355 Gustav Klimt e le origini del Modernismo a Vienna_Layout 1

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n° 355 - maggio 2012
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Gustav Klimt e le origini
del Modernismo a Vienna
A un secolo e mezzo dalla nascita, si celebra il genio di un protagonista della Secessione viennese, che segnò la fine di un’epoca e aprì la strada alle avanguardie
Insieme a Joseph Hoffmann, Otto
Wagner, Joseph Maria Olbrich, Egon
Schiele e Oscar Kokoschka, Gustav
Klimt è stato il grande protagonista
del fermento culturale viennese ed
europeo a cavallo tra l’Ottocento e
il Novecento. Vienna, al centro dell’Europa e allora quinta città al mondo
per dimensioni, si trovò a vivere una
spettacolare fioritura delle arti visive,
della letteratura, della musica, dell’architettura e delle scienze e il suo
ideale culturale può essere riassunto
in edifici come l’università, il teatro
e il museo, a dimostrazione che la cultura fino ad allora prigioniera dei palazzi aveva sconfinato nelle strade rendendosi accessibile a tutti. Così l’arte
risultò alla portata di una cittadinanza
illuminata, finendo di essere soltanto
uno strumento funzionale all’élite aristocratica ed ecclesiastica. Anche in
Austria, sotto l’influenza dei preraffaelliti inglesi, si venne formando
un’espressione dell’Art Nouveau col
nome di Secessione, che comunque
mantenne sempre una certa indipendenza nei confronti degli analoghi
movimenti europei.
Nella figura di Klimt si può individuare colui che è riuscito a tradurre
in immagini l’insieme delle nuove
nozioni ed evoluzioni artistiche e scientifiche dell’epoca. Con la sua guida,
Olbrich, Moser e Hoffmann, in rivolta contro l’Accademia e per opporsi a un concetto di arte ormai considerato obsoleto, fondarono nel 1897
la Secessione viennese, che immediatamente diventò sinonimo di Modernismo. Le menti che si riunivano sotto
quel nome riflettevano e dibattevano
per la realizzazione di un’opera d’arte
totale, il Gesamtkunstwerk. Cioè quell’opera che simultaneamente riuscisse
ad esprimersi in ogni dimensione,
dall’architettura alla decorazione, dai
sopra Palazzo della Secessione - Vienna
a lato Albero della vita (part)
Bruxelles, Palazzo Stoclet
mobili agli oggetti d’uso.
L’anno successivo, su progetto di Olbrich e, probabilmente secondo uno
schizzo dello stesso Klimt, venne costruito l’edificio espositivo della
Secessione, sulla cui facciata si legge
il motto: Al tempo la sua arte, all’arte
la sua libertà. Per questo palazzo, nel
1902, in occasione della XIV mostra
del gruppo, dedicata a Beethoven,
Klimt realizzò il cosiddetto Fregio di
Beethoven, una trasposizione simbolica della Nona sinfonia del maestro,
che provocò grande scandalo per il
modo in cui aveva legato il piacere
alla sofferenza e per l’esplicita sensualità delle figure, in magica risonanza con le note della sinfonia.
Intanto erano stati fondati da Hoffmann e Moser i laboratori della Wiener Werkstätte, sui quali Klimt esercitò una forte influenza, destinati alla
progettazione, produzione e commercializzazione di oggetti domestici di
alta qualità. La grande occasione di
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sopra Fregio di Beethoven - Vienna, Palazzo della Secessione
a lato Nuda veritas - Vienna, Museo del Teatro
una collaborazione per mettere in pratica l’idea wagneriana dell’opera d’arte
totale è data dai lavori per il Palazzo
Stoclet a Bruxelles, progettato da
Hoffmann. Qui lavorarono insieme
numerosi artigiani e artisti per raggiungere l’ambita opera d’arte globale. In questo caso Klimt elaborò,
nella sala da pranzo, L’albero della vita,
un mosaico di pietre dure, marmi,
maioliche e corallo costituito da tre
pannelli, dove dissolve ogni naturalità e fisicità.
