“Come io vi ho amato” Narrare l`amore

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“Come io vi ho amato” Narrare l`amore
“Come io
vi ho amato”
Giov 13,34
Narrare l’amore
Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi di Udine
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“Come io
vi ho amato”
Giov 13,34
È un quaderno di idee…
È un’agenda…
È un sussidio…
A cura dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile
dell’Arcidiocesi di Udine
Anno Pastorale 2006-2007
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calendario 2006
Di 4 pagine anche orizzontale
DA INSERIRE LE SEGUENTI DATE:
VEGLIA D’AVVENTO NELLE FORANIE
Venerdi 1 Dicembre 2006
VEGLIA DI QUARESIMA
Venerdi 23 Febbraio 2007
VEGLIA DI PENTECOSTE IN CATTEDRALE
Venerdi 25 Maggio 2007
Incontro incaricati Pastorale giovanile
07/10
13/01
17/03
12/05
Incontro di presentazione di MagicJ per le squadre iscritte venerdì 13 ottobre
ore 21 a Udine
Consegna elaborati MagicJ
15/12
15/02
31/03
15/05
Festa conclusiva Magic J 27 maggio
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Appuntamenti
da non dimenticare…
NOVEMBRE – MARZO
Verranno concordati e preparati insieme agli incaricati foraniali di Pastorale Giovanile.
< Corso animatori base
< Corso animatori di secondo livello
< Percorso biblico
WWW.PGUDINE.IT
Completamente rinnovato, si ripropone di fornire il calendario aggiornato in tempo reale di tutte le attività che
durante l’anno vengono proposte in diocesi e nelle foranie; materiale per l’animazione; documentazioni utili
per l’attività pastorale; archivio documentario e fotografico di tutte le iniziative diocesane; link per la ricerca
di materiale utile per l’animazione.
E’ un percorso didattico sulla figura biblica
di Giuseppe venduto dai fratelli (Genesi 38-50)
pensato e realizzato come gioco di ruolo competitivo a premi. Il gruppo riceverà un mazzo di
carte che lo porteranno, attraverso quiz, prove di abilità ed esperienze, a conoscere ed
approfondire la vicenda del giovane Giuseppe riletta e rapportata alla vita dei ragazzi.
Ogni fase del gioco produrrà un punteggio che sarà pubblicato sul sito dove ogni squadra
monitorerà la sua posizione e potrà acquisire punti attraverso prove aggiuntive.
Magic J è supportato dal percorso diocesano per l’animazione dei preadolescenti pubblicato sul
Quaderno di Idee: «Come io vi ho amato»: Narrare l’amore ma può costituire un percorso indipendente
dal programma catechistico della parrocchia.
EDUCARE ALLA spiritualità GIOVANILE"
Corso universitario di aggiornamento…
è il tema del Corso di aggiornamento organizzato insieme all'Università di Udine e in collaborazione
con l'Istituto di Scienze Religiose di Udine che prende avvio nel prossimo mese di ottobre.
E' la proposta di un approfondimento teologico-educativo a livello universitario:
• per dare qualità alla formazione, oltre il livello finora assicurato dai corsi animatori e dal "Master",
• per iniziare un rapporto di collaborazione fecondo con la cultura del nostro tempo, rappresentata
dalla sua istituzione più prestigiosa,
• per "dare anima" ad un percorso di studi di indirizzo pedagogico.
Le iscrizioni al corso di aggiornamento devono pervenire entro il 22 settembre 2006. E' previsto un numero massimo di 55 persone.
I dépliant dell'iniziativa è scaricabile dal sito: www.pgudine.it
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indice
Introduzione
Presentazione del sussidio
• La struttura
• Narrare l’amore
• Orientering
Narrare l’amore
•
•
La parola di Dio illumina i miei passi
Dio è amore
Sezione giovani:
Come orientarsi
Troverai…
Camminare insieme per crescere
Indicazioni pedagogiche
•
Mi fido di te
•
C’è spazio per te
•
Protagonisti
•
Obiettivo: crescere
Dall’auditorium al laboratorium
Indicazioni didattiche
•
Cos’è il laboratorio
Cento modi per dire “amore”
Indicazioni metodologiche
•
Let’s go
•
Playlife
•
Ti racconto…
•
Le sfumature dell’amore
•
Sperimentare gesti d’amore
•
Dillo con…
6
pag. 999
Amore per-dono pag. 999
•
•
•
•
•
Introduzione
La parola
Sotto la lente
Hai un momento Dio
Laboratorium
Amare l’amabile pag. 999
Amore oltre l’amabile pag.
Sezione ragazzi
Come orientarsi pag. 999
Troverai …
Giuseppe e i suoi fratelli pag. 999
La Parola
Dreams pag. 999
Crisis pag. 999
• In diretta
• Hai un momento
• Laboratorium
Roads pag. 999
Feeling pag. 999
Dio
Approfondimento
Lectio divina
Percorso affettività e sessualità
Percorso genitori
Appendice
Materiale per laboratorium
Bibliografia consigliata
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“Come io
vi ho amato”
Giov 13,34
Il tema nasce dall’incrocio di due strade:
n quella della Chiesa universale.
