Quale avvenire per l`industria italiana della seta?
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Quale avvenire per l`industria italiana della seta?
la seta innovhub numero 2 STAZIONI SPERIMENTALI PER L’INDUSTRIA Copyright La Seta. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione anche parziale del testo e delle immagini senza l’autorizzazione dell’Editore anno 64 - 2012 versione online STAZIONE SPERIMENTALE PER LA SETA SAPERI E RICERCA NEL TESSILE L’etichetta ed il marchio di filiera In ripresa i tessuti serici comaschi Cosa cambia con il regolamento UE 1007/2011? European Silk Forum Nanotecnologie per l’industria tessile Quale avvenire per l’industria italiana della seta? Direttore responsabile Bruno Marcandalli Redazione Riccardo Formigoni, Maria Romanò la [email protected] Hanno collaborato S. Beretta, A. Boschi, G. Cernuto, G. M. Colonna, F. Crippa, S. Faragò, G. Freddi, A. Guagliardi, N. Masciocchi, F. Rusconi Veste grafica ideata da Francesca Tedoldi Impaginazione e copertina a cura di Alessandra Volpe Foto di copertina ali di farfalla, Alessandra Volpe La Seta periodico quadrimestrale del centro di ricerca tessile Stazione Sperimentale per la Seta Via G. Colombo 83, 20133 Milano, tel 02.266990, fax 02.2362788, sito www.ssiseta.it, e-mail [email protected] Registrato Trib. di Milano con il n.5957dell’8.6.1962 EDITORIALE L’etichetta ed il marchio di filiera Due strumenti per promuovere la qualità L La funzione dell’etichetta di composizione viene completata dalle informazioni veicolate dal marchio di filiera a scienza economica ha posto in evidenza il peso dell’assimetria informativa sulle decisioni del consumatore alle prese con l’acquisto o meno di un prodotto. In un mercato a informazione asimmetrica il venditore conosce la qualità del bene scambiato, mentre il compratore non la conosce. Questa situazione è stata studiata a fondo: quando il compratore non ha sufficienti informazioni, e quindi non può sviluppare un’appropriata analisi di convenienza dell’acquisto, in breve tempo i beni di buona qualità spariscono e i produttori perdono la rendita associata agli scambi del loro livello qualitativo. Il mercato diventa inefficiente, a danno del produttore e del commerciante. Al consumatore viene negata la possibilità di scelta. Nel mercato dei prodotti tessili moderni l’assimetria informativa raggiunge un apice impensabile in passato. I parametri che caratterizzano il prodotto tessile moderno sono infatti numerosissimi: da quelli fondamentali, quali la natura della fibra, la tipologia di filato e di tessuto, la solidità del colore; a quelli, ugualmente importanti, della più o meno facile usabilità, della salubrità-sicurezza, della sostenibilità ambientale; a quelli infine introdotti più di recente, quali l’antimacchia, l’antibatterico, l’autopulente. 2 la seta Nessun consumatore è in grado di dominare una materia così complessa e delicata. Ecco che allora la pubblica autorità, nell’intento di far funzionare il mercato nel quale è essenziale possa essere offerto anche il prodotto tessile di qualità, interviene con norme regolatrici: da questa esigenza nasce l’etichetta di composizione fibrosa obbligatoria. Rilanciata con un recente Regolamento comunitario, illustrato in un articolo di questo numero de La Seta, l’etichetta svolge una funzione informativa essenziale, per garantire al consumatore almeno l’informazione sulla materia prima con cui è costruito l’oggetto tessile che acquista. Ma è possibile fare di più, a favore del consumatore. Ci sono gruppi di aziende tessili che, con spirito innovativo, hanno deciso di unirsi per dare al cliente garanzie condivise sul tessuto che producono. Hanno individuato nella filiera tessile-moda un momento critico, trasformandolo in una finestra di opportunità: è il momento del passaggio del tessuto dal produttore al confezionista. Sono all’opera in quello scambio due operatori tecnicamente preparati, in perfetta simmetria informativa. Il controllo che ha luogo in quel momento – tecnicamente corretto – non tutela soltanto gli interessi del confezionista, ma opera anche a favore del consumatore finale. Gli operatori tessili riuniti attorno al marchio Seri.co valorizzano questo momento, al quale si presentano con le certificazioni tecniche che i tessitori aderenti al marchio possiedono, avendo impostato la produzione nel rispetto di regole stringenti per avere diritto all’utilizzo del marchio stesso. Sono certificazioni che riguardano le caratteristiche funzionali del prodotto, fissate in schede tecniche che il gestore del marchio continuamente aggiorna; riguardano poi la salubrità-sicurezza del tessuto, la sua sostenibilità ambientale, e così via. I marchi di filiera, come Seri.co, hanno una funzione complementare nei confronti della etichettatura di composizione, sul mercato tessile. Allargano la gamma dei parametri su cui assicurano il controllo professionale, a favore del consumatore. Sono messaggeri di informazioni circa la serietà dei produttori di tessuti autorizzati ad usare il marchio. Attestano che questi si sottopongono ad un duplice controllo effettuato da operatori professionali: il controllo degli addetti alla tutela del marchio, che tengono monitorato il processo e i suoi esiti sul tessuto, e quello del confezionista acquirente del tessuto. L’ambiente che si crea tra gli aderenti al marchio Seri.co promuove l’impegno per la qualità del tessuto e l’innovazione, trovando apprezzamento sul mercato. L’andamento positivo del settore tessile serico in un momento di forte crisi, come documentato in questo numero della rivista, attesta l’efficacia del percorso adottato dalle aziende raccolte attorno al marchio Seri.co. E sono felice di chiudere annunciando che l’attività di promozione della qualità e dell’innovazione tra gli aderenti al marchio Seri.co avrà a breve un rilancio convinto, con il sostegno di un progetto europeo. T. Mizzau Direttore Divisione Seta di InnovHub-SSI la seta 3 ATTUALITÀ L’analisi di SMI all’Osservatorio del Distretto Tessile di Como In ripresa i tessuti serici comaschi Tratto da presentazione SMI del 14 giugno 2012, con adattamenti Dopo il recupero del 2010, il Distretto Tessile di Como ha proseguito nel sentiero di crescita nel corso del 2011, con soddisfacenti performance sia sul mercato italiano che su quello estero. L IL TESSILE-MODA di COMO L’export di Tessile-Moda della provincia di Como fa registrare un aumento del +6,9% nel 2011, scomponibile in un +4,5% per i prodotti tipicamente tessili (il 68,3% dei quali è rappresentato dai “tessuti”) e in un +12,2% per l’abbigliamento (cravatte, foulard, ecc.). Tutti i principali mercati di sbocco sono stati interessati da un andamento espansivo: la Francia, primo mercato, ha evidenziato un +13,3% mentre la Germania fa registrare un +5,1%. Di contro, cala l’export diretto in Spagna (-13,4%). 4 la seta Altro mercato di crescente importanza risulta essere la Cina (in crescita del +16,5% nel caso dei prodotti tessili): se per il Tessile-Moda nazionale risulta 13° mercato di sbocco, per Como passa all’ottavo posto; sommato ad Hong Kong, sale addirittura in 4° posizione, superando gli USA. Sulla base dell’indagine campionaria svolta dal Gruppo Filiera Tessile di Confindustria Como e SMI su un campione di aziende rappresentativo dell’industria serica comasca, il tessuto per abbigliamento femminile è risultato il prodotto best performer del 2011, con vendite in crescita del +17,6%, mentre il foulard archivia un +15,3%. Il fatturato estero del campione ha sperimentato una dinamica del +13,4%, quello nazionale del +17,6%. CONFRONTO CON I PRINCIPALI DISTRETTI TESSILI Como, seconda provincia per valore di export TessileModa rispetto agli altri principali distretti tessili italiani, nel 2011 ha evidenziato sui mercati esteri una crescita in linea soprattutto con Prato, sia nel caso dei prodotti tessili, sia nel caso dell’abbigliamento. Come nel 2010, anche nel 2011 Biella risulta maggiormente performante rispetto ai territori presi in esame, con un export che segna un +15,5%. LA TESSITURA SERICA La tessitura serica italiana (comparto dove l’Italia risulta essere il secondo esportatore mondiale) archivia il 2011 con un incremento del fatturato totale pari al +11,7%. L’export della tessitura serica nazionale è cresciuto del +9,1%, sostenuto in particolare dal tessuto di fibre