Uno degli elementi fondamentali nelle
opere di Klimt è la figura femminile
che, anche quando interpreta un’iconografia allegorica, è evidentemente
tratta dal mondo reale, dal quotidiano.
Ecco così che alle protagoniste del
simbolismo europeo come la Salomè
di Beardsley, il mondo femminile di
Mucha o la donna vampiro di Munch
si aggiunge la femme fatale di Klimt,
dotata dell’irresistibile fascino di chi
è in contatto con i misteri della natura. Nasce così tutta una serie di ritratti femminili contraddistinti da
una minuziosa restituzione quasi fotografica: tra questi la Giuditta I, che
segnò anche l’inizio del periodo aureo culminato nel ritratto di Adele
Bloch-Bauer I, fino ad arrivare alla Giuditta II, che è quasi una sirena e dove
l’oro è soltanto un semplice decoro.
Ma le donne di Klimt sono destinate
a creare scandalo perché, pur in una
società che avrebbe certamente accet-
tato figure femminili idealizzate, non
si può tollerare tanto realismo e specialmente nei nudi. Anche la cura per
l’ornamento spicca nell’opera del pittore viennese, ornamento ricchissimo
che finisce di svolgere la sua funzione
decorativa e assume un valore simbolico a dare rilievo all’immagine protagonista. È stato il viaggio del 1903
a Ravenna, con la conoscenza dei mosaici bizantini, che ha acceso l’oro nelle
opere dell’artista fino a portarlo a una
trasfigurazione della realtà.
Klimt è il pittore rappresentativo dell’espressione austriaca dell’Art Nouveau, per il quale la realtà è più evocata che raffigurata. Con una linea sinuosa, forme bidimensionali, un abile
accostamento dei colori, un arricchimento sia nella materia sia per i riferimenti culturali, arriva al superamento della realtà fatto di divisionismo cromatico e di assenza di volumetria sia guardando alle recenti
esplorazioni artistiche, sia a quelle
psicoanalitiche con l’espressione dell’inconscio mediante la restituzione
pittorica.
Il 2012 è il centocinquantesimo anniversario della nascita dell’artista e
Vienna gli dedica l’intero anno con il
motto Gustav Klimt e la nascita del modernismo a Vienna. Con ben dieci rassegne che hanno per tema il pittore e
la sua epoca viene presentato un numero di opere mai visto prima. A dare
il via a questa molteplicità di in-
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contri è stato il Belvedere, con un’esposizione dedicata alla collaborazione
con l’architetto Joseph Hoffmann.
Seguono durante tutto l’anno le altre
mostre: al Kunsthistorisches Museum
quella dedicata alla fase centrale dell’attività di Klimt; al Leopold Museum, quella concentrata sul privato del pittore; all’Albertina e al
Wien Museum, due esposizioni consacrate ai disegni; al MAK vengono
esposti i cartoni per il mosaico di Palazzo Stoclet; al Belvedere superiore
l’attenzione è focalizzata sui dipinti
di proprietà del museo; il Museo
austriaco del teatro ospita una mostra
incentrata sulla Nuda Veritas; al Kün-
sopra Ritratto di Adele Bloch-Bauer - Vienna, Galleria di Arte Austriaca, Belvedere
a lato Giuditta I - Vienna, Galleria di Arte Austriaca, Belvedere
stlerhaus viene illustrato l’intreccio
fra privato e operato artistico e al Museo austriaco del Folclore la vasta raccolta di campioni tessili di Emilie
Flöge, musa e compagna di Klimt.
Ecco come la sua città natale, dove
visse e operò, gli rende omaggio: mettendo a confronto l’opera e la vita e
allo stesso tempo consentendo un viaggio nel suo ambiente creativo così da
comprendere la gestione della sua
ricca attività nello squarcio storico
dell’epoca.
francesca bardi

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