Tariffe locali: un panorama variegato

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Tariffe locali: un panorama variegato
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Tariffe locali:
un panorama
variegato
Maura Monari
Unioncamere Emilia-Romagna ha realizzato, in collaborazione con le singole Camere di commercio e
con la società ref. (Ricerche e Consulenze per l’Economia e la Finanza), un progetto per il monitoraggio delle tariffe locali di elettricità, servizio idrico
e rifiuti solidi urbani, analizzando il costo di questi
servizi per le piccole e medie imprese della regione.
I COSTI DELL’ENERGIA ELETTRICA
La rilevazione più complessa è risultata quella
relativa alle tariffe elettriche. Infatti, il mercato
dell’energia elettrica è piuttosto complicato, con diversi tipi di tariffa a seconda dell’intermediario che
sceglie l’azienda, del tipo di contratto che stipula e
della quantità di energia che necessita.
Infatti, per acquistare energia elettrica è possibile
rimanere nel mercato tutelato, con tariffe stabilite
dall’AEEG (Autorità per l’energia elettrica e il gas),
oppure approvvigionarsi nel mercato libero, nel
quale si possono contrattare condizioni che fanno
risparmiare in media il 6% sul costo del kWh.
Per l’indagine si è intervistato un campione di 1.200
imprese della regione Emilia-Romagna rappresentativo dei maggiori settori produttivi e di tutte le
dimensioni d’impresa.
È emerso che tra le imprese modenesi “non energivore” (cioè che consumano meno di 300 MWh/anno)
il 60% si rivolge al mercato libero, mentre tra quelle
“energivore” (consumi >300 MWh/anno) tale percentuale sale al 96%.
Tra le imprese che si approvvigionano sul mercato
libero, vi sono poi diversi contratti a seconda che si
scelga una tariffa monoraria, bioraria o multioraria,
con prezzi fissi, indicizzati o a sconto.
Tenendo conto di questa notevole variabilità rispetto al prezzo che ciascuna azienda riesce a ottenere,
risulta che, in media, il prezzo dell’energia per kWh
diminuisce all’aumentare della classe di consumo
dell’impresa. Così si va da un minimo di 14 centesimi per la classe di imprese più “energivore”
(>10.000 MWh/anno) ai 25,5 centesimi per la classe di imprese che consumano di meno (<50 MWh/
anno).
Il confronto con la media regionale mostra come il
costo per kWh sia inferiore per le imprese modenesi
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“
I dati
del monitoraggio
di Unioncamere ER
per tutte le classi di consumo prese in considerazione tranne che per quella maggiore (>10.000 MWh/
anno). Il minor costo rilevato nella provincia è da
attribuirsi alla maggiore diffusione del mercato libero presso le imprese modenesi rispetto al totale
regionale.
Riguardo al servizio erogato, ben il 58% delle imprese modenesi si dichiara soddisfatto; il motivo
di maggior scontento risulta la scarsa trasparenza, denunciata dal 19% delle imprese intervistate,
mentre a livello regionale il dato negativo più rilevante sono i costi dell’elettricità (16%).
A testimonianza del gradimento per il servizio offerto, il 33% delle imprese non cambierebbe intermediario anche a fronte di uno sconto, mentre il 38%
delle imprese sarebbe disposta a cambiare fornitore
solamente a fronte di uno sconto di almeno il 15%.
Questa attenzione ai costi si riflette anche nella
scelta del tipo di energia che si desidera utilizzare:
alla domanda se le imprese fossero disposte a pagare di più per avere energia elettrica prodotta con
fonti rinnovabili, solamente il 21% ha risposto di sì,
il 63% sarebbe d’accordo ma solo allo stesso prezzo
dell’energia prodotta con fonti non rinnovabili e il
15% ha risposo decisamente di no.
IL SERVIZIO IDRICO
L’organizzazione del servizio idrico, compresa la
gestione della rete fognaria, è affidata alle AATO
(Autorità di ambito territoriale ottimale) che, nel
caso della regione Emilia-Romagna, coincidono
con i confini provinciali. Nella provincia di Modena,
tale organismo ha dato in gestione il servizio idrico
a tre gestori che servono cinque bacini di utenza:
AIMAG, Sorgea, Hera SAT, Hera 1 e Hera 2. Nell’indagine sono stati presi in considerazione solamente
i comuni con più di 5.000 abitanti (28 comuni in
provincia di Modena) che coprono però il 92% della
popolazione provinciale.
