Introduzione 1. Il corpo nella società contemporanea

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Introduzione 1. Il corpo nella società contemporanea
Cap. 3 IL CORPO
SCHEMA DEL CAPITOLO
Introduzione
1. Il corpo nella società contemporanea
2. Il corpo nella visione cristiana
3. Il senso del pudore
Conclusione
Introduzione
Il corpo, possiede un alta “dignità” appartenendo all’uomo più di ogni altra cosa,
conferendo così unità all’interezza del suo essere e della sua esistenza. Di conseguenza,
ogni offesa al corpo, è un oltraggio alla persona unità di caratteri spirituali, psichici e
corporei.
Alcune professioni, tra cui quella sanitaria, devono esprimere in modo rilevante
questa dignità, operando con pudore sul quel corpo reso vulnerabile dalla malattia,
essendo questo non una macchina difettosa che richiede una riparazione da parte di un
tecnico ma una parte integrante dell’uomo.
Tutto ciò è particolarmente complesso, non unicamente per l’accostamento
settoriale seguito dalla medicina, ma anche per la visione della corporeità presente nel
contesto societario.
1. Il corpo nella società contemporanea
Nel corso della storia, il concetto di corpo, ha conosciuto varie valutazioni a
secondo delle culture. Da alcuni decenni le scienze naturali ed umanistiche, la
letteratura, il cinema e il contesto societario hanno rivalutato la corporeità, ma purtroppo, si
nota, che è una “riabilitazione” solo apparente. Infatti, la riabilitazione avviata in Occidente
dagli. anni '50 del XX secolo è, in massima parte, superficiale e di facciata, anche se non
possiamo scordare i tentativi delle leaders dei movimenti femministi, portatrici del senso di
rabbia e di frustrazione di molte donne, che però hanno raggiunto risultati solo in minima
parte.
Si è passati dall’ascetica e dalla mortificazione del corpo, cioè da atteggiamenti di
deprezzo e di indifferenza, alla sua “pagana” celebrazione con culti che lo esaltano, anche
se in più occasioni e in più settori, il corpo, è ridotto a muscoli e a bellezza, modellato sull'
esteriorità e sulla provocazione; per questo assumono importanza primaria le parti
anatomiche da curare attentamente.
Il corpo che dà visibilità e presenza, si è trasformato in merce e in veicolo di consumo con
la meccanizzazione mediante lo sport e l'erotismo pubblicitario, con lo sfruttamento
prevalentemente di quello femminile, asservendo la donna al potere del denaro e alla
tentazione dell'edonismo.
Questa nuova impostazione culturale ci fa scordare, come evidenziava E. Lévinas,
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che “l’avversità è raccolta nella corporeità suscettibile di dolore, esposto all’oltraggio e alla
ferita, alla malattia e all’invecchiamento”1.
Mentre le caratteristiche del corpo che manifestano il carattere della persona e della
sua anima compresi i sentimenti, sono emarginati e detestati.
Ma la filosofia classica ci rammenta che “l’anima è la forma sostanziale del corpo”,
cioè che l’uomo è un’unità spirituale e materiale. E “la materia non è pensata come un
corpo organizzato, ma come ‘materia prima’ per ricevere dall’anima l’esistenza e tutte le
determinazioni essenziali”2. Dunque, l’uomo non può ridursi a pure pulsioni irrazionali,
ignorando le indicazioni dello spirito.
Oggi, il benessere di una parte del corpo, è considerato un obiettivo fondamentale
che entra nella categoria dei valori delle società post-moderne ed anche il successo,
sempre di più, dipende dalla bellezza esteriore e dalla seduzione che suscita. Ma questo
porta alla perdita dell’armonia corporea ed è pericoloso per le giovani generazioni che
spesso caricano in rete o su Facebook video o foto raccapriccianti, illudendosi che il
seducente aspetto fisico sia la chiave di accesso al successo e alla fama mediatica.
Nella costruzione di questo deleterio contesto, assai contribuiscono l’irresponsabilità dei
genitori, la pubblicità, la moda e programmi che pur disonorando la ragione, registrano alti
tassi di audience; i reality-show dal Grande Fratello all’ Isola dei Famosi, i talent-show da
X-Factor a Uomini e donne, come pure i social network che viaggiano nella rete sotto
l'occhio vigile della web-cam.
Interessanti e riassuntive sono le riflessioni, anche ironiche, del giornalista M.
Veneziani.