Il Papa ha già annunciato il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che
sarà celebrata in tutto il mondo la domenica delle Palme 2007: «Come io vi ho amato, così
amatevi anche voi, gli uni gli altri» Gv 13, 34.
Il tema dell’amore, ricco e complesso, collega il cammino formativo dei giovani con il
centro dell’annuncio cristiano. Benedetto XVI lo indica chiaramente: « Dio è amore; chi sta
nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui (1 Gv 4, 16). Queste parole della Prima Lettera di
Giovanni esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l'immagine
cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell'uomo e del suo cammino. Inoltre, in
questo stesso versetto, Giovanni ci offre per così dire una formula sintetica dell'esistenza
cristiana: « Noi abbiamo riconosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto ».
(Deus Caritas est n. 1)
n quella della nostra Chiesa diocesana.
L’Arcivescovo ha indicato nella traditio fidei il cammino pastorale del prossimo triennio.
«La traditio fidei è sempre stata la questione centrale della Chiesa in tutti i tempi. Ma oggi
il trasmettere ai nostri contemporanei, in particolare ai giovani, la nostra fede in Gesù
Cristo, assume un carattere di particolare urgenza e ci appare come la risposta più vera
alle domande di senso che vengono espresse dalla nostra società, molto disorientata sui
valori della vita».
La trasmissione della fede, in particolare ai giovani, per la nostra Chiesa diocesana
diventa quindi una priorità da porre al centro di tutta l’attività pastorale rivolta ai giovani.
Dall’incrocio di queste due strade, nasce il percorso del prossimo triennio:
«Come io vi ho amato»
Il nucleo teologico centrale di riferimento è l’esperienza dell’Amore come manifestazione di
Dio che si rende visibile nella storia umana. Il Risorto fonda tutto il percorso della Chiesa
sull’amore. A Pietro pone una domanda decisiva: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di
costoro?"
«Gesù chiede a Pietro se lo ama «più» degli altri per ridi-mensionare la sua pretesa di
essere migliore degli altri. Ma non solo: l'amore ha come molla il «più». È infatti sempre
una competizione; ma non con gli altri, bensì con se stessi, per vincere egoismo, orgoglio
e paura. L'amore è sempre un di «più» - se non cresce, diminuisce - nell'umiltà e nella
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dedizione. È la nostra partecipazione al magis proprio della «maestà» (majestas
deriva da magis = più) del Dio amore, a immagine del quale siamo creati. Il nostro
cuore infatti è spinto dal desiderio insaziabile di un di più senza fine. Ciò che finisce è
finito, ma non perfetto. Questo «di più», marchio divino dell'uomo, è il suo tormentoso
destino, di felicità o di dannazione: segna il progresso della sua storia se investito
nell'amore, il regresso se investito nell'egoismo». (Silvano Fausti)
Ci sembra di intravedere nella ricerca appassionata di questo “di più” uno dei nuclei più
sensibili della pastorale giovanile: le grandi tensioni adolescenziali, esaltanti e
drammatiche ad un tempo, hanno come sfondo il bisogno di dare un senso verticale
all’amore.
Su questa piattaforma teologico-pastorale abbiamo collocato la “traditio” come
narrazione di una fede viva che, come ci indica ancora l’Arcivescovo «si situa nella
storia, si fa storia e cambia la storia».
Narrare l’amore, Narrare la speranza e Narrare la fede sono la declinazione teologale
dell’esperienza dell’amore infinito di Dio, riconducibile alle aspirazioni e alle tensioni più
profonde della vita stessa del giovane.
Il tema 2006-2007, Come io vi ho amato: narrare l’amore costituisce, pertanto, il primo
dei tre passaggi di questo cammino.
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Presentazione del sussidio
“…diventare cristiani capaci di dire e trasmettere la fede oggi”, cosi l’Arcivescovo Pietro Brollo ci invita a
camminare insieme verso la stessa meta.nel triennio 2006-2009.
Pertanto ti proponiamo, a supporto della tua attività pastorale con i ragazzi e giovani il primo dei tre volumi che
fanno parte di un progetto didattico unitario ma che consentono un’autonomia di utilizzo.
la struttura
Narrare l’amore 2006/2007
Narrare la speranza 2007/2008
Narrare la fede 2008/2009
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Narrare
l’amore
COMPOSIZIONE
Il quaderno contiene: carta 55%, cartoncino 4,8%, inchiostro tipografico 5%, spirale metallica 0,5%, sudore 35% di cui 10% lacrime;
nervosismo 5% e spirito collaborativo 15%.
FORME E CONTENUTO
Volumi di dimensione, numero di pagine peso e contenuto di poco variabili, l’Ufficio di pastorale giovanile garantisce comunque, per
tutti i prodotti, la massima corrispondenza tra forma e contenuto.
Sono presenti 3 sezioni:
• GIOVANI
• PREADOLESCENTI
• APPENDICE
La sezione Giovani si sviluppa attraverso 3 percorsi: Amore e potere, Amare l’amabile e Amare l’inamabile.
In ognuna di queste è presente:
• l’icona biblica di riferimento.
• La riflessione sull’icona biblica
• Il laboratorium
La sezione ragazzi sviluppa l’icona biblica di Giuseppe e i suoi fratelli attraverso 4 temi : Dreams, Crisis, Roads,Feeling
Gli approfondimenti riguardano:
• lectio divina
• , un percorso sull’affettività e sessualità dei giovani
• un percorso per i genitori
L’ appendice contiene:
• Materiale utile per l’applicazione del medicinale!