Data la complessità delle tariffe, si sono ipotizzate
cinque tipologie di imprese e calcolato la spesa annua per ciascuna di esse.
La media provinciale per ogni profilo d’impresa
prescelto ha dato i seguenti risultati: un’impresa
agricola (consumo d’acqua pari a 3.000 mc/anno)
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paga 4.706 euro in un anno, un parrucchiere (400
mc/anno) paga 809 euro, un bar (900 mc/anno) ne
paga 1.914, un ristorante (1.800 mc/anno) 3.903 e
un albergo (10.000 mc/anno) 22.023 euro.
Esaminando il confronto con la media italiana, il
comune di Modena si colloca sempre al di sotto di
tale valore. Tuttavia, all’interno di ciascun profilo di
consumo, esiste una notevole variabilità a seconda
del gestore dal quale ci si rifornisce all’interno della
provincia.
Come si può notare, l’albergo (che ha i consumi
maggiori) mostra le differenze più elevate, con un
costo minimo di 18.375 euro l’anno e un costo massimo di 25.457 euro l’anno. Mentre il parrucchiere
(che come tipo di impresa consuma meno acqua)
varia da un minimo di 697 euro l’anno a un massimo di 905, con una differenza di 208 euro.
Pertanto, si può notare come la variabilità cresca
all’aumentare dei profili di consumo; infatti, anche
la differenza fra il prezzo al metro cubo massimo e
quello minimo va da 0,5198 centesimi al mc per il
profilo del parrucchiere (che ha i consumi più bassi), a un massimo di 0,7082 centesimi al mc per
l’albergo (che ha i consumi maggiori).
Discorso a parte merita il profilo dell’azienda agricola, che con una tariffa particolare mostra in assoluto la variabilità minore (0,2129 centesimi il mc)
anche con consumi piuttosto elevati.
Costo medio dell’energia elettrica (centesimi di €/kWh) per classi di consumo:
media provincia di Modena ed Emilia-Romagna
30
Modena
Cent. di €/kWh
25
Emilia-Romagna
20
15
10
5
0
0-50
50-100
100-300
30
30000
1.200
1.200- >10
>
>10.000
0 000
10.000
Mwh/anno
Fonte: ref.
Spesa al mc per profili tipo per il servizio idrico, utenze non domestiche, media
provincia di Modena
Hotel, albergo
Ristorante, trattoria
Bar, pub
Parrucchiere
Impresa agricola
0
0,50
1,00
1,50
2,00
Fonte: ref.
Spesa annua al mq per profili tipo per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani:
media provincia di Modena
Ortofrutta
Bar
Ristorante
Supermercato
Albergo
0
1.000
2.000
3.000
2,50
RIFIUTI SOLIDI URBANI
Anche in questo settore la materia è piuttosto complessa e, tra i 28 comuni con più di 5.000 abitanti
presi in considerazione, molti sono già passati alla
TIA (Tariffa di igiene ambientale), ma alcuni applicano ancora la TARSU (Tassa per lo smaltimento dei
rifiuti solidi urbani).
Per individuare i costi dello smaltimento dei rifiuti,
si sono scelti profili di imprese tipo, a seconda della
superficie ricoperta e del tipo di rifiuto prodotto. Così
è emerso che un albergo di 1.000 mq spende in un
anno 3.151 euro per lo smaltimento dei rifiuti, un
ristorante di 180 mq 2.249 euro, un supermercato di
200 mq 1.436 euro, un bar di 80 mq 871 euro e un
negozio di ortofrutta di 60 mq 815 euro.
Anche per i rifiuti è presente la variabilità di tariffe
tra i comuni della provincia, passando ad esempio
da un minimo di 3,7 euro/mq a un massimo di 30,1
euro/mq per un negozio di ortofrutta, oppure da un
minimo di 2,3 euro/mq a un massimo di 5,1 euro/
mq per un albergo.
In generale si può notare come il passaggio da TARSU a TIA abbia influito in modo sensibile sul costo
dello smaltimento dei rifiuti.
Fonte: ref.
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