferisce è
sempre il fuoco.
Occorre riportare su una scheda i suggerimenti provenienti da ognuno dei sei
contesti, osservando ogni volta le reazioni, i tempi e le difficoltà incontrate dal
bambino. I singoli risultati devono essere poi confrontati tra loro, avviando su di
essi una discussione moderata dalla presenza del docente.
È evidente che qui è in gioco il rapporto tra organismo ed ambiente; anzi, sono ipotizzate le possibilità istruttive dell’ambiente. Si può quindi provare a ritrovare parallelismi tra l’ambito biologico e quello sociale.
13
MODULO 13
Pratiche di comunicazione
H. Maturana
Il biologo H. Maturana ritiene che il sistema nevoso si comporta in modo tale che ad ogni mutamento corrisponde un’attività
tesa a restituire al sistema le precedenti modalità interattive tra
le parti: dall’ambiente provengono perturbazioni alle quali il
sistema nervoso risponde facendo in modo da mantenere invariate le relazioni fra i suoi componenti. Quest’attività è fortemente autopoietica e fa perdere significato alla nozione di canale di comunicazione tra emittente e ricevente, in quanto la
chiusura autopoietica si realizzerebbe anche nei confronti di
organismi altri. Però, se due o più organismi interagiscono tra
loro in maniera ricorrente, deriva comunque un accoppiamento
strutturale, in cui lo sviluppo della singola individualità viene
raggiunto proprio in ragione di tale partecipazione, in uno spazio che è sociale ed in
cui emerge il gruppo, inteso, quindi, come vera a propria unità nascente dall’accoppiamento strutturale di più organismi, il cui obiettivo è il mantenimento della sua
identità. In tal modo, identità personale ed identità di gruppo hanno un comune
destino e le comunicazioni tra i membri sono sempre coerenti e finalizzate al mantenimento dell’identità di gruppo; perciò, le perturbazioni esterne sono sempre interpretate e trasformate al fine di renderle coerenti ai principi che fondano l’identità del
gruppo. In tale contesto, l’identità e la somiglianza percepita dai membri di un gruppo non sono la causa che determina l’aggregazione bensì il risultato di processi cognitivi, basato sulla formazione di stereotipi (ciò equivale a dire che non si forma un
gruppo con persone che ci piacciono ma che ci piacciono persone che appartengono
ad un gruppo, in forza della nostra identificazione sociale). In tal modo la conservazione dell’identità di gruppo diviene essenziale al mantenimento della stessa identità
personale. L’aderenza tra i due modelli viene mantenuta attraverso la formulazione
di norme che indicano quali siano i comportamenti che fondano la peculiare identità
del gruppo, dando luogo a comportamenti conformistici, che lasciano poco spazio
alla creatività ed all’innovazione, poiché il gruppo determina in maniera aprioristica
i codici di decodificazione dei segnali provenienti dall’esterno.
❱ 6/1 i gruppi specialistici
Nella ricerca di un’identità, il gruppo tende a specializzarsi e a mantenere con l’ambiente solo quelle interazioni che consentono il mantenimento della sua identità. Si
verifica in tal modo un’evidente chiusura autopoietica riguardo ai particolari ambiti
relativi ai domini dei differenti gruppi specialistici. È chiaro che il problema maggiore è qui la comunicazione tra i differenti gruppi specialistici, nei quali, tra l’altro,
eventuali nuovi membri sono accolti con estrema cautela, attraverso vere e proprie
forme di iniziazione.
In ogni gruppo, pertanto, per evitare eventuali forme di devianza, si tende ad effettuare costantemente attività di formazione nei riguardi dei propri membri e di quei
soggetti ancora alla ricerca di identità sociale, attraverso la formazione di codici di
comportamento e punizioni necessarie. Si tratta di processi di automatizzazione, con
strategie opposte a quelle dell’esplorazione, che sono invece innovative e connesse
alla possibilità di rotture delle fasi previste, in contesti despecializzati, in cui sia
possibile mettere in contatto esperienze in precedenza estranee l’una all’altra, per
creare un nuovo sistema di riferimento. Il problema principale di questo processo è
rappresentato dalla difficoltà di comunicazione tra i diversi sistemi e dalla chiusura
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UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
autopioetica: laddove ogni segnale proveniente dell’esterno viene in genere tradotto
secondo i codici del sistema ricevente, occorre invece che esso venga percepito come
segnale differente. Ciò è possibile solo se si trasforma il sistema stesso: ogni gruppo
tende a perpetuare se stesso ma possono darsi nuovi gruppi dall’accoppiamento di
unità afferenti a sistemi diversi, in un contesto non specializzato, in cui il conformismo
non è ancora necessario, per cui diventa possibile la libera espressione dei componenti. In una fase successiva, invece, è possibile anche l’esplorazione riguardante i
contenuti specialistici, per consentire il trasferimento di elementi da un contesto
all’altro. Nell’organizzazione del nuovo gruppo è infatti necessario che sussistano
delle differenze tra le parti che lo costituiscono (al contrario del gruppo specializzato,
in cui si assiste proprio all’annullamento delle differenze tra le parti).