• Bibliografia
CATEGORIA
Quaderno di idee per animatori che non reca danno a preadolescenti e giovani / quaderno di idee pensato per preadolescenti e
giovani che non reca danno agli animatori.
PRODUTTORE E TITOLARE DELL’ORGANIZZAZIONE ALL’IMMISIONE IN COMMERCIO
Ufficio di Pastorale Giovanile di Udine.
CONTROLLORE FINALE
Nonostante considerevoli sforzi, continua a sfuggire qualcosa nella fase finale di produzione, con conseguenti inevitabili difetti di
confezione. Il produttore declina ogni responsabilità sul prodotto finito in caso eventuali danni a terzi.
INDICAZIONI TERAPEUTICHE
Sindrome acuta di insufficienza immaginatoria. Stati di grave bulimia televisiva. Distonia rimbecillimento da abuso di videogiochi.
Irritazioni cellulari da SMS. Squilibri emotivi connessi a stress per mancanza di idee. Stati apatici da eccesso di conformismo.
Abbassamento della soglia di collaborazione.
CONTROINDICAZIONI
Non sono state rivelate particolari controindicazioni, tuttavia il prodotto potrebbe rivelarsi inefficace se somministrato a soggetti con
iposensibilità ad attività creative e in soggetti con tendenza alla passività.
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PRECAUZIONI PER L’USO
Il prodotto può essere somministrato al singolo e al gruppo ma sono stati segnalati casi di somministrazione eseguite singolarmente
in cui l’individuo è stato in preda ad acuto stato confusionale. Per una migliore efficacia del prodotto si consiglia quindi l’uso di
gruppo.
INTERAZIONI
L’assunzione insieme con altri prodotti di analoga forma e contenuto esalta l’efficacia del prodotto. Si segnala un’interazione
particolarmente positiva tra le attività del laboratorium, gli incontri di formazione e le veglie di preghiera proposte. Nel caso in cui i
prodotti sopra elencati vengano assunti con opportuno dosaggio e continuità nel tempo, aumentano le probabilità di successo.
AVVERTENZE SPECIALI
La confezione del prodotto è parzialmente artigianale. Per non danneggiarlo, va mantenuto in luogo asciutto e lontano da fonti di
calore. Si consiglia quindi di non usarlo per ripararsi dalla pioggia ne come sottopentola.
Tenere il medicinale fuori dalla portata dei bambini.
Dopo l’uso non disperdere nell’ambiente.
DOSE MODO E TEMPO DI SOMMINISTRAZIONE
Il dosaggio è libero in relazione alle necessità e agli stati d’animo del paziente. Per una migliore efficacia si consiglia un uso
frequente, trasversale tra le sezioni, indipendente dall’ordine di stampa e dal calendario.
Le bande colorate a bordo pagina ti permetteranno di consultarlo rapidamente, infatti ad ogni parte dei percorsi corrisponde un
colore.
SOVRADOSAGGIO
Una dose eccessiva non dovrebbe rappresentare rischio per la salute a meno che non ci sia assunzione concomitante di una
quantità smisurata di prodotti similari.
EFFETTI INDESIDERATI
Il prodotto è in genere ben tollerato. Si riportano comunque le seguenti anomalie:
• Stati d’insonnia connessi a dipendenza dal prodotto.
• Irrequietezza
• Catastrofismo
• Atteggiamento logorroico seguito da enunciazione di versetti biblici.
Un uso sregolato e improprio del prodotto, così come proposto, non determina i rischi indesiderati. Qualora si dovessero identificare
effetti indesiderati diversi da quella sopra descritti, si prega di segnalarli all’azienda produttrice.
SCADENZA
In verità il prodotto mantiene inalterate le proprie qualità per un periodo difficile da stabilire. In caso di carente distribuzione del
prodotto e urgente necessità fisica o supporto psicologico o di materiale rivolgersi alla farmacia di turno:
Ufficio di Pastorale Giovanile di Udine via Treppo, 1 33100 Udine, 0432/414522, www.pgudine.it.
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orientering
Sezione giovani
Se accompagni nella crescita un gruppo di adolescenti inquieti
questo fa per te!
Vi sono:
< indicazioni pedagogiche , didattiche e metodologiche per prepararti
ad affrontare il percorso educativo
< tre icone bibliche sviluppate attraverso la Parola, un
approfondimento di questa, una parte specifica per la preghiera e
alcune proposte operative di laboratorio
Sezione ragazzi
Se il gruppo che segui è di vivaci pre-adolescenti troverai
conforto e speranza!
Vi sono :
< Un percorso strutturato su una sola icona biblica, con
approfondimento della Parola
< indicazioni per la programmazione di momenti di preghiera e di
attività con i ragazzi utile per affrontare il percorso catechistico “Magic J”
Approfondimenti
Per chi è ormai un ”esperto” nell’animazione di gruppi di giovani e
adulti.
Troverai:
< Lectio divina
< Percorso sull’Affettività e sessualità
< Percorso per le Famiglie
Appendice
Qui trovi la raccolta del materiale utile per le attività che
vorrai affrontare tranne coraggio e impegno:quello devi
metterlo tu!
