l`energia rinnova gli stili di vita

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l`energia rinnova gli stili di vita
N.5 - DICEMBRE 2009 - POSTE ITALIANE SPED.IN A.P. - D.L. 353/2003 CONV. L.46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - MILANO
N°5 - Dicembre 2009
Euro 2,50
L’ENERGIA RINNOVA GLI STILI DI VITA
L’ARTE DELLA SOSTENIBILITÀ
IDEE
Rifiuti
tecnologici
STILI DI VITA
Consumo
virtuoso
ARTE E CULTURA ARCHITETTURA
ENERGIA
Casa: efficienza Copenhagen:
energetica
svolta o stop?
I supereroi non esistono
e l’ecosostenibilità ambientale
non piove dal cielo.
Impariamo a sostenerci da soli, insieme.
Il pianeta Terra ha bisogno
di essere salvato e quel che
è certo è che non si salverà
da solo. Stare seduti ad
aspettare non risolverà niente:
bisogna fare, rinnovare,
sostenere e sostenersi.
Ecco perché Rinenergy
informa, divulga e riunisce
sotto la sua ala chiunque
voglia battersi per la causa.
Bisogna pensare a una
soluzione, ma insieme.
Perché l’unione, a volte,
fa la forza di un supereroe.
Via Sardegna, 57 - 20146 Milano - Tel. 0236642800 - Fax 0236642803 - [email protected]
Stampato su carta ecologica
Periodico di cultura, informazione,
stili di vita e progetti sui temi
dell’ecosostenibilità
www.ecoideare.it
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SOMMARIO
Rubriche
Editoriale
SostenibilMente
> Da Kyoto a Copenhagen - Serenella Sala
Idee
> Transition Towns - Nicolò Spinicchia
> Green Public Procurement e “Acquisti verdi” - Stefano Apuzzo
> I Raee: rifiuti da apparecchiature elettriche
ed elettroniche - Gaia Gusso
Stili di vita
> Più consumo virtuoso più vivo meglio - Federico Bertazzo
Architettura
> Casa. L’efficienza energetica a portata di mano - Giorgia Giavenni
Arte e cultura
> M’arte e natura - Marco Masini
> L’arte ha un disegno ben preciso - Barbara Masseroni
Energia
> On Air - La scienza in ascolto, ma la politica? - Gaia Gusso
> La foto di Ecoideare
> Umano stupidario...ma per fortuna - a cura di Edgar Meyer
> Giorgio Nebbia: Occam e l’elogio della semplicità
> Rinenergy per i cittadini - a cura della redazione
> Comuni virtuosi: Un bosco per combattere la mafia - a cura della redazione
> EcoNews - Gaia Gusso
> Prospettive sostenibili - Giorgia Giavenni
> L’Eco Bandi - Michela Romano e Luisa Belloni
Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità
Brand Evolution srl • Via Sardegna, 57 • 20146 Milano
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Periodico realizzato da Brand Evolution srl
Direttore editoriale: Nicoletta Cova
Direttore responsabile: Edgar Meyer ([email protected])
Progetto grafico e art direction: Franca Lissi
Redazione: Giorgia Giavenni, Barbara Masseroni, Gaia Gusso ([email protected])
Pubblicità: Giovanni Cabassi ([email protected])
Si ringraziano per la collaborazione: Giorgio Nebbia, Serenella Sala, Green Planet,
Nicolò Spinicchia, Stefano Apuzzo, Andrea Gandiglio (Green News), Marco Masini
Segreteria di redazione: Federica Tringali
Impaginazione: Giuseppe Grippa
Sito internet: www.ecoideare.it - Daniele Sala
Rivista realizzata in collaborazione con: Rinenergy – associazione no-profit
Stampa: Cromografica Europea S.r.l. - Viale dei Fontanili 69/71 - 20017 Rho (MI)
Registro Tribunale di Milano N. 60 del 13 Febbraio 2009 - Registro stampa periodica
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1
editoriale
Il nostro futuro
N
ei prossimi decenni
la temperatura della
Terra aumenterà
di 1, di 2, di 4 o di 6 gradi?
Potrebbe apparire una
discussione accademica.
Teorica. E invece stiamo
parlando del nostro futuro
e di quello dei nostri figli.
Stiamo parlando del destino
che potrebbe farci assistere
alle inondazioni delle nostre
città costiere causate dallo
scioglimento dei ghiacciai e
dall’innalzamento dei mari.
Secondo tutte le previsioni, se
l’umanità sarà così brava da
azzerare le emissioni di CO2
tanto da contenere l’aumento
della temperatura di “solo”
due gradi, avremo comunque
sconvolgimenti ambientali e
sociali non indifferenti. Con
questo scenario “ottimistico”
potremmo assistere
all’inondazione di Venezia,
di Miami e Manhattan e
a varie altre piccolezze:
avremmo 60 milioni di
nuovi casi di malaria in
Africa, le alluvioni lungo
le coste interesserebbero 10
milioni di persone in più e il
ghiaccio della Groenlandia si
scioglierebbe definitivamente.
Con + 4 gradi, invece,
scomparirebbero i ghiacciai
dell’Himalaya, la malaria
arriverebbe in pianta stabile
in Europa, trecento milioni
di persone in più sarebbero
esposte alle alluvioni, ci
sarebbero migrazioni bibliche.
Eccetera.
La risposta della politica pare
lenta. Ecco perché siamo
molto interessati a cosa sta
facendo l’industria per ridurre
o azzerare il proprio impatto
ambientale e le emissioni
di CO2. Ecco perché siamo
molto interessati, anche, a
cercare di capire cosa può
fare ognuno di noi.
In queste pagine, allora,
si trovano alcuni punti
di riferimento concreti
del vivere etico. E alcuni
esempi di aziende che, in
Italia, stanno imboccando
la strada della sostenibilità.
L’impegno di queste imprese
produce benefici rilevanti sia
per la collettività sia per le
imprese stesse. Le aziende,
in tal modo, migliorano la
loro capacità di competere
e dimostrano di essere in
sintonia con i valori delle
comunità.
Edgar Meyer
“Mi interessa molto il futuro:
è lì che passerò il resto della mia vita”
Groucho Marx
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ecoIDEARE - dicembre 2009
SostenibilMente
Rubrica a cura di Serenella Sala, coordinatore del Gruppo di Ricerca
sullo Sviluppo Sostenibile del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente
e del Territorio dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Ecoideare continua ad ospitare una rubrica dedicata alla sostenibilità vista dalla prospettiva del mondo della ricerca.
Una “vetrina” di progetti, casi pilota, riflessioni che mettano in relazione mondo accademico, enti, imprese e cittadini.
Da Kyoto a Copenhagen:
quali obiettivi per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti?
N
el 20° secolo la
concentrazione dei gas ad
effetto serra nell’atmosfera
è cresciuta anche per via delle
attività antropiche, principalmente
in relazione all’uso dei combustibili
fossili (per la produzione di energia,
nell’industria, negli usi domestici e
nei trasporti), delle attività agricole,
delle variazioni di uso del suolo (in
prima analisi la deforestazione).
La crescita dei principali gas serra
è stata particolarmente rapida a
partire dal 1950: rispetto ai valori
preindustriali (prima dell’anno
1750) l’anidride carbonica (CO2) è
cresciuta del 34%, il metano (CH4)
del 153% e il biossido di azoto
(N2O) del 17%. La concentrazione
attuale di CO2 (oltre 375 parti
per milione) è probabilmente la
massima degli ultimi 20 milioni di
anni, quella di CH4 (1.772 parti per
miliardo) è la massima degli ultimi
420.000 anni, quella dell’N2O (317
parti per miliardo) è la massima
degli ultimi 1.000 anni. Per arginare
il cambiamento climatico è stato
siglato nel 1997 il Protocollo di
Kyoto (in vigore, però, solo dal
2005, quando con la firma della
Russia si è raggiunta la quota del
55% di Stati firmatari): strumento
giuridico internazionale che fissa
obiettivi di riduzione al 2012.
Nel gennaio 2007 la Commissione
Europea ha presentato una
proposta integrata in materia di
energia e cambiamenti climatici
nella quale affronta i problemi
dell’approvvigionamento energetico,
dei cambiamenti climatici e dello
sviluppo industriale; due mesi più
tardi, i capi di Stato e di governo
europei hanno approvato il piano
d’azione e hanno definito una
politica energetica per l’Europa,
definendo obiettivi precisi e
giuridicamente vincolanti per
ciascuno Stato membro.
Il piano d’azione proposto dal
Consiglio Europeo prevede le
seguenti misure:
• Realizzare entro il 2020 una
riduzione delle emissioni di gas
ad effetto serra di almeno il 20%,
rispetto al 2005, che aumenterà
al 30% a condizione che altri
Paesi sviluppati si impegnino
ad “analoghe riduzioni delle
emissioni e che i Paesi in via di
sviluppo economicamente più
avanzati si impegnino a contribuire
adeguatamente sulla base delle loro
responsabilità e capacità rispettive”.
• Incrementare l’uso delle energie
rinnovabili (eolica, solare, biomassa)
giungendo entro il 2020 al 20%
del consumo totale dell’UE (livello
attuale ± 8,5%).
• Diminuire il consumo di energia
del 20% rispetto ai livelli previsti
per il 2020 grazie ad una migliore
efficienza energetica.
Ad oggi, dall’ultimo inventario dei
gas serra prodotto dall’Agenzia
europea per l’ambiente emerge che
le emissioni di gas serra nell’Unione
europea sono diminuite per il terzo
anno consecutivo nel 2007. Le
emissioni nazionali di tutti paesi
membri (Austria, Belgio, Bulgaria,
Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca,
Estonia, Finlandia, Francia,
Germania, Grecia, Ungheria,
Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania,
Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi,
Polonia, Portogallo, Romania,
Slovacchia, Slovenia, Spagna,
Svezia, Regno Unito) sono state
9,3% al di sotto dei livelli rilevati
nel 1990, che equivale ad un calo di
1,2% (corrispondente a 59 milioni di
tonnellate di CO2) rispetto al 2006.
Nonostante lo sforzo profuso
dall’UE, la sfida delle prossime
settimana sarà tutta incentrata però
sul ruolo di USA e Cina nel definire
obiettivi al 2050, nella fase di
post Kyoto. Dal 7 all’11 dicembre
Copenhagen ospiterà il vertice
mondiale, la COP 15 (Conferenza
delle Parti contraenti il Protocollo
di Kyoto), che deciderà il futuro del
patto internazionale per la difesa del
clima. Negli ultimi mesi ci sono stati
diversi segnali di apertura da parte
di paesi importanti come Cina, India
e Messico, disponibili a discutere
di un contenimento delle emissioni
climalteranti, ma cruciale sarò il
ruolo dei paesi sviluppati e le risorse
economiche che saranno disponibili
a investire.
E sarà cruciale anche il ruolo delle
azioni svolte su base volontaria
da imprese ed Enti. Ad esempio,
il Patto dei Sindaci: un’iniziativa,
su base volontaria, che impegna
le città europee a predisporre un
Piano di Azione con l’obiettivo di
ridurre di oltre il 20% le proprie
emissioni di gas serra attraverso
politiche e misure locali che
aumentino il ricorso alle fonti di
energia rinnovabile, che migliorino
l’efficienza energetica e attuino
programmi ad hoc sul risparmio
energetico e l’uso razionale
dell’energia. Con l’adesione a
questo documento, gli oltre 700
comuni firmatari si impegnano ad
andare oltre gli obiettivi fissati per
l’UE al 2020, riducendo le emissioni
di CO2 nelle rispettive città di oltre
il 20% attraverso l’attuazione di
un Piano di Azione per l’Energia
Sostenibile. L’augurio è quello
che questi piani coinvolgano la
società civile in modo trasversale,
realizzando concreti risultati nel
rendere più efficiente e razionale il
nostro uso dell’energia.
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TRANSITION
TOWNS
di Nicolò Spinicchia
Un futuro diverso da quello verso il quale siamo incamminati
dovrebbe interessare a tutti. Forse siamo ancora in tempo a limitare
i danni, ma per farlo è inevitabile ripensare il nostro modello di
sviluppo e la nostra organizzazione sociale. Ecco un movimento che
conduce verso la transizione partendo dagli agglomerati urbani,
luoghi in cui si concentrano sempre più degrado e stili di vita
alienanti oltre che “contro natura”.
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ecoIDEARE - dicembre 2009
MIKE GRENVILLE
IDEE
Rob Hopkins
C
ittà della Transizione
(Transition Towns): sono
loro il simbolo di un
movimento fondato in Irlanda a
Kinsale e in Inghilterra a Totnes
dall’ambientalista Rob Hopkins tra
il 2005 e il 2006. L’obiettivo del
progetto è preparare le comunità ad
affrontare la doppia sfida costituita
dal sommarsi del riscaldamento
globale e del picco del petrolio. Il
movimento è attualmente in rapida
crescita e conta comunità affiliate
in molte parti del mondo.
Esploriamo questo mondo. Il
concetto di Transizione scaturisce
dal lavoro fatto da Rob Hopkins
(esperto di permacoltura) assieme
agli studenti del Kinsale Further
Education College, culminato
in un saggio dal titolo “Energy
Descent Action Plan”. Tratta
di approcci multi-disciplinari e
creativi relativi alla produzione di
energia, alla salute, all’educazione,
all’economia e all’agricoltura,
sotto forma di “road map” verso un
futuro sostenibile per la città. Uno
degli studenti, Louise Rooney,
ha poi ulteriormente sviluppato il
concetto di Città di Transizione
e lo ha presentato al Kinsale
Town Council il quale, con una
storica decisione, ha adottato il
piano e lavora oggi alla propria
indipendenza energetica. L’idea
è stata poi riformulata e ampliata
nel settembre 2006 per la città
nativa di Hopkins, Totnes, dove
egli vive. L’iniziativa ha avuto
rapida diffusione e nel giro di
pochi anni ha contagiato diverse
decine di comunità riconosciute
ufficialmente come Transition
Towns nel Regno Unito, in Irlanda,
in Australia e in Nuova Zelanda.
L’appellativo “Città” rappresenta
comunità di diverse dimensioni,
da piccoli villaggi (Kinsale), a
distretti (Penwith) fino a vere e
proprie città (Brixton).
IL PROGETTO
Lo scopo principale del progetto
è elevare la consapevolezza sul
tema dell’insediamento sostenibile
e preparare alla flessibilità
richiesta dai mutamenti in corso.
Le comunità sono incoraggiate
a ricercare metodi per ridurre
l’utilizzo di energia e incrementare
la propria autonomia a tutti
i livelli. Esempi di iniziative
concrete riguardano la creazione
TOTNES (Gran Bretagna)
Totnes è la prima Transition Town del Regno Unito. L’iniziativa
si basa sul lavoro fatto da Rob Hopkins in Irlanda e cerca di
contaminare, ove possibile, tutti gli aspetti della vita. Il progetto
TTT (Totnes Transition Town) è iniziato alla fine del 2005 con un
intenso programma di sensibilizzazione sui temi del Picco del
petrolio e del cambiamento climatico. Il progetto è iniziato nel
settembre del 2006 con una cerimonia ufficiale nel Municipio
cittadino a cui hanno partecipato 350 persone, dopo che la
popolazione è stata sufficientemente informata e preparata alla
transizione. Da allora, in un crescendo di presentazioni, di corsi
di formazione, di incontri, di seminari, di interviste, di documenti,
e con un duro lavoro, l’iniziativa ha catturato l’attenzione della
cittadinanza.
di orti comuni, il riciclaggio di
materie di scarto come materia
prima per altre filiere produttive
o semplicemente la riparazione di
vecchi oggetti non più funzionanti
in luogo della loro dismissione
come rifiuti.
I metodi operativi possono essere
vari. Un esempio? La cittadina di
Totnes ha introdotto una propria
moneta locale, il Totnes pound,
spendibile nei negozi e presso
le attività commerciali locali.
Questo aiuta a ridurre le “food
miles” (distanza percorsa dal
cibo prima di essere consumato,
causa di inquinamento e dispendio
energetico) e supporta l’economia
locale. La stessa idea di moneta
locale verrà introdotta a breve in
tre Transition Towns gallesi.
UNA VITA SENZA
PETROLIO
Fulcro del movimento delle
Transition Towns è l’idea che una
vita senza petrolio può in realtà
essere più godibile e soddisfacente
dell’attuale. “Ragionando fuori
dallo schema corrente, possiamo
in realtà riconoscere che la
fine dell’era di petrolio a basso
costo è un’opportunità piuttosto
che una minaccia, e possiamo
progettare la futura era a bassa
emissione di anidride carbonica
come epoca fiorente, caratterizzata
da flessibilità e abbondanza
- un posto molto migliore in cui
vivere rispetto all’attuale epoca
di consumo alienante basato
sull’avidità, sulla guerra e sul
mito di crescita infinita”, spiega
Hopkins.
Il movimento, così, si pone
anzitutto il compito di organizzare
l’autodifesa economica, energetica
e alimentare contro la crisi del
sistema petrolio.
Il fenomeno è in continua crescita,
conta su un’organizzazione di
base, con struttura a rete, formata
da privati cittadini, e si propone
di colmare un vuoto lasciato dalla
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politica ufficiale (spesso inerme
o addomesticata dal potere dei
petrolieri) per progettare la civiltà
del dopo-petrolio nel segno
della “decrescita energetica” (o
dell’efficienza energetica totale).
I CONCETTI ALLA BASE
DELLA TRANSIZIONE
Picco del petrolio, cambiamento
climatico, economia locale e
resilienza. Sono queste le 4 parole
chiave da cui trae forza e da cui
scaturisce l’idea di Città della
Transizione.
• Picco del petrolio o “Picco di
Hubbert”
Il picco di Hubbert è il momento
in cui l’estrazione di petrolio
raggiunge il suo valore massimo.
Successivamente al picco, il
ritmo a cui il petrolio viene
estratto inizia a decrescere
progressivamente, fino ad arrivare
a zero. Complessivamente la curva
di estrazione ha una forma “a
campana”, i cui dettagli dipendono
però da numerosi fattori. Il
raggiungimento del picco del
petrolio annuncia l’era del declino
della disponibilità di combustibili
fossili. Non riguarda l’esaurimento
dell’oro nero (la nostra
generazione non vedrà l’esaurirsi
delle scorte e dei giacimenti) ma
l’inizio della sua fine.
Dagli inizi del ‘900, l’abbondanza
di petrolio ha permesso alle società
industriali, la cui industria era
basata sul carbone, di accelerare
massicciamente il loro sviluppo.
Il picco del petrolio segna la fine
del petrolio abbondante e a basso
costo. Nello stesso tempo segna
anche la fine del nostro modello di
vita e di sviluppo completamente
dipendente da questa fonte di
energia.
• Cambiamento climatico
Il riscaldamento globale
rappresenta -ormai è chiaro- una
delle maggiori minacce per il
RESILIENZA E FRAGILITÀ: DUE ESEMPI CONCRETI
• Il 14 agosto del 2003 New York e Toronto piombano nell’oscurità.
Migliaia di persone rimangono bloccate in metropolitane,
ascensori, aeroporti. L’emergenza dura un giorno intero. Nove
secondi di blocco nelle centrali fanno ripiombare l’America nel
terrore. E’ l’incubo di un nuovo attacco terroristico. Bush appare
in televisione per rassicurare la popolazione. I tecnici accusano la
“fragilità” delle reti ma il mistero sulle cause rimane.
• Il 28 settembre del 2003 un black-out ha spento mezza Italia.
Da Berna, il fornitore di elettricità svizzero, con uno scarno
comunicato ricostruisce così l’antefatto: “Alle 3.01 si è verificata
un’ interruzione su una linea di 380 chilovolt che passa attraverso
il passo del Lucomagno, causata dal contatto tra un albero e la
rete a Brunnen, nel cantone di Svitto”. Solo un albero. Un abete
su un colle svizzero tocca una centralina durante un temporale e
lascia mezza nazione senza luce per più di dodici ore. Ma davvero
basta questo per spiegare il più grave blackout nella storia del
nostro Paese? Lo chiamano effetto domino. Una tessera va giù e
tutte le altre la seguono fino a spegnere l’intera rete che dà luce a
milioni di italiani. I responsabili della nostra rete dicevano che non
sarebbe mai potuto succedere. Invece è successo. Fatti di questo
genere non potrebbero verificarsi in una città della transizione: la
generazione diffusa dell’energia rende autonomi e indipendenti
i Comuni, i quartieri e, in molti casi, anche le singole abitazioni.
Nelle “città del sole” il sole splende per tutti allo stesso modo e
tutti i giorni, senza black out pilotati o meno.
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ecoIDEARE - dicembre 2009
nostro pianeta.