❱ 6/2 Autorientamento
Occorre effettuare una lettura dei codici interpretativi dei singoli individui, in conformità ai codici presenti all’interno del gruppo, nei termini di un autorientamento
che metta in luce capacità ed attitudini. Queste ultime non possono essere considerate buone o cattive in termini assoluti ma vengono valutate come tali solo in relazione
ai contenuti in cui risultino più o meno funzionali.
Si propone, quindi, un itinerario che, oltre a consentire al soggetto di percepire le
proprie capacità e competenze, possa anche promuovere conoscenze e motivazioni
che rendano possibile lo stesso orientamento.
Uno dei principali problemi relativi a questo percorso è il raffronto, spesso infelice,
tra le caratteristiche personali individuate attraverso percorsi orientativi e gli itinerari di apprendimento scolastico e formativo articolato nello sviluppo lavorativo e
professionale. Una delle risposte potrebbe essere individuare coincidenze tra caratteristiche soggettive e specifici profili professionali, attraverso il progetto di interventi scolastici e formativi che aderiscano quanto più possibile ai profili stessi. Ciò, però,
non è di facile realizzazione, dal momento che l’utilizzazione delle conoscenze avrà
sempre luogo in contesti caratterizzati da molteplici peculiarità e differenze, in contesti lavorativi le cui trasformazioni avvengono in tempi sempre più brevi. In ogni
caso, un confronto tra caratteristiche soggettive ed itinerari formativi nella direzione
dei profili professionali è indubbiamente essenziale e costituisce lo stesso valore
funzionale dell’autorientamento. Occorre tener presente che capacità ed attitudini
hanno natura trasversale e descrivono non tanto abilità e competenze, quanto disposizioni e potenzialità. Per questo motivo l’autorientamento dev’essere progettato in
modo tale che la lettura delle attitudini avvenga attraverso una misurazione che vada
in direzioni diverse e che consenta al soggetto di valutare i risultati ottenuti secondo
parametri interni, senza ricorrere a risposte predefinite.
❱ 6/3 La frustrazione
Quando qualcuno prevale su di noi, in quanto scelto per svolgere un determinato
compito, le nostre aspettative subiscono una frustrazione; in tal modo può svilupparsi in noi un forte risentimento, poiché avvertiamo di aver subito un’ingiustizia, dal
momento che riteniamo che un nostro concorrente non possieda affatto le nostre
qualità.
In realtà, però, noi giudichiamo giusto un confronto che si fondi sulle valutazioni di
qualità nostre, adottando acriticamente il principio secondo cui le nostre qualità siano
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MODULO 13
Pratiche di comunicazione
quelle richieste per svolgere quel determinato compito. Però è quantomeno
ingenuo pretendere che il nostro avversario si confronti con noi sul nostro
terreno. In realtà, capacità ed attitudini non sono valutabili in se stesse come
buone o cattive, ma solo in relazione al contesto applicativo.
Obiettivo dell’esperienza che segue è dunque quello di consentire la conoscenza soggettiva dei propri punti di forza, cioè delle capacità ed attitudini
possedute, visualizzandone origini e provenienza e verificando se esse siano
da ritenersi acquisite o acquisibili.
La frustrazione di Paperino
Consigli/suggerimenti
L’esperienza seguente può servire sia per la conoscenza personale, attraverso
l’autosomministrazione, sia come strumento di indagine per gruppi, attraverso
l’eterosomministrazione. In ambito didattico, il gruppo è naturalmente costituito
dalla classe ed è seguito dal docente nelle singole fasi dell’esperienza di autorientamento.
Prima fase
Occorre un’introduzione di carattere esemplificativo; viene, pertanto, chiesto di rispondere a questa domanda: «Se vi trovaste in un gruppo di uomini dell’età della
pietra, quali caratteristiche o abilità riterreste utili e necessarie alla sopravvivenza?»
In un secondo momento si riflette sulle capacità ed abilità utili e necessarie per
la sopravvivenza nell’epoca attuale, che, ovviamente, non saranno in questo caso
di natura fisica ma delle specifiche competenze.
Seconda fase
In una prima scheda si indichino cinque capacità ed abilità ritenute ideali, per
ognuna delle quali si dovrà segnare dove si ritiene possibile acquisirle.
Terza fase
Su un’altra scheda si indichino altrettante capacità ed abilità che si ritiene di possedere, procedendo poi anche stavolta con l’indicare dove si ritiene di averle acquisite.
Quarta fase
In questa fase occorre riportare gli esiti sulla lavagna, evidenziando le voci ed i
luoghi che ricorrono più spesso, nonché la loro eventuale corrispondenza.
Quinta fase
Si avvia quindi una discussione di gruppo, in cui siano centrali i seguenti obiettivi:
a) evidenziare le differenze riscontrate tra capacità ideali e capacità realmente
possedute;
b) favorire, attraverso il confronto, quando alcune voci vengano classificate come
innate e il loro convergere verso l’apprendimento, in quanto ciò è utile per
visualizzare l’orientamento come processo di trasformazione personale attraverso la discussione di gruppo.
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UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
❱ 6/4 Creatività e conformismo
Per ogni individuo è molto importante, inoltre, comprendere sia le proprie attitudini
creative che quelle sistematiche.
L’esperienza che viene proposta consiste nel realizzare individualmente una breve
narrazione. L’esercizio è attivabile sia nella modalità dell’autosomministrazione,
perché possa rilevare le proprie attitudini, sia nella modalità dell’eterosomministrazione, rivolta, cioè, ad altri soggetti.
