Padri e figlie - Cinema Teatro San Giuseppe Brugherio

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Padri e figlie - Cinema Teatro San Giuseppe Brugherio
CINECIRCOLO “ROBERT BRESSON”
Brugherio
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Mercoledì 16, giovedì 17 e venerdì 18 marzo 2016
Inizio proiezioni ore 21. Giovedì anche alle ore 15
“Sono una sorta di burattinaio e cantastorie che grazie al lavoro degli interpreti mette in scena
se stesso. È il modo in cui faccio cinema io, è l’unico modo in cui amo fare cinema. Investo
moltissimo della mia sensibilità. I miei film (…) sono esattamente lo specchio della mia
personalità .”
Gabriele Muccino
Padri e figlie
di Gabriele Muccino con Russell Crowe, Amanda Seyfried, Aaron Paul, Diane Kruger, Quvenzhané Wallis
USA, Italia 2015, 116’
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L'esordio di Gabriele Muccino nel cinema americano avviene nel
2006 con "La ricerca della felicità". Seguono "Sette anime", 2008 e
"Quello che so sull'amore", 2012. Quarto titolo, girato nel 2014, è
"Padri e figlie". Uno scrittore, la morte della moglie in un incidente
d'auto secondo dinamiche mai ben ricostruite, una figlia piccola da
crescere, una malattia mentale difficile da arginare, lo spettro della
povertà... Insieme, e in parallelo, la figlia ormai trentenne, le sue
difficoltà affettive, la solitudine, la memoria del passato... I due
blocchi della storia si intrecciano secondo un montaggio ardito e
coraggioso, e compongono una scrittura tanto difficile da
compattare quanto solida e coerente, che non perde di vista la linea
guida del copione. "Padri e figlie" si propone come una storia di
amore e disamore, di fedeltà e caparbia voglia di non distruggere
quei valori che cementano i rapporti al di là del passare degli anni. È una storia di affetti e sentimenti, di emozioni e commozione, di
dolori asciutti e trattenuti. Forse un melò, nell'accezione di quei passaggi nei quali vita passata e vita futura confliggono in contrasti
acuti e stridenti. Il melò come termometro delle sensazioni che fanno tremare. È un'impalcatura delicata quella su cui poggia il film,
che Muccino dimostra di padroneggiare con vigore. Taglio narrativo lucido, stile profondo, regia di vasto respiro. È cresciuto
Muccino, gira immagini forti e non perde colpi. Controlla un cast di prima fascia e lo governa con misura. Risultati coinvolgenti,
emozioni dilatate.
Commissione Nazionale Valutazione film
Alla sua quarta esperienza americana, Gabriele Muccino conferma di essere uno dei rari registi italiani, o forse il solo,
in grado di saper lavorare bene a Hollywood: senza tradire se stesso e senza lasciarsi intimidire dal peso divistico degli
interpreti. Il problema di "Padri e figlie" è un altro: l'incapacità dell'esordiente sceneggiatore Brad Desch a calibrare
personaggi e ritmi di un dramma degli affetti che procede in parallelo su due piani temporali.(…) Con tocco sobrio,
Muccino imbastisce il film nella morbida vena intimistica a lui congeniale; Crowe conferisce spessore e sensibilità al
suo vulnerato protagonista, la Seyfried dimostra buona maturità a giocare sulle corde drammatiche. Peccato il copione!
Alessandra Levantesi – La Stampa
I padri occupano da sempre un ruolo speciale nel cinema di Gabriele Muccino. Padri che non hanno ancora visto
nascere la propria creatura e già vengono meno alle responsabilità ("L'ultimo bacio"), padri per i quali non è mai
troppo tardi per rifarsi una nuova vita ("Ricordati di me"), padri separati ma decisi a prendersi comunque cura dei
propri figli ("La ricerca della felicità") e a difendere il proprio ruolo nell'ambito di famiglie più allargate ("Quello che so
sull'amore"). Nel suo quarto film americano il regista sposta la lente sul rapporto tra "Padri e figlie"(…)Interpretato da
un imponente cast composto da Russell Crowe, Amanda Seyfried, Aaron Paul, Diane Kruger, Octavia Spencer, Jane
Fonda, il film è tratto da una sceneggiatura del 2012 di Brad Desch. 'Una delle migliori che avessi mai letto, molto
coinvolgente e commovente, tocca corde nascoste e sconosciute. Tra quelle righe c'è la vita vera e io ho sentito
un'immediata connessione con una storia che parla di vita e di morte, amore, e paura di perdere la persona che ami. È
un film sugli anni dell'infanzia che segnano in modo indelebile la nostra vita', ha dichiarato Muccino, che sin dall'inizio
ha manifestato il suo entusiasmo per questo melodramma al quale si sentiva assai vicino.