Se non interveniamo rapidamente,
per cambiare il nostro modo di
produrre e di consumare energia,
il danno sarà irreparabile. La lotta
contro il cambiamento climatico
è indifferibile: è un problema
globale, eppure il contributo
personale di ognuno di noi può
fare la differenza. Anche semplici
gesti quotidiani possono aiutare
a ridurre le emissioni senza
pregiudicare la qualità della nostra
vita, anzi, facendoci risparmiare.
• Economia locale
Promuovere lo sviluppo
dell’economia locale, nell’era
di internet e dei satelliti che
collegano (avvicinandoli) gli
angoli più lontani della Terra,
sembra paradossale e suona come
una chiusura nei confronti del
progresso. In realtà diventa sempre
più attuale l’esigenza di “pensare
globalmente e agire localmente”.
E’ noto: l’agire nel livello locale
(nella propria casa, nel proprio
quartiere o nel proprio Comune)
produce sempre una qualche
ripercussione nel livello globale.
E’ proprio il livello locale il luogo
dove le iniziative di transizione
svolgono un ruolo significativo.
L’idea essenziale da cui parte
questo movimento è che le
comunità locali hanno una grande
potenzialità di cambiamento.
E’ possibile razionalizzare le
economie locali in modo da creare
benessere.
Il movimento, allora, non ha nella
sua agenda l’organizzazione di
proteste di piazza ma “organizza
la transizione di piccole comunità”
su scala comunale o di quartiere.
A Totnes, ad esempio, si è riusciti
a coinvolgere buona parte della
popolazione su progetti mirati.
Uno di questi è lo sviluppo di
orti familiari su terreni pubblici e
privati: sono stati piantati un gran
numero di alberi fruttiferi (noci,
castagni) nei parchi pubblici e nei
viali, si sono sviluppate fattorie
JOHN STUTTLE
IDEE
collettive nelle campagne intorno
alla città, i contadini, gli artigiani
e le piccole imprese sono state
incoraggiate a produrre tenendo
conto dei consumi locali più che
dell’esportazione. Oggi circa il
60% del cibo che si consuma in
città è ormai prodotto localmente.
E contadini, artigiani e
imprenditori si sono resi conto di
quanto sia vantaggioso sviluppare
prodotti che possono essere
venduti direttamente sul posto
senza dover essere gravati dei
costi dei sistemi di distribuzione
e trasporto a lungo raggio. Si
passa direttamente dal produttore
al consumatore saltando gli
intermediari e smettendo di
bruciare carburanti fossili.
Se poi ci si organizza per
l’acquisto collettivo di beni
e servizi, formando gruppi
d’acquisto o associazioni, oltre a
supportare l’economia locale si
può anche risparmiare.
Iniziativa per l’ingresso di Brixton
tra le Transition Towns inglesi.
• Resilienza
Resilienza è un termine poco
conosciuto. E’ la capacità
di un materiale di resistere
a sollecitazioni impulsive.
Il contrario di resilienza è
fragilità. In ecologia e biologia
la resilienza è la capacità di
un certo ecosistema, di una
certa organizzazione sociale, di
adattarsi ai cambiamenti anche
traumatici che provengono
dall’esterno senza degenerare, una
sorta di flessibilità rispetto alle
sollecitazioni.
La società industrializzata è
caratterizzata da un bassissimo
livello di resilienza. Nelle nostre
città consumiamo gas, cibo,
7
SEAN MURRAY
KINSALE (Irlanda)
Il primo Piano d’Azione della Decrescita Energetica (PADE) di Kinsale è stato
completato nel 2005. Indica il modo in cui Kinsale, una cittadina irlandese in West
Cork di circa 7000 persone, potrebbe attuare la transizione da città ad elevato
consumo di energia a una con un basso consumo di energia in risposta alla
sfida di imminente picco della produzione mondiale di petrolio. Tale relazione,
preparata da studenti di permacultura della Kinsale Further Education College
sotto la tutela di Rob Hopkins, esamina come Kinsale possa portare avanti questo
discorso, stabilendo una chiara visione di un futuro con un livello energetico più
basso, quindi l’individuazione di un chiaro calendario per la sua realizzazione.
prodotti che percorrono migliaia
di chilometri per raggiungerci,
con catene di produzione e di
distribuzione lunghe, complesse
e delicate. Tutto è stato reso
possibile dall’abbondanza di
petrolio a basso prezzo che ha
fornito energia ovunque e spostato
enormi quantità di merci da una
parte all’altra del pianeta.
È facile scorgere l’estrema fragilità
di tale assetto: basta chiudere il
rubinetto del carburante e la nostra
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ecoIDEARE - dicembre 2009
intera civiltà si paralizza. Questo
tipo di organizzazione sociale
possiede quindi bassa resilienza
(bassa flessibilità) e alta fragilità.
“Dobbiamo decidere se vogliamo
vivere in un’organizzazione sociale
che assomigli ad un “bicchiere di
cristallo”, che al primo urto serio
si rompe, oppure ad una “spiga
di grano”, capace di sopravvivere
anche agli eventi atmosferici più
disastrosi”, conclude Hopkins.
I progetti di Transizione mirano
allora a creare comunità libere
dalla dipendenza dal petrolio e
fortemente resilienti attraverso
la decrescita energetica, l’uso
delle energie rinnovabili e la
localizzazione delle risorse di
base della comunità (produzione
del cibo, dei beni e dei servizi
fondamentali).
Una piccola grande rivoluzione è
in atto.
Va seguita con attenzione.
IDEE
GREEN PUBLIC
PROCUREMENT
E “ACQUISTI VERDI”
PERCHÉ NON DECOLLANO
di Stefano Apuzzo
L
e leggi, nazionali e regionali, parlano chiaro.
Gli “acquisti verdi” sono imperativi per
le pubbliche amministrazioni e variano da
percentuali del 30, fino al 40 ed oltre per cento per
l’approvvigionamento dei fabbisogni nei diversi settori.
Eppure, gli acquisti ecologici e di prodotti riciclati non
decollano. Perché?
Manca la volontà politica, le leggi sono poco chiare e
cogenti oppure la pubblica amministrazione è troppo
lenta e vecchia per recepire istanze innovative? Un po’
di tutto questo.
In molte pubbliche amministrazioni manca la volontà
politica per ignoranza e insensibilità da parte della
dirigenza politica. In difetto di indicazioni precise e
di volontà politica, gli uffici non si muovono. Non è
secondario il fatto che leggi e regolamenti non sono
cogenti, non prevedono sanzioni né incentivi. L’Italia
è un Paese che fatica ad attuare leggi che prevedono
severe sanzioni, figuriamoci quando non esistono
sanzioni. Infine, vi sono lacune strutturali nella
pubblica amministrazione e nel suo funzionamento
tortuoso e lento.
Quale è l’ufficio che deve provvedere agli acquisti
verdi? In teoria l’Ufficio acquisti ed economato che
indice bandi e gare di evidenza pubblica. Ma questo
ufficio non effettua acquisti di beni e servizi per tutta
la pubblica amministrazione. In un Comune vi
sono altri uffici che provvedono in autonomia
all’acquisto di beni e servizi: l’Ecologia, il Tecnico,
la Comunicazione. Per non parlare di tutte le Società
pubbliche o partecipate. Anche a causa di questa
frammentazione delle decisioni, in una pubblica
amministrazione, in questo caso in un Comune, non si
effettuano acquisti verdi.
Non trascurabile anche un elemento riconducibile
a luoghi comuni, dati per acquisiti e che, qualora
veritieri, risalgono a oltre vent’anni fa. Ad esempio:
“la carta riciclata si sfalda e danneggia le copiatrici”,
oppure “i toner rifabbricati hanno inchiostri tossici per
la salute”, “la plastica riciclata non dura a lungo” ecc.
A ciò possiamo aggiungere che, fino ad alcuni anni or
sono, Consip scriveva nelle gare di appalto destinate
ai Comuni che i prodotti dovevano essere “nuovi di
fabbrica” e il quadro è completo.
A dispetto di tutte queste resistenze e difficoltà, in
Italia vi sono molti Comuni e Province che eccellono
negli acquisti verdi e nel GPP. Uno di questi è Reggio
Emilia, uno dei Comuni vincitori del Premio Award
Ecohitech dello scorso anno.
Oggi Consip può dare e dà un contributo rilevante nello
sviluppo degli acquisti verdi, nel rispetto degli obiettivi
del Decreto 203 del 2003 e nel decollo del GPP.
Nei prossimi numeri ci addentreremo nel cuore degli
appalti pubblici, di come le Regioni hanno recepito la
normativa nazionale, delle opportunità che gli acquisti
pubblici rappresentano per le imprese tecnologiche, di
come stanno agendo diverse pubbliche amministrazioni
e di come le aziende che lavorano con Comuni, Regioni
e Ministeri hanno modificato in senso “verde” il
proprio approccio al mercato. Potremo anche leggere
alcuni interessanti dati relativi allo stato di attuazione
in Italia delle normative sugli acquisti verdi.
Anche in questo caso scopriremo un Paese a due,
quando non a tre marce.
9
I RAEE: RIFIUTI DA
ELETTRICHE ED
10
ecoIDEARE - dicembre 2009
IDEE
APPARECCHIATURE
ELETTRONICHE
di Gaia Gusso
Intervista al dottor Paolo Pipere, Responsabile Servizio
Territorio, Ambiente e Cultura della Camera di Commercio
Industria Artigianato e Agricoltura di Milano
G
entilissimo dottor Pipere, ormai da un paio d’anni si
sente parlare di Raee e di contributo Raee, soprattutto
quando si acquista un apparecchio elettrico. Può dirci
qual è la normativa di riferimento?
Acquistando un apparecchio elettrico ed elettronico o una lampadina
siamo spesso chiamati a pagare l’ecocontributo. Si tratta di una
delle modalità con le quali i produttori e gli importatori finanziano
il sistema di raccolta e recupero di questi prodotti, sollevando le
amministrazioni comunali dagli oneri di recupero o smaltimento
successivi alla raccolta dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed
Elettroniche (RAEE). Il sistema è stato introdotto dalla Direttiva
2002/96/CE, che impone ai fabbricanti e agli importatori di sostenere
dottor Paolo Pipere
11
“Le Apparecchiature Elettriche ed
Elettroniche, le Pile e gli Accumulatori”
(Hyper Edizioni) è il nuovo libro di
Paolo Pipere, un vademecum per
comprendere le norme e migliorare
la gestione dei rifiuti. E’ una guida
aggiornata con le ultime evoluzioni, le
indicazioni operative e di gestione in
tema di apparecchiature elettriche ed
elettroniche, Raee, pile e accumulatori.
i costi connessi al trasporto, al riutilizzo, al riciclaggio,
al recupero o allo smaltimento sicuro degli apparecchi
divenuti rifiuti. Nell’intento del legislatore comunitario,
l’imputazione di questi costi ai produttori dovrebbe
condurre ad una competizione virtuosa: l’apparecchio
che genererà un rifiuto meno pesante o voluminoso,
con una limitata presenza di sostanze pericolose, più
facile da riutilizzare o riciclare, consentirà di ridurre il
costo di gestione dei RAEE rendendo più competitivo
l’apparecchio stesso.
La disciplina comunitaria è stata recepita in Italia con
il decreto legislativo 25 luglio 2005 n. 151, mentre il
concreto avvio del sistema di raccolta e recupero si è
avuto solo a seguito dell’entrata in vigore del decreto
ministeriale 25 settembre 2007 n. 187, che ha istituto
e definito le modalità di funzionamento del Registro
nazionale dei soggetti obbligati al finanziamento
dei sistemi di gestione dei rifiuti di apparecchiature
elettriche ed elettroniche. Un altro decreto ministeriale,
emanato lo stesso giorno, ha costituito il Comitato
di vigilanza e controllo, l’organismo del ministero
12
ecoIDEARE - dicembre 2009
dell’ambiente che è incaricato di garantire l’efficacia
del sistema.
La norma prevede una serie di obblighi per l’insieme
dei produttori di una determinata categoria di
apparecchi elettrici ed elettronici. Fondamentalmente
si tratta di obblighi di reimpiego dei componenti e di
recupero dei RAEE.
Quali sono i prodotti soggetti a questa normativa?
I prodotti sottoposti al nuovo regime di gestione
orientato al recupero dei rifiuti sono quelli che rientrano
nelle dieci categorie individuate dall’allegato 1 A
della norma comunitaria: grandi elettrodomestici;
piccoli elettrodomestici; apparecchiature informatiche
e per telecomunicazioni; apparecchiature di consumo;
apparecchiature di illuminazione; strumenti elettrici
ed elettronici (ad eccezione degli utensili industriali
fissi di grandi dimensioni); giocattoli e apparecchiature
per lo sport e per il tempo libero; dispositivi medicali
(ad eccezione di tutti i prodotti impiantati e infettati);
strumenti di monitoraggio e di controllo e distributori
automatici.
STILI DI VITA
IDEE
RAEE: CHE FARE?
Come abbiamo visto, le Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche vanno smaltite in modo adeguato.
Sia perché sono solitamente composte da materie prime riciclabili che possono essere recuperate e
riutilizzate, sia perché contengono spesso sostanze, metalli e gas, dannosi per l’ambiente e la salute
umana.
Il problema del corretto smaltimento di queste apparecchiature è oggi particolarmente sentito data la
loro sempre maggiore diffusione nelle case e negli uffici.
Poiché non è ancora possibile lasciare al venditore l’usato quando si acquista il nuovo, l’unica
opportunità per smaltire nel modo corretto gli apparecchi elettrici ed elettronici è quella di portarli
nelle isole ecologiche o nelle riciclerie predisposte dai Comuni e dalle aziende che si occupano della
gestione comunale dei rifiuti. Se si ha la necessità di eliminare uno dei prodotti elettrici od elettronici
compresi nelle dieci categorie definite dalla legge, è necessario individuare le riciclerei del proprio
Comune e conferire lì, gratuitamente, il materiale.
Ricordiamo che è assolutamente vietato buttare qualsiasi tipologia di RAEE, anche di piccole
dimensioni, nella spazzatura generica, nonché in luoghi che non siano quelli appositamente
predisposti (isole ecologiche).
Di seguito riportiamo l’elenco dei più comuni apparecchi elettrici ed elettronici presenti nelle nostre
case e negli uffici e che devono essere smaltiti adeguatamente.
• Grande bianco freddo - grandi elettrodomestici per la refrigerazione: frigoriferi, congelatori,
condizionatori;
• grande bianco non freddo - grandi elettrodomestici come lavatrici, lavastoviglie;
• TV Monitor a tubo catodico;
• elettronica di consumo, telecomunicazioni, informatica, piccoli elettrodomestici, elettroutensili,
giocattoli, apparecchi di illuminazione, dispositivi medici;
• sorgenti luminose a scarica: lampade fluorescenti e sorgenti luminose compatte.
Come è stato stabilito l’importo del contributo per
ogni tipologia di apparecchio?
La Direttiva prevede che i costi che i produttori
sono tenuti a sostenere per garantire il recupero dei
prodotti giunti a fine vita vengano internalizzati: in
altri termini che vengano computati dalle aziende al
pari dei costi per le materie prime, l’energia, il lavoro,
la distribuzione delle merci. Solo per un periodo
transitorio, fino al 2011 per la maggior parte degli
apparecchi e fino al 2013 per gli elettrodomestici
bianchi (lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, ecc.),
è eccezionalmente consentita, limitatamente
agli apparecchi impiegati in ambito domestico,
l’applicazione di una visible-fee, in Italia denominata
“Eco-Contributo RAEE”, o ECR.
La scelta è stata motivata dalla necessità di far fronte
agli ingenti oneri che i produttori oggi presenti sul
mercato dovranno affrontare per garantire il recupero
dei “rifiuti storici”: i RAEE derivanti da ogni tipo di
apparecchio contemplato nella Direttiva, in qualunque
epoca immessi al consumo anche da aziende non più
esistenti.
L’eco-contributo dovrebbe essere determinato dal
singolo produttore, considerando unicamente i costi
previsti per il trasporto dei RAEE dai centri di raccolta
a quelli di trattamento e quelli per il recupero o lo
smaltimento sicuro degli apparecchi. In realtà, poiché
il sistema deve farsi carico anche dei rifiuti di aziende
ormai scomparse, ogni impresa che fabbrica, immette
sul mercato italiano o commercializza con il proprio
marchio un’apparecchiatura elettrica ed elettronica
di impiego domestico ha l’obbligo di aderire ad un
“sistema collettivo di finanziamento” e la decisione in
merito all’ammontare della visible-fee spesso viene
demandata a questi organismi: consorzi o società creati
per rendere più economico il conseguimento degli
obiettivi ambientali previsti dalla legge.
Subito dopo l’entrata in vigore della legge,
moltissimi rivenditori non avevano ancora chiaro,
forse anche a causa di lacune della normativa,
l’obbligo di ritirare l’usato elettrico/elettronico a
fronte di un nuovo acquisto equivalente. Ora com’è
la situazione?
Il D.Lgs. 151/2005, imponendo la raccolta differenziata
dei RAEE per favorire il recupero di questi rifiuti,
comporta significativi oneri sia per i produttori di
apparecchiature elettriche ed elettroniche sia per le
amministrazioni pubbliche locali. In particolare, la
norma dispone che i Comuni assicurino la raccolta
differenziata dei RAEE provenienti dai nuclei
domestici, in modo da permettere ai detentori finali
ed ai distributori di conferire gratuitamente al centro
di raccolta i rifiuti prodotti nel loro territorio, e i
distributori garantiscano il ritiro gratuito del rifiuto al
momento della fornitura di una nuova apparecchiatura
destinata ad un nucleo domestico.
L’ultimo tra gli obblighi citati non è per il momento
operativo, a seguito della necessità di introdurre una
serie di semplificazioni degli adempimenti ambientali
13
RAEE, IL CONSIGLIO DI STATO DÀ IL VIA LIBERO AL DECRETO “UNO CONTRO UNO”.
Ma segnala alcune problematicità ancora irrisolte.
Il Consiglio di Stato ha finalmente dato il via libera al Regolamento attuativo sulla raccolta e gestione
dei rifiuti domestici elettrici ed elettronici, meglio noto come decreto “uno contro uno”.
I cittadini potranno, forse presto, riconsegnare al venditore il vecchio elettrodomestico in cambio
dell’acquisto di un nuovo prodotto “equivalente”.
L’ostruzionismo che ha messo in campo la distribuzione in questi anni pur di non aderire alle
prescrizioni dell’Unione europea, unite a delle evidenti crepe nel testo del Decreto, ha di fatto bloccato
fino ad oggi l’emanazione del Regolamento.
Operativamente, il decreto prevede che, all’acquisto di un nuovo prodotto, i vecchi apparecchi elettrici
ed elettronici possano essere riconsegnati gratuitamente presso il punto vendita o presso un centro
raccolta individuato dallo stesso rivenditore. Il consumatore dovrà compilare un modulo di consegna
che accompagnerà il vecchio prodotto fino al centro di raccolta finale.
Ai rivenditori spetterà l’obbligo del trasporto dei rifiuti ritirati fino ai centri di raccolta dove saranno
suddivisi nei 5 raggruppamenti previsti dalla legge.
Da qui, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche saranno presi in consegna dai sistemi
collettivi che provvederanno al trasporto presso gli impianti di trattamento e al successivo recupero
delle materie prime-seconde.
Il parere espresso dal Consiglio di Stato il 23 luglio scorso, pur approvando lo schema di decreto, ha
segnalato che su alcuni punti la normativa non risulta sufficientemente chiara.
L’art. 6 del decreto n. 151/2005 prevede il ritiro gratuito da parte del venditore-produttore
dell’apparecchiatura a fine vita, all’atto dell’acquisto di una nuova, purché questa sia di tipo
equivalente e abbia svolto le stesse funzioni di quella acquistata.
Il Consiglio di Stato ritiene aleatoria la determinazione dei casi in cui il venditore può rifiutare il ritiro
gratuito dei RAEE e farraginoso lo snellimento delle pratiche per il trasporto e il raggruppamento dei
rifiuti elettronici.
Marco Masini
per i commercianti. Si tratta di misure indispensabili
per garantire la funzionalità del sistema e finalizzate,
in particolare, a superare la difficoltà legata al ritiro
di rifiuti da parte di soggetti che, a causa di un
insieme di prescrizioni normative sull’ubicazione e le
caratteristiche dei luoghi di stoccaggio, attualmente
non potrebbero ottenere le prescritte autorizzazioni. La
Legge 28 febbraio 2008 n. 31 ha previsto che un decreto
ministeriale, predisposto ma di cui si attende da mesi
l’emanazione, introduca queste agevolazioni, e che
l’obbligo di ritiro dei RAEE decorra trenta giorni dopo
l’entrata in vigore della norma.
I produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche
utilizzate in azienda (RAEE professionali), invece, sono
già tenuti per legge a garantire, su richiesta del cliente,
il ritiro del RAEE all’atto dell’acquisto di un nuovo
prodotto. A questo impegno è possibile adempiere anche
per mezzo di un sistema collettivo di finanziamento,
giovandosi della razionalizzazione della logistica
realizzata da queste organizzazioni.
Esiste un consorzio, analogo a quello dei produttori
di imballaggio, che garantisce la corretta raccolta e
gestione delle apparecchiature elettriche dismesse?
Ne esistono molti. A differenza di quanto avviene in
altri Paesi europei, però, la competizione tra i quindici
sistemi collettivi nati per gestire i RAEE provenienti
da nuclei domestici, trova un limite nell’esigenza
da tutti condivisa di garantire uniformi condizioni
di raccolta sull’intero territorio nazionale. Il Centro
14
ecoIDEARE - dicembre 2009
di coordinamento, un consorzio di diritto privato
sottoposto a controllo ministeriale, suddivide tra i
sistemi collettivi i centri di raccolta comunali, avendo
cura di classificarli in ragione della minore o maggiore
difficoltà di assicurare la raccolta presso quell’impianto
e di assegnarli in modo equo sulla base della somma
delle quote di mercato delle imprese aderenti ad ogni
sistema collettivo.
Qual è il ruolo delle Camere di Commercio?
Le Camere di Commercio assicurano l’iscrizione delle
imprese al Registro nazionale dei soggetti obbligati
al finanziamento dei sistemi di gestione dei rifiuti
di apparecchiature elettriche ed elettroniche e, in
collaborazione con le associazioni imprenditoriali,
offrono informazione e assistenza sia su questo specifico
tema sia, più in generale, sulla legislazione ambientale
comunitaria, nazionale e regionale.
Infine, a due anni dall’entrata in vigore della
normativa, qual è il bilancio ambientale ed
economico che possiamo trarre?
Positivo da entrambi i punti di vista, anche se la
mancata attivazione della possibilità di consegnare i
RAEE domestici ai punti di vendita dove si acquistano
i prodotti, dovuta al ritardo nell’emanazione di un
decreto ministeriale, non ha consentito di migliorare
ulteriormente i risultati di raccolta differenziata e di
recupero di questa tipologia di rifiuti.
Modulo di
richiesta adesione
I supereroi non esistono
e l’ecosostenibilità ambientale
non piove dal cielo.
L’adesione è libera e subordinata al versamento della quota associativa
annuale da versarsi, contestualmente alla presente richiesta, presso:
Barclays Bank
IBAN IT69L0305101628000030740013
Socio collaboratore 50 euro
(colui che presta la sua collaborazione di lavoro o volontariato)
Socio professionista 100 euro
(colui che lavora nel settore energetico ed ambientale)
Socio artigiano/commerciante 250 euro
Socio azienda 1.000 euro
(fino a 20 dipendenti)
Socio azienda 2.000 euro
(oltre 20 dipendenti)
Il presente modulo di adesione e la fotocopia del versamento dovranno essere
inviati a Rinenergy, via fax, allo 02.36642803.
L’accettazione avverrà tramite delibera del Consiglio Direttivo, che provvederà
ad avvisare il nuovo socio, inviando la ricevuta del versamento, la carta dei
servizi i dati per il login e lo statuto associativo.
Nome
Cognome
Nato/a
il
Residente in
Cap
Via
n°
E-mail
Tel.
Sostenersi a vicenda per sostenere il pianeta.
Cell.
Professione
P.IVA
Indirizzo professionale
Breve descrizione dell’attività svolta (solo per i soci professionisti):
(Solo per i soci azienda)
• Possono essere Soci Rinenergy ® i professionisti operatori nel
settore e le aziende di prodotti o servizi ad alta sostenibilità e
sensibili alla Responsabilità Sociale d’impresa.
Azienda
Via
Città
Associarsi a Rinenergy ® vuol dire credere fermamente che la
qualità del vivere debba e possa migliorare. Vuol dire prendere
parte a un’azione concreta. I soci avranno la possibilità di entrare
in un network di conoscenze e contatti nel settore, potranno
coinvolgere Rinenergy ® in iniziative, progetti ed eventi. Potranno
inoltre avvalersi della consulenza e del supporto di professionisti
della comunicazione e del marketing.
Cap
Tel.
E-mail
• Possono essere Partners Rinenergy ® enti pubblici e privati,
associazioni, università, scuole e istituti formativi.
P.IVA
Nominativo di contatto
Breve descrizione dell’attività svolta:
In base agli art. 6 e 7 del nostro statuto, la sua ammissione sarà deliberata dal Consiglio Direttivo.
I dati personali acquisiti saranno utilizzati da parte di Rinenergy, anche con l’ausilio di mezzi elettronici e /o automatizzati
esclusivamente per l’evasione della sua richiesta. Ai sensi del D.L. n° 196/2003, è garantito comunque il diritto di accedere ai
propri dati chiedendone la correzione, l’integrazione e ricorrendone gli estremi, la cancellazione in blocco. Quanto sopra indirizzando
richiesta scritta a Rinenergy, via Sardegna 57, 20146 Milano.
MEDIA PARTNER ECORADIO
data
Firma
Via Sardegna, 57 • 20146 Milano
Tel. 0236642800 • Fax 0236642803
[email protected]
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PIÙ CONSUMO VIRTUOSO
PIÙ VIVO MEGLIO
L’OSSERVATORIO SUI CONSUMI DEGLI ITALIANI
di Federico Bertazzo - www.greenplanet.net
U
na maggior attenzione per una spesa più
consapevole. Esce un profilo confortante
dall’indagine annuale di Consumers’ Forum,
l’associazione che riunisce le maggiori associazioni
dei consumatori e grandi aziende italiane, curata
da Giampaolo Fabris e Ipsos. Cambiano i tempi e
cambiano i consumi.
“I consumatori sono diventati più esperti, chiedono
alle aziende più qualità e alle associazioni che li
rappresentano più presenza”, ha spiegato Sergio Veroli,
presidente di Consumers’ Forum, che ha inaugurato
il convegno organizzato per celebrare i 10 anni
dell’associazione.
“Il nuovo consumatore è per necessità più attento a non
sprecare, al rapporto prezzo-qualità e più responsabile
verso l’ambiente. In altri termini, si può definire un
consumatore virtuoso”.
Condotta su un campione rappresentativo di 1000 casi,
l’indagine Ipsos-Episteme conferma come cominci ad
esserci maggior fiducia nel futuro e voglia di tornare a
spendere con meno preoccupazione (la preoccupazione
scende al 53% degli italiani rispetto al 67% all’indagine
2008). Un no deciso agli ogm viene dal 75,6% degli
intervistati e addirittura il 92,4% del campione
specifica non vi sia un rapporto “predatorio” con la
terra. Aumenta, come già verificato da altre indagini, il
consumo di prodotti biologici (+10% rispetto al 2008)
e la richiesta di prodotti duraturi. C’è ancora molta
attenzione ai prezzi (47%) ma oggi il consumatore
comincia a chiedere innovazione e qualità.
Anche in Italia, quindi, la spesa comincia a diventare
uno strumento per esprimere consenso verso
quelle aziende ispirate da un senso etico e sale la
preferenza verso i brand eco friendly (63% contro
il 58% del 2008). Il nuovo consumatore ritiene che
etica e responsabilità sociale siano parte integrante
del concetto di qualità e che le aziende dovrebbero
comportarsi eticamente lungo tutta la filiera. L’84,8%
del campione ritiene che sia un dovere non acquistare
un prodotto o una marca non etica e il 90% ritiene
che si vivrebbe meglio se tutti fossero informati sulle
marche che acquistano. Oggi il consumatore è più
consapevole e responsabile, a favore di un consumo
16
ecoIDEARE - dicembre 2009
più consapevole, a favore di una riduzione degli
imballaggi (73%), di maggiori informazioni utili
nelle etichette (70,4%), di maggior rispetto dei diritti
(64,3%) e a favore di una presenza delle associazioni
dei consumatori più incisiva (56,5%).
“Determinante per la nascita di questa nuova
generazione di consumatori è stata la rete internet
- spiega Giampaolo Fabris - oggi possiamo, in tempo
reale, confrontare prodotti, prezzi, qualità e le opinioni
degli altri consumatori nei confronti di un bene o di un
servizio sul mercato”.
IL CIBO SPAZZATURA FA VENIRE LA DEPRESSIONE
La mancanza di antiossidanti nel cibo “spazzatura”
favorisce la depressione. Lo dice una nuova ricerca.
Le persone che hanno una dieta ricca di cibi grassi
e dessert hanno un rischio del 60 % superiore
di soffrire di depressione rispetto a chi invece
mangia più frutta, pesce e verdure. Lo rivelano i
ricercatori dell’University College di Londra, autori
di un articolo pubblicato sul British Journal of
Psychiatry. “Sono molti i fattori dello stile di vita che
contribuiscono all’insorgere della depressione, ma
la dieta sembrerebbe avere un ruolo indipendente,”
spiega Eric Brunner, ricercatore a capo dello studio,
che ha preso in esame le abitudini alimentari e
la percezione e soddisfazione personale di un
campione di 3.400 persone con un’eta’ media di
55 anni. “Una dieta piu’ salutare corrispondeva a
un minor rischio di depressione. Riteniamo che
gli alti livelli di antiossidanti contenuti nella frutta
e nei vegetali abbiano un effetto protettivo contro
la depressione”, è la tesi di Brunner secondo cui,
inoltre, “mangiare molto pesce potrebbe fornire alti
livelli di acidi grassi polinsaturi, anch’essi efficaci
per prevenire la depressione”. La particolarità dello
studio, come spiega Brunner, è che “analizza gli
effetti dell’alimentazione nel loro insieme, invece
che di un singolo nutriente”. Da qui l’intuizione
che il rischio di questo effetto non sia dovuto ad
alimenti particolari, quanto all’intera alimentazione
predominante.
STILI DI VITA
17
CASA. L’EFFICIENZA
ENERGETICA
A PORTATA DI MANO
di Giorgia Giavenni
A
rgomenti come il risparmio e l’efficienza
energetica e l’utilizzo di energie rinnovabili
sono ultimamente temi di gran moda. Ciò che
a molti sfugge è che abbiamo davvero la possibilità,
nel nostro contesto quotidiano, di realizzare interventi
e intraprendere piccole azioni che possono influire in
maniera non indifferente sul consumo di energia e di
conseguenza sull’inquinamento che produciamo. Con
un inaspettato risparmio sulla bolletta.
Nel quadro europeo, l’Italia si presenta come il paese
con il maggior consumo energetico per il riscaldamento
nelle abitazioni: si consumano in media tra i 140 e i
170 Kwh/m2 in un anno, con edifici che in media si
collocano in Classe F.
Invertire questa tendenza è possibile, attraverso
interventi mirati ed immediati nelle nostre case;
interventi che possono portare a risparmiare
notevolmente sul consumo di energia, collocando gli
edifici mediamente in Classe B.
Se si affronta la costruzione di una nuova casa è
possibile, proprio in questa fase, progettare tutti gli
interventi finalizzati ad una buona efficienza energetica.
Per esempio una caldaia a condensazione, rispetto a
quelle tradizionali, permette di risparmiare energia fino
al 30/40%, recuperando il calore contenuto nei fumi
di scarico e aumentando in questo modo il rendimento
dell’impianto.
Se questa viene poi abbinata a dei pannelli radianti a
pavimento, il vantaggio diventa ancora maggiore.
Un buon isolamento dell’edificio è indubbiamente
fondamentale e ci permette di evitare dispersioni di
calore; queste avvengono attraverso le pareti esterne, le
finestre, i pavimenti, il tetto.
In quest’ottica è utile isolare le pareti con prodotti
naturali, come il sughero o la lana o isolare le pareti
esterne con la realizzazione di un cappotto, intervento
realizzabile anche nel caso di edifici già esistenti, in
concomitanza con la ristrutturazione delle facciate.
Anche il tetto può essere utilmente isolato: con
l’applicazione di pannelli a soffitto, internamente,
(intervento adatto nel caso di edifici già esistenti) o con
18
ecoIDEARE - dicembre 2009
la ventilazione del tetto, creando un passaggio d’aria
tra le tegole e l’isolante, che permette sia un ottimo
isolamento termico, sia una maggiore conservazione
dei materiali.
Gli interventi più efficaci che possiamo apportare nella
nostra abitazione sono senza dubbio quelli legati a
finestre e serramenti, garantendo anche sulla bolletta
risultati apprezzabili, che ripagano ampiamente
dell’investimento iniziale.
E’ importante applicare vetri doppi o tripli (che
garantiscono isolamento anche dall’inquinamento
acustico), inseriti in serramenti di nuova generazione,
che impediscono le dispersioni di calore.
All’interno delle nostre case, invece, possiamo
intervenire con piccoli accorgimenti: sui radiatori,
per esempio, al posto delle valvole manuali, è
possibile installare delle valvole termostatiche, che
permettono di regolare in modo automatico l’afflusso
di acqua calda in base alla temperatura nell’ambiente.
Ricordiamoci inoltre che coprire i termosifoni con
copricaloriferi, tende o mobili ostacola la diffusione del
calore.
Ricordiamoci di notte, e soprattutto in inverno, di
chiudere bene le finestre e abbassare le tapparelle; in
estate, di arieggiare i locali durante la notte e tenerli
oscurati durante il giorno.
Ricordiamoci anche che il verde, sui muri esterni delle
nostre case, oltre ad essere esteticamente piacevole, ci
aiuta a mantenere le pareti fresche e ombreggiate nei
giorni di caldo torrido.
CONTATTI UTILI:
• LA CASA DELL’ENERGIA
Tel. 02/77203442 • www.casadellenergia.it
• CENED
Tel. 02/66737400 • www.cened.it
• ENEA
Numero verde 800 985 280 • www.enea.it
ARCHITETTURA
CASE ITALIANE SPRECANO IL 55% DELL’ENERGIA CHE CONSUMANO
Le case italiane sprecano energia pari a quella prodotta da 8 centrali
nucleari. E’ quanto è emerso dal convegno annuale Energetica,
organizzato da Somedia, sui temi dell’energia sostenibile. Renato
Cremonesi, presidente di Cremonesi Consulenze, azienda attiva nel
settore dei sistemi energetici ad alta efficienza, ha sottolineato come
attualmente in Italia l’efficienza media del sistema edificio-impianto
è pari al 45%. Questo significa che ogni giorno nelle nostre case va
persa almeno la metà dell’energia che acquistiamo. Secondo i calcoli
fatti, la quota di energia sprecata equivale a 17 milioni di tonnellate
equivalenti di petrolio (tep): la stessa energia che producono 8 centrali
nucleari di grandi dimensioni come ad esempio quella di Beznau
in Svizzera di 730 MWe. I dati forniti da Cremonesi evidenziano
come, in Italia, i consumi di energia primaria (l’energia che serve a
mantenere le condizioni di comfort all’interno di un edificio) sono
pari a 31.158.240 tep che, a loro volta, si traducono in una bolletta
energetica di 32.069.720.871 euro. La fetta maggiore di questa cifra
è destinata ai consumi termici (66%) mentre la parte restante viene
spesa per i consumi elettrici (34%). Basterebbero pochi interventi
per abbassare sia costi sia consumi. Sarebbe sufficiente cambiare
combustibile, installare caldaie a condensazione e strumenti di
termoregolazione e di contabilizzazione del calore. Le potenzialità
di risparmio sono sensibilmente maggiori se si interviene anche
sull’involucro edilizio. “Il sistema Italia - ha detto Cremonesi - può e
deve puntare sull’efficienza energetica, un mercato potenziale da 36
miliardi di euro all’anno e che potrebbe dare lavoro a circa 430.000
persone. Una scelta strategica che gioverebbe sia al potere d’acquisto
delle famiglie, grazie al risparmio energetico, che alla qualità di vita
dei cittadini, in termini di riduzione di emissioni di CO2”. L’efficienza
e il risparmio energetico rappresentano quindi una reale e concreta
alternativa al nucleare su cui sembra puntare molto il governo.
19
M’ARTE E NATURA
di Marco Masini
> Cristina Donati - Il viaggio
“A
rte, Natura e Corpi Metropolitani”. Questo
il titolo di una recente mostra fotografica
tenutasi a Rozzano presso la Galleria
d’Arte Rudh, all’interno dello Spazio Espositivo di
Cascina Grande. Insieme fotografi professionisti e
giovani artiste dell’Accademia di Belle Arti di Brera:
Roberto Re, Cristina Donati Meyer, Giulia Janach,
Elisa Peruzzi e Patrizia Bergami.
L’idea della mostra origina dialogo che pone in
relazione l’arte della fotografia con il messaggio
rivolto alla Natura, intesa come luogo in cui operano
l’uomo, gli animali, le piante con i suoi aspetti di
paesaggio, le sue risorse e i suoi equilibri. Si è voluto
così porre col messaggio artistico l’attenzione al cuore
che pulsa, il quale inevitabilmente rimanda ad un
dialogo sull’ambiente dove vi è vita, e non solo quella
dell’uomo.
Oggi il confine tra natura e civiltà è ormai indefinibile:
l’uomo ha infatti modificato e dominato gran parte del
pianeta trasformando anche la natura più incontaminata
in oggetto commerciale. Gli ecologisti affermano che
la natura viene maltrattata, le sue risorse inutilmente
sprecate e che occorre quindi pensare ad un sistema
economico nuovo. Forse proprio l’Arte in senso stretto
può indicare la strada per un rapporto con la Natura che
invece di sfruttarla le consente di fiorire. L’uomo non è
esso stesso natura?
Anche nell’artificiale troviamo spesso l’elemento
naturale. Anzi, talvolta l’artificiale diventa naturale,
20
ecoIDEARE - dicembre 2009
come un ponte, una strada, la città stessa, a cui solo il
tempo e la storia danno valore.
La mostra ha evidenziato ritratti di paesaggi mozzafiato
e di natura colta in aspetti surreali, immagini vive
ritratte in movimento per esaltarne la vitalità. Gli artisti
sono stati occhi sulla Natura, fotografi che propongono,
più che fotografie, dipinti con il pennello digitale della
macchina fotografica.
“Come il cigno” e “il Viaggio” sono due opere di
Cristina Donati che ritraggono una un bruco e l’altra
una farfalla che sorvola un paese. “La farfalla si
trasforma, da bruco diventa creatura alata e multicolore,
conquista spazi di libertà negati alla sua precedente vita
nel bozzolo e io mi identifico nella farfalla. Ritengo
che sia meglio vivere una sola settimana da farfalla a
volare alta nel cielo che cent’anni da dannata in terra.
La metamorfosi, il divenire, l’evolversi, ma anche la
conoscenza e l’esperienza che ne deriva: sono questi i
concetti che ho voluto esprimere”, dice l’autrice.
Roberto Re, il cantore del Parco Agricolo Sud Milano,
ha esposto alcuni dei suoi ritratti migliori di questo
meraviglioso panorama agricolo padano, sempre
più a rischio nonostante le eccellenze naturali in
esso racchiuse. Interessante anche l’opera di Elisa
Peruzzi, “Un po’ di Dio”, dove il sole sbuca dalle
montagne innevate e dove l’artista voleva mostrare
come Dio sia presente in ogni luogo ed in ogni cosa
che facciamo. Come nella bellezza della Natura di
trovano quotidianamente i suoi volti onnipresenti, la
ARTE E CULTURA
> Cristina Donati - Come il cigno
dimostrazione della sua Bellezza. Mentre “Infanzia”,
altra opera degna di nota, è il piacere della scoperta che
ci accompagna fino all’età adulta, il piacere di un ramo
autunnale che sembra volersi tuffare dentro l’acqua per
capire che cosa c’è dentro.La mostra si è svolta grazie al
patrocinio del Comune di Rozzano e la collaborazione
dell’Associazione M’ARTe, di cui alcuni degli artisti che
hanno esposto fanno parte. L’Associazione è costituita
da un gruppo di esperti in comunicazione, artisti,
giornalisti e imprenditori. Obiettivo del gruppo è creare
periodicamente un evento sensazionale, dislocando nelle
città installazioni artistiche, reinventando luoghi storici
ed urbani, sorprendendo con happening anonimi, creando
eventi che, destando sorpresa, inducano la riflessione
anche su luoghi e accadimenti della vita generalmente
ignorati.
Gli interventi artistici dell’Associazione ripropongono,
con una ottica differente da quella comunemente intesa,
i luoghi della vita quotidiana, ma rappresentano anche
esplosioni che richiamano eventi lontani o appartenenti
ad altri mondi e linguaggi (televisione, cronaca,
cinema...). Gli interventi di rivisitazione dei luoghi e dei
monumenti vogliono indurre a riflettere su quegli stessi
luoghi e monumenti o, in alternativa, sugli elementi
estranei e fuori contesto abbinati.
M’ARTe si è resa protagonista di vari eventi artistici.