Nel contesto educativo, è consigliabile che venga proposta dal docente agli allievi.
Consigli/suggerimenti
Ogni soggetto dovrà scegliere quattro termini con cui comporre una frase tra le
seguenti sedici parole:
- mela, sera, auto, piede, fragola, mattina, moto, braccio, melone, pomeriggio,
autobus, mano, pera, notte, treno, gamba Si prepara una busta per ogni soggetto che partecipa all’esperienza, in cui vengono inseriti alla rinfusa sedici cartoncini, su ognuno dei quali è scritta una delle
parole indicate. Ogni soggetto dovrà sceglierne solo quattro, e comporre con
ognuna di esse una frase di senso compiuto.
Ai partecipanti dovrebbe essere taciuto il fatto che le sedici parole fanno riferimento a quattro insiemi e dovrebbe, invece, essere suggerito solo di scrivere una
frase o un breve racconto su un foglio a parte, a partire da ognuna delle quattro
parole scelte.
Quando l’esercizio è stato completato, il docente spiegherà che il livello di creatività è mostrato dalla capacità di ognuno di organizzare elementi riguardanti campi distinti in una struttura che prescinda dagli insiemi sottesi agli stessi elementi.
La visualizzazione dei risultati dovrà essere realizzata attraverso la messa in luce
della prevalenza della polarità creativa su quella sistematica, evidenziando che
tale prevalenza non ha carattere valoriale, ma solo descrittivo delle particolari
attitudini soggettive; infatti, i soggetti creativi non sono migliori di quelli sistematici, né i sistematici migliori dei creativi. È solo il contesto, infatti, che decide di
volta in volta della maggiore funzionalità dell’una o dell’altra direzione.
Occorre a questo punto specificare che le parole fanno riferimento a quattro
specifici insiemi:
(primo insieme: mela, fragola, melone, pera; secondo insieme: sera, mattina,
pomeriggio, notte; terzo insieme: auto, moto, autobus, treno; quarto insieme:
piede, braccio, mano, gamba) e che la chiave di valutazione del livello di creatività è data dall’utilizzazione di parole messe tra loro in una relazione diversa da
quella suggerita dall’insieme di riferimento: se le parole scelte fanno parte dello
stesso insieme, se ne potrà desumere un orientamento sistematico; se, invece,
le parole sono state scelte da quattro insiemi diversi, l’orientamento sarà di tipo
creativo. Se la scelta è intermedia, se ne deduce un sostanziale equilibrio tra i
due orientamenti.
Infine, si potrà attivare una discussione di gruppo, in cui occorrerà specificare che
i risultati raggiunti devono essere letti in una prospettiva di sviluppo temporale e
non come una sentenza dai caratteri di immutabilità.
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MODULO 13
Pratiche di comunicazione
❱ 6/5 L’interazione individuo-gruppo
L’esperienza di autovalutazione che segue ora, consente di valutare i livelli di due
specifiche modalità interattive, cioè le polarità estreme dell’interazione individuogruppo, vale a dire l’autocentramento e l’eterocentramento; il primo di questi due
atteggiamenti è legato a scelte che rispondono ad esigenze di coerenza interna al
soggetto, mentre il secondo riguarda la tendenza ad essere armonici rispetto a valori
ed atteggiamenti esterni al soggetto stesso.
L’esperienza proposta considera situazioni in cui la difficoltà di scelta tra risposte
autocentrante e risposte eterocentrate viene accentuata dalla distanza estrema tra gli
atteggiamenti attribuiti al soggetto e quelli attribuiti agli altri.
Consigli/suggerimenti
Anche in questo caso sono previste due modalità: la prima per una verifica in
prima persona (autosomministrazione) e la seconda per la verifica su altri soggetti (eterosomministrazione) ed anche in questo caso è prevista la presenza e
la guida del docente in una situazione d’aula.
Il docente, infatti, consegna ad ogni soggetto otto schede contenenti le descrizioni di altrettante situazioni in cui immedesimarsi, per poi scegliere una delle tre
risposte previste per ognuna delle situazioni.
Si procederà poi assegnando i punteggi individuali, attribuendo un punto
per ogni risposta A, due punti per ogni risposta B e tre punti per ogni risposta C: quanto più alto sarà il punteggio, tanto più sarà alto il livello di autocentramento. Al contrario, un punteggio basso indica un orientamento
eterocentrato.
Le considerazioni che ne seguiranno non costituiscono giudizi di valore, ma sono
indicatori delle caratteristiche soggettive all’interno delle relazioni interpersonali.
Le diversità, infatti, delineano soltanto differenti stili di interazione, la cui funzionalità è determinata dal contesto in cui vengono posti in essere.
La discussione di gruppo, infine, consentirà di approfondire e chiarire gli aspetti
emersi dall’esercitazione e di confrontare le differenze riscontrabili nelle risposte
date.
Scheda 1
Vi trovate per la prima volta in un gruppo di persone che stimate ed ammirate.
La discussione cade su un recente libro che tutti i presenti dichiarano di apprezzare, mentre a voi non è piaciuto affatto, tanto che avete rinunciato a proseguirne la lettura.
