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G Ital Med Lav Erg 2007; 29:3
www.gimle.fsm.it
Corrispondenza: Roberto Narda, Via Marotta, 5 - 00143 Roma
Tel. 06-5002730
RIASSUNTO. Lo studio in esame nasce nell’ambito di un’indagine
di Polizia giudiziaria delegata dalla Procura della Repubblica per un caso di sospetta malattia di origine professionale, rilevata incidentalmente
nel corso di accertamenti diagnostici in un lavoratore addetto al confezionamento di farmaci in un’azienda farmaceutica.
Le informazioni preliminari fornite dalla Autorità Giudiziaria indicavano che la patologia potesse essere attribuita all’esposizione a cloruro di
vinile monomero (CVM). Al fine di stimare la possibile esposizione lavorativa, è stato applicato un metodo di valutazione del rischio chimico
basato sui dati del ciclo produttivo e sulle caratteristiche delle sostanze
utilizzate, che ha consentito di integrare i pochi dati ambientali disponibili, da soli insufficienti per formulare ipotesi eziologiche.
L’attività lavorativa comportava esposizione a CVM e a cloruro di
vinilidene (rispettivamente presenti nei blister e nella colla). Sono state
analizzati il ciclo produttivo, le materie prime utilizzate, i prodotti di processo generati durante le lavorazioni e le loro proprietà chimico-fisiche e
tossicologiche. In particolare si riportano tutte le valutazioni tecnico
scientifiche che hanno condotto al giudizio conclusivo sulla diversa distribuzione degli inquinanti in atmosfera di lavoro.
Parole chiave: cloruro di vinile, cloruro di vinilidene, valutazione
del rischio chimico.
EVALUATION
OF PROFESSIONAL EXPOSURE TO CHLORIDE VINYL MONOMER
AND VINYL IDENE CHLORIDE FOR A PHARMACEUTICAL PACKAGING WORKER
ABSTRACT. The study was conducted by Judicial Policy
investigations of Prosecution’s Office. The event was connected by a
professional founded suspicion disease of a pharmaceutical worker. First
information coming from the Authority indicated a chloride vinyl
monomer (CVM) exposure. We applied a chemical risk assessment
method to estimate real professional exposure. The method was based on
the productive cycle, physical and chemical and toxicological properties.
The method combined to environmental data permitted to formulate
etiological hypothesis. The worker during drugs packaging was exposed
to CVM and vinylidene chloride (CVDM) caused by blister warming and
by glue deposition. We explain the evaluations by which we could
consider the pollutant different distribution in workplaces.
INTRODUZIONE
Nel corso del 2006, il Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (S.Pre.S.A.L.) della ASL RMC, ha effettuato un’indagine di sospetta malattia professionale per un caso di steatosi epatica correlata ad esposizione a cloruro di vinile monomero (CVM). Il lavoratore
era addetto al confezionamento di compresse, confetti, fiale e fialoidi in
un’industria farmaceutica. L’operatore ha lavorato dapprima nel reparto
di confezionamento di fiale e fialoidi e successivamente è stato adibito al
confezionamento di compresse e confetti, anche se in modo non continuativo.
La malattia è stata rilevata occasionalmente nel corso di accertamenti diagnostici effettuati per altri motivi. L’esposizione a solventi organici
nocivi, tra cui il CVM, potrebbe concorrere all’eziologia della steatosi.
Per poter valutare questo, è stato necessario effettuare il processo di valutazione del rischio chimico ai sensi del Titolo VII-bis del D. Lgs.
626/94, facendo riferimento in particolare al ciclo produttivo, alle materie prime utilizzate, ai prodotti di processo, alle proprietà chimico-fisiche
e tossicologiche delle sostanze alla luce dei dati sanitari acquisiti.