sintetiche (+14,7%), mentre il tessuto in seta arresta la crescita delle esportazioni al +1%. Anche le vendite estere di prodotti finiti in seta e in fibre sintetiche hanno evidenziato crescite di rilievo nel corso del 2011, trainando la stessa tessitura serica. la seta 5 ATTUALITÀ La distribuzione della guida è a titolo gratuito da parte dell’Area Tutela del Mercato Servizio Accertamenti a Tutela della Fede Pubblica, Via Meravigli 9/B - Milano [email protected] L'etichetta sui prodotti tessili Cosa cambia con il regolamento UE 1007/2011? Approfondimenti e spunti di riflessione Silvia Beretta, Alessandra Boschi, Silvio Faragò L’8 maggio 2012 è entrato in vigore il nuovo Regolamento sull’etichettatura dei prodotti Tessili n. 1007/2011, del 27 settembre 2011, emanato dal Parlamento e Consiglio europeo. Esso abroga la Direttiva 2008/121/CE, la Direttiva 73/44/CEE e la Direttiva 96/73/ CE. I prodotti tessili conformi alla precedente direttiva 2008/121/ CE potranno essere immessi sul mercato fino al 9 novembre 2014. I Il regolamento, unico nel suo genere, è costituito da un insieme di articoli e norme con contenuto prevalentemente tecnico. Le norme sono indirizzate alla regolamentazione delle denominazioni delle fibre tessili, della etichettatura di composizione e all’insieme delle metodiche analitiche di riferimento. In particolare l’allegatoVIII riporta 16 metodi per la determinazione quantitativa delle differenti mischie binarie e ternare. Il nuovo regolamento non apporta modifiche sostanziali alle precedenti Direttive, ma introduce variazioni ed articoli legislativi di interesse. Sulle etichette deve 6 la seta essere obbligatoriamente riportata la composizione fibrosa del prodotto utilizzando le denominazioni delle fibre elencate nell’allegatoI del regolamento. Le stesse devono essere riportate per esteso, in lingua italiana, in ordine decrescente di peso e non sono ammesse abbreviazioni o sigle.Il Servizio Accertamenti a Tutela della Fede Pubblica della Camera di Commercio di Milano insieme ad InnovHub – SSI- Divisione Stazione Sperimentale per la Seta, in occasione dell’entrata in vigore del Regolamento n. 1007/2011, hanno redatto e pubblicato la nuova guida “L’etichettatura di composizione dei pro- dotti tessili”. La guida si pone come strumento pratico di consultazione destinato ai produttori, importatori, e a tutti gli operatori, coinvolti nella distribuzione e commercializzazione dei manufatti tessili, che devono necessariamente confrontarsi con gli obblighi dettati dalla nuova legislazione. Il contenuto del manuale ripercorre in modo semplice e schematico i punti fondamentali del nuovo Regolamento, evidenziando le novità, gli obblighi, le responsabilità e tutte le informazioni utili sia per gli operatori del settore sia per il consumatore. Tra gli argomenti affrontati, particolare- L’articolo 15 stabilisce l’obbligo del fabbricante, all’immissione del prodotto sul mercato, della fornitura dell’etichetta o del contrassegno e l’esattezza delle informazioni ivi contenute. Se il fabbricante non è stabilito nell’unione europea , l’importatore garantisce la fornitura della etichetta e la correttezza del contenuto informativo. L’etichetta o il contrassegno devono essere durevoli, visibili, facilmente leggibili e con caratteri uniformi per dimensione e stile e nel caso dell’etichetta questa deve essere saldamente fissata al manufatto. Queste informazioni devono essere chiaramente visibili anche per gli acquisti effettuati per via elettronica. Deve essere dichiarata la presenza di parti non tessili di origine animale ed indicata con la frase posta per esteso: “ Contiene parti non tessile di origine animale”. In Italia l’etichetta o il contrassegno devono essere redatti almeno nella lingua italiana. colare rilievo è stato riservato a che cosa deve essere etichettato, chi è tenuto ad osservare la normativa, gli obblighi informativi degli operatori nei confronti del consumatore, le informazioni da riportare in etichetta le denominazioni delle fibre tessili, le percentuali fibrose e le tolleranze correlate. Gli argomenti sono supportati da numerosi esempi sia di etichette corrette sia di etichette non corrette. La nuova guida è stata presentata nel contesto del workshop “Il Settore Tessile e Moda” - Come orientarsi tra indicazioni obbligatorie e informazioni volontarie. Cosa cambia con il Regolamento UE 1007/2011”, organizzato dalla Camera di Commercio di Milano, in collaborazione con Innovhub – SSI- Divisione Stazione Sperimentale per la Seta e d’intesa con CCIAA di Bergamo, il 18 giugno 2012 presso la sala consiglio di palazzo Turati a Milano. La giornata ha riscosso particolare interesse, con una elevata affluenza di operatori del settore tessile, che hanno animato l’evento con quesiti e dibattito indirizzato ad approfondire gli aspetti tecnici, ma anche al confronto con le istituzioni, rappresentate dalla Dr.ssa A. Tomassi funzionario del Ministero dello Sviluppo Economico e dalla Dr.ssa Maria Giulia Di Noia della Camera di Commercio di Milano. Il Regolamento UE 1007/2011 è indirizzato principalmente alla definizione degli obblighi di legge per l’etichettatura di composizione fibrosa, ma ha scarsa incidenza su una lunga serie di parametri che concorrono alla definizione qualitativa di un manufatto tessile. Il profilo qualitativo di un generico prodotto tessile, oltre alla composizione fibrosa, è connesso a molteplici fattori, quali il design, la vestibilità, il comfort, il livello di sicurezza, la facilità di manutenzione ed altro ancora. Tutti parametri dal contenuto squisitamente tecnico, spesso di difficile comprensione per il consumatore finale, e che determinano l’esigenza di adottare metodologie di controllo differenti a garanzia del consumatore finale. Un esempio in tale direzione è data dal marchio Seri. co presentato durante il Workshop dal Dr. Tarcisio Mizzau direttore di InnovHub Divisione Stazione Sperimentale Seta. Seri.co è un marchio collettivo di qualità dei tessuti serici adottato da un gruppo di aziende italiane che applicano un disciplinare tecnico e ne certificano il rispetto. Tali strumenti garantisco l’immissione sul mercato di manufatti tessili di elevato qualità e controllati lungo tutta la filiera produttiva. Il marchio Seri.co fa parte di un sistema nazionale di tracciabilità volontario, istituito dalla Camere di Commercio Italiane nella filiera moda, e presentato dalla Dr.ssa A. Vittoria responsabile di Unionfiliere. Nel corso della giornata è stato affrontato, inoltre, il tema della sicurezza in ambito tessile. Argomento questo di grande attualità ed interesse, soprattutto da parte del consumatore finale. In tale direzione il regolamento si pone l’obbiettivo, entro la data del 30 settembre 2013, data del riesame dello stesso da parte della Commissione, di presentare un dossier con l’elenco delle sostanza potenzialmente allergizzanti in ambito tessile. la seta 7 ATTUALITÀ European Silk Forum 15° meeting, Lione (Francia), 1 giugno 2012 L’ESF si è svolto a Lione nell’ambito delle riunioni dell’A.I.U.F.F.A.S.S. (International Association of Users of Artificial and Synthetic Filament Yarns and of Natural Silk). La riunione ha visto una partecipazione ampia e qualificata di rappresentanti di vari paesi europei. L’ L’agenda, piuttosto intensa, ha visto succedersi varie presentazioni, alcune delle quali sono state oggetto di ampie e approfondite discussioni. Guido Tettamanti (Ufficio Italiano Seta) ha presentato i dati più recenti sul commercio internazionale della seta, che mostrano come il settore serico abbia goduto di un trend favorevole nel corso del 2011. Francesco Gatti (Centro Tessile Serico) ha fatto il punto sullo stato dell’arte dello sviluppo del metodo I.S.O. per il controllo elettronico della qualità della seta greggia. Il dibattito seguito alla presentazione ha messo in evidenza come tutti concordino sulla necessità di disporre di una metodologia di prova sicura ed affidabile. Tuttavia, da alcuni interventi è emerso come siano necessari ulteriori approfondimenti dei dati finora acquisiti al fine di permettere un giudizio finale sulla validità del metodo proposto. Giorgio Viganò (Società Serica Trudel s.p.a.) ha presentato una interessante overview dell’attuale stato delle forniture di seta dalla Cina. L’analisi della situazione cinese, molto attenta e illuminante, ha