Arteterapia: le arti figurative e plastiche
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Arteterapia: le arti figurative e plastiche
1 Arteterapia: le arti figurative e plastiche Lorena Colonnello e Camilla Passavanti Cenni storici La storia dell’incontro fra arte figurativa e “follia” ha radici antiche, profonde e presenti in tutte le culture, ed ha raggiunto il suo periodo di massimo fulgore fra la fine dell’800 e l’inizio di questo secolo con l’Art Brut. L’arte terapia ha sicuramente le sue radici in questo movimento di pensiero, nel muoversi dell’arte verso la patologia alla ricerca di nuovi livelli di intensità emotiva da esprimere sulla tela. Dagli anni ‘60 negli Stati Uniti (nel 1961 nasce L’American Art Therapy Association), soprattutto con il lavoro di Margareth Naumburg viene a connotarsi come tecnica di intervento terapeutico autonoma e peculiare. L’arte terapia, intesa come pittura, è, storicamente, la prima delle tecniche terapeutiche non verbali ad aver avuto un’ampia diffusione in ambito clinico, attualmente viene utilizzata in numerosi settori di intervento: dall’età evolutiva, alla riabilitazione, alla psichiatria, alla geriatria, al sostegno nelle cure ai malati terminali, ai disturbi alimentari; negli ultimi anni, inoltre, a fianco del settore propriamente terapeutico si è sviluppata come tecnica portatrice di benessere nel campo della medicina naturale. Tra le terapie non a mediazione verbale ha la peculiarità di inserire nel sistema di relazione paziente-operatore un mediatore (l’oggetto artistico prodotto), che ha caratteristiche di esistenza nello spazio e di conservazione nel tempo. Contemporaneamente, questo oggetto non è indipendente dal suo creatore e, soprattutto, non è indipendente dalla relazione terapeuta-paziente che ne ha favorito la creazione (Denner, 1967). Tale prodotto è un oggetto che sta a metà fra il mondo interno del paziente e ciò che esiste nell’ambiente (Winnicot), costituendo uno “spazio potenziale che l’individuo crea tra sé ed il mondo esterno per giocare, esercitarsi, confrontarsi attraverso rappresentazioni simboliche, con i bisogni del proprio mondo interno e con le esigenze della realtà esterna” (Ricci Bitti, 1998). Tornando a Margareth Naumburg (Dinamically oriented art therapy1966), il modello di riferimento è rappresentato dalla teoria psicoanalitica e la specificità dell’arte terapia si basa sul presupposto di un’identità di linguaggio fra inconscio ed immagine 2 disegnata. I contenuti dell’inconscio, i conflitti, i bisogni, ecc. che per loro stessa natura si esprimono con modalità simboliche ed analogiche vengono trasposti in “immagini reali disegnate”. Attraverso la proiezione di immagini interiori in disegni, visibili e condivisibili, è possibile stabilizzare il ricordo di sogni, fantasie, ecc. che altrimenti rimarrebbe evanescenti e potrebbero essere facilmente messe da parte. Metodologicamente, la Naumburg utilizza il procedimento della libera associazione applicandolo alle produzioni spontanee dei pazienti. L’intervento arte terapeutico era, prevalentemente, individuale ed il ruolo del terapeuta consisteva nel sostenere il paziente nel percorso di scoperta del significato dei suoi disegni; il terapeuta non interpreta ma sostiene nel passaggio da linguaggio analogico a linguaggio verbale. Per questo, l’arte terapia rappresenta un accesso privilegiato alla cura di quei pazienti che presentano una compromessa capacità di esprimere verbalmente i propri vissuti, sia per la gravità della patologia che per l’intensità delle difese, o nei bambini emotivamente disturbati. La storia dell’arte terapia resta legata al modello psicoanalitico anche nel decennio successivo grazie ad Edith Kramer. La sua riflessione teorica cerca di esplorare i meccanismi psichici su cui fonda l’arte terapia nella convinzione che: “ per affrontare i gravi disturbi che riscontriamo oggi, nessuna disciplina possa pretendere di poter fare da sola competendo con le altre”. Quest’approccio è tuttora ricco di significato come invito a cercare le complementarità, le integrazioni possibili fra le varie forme d’intervento terapeutico, al fine di avere una gamma di strumenti che possa tentare di rispondere alla patologia con un progetto quasi creato su misura del paziente. Contemporaneamente la Kramer cercò di mettere a fuoco la specificità del medium figurativo, “le virtù terapeutiche dell’arte dipendono espressamente dai processi psicologici che si attivano nell’atto creativo (1971) ”e “ dalla sua stretta affinità con il processo primario”, quindi, la rappresentazione artistica non facilita solamente l’espressione dell’inconscio, grazie ad un’identità di linguaggi, ma costituisce una forma d’intervento non subordinata alla terapia verbale. Il rapporto fra arte terapia e psicoterapia consiste “ nella modalità in cui forma e simbolo vengono trattati in queste due discipline” e non nel diverso livello di comprensione della funzione simbolica. Esiste una specificità della terapia attraverso l’arte, che dipende strettamente dal potenziale di guarigione e d’integrazione insito nel procedere creativo, che attiva in maniera specifica il processo di sublimazione. 