MATERIALI E METODI
Analisi del ciclo produttivo: i farmaci venivano confezionati inserendoli in supporti di materiale plastico, prodotti a partire da un foglio
continuo di polivinile cloruro (PVC) e polivinilidene cloruro (PVCD). Il
foglio veniva srotolato, scaldato e termosagomato per formare le sedi di
alloggio dei medicinali. La produzione dei supporti delle compresse e dei
confetti prevedeva una fase aggiuntiva. I supporti, una volta riempiti per
caduta con i confetti e le compresse, venivano sigillati, per termosaldatura tramite una macchina blisteratrice, con una pellicola di alluminio su
cui era steso un collante costituito da cloruro di vinile, acetato di vinile,
cloruro di vinilidene (CVMD), esteri e stirolo. Sia dai fogli dei polimeri
plastici (PVC e PVCD) che dai collanti utilizzati, possono essere disper-
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si in aria vapori organici nocivi (vedere tabella II) di CVM e di CVMD,
come confermato anche dai campionamenti di CVM effettuati dall’azienda.
Campionamenti: l’azienda ha effettuato tra il 1997 e il 2000 dei campionamenti di CVM in aria, ambientali e personali, alla macchina blisteratrice presso la quale avveniva il confezionamento. L’attività lavorativa
è cessata nel 2002, pertanto non è stato possibile ripetere le indagini ambientali. Le analisi sono state effettuate in gasmassa e spettrofotometria
di assorbimento atomico utilizzando la strumentazione HP5971 e Perkin
Elmer.
Dati sanitari: Il caso riguarda una sospetta malattia professionale per
“steatosi epatica da inalazione di cloruro di vinile monomero”. La diagnosi risulta da un’ecografia epatica eseguita nel 2000. Nel 1999 si è riscontrato un valore della transaminasi SGPT di 78 UI/L (valori normali
fino a 36). Il lavoratore riferiva un’epatopatia D.N.D.D. dal 1996 ed era
stato esposto in modo saltuario a vapori di CVM tra il 1996 e il 2000. Nel
1984 si è avuto n riscontro occasionale di SGPT pari a 28 mU/mL (valori normali fino a 22).
RISULTATI
Campionamenti del CVM: i risultati sono riportati nella tabella I.
L’analisi del ciclo produttivo e delle materie prime utilizzate (fogli e
sigillanti) ha evidenziato la presenza di solventi organici volatili quali
CVM e CVMD. Il primo, come rilevato anche dai campionamenti, viene
prodotto durante la fase di formatura per degradazione termica del polimero PVC, il CVMD è presente come tale nel collante. Si tratta quindi
sia di sostanze generate dal processo produttivo che di materie prime.
DISCUSSIONE
Nella tabella II si possono analizzare le caratteristiche chimico fisiche dei solventi dove risulta evidente che si tratta di sostanze a basso peso molecolare e molto volatili. I dati chimico-fisici possono infatti costituire un elemento fortemente predittivo per valutare la dispersione degli
inquinanti. In particolare tra quelli selezionati, si osserva che valori molto ridotti delle temperature di ebollizione e fusione e del calore di vaporizzazione sono caratteristici di molecole volatili; inoltre un valore di
densità del vapore di circa 2-3 espressa in funzione di quella dell’aria (pari ad 1) è riferibile a sostanze che tendono a stratificarsi verso il basso.
Sia dall’analisi del rischio che dalla natura delle lavorazioni, è dimostrata la dispersione in aria di questi solventi per cui si è resa necessaria
una valutazione del rischio cancerogeno e chimico, ai sensi del titolo VII
e VII bis del D. Lgs. 626/94. Il metodo di lavoro da noi adottato ripercorre tutte le fasi della valutazione del rischio chimico, integrate dai dati
sanitari, partendo dall’analisi del ciclo produttivo, delle fasi a rischio, delTabella I. Campionamenti del CVM
Tabella II. Proprietà chimico-fisiche
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le tipologie di inquinanti, delle quantità e modalità di esposizione, delle
proprietà chimico-fisiche e tossicologiche delle sostanze in modo da consentire una valutazione corretta del rischio.