Tra questi, l’Auto Pennello, un’happening che ha visto
una vecchia auto percorrere corso Venezia e viale Piave
a Milano, rilasciando sull’asfalto strisciate di colori forti
e vivaci. I colori dell’arcobaleno. Il ruolo dell’asfalto
di Milano, uno dei più grigi in assoluto e diventato
invece un’enorme e lunga striscia dipinta, è stato così
reinventato dall’Auto Pennello; così come quello
dell’auto, veicolo inquinante, camera a gas delle nostre
città, trasformata in tavolozza mobile.
Un’altro evento organizzato da M’ARTe, questa volta
in collaborazione con le associazioni Gaia Animali
e Ambiente e Amici della Terra Lombardia, è stato
quello della “Primavera 2050”. La performance ha
visto l’allestimento di una cerimonia funebre in pieno
centro cittadino, con una bara vera, corone di fiori,
drappi viola, ceri e fila di parenti in lacrime. All’interno
della bara bianca periva la “Primavera”. “Il senso
dell’happening era preciso”, sottolinea l’autrice Cristina
Donati. “Nel 2050 non esisterà più né la Primavera né
le altre stagioni se non fermeremo subito i cambiamenti
> Performance artistica Auto Pennello
> Performance artistica Auto Pennello
climatici e lo stravolgimento ambientale in corso a
causa delle attività umane”. Scriveva Hegel nelle
sue Lezioni di Estetica: “qualsiasi materia può
assumere, all’interno del sistema, dignità d’arte:
fiori, alberi, i più comuni utensili domestici presi
nell’accidentalità naturale dell’esistenza”. Da
sempre la Natura ha ispirato, e continua tutt’ora,
artisti di tutte le discipline e da tutte le parti del
mondo. Perché? Perché inconsciamente sappiamo
che dobbiamo la nostra esistenza a questo tutto
naturale che ci circonda. Senza non saremmo
nulla e il nulla diventerebbe il tutto: quale incubo
peggiore? Allora deliziamoci con ciò che ci
circonda, non deturpandolo e stuprandolo con ogni
mezzo. Anzi, apprezzando e assecondando i doni
che ci vengono offerti. Non appropriamoci di cose
che non ci appartengono con l’arroganza tipica
dell’uomo, sovrastatore e tiranno indiscusso, bensì
apriamo la mente e il cuore ascoltando ciò che ci
viene richiesto...il rispetto, ecco cosa dobbiamo alla
nostra Terra.
21
L’ARTE HA
UN DISEGNO
BEN PRECISO
LA SCULTURA AD ENERGIA RINNOVABILE
di Barbara Masseroni
“Quel che c’è di veramente grande in questo paese è che
l’America ha dato il via al costume per cui il consumatore più
ricco compra essenzialmente le stesse cose del più povero.
Mentre guardi alla televisione la pubblicità della Coca-Cola,
sai che anche il Presidente beve Coca-Cola, Liz Taylor beve
Coca-Cola, e anche tu puoi berla.”
A
ndy Warhol negli anni ‘60 portava gli
scaffali di un supermercato all’interno
di un museo, espressione di un’arte
che voleva e doveva essere consumata come un
comunissimo prodotto commerciale. Questa arte
era lo specchio di una società che marciava verso
il boom del consumismo, un boom il cui eco,
purtroppo, si sente ancora oggi. L’artista aveva già
intuito quella che sarebbe stata la connotazione
della cultura occidentale negli anni a venire. Se pur
non volendo, aveva contribuito all’unificazione dei
linguaggi, dando all’arte un fine sociale. E non si
trattava dell’espressione dei valori, ma dell’essenza
della società.
Allo stesso modo, verso la fine degli anni ’90,
un gruppo di artisti ha intuito che la società non
poteva più esprimersi attraverso quel linguaggio
perché era ormai satura di messaggi e mezzi di
diffusione. Nulla più da diffondere, ma da fare: il
> Laurie Chetwood - London Oasis - Londra
22
ecoIDEARE - dicembre 2009
linguaggio unificatore doveva (e deve) essere
l’azione stessa. Non più espressione artistica, ma
vera e propria azione artistica.
Oltrepassato, quindi, il ruolo dell’arte di
strumento di diffusione del messaggio sociale,
nasce la scultura ad energia rinnovabile, ossia
che produce energia da fonti rinnovabili (solari,
eloliche, geotermali, idroelettriche, ecc). Sia
scultura che generatore di energia, quindi: una
forma artistica che non si limita ad esprimere
determinate problematiche, ma cerca di risolverle,
soddisfacendo funzioni ecologiche, estetiche e
culturali. Nata da un mix di arte ambientale e Land
Art, porta avanti molte delle loro caratteristiche:
come l’arte ambientale, la scultura ad energia
rinnovabile pone al centro della sua indagine la
difesa dell’ecosistema, ma compie un passo in
avanti diventando una possibile soluzione fruibile
da tutti; come la Land Art, invece, nasce a partire
ARTE E CULTURA
> Marjetica Potrc - Shotgun House - New Orleans
23
> Marjetica Potrc - Hybrid House - Caracas
dalle caratteristiche del territorio, si instaura in esso
diventandone parte integrante, evitando però che esso
venga danneggiato dalla sua stessa presenza. Pionieri
di tale forma artistica sono stati artisti quali Sarah Hall,
Julian H. Scaff, Patrick Marold e gli architetti Lauri
Chetwood e Nicholas Grimshaw.
L’artista canadese Sarah Hall ha lavorato per anni
all’integrazione dell’energia solare nell’arte attraverso
opere architettoniche in vetro colorato: il risultato è la
Lux Nova Tower di Vancouver (anche chiamata True
North per il suo allineamento con la stella polare), una
torre che utilizza celle fotovoltaiche per convertire la
luce solare in energia. Essa è così in grado di illuminare
l’intero parco del Regent’s College, in cui la struttura è
inserita.
Julian H. Scaff, altro artista impegnato nella scultura ad
energia rinnovabile, ha cercato un modo di rendere le
turbine a vento un’opera d’arte pubblica: nel 2006 ha
così trasformato una centrale eolica a Nantucket Sound,
in Massachusetts, dipingendo le turbine in modo tale che
si mimetizzassero con il territorio.
> Nicholas Grimshaw - Eden Project - Regno Unito
24
ecoIDEARE - dicembre 2009
Patrick Marold, invece, ha proposto a Vail, in
Colorado, un’opera che vuole essere una mappa del
comportamento del vento: ha installato sulle cime
delle Montagne Rocciose centinaia di piccoli mulini,
ognuno con una luce che risponde all’intensità del
vento. Tutto questo per dare corpo, un corpo luminoso,
al vento e renderlo visibile agli occhi dell’osservatore.
In campo architettonico degna di nota è l’opera di
Laurie Chetwood, architetto londinese che nel 2006
ha progettato la London Oasis, una struttura situata a
Clerkenwell Green (Londra) la cui forma ricorda un
albero alto oltre 10 metri. Un gigantesco albero “ecofriendly”, con una turbina a vento posta in cima e rami
che si aprono e chiudono in risposta al sole, generando
energia dalle celle solari poste su di essi. La struttura
offre così ombra, luce ed energia ai passanti, che
possono godere di un attimo di riposo dal caos cittadino.
Altro architetto alla guida della versione più fruibile
e concreta dell’arte ambientale è Nicholas Grimshaw.
Egli è padre dell’Eden Project, la più grande serra al
mondo, formata da un complesso di cupole, ognuna
ARTE E CULTURA
contenente specie di piante da una
diversa area geografica e climatica,
un diverso habitat ed ecosistema.
L’Eden Project si trova in Regno
Unito, a due chilometri dalla città
di St. Blazey e costituisce una
grande attrazione, richiamando a se
visitatori da tutto il mondo.
La scultura ad energia rinnovabile
entra anche nell’ambito dell’edilizia,
e lo fa attraverso l’opera di Marjetica
Portc, artista di origini slovene che
unisce arte, architettura e design.
La Potrc si interessa in particolare
agli insediamenti flessibili e
modificabili, agli oggetti di prima
necessità realizzati utilizzando
risorse e competenze localmente
disponibili: oggetti che nascono
dall’utilizzo inventivo di materiali di
riciclo, che vengono adattati a nuove
esigenze e nuovi usi. Tra gli oggetti
delle sue ricerche in particolare
quelli relativi alle infrastrutture
e all’utilizzo dell’acqua, nuovi
sistemi di costruzione e nuove
soluzioni abitative. Suoi il prototipo
di Shotgun House a New Orleans e
quello di Hybrid House a Caracas.
La Shotgun House risponde a
due grandi trend della città di
New Orleans: la rivisitazione del
tradizionale stile architettonico
locale, ossia le shotgun houses
(piccole abitazioni rettangolari
con un ingresso anteriore e uno
posteriore, composte da stanze
in successione e senza atrio), e
la tendenza verso la costruzione
di punti di raccolta di risorse
energetiche. La Shotgun House
è infatti dotata di taniche per il
recupero dell’acqua piovana, da
riutilizzare come fonte di energia
all’interno dell’abitazione.
La Hybrid House di Caracas,
allo stesso modo, prende spunto
dall’architettura temporanea del
luogo alla ricerca di metodi di
comunicazione e condivisione di
energia e spazio.
Questi i mille ambiti di una forma
artistica sempre più in uso. Una
forma artistica che si basa sull’uso
stesso e sulla fruizione. Una spinta
dell’arte verso soluzioni concrete
alla tematica ambientale.
> Sarah Hall - Lux Nova Tower (True North) - Regent College - Vancouver
25
ON AIR
LA SCIENZA IN ASCOLTO,
di Gaia Gusso
> Devastazione dell’uragano Ike
26
ecoIDEARE - dicembre 2009
ENERGIA
MA LA POLITICA?
S
chizofrenia, verrebbe da dire sentendo le
dichiarazioni ufficiali di alcuni capi di stato che
si succedono negli ultimi giorni. La domenica
Mr. President Obama annuncia che è irrealistico
pensare ad un patto condiviso da tutti; il martedì, in
un confronto sino-americano, comunica che invece
si arriverà ad un impegno politico, anche se non
legalmente vincolante.
La volontà di rendere il vertice di Copenhagen una
simpatica rimpatriata tra vecchi amici sembra sempre
più reale.
Non sono bastati tutti i summit mondiali, i G8 allargati,
i G20, le riunioni dell’Onu, i vertici trans-nazionali
dell’ultimo anno: signori capi di stato, il tempo è
troppo poco per arrivare ad un accordo accettato da
tutti i paesi che sostituisca quello di Kyoto.
Il nostro pianeta ha la febbre, ma il mondo ha troppa
fretta per fermarsi un momento, interrogarsi sul
futuro e cercare una soluzione. Meglio rimandare a
tempi migliori, a quando sarà più semplice accordarsi
su chi deve rinunciare a cosa, su chi deve aiutare
economicamente chi, su quali paesi dovranno caricarsi
i tagli maggiori in termini di emissioni e subire i costi
più alti.
27
> New Orleans dopo il passaggio dell’uragano Katrina
Ma siamo proprio sicuri che quel giorno arriverà
mai? Pensiamo realmente che gli stati saranno in
grado di autoregolarsi, di decidere per il bene di tutti,
accettando limiti e impegni ben precisi? Oppure
prevarranno le solite logiche individualistiche, le
eccezioni, i distinguo, le giustificazioni e le scuse?
Si sperava che in questi ultimi anni l’urgenza
ambientale del cambiamento climatico fosse ormai
acquisita come priorità e che fosse assolutamente
improrogabile la necessità di intervento.
Alla luce di quanto sta succedendo ora, le
decisioni prese dal Protocollo di Kyoto appaiono
incredibilmente lungimiranti, benché di efficacia
limitata. Con la drammatica consapevolezza che si
ha oggi sull’importanza dei gas serra nel processo di
climate change, è incredibile come un appuntamento
fondamentale come il Vertice di Copenhagen venga
fatto sostanzialmente. Si dirà che ci sono problemi
imprevisti, valutazioni generali da considerare,
questioni più importanti da risolvere, risorse che la
28
ecoIDEARE - dicembre 2009
crisi ha dimezzato ecc., ma la realtà è che manca la
volontà politica per affrontare il dopo Kyoto. Sembra
che i politici siano succubi di lobby inquinatrici
che vogliono il fallimento del vertice, così da poter
continuare indisturbate il proprio “business as
usual”.
In realtà, mentre il mondo politico fatica a capire
l’importanza di un’azione congiunta, incisiva
e soprattutto immediata per il clima, alcune
aziende, e le multinazionali in testa, hanno capito
l’importanza di un serio impegno nella lotta al
cambiamento climatico. La responsabilità ambientale
è sicuramente un’ottima forma di pubblicità, ma
da sola non basta a spiegare come il 52% delle
aziende che fanno parte del S&P 500 (paniere
azionario formato dalle 500 imprese statunitensi
a maggiore capitalizzazione) abbiano già adottato
misure concrete per ridurre le proprie emissioni
climalteranti (fonte: Carbon Disclosure Project). E’
ovvio che le aziende, orientate sempre al profitto,
ENERGIA
A prescindere da quello che si decide a Copenhagen o che si proporrà in vertici futuri, noi ci
associamo con il WWF e ribadiamo la necessità di un accordo equo, rigoroso e soprattutto
vincolante, che soddisfi almeno queste richieste fondamentali.
LE10 RICHIESTE DEL WWF
1. Creazione di una struttura legalmente vincolante in cui il protocollo di Kyoto venga legato a un
nuovo Protocollo di Copenhagen.
2. Mantenimento dell’aumento delle temperature ben al di sotto della pericolosa soglia dei 2°C, e
declino delle emissioni globali a partire dal 2017.
3. Impegno da parte dei Paesi industrializzati a ridurre le emissioni del 40% entro il 2020 rispetto
ai livelli dei 1990.
4. Impegno da parte dei paesi in via di sviluppo a una deviazione delle emissioni rispetto alla
tendenza attuale (business-as-usual) di almeno il -30% entro il 2020.
5. Riduzione delle emissioni derivate dalla distruzione delle foreste nei paesi tropicali di almeno
tre quarti (75%) entro il 2020.
6. Accordo su un piano d’azione immediato per l’adattamento, in particolare per i Paesi e gli
ecosistemi più vulnerabili, che includa speciali fondi di assicurazione.
7. Finanza pubblica per 160 miliardi di dollari all’anno erogati ai Paesi in via di sviluppo per
adattamento e mitigazione, in particolare a quelli in condizioni di maggiore necessità.
8. Un meccanismo per rafforzare il trasferimento di tecnologie e la cooperazione e fornire
incentivi alla ricerca, lo sviluppo e la diffusione di tecnologie a basso consumo di carbonio.
9. Un nuovo assetto istituzionale sotto l’egida della UNFCCC, che disponga il coordinamento, il
supporto e l’implementazione dei fondi, in modo trasparente e democratico.
10. In ambiti specifici quali il mercato del carbonio, le foreste e il consumo del territorio devono
essere stabilite procedure chiare, basate sul Protocollo di Kyoto.
abbiano valutato i costi di tali iniziative, arrivando
alla conclusione che aspettare ad intervenire sia
molto più rischioso, economicamente svantaggioso e
impopolare che attivarsi subito e adottare misure per
il contenimento della CO2 e degli altri gas serra.
Nel percorso virtuoso di queste aziende è
fondamentale l’apporto dell’innovazione tecnologica
e dei sistemi per la produzione di energia pulita: quel
know how che dovrebbe essere messo a disposizione
dei paesi emergenti per far sì che anche loro possano
contribuire in modo significativo alla riduzione
dei gas inquinanti. Questo è uno dei problemi
fondamentali da risolvere.
E mentre nella capitale danese si discute, si parla
e si decide poco, un gruppo di 31 ricercatori di
sette nazioni (Gran Bretagna, Australia, Stati Uniti,
Francia, Brasile, Norvegia e Olanda) ha condotto
nell’ambito del Global Carbon Project un studio sulla
capacità dei sistemi naturali di assorbire l’anidride
carbonica. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature
Geoscience, dimostra, per la prima volta, come la
capacità di assorbimento dei sistemi naturali sia
diminuita negli ultimi 50 anni, segno evidente di
un cambiamento nella risposta dell’ambiente ai
cambiamenti climatici. E’ aumentata la quantità
di CO2 presente in atmosfera e non catturata nei
processi biologici e geologici. Gli effetti di questi
cambiamenti sono, secondo le ultime previsioni,
devastanti: si ipotizza un aumento di 5-6 gradi della
temperatura per la fine del secolo. Un incremento
talmente alto da sconvolgere in modo inimmaginabile
il clima di tutto il pianeta.
La comunità scientifica, preoccupata, continua a
lanciare avvertimenti sempre più allarmanti. La
politica non sembra ascoltare, ma gli effetti di questo
immobilismo colpiranno tutti noi.
29
La foto di
A VOLTE CAPITA
C
apita di immergere gli occhi fra l’erba e di scoprire
che esiste un universo, per quanto piccolo possa
essere il punto su cui è focalizzato lo sguardo.
Capita che dopo aver osservato il volo ipnotico di un
insetto ci si accorga che fra i fili d’erba si apre un sipario
e i piccoli abitanti dei prati diventino i protagonisti di un
pomeriggio in pianura.
Capita di vedere i piccoli e numerosi animali, molto
spesso indaffarati, dei quali a volte si dimentica
l’esistenza ma che -nascosti all’occhio meno attentolavorano tutto il giorno dalla parte della Natura, da
sempre anelli importanti del fragile e provato ecosistema
che rende viva la campagna.
Ilaria Caramani
http://piccoliabitantideiprati.jimdo.com
30
ecoIDEARE - dicembre 2009
umano stupidario...ma per fortuna
a cura di Edgar Meyer
ACQUA PRIVATIZZATA
Il Parlamento italiano ha definitivamente
approvato, seppur con scarto minimo,
il decreto Ronchi. Il testo del ddl,
con cui il governo ha incassato la
fiducia, prevede, fra le altre cose,
la privatizzazione della gestione e
dell’erogazione dell’acqua. Dura
la contestazione da parte dell’Idv e
delle forze della società civile. Gli
esperti concordano: il prezzo dell’acqua
aumenterà.
RINNOVABILI, QUESTE SCONOSCIUTE
Gli italiani sono ben predisposti
verso le fonti rinnovabili, ma non le
conoscono. Il paradosso emerge da
una ricerca condotta da Icim, l’ente di
certificazione del mercato. Emerge che
l’80% della popolazione è ben disposto
nei confronti delle rinnovabili, ma solo
un italiano su tre le conosce realmente.
L’energia meno conosciuta risulta essere
quella fotovoltaica: solo il 24,4% della
popolazione dichiara di conoscerla bene.
FORESTE DECIMATE DAL 1970 A OGGI
Intere foreste sparite, ridotte al lumicino dallo
stress climatico.
E’ l’allarme lanciato dal servizio geologico
statunitense (Usgs) in uno studio in cui
vengono presentati 88 casi di intere foreste
decimate dal 1970 ad oggi: dalla savana
africana alle giungle tropicali del Borneo.
Devastazioni legate ai cambiamenti
climatici, che inaridiscono i terreni e
favoriscono il proliferare di parassiti,
ma anche allo sfruttamento eccessivo delle
risorse legnose.
C’È CHI DICE NO
La Regione Puglia ha stabilito l’avvio del
processo di ripubblicizzazione
dell’Acquedotto pugliese. Il presidente
Vendola e la Giunta regionale ritengono
l’acqua non assoggettabile ai meccanismi di
mercato. Il rifiuto della privatizzazione si
diffonde: a Palermo, Napoli, Pietra Ligure,
Corchiano, Povegliano Veronese,
Sommacampagna, Fumane ed altri Comuni
piccoli e grandi sono stati inseriti negli Statuti articoli
a protezione dell’acqua come bene comune pubblico.
RINNOVABILI IN ASCESA
L’indagine, condotta su un campione misto di
popolazione e aziende del settore, evidenzia che
il mercato è in forte sviluppo, anche se risulta
ancora carente nel campo della comunicazione.
Solo le aziende più intraprendenti hanno la
possibilità di conquistare una posizione di
leadership tramite oculate campagne di
informazione che sfruttino il favore con cui si guarda
alle rinnovabili. L’80% della popolazione infatti ritiene
che il potenziale impatto delle energie verdi sul risparmio
dei costi energetici sia importante.
SALVA LA FORESTA ATLANTICA
Argentina, Paraguay e Brasile si sono
impegnati, al XIII congresso
mondiale sulle Foreste tenutosi
recentemente in Brasile, a
tutelare quello che resta di una
delle foreste subtropicali più
importanti del mondo. La Mata
atlantica, che circonda città come
Rio de Janeiro e San Paolo, fornisce
acqua a milioni di persone e ospita
oltre 20mila specie di piante, di cui
8mila non si trovano in altri luoghi.