Quando vi viene chiesto il vostro parere:
1. dichiarate di apprezzare molto il libro
2. affermate di non conoscerlo
3. confessate il vostro giudizio negativo
Scheda 2
Una persona che apprezzate molto e che sembra mostrare interesse verso di
voi, vi racconta di amare molto la musica classica, che voi non apprezzate
affatto.
Quando vi chiede cosa ne pensate:
1. dichiarate ciò che pensate della musica classica
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UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
2. affermate di nutrire la stessa passione
3. sostenete di non conoscere abbastanza bene la musica classica
Scheda 3
Un dirigente dell’azienda in cui lavorate esprime la sua opinione negativa sul
comportamento di un vostro collega che stimate molto e ritenete essere nel
giusto.
Quando vi chiede il vostro parere:
1. dichiarate di non conoscere i fatti
2. vi dichiarate d’accordo col dirigente
3. dite ciò che pensate nell’interesse del vostro collega
Scheda 4
Siete un giovane giornalista al quale un importantissimo personaggio pubblico
ha concesso un’intervista, mostrandosi molto gentile e disponibile nei vostri
confronti. Durante la conversazione, però, comincia ad esprimersi in maniera
molto offensiva nei confronti degli ebrei.
Vi chiede, quindi, il vostro parere e voi:
1. vi dichiarate d’accordo con lui
2. esprimete il vostro disaccordo
3. sostenete di non conoscerli abbastanza bene
Scheda 5
Un’anziana e gentile vicina di casa vi racconta della sua fiducia nei confronti di
cartomanti e sensitivi e vi chiede il vostro parere.
Voi:
1. dichiarate di non credere affatto in ciò che dicono cartomanti e sensitivi
2. sostenete di non conoscere bene l’argomento
3. affermate di essere d’accordo
Scheda 6
Siete ad un convegno internazionale ed ha appena parlato un notissimo professore. Alla fine del suo intervento, tutti i presenti si mostrano entusiasti,
tranne voi.
Invitati ad esprimere la vostra opinione:
1. vi dichiarate d’accordo con gli altri
2. sostenete di non essere abbastanza competente sull’argomento
3. confessate di non aver apprezzato il suo intervento
Scheda 7
Vi siete sempre dichiarati fortemente contrari all’aborto. Un giorno, una vostra
amica vi confessa in lacrime di aspettare un bambino e di voler abortire. Vi prega,
inoltre, di accompagnarla in ospedale.
Voi:
1. dichiarate di non essere disponibile per principio
2. sostenete di non essere la persona adatta ad accompagnarla
3. vi mostrate disponibili ad accompagnarla
Scheda 8
In un negozio, voi ed altre persone presenti vi accorgete che un barbone sta
rubando un panino (voi vi siete sempre dichiarati intolleranti verso ogni forma di
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MODULO 13
Pratiche di comunicazione
reato). Il negoziante chiede ai presenti se qualcuno ha visto chi è stato l’autore
del furto e tutti sostengono di non aver visto nulla.
Voi:
1. gli indicate immediatamente il barbone
2. sostenete insieme agli altri di non aver visto nulla
3. dichiarate che eravate impegnato nei vostri acquisti
Schede
Scheda di lettura
Scheda 1
1=A; 2=B; 3=C
Scheda 2
1=C; 2=A; 3=B
Scheda 3
1=B; 2=A; 3=C
Scheda 4
1=A; 2=C; 3=B
Scheda 5
1=C; 2=B; 3=A
Scheda 6
1=A; 2=B; 3=C
Scheda 7
1=C; 2=B; 3=A
Scheda 8
1=C; 2=A; 3=B
❱ 6/6 La motivazione dinamica
L’esercizio che segue è esperienza di autovalutazione dei propri livelli motivazionali riguardanti l’apprendimento linguistico. Occorre qui tenere presente che tali livelli non possono essere definiti solo in relazione all’oggetto specifico, ma anche in
considerazione del soggetto che si relaziona ad esso.
Infatti, l’attrattiva di un oggetto varia a seconda della sua complessità (in genere si è maggiormente stimolati proprio dalla complessità) e si relaziona alla complessità del soggetto.
Inoltre, i livelli motivazionali di un individuo non devono essere considerati in maniera statica, perché subiscono variazioni nel corso del tempo. Generalmente, comunque,
si assiste ad una specifica relazione tra la complessità dell’oggetto e quella del soggetto: si reagisce, cioè, agli stimoli troppo semplici o troppo complessi trascurandoli e si
risponde, invece, a quelli più prossimi al proprio livello ideale di complessità.
L’esercitazione vuole quindi prendere in considerazione le valutazioni dei gradi di
difficoltà percepiti; essa si articola in relazione alla motivazione all’apprendimento
linguistico.
Consigli/suggerimenti
Sono previste tre schede, di difficoltà progressiva, ognuna delle quali contiene
dieci frasi. Ciascuna di esse va integrata da un verbo (individuando modo, tempo
e persona) che le dia significato.
La scheda A è di più facile soluzione, la scheda B è di difficoltà intermedia,
mentre la scheda C è la più complessa. L’esercitazione deve svolgersi solo
su due schede, per cui sarà il soggetto dell’esercizio a scegliere quale escludere.