Tale processo analitico è uno strumento utile nei casi di malattia professionale la cui origine potrebbe essere correlabile all’esposizione a sostanze chimiche. In questo caso l’indagine non ha permesso la determinazione di un nesso di casualità tra l’esposizione e la steatosi epatica considerata anche l’esiguità del tempo di esposizione, le basse concentrazioni ambientali, il riscontro di alterazioni delle transaminasi preesistenti l’inizio dell’esposizione. Per quanto riguarda la sintomatologia acuta lamentata, questa non appare correlabile all’esposizione a CVM perché essa compare solo per livelli di esposizioni molto elevati (compresi tra gli
8000 e 10000 ppm), mentre i livelli misurati nei campionamenti svolti
dall’azienda risultano molto più contenuti. Tali campionamenti assumono tuttavia un valore meramente indicativo della presenza dell’inquinante e non possono essere utilizzati per il confronto con il TLV in quanto
non soddisfano a tutti i requisiti previsti dalla UNI EN 689. A conferma
delle valutazioni precedenti si osserva che sono state rilevate alterazioni
delle transaminasi del lavoratore, comparse in periodi precedenti rispetto
al suo impiego nell’attività di confezionamento di farmaci. Dal lavoro
svolto, si può concludere che indagini complesse di questo tipo si possono svolgere in maniera esaustiva solo con l’integrazione dei risultati delle valutazioni dei rischi lavorativi con i dati sanitari disponibili.
BIBLIOGRAFIA
1) USEPA; Health Assessment Document: Vinylidene Chloride p.3-3
(1983) EPA-600/8-83-031A.
2) Weast, R.C. (ed.) Handbook of Chemistry and Physics. 69th ed. Boca Raton, FL: CRC Press Inc., 1988-1989, p. D-174.
3) Verschueren, K. Handbook of Environmental Data on Organic Chemicals. Volumes 1-2. 4th ed. John Wiley & Sons. New York, NY.
2001, p. V1 753.
4) Kirk-Othmer Encyclopedia of Chemical Technology. 3rd ed., Volumes 1-26. New York, NY: John Wiley and Sons, 1978-1984., p. 23
(1983) 765.
5) F. D’Orsi, G. Guerriero, E. Pietrantonio. La Valutazione del rischio
chimico, EPC libri, 2006.
COM-03
SISTEMA DI SORVEGLIANZA DELLE INTOSSICAZIONI ACUTE
DA FITOSANITARI: LA CASISTICA RILEVATA NEL 2005
L. Settimi1, F. Davanzo2, A. Travaglia2, C. Locatelli3, I. Cilento4,
C. Volpe4, A. Russo5, G. Miceli6, A. Fracassi7, P. Maiozzi1,
I. Marcello1, F. Sesan2, E. Urbani1
1 Istituto
Superiore di Sanità, Roma
Antiveleni di Milano, A. O. Ospedale Niguarda Cà Grand
3 Servizio di Tossicologia, Centro Antiveleni e Centro Nazionale di
Informazione Tossicologica, IRCCS Fondazione Maugeri, Università
degli Studi di Pavia
4 Centro Antiveleni, Ospedale “A. Cardarelli”, Napoli
5 Centro Antiveleni, Università “Umberto I”, Roma
6 ASL di Ragusa; (7) ASL di Latina-Aprilia
2 Centro
Corrispondenza: L. Settimi, Centro Nazionale di Epidemiologia e
Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Via Giano della
Bella, 00161, Roma, Italia, Tel. 06 4990 4298, e-mail; [email protected]
RIASSUNTO. Nel 2005, il Sistema Nazionale di Sorveglianza delle Intossicazioni Acute da Fitosanitari (SIAF) ha rilevato 625 casi, di cui
520 con esposizione di tipo accidentale. La maggior parte di questi soggetti sono risultati di genere maschile (75%), di età compresa tra 26 e 65
anni (64%) ed esposti in ambito occupazionale (63%), principalmente di
tipo agricolo. La gravità di queste intossicazioni è risultata lieve per il
94% dei casi, moderata per il 5%. Per quattro casi la gravità è risultata
elevata. Circa il 70% degli incidenti si è verificato tra maggio e settembre. Gli agenti cui è stato associato il numero più elevato di intossicazioni sono stati: glifosate (n. 56), solfato di rame (n. 55), metomil (n. 52) e
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metam-sodio (n. 24). Sono stati rilevati tre episodi di esposizione collettiva a geodisinfestanti che hanno dato luogo a 23 casi di intossicazione.
Parole chiave: antiparassitari, fitosanitari, intossicazioni, sorveglianza.
ITALIAN PROGRAM FOR SURVEILLANCE OF ACUTE PESTICIDE-RELATED
ILLNESSES: CASES IDENTIFIED IN 2005
ABSTRACT. - In 2005, the Italian System for Surveillance of Acute
Pesticide-Related Illnesses (SIAF) identified 625 cases, among which 520
unintentionally exposed. The majority of these subjects were men (75%)
and aged 26-65 years (65%). About 63% of all exposures occurred at
work. Severity for these illnesses was low for 94% and moderate for 5%.