Che il regista ormai di casa oltreoceano creda davvero ai sentimenti messi in campo in questa nuova avventura
cinematografica, è chiaro per tutti coloro che vedono il film. Passione e onestà sono evidenti in "Padri e figlie" anche
dove la struttura del film orchestra emozioni secondo canoni ben precisi e noti. Questa dolorosa storia d'amore e
crescita, abbandono riscatto, malattia e guarigione rappresenta al momento la 'summa' del cinema di Muccino, che qui
si fa più pacato e riflessivo, più maturo e adulto, capace di uno sguardo più lucido verso quei meccanismi della vita e
dell'essere umano che film dopo film non smettono mai di incantarci.
Alessandra De Luca - Avvenire
Quarta esperienza hollywoodiana di Gabriele Muccino, "Padri e figlie" si basa su una sceneggiatura dell'esordiente Brad Desch,
complessa e ricca di personaggi e sottotrame, e ha un cast stellare da far tremare i polsi.(…) Perfettamente a suo agio in un film che
parla di amore, di famiglia, di rapporto genitori figli (…), Muccino costruisce un gradevole melò sentimentale perfettamente nelle
sue corde, che sollecita la partecipazione emotiva. E lo fa con tocco leggero e sobrietà di toni, mostrando anche maturità espressiva
e padronanza assoluta della macchina da presa. Il resto lo fa un eccellente Russell Crowe, ma anche i validissimi colleghi dai quali il
regista romano, abilissimo a dirigere gli attori, riesce a cavare il meglio. Unico neo la sceneggiatura, più convincente ed equilibrata
Eliana Lo Castro Napoli – Il Giornale di Sicilia
nella prima parte, ridondante e confusa nella seconda.(…)
Che Gabriele Muccino abbia compiuto con Padri e figlie un salto di crescita si capisce soprattutto dall'ultima scena, che chiude il
cerchio emotivo della storia in campo lungo, rinunciando al primo piano che il regista avrebbe usato in passato. Fedele al suo
registro narrativo melodrammatico, Muccino sceglie qui di contenere le
emozioni invece che lasciarle traboccare ovunque, e segue in modo
lineare e rigoroso la progressione esteriore e interiore della storia pur
muovendosi su due diversi piani temporali, di fatto mescolando due film
attraverso continui flash back e flash forward.
Lavorando su una sceneggiatura preesistente(…)Muccino tira fuori tutto
il mestiere che non gli è mai mancato senza sconfinare nelle derive
autoriali che spesso gli hanno teso uno sgambetto. E paradossalmente la
confezione artigianale valorizza la cifra d'autore del Muccino regista: quel
modo di far lievitare la storia attraverso le emozioni e di gonfiare il petto
dei protagonisti della forza necessaria a superare gli ostacoli, spingendoli
a compiere azioni esagerate al cospetto di circostanze paralizzanti.
In Padri e figlie c'è tutto Muccino: la corsa della ragazza che insegue il suo sogno, l'ansimare dei personaggi in difficoltà, lo strazio
genitoriale nel promettere ai propri figli ciò che non si è certi di poter mantenere, i sentimenti viscerali e fagocitanti secondo i quali
una persona dev'essere "mia e di nessun altro". Ancora una volta Muccino racconta una storia di antieroi donchisciotteschi che si
arrampicano su una parete insaponata continuando a scivolare a valle, ma che non mollano la loro impresa titanica ad alto rischio
fallimentare.
Paola Casella – Mymovies
Il bello è che il film alterna e mescola con libertà le due epoche in un unico flusso, strappando non di rado emozioni inaspettate.
Cast eccellente, regia attenta, controllata, meno enfatica del solito. Un bel progresso per Muccino, di nuovo in forma dopo
l'ultima prova. Anche se il film non si libera mai del tutto di quella patina di convenzione che spesso è il pedaggio di queste storie
'scritte' fino all'ultima virgola. E di cast così gonfi di star.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero
Un impianto genuinamente melodrammatico sposa la propensione all'iperbole che Muccino ha sempre prediletto. Ignorando del
tutto i toni o i mezzi toni dello scetticismo e dell'ironia che a torto o a ragione si ritiene formino il gusto caratteristico (e forse
anche i limiti) del cinema italiano. Quello che racconta può non interessare, ma non può sfuggire la sua abilità.