3 Nel creare un “oggetto” artistico entra in gioco la possibilità di ritardare la soddisfazione immediata di un bisogno, così l’impulso viene, progressivamente, messo a servizio della progettualità. In termini analitici, l’arte terapia sostiene e rafforza il controllo dei processi primari di pensiero, favorendo meccanismi più evoluti e, quindi, viene a connotarsi come un intervento che favorisce una maggiore strutturazione dell’Io del paziente. In questa ottica rappresenta una componente essenziale dell’intervento terapeutico, che non si sostituisce alla psicoterapia ma la integra e la sostiene; la relazione con l’arte terapeuta fa da sfondo e da cornice a questo processo mentre in primo piano come spazio condiviso ci sono i disegni del paziente. Il senso di identità e di autostima si rafforzano in un gruppo di arte terapia attraverso il coinvolgimento attivo del paziente, che si esplica nella creazione dell’oggetto artistico e nella definizione del rapporto terapeutico, in virtù della gratificazione che gli deriva dalla realizzazione del prodotto finito e condiviso. Da questo segue quanto sia importante occuparsi della qualità artistica dell’opera prodotta, come espressione e specchio di sé; il ruolo dell’arte terapeuta è stimolare il paziente affinché possa esprimere al meglio le sue potenzialità attraverso l’uso e l’affinamento delle tecniche pittoriche. La dimensione di gruppo Fin qui le radici americane dell’arte terapia degli anni ’70 si riferiscono prevalentemente al suo utilizzo per trattamenti individuali. Le prime applicazioni sistematizzate ad una realtà di gruppo vanno ricondotti ad E. Ulman con la definizione del “formal group art therapy” (1978). Questi gruppi “formali” sono connotati in modo molto simile a quelli con cui operiamo oggi: un setting definito, la presenza di sei/otto pazienti omogenei per patologia, il terapeuta coadiuvato da un osservatore partecipante. Durante il gruppo ognuno dipinge individualmente, in una prima fase, per poi passare ad un secondo momento di elaborazione verbale. Nei formal group si perde la sottolineatura della qualità del prodotto artistico, questa viene recuperata nei gruppi informali, ” therapeutically oriented art class”, attraverso un lavoro di stimolazione sia della abilità motorie, che di affinamento delle tecniche artistiche. Questi gruppi “informali” sono stati sperimentati soprattutto in ambito psichiatrico come mezzi di stimolazione che, promuovendo un cambiamento nella capacità di comunicare con l’esterno, diventano propedeutici al trattamento 4 psicoterapeutico. Non è difficile riconoscere a quest’impostazione, che separa gruppi e laboratori, una grande influenza sull’arte terapia Italiana ed in particolare sull’uso delle arti figurative in ambito clinico. Il ruolo dell’arte terapeuta La funzione dell’arte terapeuta dovrebbe consistere nel “mettere in condizione qualsiasi individuo di produrre materiale che comunichi, in modo eloquente e vero, la sua esperienza, .., il termine eloquente va conciliato con i limiti propri di ciascun soggetto” (Kramer 1985) sia dal punto di vista artistico che psicologico o intellettivo. Ci preme sottolineare questa funzione nel creare la situazione più adatta perché l’adulto o il bambino possano compiere un proprio percorso verso un maggiore livello di consapevolezza ed una comunicazione più chiara ed efficace. Ciò significa che: a) il setting, pur con delle costanti, deve costruirsi in relazione al contesto in cui il gruppo è inserito, centro diurno piuttosto che reparto ospedaliero, b) che le tecniche vanno scelte sulla base del tipo di patologia e del livello evolutivo dei pazienti, c) che i gruppi hanno un percorso nel procedere da stimolazioni (psicologiche o grafiche) più semplici a più complesse. E’ evidente la necessità che l’arte terapeuta disponga di un buon livello di formazione in ambito psicologico ed artistico. Una competenza che comprenda: i fondamenti teorici dello sviluppo della creatività, in ambito normale ed in condizioni di malattia; la comprensione dei processi psichici e delle dinamiche di gruppo; la conoscenza delle potenzialità terapeutiche e delle difficoltà tecniche dei vari materiali artistici; infine un percorso personale che gli abbia consentito di “coltivare una sfera libera da conflitti e distinta dal suo personale orientamento artistico, una sfera in cui le sue capacità siano usate a beneficio dell’altro” (Kramer 1985). Sulla funzione del terapista può non essere difficile trovare un buon consenso, meno chiaro è “come” assolverla all’interno di un gruppo; in particolare, il problema più discusso è la partecipazione attiva, pittorica e produttiva, del conduttore. La scelta di lavorare ad una propria opera contemporaneamente ai pazienti sembra avere lo svantaggio di diminuire l’attenzione del conduttore, impedendogli di sostenere il processo creativo del gruppo, o di influenzarlo con il proprio stile pittorico. Generalmente, gli arte terapeuti che si rifanno al modello psicoanalitico condividono questa posizione individuando nella relazione transferale (per un approfondimento 5 vedi il capitolo su “Transfert e controtransfert” in questo volume) il punto nodale della relazione terapeutica. La posizione opposta si fonda sul presupposto che la comunicazione, che si esprime attraverso un oggetto artistico, non rappresenta solamente un simbolo da interpretare, ma costituisce “una manifestazione completa e comprensibile del mondo affettivo e cognitivo del paziente” (Biswanger 1955). Alla base della relazione terapeutica sta la condivisione e la costruzione di un mondo esperenziale e di un linguaggio comuni; in questo modo di lavorare, ciascun membro del gruppo può fornire spunti per la ricerca di senso delle immagini prodotte. Ogni disegno con le emozioni e le analogie che suscita, si arricchisce di una molteplicità di significati che vengono accolti nell’universo del gruppo. Nessuno di questi è giusto o sbagliato a priori, ma