31
di Giorgio Nebbia
Prosegue la collaborazione con Giorgio Nebbia e l’associazione Gaia Italia, che
prevede la pubblicazione di alcuni pezzi del “patriarca” dell’ecologismo italiano tra i
tanti che appaiaono sul sito www.gaiaitalia.it.
In questi articoli si ritrovano tutta la verve ma anche la profondità del pensiero
di Nebbia, la densità delle riflessioni eppure la leggerezza di lettura, il rigore
scientifico eppure la capacità di raccontare e appassionare. Giorgio Nebbia è uno
dei padri nobili del movimento ambientalista italiano e internazionale. E’ stato
-ed è ancora- uno dei protagonisti di assoluto rilievo nello studio della questione
ambientale, affrontata nell’ottica del chimico, dell’economista e del merceologo.
OCCAM
E L’ELOGIO DELLA SEMPLICITÀ
Guglielmo di Occam
U
n bravo studente di liceo
(ce ne sono di bravi, anche
molto bravi, e ci sono
dei bravi insegnanti) mi ha scritto
chiedendo che cosa c’entra con
l’ambiente il frate francescano
inglese Guglielmo Occam. Secondo
me c’entra e molto, perché molti
problemi ambientali possono essere
risolti proprio adottando scelte
o azioni o processi “semplici” e
della virtù della semplicità si è
fatto propugnatore proprio questo
Occam.
Guglielmo di Occam era nato a
Ockham, nel Surrey, in Inghilterra,
alla fine del tredicesimo secolo.
Aveva studiato al Merton College
di Oxford, che a quel tempo era
un importante centro intellettuale,
è poi diventato francescano e ha
studiato e insegnato a Parigi e
Oxford fino al 1323. La sua vita
32
ecoIDEARE - dicembre 2009
successiva è stata in gran parte
occupata dalla controversia col
papa Giovanni XXII e i suoi
successori su temi come il concetto
di povertà evangelica e il quesito
se l’imperatore potesse deporre
il papa. Nel 1324 Guglielmo fu
convocato come imputato ad
Avignone, dove il papa era esiliato;
riuscì a scappare e a rifugiarsi
presso Ludovico IV il Bavaro a Pisa
e Roma e finalmente a Monaco. E’
morto circa nel 1349, probabilmente
come eretico scomunicato; è stato
sepolto nella Chiesa francescana
di Monaco, distrutta all’inizio
dell’Ottocento.
Guglielmo di Occam è noto per
il suo principio di parsimonia, o
di semplicità, spesso chiamato
“rasoio di Occam”, che afferma che
è inutile fare con più quello che si
può fare con meno; in latino: “quia
frustra fit per plura quod potest fieri
per pauciora”. Risparmio al lettore
la ricostruzione di dove e quando
è stato scritto questo passaggio,
ma sta di fatto che il principio di
Occam ha influenzato Lutero e
molti filosofi successivi da Locke a
Bertrand Russell. E ancora oggi, in
un periodo di scetticismo verso la
saggezza francescana, su Internet si
trova addirittura un sito dedicato ai
seguaci del pensiero di parsimonia e
semplicità: www.ilrasoiodioccam.it.
Nella ricerca scientifica il rasoio
di Occam invita a tagliare via, con
un rasoio, appunto, le teorie e gli
esperimenti eccessivi e inutili nella
ricerca della verità. In ecologia
invita a ricercare i fenomeni che
influenzano la natura e l’ambiente
semplificando le teorie, le
operazioni e le analisi.
Prendiamo il caso della raccolta dei
rifiuti solidi: una buona soluzione
consisterebbe nel cercare di rendere
minima la richiesta di discariche e
di inceneritori e di ricuperare tutto
quello che è possibile dai rifiuti
stessi. Non sono ubbie, anzi questo
principio è imposto dalla legge
italiana ed europea; per raggiungere
questo obiettivo occorre convincere
le persone a riconoscere che
una parte delle componenti dei
rifiuti può essere trasformata in
nuove merci a condizione che
le varie frazioni siano separate
correttamente: tutto il vetro a parte,
tutta la plastica a parte, tutta la carta
e i cartoni a parte.
L’operazione è un po’ scomoda
e fastidiosa e richiede un po’ di
impegno personale. Più comodo è
fare una finta raccolta differenziata
come purtroppo spesso avviene.
Prendiamo il caso degli imballaggi:
si trovano in molte città dei
contenitori che invitano a mettere
insieme bottiglie di vetro e
plastica. Il principio di semplicità
chiederebbe ai cittadini di mettere
da una parte le bottiglie di vetro
e dall’altra le bottiglie di plastica,
GIORGIO NEBBIA
Avignone, dove Occam fu convocato come imputato
in modo da consentire il riciclo
di ciascuna delle due materie
separate con processi semplici
ed efficienti e ben noti. Quando
vetro e plastica sono miscelati
occorre un complicato processo di
separazione e la frazione del vetro
così ricuperato è contaminata da
parti di plastica che rendono meno
efficiente il ricupero e generano
altre scorie inquinanti. Lo stesso
vale per la plastica che è più
difficile da recuperare e trasformare
in nuovi manufatti di plastica
riciclata se è contaminata da tracce
di vetro o metalli.
Lo stesso vale per il recupero della
carta e dei cartoni: guardate le
bocche spalancate dei cassonetti
destinati a raccogliere la carta:
anche le persone volonterose
mettono in tali cassonetti i
contenitori di tetrapak, che non
in tutti i Comuni sono riciclabili
insieme alla carta perché
contengono plastica e cere, quando
non mettono addirittura i sacchetti
delle immondizie tali e quali.
Potrei citare altri casi: il principio
di semplicità suggerirebbe di
costruire strade e edifici nelle zone
non franose, per evitare i costi delle
frane e alluvioni, di predisporre
processi che usano meno acqua,
meno energia, eccetera; in un
mondo dominato dal dogma che
“di più è meglio” si capisce che
non abbia molto ascolto la parola di
frate Guglielmo, che suggerisce che
“di meno è meglio” nel nome del
minore consumo di risorse naturali,
del minore inquinamento dell’aria e
delle acque.
33
PER I CITTADINI
a cura della redazione
Rinenergy, con il contributo dei Consigli di Zona, ha ideato
e predisposto per le Amministrazioni Comunali e i CdZ di
Milano, cicli di incontri sostenibili dedicati ai cittadini, adulti e
bambini, sui temi del consumo consapevole, del risparmio e
dell’efficienza energetica in casa, del ciclo e riciclo dei rifiuti.
L
’Associazione Rinenergy, da anni impegnata
nella diffusione dello sviluppo sostenibile e
delle energie rinnovabili, ha come obiettivo
l’integrazione dei concetti di sostenibilità nelle azioni
quotidiane attraverso la creazione di una rete di soggetti
(professionisti, ricercatori, Enti pubblici e privati)
che con la propria esperienza possa dare un apporto
significativo alla conoscenza delle dinamiche dello
sviluppo durevole e alla sua realizzazione.
Uno dei problemi maggiori, quando si parla di
sostenibilità, è la mancanza di conoscenza: oggi
l’accesso alle informazioni è facile e immediato, ma
spesso mancano gli strumenti per valutare l’attendibilità
di quello che si legge e l’eccesso di notizie non rende
i cittadini più consapevoli, bensi talvolta solo più
confusi. Anche su argomenti che sovente diamo per
34
ecoIDEARE - dicembre 2009
scontati si riscontrano dubbi e perplessità che
un’informazione semplice e diretta potrebbe fugare.
E’ dunque importante che ogni cittadino faccia proprie
le più comuni tematiche ambientali e metta in atto
comportamenti virtuosi.
In questo senso, una seria educazione ambientale
rivolta ad adulti e ragazzi può contribuire ad accrescere
la consapevolezza degli impatti sull’ambiente più o
meno importanti che ogni nostra attività ha. Conoscere
il perché di alcuni obblighi di legge o regolamenti
serve per capirne l’utilità e l’importanza su larga
scala. Uno degli slogan dello sviluppo sostenibile è
“pensare globale, agire locale”: se si applica questo
motto in modo consapevole è più facile avere dei
riscontri positivi. Vanno proprio in tal senso sia l’ultima
indicazione della Commissione europea con gli impegni
previsti dal “pacchetto energia-clima, obiettivo 20-2020” (+ 20% di efficienza energetica, + 20% di energia
prodotta da fonti rinnovabili, - 20% di emissioni
di CO2) diventato ormai vincolante anche
per l’Italia, sia la Nuova Strategia
Italiana sullo Sviluppo Sostenibile,
indicata all’interno del DPEF
2008-2011, che riconosce una
grande importanza alla tematica di
Produzione e Consumo Sostenibile
(Strategia Italiana su Sustainable
Consuption and Production).
E’ proprio per colmare il
vuoto informativo tra cittadini e
amministrazione che Rinenergy ha ideato
e predisposto il progetto “Incontri
sostenibili”, coinvolgendo alcuni Consigli
sostenibili”
di Zona di Milano partendo dal principio
di sussidiarietà, che prevede che sia
l’amministrazione più vicina al cittadino
che si impegna a soddisfare determinate
richieste. La proposta di Rinenergy prevede
la realizzazione di un ciclo di incontri dedicati
ai cittadini (adulti e bambini), incentrati su
RINENERGY
tematiche ambientali ed economiche di attualità.
Tra novembre e l’inizio di dicembre l’iniziativa è stata
attivata nei Consigli di Zona 5 e Zona 9.
Gli incontri sono 3, di circa due ore ciascuno, e trattano
le tematiche del consumo consapevole, del risparmio e
dell’efficienza energetica in casa e del ciclo/riciclo dei
rifiuti per bambini e ragazzi.
Nello specifico, si dividono in:
• Consumo consapevole (dedicato agli adulti), in cui
sono illustrati i marchi e le certificazioni ambientali
di prodotto (Ecolabel) e processo (Emas, Iso 14001)
presenti in Italia e in Europa, il loro significato e
l’importanza che rivestono per la tutela dell’ambiente
e lo sviluppo di un’economia più eco-compatibile.
Nel contempo sono spiegati alcuni dei simboli che
comunemente si trovano sugli imballaggi, in modo
che una corretta comprensione possa facilitarne lo
smaltimento tramite raccolta differenziata. Infine, si
accennano i principi della raccolta differenziata: da cosa
nasce, cosa si può riciclare, dove e perché.
• La normativa del risparmio energetico (adulti):
l’incontro ha lo scopo di informare i cittadini sulle leggi
che regolano le detrazioni del 55% sulla ristrutturazione
energeticamente efficiente degli edifici; sulla nuova
normativa riguardante l’Attestato di Qualificazione
Energetica; sul Contoenergia legato all’installazione
di impianti fotovoltaici; sulla normativa europea del
20-20-20 e le sue declinazioni a livello locale; il Piano
Casa.
• Piccole azioni sostenibili (bambini/ragazzi/adulti):
attraverso dei semplici esempi (dalla bottiglia di
plastica al maglione di pile, dal mais alla bioplastica,
dalla buccia di banana al compost, ecc.) e dei giochi
divertenti (le parole crociate, “dove lo butto?”) viene
spiegata ai ragazzi l’importanza delle risorse naturali
e del loro consumo sostenibile. Acqua, energia,
rifiuti, aria: come consumare meno e meglio per la
salvaguardia dell’ambiente.
Queste due iniziative con i cittadini non sono che le
prime di una lunga serie, che vedranno l’associazione
impegnata in tutte le Zone del Comune di Milano e in
altre Amministrazioni comunali a partire dal 2010. Per
informazioni, adesioni e proposte, scriveteci.
Associazione Rinenergy
Via Sardegna 57, 20146 Milano
Tel. 02 36642800 • 3347382187
[email protected] • www.rinenergy.it
GLI INCONTRI SONO STATI REALIZZATI
CON IL CONTRIBUTO DEL CONSIGLIO
DI ZONA 5 E DEL CONSIGLIO DI ZONA 9.
Si ringraziano, pertanto, il presidente
del Consiglio di Zona 5 Giovanni Ferrari
e il presidente della “Commissione
verde arredo urbano promozione zonale
e ambiente Zona 5” Enzo Scuglia; la
presidente del Consiglio di Zona 9
Beatrice Uguccione, la presidente della
“Commissione Per la città sostenibile
Zona 9” Anna Maria Melone e la
presidente della “Commissione Per la
città dei Giovani e dei Bambini Zona 9”
Giovanna Mizzau. Si ringraziano inoltre
per la collaborazione il Cial – Consorzio
imballaggi alluminio – che fornisce
del materiale informativo sulla propria
attività di recupero e degli omaggi a
tutti i partecipanti e la Fondazione
AEM -Casa dell’energia – Gruppo A2A,
che partecipa con i propri tecnici, e
che ha fornito ad ogni partecipante
del materiale informativo e il kit per il
risparmio energetico composto da 3
lampadine a basso consumo e i riduttori
di flusso.
Un grazie a: AMSA, Esselunga, Pam.
35
UN BOSCO PER
COMBATTERE
LA MAFIA
a cura della Redazione
T
ra i Comuni del sud Milano, inseriti nel
contesto naturalistico del Parco Agricolo,
Gaggiano si distingue per la sua connotazione
di paese caratteristico, per la qualità di vita e per la
posizione strategica, lungo le sponde del Naviglio
Grande, inserita nel cuore delle coltivazioni di riso e
mais, al confine con il Parco del Ticino.
Gaggiano recentemente si è distinta per un’importante
iniziativa, che ha dato vita alla realizzazione di un
parco del quale vogliamo sottolineare l’importanza,
non soltanto ambientale, ma anche ideologica.
Nell’aprile 2009 è stato infatti inaugurato, nella
frazione di S. Vito, il Bosco dei Cento Passi: un’area
boschiva sorta su un terreno appartenente al clan
camorristico dei Ciulla, confiscata dal Tribunale di
36
ecoIDEARE - dicembre 2009
Milano nel 2005 e affidata al Comune.
L’area è scampata così alla speculazione edilizia a cui
era destinata, diventando finalmente, grazie all’azione
del Comune, patrimonio di tutti i cittadini.
Il bosco ricopre un’area di più di 16 ettari che si
estende dal territorio della frazione di San Vito fino
alla strada provinciale di Cisliano, circondata da
proprietà agricole. Il terreno, attraversato dalle rogge
Gamberina, Bestazzo e Naviglietto, presentava delle
zone boscate e delle zone incolte, oltre ad una marcita
di quasi 3 ettari tutt’ora esistente, grazie anche alla
conservazione del sistema irriguo che continuerà a
svolgere la propria funzione.
L’intervento di riqualificazione, realizzato dall’Ersaf
(Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle
COMUNI VIRTUOSI
Foreste) con la partecipazione della
Regione Lombardia e della Provincia di
Milano, ha visto la piantumazione di specie
autoctone come aceri, tigli, pioppi, frassini
ed altre essenze, oltre alla realizzazione
di più zone umide dove ricreare un
ecosistema simil-palustre pensato per il
reinserimento di uccelli acquatici e anfibi.
Un percorso ciclo-pedonale completa
l’area, che presto verrà destinata a visite
guidate, birdwatching, percorsi didattici
per le scuole. E naturalmente sarà un luogo
a disposizione dei cittadini, che potranno
goderselo nel tempo libero o per fare sport.
Ma il Bosco dei Cento Passi non è soltanto
un lodevole intervento di ripristino e
valorizzazione di un bellissimo angolo
naturalistico. Rappresenta anche
l’espressione più bella della lotta alla
criminalità organizzata, a cui troppo spesso
pensiamo come ad un problema del sud
Italia, lontano da noi anni luce.
All’inaugurazione del Parco, nell’aprile
scorso (che ha visto anche la presenza di
Salvo Vitale, amico di Peppino Impastato,
e del GIP Paolo Ielo) alcuni alberi sono
stati dedicati alle vittime della mafia, non
ricordando soltanto le più conosciute,
ma anche molte vittime comuni che
silenziosamente hanno perso la vita.
In questo contesto, aldilà dei colori e
delle appartenenze politiche, un’intera
cittadinanza si è stretta intorno a quelle
piantine, ognuna con il proprio nome, oggi
ancora piccole, ma che presto cresceranno
e daranno vita ad un bosco nuovo.
Alcune immagini del Bosco dei
Cento Passi, così chiamato in
onore di Peppino Impastato, eroe
antimafia che abitava a cento passi
dal mafioso Tano Badalamenti.
37
EcoNews
NOVITÀ PER L’ECO-ETICHETTA DEGLI
ELETTRODOMESTICI
Il Parlamento Europeo e le Presidenza del Consiglio
UE hanno raggiunto l’intesa sulle eco-etichette degli
elettrodomestici. In futuro, ogni campagna di promozione
sul prezzo o sull’efficienza energetica di lavatrici, forni
o frigoriferi dovrà necessariamente indicare la classe
energetica del prodotto. Inoltre, la nuova etichetta introduce
una classe addizionale A+++ per i prodotti con la migliore
efficienza energetica, limitando però il totale delle classi
a sette. I produttori saranno obbligati ad indicare sempre
l’effettivo consumo energetico dei propri prodotti,
indipendentemente dal fatto le prestazioni siano buone o
scadenti. www.ansa.it
ENERGIA PULITA DEL MOTO ONDOSO
Il tuffatore finlandese Rauno Koivusaari ha ideato un
sistema innovativo per produrre energia pulita sfruttando
il moto ondoso. L’impianto è formato da una serie di
porte girevoli, posizionate in mare ad una profondità
compresa tra i 6 e i 23 metri, che, azionate dal moto
ondoso, si muovono basculando e azionano così un
sistema idraulico che trasforma l’energia cinetica in
energia elettrica. L’innovazione di questo sistema permette
alle porte basculanti di sfruttare il movimento ellittico di
andata e ritorno delle particelle d’acqua, tipico dell’onda
in avvicinamento alla costa. Il primo impianto pilota è
stato installato al largo del Portogallo e produce quasi un
magawatt di potenza. www.corriere.it
GAON STREET LIGHT:
DALLA SPAZZATURA... LA LUCE
La fantasia degli eco-designer non ha confini. Pare che
il designer Haneum Lee abbia inventato un lampione
alimentato dai rifiuti organici. Il funzionamento è semplice:
alla base di un normale lampione è posizionato un cestino
per i rifiuti organici che, attraverso la biodegradazione, si
trasformano in compost e metano, che serve ad alimentare
tutto l’impianto. Per far funzionare il Gaon Street Light
è sufficiente che i passanti gettino i propri rifiuti organici
nel cestino e che lo stesso, ogni tanto, venga svuotato
dal compost ottenuto. Ad oggi non si sa se il lampione
mangia rifiuti sia solo un’idea o un prototipo già realizzato,
dobbiamo solo aspettare e vedere cosa succederà nelle
nostre strade. www.greenme.it
38
ecoIDEARE - dicembre 2009
KLIMAHOUSE 2010
Si terrà a Bolzano, dal 21 al 24 gennaio 2010, la 5° Fiera
internazionale specializzata per l’efficienza energetica e la
sostenibilità in edilizia.
Un appuntamento ormai irrinunciabile per chi si occupa di
edilizia sostenibile, passivhouse e metodologia CasaClima.
Oltre al ricco spazio espositivo, “Klimahouse 2010”
propone un articolato programma collaterale: il Convegno
internazionale ‘Costruire il futuro’ organizzato in
collaborazione con l’Agenzia CasaClima, le visite guidate
a edifici certificati CasaClima e il “Klimahouse forum” per
una presentazione sul palco delle ultime novità.
www.fierabolzano.it/klimahouse2010
IL PROTOCOLLO DI KYOTO DI TUTTI NOI
Uno studio pubblicato sulla rivista statunitense “Proceedings
of the National Academy of Science” da un gruppo di
sociologi, economisti e ambientalisti americani dimostra che
le sole azioni quotidiane in ambito domestico, se attuate con
costanza e impegno, potrebbero diminuire consistentemente,
in dieci anni, la quantità di CO2 in atmosfera. La percentuale
di abbattimento dell’anidride carbonica sarebbe paragonabile
a quella prevista dall’accordo del Protocollo di Kyoto.
