Progetto Librerie - CinemAmbiente TV

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Biografia sintetica
Gabriele Bortolozzo 29.09.34- 12.09.95
Entra nel 1956 al Petrolchimico Montedison di Porto Marghera e va in pensione nel 1990.
Attraversa grandi cambiamenti storici, sociologici, politici. Il pci, i sindacati, potere operaio, lotta continua,
brigate rosse.
L'area negli anni è un grande bacino di voti, e perciò di potere, che si contendono.
Isola rossa nel veneto bianco.
Negli anni l'area industriale (voluta da Volpi nei primi del 900) perde appeal e forza lavoro: nei decenni si
passa da 45 a 18 mila lavoratori.
Nel 1985 a indagare.
Nel 1994 dossier con medicina democratica morti cvm esposto a Casson.
Nel 1995 muore a Mogliano: in bicicletta, viene investito.
Nel 2001 processo primo grado: vertici assolti.
Nel 2004, sentenza ribaltata (senza per altro condannati o quasi per decorrenza dei termini, ma la sentenza
fa giurisprudenza).
E’ difficile immaginare una lotta più solitaria e pionieristica di quella che Gabriele Bortolozzo, operaio al Petrolchimico di
Porto Marghera, inizia nei primi anni settanta, sollevando dubbi sulle procedure di lavorazione, e sulle conseguenze per
la salute, nello stabilimento presso cui operava, del cloruro di vinile monomero (Cvm).
All’epoca il sindacato locale è concentrato sul tema della difesa del posto di lavoro, la sensibilità ecologista è minoritaria,
gli organismi preposti al controllo della nocività e la maggior parte della magistratura, sono sordi alla questione Cvm. Si
sa poco e non si fa niente per sapere, con il risultato che nel corso degli anni si arriverà a 260 vittime (157 operai morti e
103 ammalati) e alla devastazione della laguna.
Di fronte all’urgenza di ‘globalizzare’ il diritto al lavoro e insieme la tutela della vita umana, animale e ambientale; di
fronte alla deriva efficientista che divora il tempo e schiaccia la soggettività; di fronte al rischio di un azzeramento della
memoria operaia, la figura di Gabriele Bortolozzo è un punto di riferimento, e la sua visione del mondo è la stessa per la
quale ancora molti di noi oggi lottano.
E’ il primo operaio in Italia a dichiararsi obiettore di coscienza alle produzioni nocive e a rifiutarsi pubblicamente di
lavorare nei reparti del Cvm, tra i primi a sollevare il problema dello smaltimento e occultamento all’estero dei residui
tossici delle lavorazioni. Un passo dopo l’altro, una notizia dopo l’altra, scopre i casi di malattia e li cataloga.
A questo lavoro da detective accompagna lo studio. Si procura tutti i dati disponibili della Montedison, dell’Oms, di
fabbriche simili all’estero, esamina i risultati e a volte li corregge e li integra, dove c’era il vuoto fa nascere un patrimonio
di conoscenza. E diventa, prima di qualsiasi medico, magistrato o specialista, il vero esperto della nocività del Cvm.
La risposta aziendale è una serie ininterrotta di soprusi, fino all’isolamento in un reparto confino. Ha dalla sua parte la
Commissione Ambiente del Consiglio di Fabbrica, ma il sindacato nel suo complesso non lo sostiene.
Negli anni novanta Bortolozzo è meno solo. Sull’onda della crescente attenzione ecologista e quindi anche dell’interesse
per i suoi dossier su problemi di inquinamento, viene invitato a convegni e dibattiti, e va a parlare in alcune scuole,
l’attività che gli sta più a cuore. Nel 1994 pubblica un dossier sulle morti e malattie da Cvm al Petrolchimico; nello stesso
anno presenta al Pubblico Ministero di Venezia Felice Casson un esposto che sarà la base delle indagini per il processo
contro i dirigenti Montedison ed Enichem iniziato nel ’98. Bortolozzo sceglie costantemente di fare da ponte fra
diritti/bisogni spesso contrapposti, come quello di avere un lavoro e quello di preservare salute e ambiente. Ma non è
tutta la sua vita.
Lontanissimo dal ‘lavorismo’ tanto diffuso nel movimento operaio, Bortolozzo è un uomo che si dedica ai figli e ai rapporti
umani, un uomo attento al bello, alle piccole cose, al privato, al ‘superfluo’, che per sé e per gli altri vuole il pane, ma
anche le rose. Gabriele Bortolozzo muore il 12 settembre1995 a Mogliano Veneto, investito mentre pedalava sulla amata
bicicletta.
[La motivazione del premio del Comitato scientifico e di Garanzia della Fondazione Alexander Langer].
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