Al termine si potrà valutare il punteggio ottenuto confrontando le risposte date
con quelle esatte riportate in tabella, attribuendo un punto per ogni risposta
esatta.
20
UNITÀ 1
La complessità della comunicazione
Si tratterà, infine, di riflettere sui gradi di motivazione ed interesse provato cimentandosi con le due schede, tenendo conto che il livello di motivazione ottimale si
colloca in una posizione intermedia tra la percezione di una difficoltà irrisoria e
quella di una difficoltà eccessiva (ad esempio, non troviamo molto motivante
vincere una prova di forza sostenuta avendo come avversario un bambino, ma
la motivazione sarebbe ugualmente bassa se il nostro avversario fosse un campione di sollevamento pesi).
Quindi, i soggetti che si siano sentiti motivati nel completare la prima scheda
avranno pochi interessi verso successivi percorsi di apprendimento, mentre sono
opposte le conclusioni per i soggetti che si siano mostrati più motivati nel compilare la seconda scheda.
Scheda A
1. Dopo pranzo, i componenti della famiglia Bianchi ……………………………
la televisione.
2. Giulia sussurrava qualcosa all’orecchio di Marco e nessuno riusciva a
…………………………… ciò che diceva.
3. Sergio aveva così tanta sete che riuscì a …………………………… una bottiglia d’acqua intera.
4. Carlo aveva spento la luce e non riusciva a …………………………… nulla.
5. All’arrivo della primavera ogni rondine …………………………… alta nel
cielo.
6. Marco è davvero bravo nelle immersioni subacquee: infatti riesce ad
……………………… a grande profondità.
7. Un gatto …………………………… un topo a gran velocità.
8. Sono così stanco che vorrei …………………………… gli occhi ed addormentarmi.
9. Dopo la lunga attesa dei bambini, finalmente …………………………… la
neve.
10. Non so cosa darei per …………………………… questo brutto ricordo!
Scheda B
1. Se non è possibile partire, occorrerà …………………………… qui.
2. Una sola candela non riusciva ad …………………………… del tutto la stanza.
3. Era così …………………………… dal film da aver perso la cognizione del
tempo.
4. Ognuno di noi …………………………… molti errori se ha poca esperienza.
5. Un cane, nella notte, stava …………………………… alla luna.
6. Ognuno di noi, in pieno silenzio …………………………… la scena del film
con interesse.
7. Quel breve riposino pomeridiano fu subito interrotto dall’arrivo dei bambini
che ………………………… tra loro.
8. Vedendo improvvisamente un bambino in mezzo alla strada, l’automobilista
…………………… bruscamente.
9. Dopo diversi giorni di pioggia, oggi finalmente …………………………… un
gran bel sole.
10. A primavera inoltrata, le piante …………………………… in abbondanza.
21
MODULO 13
Pratiche di comunicazione
Scheda C
1. Discutendo animatamente, il candidato ………………………… con competenza sul tema che stava trattando.
2. Fu dimostrato a sufficienza che l’accusa non …………………………… su
prove di fatto.
3. Tutta la parte teorica era stata …………………………… da esercitazioni
pratiche.
4. Una tempesta violentissima …………………………… i rami degli alberi.
5. Non bisogna …………………………… il successo utilizzando mezzi scorretti.
6. Alla fine, dopo una lunga battaglia, l’esercito nemico fu ……………………………
7. A causa di diversi impedimenti, il viaggio fu …………………………… di alcune settimane.
8. Se vuoi che ti capisca devi …………………………… bene le parole.
9. Alcune persone, senza alcuna ragione apparente ……………………………
contro un ragazzo.
10. Era come se un segno fosse stato …………………………… sul suo cuore
con un sigillo.
RISPOSTE ESATTE
Scheda A
Scheda C
1
guardano
restare
si soffermava
2
sentire
illuminare
si fondava
3
bere
preso
corredata
4
vedere
commette
squassava
5
vola
ululando
perseguire
6
immergersi
seguiva
sbaragliato
7
inseguiva
strillavano
posticipato
8
chiudere
frenò
scandire
9
cadeva
c’è stato
inveivano
dimenticare
fioriscono
impresso
10
22
Scheda B
UNITÀ 2
Pregiudizi, stereotipi e
discriminazione
Contenuti
•1
•2
•3
•4
Concetto e distinzioni
Genesi del pregiudizio
La persistenza del
pregiudizio
Conseguenze del pregiudizio Attenuazione ed
e della discriminazione
eliminazione del pregiudizio
•5
❱❱ 1. Concetto e distinzioni
❱ 1/1 il pregiudizio
Il termine deriva dal latino prae-judicium (prae = avanti, antecedente e judicium =
giudizio) e definisce l’attitudine a reagire in modo favorevole o sfavorevole, nei
confronti di uno o più soggetti, esclusivamente sulla base dell’appartenenza di questi
ultimi ad una determinata classe o categoria.
Si tratta di un elemento culturale che poggia le basi sul cosiddetto «pensiero medio
standard», cioè sul senso comune inteso nell’occasione più riduttiva del termine,
piuttosto che sulla comunicazione e l’esperienza diretta e che, generalmente, acquista
connotazioni positive nei confronti dei gruppi con i quali ogni individuo è solito
identificarsi, e negative verso tutti gli altri, considerati «diversi».
