Shock al sistema. La crisi petrolifera del 1973 e le origini

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Shock al sistema. La crisi petrolifera del 1973 e le origini
CANTIERI DI STORIA VI
La storia contemporanea in Italia oggi: ricerche e tendenze
Forlì 22-24 settembre 2011
www.sissco.it
SHOCK AL SISTEMA
La crisi petrolifera del 1973 e le origini del mondo contemporaneo
Coordinatore: Giuliano Garavini, Pontificia Università Salesiana – St. John’s University,
Discussant: Federico Romero, European University Institute,
L’ambizione di questo panel è quella di contribuire a delineare un affresco della crisi petrolifera
del 1973 che vada oltre l’impatto del conflitto Arabo-Israeliano.
Lo shock petrolifero può essere infatti considerato anche come l’ultimo episodio della
decolonizzazione, l’ultima prova di un confronto teso ad ottenere l’indipendenza economica una
volta che l’indipendenza politica era stata ormai formalmente ottenuta, già negli anni ’60, dalla
maggior parte dei paesi di quello che veniva allora definito Terzo mondo.
Ci sono tre ambiti essenziali che le relazioni dei panelist affronteranno in vario modo:
1. Un nuovo ruolo per i Paesi in via di sviluppo e la riforma del “sistema di Bretton Woods”
La crisi petrolifera del 1973 ha influenzato direttamente o ha interagito con: il dibattito per la
riforma del sistema monetario internazionale (Comitato dei Venti dal 1972 al 1974); la riforma
della “governance” sia del Fondo Monetario Internazionale che della Banca Mondiale e, in
generale, con il dibattito sul Nuovo Ordine Economico Internazionale.
2) Dallo “sviluppo” a “sviluppo sostenibile”. Dalla “crescita” alla “crescita sostenibile”
Una seconda importante ragione per cui lo shock petrolifero ha avuto conseguenze di così lungo
termine è che questo ha contribuito al cambiamento dei paradigmi intellettuali concernenti la
questione della crescita. In particolare si tratta di una contestazione dell’idea di “crescita” e
“sviluppo” così come intesi negli studi ampiamente diffusi di Walt Rostow negli anni ’60, idee
che avevano assunto quasi il peso di una nuova ideologia da contrapporre a quella del
comunismo internazionale.
3. La crisi di “Atlantica” e la ricerca di nuove identità in un mondo multilaterale
Dopo i tumulti sociali e culturali del 1968 erano già stati fatti grandi sforzi per costruire una più
forte cooperazione politica all’interno dell’Comunità europea, anche nel campo della cultura e
della politica estera. Ma lo “shock”petrolifero fu un fattore determinante e propulsivo per
spingere in avanti il processo.
La crisi petrolifera è stata anche essenziale per rendere consapevole l’opinione pubblica
occidentale dell’esistenza dei paesi del Terzo Mondo come attori potenzialmente autonomi e non
solo passivi recettori di aiuti e influenze politiche dall’Occidente e dal mondo comunista.
PARTECIPANTI:
Duccio Basosi, Ricercatore a contratto di Storia delle Relazioni Internazionali, Università Ca'
Foscari di Venezia
Relazione: Petrolio, petrodollari e debiti internazionali (1974-79)
Questo intervento analizza l'intreccio tra crisi energetica e cambiamento del sistema monetario
internazionale alla luce della documentazione primaria statunitense. Esso pone particolare enfasi
proprio sul modo nel quale il dollar standard a cambi flessibili si affermò come successore di
Bretton Woods, nella convinzione che il 'come' di tale passaggio sia di primaria importanza per
chi voglia interpretare le ragioni che condussero, nel corso del decennio, al rafforzamento di un
potere globale statunitense che era a lungo sembrato in crisi negli anni precedenti. In particolare,
l'intervento segue due processi che contribuirono profondamente a determinare i rapporti di
forza globali degli anni 80: da un lato, le trattative USA-Arabia Saudita per il riciclaggio dei
"petrodollari" e, dall'altro, l'aumento del debito estero di numerosi Paesi del "Terzo Mondo",
autentica bomba a orologeria destinata a minare la relativa unità di intenti mantenuta da quei
Paesi nei decenni precedenti.