messo in chiara evidenza come le problematiche relative al repe- 8 la seta giuliano freddi rimento di forniture di seta di qualità adeguata siano strettamente correlate alle dinamiche socio-economiche attualmente in evoluzione nel paese che detiene il (quasi) monopolio della produzione della materia prima. Sembra che al momento la situazione abbia raggiunto una certa stabilità e che non ci si debbano attendere cambiamenti significativi nel breve periodo. Rimane comunque aperto il problema della scarsità di forniture di seta con un livello qualitativo adeguato agli standard richiesti dagli end-users europei. Giuseppe Bianchi (Seteria Bianchi s.r.l.) ha affrontato nella sua presentazione la problematica relativa al comportamento al fuoco dei tessuti di seta esportati negli Stati Uniti. La stringente normativa americana pone seri problemi per la conformità di prodotti in seta di medio e basso peso al metro quadro, come del resto evidenziato in uno studio recente condotto presso il Centro Tessile Serico. L’azione da svolgere è di tipo tecnico e politico. Dal punto di vista tecnico è necessario perseguire l’obiettivo di far rientrare la seta nella categoria delle fibre per le quali non è richiesta la valutazione del comportamento al fuoco secondo la normativa attualmente in uso. Dal punto di vista politico si Fig.1: Risultati della ricerca per parole chiave effettuata sulla banca dati SciFinder®. La ricerca si riferisce alle pubblicazioni recensite dalla banca dati nell’anno 2011. Fig.2: Classificazione dei records relativi alla seta in funzione della tipologia: articolo scientifico (journals) e brevetto (patents). la seta 9 ATTUALITÀ Fig.3: Classificazione dei records relativi alla seta (articoli scientifici e brevetti) in base alla lingua in cui sono stati pubblicati. Fig.4: Classificazione dei records relativi alla seta (articoli scientifici e brevetti) in base a parole chiave riferibili al tipo di materiale serico e alle fasi di lavorazione. suggerisce di organizzare una missione a Washington per discutere tutti gli aspetti del problema con la U.S. Consumer Product Safety Commission. Entrambe le iniziative si presentano ardue, ma la situazione richiede che esse vengano perseguite anche per raggiungere obiettivi di livello intermedio, come ad 10 la seta esempio lo spostamento a valori più bassi dell’attuale limite di peso al metro quadro (88,8 g/m2) oltre il quale il tessuto di seta è esentato dal test obbligatorio. Giuliano Freddi (Innovhub-SSI, Divisione Stazione Sperimentale per la Seta) è stato chiamato a riferire sullo stato attuale della ricerca scientifica e tecnologi- ca relativa alla seta e sulle opportunità disponibili a livello europeo per finanziare attività di ricerca di interesse del settore serico. La presentazione ha toccato vari punti, non ultimo la descrizione della nuova struttura organizzativa dell’istituto (Azienda Speciale Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria) nella quale, a partire dal 1 ottobre 2011, sono confluite le risorse umane e strumentali della preesistente Stazione Sperimentale per la Seta. É opinione condivisa che nell’ambito del nuovo contesto organizzativo non solo i ricercatori dell’istituto ma anche gli stakeholders rappresentati nel CdA dell’Azienda e nel Comitato Operativo della Divisione Seta potranno trovare nuove opportunità per espandere e rafforzare l’attività di ricerca e sviluppo (R&S) a sostegno degli interessi del settore serico. Altri argomenti affrontati nella presentazione hanno riguardato tematiche di interesse del settore tessile in generale, non solo di quello serico, con particolare riguardo all’esigenza di sostenerne la competitività attraverso la promozione dell’innovazione di processo e di prodotto secondo i più stringenti e attuali criteri di sostenibilità economica, ambientale e sociale. L’industria tessile italiana si trova ad affrontare una sfida epocale. La competizione tecnologica e di mercato diventa sempre più difficile per l’emergere di nuovi competitors che riescono a colmare molto più rapidamente che in passato il gap tecnologico che li separa dalle imprese italiane. I consumatori diventano sempre più esigenti nel richiedere alta qualità e prestazioni elevate. Ciò impone un radicale cambiamento nell’approccio alla progettazione e produzione dei materiali tessili. Grazie allo stimolo e al supporto di tecnologie emergenti (nanotecnologie, biotecnologie, ICT, ...) il settore tessile può intraprendere una nuova fase di sviluppo capace di rispondere ad esigenze applicative sempre più complesse e sofisticate che emergono dal mercato. Per affrontare queste nuove sfide è necessario adottare modelli organizzativi nell’ambito della R&S che privilegino un accesso diretto delle PMI tessili alla conoscenza attraverso l’interazione con Università e Centri di Ricerca attivi non solo nella ricerca tessile, ma anche nell’applicazione di tecnologie emergenti (abilitanti) al settore tessile. La stretta collaborazione con gli attori della R&S consentirà inoltre di formare nuove figure professionali dotate di profili altamente qualificati e con competenze multidisciplinari che le metteranno in grado di interpretare le necessità emergenti dal mercato e di proporre le soluzioni tecnologiche più adeguate per affrontarle. Spesso le PMI tessili, che rappresentano oltre il 95% del settore, sono afflitte da una grave carenza di risorse umane e strumentali da dedicare alle attività di R&S in modo attivo, vale a dire secondo strategie precostituite, e non solo in modo passivo, cioè in risposta a stimoli esterni o del mercato. Per sopperire a tali carenze è necessario creare opportunità di networking e clusterizzazione che, nel rispetto delle competenze e del know-how apportati dalle singole imprese, permettano di fare massa critica e di acquisire un peso specifico significativo per indirizzare le politiche di sostegno alla R&S. Gli esperti della Divisione Stazione Sperimentale per la Seta sono attivi anche su questo fronte di primario interesse delle PMI tessili, oltre che su quelli della R&S, della consulenza scientifica e tecnologica e della formazione. Per quanto riguarda lo stato dell’arte della ricerca sulla seta, il relatore ha presentato alcuni dati ricavati da un’indagine effettuata su un motore di ricerca (SciFinder®) di cui vengono qui riassunti i contenuti salienti. La ricerca è stata effettuata per parole chiave, le stesse riportate nelle figure di seguito descritte, e riguarda l’anno 2011. La Fig.1 mostra il numero di records restituiti dal motore di ricerca per ciascuno dei polimeri e delle fibre tessili elencate (seta, lana, lino, cotone, poliestere, poliammidica, poliacrilica). Nonostante la seta rappresenti una parte trascurabile della produzione mondiale di fibre tessili, il numero di records è piuttosto elevato (2416), superiore a quello della lana. Analizzando i records della seta per tipologia (Fig.2) si nota che più della metà sono pubblicazioni scientifiche ( journals), mentre gli altri riguardano brevetti (patents). Analizzando la lingua in cui sono scritti, si osserva che mentre le pubblicazioni scientifiche sono scritte soprattutto in inglese, cosa del resto attesa essendo l’inglese la lingua ufficiale della comunicazione scientifica, la lingua adottata per i brevetti è in larga misura il cinese (Fig.3). Ciò ci da un’indicazione, sia pur parziale, di chi siano gli attori principali in questo campo. Procedendo nell’analisi dei record relativi alla seta, questi sono stati raggruppati in base ad una serie di pa- la seta 11 ATTUALITÀ Fig.5: Classificazione dei records relativi alla parola chiave “finishing”, brevetti (a) e articoli scientifici (b), in base alla lingua in cui sono stati pubblicati. Fig.6: Classificazione dei records relativi alla parola chiave “finishing” (solo articoli scientifici) in base all’argomento trattato. role chiave che identificano i materiali serici e alcuni passaggi fondamentali del ciclo di lavorazione (Fig.4). Un numero elevato di records risponde alla parola chiave “fibroin”. Si tratta probabilmente di pubblicazione e brevetti sulla seta come materia prima per applicazioni biomedicali, un settore della ricerca in costante crescita negli ultimi anni ma di interesse relativamente scarso per il settore tessile propriamente detto. Significativa la quota di records trovati in ri- 12 la