Servizi di Istituto Fin dai primi anni di vita del Corpo, i Carabinieri si
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Servizi di Istituto Fin dai primi anni di vita del Corpo, i Carabinieri si
Servizi di Istituto Fin dai primi anni di vita del Corpo, i Carabinieri si prodigarono generosamente nell’aspra, quotidiana lotta contro il crimine, personificando sempre il rispetto della legge e dell’ordine sociale. Lotta condotta nelle città, nei sobborghi, nelle campagne, che ebbe i suoi eroi e i suoi numerosi caduti. Primo fra questi il Carabiniere Giovanni Boccaccio, ucciso durante un violento conflitto a fuoco con pericolosi fuorilegge presso Vernante (Cuneo), il 23 aprile 1815, a soli 9 mesi dall’Istituzione del Corpo. Nel quadro di tutto un ciclo di operazioni sviluppate per combattere la delinquenza di quel tempo va sottolineata l’azione contro la banda di “Lungosantino”, sgominata nel 1829, la quale aveva reso estremamente precaria la situazione nell’alto Novarese; e l’attività d’Istituto svolta nello stesso periodo nell’Astigiano, nelle campagne di Cuneo e di Ivrea, infestate dalla criminalità, che portò alla totale bonifica e che costò all’Arma gravissime perdite. Nel 1834 fu il giovane Carabiniere Scapaccino – caduto nell’adempimento del dovere – a essere fregiato della prima Medaglia d’Oro al Valor Militare istituita per le Forze Armate. E così gli anni che seguirono, nei quali i Carabinieri si impegnarono con eguale valore in difesa delle popolazioni e dell’ordine: nel 1856 il Maresciallo Scaniglia riuscì a catturare il bandito Gambilargiu da Osilo (Sassari) che con la sua banda terrorizzava le campagne e i centri abitati; tra il 1860 e il 1870 nelle province meridionali furono portate a termine contro la criminalità comune e il brigantaggio vaste e complesse operazioni che ebbero il carattere di una vera campagna in cui l’Arma ebbe 361 caduti e 516 feriti. Successivamente, la lotta contro il banditismo fu caratterizzata dal proliferare di bande intorno a criminali di trista fama assumendo gli aspetti di una battaglia quotidiana che portò, tra l’altro, a cavallo dei due secoli, alla neutralizzazione della bande Pizzichicchio nel Barese e Ciarullo nel Salernitano e all’arresto, nei pressi di Urbino, del noto bandito Musolino. Numerosi ufficiali, sottufficiali e carabinieri furono impegnati senza tregua in quella lotta. Per tutti è da ricordare il Capitano Chiaffredo Bergia – decorato di Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia e di Medaglia d’Oro al Valor Militare - che in Abruzzo sostenne svariati conflitti a fuoco con i più temuti briganti dell’epoca. Tra le varie operazioni da lui condotte, particolare eco ebbe la soppressione delle bande Pomponio-d’Alena, quella di Croce di Tola e la cattura dei briganti Lonnini e Rosa. Nel primo dopoguerra virulente forme di banditismo si manifestarono soprattutto in Sardegna, Sicilia e Calabria. I Carabinieri le combatterono, attivando operazioni che furono caratterizzate da cruenti conflitti a fuoco. Vennero eliminate le bande Stragges (1922) in Calabria; Collarich-Giugovaz (1924) in Istria; Giovanni Dino (1925) e Giovanni Sacco (1926) in Sicilia; Pollastro (1926) in Liguria e Lombardia; Onorato Succu (1927), Santino Succu, Liandru, Corrias e Floris (1928-1929) in Sardegna; Civello (1929) in Sicilia; Pittau (1933) in Sardegna. In quegli stessi anni l’Arma si impegnò anche nella lotta contro la mafia in Sicilia conseguendo un’ampia bonifica delle zone più soggette ad arbitrii, vendette e uccisioni. Anche il secondo dopoguerra segnò un’eccezionale recrudescenza della criminalità nelle sue varie forme e manifestazioni. Dopo lunghe e impegnative azioni che costarono la vita a molti Carabinieri, nel 19501951 furono sgominate le bande di Liandreddu, Liandru e Sini in Sardegna; quella di Giuliano in Sicilia. Nei periodi successivi e infaticabilmente fino ai giorni nostri, i Carabinieri hanno continuato a prodigarsi con immutata, silenziosa tenacia nella quotidiana lotta contro la criminalità, garantendo la tranquillità e la sicurezza alle popolazioni. Di ciò sono testimonianza le operazioni contro il banditismo in Sardegna, in Sicilia e Calabria, contro la delinquenza comune e il terrorismo, che hanno visto e vedono tuttora l’Istituzione duramente impegnata in complesse azioni che sono costate alti tributi di vite e di sangue. La Bandiera dell’Arma, a riconoscimento di tale meritoria attività, è stata recentemente insignita della seconda Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia con la motivazione seguente: “Nel retaggio del suo glorioso