viene a costituire un campo di possibilità condivise in cui ognuno può rispecchiare il proprio mondo interno. Il conduttore comunica con le sue immagini, propone e, non impone, significati e strutture attraverso la stessa forma comunicativa dei pazienti e non attraverso una comunicazione verbale che gli assegnerebbe un ruolo privilegiato. Chiaramente, la formazione personale dell’arte terapeuta, per consentire quest’approccio, deve essere ricca ed approfondita anche sul piano espressivo. Non gli è sufficiente una conoscenza dei materiali e delle tecniche; affinché i suoi disegni, come le sue parole, restino al servizio del gruppo è necessario che il terapeuta abbia potuto elaborare anche dal punto di vista grafico le sue dinamiche personali. Nel nostro metodo di lavoro il conduttore tendenzialmente dipinge con i pazienti non utilizzando tecniche direttive ed interpretazioni esplicite. Fra ciò che si esprime sul foglio o con la creta, attraverso forme e colori, ed il mondo interno del paziente esiste una corrispondenza sia in termini emozionali e percettivi, che a livello di capacità di organizzare e gestire tali contenuti. Ciò significa che si può lavorare in due direzioni: per sostenere l’affiorare dei contenuti inconsci e per promuovere dei cambiamenti nella capacità di organizzare questi stessi contenuti; se le opere prodotte rappresentano parti dell’individuo o dei suoi modi d’essere, nello spazio particolare del gruppo, una modificazione nelle prime può provocare un’evoluzione nelle seconde. L’arte terapeuta interviene suggerendo indirettamente delle possibilità, lo fa attraverso il suo lavoro pittorico introducendo tecniche o segni diversi da quelli abitualmente usati dal paziente, con l’obiettivo implicito di produrre una trasformazione che va oltre il livello espressivo. Tutto ciò è particolarmente 6 importante in ambito terapeutico nei gruppi con pazienti psicotici, ove diviene importante questo momento di condivisione su un livello diverso da quello verbale: la costruzione di un comune linguaggio analogico rende possibile il passaggio d’esperienze da conduttore a paziente e non solo il contrario. Metodologia e tecniche Questa breve e sicuramente parziale introduzione storica non ha, nelle nostre intenzioni, semplicemente un significato descrittivo, bensì apre il primo spazio di riflessione su cosa riteniamo debba essere l’intervento arte terapeutico. Le scelte tecniche di stimolazione, quanto quelle metodologiche di conduzione di un gruppo, discendono prioritariamente dalla funzione che attribuiamo all’arte terapia e non, come purtroppo talvolta accade, dalle particolari competenze artistiche o psicologiche dell’arte terapeuta e dalle esigenze del committente. Quella che segue, è una rassegna delle situazioni più frequenti e delle tecniche che più spesso sono utilizzate in situazioni di gruppo ordinate in un itinerario metodologico. Il setting Per fare arte terapia è necessario uno spazio fisico adatto ad accogliere un gruppo di persone (possibilmente, da sei ad otto) alle quali si vuole dare la possibilità di esprimersi in forma artistica. L’atelier di pittura accoglierà il mondo interno dei suoi fruitori ed entrerà a farne parte, sarà un territorio che troverà corrispondenza ad uno spazio interno nel quale sperimentare la propria realtà sia “qui ed ora” sia evolutivamente; per le sue funzioni, il laboratorio viene definito sia un contenitore sia una cornice del prodotto artistico. In virtù delle sue valenze simboliche diventa importante curare il passaggio alle caratteristiche ” fisiche” tenendo conto delle necessità tecniche delle arti figurative: a) un ambiente luminoso, possibilmente ricco di luce solare, b) provvisto al suo interno d’acqua corrente, c) dotato di pavimento e pareti lavabili, pensati come dimensioni fruibili e piani d’appoggio attrezzati, d) di un’ampiezza tale da contenere il gruppo senza costringerlo in spazi insufficienti al bisogno di ciascuno o da lasciare troppi spazi vuoti che potrebbero produrre ansia e dispersione, e) dotato di ripiani e suppellettili adatte a contenere i fogli, i colori, materiali vari, esposti e pronti all’uso; nonché armadi per le scorte e gli archivi. Un gruppo di arte terapia dura 7 generalmente due ore, il tempo come lo spazio, non deve essere troppo ristretto, né troppo dilatato perché altrimenti ingenera ansia. Siamo consapevoli che non è possibile disporre sempre di uno spazio stabile ed ad esclusivo uso dell’arte terapia; i laboratori sono solitamente presenti in strutture come: le scuole, i Centri Diurni, i Centri Socio Terapeutici, le comunità per tossicodipendenti. In altre situazioni che, per scelta metodologica o necessità organizzativa (come ad es. i reparti ospedalieri) sono meno strutturate, il setting va ricostruito per ogni seduta. Venendo a mancare un ambiente fisico specifico, il setting si costruisce attraverso le regole, la durata della seduta e del gruppo nel tempo, le tecniche proposte; il gruppo avrà, comunque, bisogno di svolgersi in un ambiente che sia, da un lato, un contenitore accogliente e, dall’altro, fornisca una struttura che aiuti a comprendere ed organizzare. I materiali Il materiale, oltre ad avere caratteristiche tecniche precise adatte o meno a determinate stimolazioni, svolge nell’arte terapia il ruolo di strumento-vettore di emozioni e sentimenti. La scelta di un materiale va valutata in virtù del suo significato soggettivo, intimo, in relazione alla storia del gruppo e del paziente. La proposta dei materiali deve essere il più possibile variegata in quanto: ” uno dei presupposti, è che a maggior possibilità di scelta dei materiali, corrispondano maggiori possibilità di espressione e di comunicazione” e, poiché “ciascun tipo di materiale ha un suo carattere proprio, il paziente reagirà - in tempi diversi - ad alcuni materiali invece che ad altri”( Waller,1993). Il supporto su cui dipingere (carta, cartoncino, tele, ecc.) ha, al pari degli altri materiali, un valore affettivo e simbolico; per questo riteniamo opportuno dare la possibilità di scegliere la dimensione e la robustezza più consona ai propri vissuti. Se la pittura è un linguaggio che si determina in forme e spazio, allora la dimensione e la forma ritagliabile (ad es. ovale piuttosto che quadrata) devono essere definite a piacimento , lo stesso vale per lo spessore ed il colore del supporto. Tutto questo materiale va esposto in formati standard, sta poi a ciascuno renderlo a propria misura, aiutato dalle stimolazioni dei conduttori. In un laboratorio di arte terapia, tutte le fasi di produzione dell’oggetto artistico possono diventare occasioni per stimolare, ogni scelta può essere rappresentativa del proprio modo di “essere nel mondo”: a) tagliare piuttosto che strappare un foglio, 8 b) disegnare su qualcosa d’impalpabile e trasparente piuttosto che sul rigido e spesso, c) dipingere nel grande o nel piccolo, d) partire dal bianco, dal rosso o dal nero. I materiali grafici e plastici, (cioè i colori, le vernici, la creta, l’argilla, ecc.,) possono essere divisi sommariamente in tre categorie, come verrà riassunto nella tabella 1, alla fine dell’articolo : - Colori utilizzabili a secco. In generale, si tratta di materiali usati direttamente senza la mediazione di pennelli o altro. Matite e pennarelli danno a chi li usa la sensazione di un maggior controllo sulla propria produzione, sono molto conosciute e, a causa del loro effetto rassicurante, possono essere scelte come primo materiale da sperimentare. Viceversa, possono essere riprese in seguito da chi, dopo un percorso nel colore, sente la necessità di strutturare meglio le sue emozioni. Pastelli a cera e colori a dita sono materiali da usare con attenzione per il loro potenziale regressivo, più adatti ai bambini per stimolarne il contatto diretto col colore che agli adulti. I gessi ed i carboncini permettono, secondo l’uso che ne si fa, sia di controllare che di lasciar andare l’emozione; caratteristico di questi materiali è il deteriorarsi rapidamente del prodotto finito, questo aspetto può provocare ansia o delusione. - Colori ad acqua. Si utilizzano attraverso la mediazione di un pennello o di una spatola. Le tempere sono fra i materiali più utilizzati e conosciuti in arte terapia perché permettono l’espressione immediata di sentimenti ed emozioni, non richiedono una particolare competenza tecnica e si possono utilizzare con vari tipi di utenza. Sono controindicati in situazioni specifiche di contenimento, come il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, in quanto creano attrito tra i due interventi, quello sedativo e contenitivo del farmaco e quello stimolante espressivo della tempera. Gli acrilici uniscono alle caratteristiche della tempera classica la possibilità difensiva di coprire interamente parti già dipinte. Sono materiali sofisticati e costosi, quindi vengono considerati artisticamente prestigiosi, perciò contribuiscono ad accrescere il senso di autostima. Sostituiscono egregiamente i colori ad olio, tradizionalmente, ritenuti inadatti alla durata delle sedute di arte terapia. Riflettendo sui materiali, ci siamo resi conto della difficoltà di definire che cosa può implicare l' uso degli acquerelli e delle chine. Parlarne sembra quasi usarli, come tracci un segno combatti con la sua tendenza a dilatarsi sul foglio, li 9 definisci ed immediatamente scopri che non stanno totalmente dentro alla descrizione che ne hai dato. Sono sicuramente un materiale complesso e flessibile, che va usato quando il fruitore è pronto a sostenerne il rischio e la ricchezza. - Materiali plastici. Possiamo dividerli in due gruppi :a) crete ed argille e b) materiali di recupero ( scagliola, sabbia, cartapesta, cordami, ecc.); in entrambi i casi si lavora sulla manipolazione e la tridimensionalità. Crete ed argille sono considerate potenzialmente molto regressive: si parte da una massa informe cui pian piano si conferisce una struttura dotata di significato; si tratta di materiali che mettono in forte contatto emotivo col proprio mondo interno. Nei nostri gruppi abbiamo usato più frequentemente materiali plastici appartenenti alla seconda categoria, poiché suscitano meno resistenze. Nel vasto universo dei materiali di recupero è importante scegliere quelli morbidi, facilmente modellabili, appartenenti al mondo quotidiano dei bambini o dei pazienti perché, da un lato, invitano al contatto e, dall’altro, non suscitano paure o insicurezze. “C’è qualcosa di rassicurante in una scatola di cartone, perché non cela un valore intrinseco e può esser reperita ovunque” questo è tanto più importante quando si ha a che fare con persone che non hanno esperienza di psicoterapie di gruppo e di materiali d’arte (Weller, 1993). Un “materiale” utile da mettere a disposizione del gruppo sono cartoline o immagini d’arte, già utilizzate da Edith Kramer e Elizabeth Stone, come sostegno, come suggerimento per superare l’angoscia del foglio bianco. Le tecniche di stimolazione Le tecniche proposte tengono conto dell’ambito in cui si opera, dei fruitori e del livello evolutivo. Come per i materiali, gli stimoli vanno selezionati in