seta sposta alla parola chiave “spider” (seta di ragno), mentre scarsi sono i records che hanno la sericina come protagonista. Relativamente alle fasi di lavorazione, i records (in particolare i brevetti) aumentano di numero man mano che ci si avvicina alle operazioni di nobilitazione, quelle che maggiormente contribuiscono al valore aggiunto dei prodotti serici. Data l’elevata numerosità dei records non è stato possibile eseguire un’analisi dettagliata di ciascun cluster di dati. A titolo di esempio si ri- Tab.1 Bandi di interesse tessile in via di pubblicazione nell’ambito del FP7 (fonte: Euratex). porta l’analisi dei records trovati con la parola chiave “finishing”, Identificativo del bando Titolo abbastanza equamente distribuiti tra articoli scientifici e brevetti Developing new precursors, new proces(Fig.5). A conferma di quanto sosing routes and functionalisations for carNMP.2013.2.1-1 pra richiamato, il 75% dei brevetbon fibres ti e il 46% degli articoli scientifici Tools for Monitoring and Assessing Resono di origine cinese, confersource-efficiency in the Value Chain of NMP.2013.3.0-1 Process Industries mando così l’attività intensa che From research to innovation: substantial proviene da quel paese per quansteps forward in the industrial use of EuNMP.2013.4.0-3 to riguarda la seta. Naturalmente ropean intellectual assets, stimulating the ciò non implica valutazioni di use of newly developed materials and valore né di congruità o interesse materials technologies by the industry dei contenuti di articoli e breMini-factories for customised products FoF.NMP.2013-6 vetti, analisi che richiederebbe un using local flexible production Technologies and scientific foundations lavoro molto lungo. Infine, analICT-2013.8.1 in the field of creativity izzando le tematiche di finissagNanotechnology for multifunctional gio affrontate nelle pubblicazioni lightweight construction materials and EeB.NMP.2013-1 scientifiche (Fig.6) emerge un components grande interesse per i trattamenti Smart and protective clothing for law enSEC-2013.1.4-1 antimicrobici. forcement and first responders Le opportunità di ricerca tesEco-innovative demonstration projects ENV.2013.6.3-2 sile, e quindi anche di interesse INNO&DEMO-1 Water efficiency and innoENV.2013.WATER serico, a livello europeo sono vation demonstration projects attualmente fornite dal setInnovative antifouling materials for mariOCEAN 2013.3 timo programma quadro (Sevtime applications enth Framework Programme (FP7) – European Commission http://cordis.europa.eu/fp7/home_ en.html). Alcuni bandi di interesse tessile, in usci- borando un nuovo programma di ricerca denominato ta a luglio 2012 per progetti da svolgere a partire dal HORIZON 2020 (http://ec.europa.eu/research/ 2013, sono elencati nella Tab.1. Si tratta ancora di horizon2020), che sarà il nuovo sistema di finanziabozze, ma in fase avanzata di elaborazione e quindi pre- mento della ricerca europea destinato a durare dal sumibilmente pressoché definitive. Altre opportunità di 2014 al 2020, con un budget previsto di € 80 miliardi. finanziamento si possono reperire in ambito ERA-NET A questo programma si affiancheranno altre iniziative, (Coordination of Research Activities – ERA-NET tra cui COSME (http://ec.europa.eu/cip/cosme/) http://cordis.europa.eu/fp7/coordination/about- specificamente dedicate alle PMI, con uno stanziamenera_en.html), in particolare nel programma CROSS- to di fondi di € 2,5 miliardi. TEXNET (http://crosstexnet.eu/) di specifico in- Come si può notare le opportunità di finanziare proteresse tessile, per il quale si attende l’emissione di un getti di R&S a livello europeo non mancano. Si tratta di un ambiente altamente competitivo che richiede un bando in ottobre 2012. Il programma di ricerca europeo FP7 è destinato a con- impegno significativo di risorse ed energie da parte delle cludersi nel 2013. La Commissione Europea sta ela- imprese, dei Centri di Ricerca e delle Università, impegno che non può essere saltuario né improvvisato, ma deve essere attentamente pianificato a livello di strategie e di modalità attuative. la seta 13 CULTURA L’Associazione Italiana Bachicoltori si è sciolta: una cessazione simbolica Quale avvenire per l’industria italiana della seta? Flavio Crippa È di poche settimane fa la cessazione dell’Associazione Nazionale Bachicoltori (ANB). L’assemblea dei soci, presidente Fernando Pellizzari, riunita il 30 marzo 2012 a Montebelluna in quel di Treviso, ha votato all’unanimità di non esistere più. Una morte che ha in sè un aspetto più simbolico che materiale per la seta italiana. Tuttavia per troppi versi significativo. L La scomparsa era quasi inevitabile, si possono enumerare in sintesi le cause. Una era data dalle conseguenze della situazione negativa determinatasi un decennio fa per gestione inidonea che, se pur affrontata, aveva lasciato una struttura fragile. Ma l’ostacolo strutturale alla ripresa della produzione bachicola è stata la progressiva sparizione dello sbocco industriale del bozzolo prodotto. Infatti in Italia d’apprima è scomparsa la trattura, l’attività più nobile e prestigiosa; negli ultimi anni si è quasi azzerata anche la possibilità di utilizzo del bozzolo italiano come cascame di pregio per realizzare ovatta e altri prodotti. Si aggiungano i gravi danni inferti ai bachicoltori dai pesticidi di concezione nuova, prodotti dalla Bayer derivandoli dagli ormoni iuvenoidi. Introdotti in agricoltura nei primi anni Novanta del Novecento 14 la seta ebbero effetti devastanti sui bachi da seta. Se contaminati attraverso la foglia di gelso o l’aria, bastano pochi picogrammi per bruco, è la morte certa. Oggi con i pesticidi nicotinici gli effetti sono simili. Gran parte degli insetti muoiono con conseguenze e danni devastanti in diversi settori. Da ultimo ci si era messa anche l’Unione Europea che con proprio Regolamento (N.223 - 12 marzo 2008) all’art.2 imponeva un numero minimo di 2500 telaini di seme bachi (circa 20.000 uova a telaino) allevati ogni anno e una quantità minima di 50 allevatori. Ciò come condizione per essere associazione riconosciuta quindi avere il contributo previsto per ogni telaino allevato. Il numero di telaini fissato da questa norma equivale a circa 50 tonnellate (minimo) o più di bozzolo fresco. La norma impone pure l’onere della commercializzio- ne. Tutto questo in un momento di industria serica in crisi con cessione o trasferimento di impianti all’estero. Il regolamento europeo pare escogitato per togliere di mezzo la bachicoltura non solo in Italia ma nel sud Europa come si può verificare. Il Ministero dell’Agricoltura italiano non battè ciglio. Quasi non bastasse intervenne anche il Ministro della Semplificazione che nel 2008 cancellò leggi e norme sulla confezione e smercio del seme bachi. Azzerò persino la legge del 1962 che attribuiva al Centro di Ricerca di Bachicoltura di Padova la responsabilità del controllo sanitario sul seme bachi. Oggi la situazione è deregolamentata con risvolti sanitari negativi. Per fortuna le leggi matematiche non dipendono dai ministri! La storia non breve dell’ANB merita più di un cenno. Costituita il 31 agosto 1949 a Treviso con l’adesione degli essiccatoi cooperativi di bozzoli e dei loro associati, dapprima include città dell’Italia settentrionale: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia; ben presto però si estende a tutte le regioni italiane Fig.1: Seme bachi - uova Bombyx mori (scala in millimetri) CRA Bachicoltura - Padova interessate dalla bachicoltura. Tranne poche eccezioni i bachicoltori facevano riferimento agli essiccatoi di bozzoli in cooperativa del proprio territorio. I compiti via via assunti e perfezionati nel corso degli anni contemplavano: la distribuzione e la garanzia qualitativa del seme; le istruzioni sulle modalità allevamento; la gelsicoltura; i primi trattamenti dei bozzoli (spellaiatura - essiccazione); ammasso e vendita; verifiche sulle rese di allevamento; e più tardi il rispetto delle prescrizioni UE. Anche l’anno di costituzione dell’ANB ha una sua ragione. L’Italia usciva sconfitta e molto impoverita da una lunga guerra di aggressione contro altri paesi. L’industria della seta che risentiva ancora parecchio della crisi economica mondiale del 1929, vedeva molte manifatture scomparse e una produzione di materia prima, il bozzolo, che da circa 20 