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Inoltre qua e là nel sussidio troverai strisce di fumetti per riflettere o per farti
una risatina!!!
I personaggi
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Se cerchi
delle risposte,
delle soluzioni preconfezionate solo da applicare,
un dettagliato vademecum per sopperire al vuoto cosmico
che potrebbe pervadere la tua mente…
La soluzione non la troverai a pagina 1,
infatti ogni percorso intrapreso inizia con delle domande,
alle quali cercheremo di rispondere assieme a te!
Miei cari fratelli, sulle grandi arterie, oltre alle frecce giganti collocate agli incroci, ce
ne sono ogni tanto delle altre, di piccole dimensioni, che indicano snodi secondari.
Ora, per noi che corriamo distratti sulle corsie preferenziali di un cristianesimo fin
troppo accomodante e troppo poco coerente, quali sono le frecce stradali che
invitano a rallentare la corsa per imboccare l’unica carreggiata credibile, quella che
conduce sulla vetta del Golgota?
Bisogna fare attenzione, perché si vedono appena.
Don Tonino Bello “La segnaletica del Calvario”
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Narrare l’amore
”
La Parola di Dio
illumina i miei passi
Colloquio di sua Santità Benedetto XVI
con i giovani del Lazio
Piazza San Pietro
Giovedì, 6 aprile 2006
Santità, sono Simone, della Parrocchia di San Bartolomeo, ho 21 anni e studio ingegneria chimica
all'Università «La Sapienza» di Roma.
Innanzitutto ancora grazie per averci indirizzato il Messaggio per la XXI Giornata Mondiale della
Gioventù sul tema della Parola di Dio che illumina i passi della vita dell'uomo. Davanti alle ansie,
alle incertezze per il futuro, e anche quando mi trovo semplicemente alle prese con la routine del
quotidiano, anch'io sento il bisogno di nutrirmi della Parola di Dio e di conoscere meglio Cristo, così
da trovare risposte alle mie domande. Mi chiedo spesso cosa farebbe Gesù se fosse al posto mio in una
determinata situazione, ma non sempre riesco a capire ciò che la Bibbia mi dice. Inoltre so che i libri
della Bibbia sono stati scritti da uomini diversi, in epoche diverse e tutte molto lontane da me. Come
posso riconoscere che quanto leggo è comunque Parola di Dio che interpella la mia vita? Grazie.
™ Rispondo sottolineando intanto un primo punto: si deve innanzitutto dire che
occorre leggere la Sacra Scrittura non come un qualunque libro storico, come
leggiamo, ad esempio, Omero, Ovidio, Orazio; occorre leggerla realmente come
Parola di Dio, ponendosi cioè in colloquio con Dio. Si deve inizialmente pregare,
parlare con il Signore: “Aprimi la porta”. E’ quanto dice spesso sant’Agostino nelle
sue omelie: “Ho bussato alla porta della Parola per trovare finalmente quanto il
Signore mi vuol dire”. Questo mi sembra un punto molto importante. Non in un
clima accademico si legge la Scrittura, ma pregando e dicendo al Signore: “Aiutami
a capire la tua Parola, quanto in questa pagina ora tu vuoi dire a me”.
™ Un secondo punto è: la Sacra Scrittura introduce alla comunione con la famiglia di
Dio. Quindi non si può leggere da soli la Sacra Scrittura. Certo, è sempre
importante leggere la Bibbia in modo molto personale, in un colloquio personale
con Dio, ma nello stesso tempo è importante leggerla in una compagnia di persone
con cui si cammina. Lasciarsi aiutare dai grandi maestri della “Lectio divina”.
Abbiamo, per esempio, tanti bei libri del Cardinale Martini, un vero maestro della
“Lectio divina”, che aiuta ad entrare nel vivo della Sacra Scrittura. Lui che conosce
bene tutte le circostanze storiche, tutti gli elementi caratteristici del passato, cerca
però sempre di aprire anche la porta per far vedere che parole apparentemente del
passato sono anche parole del presente. Questi maestri ci aiutano a capire meglio
ed anche ad imparare il modo in cui leggere bene la Sacra Scrittura. Generalmente,
poi, è opportuno leggerla anche in compagnia con gli amici che sono in cammino
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con me e cercano, insieme con me, come vivere con Cristo, quale vita ci viene dalla
Parola di Dio.
™ Un terzo punto: se è importante leggere la Sacra Scrittura aiutati dai maestri,
accompagnati dagli amici, i compagni di strada, è importante in particolare leggerla
nella grande compagnia del Popolo di Dio pellegrinante, cioè nella Chiesa. La
Sacra Scrittura ha due soggetti. Anzitutto il soggetto divino: è Dio che parla. Ma Dio
ha voluto coinvolgere l’uomo nella sua Parola. Mentre i musulmani sono convinti
che il Corano sia ispirato verbalmente da Dio, noi crediamo che per la Sacra
Scrittura è caratteristica - come dicono i teologi – la “sinergia”, la collaborazione di
Dio con l’uomo. Egli coinvolge il suo Popolo con la sua parola e così il secondo
soggetto – il primo soggetto, come ho detto, è Dio – è umano. Vi sono singoli
scrittori, ma c’è la continuità di un soggetto permanente - il Popolo di Dio che
cammina con la Parola di Dio ed è in colloquio con Dio. Ascoltando Dio, si impara
ad ascoltare la Parola di Dio e poi anche ad interpretarla. E così la Parola di Dio
diventa presente, perché le singole persone muoiono, ma il soggetto vitale, il
Popolo di Dio, è sempre vivo, ed è identico nel corso dei millenni: è sempre lo
stesso soggetto vivente, nel quale vive la Parola.
