Klimt a Milano

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Klimt a Milano
Klimt a Milano
Dal 1 2 marzo al 1 3 luglio 201 4, il Palazzo Reale di Milano ospita più di 1 00 opere provenienti in
gran parte dal Museo di Belvedere di Vienna. La mostra presenta opere di Gustav Klimt e di
alcuni artisti suoi contemporanei, quali Franz Matsch e i fratelli di Gustav, Georg e Ernst.
Durante il percorso, i partecipanti alla mostra hanno l'opportunità di fruire delle opere affiancate,
in ogni sala, da note riguardanti la vita di Klimt.
Gustav Klimt è stato una delle personalità più innovative dell'Ottocento europeo ed esponente
sommo della Secessione Viennese, dalla quale si distaccherà proponendo un'arte che, con i
suoi sfavilli di luce e le sue preziosità cromatiche, ha lasciato un segno indelebile nella Storia
dell'Arte, andando ad inserirsi in quel periodo fecondo e malinconico che ha contraddistinto il
tramonto dell'Impero Asburgico.
La mostra illustra l'intero percorso artistico del maestro, dagli esordi ancora inscrivibili nella scia
della tradizione aulica, al grande periodo della Secessione Viennese, di cui in mostra è esposta
la ricostruzione del celeberrimo Fregio di Beethoven, fino a giungere ai lavori del periodo aureo e
a quelli, più tardi, dove già si scorge l'influenza di Matisse e dei Fauves e del suo allievo Egon
Schiele.
Il Fregio di Beethoven fu realizzata per la quattordicesima esposizione organizzata nel Palazzo
della Secessione, nel 1 902, destinata a celebrare il genio di Ludwing van Beethooven compositore tedesco (1 770-1 827), la cui musica costituì l'anello di congiunzione tra il classicismo
settecentesco e il Romanticismo - .
Per l'occasione, Max Klinger, artista tedesco molto ammirato a Vienna, scolpì una statua
policroma dedicata al grande compositore. La foto di questa statua è esposta, a Palazzo Reale,
nella sala dedicata al Fregio, nella quale le note dela Nona sinfonia accompagnano la fruizione
dell'opera..
La mostra del 1 902 rendeva omaggio alla creatività e al suo potere di distogliere l'individuo dai
suoi crucci quotidiani, elevandolo verso una bellezza superiore. Questo era il messaggio che
Klimt voleva trasmettere attraverso la sua opera, una composizione allegorica che enunciava il
valore salvifico dell'arte, un principio condiviso da tutti gli artisti della Secessione che trovava i
suoi fondamenti ideologici nella filosofia di Friedrich Nietzsche.
Interpretando l'ultimo movimento della Nona Sinfonia, l'”Inno alla gioia”, Klimt rappresentò nel
suo lunghissimo fregio l'umano desiderio di felicità, appagato e appagabile solo dall'arte.
Dal momento che il progetto iniziale prevedeva la distruzione dell'opera subito dopo
l'esposizione, l'artista ha utilizzato materiali poco pregiati, lavorando con colori alla caseina su un
intonaco applicato ad un incannucciato,
ossia, ad una leggera struttura di canne
intrecciate. Inoltre, per ottenere particolari
effetti decorativi, l'artista utilizzò frammenti di
vetri colorati, madreperle, bottoni, frammenti
di specchio, pietre dure e persino chiodi. Poi
però l'opera non venne distrutta, ma dopo
essere stata restaurata, è stata conservata in
un locale appositamente allestito nel Palazzo
della Secessione.
Il fregio si sviluppa su tre pareti:
nella prima parete (“Anelito alla felicità”), un
cavaliere armato (che ha le fattezze di
Mahler, allora direttore dell'Opera di Vienna) è spinto ad intraprendere la lotta per la felicità dalle
supploche dell'umanità debole, rappresentata dalle figure allungate sulla sinistra.
Le due donne dietro al cavaliere sono l'Orgoglio ela Compassione, le forze interiori che
sorreggeranno la sua impresa. La linea di contorno è sinuosa e ritaglia le figure entro campiture
chiare ed omogenee oppure su superfici ricche di dettagli decorativi.
Nella seconda parete (“L'ostilità delle forze avverse”) sono raffigurate le forze negative: il gigante
Tifeo (che, seconod la mitologia greca, ha scatenato la guerra tra Zeus e i Giganti) è affiancato a
sinistra dalle sue figlie e dalle tre Gorgoni (che qui rappresentano la Malattia, la Follia e la Morte,
i tre mali che affliggono l'umanità), mentre a destra compaiono tre figure allegoriche: la Lussuria,
la Voluttà e l'Incontinenza. Isolata entro spire soffocanti è invece la personificazione del Dolore
struggente. Le immagini femminili allegoriche incarnano il modello della “femme fatale” (tema
caro a Klimt e ricorrente nelle sue opere, come nella “Giuditta II” e in “Adamo ed Eva”, presenti
alla mostra di Milano).
Nella terza parete (“L'anelito della felicità si placa nella Poesia”), vediamo il cavaliere che ha
Sono le arti a condurre l'uomo in un
mondo ideale, l'unico in cui si possano
trovare Gioia e Amore allo stato puro.
Il Fregio si conclude, attraverso la
rappresentazione di un coro di angeli,
nell'abbraccio di una coppia.
Le linee sinuose ed eleganti dell'Art Nouveau si
incontrano, nello stile di Klimt, con una ricchezza
inesauribile di tematiche e di motivi decorativi, che
spaziano dal paesaggio al ritratto, dall'allegoria, alla
meditazione sulla vita umana, dalla gioia di vivere
all'angoscia esistenziale, facendone una delle
personalità più complesse, interessanti ed affascinanti
della storia della pittura, cui la mostra di Milano
dedica un omaggio completo e doveroso.
[Y.Ferrari]