"(…) Ogni giorno in tv, sulle riviste, nei manifesti pubblicitari, al cinema, insomma in cielo e
in terra e in ogni luogo, il culto della bellezza miete milioni di vittime innocenti: non c'è
evento, spettacolo o pubblicità che non sia affidato al corpo, alla voce, al volto di
magnifiche creature e migliaia di ragazze girano con il book, ovvero il catalogo delle loro
foto per proporsi ovunque ci sia spettacolo della bellezza (… ).
L'ostentazione della bellezza, l'elogio permanente e spettacolare della bellezza,
crea i seguenti danni sociali, individuali e famigliari.
1. Mortifica chi bello non è, lo fa sentire uno scarafone, crea autodisprezzo di massa.
Genera frustrazioni collettive e insicurezze personali, perfino imprecazioni genetiche
contro i propri genitori e i propri figli.
2. Uccide i rapporti tra le persone normali perché alimenta un forte platonismo.
3. Crea ansia ed angoscia da competizione, istiga alla giovinezza, al lifting, al viagra, al
silicone, alle plastiche, alla sofferenza da palestra, ad ore e soldi perduti nei massaggi e
nei trucchi.
4. Alimenta odi sociali di straordinaria virulenza. Se il conflitto tra i pochi
privilegiati belli e i molti infelici non belli troverà un Marx e un Lenin, si instaurerà una
gigantesca lotta di classe, con sbocchi violenti e totalitarismi.
5. Incattivisce ancora di più la voglia di potere, perché l'unico modo per disporre della
bellezza è esercitare il potere, promettendo cambio merci o bilanciando simbolicamente il
fascino della bellezza col fascino del comando.
6. Infine, danneggia anche le bellezze perché le svuota.
Tutto a loro pare facile e gratuito, basta mostrarsi, ostentare il proprio corpo e il proprio
1
E. LEVINAS, Totalità ed infinito, Jaka Book, Milano 1980, pg. 170.
B. FLICK – G. ALSZEGHY, Fondamenti di una antropologia teologica, L.E.F., Firenze 1970, pg. 95.
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sorriso per ottenere ogni cosa. E questo uccide le loro intelligenze e la loro umanità, che si
formano invece nel duro esercizio di vivere. Le rende pigre, capricciose, allergiche
alla maternità, prese come sono da se stesse. La bellezza è socialmente pericolosa. (…)
Allora cerchiamo di guardare, come diceva Platone, non solo con gli occhi del corpo ma
anche con quelli della mente: ci sono più cose in cielo e in terra dei corpi umani e della
loro bellezza, cose che si vedono di meno ma si sentono di più, che colpiscono di meno
ma durano di più, che colpiscono di meno ma incidono più dentro.
La bellezza è una virtù; ma anche il coraggio, anche l'intelligenza, anche la generosità,
anche l'intraprendenza, anche la lealtà sono virtù.
La bellezza regna nell'estetica, non nell'etica, nella poetica, nell'ontica.
E poi c'è la bellezza della parola, del sentimento, dell'arte, della natura; non solo dei
corpi"3 .
2.Il corpo nella visione cristiana
Il cristianesimo esalta la positività del corpo pur sottolineando alcuni limiti.
Il riferimento fondamentale è la creazione nella quale l’uomo è qualificato
“immagine di Dio”, e ciò non riguarda unicamente la sua spiritualità ma la globalità della
persona; quindi, anche la sua corporeità nell' espressione della sessualità maschile e
femminile che significa un’esistenza donata e il segno della comunione con gli altri.
Ricordano i teologi Flick e Alszeghey: “Le descrizioni secondo cui Dio plasma il corpo
dell’uomo (Gen. 2,7), lo crea a Sua immagine nella sua bisessualità (Gen. 1,27), e trova il
mondo, il cui l’uomo è collocato, “molto buono” (Gen. 1,31), hanno l’intenzione didattica di
affermare che l’uomo, corrispondente al progetto Divino, è un essere corporale”4.
Gesù Cristo, per salvarci, ha assunto un corpo simile al nostro: “Il Verbo si è fatto
carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14).
E prima di realizzare l'opera redentrice mediante la morte in croce visse pienamente in un
contesto sociale e famigliare per trent' anni, confrontandosi con tutti i disagi fisici e
psicologici, oltre che partecipando pienamente alla vita dei suoi contemporanei.
"Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame” (Mt. 4,2);
"Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo” (Gv. 4,6);
"Egli se ne stava a poppa sul cuscino e dormiva" (Mc. 4,38); "Prese con sé Pietro,
Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura ed angoscia" (Mc. 14,33), e dalla
croce
gridò:
"Dio
mio,
perché
mi
hai
abbandonato?”