Four cases were classified as illnesses of high severity. Some 70% of all
the reported exposures occurred between May and September. The active
ingredients responsible for the largest number of cases were: glyphosate
(n. 56), copper sulphate (n. 55), methomyl (n.=52), metam-sodium (n.
24). Three episodes of collective environmental exposure to soil
fumigants involving 23 subjects were also detected.
Key words: agricultural pesticides, illnesses, surveillance.
INTRODUZIONE
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha recentemente avviato un programma nazionale per la sorveglianza delle intossicazioni acute da fitosanitari (SIAF), svolto in riferimento al DL.vo 194/1995 (1) e al primo
Accordo stipulato tra Stato e Regioni per l’attuazione di Piani nazionali
triennali di sorveglianza su eventuali effetti sulla salute umana dei fitosanitari (2). Nel corso del primo anno di attività, il 2004, il SIAFA ha identificato 480 casi di intossicazione di cui 391 di tipo accidentale (3). Le
analisi effettuate hanno evidenziato che la maggior parte di questa casistica è costituita da soggetti di genere maschile (76%), di età superiore ai
15 anni (94%) e con esposizione prevalentemente di tipo occupazionale
(57%). La gravità delle intossicazioni è risultata lieve per l’80% dei casi,
moderata per circa il 20% e per due casi è risultata elevata. Le manifestazioni cliniche sono risultate prevalentemente a carico del sistema gastrointestinale. Le categorie di agenti più frequentemente riportate sono
state insetticidi (53% delle esposizioni), in particolare esteri organofosforici (22% delle esposizioni), e fungicidi (25% delle esposizioni). Le sostanze attive cui è stato riferito il numero più elevato di casi sono state:
metomil (n. 54), glifosate (n. 34), dimetoato (n. 29), solfato di rame (n.
25) e ossicloruro di rame (n. 21). Sono stati rilevati due episodi di esposizione collettiva di origine ambientale, ciascuno dei quali ha coinvolto
otto soggetti. Gli agenti riportati per questi due incidenti sono stati 1,3 dicloropropene e acrinatrina, rispettivamente. Per quanto riguarda il composto acrinatrina, di cui non è risultata disponibile la classificazione europea di pericolosità, gli effetti clinici rilevati hanno evidenziato l’opportunità di un’attenta valutazione delle caratteristiche di tossicità per l’uomo. Inoltre, le dinamiche dei due incidenti hanno posto l’attenzione sulla problematica delle esposizioni causate dalla dispersione degli antiparassitari in aree adiacenti a quelle trattate.
In questo rapporto viene descritta la casistica presa in esame dal programma SIAF nel corso del secondo anno di attività, il 2005.
MATERIALI E METODI
Nel 2005 hanno collaborato al programma SIAF i Centri Antiveleni
(CAV) di Milano, Pavia, Napoli e di Roma, Policlinico Umberto I. Altre
segnalazioni sono pervenute dalla ASL di Ragusa, che ha sistematicamente inviato i dati della casistica identificata tramite il sistema di sorveglianza attivo nell’area di sua competenza, e dalle ASL di Aprilia-Latina,
Catania, Siracusa, Trapani, Lecce ed Avellino. Per la rilevazione, classificazione ed analisi dei dati di interesse sono state adottate le stesse procedure utilizzate nel 2004 e precedentemente descritte (3). I dati sono stati analizzati utilizzando il software statistico STATA.
RISULTATI
Nel corso del 2005 il SIAF ha ricevuto 1.273 segnalazioni. Di queste, il 92% (n. 1185) è provenuto dai CAV, il 5% (n. 68) dalle ASL ed il
2% (n. 27) da più di una fonte informativa. Seicentoventicinque segnalazioni (49%) sono state classificate come intossicazioni e 520 sono risultate di tipo accidentale.
Circa il 70% delle intossicazione accidentali si sono verificate nel periodo compreso tra maggio e settembre, con un picco di casi nel mese di
maggio (n. 99). La maggior parte dei pazienti è risultata esposta per via