mila tonnellate prima della guerra, era scesa quell’anno intorno a 6 mila. la seta 15 CULTURA Fig.2: Bachi da seta “poliibridi bianchi” in quinta età - CRA Bachicoltura - Padova Ma c’era una novità che aveva lasciato a bocca amara tutti gli addetti dell’industria serica occidentale. Nel 1948, durante un Congresso Bacologico Internazionale in Francia, i ricercatori giapponesi presentarono bozzoli ottenuti da un incrocio poliibrido di loro invenzione, con lunghezza di bava utile doppia rispetto ai bozzoli europei. Una varietà così produttiva, messa a punto in venti anni di ricerca, che da allora fu la sola ad essere allevata per la produzione industriale di bozzoli. Dal 1952 il seme bachi poliibrido fu importato in Italia, rapidamente sostituì le varietà abituali provocando non pochi problemi soprattutto alla industria semaia nazionale e anche difficoltà di adattamento alla filiera di produzione dei bozzoli. In Italia si istituì nel 1953 un centro di ricerca nel comune di Vittorio Veneto sulla scia delle scoperte giapponesi per produrre direttamente seme polii- 16 la seta brido efficiente. Si appoggiava a istituzioni pubbliche, produttori semai e università. Non scoprì nulla, cercò invece di ottenere con lo spionaggio e utilizzare le scoperte nipponiche. Durò una decina d’anni poi fu chiuso, non interessava più. La produzione semaia in Europa, scomparve dopo pochissimi lustri. Tutte le attività agricole in fatto di ricerca, genetica, riproduzione varietà e controllo sulla bachicoltura, dagli anni Sessanta furono concentrate presso la prestigiosa Stazione Bacologica Sperimentale di Padova fondata da Enrico Verson nel lontano 1871. Ancora oggi è così, anche se con denominazione mutata in CRA-Bachicoltura, questo prestigioso centro del Ministero dell’Agricoltura rimane l’unico in Europa occidentale e meriterebbe decisamente molta più attenzione come fanno il Giappone e altri paesi. Nonostante tutto la produzione italiana di bozzoli continuò a regredire per diverse ragioni, tra cui la perdita di interesse economico delle filande e soprattutto per l’abbandono dell’agricoltura a favore della conversione industriale. Così, sempre con l’aiuto dell’ANB, si arrivò nel 1968 a una produzione italiana di sole 6 tonnellate di bozzoli. Praticamente era l’azzeramento. Da allora restarono nelle zone di tradizione bachicola, disperse in tutto il paese, piccole produzioni locali, di complemento agricolo, proseguite fino a pochi anni fa. Questi modesti allevamenti associati all’ANB con il sostegno economico delle leggi UE, come tutto il resto dell’agricoltura che vede interessi enormemente maggiori, almeno mantenevano vive tradizione ed esperienza. Il loro prodotto finiva nelle ultime due filande sopravvissute una in Piemonte e l’altra in Veneto o nelle manifatture di filati da cascame. Poi il nulla. Nell’ultima decina d’anni la produzione di bozzoli non ha più sbocchi in Italia. Chiuse le filande e spariti i cascamifici, persino i possibili utilizzatori di ovatta di seta si sono rivolti ad altri materiali. Una sorta di sinergia negativa tra una raffinata produzione agricola dissolta e una manifattura sofisticata annientata. Da molto tempo tutta la seta lavorata in Italia è di importazione, spesso anche i semilavorati…. e persino prodotti finiti. Eppure l’agricoltura è in uno stato di abbandono evidente in vaste regioni, la disoccupazione vastissima. Tutte le azioni ANB per una ripresa produttiva di bozzoli, creando o favorendo utilizzi manifatturieri necessariamente graduati partendo dai più semplici, rimasero lettera morta per mancanza di investimenti seri. Non scompare così solo una tradizione ultra millenaria in cui l’Italia elaborò prodotti di prim’ordine, invenzioni tecniche e ricerche apprezzate, ma viene persa una risorsa economica naturale di alta qualità e la capacità di ottenerla. Se si osserva la situazione di altri paesi, si vede che grandi produttori di seta come la Cina e altri ancora hanno oggi difficoltà produttive. Mai era accaduto che la Cina, patria della “seta naturale”, cercasse sul mercato occidentale bozzoli da filare, eppure è la realtà di questi ultimi anni nonostante l’incidenza del trasporto sulle grandi distanze. I prezzi della seta ovviamente crescono. Il Giappone, un tempo forte produttore diretto, da Fig.3: Bosco con bozzoli “poliibridi bianchi” su raggiere di plastica - Veneto la seta 17 CULTURA molti anni non lo è più ma possiede una ricerca in bachicoltura molto intensa e lo stesso fa nei settori industriali connessi. La produzione mondiale di bozzoli è in calo e di conseguenza la seta greggia prodotta. Paesi un tempo forti produttori di bozzoli si sono in parte convertiti a produttori di seme bachi. Tutto ciò avrà pure una spiegazione. Come non intendere che la seta è il filo naturale più resistente che sì conosca. Il filo continuo più lungo prodotto in natura. Che la tollerabilità da parte dell’uomo, una scimmia nuda, è totale sia nell’uso come indumento, sia nelle applicazioni mediche tra le nostre cellule grazie alla compatibilità che offre. Questo avevano scoperto gli antichi millenni fa. Come sorprendersi allora che la seta per migliaia d’anni sia rimasta un prodotto raro e pregiato? Il suo impiego a livello mondiale è in peso da sempre inferiore all’1% dei prodotti tessili. Nell’economia globale ha quindi una dimensione piccola fin dai primordi, non così il suo valore economico e il riflesso sociale. La risorsa seta se ben utilizzata offre possibilità di creare prodotti industriali validi, applicazioni in settori avanzati, realizzazione di nuove tecniche manifatturiere. Riflessioni e suggerimenti ci vengono dal passato della seta e dalla sua storia. In questa fase di pesanti mutamenti strutturali ed economici globali in atto da circa venti anni, in una situazione di crisi dovuta alla speculazione finanziaria, bancaria o peggio, iniziata negli USA nel 2008 e allargata su scala mondiale, la produzione in generale diminuisce e scade di livello. Ma è concepibile che possa restare così? La storia insegna che la ripresa si è sempre verificata! 18 la seta Fig.4: Bancale automatico di trattura da 200+200 capi Nissan 1970 Fig.5: Incannaggio moderno per seta Industria serica Tsiakiris- Soufli Grecia Fig.6: Binatoia da seta a 6 capi - Ratti 1970 - Filatoio Nessi Asso (CO) Alti e bassi anche per periodi lunghi, nell’industria della seta si sono sempre manifestati nel corso dei secoli. Per guerre, per epizoozie, ecc. Sempre la seta si è ripresa per le sue proprietà intrinseche e l’abilità umana che è stata capace di estrarle, utilizzarle adattandole alle nuove esigenze. A questo occorrerebbe prepararsi oggi applicando le ampie conoscenze che si hanno. Se, andando oltre la produzione di bozzoli, si osserva l’andamento degli altri settori della filiera della seta in Italia negli ultimi venti anni si registra un calo progressivo di addetti, una crescita di manifatture cessate, di attività esportate in paesi europei o più lontano. Questo vale per la torcitura e la preparazione dei filati, per la tessitura e il finissaggio. In pratica tutto eccetto, e solo in parte, l’inventiva legata alla moda, alle firme. Senza essere una battuta, sintomo della situazione, piccolissimo finchè si vuole ma visibile, è il passaggio della apprezzata rivista La Seta dalla immediata gradevolezza della carta stampata, alla penombra del web. Perfino il meccano-tessile che veniva da una tradizione plurisecolare di invenzioni di prestigio è quasi scomparso e di fatto ceduto a terzi senza nemmeno sfruttare le idee nuove apparse. Eppure aveva potenziali inventivi straordinari. Basti accennare alla torcitura a teste indipendenti con fusi sospesi e sotto vuoto derivati dall’invenzione della “doppia torsione” (si veda La Seta n.3-1994), oppure alla roccatura ultraveloce. All’organzino prodotto automaticamente in un solo passaggio nelle caratteristiche volute; era l’argoncina degli antichi, un filato esclusivo della seta così straordinario d’aver suggerito macchine apposite a Leonardo da Vinci. Fino a pochi decenni fa erano abituali organzini studiati e suggeriti dai singoli tessitori ai loro torcitori per avere effetti gradevoli e particolari sulla pezza. Dal 1970 si scese a una ventina di organzini convenzionali per questioni di economia. Oggi questo filato straordinario è usato in pochissime tipologie standard. In questo