(Mt.
27,39).
Mostrò sensibilità e capacità d'amicizia; ad esempio con Lazzaro e con la sua famiglia,
commovendosi nell’apprendere la notizia della morte dell'amico e piangendo davanti al
suo sepolcro, e i presenti commentarono: "Ma guarda quanto lo amava” (Gv.11,21).
Nei miracoli prestò grande attenzione ai corpi, guarendoli.
Ribadisce la Costituzione “Dei Verbum” che Gesù è vero Dio e vero uomo "perché ha
parlato con parole d'uomo, ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d'uomo,
ha amato con cuore d'uomo"5. E san Giovanni Crisostomo nell' “Omelia LXIII” afferma,
trattando della passione di Gesù, che egli volle subire l'ironia della nudità perché tutti
3
M. VENEZIANI, Un mondo ammalato di bellezza, Il Giornale, 2 marzo 2004, pg. 10.
Fondamenti di una antropologia teologica, op. cit., pg. 91.
5
CONCILIO VATICANO II, Dei Verbum, n. 27.
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potessero vedere anche la sua completezza corporea e, di conseguenza, l'uguaglianza
del suo corpo con il nostro6.
La creazione del corpo da parte di Dio e l’Incarnazione del Signore Gesù ci
mostrano dunque l’alto valore della corporeità.
Inoltre, nell'Incarnazione, il Corpo di Cristo, divenne il sacramento dell’incontro
dell’uomo con Dio, oltre che strumento di redenzione e di salvezza: "Noi siamo stati
santificati per mezzo dell’offerta per mezzo dell' offerta del Corpo di Gesù Cristo, fatta una
volta per sempre” (Eb. 10,10).
E questa comunione continua con i sacramenti, denominati da San Tommaso
"Reliquiae Incarnationis Christi”7, in particolare, con l’Eucarestia, quando assumiamo il
suo Corpo e il suo Sangue, perché “i segni del pane e del vino rendono presente quaggiù
il corpo di Cristo dato e il suo sangue versato”8.
Il corpo individuale di Gesù si prolunga nel corpo della Chiesa, il nuovo popolo dei
salvati: “Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra, ciascuno per la sua parte” (1 Cor,
12,27), e di questo corpo Cristo è il capo. E poi abbiamo la corporeità del battezzato che è
tempio dello Spirito Santo: “Siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel
vostro corpo" (1 Cor. 6,20).
Anche la liturgia, celebrando i sacramenti, si avvale spesso del linguaggio del
corpo.
Infine, non possiamo scordare l'importanza riservata al corpo da questo versetto
della professione di fede: "Aspetto la risurrezione dei morti" essendo “il corpo dell’uomo
destinato alla resurrezione”9. E Cristo “trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo
al suo corpo glorioso” (Fil. 3,21).
Pure il Magistero ha costantemente sottolineato l'importanza del corpo.
Un atto significativo fu la proclamazione da parte di papa Pio XII del “Dogma
dell’Assunzione di Maria”, affermando: “Pronunziamo, dichiariamo e definiamo che
l’Immacolata sempre Vergine Maria, terminato il corso della sua vita terrena, fu assunta
alla gloria celeste in anima e corpo”.
Ricordiamo, inoltre, la lunga “Catechesi del mercoledì” sulla “Teologia del corpo” proposta
dal beato Giovanni Paolo II (La catechesi durò dal settembre 1979 al novembre 1984)10.
Nella “Donum vitae” si parla di "persona umana nella sua dimensione corporea",
sottolineando che "il corpo umano non può essere considerato solo come complesso di
tessuti, organi e funzioni, né può essere valutato alla stregua del corpo degli animali, ma è
parte costitutiva della persona che attraverso di esso si manifesta e si esprime" 11.
L'enciclica “Evangelium vitae” afferma: "(la vita del corpo) è una realtà sacra che viene
affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità"12.
"Nei confronti del corpo, anche quando si ammala, abbiamo una responsabilità perché
ogni intervento ‘non raggiunge soltanto i tessuti, gli organi e le loro funzioni ma coinvolge
anche, a livelli diversi, la stessa persona' "13.
6
Cfr.: GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelia LXIII.
TOMMASO D’AQUINO, Summa theologiae, pars III, q. 62, a 5.
8
F. AMIOT, Corpo di Cristo, in X LEON DUFOUR, Dizionario di Teologia biblica, Marietti, Torino 1971, pg.215.
9
CONCILIO VATICANO II, Gaudium et spes, n.14.