funzione del luogo dove si svolge il gruppo (laboratorio strutturato o situazione informale) e degli obiettivi dell’intervento. Ciascun ciclo di arte terapia dovrebbe strutturarsi in un percorso che organizza le varie tecniche di stimolazione secondo gli obiettivi del terapeuta. Nella nostra metodologia ogni percorso si articola in tre parti: a) una prima fase in cui si propongono stimoli poco direttivi, b) una fase centrale di ampia durata, in cui le stimolazioni seguono il seguente andamento: dalle percezioni, alle emozioni, ai sentimenti attraverso il rapporto coi colori, gli oggetti, gli elementi naturali, gli altri ed 10 il mondo, per acquisire un livello di maggior consapevolezza; c) una fase conclusiva con dei lavori collettivi. Stimolazioni usate nella prima fase: - Il tema libero: ciascun partecipante sceglie un contenuto o un soggetto personale da esprimere sul foglio; - l’esplorazione guidata dei materiali esposti nel laboratorio; - la scatola delle immagini, contiene: foto, cartoline, ritagli di riviste di soggetti vari. Stimolazioni della seconda fase (tabella 2, alla fine del capitolo): - Proposta tematica: sulla base delle osservazioni effettuate nella prima fase, il conduttore offre al gruppo uno stimolo definito. Gli utenti sono incoraggiati ad accettarlo, ma l’invito non è tassativo quindi può essere trasgredito; nella verbalizzazione finale ci sarà lo spazio per motivare le scelte personali. Il tema può dare un senso di restrizione se l’utente ha delle immagini personali da esternare, mentre può dare sollievo all’ansia quando non riesce in questa operazione. I temi proposti più di frequente sono illustrati nella tabella. - Stimolo proposto dal gruppo, il conduttore invita ognuno a proporre qualcosa che desidererebbe disegnare, dipingere o scolpire. Due delle “immagini” sono scelte liberamente dai partecipanti dopo una breve discussione. - Il movimento: la fase pittorica viene preceduta da un lavoro sul movimento o sulla danza. Queste stimolazioni possono avere diverse finalità secondo il tipo di gruppo: alleggerire dalle tensioni muscolari ed emotive, recuperare una gestualità più fluida, promuovere l’espressione di contenuti profondi legati al corpo. Stimolazioni della terza fase: in ogni gruppo di arte terapia c’è un momento di presa di distanza e di condivisione del proprio lavoro nella fase di verbalizzazione finale. Questo terzo gruppo di proposte approfondisce il processo di relazione e di comunicazione con gli altri attraverso degli stimoli specifici; ricordando che il passaggio dal lavoro individuale a quello collettivo deve essere condotto con attenzione e solo quando il gruppo sembra disponibile. Alcune di queste tecniche possono essere utilizzate dal conduttore per approfondire il rapporto terapeutico con determinati pazienti (Kramer). - Lavori a coppie. Vi sono due gruppi di proposte: a) dipingere sullo stimolo fornito da un compagno (colore o forma), la relazione costituisce solo uno spunto iniziale che ciascuno sviluppa come vuole, b) dipingere come o con il compagno, la relazione entra in primo piano con tutte le sue problematiche. 11 - Lavori collettivi. Sono stati tradizionalmente usati come conclusione di un ciclo annuale. Riteniamo che possano costituire un percorso in sé dotato di significato autonomo e siano organizzabili per livello di coinvolgimento; dal mettere in comune opere sostanzialmente eseguite individualmente, al creare collettivamente un’unica opera. Riproponiamo il consiglio di usare queste tecniche in un gruppo disponibile e coeso perché si può creare un po’ di “traffico emozionale”, il conduttore dovrà essere un “vigile attento” a rendere scorrevole e non caotica la seduta. Questo tipo di esperienze possono essere interessanti quando più gruppi di arte terapia si incontrano o quando c’è da creare qualcosa che verrà esposto al pubblico, l’opera comune è spesso vissuta come protettiva dagli utenti più problematici. Alla fine di un ciclo, è importante dare la possibilità di ripercorrere visivamente l’esperienza per afferrarne il senso evolutivo. Rivedere i propri disegni insieme al conduttore, rilevarne l’evoluzione sia nei contenuti che nelle caratteristiche formali, è utile per qualunque tipo di utenza. Sul piano analogico, questo lavoro può tradursi in un disegno di sintesi. Per ultimo, è bene chiedersi quale destino aspetta le opere prodotte nei laboratori di arte terapia. Di solito non se ne parla, né se ne scrive, eppure per gli utenti è importante sapere che cosa accadrà di questi lavori. Riteniamo che, laddove esistano degli spazi adeguati, dovrebbero essere archiviate e conservate se l’utente non può o non vuole tenerle con sé (soprattutto chi lavora con i bambini o con gli psicotici sa quanto possa essere pericoloso e frustrante affidarle alla famiglia). I luoghi dell’arte terapia Abbiamo visto come l’arte terapia si sia sviluppata circa quarant’anni or sono come strumento sussidiario alle cure psichiatriche e come, tuttora, questa sua applicazione clinica sia fra le più diffuse e riconosciute. Negli ultimi anni questo panorama si è gradualmente diversificato cosicché, oggi, possiamo individuare tre settori di intervento: a) educativo, b) riabilitativo e c) della salute; parliamo di salute e non di terapia perché questo termine torna a farci pensare esclusivamente all’ambito psichiatrico. In questo paragrafo tralasceremo le prime due aree, così come l’ambito strettamente clinico, poiché verranno trattate estesamente nei capitoli ad esse dedicate; qui ci limiteremo a ricordare che le tecniche, il setting