modo, scomparsa la sinergia ideatore-tessitore-torcitore l’arte del tessuto di seta scade di molto. Ognuno fa a sé. Il converter completa il quadro negativo. Molto pregio del tessuto è perso, così pure la pos- sibilità di vita delle fabbriche seriche. È sostituito dal “marchio”, sovente solo una questione di soldi. Eppure vi sarebbe la possibilità di avere macchine completamente automatiche, programmabili, per produrre organzini a due e più capi, con torsioni singole e d’insieme le più svariate. Lo stesso si può dire della possibilità dei telai da tessitura dove, dopo l’introduzione di quelli senza navetta (si veda La Seta n.1-2008), erano in studio nuove applicazioni che affiancavano l’intreccio ortogonale tradizionale ad altre tipologie grazie all’elettronica. L’inventiva e le capacità sperimentate dalla genetica dei bachi, alla bachicoltura industriale, alle lavorazioni intermedie, alla tessitura, hanno possibilità amplissime, traducibili in attività industriali e lavoro. Lo stesso si può dire per il trattamento della fibra seta, dalla tintura alle applicazioni in settori non tradizionali. Ancora un discorso simile si potrebbe fare sulla mai eguagliata stampa a quadri con veri e propri artisti intenti per mesi a scomporre cromaticamente le opere per riprodurre lo stesso effetto dell’opera originale sul tessuto. L’elettronica non è la mente umana. Allo stato attuale, si potrebbe ricreare una filiera serica completa dal seme bachi al tessuto finito, partendo da regioni come Calabria e Sicilia, che prime produssero seta, per giungere fino al nord nella forma più completa immaginabile. Sarebbe un Made in Italy nel più ampio senso concepibile come ai tempi prestigiosi ora persi. Tutto ciò non solo non si vede, ma si deve constatare l’opposto. Alla spicciolata per quattro soldi viene perso tutto, un suicidio. L’intelligenza tanto invocata non si vede proprio. Quanto accade a questa industria che richiede una conoscenza tecnica e scientifica vastissima, non dipende solo dalla speculazione e dal costo della manodopera, ma anche dalla pessima struttura dell’organizzazione “stato”. Basta fare confronti con stati esteri vicini per vederlo. Oggi molto della ricerca sulla seta è compito della CCIAA, una struttura potente dello stato che ingloba anche i settori industriali e commerciali. Essa potrebbe essere il motore per risalire la china in cui questa attività è caduta. Nonché essere di coordinamento e stimolo per chi volesse seguire la stessa strada. Questa possibilità esiste. la seta 19 RICERCA Nanotecnologie per l’industria tessile G. cernuto1, f. rusconi1,2, n. masciocchi1, a. guagliardi1,3, g.m. Colonna2 Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia (DiSAT)- Università degli Studi dell’Insubria (CO) 2 INNOVHUB - SSI- Divisione Stazione Sperimentale per la Seta (CO) 3 Istituto di Cristallografia, CNR (BA) [email protected] 1 1. Introduzione Le nanotecnologie trovano un impiego sempre più diffuso nel mondo tessile, consentendo non solo di migliorare le prestazioni dei materiali tessili tradizionali, ma anche di esplorare la possibilità di produrre tessuti “multifunzionali”, caratterizzati da proprietà altamente innovative, come ad esempio tessuti idrorepellenti [1], antistatici [2], antifiamma [3], antibatterici [4], e, infine, tessuti capaci di esibire particolari proprietà ottiche e cromatiche (con importanti risvolti sulla lotta alla contraffazione). Recentemente, per la degradazione di inquinanti organici e inorganici, presenti in basse concentrazioni sia in acque di superficie che in atmosfera, si sono sviluppati tessuti impregnati di materiali fotoattivi [5], come il biossido di titanio (TiO2, o titania), dal costo limitato e dalla elevata stabilità chimica e termica. In questo contributo viene presentata l’applicazione di nanoparticelle di TiO2 su substrati tessili, poliestere e cotone, al fine di ottenere tessuti intelligenti (smart textiles), capaci di abbattere non solo macchie o odori, ma anche inquinanti ambientali per applicazioni in ambito domestico. Il materiale fotocatalitico è stato ottenuto con sintesi sol-gel ad alta resa e a bassa temperatura, ed è stato successivamente depositato sui tessuti con un processo dip-pad-dry-cure. Al fine di evitare un lungo e complesso studio comparativo delle performance di tessuti funzionalizzati con titania ottenuta con diverse strategie di sintesi, ci siamo focalizzati sulla possibilità di correlare 20 la seta microstruttura e proprietà di nanoparticelle di titania pura, variando in modo sistematico i parametri di precipitazione, come rapporti molari dei reagenti, temperatura e tempo di invecchiamento delle diverse sol ottenute. Dimensione e forma delle nanoparticelle preparate (e loro distribuzioni bivariate), sono state determinate tramite tecniche innovative di analisi total scattering di dati misurati con radiazione di sincrotrone. La dipendenza delle capacità fotocatalitiche nella degradazione di coloranti (blu di metilene) ha così messo in evidenza in maniera quantitativa i parametri nanostrutturali che condizionano l’efficacia del processo per TiO2 pura [6] o all’interno di una matrice amorfa e nanoporosa di silice [7]. I risultati ottenuti con titania pura sono stati poi verificati su tessuti funzionalizzati e sono qui brevemente illustrati. 2. Materiali e metodi 2.1 Tecniche diffrattometriche di total scattering: applicazioni a TiO2 nanocristallina La diffrazione di raggi X da polveri ha avuto, negli anni, uno sviluppo sempre più accelerato, permettendo la rapida identificazione e quantificazione delle fasi presenti in un campione policristallino (anche con strumentazione portatile), e, più recentemente, la determinazione delle strutture cristalline e molecolari di specie di moderata complessità (fino a circa 40 atomi - diversi da H - nell’unità asimmetrica): solidi ionici, metal-organic frameworks, complessi organometallici e composti farmacologicamente attivi. Alla base di Fig.1: Rappresentazione grafica a falsi colori della distribuzione delle dimensioni nelle due direzioni di crescita (lungo la direzione assiale c e nel piano perpendicolare ab) di popolazioni di nanocristalli di anatasio e brookite derivate dal modeling total scattering di campioni ottenuti con tecniche di sol-gel a bassa temperatura Fig.2: a) Variabilità dei parametri medi Dab (dimensione dei nanocristalli nel piano cristallografico ab dato come diametro del cerchio di area equivalente) e Lc (lunghezza dei nanocristalli nella direzione assiale) al variare del tempo di invecchiamento; b) variabilità delle performance cinetiche (k, in min-1) determinate dalla degradazione del blu di metilene per esposizione alla luce solare di una soluzione contenente nanoparticelle di titania di diversa dimensione media (le etichette, richiamate nei paragrafi successivi, corrispondono alle preparazioni dettagliate in [7], e sono qui riportate, assieme ai relativi aspect ratios, per completezza di informazione) tutte queste analisi risiedono le teorie della diffrazione di Laue, Ewald e Bragg per le quali, come anche nella comune formulazione di Rietveld [8] per il trattamento numerico dei dati di diffrazione da polveri, l’intensità diffratta da un cristallo (oggetto periodico, anche se finito) si concentra in zone dello spazio reciproco molto prossime ai nodi di indici interi hkl. Ciò non è più vero nel momento in cui i cristalliti sono particolarmente piccoli (tipicamente, con dimensioni al di sotto dei 10 nm, come osservato nelle sintesi a bassa temperatura più sotto descritte) o aperiodici, per i quali l’intensità diffusa si distribuisce in modo disomogeneo in tutto lo spazio reciproco, dando luogo a picchi di diffrazione molto allargati, a forme di banda non facilmente prevedibili (nella formulazione originale) e, in generale, a profili di difficile interpretazione. In questo caso, una metodologia innovativa è costituita dalla modellizzazione dell’intera traccia di diffrazione in modalità total scattering (acquisibile con strumentazione dedicata presso sorgenti di radiazione X da sincrotrone). Fig.1 a 5.giF b Fig.2 Tale metodologia fa uso della cosiddetta Debye Function Analysis (DFA) [9], che permette di simulare direttamente l’intero profilo di diffrazione sperimentale (nello spazio reciproco) utilizzando modelli atomistici di cristalli, amorfi, liquidi e gas. L’approccio