In sostanza il pregiudizio consta di una falsa rappresentazione della realtà, non determinata cioè dalla conoscenza reale del soggetto, del gruppo o di un certo tipo di situazione.
❱ 1/2 La discriminazione
Mentre il pregiudizio implica un atteggiamento, la discriminazione pone in essere
veri e propri comportamenti non paritari, finalizzati a escludere alcune categorie di
individui dall’accesso a determinate opportunità. Essa può essere attuata sulla base
della classe sociale, dell’etnia, della religione, delle opinioni politiche, dell’età, di
una disabilità, oltre che del sesso o delle preferenze sessuali.
Spesso la discriminazione è la diretta conseguenza del pregiudizio; ma non tutte le
forme di discriminazione traggono da questo la propria origine e, a sua volta, non
sempre il pregiudizio sfocia in comportamenti discriminatori. Caratteristiche principali della discriminazione sono:
• disparità di trattamento rispetto agli altri individui o gruppi di individui;
• assenza di giustificazione per la diversità di trattamento posta in essere.
La nozione di discriminazione è squisitamente psico-sociale nella misura in cui interessa l’interazione tra individui.
23
MODULO 13
Pratiche di comunicazione
❱❱ 2. Genesi del pregiudizio
❱ 2/1 Pregiudizio e personalità autoritaria
Il pregiudizio non nasce nell’individuo in modo spontaneo: si genera con l’apprendimento e l’imitazione delle idee e dei comportamenti degli altri soggetti sociali. La
famiglia, l’ambiente, la società, i mass media creano già nella prima infanzia opinioni e modelli di comportamento che gli individui cristallizzano in idee preconcette.
La psicologia sociale, però, fin dal principio risultò divisa circa la genesi del pregiudizio negli individui: mentre alcuni studiosi concentrarono le loro ricerche sulla
formazione della personalità nel singolo, altri posero maggiore attenzione al sostrato
sociale in cui i pregiudizi maturano.
per approfondire
❱
La personalità autoritaria
Nel tentativo di confrontare e conciliare queste due prospettive divergenti, che trovano la loro maggiore
espressione nella teoria psicoanalitica di Sigmund Freud e in quella socio-economica di Karl Marx, nel 1950
Theodor W. Adorno, Else Frenkel-Brunswik, Daniel J. Levinson e R. Nevitt Sanford scrissero The Authoritarian Personality (La personalità autoritaria), contestando come la crisi economica e il conseguente aumento della disoccupazione verificatisi in Germania, nel periodo fra le due guerre, invece di condurre alla
definitiva crisi del capitalismo, e dunque all’affermazione del proletariato, prevista da Marx, avevano piuttosto indirizzato quest’ultimo verso le ideologie di destra, fondate sul culto dell’uomo forte e dell’esistenza
di una razza superiore.
Gli studiosi ritennero, dunque, che l’adesione alle idee fasciste non fosse stata determinata tanto da fattori socio-economici e dagli attriti esistenti tra le classi sociali, quanto dalle idee preconcette insite negli
individui. Ne conseguiva che il pregiudizio altro non fosse che «una tendenza dell’individuo ad essere etnicamente centrato: ad accettare cioè, in maniera rigida, coloro che gli sono simili per cultura e a rifiutare
invece coloro che sono dissimili» (T.W. Adorno). Chi ha forti pregiudizi verso altri gruppi etnici, nonché
verso gli appartenenti al proprio gruppo che manifestano idee diverse rispetto a quelle preponderanti nel
gruppo stesso, venne definito da Adorno e altri, etnocentrico, e il suo atteggiamento etnocentrismo.
Gli studiosi si preoccuparono anche di comprendere il rapporto sussistente tra etnocentrismo e autoritarismo, inteso quest’ultimo come la tendenza ad avere un atteggiamento acritico e subalterno verso i capi forti, a disprezzare la debolezza altrui, a
sostenere una disciplina rigida in famiglia e a ritenere necessaria l’applicazione di
severe punizioni nei confronti delle varie tipologie di devianti.
Attraverso un esame psicoanalitico di soggetti portatori di pregiudizi, individuati
attraverso un questionario, essi arrivarono a descrivere il profilo di una personalità
autoritaria, facendo riferimento sia al suo stile cognitivo, cioè alla maniera in cui
concepisce il mondo, sia ai tratti di personalità latenti, soprattutto alle motivazioni
inconsce. Si evinse così che lo stile cognitivo della personalità portatrice di pregiudizi è caratterizzato dal fatto di pensare per stereotipi e che ciò, a sua volta, ha radici inconsce.
I sentimenti negativi, non potendo essere riconosciuti come tali, né eliminati, sono
conservati nell’inconscio e indirizzati su individui e gruppi sociali che fungono da
«capro espiatorio». In conclusione, colui che pensa per stereotipi sviluppa uno stile
cognitivo legato al «meccanismo psicologico della repressione».
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UNITÀ 2
Pregiudizi, stereotipi e discriminazione
❱ 2/2 Competizione e ostilità
Un ulteriore tipo di indagine venne compiuta sulla correlazione esistente tra competizione e razzismo, dimostrando come, all’aumentare della competizione per l’acquisizione di risorse limitate, aumenti anche l’ostilità tra i diversi gruppi etnici. Tra i
ricercatori che si sono occupati di questo fenomeno, ricordiamo Muzafer Sherif e
Carolyn Wood Sherif.