Così si spiegano anche molte strutture della Sacra Scrittura, soprattutto la cosiddetta
“rilettura”. Un testo antico viene riletto in un altro libro, diciamo cento anni dopo, e allora
viene capito in profondità quanto non era ancora percepibile in quel precedente momento,
anche se era già contenuto testo precedente. E viene riletto ancora nuovamente tempo
dopo, e di nuovo si capiscono altri aspetti, altre dimensioni della Parola, e così in questa
permanente rilettura e riscrittura nel contesto di una continuità profonda, mentre si
succedevano i tempi dell’attesa, è cresciuta la Sacra Scrittura. Infine, con la venuta di
Cristo e con l’esperienza degli Apostoli la Parola si è resa definitiva, così che non vi
possono più essere riscritture, ma continuano ad essere necessari nuovi approfondimenti
della nostra comprensione. Il Signore ha detto: “Lo Spirito Santo vi introdurrà in una
profondità che adesso non potete portare”.
Quindi la comunione della Chiesa è il soggetto vivente della Scrittura. Ma anche adesso il
soggetto principale è lo stesso Signore, il quale continua a parlare nella Scrittura che è
nelle nostre mani.
Penso che dobbiamo imparare questi tre elementi:
leggere in colloquio personale con il Signore;
leggere accompagnati da maestri che hanno l’esperienza della fede, che sono
entrati nella Sacra Scrittura;
leggere nella grande compagnia della Chiesa, nella cui Liturgia questi avvenimenti
diventano sempre di nuovo presenti, nella quale il Signore parla adesso con noi, così
che man mano entriamo sempre più nella Sacra Scrittura, nella quale Dio parla
realmente con noi, oggi.
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Dio è amore
Papa Benedetto XVI inizia la sua lettera ponendoci una domanda, ed è la stessa domanda
a cui cercherai di dare una risposta con i ragazzi.
Deus caritas est
Lettera enciclica di Benedetto XVI
[…] “Ricordiamo in primo luogo il vasto campo semantico della parola “amore” si
parla di amor di patria, di amore per la professione, di amore tra amici, di amore
per il lavoro, di amore tra genitori e figli , tra fratelli e familiari, dell’amore per il
prossimo e dell’amore per Dio. In tutta questa molteplicità di significati , però,
l’amore tra uomo e donna, nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente e
all’essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile,
emerge come archetipo di amore per eccellenza, al cui confronto , a prima vista tutti
gli altri di amore sbiadiscono.
Sorge allora la domanda: tutte queste forme di amore alla fine si unificano e
l’amore, pur in tutta la diversità delle sue manifestazioni, in ultima istanza è
uno solo, o invece utilizziamo una medesima parola per indicare realtà totalmente
diverse?” […]
Sommo Pontefice Benedetto XVI
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Se desideri puoi approfondire con la lettura dell’enciclica, noi comunque ti forniamo
alcune indicazioni sul termine “amore”, citate anche dal Papa stesso che potrebbero
esserti utili per riflettere prima di affrontare il tema con i tuoi ragazzi.
I significati del termine amore sono molteplici…
Filìa: (dal greco affetto): legame affettivo profondo e disinteressato, fatto di
aimpatiae di stima, del godimento di trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda
con qualcun’altro, tipico dell’amicizia.
Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto diventare
mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo sarebbe
diventato. Fino al giorno del suo arrivo io non avevo avuto amici. Nella mia
classe non c’era nessuno che potesse rispondere all’idea romantica che
avevo dell’amicizia, nessuno che ammirassi davvero o che fosse in grado di
comprendere il mio bisogno di fiducia, di lealtà e di abnegazione, nessuno
per cui avrei dato volentieri la vita. […] Ho esitato un po’ prima di scrivere che
avrei dato volentieri la vita per un amico, ma anche ora a trent’anni di
distanza sono convinto che non si trattasse di un’esagerazione e che non
solo sarei stato pronto a morire per un amico ma l’avrei fatto quasi con gioia.
[…] I giovani tra i sedici e i diciotto anni uniscono in se purezza di corpo e di
spirito e il bisogno appassionato di una devozione totale e disinteressata. Si
tratta di una fase di breve durata, che tuttavia, per la sua stessa intensità e
unicità costituisce una delle esperienze più preziose della vita.
F.Uhlmann, L’amico ritrovato. Feltrinelli, Milano 1990, pp. 21-22.
Eros: (dal greco desiderio): amore di desiderio e di conquista, che come
un’energia misteriosa, spinge ad avere un rapporto esclusivo con
qualcuno.
Ci baciammo a lungo, non so per quanto tempo.So soltanto che fummo interrotti dal
tassista che tossiva con discrezione.