Paolo D’Agostini La Repubblica
Ma quanta paura fanno i sentimenti ai critici? Quanti di noi si vergognano di piangere al cinema, di commuoversi o semplicemente di
apprezzare storie (solo) in apparenza semplici come quella raccontata in Padri e figlie di Gabriele Muccino? A giudicare da alcune
reazioni lette e ascoltate dopo la proiezione, viene da rispondere "parecchio". Come se certi generi di cinema fossero a priori
ricattatori e sdolcinati e non si tenesse conto del modo in cui i temi vengono declinati e della loro legittimità ad esistere.
Sarà come vi pare, ma Padri e figlie è una lezione di cinema e di regia che arriva da un autore maturato (probabilmente anche come
persona) e che serve al meglio col suo stile e la direzione degli attori la storia che ha scelto di raccontare(…).E’ un piacere assistere
a una storia ben scritta, con personaggi interessanti e plausibili (sia pure upper class), che parlano e si comportano come la gente
farebbe davvero in certe situazioni e che rendono più facile l’identificazione. Quello di scivolare nella retorica è un rischio calcolato
quando si parla di amore, famiglia, lutto, perdita, speranza, disperazione, malattia e guarigione, creatività, aridità e morte ovvero
della vita nelle sue componenti ed emozioni più essenziali e tragiche, che mettono a nudo la vulnerabilità dell’essere umano. Grazie
alla qualità della scrittura ma anche ad una regia attenta e contenuta, Muccino riesce ad evitare queste trappole. C’è una dignità di
fondo nel personaggio interpretato con grande sensibilità e convinzione da Russell Crowe, che lavora egregiamente sul contrasto tra
il suo fisico imponente e la sua incapacità di dominare una condizione che lo devasta. Ma non è certo l’unico del variegato cast a
spiccare, dal momento che il regista romano è uno di quelli che gli americani definiscono an actors’ director e ottiene sempre le
performance migliori dai suoi interpreti.(…) Nella parte contemporanea brillano Amanda Seyfried, molto credibile nella sua
autodistruttiva fragilità, Aaron Paul, Octavia Spencer e Jane Fonda. Tutt’altro che sprecate sono le partecipazioni di questi attori
famosi, che Muccino dimostra di apprezzare come interpreti, parte di un insieme collettivo, e non come icone immediatamente
riconoscibili. E se lo può permettere, come si può permettere di scegliere una delle canzoni più belle e struggenti di Burt
Bacharach, Close to you, come simbolo del legame tra padre e figlia nel film. Qua e là ci sono anche le sue firme, le strade bagnate
dalla pioggia, la canzone dell'amico Lorenzo Jovanotti (appena accennata) e un paio di piani sequenza virtuosistici. A merito del
regista va anche quello di aver reso naturali e impercettibili in fase di montaggio i continui passaggi temporali dal passato al
presente, che risultano naturali e mai forzati. (…) Tra il pubblico di questo film qualcuno si commuoverà, altri semplicemente
rifletteranno sui propri rapporti coi genitori o coi figli, altri ancora parteciperanno in altro modo alla storia, qualcuno storcerà il naso
giudicandola troppo melodrammatica. Ma come Truffaut faceva dire a Mathilde/Fanny Ardant in La signora della porta accanto, le
canzoni più sono stupide e più sono vere, parlano direttamente al cuore e non al cervello di chi le ascolta, così come la vita e come
certi film.
Daniela Catelli – Comingsoon
Padri e figlie è una sorta di greatest hits di topoi mucciniani, pieno com'è
di melodrammatici saliscendi emotivi, carrelli laterali di gente che corre e
personaggi ansimanti in balia di un destino poco incline a lasciare spazio
alla speranza. Tutti gli elementi con i quali l'autore romano è associato fin
quasi alla presa in giro, sono al contempo anche i segni di un'idea di
cinema fortissima e soprattutto di uno stile capace di sopravvivere ed
emergere anche quando pesantemente imbrigliato da un sistema di codici
rigido come quello hollywoodiano. C'è una tale fluidità narrativa e, in
generale, un senso del racconto in questo Padri e figlie che, nonostante ci
si muova nei territori di un mainstream anche piuttosto dichiarato, risultano
materiali davvero rari nel cinema di oggi.
Poi, è chiaro, lo script è quello che è. Un vademecum, ai limiti del
ricattatorio, di tutto ciò che può generare facile presa emotiva nel buio di una sala.
C'è la malattia mentale (…), un rapporto padre-figlia pieno di promesse che si sa già resteranno tutt'altro che mantenute e una storia
d'amore fondata su premesse apparentemente inconciliabili.
Come dicevamo però, la bravura di Gabriele Muccino è nel riuscire ad amalgamare questi ingredienti che, sulla carta, potrebbero
andare a comporre un piatto indigeribile e uscirsene invece con un prodotto onesto, in nessun modo velleitario e del tutto coerente
con il resto della sua filmografia.
Fabio Giusti - FilmUp