e gli obiettivi generali 12 sono ovviamente comuni; ciò che varia è la modulazione rispetto alle capacità ed ai bisogni degli utenti. Affermare che l’arte terapia può intervenire nel campo della salute e del benessere, vuol dire considerarla uno strumento al servizio di tutti coloro che ricercano il proprio equilibrio psicofisico, attraverso la creatività e la comunicazione. Anche nel nostro settore è in atto il superamento del concetto di trattamento della malattia; si interviene nella prevenzione così come nel quotidiano, per ridurre lo stress, o in quelle situazioni “normali” in cui c’è necessità di recuperare un buon equilibrio, per aumentare il livello di benessere generale (in particolare nei periodi della vita contraddistinti dal mutamento come il parto o la menopausa nelle donne). Si utilizza, inoltre, nell’area delle cure palliative come terapia di supporto ai malati terminali o di sostegno per gli operatori che li curano. L’arte terapia ha trovato diffusione nell’ambito delle cosiddette medicine naturali dove si ritiene che con l’arte si possa creare una migliore connessione fra soma e psiche. Goethe, da un lato, e le ipotesi neurofisiologiche sulle funzioni dei due emisferi, dall’altro, costituiscono il riferimento teorico secondo il quale sviluppare il linguaggio analogico vuol dire riappropriarsi di funzioni cerebrali sotto utilizzate e creare una migliore armonia fra le nostre due anime. Il terapeuta, facilitando l’espressione delle emozioni, dei desideri e delle paure permette all’utente di viverle e finalizzarle in modo più sano. Riprendiamo il discorso sull’arte come terapia della salute per presentare alcune aree di intervento più recenti e meno note: la dipendenza alcolica, la bulimia ed l’anoressia, l’oncologia e le cure palliative, le patologie psicosomatiche negli operatori sanitari, l’intervento sugli anziani. L’alcolismo. Questo intervento è stato sperimentato soprattutto nell’Europa del Nord e solo di recente è approdato in Italia (Giaume 1996) affiancandosi ai più collaudati gruppi di self-help, mentre da noi l’arte terapia aveva già evidenziato la sua utilità rispetto alle problematiche dell’abuso di sostanze nelle comunità per tossicodipendenti. La struttura del gruppo, le proposte e gli interventi del terapeuta sono quelli classici, strutturati nello specifico per: accrescere il livello di autostima; rendere più capaci di tollerare la frustrazione, che deriva dalla distanza esistente fra mondo dei desideri e possibilità di realizzarli; superare le tensioni autodistruttive. L’arte terapia consente di misurarsi con queste tematiche in maniera progressiva e non allarmante, la realizzazione dell’oggetto artistico (superata una prima fase di 13 ipercritica del giudizio) conferma il soggetto nella sua capacità di realizzare qualcosa in senso positivo e la partecipazione ad un gruppo lo sostiene rispetto all’immagine di sé. Disegnare è fare ogni volta delle scelte attingendo al proprio mondo interno, recuperando immagini e percezioni che restituiscono un senso di identità personale; in particolare, sembra essere efficace il lavoro sul colore per “equilibrare le disarmonie psichiche lavorando su eccessi o carenze cromatiche” (Giaume,1996). Nel proseguimento dell’intervento si cerca di far acquisire una maggiore competenza tecnica che permetta all’utente di rendersi sempre più autonomo (quasi di sostituire la dipendenza dall’alcol con quella artistica) dal terapeuta. Nel percorso terapeutico il gruppo evolve da una prima fase in cui esprime la patologia, ad una seconda in cui emergono le singole personalità. I disturbi alimentari. In questi anni le problematiche psicologiche che si esprimono attraverso comportamenti alimentari scorretti, dannosi per la salute, si sono diffuse in maniera preoccupante, spingendo gli operatori sanitari verso la ricerca di forme di intervento integrate; sono sorte, così, collaborazioni fra arte terapeuti e dietologi per il trattamento dell’anoressia e della bulimia. In questo tipo di pazienti la concentrazione sulla pittura distoglie il centro dell’attenzione dal sintomo, dall’ossessione della dieta, riportandolo sul soggetto; i disegni facilitano l’esplorazione di fantasie legate all’immagine di sé, permettono un accesso meno minaccioso a sentimenti come la rabbia, la depressione, la paura o a vissuti di amore-odio verso le figure genitoriali. Fondamentale nel trattamento di questo tipo di patologie è il ruolo attivo del paziente all’interno del gruppo, poiché gli consente, attraverso la partecipazione al proprio trattamento, di smontare il meccanismo della sfida. L’iniziale impegno sul foglio rappresenta l’affermazione concreta dell’impegno nella relazione terapeutica attraverso un atto diretto, proprio, e non solo un avvallo formale. Per i soggetti bulimici ed in particolare per le donne, la partecipazione regolare ad un gruppo costituisce il primo atto del “prendersi cura di sé” e della propria salute, creando all’interno della propria quotidianità uno spazio (fisico e mentale) a questo dedicato, in contrasto con una routine in cui i ruoli familiari le fanno sentire svuotate e fagocitate. Nel trattamento dei disturbi alimentari la fase iniziale del rapporto terapeutico è estremamente delicata, poiché anoressici e bulimici si sentono fortemente minacciati da tutto ciò che può produrre un cambiamento e contemporaneamente desiderano altrettanto fortemente comunicare ed essere compresi. Nell’anoressia il problema del 14 controllo (di sé, del proprio corpo e degli altri attraverso l’uso della malattia) è centrale