Quando guardai la strada, il mondo mi parve vuoto e senza senso. La luce rossa di un
semaforo ci aveva fatto fermare in un punto della città che non avevamo mai
attraversato.”Ci lasci qui. Quanto le devo?”.
Camminammo abbracciati […].
Ci limitavamo a fermarci ogni tanto e a baciarci , a baciarci fino a sentire che il bisogno
di respirare erasuperfluo.
L. Sepulveda, Incontro d’amore in un paese in guerra, Guanda, Parma 1997, pp .36-37)
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Agàpe: (dal greco “sollecitudine”): relazione fatta di dedizione, di sollecita
attenzione, di condivisione.
La prima comunità cristiana
42 Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere. 43 Un senso di timore era in tutti e prodigi e
segni avvenivano per opera degli apostoli. 44 Tutti coloro che erano diventati credenti
stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 chi aveva proprietà e sostanze le
vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni giorno tutti
insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con
letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. 48
Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
At.2,42-47
Charitas: (dal latino “carità”): relazione gratuita, disinteressata, benevola, fatta di
perdono, di comprensione, di cura e di solidarietà.
Il lavoro che noi facciamo è un umile lavoro tra i più poveri dei poveri. E noi pensiamo che
non sia una perdita di tempo spendere tutta la nostra vita proprio nel nutrire gli affamati, nel
vestire chi è nudo, nel prendersi cura dei malati, nel dare una casa a chi è senza casa,
nell’insegnare agli ignoranti, nell’amare chi non è amato, nel volere chi non è voluto, poiché
Gesu’ ha detto: “L’avete fatto a me”
Madre Teresa di Calcutta, in “Avvenire” 18 ottobre 1979
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L’amore
L’amore di Dio per l’uomo
L’amore dell’uomo per Dio
L’amore che il padre prova per il
figlio
nell’antico Testamento
Lo ha creato a sua immagine (Gn 1, 26-27;
Sap2, 23) ha stretto con lui un’alleanza (Gn 15) ,
lo ha liberato dalla schiavitù dell’Egitto (Dt 1, 3033), gli ha donato una terra dove scorre latte e
miele.
L’amore che il creatore nutre per la sua opera è
anche amore di padre(Os 11;Is 1.2-4; Ger 3, 19;
31, 18-20), supera l’amore che la madre porta
per il figlio ( Is 49, 15; 66,13), è paragonato a
quello di uno sposo per la sua sposa (Os 1,2;
2,4-15; Ez 16,23).
L’amore dell’uomo verso Dio deriva come
risposta all’amore di Dio e come frutto
dell’alleanza e deve condurre ad una adesione
vitale a Lui (Dt 4, 29; 6, 5ss.; Sir 7,30;Sap 6,
19;8, 3).
Gn 22,2
L’amore per il prossimo
L’amore a Dio non basta, bisogna amare il
prossimo (Lv 19, 18; Sir 13, 19), è Dio stesso a
comandarlo e arenderlo una cosa sola con
l’amore che l’uomo prova nei suoi confronti (Dt
10, 17-19; Is 58, 6s; Mi 6, 8; Zac 7, 9-10)
L’amicizia
1 Sam 18, 1-3
L’amore religioso al prossimo o allo
straniero
Lv 19, 18; 19, 34
L’amore tra uomo e donna
L’amore tra uomo e donna rientra in questo
dinamismio della creazione (Gn 24, 67) e
dell’alleanza tanto da divenire icona dell’amore
di Dio ( Gn 1, 27-28; 2, 18,24-25; Cantico dei
Cantici.)
La passione sessuale
2Sam 13,1. 4. 15; Cantico dei Cantici
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L’amore nel Nuovo Testamento
L’amore di Dio è anzitutto quello di un
padre buono e misericordioso…
Mt 5, 45; 6, 9-12; 1 Gv 2, 15;3,1; Mc 11, 25s ; Mt 18,
12ss; Lc 15, 11-32
…che si preoccupa con bontà dei suoi
figli diletti e di tutte le creature …
Mt 6, 8. 25-32; Ef 5, 1
…ci ha amato per primi e il suo amore lo
troviamo realizzato anche fisicamente
in Gesù Cristo suo figlio prediletto…
1Gv, 4, 19
…un amore che diventa salvezza per
tutti gli uomini e in modo particolare
per chi segue il Vangelo di Cristo
Lc 1; 47; Gv 3, 16; 1Gv 4,10
Pieni dell’amore di Dio infuso nei cuori
dallo Spirito Santo…
Rm 5,5
…gli uomini rispondono con un’ amore
di ringraziamento in un’aspirazione
decisa al regno di Dio e della sua
giustizia.
Mt 6,33
Il prossimo è colui che Dio ci pone
accanto , ma allo stesso tempo ogni
uomo è chiamato a farsi prossimo di
tutti.
Lc10, 29-37
L’amore sopporta tutto con pazienza,
non giudica, non condanna, al
contrario perdona e fa il bene.
L’amore al prossimo e l’amore ai nemici
trovano la loro motivazione più
profonda nell’amore a Dio…
Mt 5, 38s; Lc 6,36;Mt 7, 1ss; Mt 6,14s; 18, 21-25; Mt 5,
43ss; 1Cor 13, 1-8.