Ovviamente, la messa in pratica di questi comportamenti
virtuosi dovrebbe riguardare tutti i cittadini dei paesi
industrializzati e non solo gli americani. Seguendo le
indicazioni e i suggerimenti proposti dai ricercatori è stato
calcolato che solo negli Stati Uniti si potrebbe diminuire del
7,4% la concentrazione di CO2 in atmosfera. www.corriere.it
ECO-EDIFICI DAL 2021
Dal primo gennaio 2021 sarà possibile costruire solo
edifici con elevato standard di efficienza energetica e
che sfruttano energia proveniente prevalentemente da
fonti rinnovabili. L’accordo, raggiunto a livello europeo,
riguarderà inizialmente le pubbliche amministrazioni, che
dovranno applicare i nuovi standard in anticipo di due anni
rispetto ai privati. Per questi ultimi gli Stati prepareranno
dei piani nazionali che dovranno anche incoraggiare
l’aumento del numero di edifici a impatto zero e i sistemi
alternativi rispetto ai condizionatori (dalle pompe di calore
ai sistemi basati sulle rinnovabili). Il medesimo accordo
ha sancito l’obbligo di redigere la certificazione energetica
degli immobili sia in caso di affitto che per le eccezioni
(case inferiori ai 50 mq., per quelle delle vacanze, per gli
edifici temporanei, storici, religiosi, e per i siti industriali).
www.greenme.it
39
Prospettive sostenibili
di Giorgia Giavenni
POLITICHE AGRICOLE
E IL PROGRAMMA DI
L
’Europa cominciò ad occuparsi di politiche
agricole comunitarie negli anni ’60, quando
vide nell’agricoltura la possibilità di risollevare
l’economia degli Stati usciti e danneggiati dalla guerra.
Oggi come allora l’agricoltura potrebbe essere la
risorsa su cui puntare. Per risollevare le sorti della
nostra economia, per dare alle popolazioni povere del
mondo un’immediata fonte di sostentamento e per dare
un impulso positivo alla lotta ai cambiamenti climatici.
L’ultima e significativa riforma approvata dal Consiglio
europeo è la riforma Fischler del 2003, che trovò
applicazione nei regolamenti 1782/2003 e 1783/2003:
una riforma di lungo periodo (2005/2013), che segna un
passo decisivo nel concepire un’agricoltura proiettata
alla conservazione e valorizzazione dell’ambiente e
nell’assegnare un ruolo preponderante agli interessi dei
beneficiari.
La riforma Fischler introdusse delle innovazioni
significative, destinate a diventare punti chiave della
politica agricola comunitaria: l’introduzione del
disaccoppiamento, la costituzione di una Riserva
Nazionale di titoli, la modulazione degli aiuti diretti e
l’assegnazione del contributo della condizionalità.
Inoltre la riforma Fischler prevedeva l’introduzione di
misure di finanziamento ai fini di un miglioramento
della competitività delle aziende agricole, in un’ottica
di tutela del territorio: si tratta delle misure contenute
nei Programmi di Sviluppo Rurali. Questi hanno
l’obiettivo di accrescere la competitività aziendale
attraverso sostegni finalizzati allo sviluppo, alla
ristrutturazione e all’innovazione, al miglioramento
della qualità di vita nelle zone rurali, permettendo
al tempo stesso la valorizzazione e la protezione
dell’ambiente, del paesaggio naturale e la promozione
della diversificazione delle attività agricole.
Il Programma di Sviluppo Rurale attualmente in vigore
è quello emanato dalla CE nel 2005 con il Regolamento
1698/2005, che pianifica lo sviluppo rurale dal 2007 al
2013.
Gli obiettivi che si prefigge di raggiungere sono:
• fornire misure di sostegno alle aziende agricole, per
impedire l’abbandono delle zone rurali svantaggiate da
parte della popolazione;
• favorire l’innovazione nei sistemi produttivi,
che possa garantire un minor impatto ambientale,
promuovendo l’agricoltura biologica, l’agricoltura
integrata, l’avvicendamento colturale e il mantenimento
dei prati storicamente esistenti;
• sostenere il cambio generazionale all’interno delle
aziende;
• promuovere sistemi di allevamento compatibili con il
benessere animale;
• tutelare il paesaggio e il territorio;
• tutelare il consumatore, garantendo la qualità dei
prodotti attraverso certificazioni di prodotto e di filiera;
• promuovere e sostenere la diversificazione
dell’attività aziendale, attraverso la multifunzionalità
come strumento per diversificare l’offerta, con la
realizzazione di agriturismi, fattorie didattiche, spacci
per la vendita diretta dei prodotti.
Crescita delle capacità imprenditoriali, sviluppo
dell’innovazione e dell’ammodernamento, aumento
della competitività: le politiche agricole comunitarie
sono dunque, sicuramente, uno strumento di sostegno
e riscatto per le aziende agricole europee, puntando
su questi aspetti e proponendo una visione nuova
IL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE È SUDDIVISO IN 4 ASSI:
Asse 1: finalizzato all’aumento delle capacità imprenditoriali e valorizzazione delle risorse umane, che
si realizza tramite le attività di formazione, consulenza, ammodernamento delle aziende, sostegno alla
creazione e allo sviluppo delle imprese, promozione della diversificazione dell’attività agricola;
Asse 2: promozione di uno sviluppo agricolo e forestale sostenibile, in armonia con la tutela della
biodiversità, la valorizzazione del paesaggio e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili;
Asse 3: garantire la permanenza delle popolazioni rurali nelle aree svantaggiate attraverso il potenziamento
del contributo dell’agricoltura al miglioramento della qualità della vita e la diversificazione dell’economia
rurale per creare nuova occupazione;
Asse 4: sostenere gli aspetti agricoli nelle attività di sviluppo locale, per accrescere l’efficacia e l’efficienza
della governance del luogo e costruire in loco capacità di occupazione e diversificazione.
40
ecoIDEARE - dicembre 2009
COMUNITARIE
SVILUPPO RURALE
dell’agricoltura.
L’attività agricola non viene più concepita come fine a
sé stessa, ma inserita all’interno di una diversificazione
dell’attività, in un contesto di nuove forme di
commercializzazione del prodotto e di valorizzazione
del territorio.
L’esigenza di salvaguardare il suolo agricolo e il
territorio su cui insiste l’attività, la possibilità di
ricorrere a fonti di energia alternative, così come la
possibilità di utilizzare le energie rinnovabili, non
possono più non essere considerate.
L’agricoltura ha in questo modo la possibilità di
assumere un ruolo da protagonista nel raggiungimento
dei risultati fissati per la protezione dell’ambiente, sia a
livello locale che a livello globale.
41
Il Professionista:
l’Eco Bandi
Consulenza specifica
per imprese e professionisti
a cura di Luisa Belloni e Michela Romano
REGIONE LOMBARDIA CONCLUDE L’ANNO
CON UN BANDO DESTINATO AD ASPIRANTI
IMPRENDITORI E NUOVE IMPRESE OPERANTI
NEL SETTORE DEI SERVIZI INNOVATIVI.
Il bando, già attivo dal 10 novembre, è previsto
chiudersi il 21 gennaio 2010.
Consta di tre misure, differenziate per:
• creazione nuove imprese di servizi innovativi alle
imprese;
• innovazione dei processi e dell’organizzazione e
della produzione di servizi innovativi per migliorare la
competitività delle imprese con l’utilizzo di tecnologie
innovative e i servizi avanzati;
• apertura mercati internazionali: apertura nuove
sedi permanenti all’estero, adesione a network
internazionali, joint venture con società estere.
I beneficiari non sono solo persone guridiche, ma
persone fisiche, professionisti. Per quanto concerne le
imprese, sono ammesse anche le artigiane.
Un bando di grande apertura, l’unica cosa cui occorre
prestare attenzione sono le attività ammesse, qui di
seguito elencate per comodità del lettore.
• informatica e attività connesse;
• ricerca e sviluppo;
• attività di servizi alle imprese;
• produzione software, consulenza informatica e
attività connesse ;
• servizi d’informazione e altri servizi informatici;
• direzione aziendale e consulenza gestionale;
• studi di architettura e ingegneria, collaudi e analisi
tecniche;
• ricerca scientifica e sviluppo;
• pubblicità e ricerche di mercato;
• altre attività professionali, scientifiche e tecniche;
• attività di ricerca, selezione, fornitura di personale.
42
ecoIDEARE - dicembre 2009
L’agevolazione è appetibile, in quanto pari al 50%
delle spese ammissibili, di cui il 25% a fondo perso e il
25% a rimborso in rate semestrali costanti, tasso 0,5%.
Gli investimenti ammessi sono di tipo materiale e
immateriale, l’acquisizione di servizi, la formazione
specifica, il personale tecnico e i conferimenti in
denaro o in natura a titolo di capitale sociale per la
costituzione di j.v.
www.servizialleimprese.regione.lombardia.it.
Questo non è l’unico strumento disponibile per
supportare lo sviluppo aziendale, ma soprattutto
l’innovazione di prodotto e di processo delle aziende e
in particolare di quelle artigiane.
A tal proposito si rimanda a nostri precedenti interventi
in merito e ricordiamo il fondo rotazione per imprese
artigiane che eroga un finanziamento agevolato a tasso
contenuto, una quota del finanziamento a tasso 0,5%
su investimenti in attrezzature e personale.
Per ulteriori informazioni:
Via Sardegna, 57 - 20146 Milano
Tel. 0236642800 - Fax 0236642803
[email protected] - www.rinenergy.it
Le schede di ECOIDEARE - STILI DI VITA
STILI DI VITA
NATALE SOSTENIBILE
• Decorazioni di casa: perchè spendere soldi per acquistare decorazioni artificiali quando
possiamo sfruttare ciò che la natura della nostra zona ha da offrirci? Organizziamo un
pomeriggio con i figli o gli amici e partiamo all’esplorazione del nostro quartiere. Rametti
di alberi, pigne ma anche bacche, arance e foglie possono diventare decorazioni perfette.
Rallegrate e abbellite con qualche fiocchetto possono diventare composizioni per segnaposto,
per centrotavola e altro. Il tutto a costo zero e totalmente ecocompatibile.
• Alberi 1: gli alberi veri rappresentano la scelta più sostenibile. A condizioni ben precise:
devono essere acquistati con le radici, in modo che, finite le feste, possano essere piantati in
terra. Bosso, alloro o arbusti sempreverdi sono essenze locali e facili da curare. Se invece
vogliamo proprio un abete, accertiamoci che porti il marchio Fsc o Pefc: in questo modo
potremo essere sicuri che provenga da foreste gestite in modo sostenibile. Molti Comuni ne
organizzano il ritiro per sistemarli in luoghi appositi. È il modo più sicuro per essere certi
che il nostro abete non morirà. Anche un’importante impresa privata, Ikea, vende gli alberi di
Natale che potranno poi essere riconsegnati presso i punti vendita a gennaio. In questo modo,
Ikea donerà 3 euro al FAI per il recupero paesaggistico del Bosco di
San Francesco ad Assisi. Gli alberi raccolti verranno utilizzati per
realizzare fertilizzante naturale o per produrre pannelli truciolati.
CAPOVOLGI LA RIVISTA,
acquista sostenibilità!
• Alberi 2: invece gli alberi artificiali, benché abbiano il vantaggio
della resistenza negli anni hanno la pecca di essere prodotti da
derivati del PVC, con necessità di grandi quantità di energia per la
produzione. Sono inoltre spesso prodotti in Cina o Taiwan, quindi sono
gravati di costi ambientali addizionali dovuti al trasporto.
• Illuminare in modo responsabile: accendiamo le luci natalizie solo quando siamo in casa:
faremo bene all’ambiente evitando immissioni inutili di CO2 e alla nostra bolletta.
• Servire un menù verde: preferiamo prodotti regionali o locali senza Ogm dei farmer’s
market presenti in città o provenienti dai mercati equosolidali. Riscopriamo le cascine che
vendono prodotti tipici e stagionali.
• Turismo sostenibile: se, per brindare al nuovo anno, scegliamo un’altra città, consideriamo
l’idea di raggiungerla in treno, oppure facciamo car-pooling. Giunti a destinazione, poi,
spostiamoci solo con i mezzi pubblici o utilizziamo il bike-sharing. Scegliamo alberghi,
bed&breakfast, rifugi certificati Ecolabel, il marchio europeo di compatibilità ambientale.
Q
• No a botti e petardi: a Capodanno evitiamo botti e petardi: migliaia di animali selvatici si
spaventano a morte, colti dal frastuono mentre tentano di dormire. Meglio, molto meglio le
classiche -e inoffensive- stelle filanti. Fanno allegria e non disturbano nessuno
43
Le schede di ECOIDEARE - STILI DI VITA
ecoIDEARE - dicembre 2009
• ALBERI
www.fsc-italia.it
www.pefc.it
www.ikea.it
• ILLUMINARE IN MODO RESPONSABILE
www.energie-rinnovabili.net
• NO A BOTTI E PETARDI
www.gaiaitalia.it
CAPOVOLGI LA RIVISTA,
Cambia il tuo stile di vita!
• SERVIRE UN MENÙ VERDE
www.coldiretti.it
www.campagnamica.it
www.altromercato.it
www.mercatidelcontadino.it
www.medicinalive.it
Q
• TURISMO SOSTENIBILE
www.apat.gov.it
www.ecolabel.it
www.bikemi.com
www.centroinbici.it
www.atac-bikesharing.it
44
I SITI PER INFORMARSI SU
UN NATALE SOSTENIBILE
Cost Milano:
SOGNO DI
UNA NOTTE
SOSTENIBILE
Accademia
del riciclo
Alce Nero
e il bio
Belli senza
dolore
Nino Sanremo
Energia
e luce
N.5 - DICEMBRE 2009 - POSTE ITALIANE SPED.IN A.P. - D.L. 353/2003 CONV. L.46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - MILANO
N°5 - Dicembre 2009
Da dieci anni al servizio dei cittadini, Sasom offre la propria esperienza nel campo
della raccolta dei rifiuti. Specializzata nell’elevata differenzazione, si fa garante del
massimo recupero dei rifiuti e del corretto smaltimento di quelli non riciclabili. Sono
undici i Comuni a godere della qualità del servizio di Sasom che, con semplici ma
costanti attenzioni, assicura un risultato sempre eccellente.
S.a.s.o.m. S.r.l.
Via Roma, 36
20083 Gaggiano (MI)
Tel. 02 90899285/296
www.sasom.it
Periodico di cultura, informazione,
stili di vita e progetti sui temi
dell’ecosostenibilità
Pag. 4
Giriamo pagina
C
on Ecoideare lo si fa simbolicamente ma anche
fisicamente. Per trovare alcune soluzioni ai temi
sollevati dalla rivista nella prima parte, è necessario
capovolgerla. Così come è necessario capovolgere la visione
del mondo che da 50 anni ci accompagna. Una visione del
mondo esclusivamente sviluppista e incurante dell’ambiente
che ci accoglie.
La nostra convinzione è che tutela ambientale e sviluppo
industriale possano e debbano marciare nella stessa direzione.
Ecco allora, in queste pagine, alcune aziende verdi che
rappresentano l’eccellenza italiana nello sviluppo sostenibile.
Imprese attente alle tematiche ambientali, che hanno
attuato un cambiamento dei propri modelli di sviluppo e dei
rapporti economico-sociali: un rinnovamento che mira alla
qualità della vita garantendo i bisogni del presente senza
compromettere le opportunità delle generazioni future. Sono
esempi di aziende che confermano l’attenzione crescente
da parte del sistema imprenditoriale rispetto alle tematiche
ambientali e dello sviluppo sostenibile, che va diffondendosi
da Nord a Sud dello Stivale e che riconosce l’esigenza di una
costante relazione tra attività economiche e ambiente naturale.
Pag. 6
Pag. 10
SOMMARIO
> L’accademia del riciclo - Andrea Gandiglio
> Alce Nero - Prodotti biologici - A cura della redazione
> Belli senza dolore - Edgar Meyer
> Per non ridurci al lumicino - Gaia Gusso
> Cost: Eleganza sostenibile senza tempo
> Ecologia in vetrina - Gaia Gusso
> Biblioteca della sostenibilità - Gaia Gusso
2
4
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18
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Pag. 17
1
L’ACCADEMIA
DEL RICICLO:
L’INNOVAZIONE FA SCUOLA
di Andrea Gandiglio - direttore editoriale di www.greenews.info
Intervista con Marco Torchio,
designer e Presidente di Re-Academy.
M
ake money saving the planet. E’ questo
il motto e il filo conduttore che lega,
dal 2004, le attività di un gruppo di
lungimiranti imprenditori franco-italiani facenti
capo alla Compagnia di Finanza Etica presieduta da
Michelangelo Bergia, una “finanziaria partecipativa”
di Racconigi, in provincia di Cuneo, che ha scelto
di fare quello che le banche tradizionali non stanno
facendo, ovvero supportare sul territorio progetti
di sostenibilità capaci di far quadrare la tutela
dell’ambiente con le esigenze dell’industria e del
mercato. L’approccio genericamente buonista e
“terzomondista” non fa parte infatti della filosofia
di questa realtà, che unisce architetti, ingegneri,
designers e ricercatori accomunati dalla passione per
un modo nuovo e alternativo di fare impresa, quanto
dalla convinzione che per farlo si debba guadagnare
e cioè essere “sostenibili” anche dal punto di vista
economico e commerciale.
E’da questa fucina di creatività e spirito
imprenditoriale che sono nati, negli ultimi tre anni,
progetti come Mr.Pet, il rivoluzionario deposito
interattivo che consente agli utenti di restituire
bottiglie usate in PET ottenendo in cambio
– attraverso la Mr.Pet Card – punti fedeltà spendibili
presso i supermercati convenzionati, o la linea di
carrelli e cestini per la grande distribuzione Eko Logic
Shop to Shop, realizzata in KEOREX, la plastica delle
bottiglie recuperate dalla raccolta differenziata (anche
attraverso Mr.Pet) ben nota ai clienti di Eataly, o
ancora le Sedie del Torchio, una linea di elementi
di arredo realizzati con le doghe delle barriques, le
botti di rovere destinate al macero. Modi differenti di
trasformare i rifiuti in risorsa – un concetto ormai noto
ma tuttora urgente.
Oggi la sfida più importante (e appassionante) per
questi pionieri del riciclo si chiama Re-Academy,
il progetto di una vera e propria “Accademia
2
ecoIDEARE - dicembre 2009
del Riciclo” che dovrà sorgere nel sito dismesso
dell’ottocentesca conceria La Bassa di Bra – un
complesso di 12.700 mq. simbolo di un’importante
fonte di ricchezza nel passato della città, ma anche
di malattie e inquinamento – in cui sarà ospitato
un Business & Support Centre per fare da ponte
tra università e aziende e diffondere informazione,
cultura e tecnologia del riciclo, supportando anche lo
start up di nuove aziende.
Per capire meglio la visione alla base di questa
ambiziosa iniziativa abbiamo intervistato l’architetto
albese Marco Torchio, designer delle omonime sedie
e presidente dell’Associazione Re-Academy.
In apparente controtendenza con nomi come
“Compagnia di Finanza Etica” e “Unione e
Fratellanza” (la Srl che racchiude la finanziaria e
partecipa alle differenti realtà imprenditoriali), che
potrebbero far pensare ad un approccio fortemente
ideologico alle questioni ambientali, voi utilizzate
spesso, in maniera chiara e trasparente, termini
come “convenienza”, “mercato”, “guadagno”,
banditi da un certo ambientalismo radicalista.
Come si configura questo approccio molto
pragmatico?
Noi siamo prima di tutto degli imprenditori e
riconosciamo che non ci può essere convenienza alla
sostenibilità, da parte di un’azienda, se non a fronte di
una convenienza economica. L’economia sostenibile
è l’economia che adotta la giusta tecnologia. Se da
una parte c’è un problema ambientale e dall’altra un
mercato, ciò che deve stare in mezzo è un progetto
che trasformi il problema ambientale in una risorsa
di mercato. Si tratta dunque di capire cosa vuol dire
“il rifiuto”, cosa vuol dire “l’energia”, cosa vuol dire
“il processo produttivo” e andarli ad analizzare nella
forma giusta, compatibile con il rispetto ambientale
ma anche con l’appetibilità sul mercato.
Si è parlato, nel caso della vostra gestione del
rifiuto, di “rifiuto a km.0”. In che senso?
Ingegnerizzare il rifiuto vuol dire pensare al rifiuto
collocato in un contesto geografico, ovvero alla
tecnologia per trasformarlo disponibile in quel
luogo. Una bottiglia di PET in Italia va pensata in
un modo differente da quanto può essere in Centro
Africa. Questo non significa che non ci debba essere
contaminazione di esperienze. A Nairobi c’è un
distretto di battilastra fatto da centinaia di artigiani
che tagliano bidoni per il petrolio e ne fanno qualsiasi
cosa. In questo senso i paesi del Terzo Mondo, che
recuperano per necessità, possono insegnare molto.