Questi ultimi sottoposero dei ragazzi americani ad un esperimento, durante un campo estivo che in realtà era un laboratorio di psicologia sociale all’aperto. In una prima
fase, i ragazzi potevano svolgere tutte le attività del campo, ricreative e no, senza
alcuna differenziazione; nella fase successiva, invece, furono creati due gruppi distinti e furono organizzate delle attività competitive, tra cui alcune manifestazioni
sportive. Si constatò, in questa seconda fase, un deterioramento dei rapporti e un
senso di ostilità e diffidenza tra i gruppi, nonché la formazione di stereotipi negativi
tra gli stessi. Infine, i ricercatori cercarono di superare le divergenze sorte predisponendo il perseguimento di scopi comuni tra i gruppi. In tal modo, ottennero una diminuzione della conflittualità.
Dai risultati sperimentali, gli Sherif e altri studiosi trassero le seguenti conclusioni:
• gli scopi competitivi tra gruppi contrapposti creano tensione reciproca;
• gli scopi sovraordinati, poiché ritenuti importanti da ciascuno dei membri dei
gruppi e raggiungibili solo con la collaborazione reciproca, determinano pacificazione dei rapporti e un sentimento di aiuto reciproco.
Altri studiosi, come Henri Tajfel (in uno studio del 1978), notarono come la contrapposizione tra gruppi può nascere anche solo dalla volontà di proteggere la propria
identità sociale, oltre che dalla ricerca di risorse economiche. I membri di uno stesso
gruppo tenderebbero sempre più ad avere opinioni e comportamenti simili; la loro
personalità individuale si uniforma a quella del gruppo cui appartengono e la loro
autostima viene accresciuta solo per il fatto di essere inseriti in un gruppo, ritenuto
portatore di valori positivi.
per approfondire
❱
L’autostima dell’individuo
Allo stesso tempo, coloro che fanno parte di gruppi diversi vengono considerati in modo negativo, discriminati, svalorizzati nella loro identità personale. Donn E. Byrne e Terry J. Wong (in alcune ricerche del 1962)
hanno posto in rilievo come la diffidenza e l’ostilità verso una razza diversa può trovare una matrice nella
semplice convinzione che gli appartenenti a una differente etnia abbiano opinioni divergenti dalla propria.
Ciò metterebbe a repentaglio l’autostima dell’individuo. Le persone simili sarebbero invece considerate più
rassicuranti, perché si ritiene che con esse si abbia una maggiore affinità intellettiva e di interessi. Per altri
studiosi ancora (Joseph W. Smedley e James A. Bayton), i pregiudizi tra etnie diverse si attenuano laddove i loro componenti appartengono alla medesima classe socio-economica.
❱❱ 3. La persistenza del pregiudizio
Da un punto di vista logico ed etico, il pregiudizio non dovrebbe esistere in una società progredita ed evoluta; eppure sembra perpetuarsi nel tempo, poiché nutrito da
meccanismi di sostegno e di rinforzo, quali il consenso sociale e gli stereotipi.
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Pratiche di comunicazione
❱ 3/1 il consenso sociale
Il pregiudizio può trovare nella società la sua stessa ragione d’essere, nella misura in
cui costituisce il mezzo per giungere al consenso sociale. Rifiutare il pregiudizio significherebbe, pertanto, esporsi al rischio della condanna sociale e, a sua volta, la sua
persistenza costituirebbe un sistema di adattamento al mondo esterno. Allo stesso
tempo, il pregiudizio tenderà a rafforzarsi o svalutarsi in ragione del reale supporto
proveniente dalla massa degli individui: quindi, nel momento in cui provocherà disapprovazione da parte di questi ultimi, tenderà a non essere manifestato apertamente.
❱ 3/2 Gli stereotipi
Lo stereotipo è un concetto astratto, schematico, organizzato, largamente condiviso, che si forma nell’ambito delle relazioni intergruppo e che viene utilizzato per
connotare in modo univoco la realtà di un gruppo sociale. Ha il compito di diffondere idee preconcette di massa, costantemente reiterate, confermando ciò che è noto, o
si presume essere noto, così che false rappresentazioni della realtà sociale acquistino una valenza ovvia e scontata.
Per lo psicanalista Carl Gustav Young gli stereotipi sono «falsi concetti classificatori a cui, di regola, sono associate forti inclinazioni emozionali di simpatia o antipatia, approvazione o disapprovazione».
La rigidità schematica degli stereotipi implica particolari processi cognitivi, quali:
• processi mnemonici: riguardano la tendenza a ricordare fatti che confermino gli
stereotipi e a sottovalutare le esperienze che li smentiscano;
• correlazione ingannevole: le informazioni che supportano gli stereotipi, relativi
ad un certo gruppo, hanno il sopravvento rispetto a quelle che ne negano l’esistenza. La correlazione tra le informazioni ricevute e gli stereotipi sarà dunque solo
apparente;
• differenziazione e polarizzazione: gli stereotipi vengono utilizzati anche per
contraddistinguere gli appartenenti al proprio gruppo sociale. In quest’ultimo caso,
però, le idee preconcette saranno meno schematizzate, estremiste e variabili rispetto a quelle utilizzate per definire i membri di un gruppo estraneo. Per esempio:
i sessisti contrapporranno donne particolarmente intelligenti alla massa delle
donne considerate intellettualmente poco vivaci. I giudizi dei membri del gruppo
designante tenderebbero, dunque, anche alla polarizzazione;
• categorizzazione e valutazione: fenomeno che si verifica tutte le volte che rimarchiamo le differenze esistenti tra il gruppo di cui facciamo parte e i componenti
di un altro gruppo, considerando questi ultimi con caratteristiche molto simili tra
loro.