…così che l’amore a Dio e l’amore al
prossimo diventano una cosa sola
Mt 22, 34-40; 1Gv 4, 20-21
22
Sezione Giovani
23
Come orientarsi
troverai…
In questa sezione sono presenti:
• Alcune indicazioni pedagogiche che ti aiuteranno a riflettere sul rapporto
educativo tra l’animatore e il ragazzo e sull’importanza dei legami affettivi.
• Indicazioni metodologiche sull’uso del “Laboratorium” come spazio di azione per
il cammino che intendi intraprendere con i ragazzi.
• Indicazioni didattiche su come puoi proporre le attività e usare i vari linguaggi che
ti suggeriamo all’interno del “Laboratorium”
Il tema “Narrare l’amore”, si sviluppa attraverso tre percorsi:
“Amore per-dono”
“Amare l’amabile”
“Amare oltre l’amabile”
Ogni capitolo è organizzato così:
.
Al centro dei percorsi c’è
“Sotto la lente”
“Laboratorium”
la Parola
Ascolta, analizza e accogli dentro te stesso il
messaggio d’amore dei brani biblici
Cogli dalle proposte l’attività che meglio
potrebbe aiutare i tuoi ragazzi a
comprendere il linguaggio dell’amore.
Hai un momento Dio
Prepara il tuo cuore all’incontro con Dio
Usa questo sussidio come preferisci, puoi seguire percorsi verticali, orizzontali, a zig,-zag,
aggiungendo, modificando arricchendo i contenuti e le attività secondo le tue esigenze e/o
possibilità, personalizzando il cammino di formazione.Inoltre puoi organizzare l’attività
dell’anno pastorale seguendo tutti e tre i percorsi proposti o soffermarti solo su un percorso per
24
approfondirlo meglio. Troverai idee e materiale anche sparsi qua e là, puoi prenderne spunto e
creare attività adatte alle esigenze del tuo gruppo o alle varie situazioni
Camminare insieme per crescere
Indicazioni
pedagogiche
L’animatore ha il delicato compito di promuovere il progetto che permette all’individuo e al
gruppo di scoprire e comprendere se stesso.
Conseguenza di questa premessa è il fatto che la centralità dell’interesse si sposta dai
contenuti e dalle metodologie alla qualità della relazione, ai processi di comunicazione e
interazione tra l’animatore e i ragazzi.
•
Personalizzare significa mettere al centro del percorso formativo la persona in tutta
la sua interezza e unicità: esiste il ragazzo, con le sue capacità, le sue attitudini, le
sue potenzialità, i suoi tempi, con i suoi bisogni che richiedono risposte in termini di
educazione. Per lui l’animatore individua obiettivi formativi adatti e significativi,
mette in atto strategie educative che permettono il raggiungimento del massimo per
lui possibile.
•
Personalizzare significa dare a ciascuno secondo i propri bisogni, le proprie
esigenze di crescita che sono uniche e irripetibili proprio perché irrepetibile è la
persona.
•
Personalizzare significa far emergere , accrescere, moltiplicare le capacità e le
competenze personali di ciascuno; valorizzare le identità personali, non svilirle, ma
considerarle la condizione per un dialogo fecondo con altre identità che possono,
così, perfezionarsi a vicenda.
25
Mi fido di te!
Che cosa vuol dire “addomesticare“?
E’ una cosa da molto dimenticata .
Vuol dire “ creare dei legami”…
“Creare dei legami?”
(…) “Tu sarai per me unico al mondo e io sarò per te unica al mondo”
da “Il piccolo Principe “ Antoine de Saint-Exupery
Se la persona che vogliamo formare è l’uomo vivo, creativo, critico, sociale e responsabile,
se vogliamo una società di uomini liberi uguali nei diritti e nei doveri, sarà necessario
tradurre questi concetti in attività quotidiane, in valori vissuti che vengono assimilati nel
loro farsi, non perché insegnati o letti su un libro.
L’animatore deve rispettare la personalità dei ragazzi, stimolare tutte le loro attitudini, cioè
deve fare il censimento dei loro talenti naturali, svilupparli e inserirli in quella piccola
società che è il gruppo, arricchendo nello stesso tempo ognuno di loro e gli altri che
ricevono in uno scambio continuo.
L’educazione si basa su un rapporto di fiducia, la possibilità di affidarsi all’altro avendo la
speranza che l’altro abbia comunque rispetto per te.
La fiducia è qualcosa che si costruisce nel tempo e si modifica nel procedere della
relazione, è qualcosa che con aspetti diversi riguarda tutti e due i poli della relazione, il
ragazzo e l’animatore.
26
C’è spazio
per te
Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi
Ma se tu mi addomestichi , noi avremo bisogno l’uno dell’altro.
da “Il piccolo Principe “ Antoine de Saint-Exupery
Per crescere e per vivere abbiamo bisogno di essere ciascuno se stesso, o se stessa e di
poter abitare in un “noi”.
La parola accoglienza si accompagna a comunità, contiene la reciprocità, in quanto si
differenzia dall’aiuto che si basa sulla differenza fra chi aiuta e chi è aiutato.
Anche nell’accoglienza in un gruppo vi è chi accoglie e chi è accolto. Vi è chi dà e riceve.