DFA, per il quale sono stati recentemente sviluppati efficaci algoritmi numerici che ne permettono l’utilizzo in tempi di calcolo considerati “accettabili”, può essere la seta 21 RICERCA Fig.3 Fig.4 Fig.3: Foulard automatico da laboratorio utilizzato per il coating funzionale (FL 300 Gavazzi) Fig.4: Analisi diffrattometrica del sistema COTTiO2. COT tal quale (in rosso); COT trattato (in blu); nell’inserto sono visibili deboli picchi di anatasio, attribuiti a nanocristalli di dimensioni medie di ca. 5 nm. Condizioni sperimentali: diffrattometro D8 Bruker AXS, Cu-Kα, 40 kV, 40 mA, PSD detector Fig.5: Reattore per valutazione dell’attività fotocatalitica dei tessuti funzionalizzati: 1) reattore a tenuta in vetro (campana con volume di circa 18 litri); 2) sistema di gorgogliamento per il riempimento della campana con formaldeide; 3) sistema di prelevamento dotato di siringa da 100 ml; 4) sistema di gorgogliamento per le aliquote gassose prelevate; 5) rubinetto a tre vie; 6) paletta agitatrice collegata ad un motorino esterno (120 rpm); 7) alimentatore del flusso d’aria (flusso costante di 1,8 l min-1); 8) tessuto esposto; 9) lampada solare fotocatalitica OSRAM ULTRA-VITALUX® da 300 W. Questa particolare sorgente UV-Vis è stata scelta facendo riferimento al suo utilizzo in precedenti studi di fotocatalisi riportati in letteratura [14] ove q = 4πsinθ/λ, fi è il fattore di scattering atomico dell’atomo i-esimo, e rij è la distanza interatomica tra l’i-esimo e il j-esimo atomo. Le sommatorie corrono su tutte le coppie di atomi i,j. Dettagli sulla procedura DFA, nonché altri aspetti della diffrazione alla nanoscala, si possono trovare nella letteratura dedicata [11]. Fig.5 schematizzato dalla funzione di Debye [10] (nota, teoricamente, da circa un secolo!), ovvero da I(q) = Σi Σj fi fj sin(qrij)/qrij 22 la seta 2.2 Preparazione di smart-textiles funzionalizzati con nanoparticelle di TiO2 Si è funzionalizzata la superficie di tessuti di comune impiego utilizzando le stesse procedure di sintesi delle sol di titania (ove possibile), verificandone l’efficacia con test fotocatalitici di diverso tipo. I substrati considerati come proof-of-concept per questo studio appartengono a due tipologie: un tessuto in fibra sintetica (poliestere - PES) e uno in fibra naturale (cotone - COT), dalle seguenti caratteri- stiche: PES è un tessuto commerciale di colore beige, decorticato, avente massa areica di 59,8 g/m2 e pickup 70%; COT è un cotone candeggiato avente massa areica di 110 g/m2, tessuto standard testimonio per prove di solidità, pick-up del 75%. Per la preparazione delle nanosol per il coating funzionale di titania si sono seguite le seguenti strategie, che si avvicinano a quelle utilizzate per la preparazione di titania nanocristallina studiata in dettaglio tramite tecniche di total scattering: 1. PES: la sospensione di TiO2 è stata preparata gocciolando lentamente titanio tetraisopropossido (TTIP) ad una miscela costituita da acido cloridrico 1,4 M e alcool etilico. La composizione molare finale della sospensione colloidale è: TTIP:H2OHCl:EtOH=1:25:15. La sospensione è mantenuta in agitazione magnetica per 24 h a temperatura ambiente. Questa preparazione può ricondursi alla strategia di sintesi del campione A1, quello che ha mostrato la maggior attività fotochimica nel grafico di Fig. 2b; 2. COT: si sono lentamente gocciolati, a temperatura ambiente, 5,0 ml di TTIP, solubilizzati in 10 ml di etanolo, in 100 ml di soluzione acquosa di acido acetico 3 M sotto agitazione a temperatura ambiente. La sol così ottenuta viene mantenuta sotto vigorosa agitazione a 60 °C per circa 24 ore [12] per assicurare la disgregazione degli agglomerati e la re-dispersione in granuli primari, e indurre la cristallizzazione. La composizione molare della nanosol è: TTIP:H2OCH3COOH:EtOH=1:330:10. Questa preparazione corrisponde essenzialmente al campione (C1 e C2) di Fig. 2b. La difformità di tale metodologia di sintesi rispetto a quella utilizzata per il tessuto PES, è giustificata dalla parziale degradazione del cotone in presenza di HCl, ma non di acido acetico. Per la funzionalizzazione (tramite coating) dei substrati di COT e PES si è proceduto con i) l’immersione dei campioni nelle rispettive sol per 1 min; ii) passaggio al foulard (Fig. 3) ad una pressione di 3 kg cm-2; iii) asciugatura all’aria; (iv) trattamento termico (COT: 80 °C, 10 min e 110 °C, 5 min, preceduto da immersione in una soluzione 0,3% di carbonato di sodio e lavaggio con acqua; PES: 80 °C, 60 min); v) lavaggio con acqua distillata (COT: 100 °C, 3h; PES: 25 °C). 3. Risultati 3.1 TiO2 nanocristallina Utilizzando questa tecnica analitica innovativa e dati di diffrazione di raggi X raccolti alla Material Science Beamline del sincrotrone del PSI (Villigen, CH), si è potuto dimostrare come, per nanocristalli di anatasio e brookite preparati con tecniche di sol-gel a bassa temperatura, l’attività fotocatalitica nella degradazione di coloranti organici dipenda sia dalla dimensione che dalla forma dei nanocristalli stessi, i quali espongono facce di diversa estensione sia alla radiazione solare che al substrato da degradare. In particolare, i risultati quantitativi ottenuti modellando la distribuzione lognormale bivariata dei nanocristalli di anatasio e brookite (vedi Fig. 1), contemplano (Fig. 2) la caratterizzazione accurata a) delle variazioni microstrutturali (forma, dimensione e relativa distribuzione delle nanoparticelle) al variare del tempo di invecchiamento e b) delle costanti cinetiche di degradazione di blu di metilene (per un meccanismo di reazione al prim’ordine in [c]colorante). Più recentemente, questo approccio sperimentale e numerico è stato applicato a nanocompositi di titania e silice amorfa nanoporosa, preparati a diverse condizioni (rapporti molari e temperature di invecchiamento) ed includendo anche un’analisi (tramite Pair Distribution Function) della traccia della componente amorfa. Per tali materiali è stato possibile: i) verificare - e quantificare - la presenza di titania nell’amorfo; ii) correlare i valori misurati - e calcolati - di area superficiale, le distribuzioni in forma e dimensioni delle nano particelle e le proprietà fotocatalitiche dei diversi materiali ibridi. Pertanto, questa caratterizzazione preliminare permette di individuare - e, in prospettiva, prevedere - le condizioni sperimentali necessarie alla formazione di nanomateriali fotocataliticamente attivi con le migliori caratteristiche composizionali e microstrutturali, una volta che saranno interamente comprese le regole stereochimiche ed energetiche che governano il comportamento funzionale degli stessi. Rimane ovviamente aperto il problema di come, e quanto, di ciò che è stato determinato per la titania (pura o nel nanocomposito con silice) possa essere trasferito la seta 23 RICERCA Fig.6: Andamento del processo fotocatalitico di abbattimento della formaldeide da parte di un tessuto di PES, visualizzato come variazione del rapporto delle assorbanze sperimentali A/A0 della diacetildiidrolutidina nel tempo Fig.7: Andamento del processo fotocatalitico di abbattimento della colorazione di una macchia di caffè su tessuto COT, visualizzato come variazione dei valori ΔE nel tempo (vedi testo) Fig.8: Andamento del processo fotocatalitico di abbattimento della colorazione di una macchia di caffè su tessuto COT per ulteriore esposizione a 3 h di illuminazione sul retro, visualizzato come variazione dei valori ΔE Fig.5a Fig.5a: Schema di reazione per la determinazione della formaldeide tramite formazione della 3,5-diacetil-1,4-diidrotoluidina, utilizzando il reattivo di Nash. Il test prevede il riempimento del reattore con formaldeide gassosa mediante un flusso di aria (1,8 L·min-1 per 10 min) fatto gorgogliare in una soluzione di formaldeide al 5% (p/p). Quindi si accende una lampada solare e si effettuano prelievi di aliquote di gas ad intervalli di tempo prestabiliti. Ciascuna aliquota viene gorgogliata in una provetta contenente 25 ml di reattivo di Nash. La reazione, schematizzata nella figura e condotta a 40 °C per 30 min, porta alla formazione del composto diacetildiidrolutidina, quantificato per via spettrofotometrica (λmax = 412 nm) secondo quanto previsto dalla norma UNI EN ISO 14184-1/2000. al prototipo - o al prodotto finito - per deposizione delle nano particelle sul tessuto, come descritto nei paragrafi successivi. 