al punto che, in alcuni casi, la paura di perderlo equivale alla paura di perdere la propria esistenza; la pittura, poiché fornisce un mezzo inusuale di espressione, può far perdere alcune difese ed aiutare il paziente a prendere consapevolezza dei meccanismi attraverso cui attua questo rigido controllo. L’arte terapeuta deve accompagnarlo in questo percorso con un approccio non direttivo e rassicurante; permettendo al paziente di lavorare col proprio ritmo, con riguardo ai propri spazi e facendolo sentire protetto dai confini del gruppo. Poche e chiare regole, all’interno delle quali il conduttore mantiene la capacità di un rapporto flessibile, che sostengano il delicato processo del riconoscimento delle proprie barriere e delle proprie emozioni. In questo periodo stiamo cercando di formalizzare un progetto che integri gli interventi medici e educativi di un reparto di dietologia con l’intervento arte terapeutico di gruppo, a partire dalla fase di selezione dei pazienti da inviare, fino alla creazione di un protocollo di valutazione dei risultati. Ansia e stress negli operatori sanitari. Un settore d’intervento, la cui importanza per la salute non è da sottovalutare, riguarda il sostegno agli operatori che quotidianamente affrontano patologie che attivano profondi livelli di emotività. In numerosi settori di cura, dalla rianimazione all’oncologia, il carico di stress e la vicinanza con la morte provocano un carico emotivo che può tradursi in somatizzazioni (astenia, cefalee, disturbi del sonno, gastrointestinali, sessuali e respiratori-Tonini,Tamino, Bellotta, Bianchi e Notarangelo 1997) se non trova canali di espressione adeguati. “L’angoscia di morte è un aspetto fondamentale della vita di ognuno. E’ come una voce che ci parla da dentro abbassandosi ed alzandosi di volume in relazione a quelli che sono i nostri vissuti quotidiani… reagire di fronte a queste grida, diventando sordi, significa obbligare a cercare delle vie alternative” (Tonini et al. 1997) Spesso gli psicologi sono intervenuti con un approccio verbale che si è rivelato difficoltoso per le resistenze e l’atteggiamento ambivalente degli operatori, affiancando l’arte terapia come intervento di gruppo, le difese sembrano abbassarsi grazie alla modalità indiretta con cui viene affrontato il rapporto con l’angoscia di morte. L’intervento ottiene, quindi, due risultati: fornire nell’immediato un canale di scarica emozionale che disinveste il corpo e permettere un allentamento di quelle difese che non consentono l’elaborazione dei vissuti problematici. 15 Le cure palliative in oncologia. E’ evidente che l’intervento arte terapeutico in questo settore si inserisce nell’approccio multidisciplinare delle cure palliative che accompagnano il paziente oncologico nella fase finale della sua vita. Già sperimentato all’estero con buoni risultati (in particolare nella Clinica Universitaria di Zurigo) pare aumentare la soglia di tollerabilità del dolore; soglia che si abbassa in quei soggetti che evidenziano problematiche psicologiche irrisolte. In questi casi la mediazione arte terapeutica offre delle “soluzioni possibili per le emozioni e le paure, accompagnando il malato verso una rieducazione psicologica ed una maggiore sensazione di benessere” (Thomas, Kennedy 1993). In particolare il terapeuta aiuta il paziente ad esplorare, attraverso le immagini prodotte, gli aspetti della sua vita emotiva sollecitati dalla malattia; per Esther Dreyfuss (1991) si fornisce un sostegno per l’elaborazione del lutto attraverso l’espressione creativa “creando con il malato un quadro che gli sopravviverà, noi cerchiamo di diminuire le sue angosce di separazione e di perdita “(Warren,1991). Particolare attenzione va posta nel non sollecitare troppo direttamente il paziente, violando la sua intimità e le sue difese, o nel proporgli questo lavoro come un’attività ludica, perché potrebbe essere vissuto come infantilizzante e, di conseguenza, sminuirne il valore; l’arte terapeuta dovrebbe favorire la creazione di uno spazio che calmi le ansie del malato e costituisca un territorio in cui egli è ancora libero di sperimentare (Manusardi, Totis, De Conno 1996). L’intervento sugli anziani. Abbiamo appena letto come l’arte terapia venga utilizzata in contesti in cui la parola “curare” acquista un senso particolare, non collegato ad un discorso di evoluzione verso la salute ma di miglioramento esistenziale. Con gli anziani può essere fatto un discorso analogo, intendendo l’intervento come uno strumento per frenare il deterioramento provocato da alcune patologie tipiche di questa fase della vita. Abbiamo sperimentato direttamente l’utilità dell’espressione artistica nel mantenere mobili e feconde le capacità percettive ed il potenziale espressivo, nondimeno l’intervento arte terapeutico di gruppo si è dimostrato efficace nel restituire agli anziani la fiducia nelle proprie capacità. E’ importante intervenire con tempismo ai primi segnali di deterioramento, affiancando l’arte terapia alle cure farmacologiche tradizionali. 