10
I testi sono raccolti in: GIOVANNI PAOLO II, Uomo e donna lo creò, Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1985.
11
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Donum vitae, n. 3.
12
GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vitae, n. 2.
13
Donum vitae, op. cit., n. 3.
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Come conclusione di questo paragrafo riportiamo le osservazioni del filosofo
francese M. Serres: "La condanna della morale cristiana con l'accusa di essere 'dolorista'
è un errore storico e un'ignoranza culturale. Non si legge mai abbastanza delle altre morali
dell'epoca che dicono la stessa cosa.
Perché il corpo era condannato a soffrire quotidianamente occorreva una forte morale che
aiutasse a sopportare la sofferenza. Non conosco una tradizione filosofica, un testo antico
che parli del corpo come il Vangelo, il quale evoca il concepimento, il parto, l'allattamento,
la nascita, la crescita, la carne, il sangue, la resurrezione dei corpi... Cristo parla molto di
più del suo corpo che della sua anima. Il cristiano venera il corpo con l'incarnazione"14.
3.Il senso del pudore
Il corpo per essere rispettato ed accostato degnamente esige dall’operatore
sanitario il “senso del pudore”, soprattutto di fronte all’esposizione per visite, esami o per
l’igiene della propria intimità, cioè del nucleo più profondo della persona. Un pudore che la
società contemporanea rapidamente sta perdendo; per questo, potendo essere
contaminati dal “sentire comune”, riservo alcune riflessioni per non smarrirne l'importanza.
Agli inizi del XX secolo era impudico mostrare le caviglie. Oggi è consuetudine
esibire l’ombelico, indossare jeans a “vita bassa”, vestire abiti alquanto corti e con aderenti
e vistose scollature. D’estate, o meglio all’arrivo del primo caldo, impazzisce il desiderio di
ridurre al minimo l’abbigliamento per ostentare il corpo.
Questo indica che il cittadino della “società liquida” sta abbattendo un altro tabù mostrando
in pubblico le parti più intime con irreale naturalezza.
Si afferma che oggi con il sesso non esistono più imbarazzi; ciò e vero, è con “l’amore
autentico” che abbiamo complicazioni, e la diminuzione del pudore aggroviglia
ulteriormente la situazione.
Anche le attività naturalistiche pongono alla base l’errata concezione che nulla va
nascosto o debba provocare vergogna. Si ritiene il nudismo una manifestazione di
schiettezza e di coraggio, considerando marginalmente il sentimento del pudore che
investe invece pienamente l’aspetto sessuale, e di conseguenza, la visione dell’ amore
autentico, dato che la presenza o l’assenza del pudore ne cambiano il significato.
Cos’è il pudore?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica gli assegna questa finalità: “Il pudore preserva
l’intimità della persona. Consiste nel rifiuto di svelare ciò che rimane nascosto. E’ ordinato
alla castità, di cui esprime la delicatezza. Regola gli sguardi e i gesti in conformità alla
dignità delle persone e della loro unione”15.
Il libro della Genesi (cfr. cp. 3) indica che il sentimento del pudore non è un
comando dall’alto ma un’esigenza dell' uomo e della donna, insito nella natura umana; un
supporto per annientare la violenza delle passioni sessuali. Adamo ed Eva, spiritualmente
ed umanamente feriti dal peccato originale che generò in loro disarmonia, percepirono
sentimenti di vergogna e avvertirono l’esigenza di coprirsi: “Allora si aprirono gli occhi di
tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture”
(Gn. 3,7).
14
Intervista al settimanale cattolico francese "La Vie" , riportata da Avvenire del 17 maggio 2000.
Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2521.
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La sessualità che doveva esprimere armonia tra uomo e donna, da allora, si trasformò, a
volte, in tensione brutale. Per questo, san Paolo la presentò come un tesoro “in vasi di
creta” (2 Cor. 4,7), mostrandone la positività, ma contemporaneamente che richiede
notevole prudenza. Anche Gesù, nella sua opera educatrice, riservò al pudore, e di
conseguenza alla purezza, un ruolo primario.
Conclusione
Dalle schematiche considerazioni di questo capitolo possiamo affermare che nella
visione cristiana il corpo è quasi un “sacramento”16, rivelando la grandezza dell’uomo e
della donna e la loro dignità. Mentre nella società contemporanea la corporeità è esaltata
prevalentemente in modo strumentale.
16
Cfr.: Uomo e donna lo creò, op.cit., pg. 91.
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