Giuliano Garavini, Docente a contratto, Università Pontifica Salesiana – St.John’s University
Relazione: Lo shock petrolifero del 1973 come ultimo episodio della decolonizzazione
La crisi petrolifera del 1973 è considerata come una conseguenza nefasta della reazione
scomposta dei paesi produttori di petrolio alla guerra tra arabi ed israeliani; concretizzatasi con un
embargo verso quei paesi considerati alleati di Israele,.
Lo shock petrolifero va in realtà considerato come la manifestazione e la conseguenza di un
fenomeno di più lungo periodo che affonda le sue radici all’inizio degli anni Sessanta: esso può
infatti considerato come l’ultimo episodio della decolonizzazione, l’ultima prova di un confronto
teso ad ottenere l’indipendenza economica una volta che l’indipendenza politica era stata ormai
formalmente ottenuta, già negli anni ’60, dalla maggior parte dei paesi che si erano liberati dalla
tutela imperiale.
La relazione farà ricorso a nuova documentazione disponibile negli archivi di due importanti
paesi produttori di petrolio: l’Algeria e il Venezuela.
Carlo Patti, Dottorando in Storia delle relazioni internazionali presso l'Università di Firenze e
Ricercatore associato presso il Centro di Ricerca e Documentazione della Storia contemporanea
del Brasile della Fundação Getúlio Vargas
Relazione: Il Brasile e lo shock del 1973: nuove strategie di politica estera ed economica per affrontare la crisi
petrolifera
Protagonista di un ciclo di forte crescita il Brasile, principale paese consumatore di petrolio tra i
paesi del Terzo Mondo, affrontò in maniera peculiare la crisi petrolifera. La presentazione tratterà
le nuove opzioni di politica estera ed economica adottate dal presidente Geisel e dal suo governo
(1974-1979) per garantire un ruolo di primo piano nelle negoziazioni internazionali sul petrolio.
Particolare enfasi verrà posta sulla strategia generale di politica economica (II Piano di Sviluppo
Nazionale) e sulla diplomazia petrolifera del paese latino-americano partendo dall'apertura ai
paesi arabi per arrivare al ruolo di mediazione svolto tra paesi produttori e paesi consumatori
all'interno delle negoziazioni globali sull'energia. In ultima analisi si noterà come Geisel avesse
trovato in attori emergenti i nuovi partner nel sostegno dello sviluppo di risorse energetiche
alternative. Protagonista del dialogo Nord-Sud il governo brasiliano acquisí in questo contesto
una posizione di maggiore autonomia rispetto al tradizionale allineamento con gli Stati Uniti.
Francia, nella costruzione di giganteschi impianti idroelettrica, e Germania Occidentale, in campo
nucleare, assunsero un ruolo di primo piano nella nuova politica brasiliana.
Lo studio si baserá su fonti diplomatiche brasiliane recentemente declassificate.
Francesco Petrini, Ricercatore, Dipartimento studi internazionali, Università di Padova,
Relazione: Nazionalizzazione delle risorse e intervento pubblico: l’industria del petrolio nella morsa della prima
crisi energetica,
Sulla base di ricerche condotte presso gli archivi della British Petroleum, della Compagnie
Française de Pétrole (Total) e dell’ENI, oltre che in diversi archivi governativi (Francia, Gran
Bretagna, OCSE, CEE), il paper intende investigare il ruolo delle grandi compagnie petrolifere
nel corso della prima crisi energetica. In un mercato da sempre dominato da un oligopolio di
poche grandissime imprese, il tentativo di riappropriazione della propria sovranità da parte dei
Paesi produttori ebbe ovviamente un effetto dirompente. Appare quindi necessario domandarsi
quale ruolo le grandi compagnie abbiano giocato nella lunga fase che portò allo scoppio della crisi
petrolifera nel 1973 e negli anni immediatamente successivi. Questo non soltanto sul piano della
relazione coi Paesi produttori, ma anche in quella coi governi e le opinioni pubbliche dei grandi
Paesi consumatori, che all’inizio del decennio apparivano sempre più propensi a smarcarsi dagli
oligopoli esistenti creando autonomi canali di approvvigionamento energetico sotto controllo
pubblico e in generale sempre più critici del ruolo svolto dalle multinazionali nel sistema
internazionale.