E’per questo che vediamo Re-Academy come un
luogo di scambio e assimilazione di esperienze e
buone pratiche dal mondo, che ciascuno metterà
poi a frutto a casa propria, secondo le esigenze di
mercato e le condizioni locali. L’idea del recupero
come forma di sostenibilità è qualcosa che è sempre
esistito anche da noi, ma che si è perso. Portare questo
processo ad una dimensione industriale vuol dire
semplicemente partire da un processo artigianale noto
e farlo progredire. Se pensiamo alla differenza tra
sedie di cartone riciclato e sedie di cartone recuperato
si capisce quanto pesano le differenze geografiche e
le tecnologie: laddove ci sia l’industria per farlo si
può pensare di utilizzare un processo di riciclaggio
dei materiali, dove questa tecnologia non sia
disponibile interverrà invece un processo di recupero
e trasformazione artigianale. L’impatto ambientale
maggiore è dato dal trasporto del bene. In un modello
ottimale l’oggetto dovrebbe essere prodotto con
materiale raccolto in loco e consumato su quel
mercato. Se faccio fare 1.000 km. a una poltrona
di cartone riciclato ho già annullato gran parte dei
benefici. A nostro parere ha senso lo scambio di
progetti, ma non ha senso far produrre in Africa e
vendere a Milano ciò che potrebbe essere prodotto a
Milano. Bisogna far viaggiare i progetti, non i rifiuti!
Quanto influiscono, a suo avviso, il prezzo e
l’aspetto estetico sulla scelta del prodotto?
Moltissimo. Noi lo notiamo, oltre che sugli oggetti di
design, anche sui nostri carrelli per la spesa in plastica
riciclata. Anche qui è un discorso di innovazione
e di tecnologie: l’affinamento del processo di
industrializzazione ci ha portato a produrre oggetti che
non solo sono belli quanto (e forse più di) quelli della
concorrenza, ma che costano uguale o meno. Questa
è la formula giusta secondo noi. Ma non bisogna
nemmeno dimenticare il discorso di distribuzione
della ricchezza lungo il processo produttivo. Noi
siamo a favore della ricchezza e contro la povertà,
ma perché questa non sia una formula sterile bisogna
capire che l’economia che si genera da un progetto
deve avere come base la filosofia del creare ricchezza
diffusa, ovvero per tutti quelli che partecipano
a quella catena economica. A maggior ragione
nell’industria del rifiuto che, se si vuole, approfitta
della cosa più comoda e più economica che si possa
trovare in giro.
Siete soddisfatti dalla risposta degli utenti nei
confronti dei vostri progetti?
La strada della sostenibilità è complessa e non
sempre facile da comunicare e condividere, ma le
posso fornire un dato significativo: da giugno 2006
a gennaio 2009 Mr. Pet ha recuperato 8.887.013
bottiglie in PET, evitando di consumare 1.273.963 Kg
di petrolio e di produrre 3.425.575 Kg di CO2.
Il modello dunque funziona.
Sopra: Ekoquick, cestino realizzato in Keorex
(plastica delle bottiglie recuperate dalla
raccolta differenziata).
A lato: Tavolo Puzzle.
In alto a sinistra: Coste, Sedie del Torchio,
sedia realizzata con le doghe delle barriques.
3
ALCE NERO
PRODOTTI BIOLOGICI
a cura della redazione
Da questo numero inauguriamo un nuovo spazio dedicato alle aziende che si sono distinte per
capacità imprenditoriale abbinata a grande attenzione per l’ecocompatibilità. Che dimostrano
che è possibile fare impresa, con profitto, abbinata a grande attenzione per la sostenibilità
ambientale. Case histories positivi, che ci piace raccontare.
A
ll’inizio degli Anni Settanta Gino
Girolomoni, giovane sindaco di Isola
del Piano, inizia a promuovere iniziative
volte a valorizzare l’antica civiltà contadina del
comune marchigiano. Vengono organizzati corsi di
agricoltura biologica, convegni che richiamano da
tutta Italia tecnici, intellettuali e giornalisti. E’ da
queste premesse sociali e culturali che nasce, nel
1977, la Alce Nero Cooperativa, una delle prime
esperienze agrobiologiche italiane.
“La Alce Nero Cooperativa voleva essere la
risposta alle domande che la migrazione dalle
campagne aveva suscitato”, spiega il suo fondatore
Girolomoni. Viene pian piano recuperato un territorio
abbandonato da decenni, viene ristrutturato un
antico monastero, costruita una stalla, un mulino, un
pastificio e per ultimo un magazzino in legno con le
tecniche della bioedilizia.
LE CERTIFICAZIONI
Le certificazioni che Alce Nero ha ottenuto nel corso
degli anni sono la prova tangibile di quanta energia
l’azienda dedichi alle qualità delle sue attività e dei suoi
prodotti:
• Novembre 2001: certificazione del sistema qualità in
accordo con le norme UNI EN ISO 9001;
• Gennaio 2003: certificazione NOP (National Organic
Program) per il mercato USA;
• Dicembre 2006: certificazione IFS (International Food
Standard). L’Unione Federale delle Associazioni del
Commercio tedesche (BDH), ha emesso lo standard
IFS in risposta alle esigenze della GDO (Grande
Distribuzione Organizzata) tedesca, di verificare i
fornitori di prodotti alimentari a marchio. In seguito
lo standard IFS è stato adottato anche
dall’associazione francese FDC ( Fèdèracion du
Commerce et de la Distribution);
• Gennaio 2007: certificazione JAS (Japanese
Agricolture Standards) per il mercato giapponese;
• Dicembre 2007: certificazione Kasher.
4
ecoIDEARE - dicembre 2009
I risultati sono straordinari. La fuga dalla campagna
emarginata e povera viene arginata, altri agricoltori
hanno voglia di riprendere la loro attività e nuove
opportunità lavorative vengono offerte anche ai
giovani del luogo. Ad oggi una buona parte della
superficie agricola del comune di Isola del Piano
viene coltivata col metodo dell’agricoltura biologica.
Dopo anni di lavoro e di successi, nell’aprile del
2004 inizia per la cooperativa una nuova avventura,
con lo sviluppo e la nascita del nuovo marchio:
Montebello®.
La vasta gamma di pasta biologica viene affiancata da
farine, legumi e cereali, riso, cous cous, passata di
pomodoro, sughi di pomodoro, creme di frutta, olio
extravergine di oliva. Tutti prodotti rigorosamente
biologici. Questa gamma viene lanciata sul mercato
nei primi mesi del 2005, aprendosi a sviluppi
successivi che vedranno il lancio di nuovi prodotti
bio accuratamente selezionati.
Non basta. I produttori italiani di Alce Nero hanno
condiviso i propri valori con un gruppo di produttori
equo-solidali che lavorano con stesso impegno e
passione in paesi lontani come il Costa Rica, il
Brasile, il Nicaragua, il Perù e l’India; nasce così la
linea di prodotti bio ed equo-solidali Alce Nero che
racchiude i prodotti tipici di questi paesi: il caffè, lo
zucchero di canna, il cacao, il riso, i succhi di frutta,
l’ampia gamma di tavolette di cioccolato.
La Cooperativa Alce Nero segue la normativa del
regolamento CEE 2092/91 e l’organismo di controllo
è IMC (Istituto Mediterraneo di Certificazione),
autorizzato dal Ministero dell’agricoltura ai sensi,
sempre, del Reg. CEE 2092/91.
Secondo quanto previsto dal Reg. CEE 178/2002,
al fine di garantire una totale rintracciabilità del
prodotto finito, i processi di lavorazione sono seguiti
da controlli e registrazioni delle varie attività, dalla
materia prima al prodotto. La Cooperativa destina il
quattro per mille del suo fatturato per l’effettuazione
di analisi esterne al fine di garantire, al consumatore
finale, un prodotto finito sicuro e di alta qualità.
Oggi Alce Nero, insieme ai suoi 30 soci, 35 dipendenti
e 5 milioni circa di fatturato derivante dalla vendita di
soli prodotti biologici, è tra i più apprezzati produttori
di alimenti bio non solo in Italia, ma anche nel
mondo: circa l’85% delle vendite è destinato
all’estero.
All’attività produttiva si affianca una
continua politica di qualità e ricerca che
ha creato, negli anni, quella immagine di
alta e consolidata serietà che caratterizza
ovunque le produzioni della cooperativa,
oggi messe in vendita con il nuovo marchio
Montebello®. Anche se oggi i prodotti della
cooperativa hanno una nuova veste, i valori ed i
principi che diedero vita a questa straordinaria realtà
sono e rimarranno immutati.
È il monastero di Montebello visto dall’alto ciò
che rappresenta il nuovo marchio della Alce Nero
Cooperativa. “Fu nelle rovine dello stesso -oggi quasi
totalmente ristrutturato- che trenta anni fa nasceva
l’idea del biologico, di fare un’agricoltura sana e
pulita, di ricostruire quel mondo rurale dove i nostri
avi avevano vissuto per secoli”, conclude Girolomoni.
“È stata facile, quindi, la scelta sia del nome e sia del
simbolo con il quale verranno firmate tutte le future
battaglie ed esperienze”.
5
BELLI SENZA DOLORE
di Edgar Meyer
S
aponi, shampoo, creme, rossetti, dopobarba. Ogni
giorno ci imbattiamo in prodotti dall’aspetto
inoffensivo e dal profumo gradevole. Sono
davvero tanti quelli che, con distrazione e talvolta
senza la necessaria conoscenza, finiscono sulla pelle
nostra e dei nostri bimbi. Di cosa sono composti? Non
sempre lo sappiamo. Salvo scoprire, grazie a inchieste
e analisi indipendenti, che si tratta di sostanze non
sempre raccomandabili. “Chi l’avrebbe mai detto che,
dopo aver cosparso abbondantemente per decenni i
lattanti col borotalco, si sarebbe scoperto che l’acido
borico era pericoloso, tanto da vietarne l’uso su bambini
inferiori ai tre anni?”, si chiede Nadia Tadioli, autrice
del libro “Senza trucco”, uscito recentemente per i tipi
di Stampa Alternativa nella collana “I libri di Gaia”.
Ecco allora che sempre più ci si rivolge al mercato dei
prodotti naturali. Che spesso coincide con quello dei
prodotti liberi da crudeltà, cioè non testati su animali.
Un settore in ascesa. “Negli ultimi anni sono stati molti
gli sforzi economici, politici e scientifici per lo sviluppo
di test sostitutivi all’uso di animali, i quali, oltre al
vantaggio etico, sono anche migliori sotto il profilo
scientifico e quindi di sicurezza per i consumatori”,
conferma Gianluca Felicetti, presidente della Lega
Antivivisezione. Sono, infatti, già disponibili sul
mercato più di 20.000 ingredienti cruelty-free, liberi da
dolore. Frutto dello sforzo di aziende cosmetiche che
producono e commerciano solo prodotti non testati su
animali. Le storie di quelle “pionieristiche” meritano di
essere raccontate.
Capostipite è The Body Shop, fondato dall’imprenditrice
illuminata Anita Roddick nel 1976 e rapidamente
evolutosi dal piccolo negozietto di prodotti naturali a
Brighton in Inghilterra in network che opera in 49 paesi,
Italia compresa. Oggi The Body Shop, la cui filosofia è
rimasta quella di “business etico”, è un impero con 1700
negozi, circa 5000 dipendenti e una Fondazione che si
occupa di protezione dell’ambiente, di diritti umani e di
tutela animale. La leggenda narra che The Body Shop
venda un prodotto ogni 0,4 secondi.
Sul modello di The Body Shop è Aveda, casa
produttrice di cosmetici per pelle, corpo, trucco e capelli
privi di sostanze chimiche aggressive. Gli ingredienti
dei prodotti Aveda derivano da coltivazioni biologiche
non trattate con fertilizzanti sintetici e petrolchimici o
pesticidi: i prodotti sono estratti da essenze pure di fiori
e piante. Entrambe le aziende desiderano rispettare tutte
le forme di vita: per questo nessun ingrediente di origine
animale è presente nei loro prodotti e non conducono
test su animali. La storia di Rechelbacher, fondatore
e presidente di Aveda, merita di essere accennata:
imprenditore di successo nel campo della bellezza, negli
anni ‘70 ebbe una crisi mistica. Trascorsi due anni in
India con un guru, tornò in Usa dove trasformò la sua
azienda. Era il 1978 e nasceva Aveda, per un nuovo stile
di vita per un benessere in armonia con l’ambiente.
Rispetto a The Body Shop e Aveda, Weleda è ancora
più anziana: opera da oltre ottanta anni e ha mantenuto
il sapore dell’antico e del genuino. Produce infatti
una cosmesi prevalentemente artigianale. Weleda ha
compiuto e compie studi decennali sulle qualità dei
suoi estratti vegetali e coltiva da sé le piante officinali
che le occorrono. Accanto al luogo di produzione sorge
un orto botanico vastissimo e, più in là ancora, campi
di calendula, di lavanda, e di altri fiori “Weleda”. La
terra dei campi è trattata e nutrita secondo i dettami del
metodo biodinamico.
Se Weleda esiste da 80 anni, molto più giovane è
Lush, nata nel ’95 in Inghilterra e sbarcata in Italia
poco più tardi. A fondarla è un team di cinque esperti
UE: STOP AI TEST DEGLI INGREDIENTI SU ANIMALI
L’11 marzo 2009 è entrato in vigore il 2° stop europeo in materia di test cosmetici su animali, che porterà
alla quasi totale esclusione dell’uso degli animali vivi per fini sperimentali sulla cosmesi. Rimangono
in vigore, ancora per pochi anni, tre test fortemente invasivi, quali: tossicità per uso ripetuto, tossicità
riproduttiva e tossicocinetica (assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione della sostanza in
esame).
In attesa che nel 2013 entri in vigore il bando totale di test su animali in campo cosmetico, per evitare di
contribuire alla sperimentazione animale con l’acquisto di prodotti che contengono ingredienti di nuova
formulazione, la LAV consiglia di attenersi alle aziende che hanno sottoscritto lo Standard Internazionale
“Non Testato su Animali”, l’unico disciplinare riconosciuto a livello internazionale in grado di indicare ai
consumatori le aziende produttrici di cosmetici che hanno deciso di non contribuire alla sperimentazione
animale, impegnandosi ad utilizzare solo materie prime già presenti sul mercato prima della data
sottoscritta nello Standard. Lo standard prevede controlli presso le imprese aderenti da parte di una società
indipendente di auditing: in Italia ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale). Ad oggi sono più di
20 le aziende italiane che hanno sottoscritto lo Standard, e altre sono in corso di certificazione. La lista delle
ditte aderenti viene costantemente aggiornata sul sito www.lav.it, all’interno della campagna cosmetici.
6
ecoIDEARE - dicembre 2009
di cosmesi naturale, uniti dalla
comune fede vegetariana e dal
più rigoroso rifiuto di qualsiasi
forma di sperimentazione sugli
animali. Lush produce saponi,
oli da massaggio e soprattutto
cosmetici freschi, come le
maschere facciali, tutti realizzati
a base di frutta e verdura fresca
e biologica. “I nostri prodotti sono
ecologici e li realizziamo nel massimo
rispetto dell’ambiente, degli animali
e quindi della nostra pelle”, spiegano
con entusiasmo Elena Strano e Denise
Cumella. E c’è una particolarità. “Per noi”,
continuano, “molte cose tradizionalmente
liquide sono diventate solide. Questo
consente di eliminare molto packaging. E
avere minore impatto ambientale. Facciamo
il nostro shampoo in grandi forme da sei chili
che sembrano formaggi e che tagliamo poi a
mano a seconda delle esigenze del cliente.
Lo stesso facciamo con i saponi. Abbiamo
reso solido anche l’olio da massaggio: lo
facciamo somigliare a cioccolatini o dolci
d’ogni sorta”. Di grande successo è anche
l’esperienza de L’Erbolario che, partito da
Lodi, è andato alla conquista di tutta l’Italia.
Insomma: la bellezza senza crudeltà sta
conquistando spazi. Lo confermano i titolari
di erboristeria come Paola Sangalli. “Oggi
i clienti sono molto più attenti rispetto
ad alcuni anni fa. Chiedono prodotti
non testati sugli animali. Controllano le
etichette. Sia le persone di una certa età,
che acquistano prodotti naturali a scopi
curativi, sia soprattutto i giovani, che
frequentano il negozio più per ragioni di
benessere ed estetica. Ma anche perché
sanno che i prodotti sono tutti realizzati
senza... fare la pelle agli animali”.
SALVAGUARDIA AMBIENTALE
Salvaguardia ambientale vuol dire anche
salvaguardia della biodiversità e rispetto
di tutte le culture: le coltivazioni Aveda
sparse in tutto il mondo sono il risultato
di collaborazioni con tribù indigene locali,
cui è garantita indipendenza economica
e preservazione del proprio patrimonio
culturale. Un esempio? Dal 1993 Aveda
lavora con gli Yawanawa, una tribù
indigena che vive nel profondo della foresta
brasiliana. Questa tribù coltiva sul posto
l’albero dell’uruku, i cui pigmenti puri
sono contenuti nei prodotti Aveda per il
make up. Una collaborazione che consente
l’indipendenza economica della tribù.
7
Ceriani Luce è un’azienda moderna che ha come obiettivo
quello di creare, con la luce artificiale, atmosfere positive e
stimolanti. La luce influenza i nostri stati d’animo ed è per
questo che ne facciamo oggetto di progettazione e studio.
I nostri show-room si trovano a Settimo Milanese e a
Rescaldina.
Siamo rivenditori delle migliori marche di design nel settore
dell’illuminazione e dei complementi d’arredo per ufficio
(siamo rivenditori autorizzati Flos, Artemide, Fontana Arte, Ingo
Maurer, Foscarini, Kreon, etc...). Uno staff di architetti offre,
oltre alla vendita, un servizio di progettazione e consulenza
illuminotecnica.
I nostri lavori solitamente vengono pubblicati su riviste come
AD, RiAbita, Brava Casa.
Alcuni progetti realizzati:
Ottica Barello (via Torino, MI) • Ottica Pastorelli (Novi Ligure)
• Uffici Luxottica (MI) • Uffici Vision Service (MI e Ge)
• Marylinch Bank (Principato di Monaco) • Galleria d’arte
(Portofino) • Galleria d’arte/ Fondazione Gianelline (Camogli)
• Sede immobiliare Marrè (Portofino) • Sede immobiliare Della
Spiga (S.M.Ligure) e numerosi appartamenti • Farmacia S.
Caterina (MI) • Farmacia S. Lorenzo (Parabiago) • Farmacia
Internazionale (Chiasso) • Farmacia Falqui (Recco) • Farmacia
Malpensa • Complesso ex Colonia Burgo e annessa piazza
(Moneglia) • Uffici comunali (Garbagnate, Settimo Milanese,
Cornaredo, Mi) • Parrocchia SS. Secondo e Matteo (Montegrosso
d’Asti) • Parrocchia S.Leonardo Murialdo (Milano) • Nuova Fiera
di Milano (Rho- Milano) • Hotel Albatros (Varigotti) • Albergo
ristorante Sciaonmartin (Castano Primo) • Hotel Holiday Inn
(Pesaro) e numerosi altri.
Ceriani Luce
8
Settimo Milanese (Mi) - Via Antonio Gramsci, 86 - Tel. 02 3281229
Rescaldina (Mi) - Via Provinciale Saronnese, 6/8 - Tel. 0331 576307
www.cerianiluce.com - [email protected]
ecoIDEARE - dicembre 2009
9
PER NON RIDURCI
AL LUMICINO
di Gaia Gusso
S
ono passati dieci anni dal decreto Bersani che ha
liberalizzato il mercato dell’energia, ponendo fine
al monopolio della compagnia di Stato. In realtà,
la liberalizzazione ha riguardato inizialmente le imprese
e solo dal luglio 2007 anche i privati.
Questo provvedimento, come è noto, permette la
libertà di scegliere il venditore di energia elettrica,
selezionando dal mercato l’offerta ritenuta più
conveniente o interessante.
La concorrenza tra i diversi operatori dovrebbe portare
ad una pluralità di offerte tra le quali scegliere, con
benefici sia in termini economici che di servizi.
La liberalizzazione del mercato italiano ha fatto sì
che anche gli operatori stranieri potessero offrire i
propri servizi: l’apertura ad un mercato europeo è il
completamento di un lungo programma voluto dalla
Commissione europea finalizzato ad una maggiore
concorrenza, all’aumento della competitività, a maggiori
investimenti e a più sicurezza energetica. Inoltre, un
mercato aperto permette di ridurre i costi sia per le
imprese che per i consumatori domestici, favorendo la
riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
In realtà, i presupposti da cui si è partiti non sono stati
completamente rispettati: secondo uno studio condotto
dall’Università Bocconi appena presentato, nel periodo
dal 1998 al 2008 non si rilevano sostanziali variazioni
del prezzo per i clienti industriali (dati al netto del
costo del petrolio). Per i privati, la cosiddetta utenza
domestica, la riduzione c’è stata, ma non è stata in realtà
dovuta alla liberalizzazione e alla concorrenza, bensì
alla diminuzione dei prezzi regolati: ovvero si sono
ridotti i costi di trasporto e distribuzione, settori non
soggetti alla liberalizzazione.