3.2 Smart-textiles funzionalizzati con nanoparticelle di TiO2 L’analisi diffrattometrica ai raggi X, effettuata su campioni di cotone, COT- tal quale e COT-TiO2 (per i quali è stato allestito un opportuno sistema meccanico capace di mantenere teso, e sospeso nel raggio incidente, una pezzuola di tessuto di diametro Ø = 25 mm), conferma la presenza della titania nanostrutturata sulla fibra. Infatti, dal confronto con il segnale relativo al campione di cotone raccolto prima del processo di funzionalizzazione, è possibile notare (Fig. 4) la comparsa di deboli picchi di diffrazione a 25,4, 37,9 e 48,0° 2θ, che rappresentano i segnali più intensi della fase cristallina anatasio (di indici 101, 004 e 200). L’attività fotochimica dei substrati tessili è stata valutata mediante test differenziati. Per 24 la seta il tessuto di poliestere, si è utilizzato un test di degradazione fotoattivata di formaldeide (fig.5a) in aria in ambiente confinato, con l’apparato sperimentale illustrato in Fig. 5. La performance fotochimica indotta dal film di TiO2 depositata sul substrato PES ha mostrato (oltre alla stabilità del confinamento ed al contributo nullo, nelle condizioni adottate, del substrato non funzionalizzato) che, in circa 100 minuti di esposizione, il campione PES-TiO2 porta alla completa eliminazione dell’inquinante organico, con una cinetica del prim’ordine caratterizzata da k = 0,0193 min-1 e un t1/2 di 35 min (Fig. 6). Diversamente, per valutare la proprietà di selfcleaning dei tessuti funzionalizzati con TiO2 è stato condotto un test di decolorazione di macchie di caffè (20 μl) depositate sul substrato tessile ed esposto alla lampada solare collocata a 50 cm di distanza. Per confronto è stato verificato anche il comportamento al processo fotoossidativo del tessuto originale (non trattato con titania), macchiato con la stessa quantità di caffè. Dato che la bagnabilità del poliestere è decisamente diversa da quella del cotone, e influenza in modo negativo la relativa misura di colorazione indotta, il fenomeno di decolorazione della macchia di caffè è stato studiato solo sul campione COT. Oltre che seguire da vicino l’effetto visivo (che è poi quello che interessa all’utilizzatore), sono state effettuate misure del colore (con coordinate L*a*b*, Spazio del Colore CIELab 1976) [13] utilizzando uno spettrofotometro in modalità di riflettanza. In Fig. 7 sono riportate le fotografie dei campioni e i rispettivi valori di differenza di colore ΔE. Di ciascun substrato ancora pulito, come riportato nello Fig. 7a, si sono inizialmente registrate le coordinate colore, che costituiscono i riferimenti (bianchi). Le differenze in termini di trattamenti superficiali dei due campioni si traducono, come evidente dalle immagini dello Fig. 7b, in una diversa modalità di interazione macchia-tessuto: di ciascuno dei substrati macchiati si misurano le coordinate L*a*b* e si calcola l’iniziale valore di ΔE0h rispetto al corrispondente bianco. In seguito a un’ora di illuminazione (Fig. 7c), il risultato visivo nel caso del cotone titania coated mostra già una parziale decolorazione, quantificata dagli attuali valori di ΔE1h, decisamente minori rispetto alla situazione al tempo zero. Se l’illuminazione con lampada solare procede per altre due ore, Fig.2 Fig.6 Fig.7 come riportato nello Fig. 7d, la decolorazione della faccia esposta del substrato trattato raggiunge risultati soddisfacenti, mentre la macchia su cotone tal quale rimane pressoché inalterata. Considerata la struttura dei substrati tessili in questione, l’effetto visivo e le la seta 25 RICERCA Fig.8 loro misure di colore risentono del residuo di macchia ancora presente sulla faccia non sottoposta a radiazione solare: se si capovolgono dunque i campioni e si procede all’illuminazione per ulteriori tre ore, entrambi i lati del tessuto COT trattato appaiono smacchiati (Fig. 8), con valori di ΔE3h,retro prossimi a 2. Il semplice cotone, di contro, conserva l’iniziale colorazione della macchia. Infine, si sono anche studiati campioni di PES funzionalizzati con il nanocomposito SiO2/TiO2. I risultati ottenuti mostrano un aumento significativo delle costanti cinetiche (normalizzate per moli effettive di TiO2) all’aumentare della percentuale di silice, da 0,03 a ca. 0,07 min-1 (con t1/2 di soli 10 min!), come osservato per i campioni in polvere preparati nelle stesse condizioni, in test di degradazione fotocatalizzata di coloranti (blu di metilene) e caratterizzati con tecniche di Total Scattering [8]. La matrice di silice porosa, adsorbendo materiale organico e rendendolo disponibile all’azione della titania, si comporta in maniera attiva aumentando le performance del materiale. Questo risultato conferma la correlazione positiva tra le proprietà funzionali delle polveri a base di titania e dei campioni di tessuto funzionalizzati, se vengono mantenute il più possibile costanti le condizioni di preparazione dei foto catalizzatori, giustificando la corposa e complessa analisi ex situ descritta in [6] e [7]. 26 la seta Conclusioni La preparazione tramite procedure sol-gel di nanoparticelle di titania in condizioni di acidità, tempi e temperature differenti ha condotto all’isolamento di campioni di TiO2 caratterizzati, per la prima volta, con tecniche sperimentali avanzate (diffrazione di raggi X con radiazione di sincrotrone) e analisi numerica di tipo total scattering. Tale analisi microstrutturale dettagliata (in termini di dimensioni, forma e relative distribuzioni) ha permesso la correlazione tra le condizioni di preparazione e i parametri chimico-fisici dei diversi campioni, tra cui le proprietà fotochimiche di degradazione di coloranti organici per esposizione alla luce solare di soluzione degli stessi in presenza del fotocatalizzatore in sospensione. In una fase successiva, sono state preparate sol a base acquosa, stabili, di titania, precursori di coating funzionali per l’ottenimento di smart textiles capaci di abbattere efficacemente, per esposizione a luce solare, inquinanti organici. Il sistema PES-TiO2 a base di tessuto poliestere, sottoposto a prova fotochimica di abbattimento di formaldeide in ambiente confinato, porta all’eliminazione totale dell’inquinante in circa 100 minuti. Significativamente, un tessuto di cotone, sottoposto a foulardaggio con il prodotto commerciale di più alta diffusione (TiO2 - P25 di Degussa), ha dimostrato un’attività fotocatalitica di gran lunga inferiore (di un fattore 10), anche se caricato sul tessuto in ragione del 6,5% in peso (a fronte dei tipici valori di 3% delle preparazioni sol-gel qui presentate). Nel caso del substrato tessile di cotone, il test ha evidenziato la scomparsa di macchie di caffè in circa 3 ore di esposizione per entrambi i lati del substrato. Infine, i promettenti risultati fin qui ottenuti, in termini di riproducibilità del metodo di applicazione su scala di laboratorio e di proprietà funzionali, saranno a breve estesi alla produzione di prototipi tramite scale-up del processo su prodotti commerciali. 3. A.R. Horrocks et al., Polym. Degr. Stab., 88(1), 3, 2005. 4. W. Kangwansupamonkon et al., Nanomed.: Nanotech., Biol., Med., 2009, 5, 240; S.T. Dubas et al., Coll. Surf. A: Physicochem. Eng. 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Le misure di diffrazione per l’analisi di total scattering sono state effettuate presso la Material Sciences Beamline del SLS/ PSI grazie alla cortese collaborazione del Dr. Antonio Cervellino. Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista della Società Chimica Italiana: La Chimica e l’Industria, maggio 2012, pp. 52-57. Bibliografia 1. B. Mahltig, H. Haufe, H. Böttcher, J. Mater. Chem., 15, 4385, 2005 2. C. Li et al., Compos. Sci. Tech., 64, 2089, 2004; T. Textor et al., Appl. Surf. Sci., 256, 1668, 2010. la seta 27 Anche noi, di , facciamo ricerca, nei nostri laboratori. Uniamo il potenziale del bambino curioso a quello dello scienziato che lavora con metodo. Assieme alle aziende tessili che vogliono rinnovarsi. La curiosità è solo un gioco, senza un laboratorio. SSS, divisione di INNOVHUB-SSI, esegue anche analisi accreditate su fibre, filati, tessuti, capi. Maggiori informazioni e richiesta preventivi su www.ssiseta.it, alla pagina Servizi. Milano, via G. 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