passato, si confermava saldissima in tutte le sue unità, baluardo della difesa dello Stato e delle sue leggi. Ovunque generosamente presente, si prodigava con valore e perizia a tutela della ordinata civile convivenza, nella diuturna, incessante e sempre più aspra lotta contro il crimine. Mirabile nello slancio, illuminava con l’olocausto di centinaia di Caduti la sua fulgida storia di Arma Benemerita”. Ma, oltre che per le loro virtù militari e per la lotta condotta contro il crimine, i Carabinieri si sono segnalati in ogni tempo alla pubblica considerazione anche per l’alto senso umanitario, per l’assistenza e per il soccorso alle popolazioni, prodigandovisi fino all’estremo sacrificio. Così. A poco a poco, intorno a loro ha preso corpo quella linea di fedeltà e di abnegazione che li caratterizza ancora oggi. Circostanze che costarono all’Arma numerose vite umane furono i terremoti di Casamicciola (1833), Messina (1908), Marsica (1915), Vulture (1930); i nubifragi e le inondazioni che nel 1951 colpirono il Polesine, la bassa Ferrarese, il delta Padano e altre regioni d’Italia, tra cui la Sicilia e la Sardegna; le violente bufere di neve che si abbatterono nel 1956 su gran parte d’Italia, isolando centinaia di comuni e frazioni rimasti senza viveri e senza assistenza medica e che furono alimentati dai reparti dell’Arma; il sisma dell’Irpinia (1962); la frana della montagna sulla diga del Vajont nel 1963, le cui acque sommersero e distrussero l’abitato di Longarone; la disastrosa alluvione del 1966 che provocò lo straripamento di fiumi e torrenti, tra cui l’Arno, con conseguente inondazione delle campagne e dei centri abitati compresa Firenze; i terremoti del Belice (1968), d’Ancona (1972) e del Friuli (1976). Anche in queste vicende i Carabinieri hanno dimostrato come l’altruismo sia essenza della loro natura. Per tale attività di soccorso e di assistenza alle popolazioni la Bandiera dell’Arma è stata decorata di una Medaglia d’Oro al Valore dell’Esercito, di tre Medaglie d’Oro al Valor Civile, di una Medaglia d’Argento al Valor Civile, di una Medaglia d’Oro di Benemerenza e di due Medaglie d’Oro al Merito della Sanità Pubblica. Albo d’onore Fedeltà alle istituzioni, salda coesione morale e, soprattutto, alto senso dello Stato hanno identificato in ogni tempo la figura del Carabiniere. A riconoscimento del valore, dell’abnegazione, del generoso operare profusi in ogni circostanza da tutti gli appartenenti all’Arma, il Parlamento sin dal 1864 conferì all’Istituzione l’appellativo di Benemerita: “L’interesse che tutti prendono perché l’Arma dei Carabinieri, parte eletta dell’esercito, proceda di bene in meglio è in ragione del pregio in cui essa è tenuta e degli indefessi e segnalati servigi che la rendono dovunque veramente BENEMERITA del Paese”. (Relazione parlamentare del 24-6-1864). Gli episodi di valore individuale, prove costanti dell’alto senso del dovere che ha sempre ispirato la loro azione, costituiscono ormai la tradizione dell’Arma. A questi vanno aggiunte reiterate prove di ardimento che hanno portato i Carabinieri dagli abissi del mare alla più alta vetta del mondo, l’Everest, ove il 7 maggio 1973 una cordata, condotta dal Capitano dei carabinieri Fabrizio Innamorati, dopo aver issato la Bandiera Nazionale, ha lasciato una piccola “lucerna” in peltro, riproduzione del caratteristico cappello a due punte del carabiniere. Dopo i caduti nelle campagne del Risorgimento, del primo e del secondo conflitto mondiale, nella Resistenza e nella lotta senza tempo condotta contro il crimine, una lunga serie di atti valorosi hanno ancora compiuto i Carabinieri in difesa dello Stato e delle popolazioni. Ricordiamo alcune delle più recenti Medaglie d’Oro al Valor Militare alla Memoria: Capitano Francesco Gentile, caduto il 25 giugno 1967 al comando del proprio reparto durante una rischiosissima azione in zona di confine insidiata da dinamitardi; Maresciallo Capo Luigi di Bernardo, che il 25 maggio 1971, nel corso di un conflitto a fuoco con un pericoloso delinquente, trovò la forza, nonostante fosse mortalmente ferito, di rispondere al fuoco del suo aggressore, consentendone l’arresto; Carabiniere Antonio Fois, caduto il 26 dicembre 1971 nell’affrontare e neutralizzare un pazzo pluriomicida: Maresciallo Maggiore Felice Maritano, sacrificatosi il 15 ottobre 1974 in un cruento conflitto a fuoco con fuorilegge; Carabiniere Attilio Lombardi, immolatosi il 14 novembre 1974 in un violentissimo scontro a fuoco ingaggiato con tre rapinatori che desistevano, infine, dalla loro azione criminosa. estratto da pubblicazioni