Qualcosa ora sembra cambiare e a vedere le offerte
pubblicitarie appare chiaro come l’opportunità di
risparmiare sia una realtà. Quello che forse manca
ancora nel consumatore privato è il coraggio di
cambiare. Spesso per pigrizia o per la paura di possibili
disservizi iniziali, non sono molti coloro che decidono
di rinunciare alla propria storica società elettrica per
passare alla concorrenza, magari più vantaggiosa.
Probabilmente se il mercato fosse meno timoroso e più
“mobile”, anche le offerte sarebbero più favorevoli.
Di sicuro la liberalizzazione ha introdotto un’importante
novità: la possibilità di scegliere l’energia prodotta da
10
ecoIDEARE - dicembre 2009
fonti rinnovabili. Tutte le principali aziende produttrici,
infatti, propongono che almeno una parte dell’energia
provenga da fonti rinnovabili (idroelettrico, eolico,
fotovoltaico o biomasse), con un notevole risparmio in
termini di anidride carbonica e inquinamento prodotti.
La componente ambientale è diventata una priorità
per le aziende elettriche, sempre più attente non solo
alle nuove fonti energetiche ma anche all’efficienza
degli impianti, che raggiungono rendimenti sempre
più elevati. Pertanto, è giusto che noi cittadini non
vanifichiamo queste azioni, ma anzi cerchiamo di
rafforzarle.
Il tema del risparmio energetico e dell’efficienza
energetica è sempre di grande attualità ma ci sono alcuni
comportamenti, legati principalmente all’illuminazione,
che sono spesso sottovalutati e che possono incidere
molto sulla bolletta. I fattori principali che influenzano
i consumi per l’illuminazione sono infatti la tecnologia
con cui viene prodotta la luce (tipo di lampadina/led),
il modo con cui questa viene diffusa nell’ambiente e le
caratteristiche dei sistemi di accensione e spegnimento.
Con la nuova legge che promuove la diffusione sempre
maggiore delle lampadine a risparmio energetico
(fluorescenti compatte) e dei led, si ha un notevole
risparmio rispetto alle vecchie lampade a incandescenza.
Al contrario, si presta spesso poca attenzione alla
diffusione della luce: una luce posizionata vicino a una
parete o al soffitto può ricevere, inutilmente, fino al 50%
della luce prodotta. Vanno quindi studiate soluzioni
che riflettano al meglio la luminosità senza indebolirla.
Inoltre, poche volte ci soffermiamo a pensare a quanto
si può ridurre l’efficienza dell’illuminazione a causa
di un vetro opaco o sporco. E’ il caso delle plafoniere:
se il loro vetro è opaco o anche solo sporco, si riduce
l’illuminazione del 20/30%.
Infine, per ridurre o eliminare i consumi non necessari
negli spazi comuni dei condomini è utile pensare a
soluzioni che permettano l’accensione della luce solo
in presenza di una persona e che si spengano dopo un
determinato periodo. Esistono infatti sensori di presenza
e temporizzatori che attivano l’illuminazione solo al
passaggio di una persona e per un periodo preimpostato.
Insomma: risparmiare CO2 si può. Scegliendo i contratti
giusti e adoperando piccoli accorgimenti in casa e
condominio.
Un modo semplice per risparmiare energia è quello di
utilizzare la luce solare per illuminare l’interno degli
edifici. Sembra assurdo, ma non sempre l’illuminazione
che giunge dalle finestre è l’ideale per le nostre attività.
Per questo negli edifici di grandi dimensioni, quali ad
esempio magazzini, centri commerciali, scuole, uffici,
fabbriche è molto utile ricevere la luce direttamente da
aperture poste sul soffitto o sul tetto.
Nasce con questo scopo “Lux solare” della Lux Service,
un prodotto di nuova generazione che utilizza le
tecnologie più avanzate nel settore dell’illuminazione
zenitale, in grado di “trasportare” la luce senza
disperderla e senza diminuirne l’efficacia, anche con
lunghi percorsi, permettendo di illuminare ambienti
difficilmente rischiarabili.
Attraverso il Lux Tracker, un dispositivo attivo di
captazione solare, si garantisce l’illuminazione costante
nell’arco delle ore diurne grazie ad un
particolare specchio interno rotante, collegato ad un
sistema satellitare GPS. Il sistema satellitare GPS a
bordo del lucernario si auto-posiziona sulle coordinate
terrestri del luogo d’istallazione. Il sistema continua a
ruotare anche nelle ore notturni, alimentato da una pila
ricaricabile al litio, riposizionandosi al mattino seguente
per accogliere i raggi solari.
11
Daniele Cassano. Scopri la differenza.
Daniele Cassano. Arte in posa.
Quando si parla di legno
nessuno ne sa quanto lui:
Daniele Cassano mette la propria esperienza e capacità
artigianale al servizio di coloro
che vogliono arricchire la
propria casa con le naturali
essenze del legno.
Specializzato nella consulenza, nella vendita e nella posa
di parquet, aiuta non solo a
trovare il pavimento perfetto,
ma anche a studiare particolari
come rifiniture ed elementi di
design in legno per una casa
12
ecoIDEARE - dicembre 2009
all’insegna della naturalezza.
Non a caso è l’unico distributore in Lombardia dei prodotti
Franco Ceccotti, azienda
specializzata nei complementi
d’arredo per il bagno in legno.
Un’attività dalle mille
sfaccettature, che non solo
offre pavimenti in legno
tradizionale, prefiniti, a disegno
a mano, con la tecnologia laser
o inchiodati, finiture con
vernice all’acqua o ad olio
eco-compatibili, ma anche
la sicurezza di un lavoro
personalizzato, in grado di
rispondere alle esigenze
dell’ambiente e di chi lo vive.
Cassano, inoltre, è sempre
attento a utilizzare
legno certificato (FSC e PEFC)
proveniente da foreste a
gestione sostenibile e non da
foreste primarie.
Abilità artigianale, attenzione
all’ambiente, ma soprattutto
al cliente: qualità che rendono
Daniele Cassano unico nel suo
genere.
Cassano Parquet
è presente a:
PADIGLIONE 5 - STAND B33
www.ilmioparquet.it
Cassano Parquet
[email protected]
tel. 348 2244891/393 0712220rs
13
ELEGANZA
SOSTENIBILE
SENZA TEMPO
NASCE A MILANO
IL COST LOUNGE BAR & RESTAURANT,
PER UNA SERATA CHE NON FINISCE MAI.
B
envenuti da Cost, dove la sostenibilità
ambientale si unisce con un’atmosfera calda
ed elegante, fatta di luci soffuse, lampadari
e preziose tappezzerie damascate, specchi fumé e
tendaggi di voile e velluto.
Per un tranquillo aperitivo nel Lounge Bar, una
cena dal gusto classico o un drink su note “Italian
Style”: Cost riempie la serata di calore e qualità,
con la sua vasta scelta di vini tipici altamente
controllata e le eccellenti ricette nostrane, offre la
dolcezza di un happy hour domenicale che fino a
tarda notte propone una selezione di squisiti dolci.
Una cura meticolosa della cucina per soddisfare
tutti i palati, unendo la semplicità alla ricercatezza.
Uno spazio polifunzionale che organizza la serata
dalla A alla Z: dalla sobria sala privée allo scatenato
spazio dedicato a chi ama ballare, fino ad arrivare
alla possibilità di organizzare eventi privati, cene di
lavoro e feste di compleanno.
Cost vede i nuovi trend e rilancia un gusto tutto
italiano, fatto di accoglienza e benessere, di novità
che sapientemente si fonde con la tradizione.
Accogliente, quindi, ma anche sostenibile grazie
al lavoro di Andrea Oppici, titolare della Arredi
Contact Design S.r.l., che ha ristrutturato e
riportato alla luce - rispettando rigorosamente tutte
le normative regionali - un locale nato da una ex
fabbrica in disuso, rendendolo primo nel suo genere
e grande modello di sensibilità ambientale.
Per il locale ha scelto solo materiali compatibili con
la salute dell’uomo e dell’ambiente: i rivestimenti
delle pareti non rilasciano sostanze nocive e
coniugano la capacità igrotermica tipica della
14
ecoIDEARE - dicembre 2009
struttura del gesso con l’elevata resistenza termica
e l’umidità del polistirene; per i soffitti sono stati
utilizzati elementi afoni che garantiscono la massima
attenzione all’abbattimento acustico; i serramenti
sono a taglio termico con vetro camera e le vernici
utilizzate sono all’acqua.
L’attenzione al risparmio energetico, al confort
acustico e alla salubrità è stata estesa anche
all’arredamento: legno compensato multistrato
al posto di quello truciolare, divani in ecopelle
capitoné, tendaggi antifiamma di produzione tedesca
in velluto ciniglia a doppia faccia, che assorbono le
onde sonore, e un esercito di led e lampadine a basso
consumo.
Cost si prende cura del cliente e dell’ambiente e si fa
emblema del sogno di una notte sostenibile.
Cost Lounge Bar & Restaurant
Via Tito Speri, ang. Via Maroncelli 8
Milano
Aperto dal martedì alla domenica
Dalle 19 alle 3
Venerdì e sabato:
Royal Buffet dalle 19 alle 22.30
Domenica:
Happy Hour dalle 19 a mezzanotte
Per informazioni:
ristorante 02-62690631
[email protected]
eventi 02-62690631
[email protected]
www.ristorantecost.it
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ecoIDEARE - dicembre 2009
ECOLOGIA IN VETRINA
Proponiamo, in questa rubrica, alcuni oggetti innovativi e dal design
accattivante realizzati con materiali ecocompatibili e dedicati al consumatore
attento all’ambiente ma che non rinuncia al glamour di un prodotto speciale.
IL BANCO DELL’EBANISTA DI ECO.IS
IDEE SOSTENIBILI
Il vecchio banco di lavoro degli artigiani si rinnova in chiave sostenibile
e diventa un elemento d’arredo da inserire in un contesto contemporaneo.
Il piano del banco è ideato e realizzato da ECO.is, in collaborazione con
architetti e abili artigiani. Ogni pezzo è unico perché viene realizzato in base
alle scelte del cliente tra specie di legno diverse, stagionate naturalmente e
lavorate con l’impiego di macchine tradizionali e l’intervento significativo
di tecniche manuali, come la finitura ad olio steso a pennello e tirato a
mano con straccio. Tutti i legni che ECO.is propone per la selezione sono
di provenienza certificata, cioè hanno origine in foreste gestite in modo
sostenibile. www.ecois.eu
L’ECO-PARRUCCHIERE
Non abbiamo più scuse! Ora anche asciugare e lisciare i capelli può essere
eco-compatibile. Sono nati infatti phon e piastre con scocca completamente
riciclabile, bassi consumi, decorazioni antigraffio ottenute con trattamenti
ecologici e resistenti alle sostanze aggressive. Inoltre sono venduti con un
imballo prodotto con risorse rinnovabili e riciclabili al 100%.
www.gammapiu.it
TELEFONATE RICICLATE
Sarà presto disponibile con Vodafone il telefono Samsung Blue Earth, il primo telefono eco-friendly
con alimentazione solare e eco walk. Il telefono è realizzato con plastica riciclata ricavata dalle
bottiglie dell’acqua, alimentato ad energia solare ed è privo di sostanze nocive. Tra le funzionalità
più innovative anche l’Ecowalk, un software che permette di contare i passi con un contapassi
integrato. Si sa, camminare è il modo più ecologico per spostarsi... www.shop.vodafone.it
GROWING JEWELRY
Per tutte le ragazze dal cuore ecologista, l’islandese Hafsteinn Juliusson
ha creato i gioielli-giardino: una serie di anelli da....coltivare.
Sì, perché la loro particolarità è quella di avere una micro zolla di
terra seminata che va annaffiata e curata, proprio come un
giardino, ma in miniatura.
Come diceva De Andrè: “dai diamanti non nasce niente,
dal letame nascono i fiori”.
http://hafsteinnjuliusson.com/index.php?/projects/growing-jewelry/
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Biblioteca della sostenibilità
LA CITTÀ DEL SOLE - COME SCEGLIERE E FARSI “IN CASA” L’ENERGIA PULITA
di Stefano Apuzzo e Nicolò Spinicchia - Stampa Alternativa I libri di Gaia, 2009 - pagine 170
La Città del Sole” non è un’utopia e neanche un luogo immaginario, ma è abitata da persone,
energie e tecnologie vere: scelte non solo possibili, ma anche già in atto, di successo e
ampiamente testate. “La Città del Sole” è una guida per scegliere l’energia pulita, “costruirsela
da sé” e orientarsi nel labirinto del mercato energetico liberalizzato. Utile anche per usare
l’unica, vera, fonte di energia pulita: il risparmio, per la bolletta e per l’ambiente. “La Città
del Sole” illumina non solo le famiglie, le imprese e le amministrazioni pubbliche, ma anche
le scuole e gli studenti: è una realtà, basta volerla costruire. Citiamo la dedica, che esprime al
meglio lo scopo del libro: “A tutti coloro che non ritengono il sole un semplice corpo di gas che
brilla a molti milioni di chilometri da noi, ma fonte di vita ed energia”.
“
ECOEUROPA - LE NUOVE POLITICHE PER L’ENERGIA E IL CLIMA
di Carlo Corazza - Egea, 2009 - pagine 256
n meno di un decennio l’ambiente e l’energia sono diventati temi cruciali per perseguire
gli obiettivi di primo piano dell’agenda europea, quali lo sviluppo sostenibile, il
commercio internazionale, il rilancio della competitività, l’innovazione e lo sviluppo
tecnologico. Questo libro si propone di ripercorrere le principali tappe attraverso le quali
sono state gettate le premesse per una “politica comune” per l’energia e per la lotta ai
cambiamenti climatici. In vista anche del vertice di Copenaghen di dicembre 2009, la nuova
politica è presentata come il superamento della tradizionale contrapposizione tra crescita e
ambiente e indicata come via, non solo per lo sviluppo sostenibile, ma anche per far uscire
dalla crisi un’Europa più forte e recuperare parte della sovranità energetica.
I
SPRECHI - IL CIBO CHE BUTTIAMO, CHE DISTRUGGIAMO, CHE POTREMMO UTILIZZARE
di Stuart Tristram - Bruno Mondadori Editore, 2009 – pagine 358
T
ristram Stuart con lo spreco di cibo si è voluto sporcare le mani, affrontando il tema da
un punto di vista globale, per individuare l’origine di questo fenomeno planetario.
“In un mondo ideale non vi sarebbero freeganisti perché non ci sarebbe spreco di cibo.
Tutti i sistemi generano sprechi, ma nel caso del cibo, “spreco” dovrebbe diventare un
termine improprio. Se considerassimo il ciclo alimentare in maniera olistica, come un
tempo era essenziale fare e come ora sta di novo diventando necessario, capiremmo
immediatamente che tanti dei nostri sprechi sono inevitabili.”
LA CUCINA ETICA - IL PIÙ COMPLETO RICETTARIO DI CUCINA VEGAN
di E. Barbero, A. Cattelan, A. Sagramora - Edizioni Sonda, 2009 – pagine 391
a Cucina Etica è il più importante e completo ricettario vegan pubblicato in Europa
con circa 800 ricette etiche cruelty-free, senza alcun prodotto di origine animale, per
sperimentare i tantissimi gustosi piatti della cucina italiana ed etnica. Si tratta di piatti per
la maggior parte di facile realizzazione ma non mancano ricette sfiziose e maggiormente
impegnative per i cuochi più intraprendenti ed esperti. Oltre alla sezione pratica dedicata
alle ricette ed alla cucina, vi è anche un’ampia introduzione con diversi articoli di
approfondimento riguardo le motivazioni della scelta di vita vegan: etiche, salutiste,
ecologiche, spirituali, legate allo sviluppo sostenibile. Questa nuova edizione si arricchisce
di una importante novità: la migliori ricette del ristorante Muscolo di Grano di Milano.
L
SCUOLA NATURA - GIOCHI E ATTIVITÀ PER AVVICINARE I BAMBINI ALL’AMBIENTE
di Italo Bertolaso, Ginevra Sanguigno, Patricia Meyer - Red Edizioni - pagine 94
uesto è un libro da leggere, ma soprattutto da vivere: invita a giocare all’aperto per
ritrovare un contatto autentico con la natura e mettere in condizione i bambini di
vivere in prima persona profumi e suoni che fanno parte del patrimonio innato di tutti
gli uomini ma che la nostra società ci ha fatto dimenticare. Riscopriamo con i bambini le
sensazioni che la natura ci offre: il fango e l’argilla, la corteccia degli alberi, il vento con
cui danzare, i suoni degli strumenti costruiti con materiali semplici... La natura come amica,
la natura come casa, la natura come parte di noi. E la natura come scuola, per imparare ad
ascoltare, ad aprirsi e dialogare con altri mondi.
Q
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ecoIDEARE - dicembre 2009
La coccinella che sussurrava alle rose.
Da anni impegnata nella ricerca di
metodi sostenibili di coltura della
rosa,Nino Sanremo offre oltre 300 rose in
catalogo, cresciute in vaso nella loro
terra d’origine per proteggere l’apparato
radicale delle piante ed evitare
l’uso nel terreno di prodotti dannosi per
l’ambiente. Un amore per la natura
e una dedizione tali da spingere l’azienda
alla continua innovazione: dai vasi
biodegradabili Fertilpot® alla lotta
integrata, che permette di mantenere sane
le piante attraverso l’uso di coccinelle e
insetti utili,fino ad arrivare all’uso di
rimedi omeopatici nella cura delle rose,
ultima frontiera della sperimentazione
dell’azienda in ambito ecologico.
La passione unita alla volontà di offrire
un prodotto e un servizio di alta qualità,
nel totale rispetto dell’ambiente, mettono
Nino Sanremo in prima linea nella lotta per
la salvaguardia ecologica.
Nino Sanremo fa dell’ecosostenibilità e
dell’etica i suoi credo e si fa garante di una
rosa che attecchisce tutto l’anno.
www.ninosanremo.com
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INDICE DELLE AZIENDE E DEGLI ENTI CITATI
COLLABORA CON
ECOIDEARE
Per collaborare con Ecoideare
è sufficiente acquistare
almeno 20 copie della rivista
a 2,5 Euro ciascuna, e il vostro
nome verrà segnalato in
questa sezione e sul sito
www.rinenergy.it
Parteciperete così al nostro
importante progetto di
diffusione dei temi
dell’ecosostenibilità e della
protezione ambientale.
Progettare ecocompatibile
deve diventare un’abitudine di
tutti.
Per maggiori informazioni,
per i numeri arretrati e per la
pubblicità su Ecoideare:
Tel. 02.36642800
Distribuzione: 7.000 copie
Stampato su carta
20
ecoIDEARE - dicembre 2009
MILANO
• Rinenergy
Via Sardegna, 57
• Università degli Studi
di Milano Bicocca
Piazza della Scienza 1
• Associazione Gaia Italia
Corso Garibaldi, 11
• Ge.Fi. Spa
Viale Achille Papa, 30
• Weleda Italia
Via del Ticino, 6
• Aveda
Via Fatebenefratelli, 16
• Lush Italia
Via Maroncelli,11
Via Dante, 15
Via Fiori Chiari, 6
• Fondazione AEM
Casa dell’energia
Piazza Po, 3
• Camera di Commercio
Via Meravigli, 9/b
• Cost Restaurant & Lounge Bar
Via Tito Speri,
ang. Via Maroncelli 8
COLOGNO MONZESE
• Associazione Amici della
Terra Lombardia
Via Einaudi, 1
GAGGIANO
• Comune di Gaggiano
Via Roma, 36
• Sasom srl
Via Roma, 36
CORNATE D’ADDA
• Lux Service
Via Primo Stucchi,78
RESCALDINA
• Ceriani Luce
Via Provinciale Saronnese, 6/8
SESTO SAN GIOVANNI
• Lush Italia
Centro Sarca - Via Milanese
SETTIMO MILANESE
• Ceriani Luce
Via Gramsci, 86
MONZA
• Europrogettare
Via Felice Cavallotti, 21B
• Cassano Parquet
LODI
• L’Erbolario
Viale Milano, 74
BERGAMO
• Arredi Contract Design srl
Rotonda dei Mille, 4
BOLZANO
• Klimahouse – Fiera Bolzano Spa
Piazza Fiera, 1
SANREMO
• Nino Sanremo
Via G. D’Annunzio, 81
BOLOGNA
• Greenplanet.net
Via della Zecca, 2
RACCONIGI
• Compagnia di Finanza Etica
Via Stefano Tempia, 14
SAVIGLIANO
• Accademia del riciclo
Piazza Sperino, 1
ROMA
• Ecoradio
Via XX Settembre, 4
• Consip
Via Isonzo, 19/E
• Enel
Lungotevere Thaon di Revel, 76
PESARO URBINO
• Alce Nero Cooperativa
Via Strada delle Valli, 21
SAN GIOVANNI AL NATISONE (UD)
• Eco.Is
Via Casali, 56