❱❱ 4. Conseguenze del pregiudizio e della discriminazione
❱ 4/1 La perdita dell’autostima e la volontà di fallire
Diversi studiosi hanno constatato che chi è oggetto di pregiudizi e discriminazione sviluppa, molto spesso, una percezione negativa di sé; una mancanza di autostima che può
condurre ad atteggiamenti autoaggressivi. Tra questi ricercatori ricordiamo Kenneth
M. Clark, che sottopose ad un esperimento un gruppo di bambini tra i tre e i sette anni,
a cui mostrarono due bambole: una di colore scuro ed un’altra di colore chiaro.
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Pregiudizi, stereotipi e discriminazione
La netta maggioranza dei bambini neri (i due terzi) preferirono le bambole chiare,
dimostrando così di rifiutare quelle più somiglianti a sé. Altre ricerche hanno confermato, a loro volta, che le donne considerate dagli uomini come poco indipendenti,
razionali e oggettive, si autopercepiscono allo stesso modo e pensano di dover soddisfare questo tipo di modello femminile.
La mancanza di autostima porta al profilarsi di comportamenti autolesivi anche in
campo professionale (volontà di fallire). Per Julian B. Rotter, l’impegno per il
conseguimento del successo dipende dalla percezione delle proprie capacità: chi non
ha considerazione di sé, non crede di avere alcuna possibilità di successo e spesso
rinuncerà, a priori, ad impegnarsi.
❱ 4/2 L’effetto Pigmalione
Un’ulteriore conseguenza della discriminazione e del pregiudizio nei confronti del
prossimo è il cosiddetto effetto Pigmalione (dal nome dello scultore greco che creò
una statua così bella da innamorarsene, rendendola in tal modo viva). Tale effetto si
verifica quando qualcuno crea negli altri ciò che si aspetta di trovare.
A tal proposito, vari studiosi hanno constatato come gli individui sottoposti a discriminazione dimostrino di confermare con il loro comportamento le aspettative discriminatorie. Il pregiudizio fungerebbe, dunque, in un certo qual modo, da profezia. In
particolare, Robert Rosenthal e Lenore Jacobson (in alcune ricerche del 1968)
hanno individuato nel rapporto insegnanti-alunni un esempio di tale assunto. Il rendimento degli alunni, infatti, appare fortemente influenzato dall’aspettativa che l’insegnante nutre su ciascuno di loro. Tale influenza, a sua volta, è esercitata grazie alla
coesistenza delle seguenti variabili:
• il clima emotivo, che si instaura attraverso la considerazione positiva e il calore
che gli insegnanti trasmettono ad alcuni alunni e non ad altri;
• la quantità e la qualità delle informazioni differenziate, a seconda della preferenza degli insegnanti per i loro alunni;
• le sollecitazioni intellettuali, quali una maggiore possibilità di parlare, di essere
interpellati su domande difficili o di essere ascoltati con più pazienza, indirizzate
solo verso alcuni studenti e non verso altri;
• un giudizio sempre positivo degli insegnanti per gli alunni preferiti.
È plausibile, dunque, che se l’istituzione scolastica si aspetta un ridotto rendimento
da parte di soggetti appartenenti a minoranze etniche, linguistiche, religiose ecc., finirà con l’ostacolarne necessariamente l’apprendimento.
❱❱ 5. Attenuazione ed eliminazione del pregiudizio
La psicologia sociale ha tentato di trovare dei rimedi al fine di attenuare o eliminare il
fenomeno del pregiudizio e della discriminazione sociale. Secondo molti studiosi, uno
dei metodi per ottenere tale risultato consiste nel permettere il contatto tra gruppi separati: in questo modo le differenze tra loro potranno ridursi progressivamente. Allo
stesso tempo, i membri del gruppo estraneo non saranno più visti come tra loro equivalenti e stereotipati, ma piuttosto distinti e caratterizzati ciascuno da peculiarità personali.
Inoltre, avranno modo di venire alla luce le affinità esistenti fra componenti di gruppi diversi. L’integrazione sociale potrà trovare un terreno fertile in luoghi quali le
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scuole, i posti di lavoro, le zone residenziali dei centri abitati, prestando molta attenzione, in quest’ultimo caso, a evitare il formarsi di quartieri ghetto.
Vi sono infine ulteriori condizioni atte a favorire la reciproca conoscenza e l’integrazione di etnie diverse, rappresentate da:
• un paritario accesso al sostegno della comunità, al potere decisionale e alle stesse condizioni di vita per i diversi gruppi;
• il conseguimento di scopi comuni, raggiungibili solo attraverso una sentita collaborazione di tutti gli appartenenti ai distinti gruppi sociali.
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