16 TABELLA 1: I MATERIALI IN ARTE TERAPIA MATEMATERIALI CARATTERISTICH M E USO UTENZA LUOGO a t e r i a l e Tempere i Colori in Soffice – pastoso Pittura coprente o Adulti polvere (si acquerellato Coloristi e terre terre naturali amalgamano con acqua, colla ) Tempere Morbide – brillanti Pittura coprente o Adatto pronte (si acquerellato atossiche diluisce con acqua) Acrilici Laboratorio strutturato Morbidi – compatti Pittura coprente a tutti, Laboratori per riabilitativi, e gruppi inadatto bambini all’ambiente ospedaliero Adulti con discrete Laboratorio strutturato 17 – molto coprenti. Spatolato Tecniche capacità tecniche e miste (pittura e buon uso della manualità fine. modellato) Acquerelli a Sensibili – cialde trasparenti Colore tenue, Adatto a tutti. Ovunque opaco. Trasparente o netto a seconda della diluizione Acquerelli in Morbidi – sensibili tubetto Colore spesso e luminoso Adulti adolescenti ed Laboratorio strutturato con non gravi patologie Ecoline e chine Colori olio ad Liquidi – brillanti – Colori fluidi luminosi. Non molto adatto a Trasparenti o netti patologie a perché difficili da Pastosi – molto coprenti – morbidi. intensi seconda e della Adulti, adolescenti. diluizione controllare Pittura e spatolato Adulti adolescenti Laboratorio strutturato gravi ed Laboratorio strutturato 18 Lungo tempo di asciugatura Matite: a) nere Dure e morbide Disegno, Adatto a ombreggiature particolarmente tutti, Ovunque indicato per chi ha buone capacità organizzative b)Carboncin Morbido – tende a Disegno Adulti ed Laboratori o sfumare Chiaro – scuro adolescenti. riabilitative c) Colorate Dure – controllabili Disegno Adatto a tutti Ovunque d) Sensibili e diluibili Disegno e colore Adatte a tutti Ovunque Acquerellabi con l’acqua Disegno e colore Adatti li Pennarelli Facilmente colorati maneggiabili, segno a Duri e rigidi tutti, particolare molto bambini definito Pastelli a in Ovunque a ed adolescenti. Disegno, colore e Bambini e adulti. Ovunque e attività 19 cera Favoriscono la graffiti regressione Pastelli ad olio Colori a dita Consistenti – tratto Colore e forma Adatto chiaro e morbido. specifico Tattili coloristi Morbidi, pastosi e Colore, sensuali. immediatezza Fortemente espressione a e anche patologie regressivi deficit Ovunque per Bambini di tutti, adulti Laboratori con riabilitative gravi e e in attività situazioni strutturate intellettivi. Inadatto ai nevrotici Gessi Compatti o friabili, Disegno e colore Adatto a tutte le tende a scomparire età, controindicato o sfumare in soggetti ansiosi Creta Materiali Argille modellabili plastici, e morbidi. Regressivi Modellare Creare oggetti Ovunque Adulti ed Laboratori adolescenti. Da riabilitative strutturate tridimensionali usare Bassorilievi o alto attenzione rilievi bambini con coi perché tendono ad ingerirli e attività 20 Materiali recupero di Variabili Stimolano Creare la creatività Materiali quotidiano Tabella 2 Esempi di proposte tematiche installazioni, quadri ed d’uso sculture, oggetti tridimensionali Adatto a tutti Laboratori riabilitative e attività 21 IL CORPO: a quest’area appartengono le proposte di osservare, muovere e poi disegnare o dipingere una parte o tutto il proprio corpo (ad es. la mano o l’autoritratto). E’ un lavoro particolarmente adatto ai bambini ed agli psicotici per consolidare la percezione del sé corporeo e per sentire i propri confini. IL MOVIMENTO: prosegue idealmente il percorso sul corpo ampliandolo; si propone di danzare un colore, di muoversi come il vento o di animare un soggetto disegnato E’ particolarmente indicato nei gruppi di trattamento dei disturbi psicosomatici o dei disturbi alimentari. I COLORI: si propongono i colori a partire dai tre primari, per proseguire con i secondari ed i complementari. In ogni incontro si esplora un colore utilizzando materiali diversi, se ne scopre la luminosità o l’opacità. Si completa il lavoro esplorando le emozioni e le sensazioni che esso provoca. COPIA DAL VERO: al centro dell’attenzione sono posti degli oggetti da riprodurre. Questa stimolazione può essere proposta per sostenere il rapporto con la realtà concreta o affinare le capacità tecniche se i pazienti lo richiedono. L’oggetto può rappresentare un punto di partenza che l’utente arricchisce in modo personale, mettendo così in relazione mondo reale e mondo fantastico. POESIE E BRANI MUSICALI: le impressioni e le sensazioni che esse evocano vengono tradotte in colori ed immagini. Facilita l’esplorazione e l’espressione dei sentimenti. ELEMENTI NATURALI: come in altre forme di arte terapia, si possono proporre tutta una serie di stimoli naturali (dai quattro elementi, agli animali, agli alberi e le piante) per scoprirne le valenze soggettive. Il lavoro sugli animali può essere particolarmente lungo per il loro valore simbolico. 22 23 Segue tab. 2 LAVORO A COPPIE: ognuno fa un primo intervento su un foglio e quindi lo scambia con un compagno che, interpretandolo soggettivamente , lo porta a completamento in un disegno. Si può lavorare sulla forma (ritagliando il foglio o ripiegandolo per renderlo tridimensionale) o lavorare sul segno. IL RITRATTO O LA SAGOMA: il ritratto di un compagno può essere un’esperienza ricca di valori sia per chi ritrae sia per chi è ritratto. Talvolta suscita il timore di urtare la sensibilità del compagno, è utile proporlo quando esiste una buona coesione di gruppo ed un clima di reciproca accettazione. Lavorare sulla sagoma è sicuramente meno problematico. IL PUZZLE: un grande foglio viene ritagliato dal conduttore in tante forme quanti sono i partecipanti al gruppo, ciascuna si incastra con le altre. Il disegno avviene individualmente e solo al termine il “tutto” viene ricomposto, è una buona immagine del significato di gruppo. LO SFONDO: ciascuno realizza un disegno di piccole dimensioni che verrà poi incollato su un grande foglio comune. Il lavoro collettivo consisterà nel creare uno sfondo comune che accoglierà e collegherà tutti i disegni. IL COLLETTIVO: su un grande foglio o un pannello di compensato, tutto il gruppo lavora in contemporanea per produrre un’opera comune. 24