Il tempo dedicato alla relazione cambia il rapporto univoco in una complementarietà,
perché anche chi riceve accoglienza deve a sua volta accogliere.
Di notevole importanza è il contesto nel quale si svolgono le relazioni, l’insieme dei
soggetti che partecipano alla vita collettiva in un contesto formativo: la comunità il gruppo.
L’animatore, che conosce e valorizza le diverse attitudini e capacità personali nel contesto
sociale del gruppo, realizza attività collettive nelle quali ogni ragazzo, stimolato dagli altri,
dà il meglio di sé: chi la fantasia, chi il disegno, chi il senso musicale o l’umorismo, chi il
ragionamento, ecc.
Ciò permette ad ognuno di crescere “differente” ed allo stesso tempo “uguale”.
27
Protagonisti
“Come bisogna fare?” domandò il Piccolo Principe
“Bisogna essere molto pazienti” rispose la volpe .”In principio tu ti siederai un po’
lontano da me, così nell’erba.
Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla.
Ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino…”
da “Il piccolo Principe “ Antoine de Saint-Exupery
L’identità è costituita da un numero indeterminato di cose, abbiamo facce diverse in
situazioni diverse, viviamo simultaneamente sentimenti contraddittori, rivestiamo ruoli
diversi.
Compito dell’educatore è consentire e promuovere l’apertura dei ragazzi “all’altro”.
È necessario lavorare sui contesti, sull’ambiente, occorre creare spazi e significati che
l’altro possa occupare, e interpretare di sua iniziativa.
Che idea di uomo sta dietro al concetto di identità plurale?
Un’idea di vita e di senso che si articolano sull’esperienza.
Proprio nell’esperienza, nello sperimentare il mondo, nell’assaggiare gli altri, nel lasciarsi
provare dagli altri, nel farsi invadere dal mondo c’è la costruzione del senso, la
partecipazione alle cose, l’appartenenza all’altro da me, c’è lo scambio,e la reciprocità che
ci mescola agli altri.
Tutto questo avviene col corpo, col cervello, le parole, i sentimenti, la memoria,
contribuisce a costruire la dignità della persona e la conoscenza dei valori delle comunità.
Il ragazzo che cresce deve attivarsi per padroneggiare la situazione, capirla, gestirla e, se
necessario,
risolvere
i
problemi
che
vi
si
incontrano.
L'animatore diviene allora il regista della situazione formativa, nella quale i ragazzi sono i
protagonisti, a condizione che la sollecitazione ad un lavoro rigoroso pervenga a loro
attraverso un messaggio di stima e di fiducia.
28
Obbiettivo: crescere
Conoscere e comprendere la propria differenza rispetto all’altro, permette la costruzione
dell’identità personale che dovrebbe essere il fine ultimo di ogni progetto educativo.
L’animatore, osservando, atteggiamenti, comportamenti, ecc.dei ragazzi si pone in
atteggiamento di ascolto per comprenderne i reali bisogni.
Come fare?
Osservazione nel campo
Individuazione dei bisogni dei ragazzi
Atteggiamenti
Bisogno di ascolto
Comportamenti
Bisogno di comprendere se
Parole
stessi
Messaggi
Bisogno di leggere i propri
Richieste
sentimenti, reazioni
Bisogno di sicurezza
Formula così gli obiettivi del percorso educativo necessario a quel determinato gruppo di
ragazzi che ha determinate esigenze.
Ecco alcuni esempi che potrebbero essere presi in considerazione:
•
Migliorare l’autostima individuale e la capacità di comunicare;
•
Aumentare la consapevolezza e la capacità di valutare i limiti fisici, sociali ed
emozionali
•
Migliorare le capacità di compiere scelte
•
Sviluppare la spontaneità
•
Aumentare la tolleranza, il rispetto e la comprensione tra i componenti del gruppo
•
Aiutare il gruppo ad acquisire coesione
•
Sviluppare abilità sociali
29
Dall’auditorium al laboratorium
indicazioni
didattiche
Quando si parla di laboratori e di pratica laboratoriale, si tende ancora a pensare a
qualcosa di separato dalla normale attività educativa di riflessione che viene proposta
nelle attività di animazione o di catechismo
Da una parte le lezioni e le spiegazioni: l’auditorium obbligatorio, dove l’adulto parla e i
ragazzi ascoltano; ad esse, poi, in alcune situazioni, si accompagnano attività di bricolage
e svago.
L’educazione ha senso in quanto esiste un soggetto umano concreto, capace sempre più
di affermare se stesso in modo autonomo ed originale, di collocasi nel mondo ponendosi
in relazione con altri soggetti umani, interagendo con loro per sviluppare la sua umanità e
le sue potenzialità.
Pensare alla pratica laboratoriale significa dunque pensare al soggetto che costruisce se
stesso, all’interno di una comunità in cui le interazioni con le altre persone sono continue e
costanti progettando un percorso/proposta che stimoli la ricerca e la sperimentazione.
30
Che cos’è il laboratorio?
•
E’ spazio di apprendimento significativo in cui si coniugano momenti operativi (il fare) e momenti
conoscitivi
•
E’ luogo di formazione che sviluppa autonomia e capacità relazionali
•
E’ metodologia di lavoro che prevede la cooperazione e forme di mutuo aiuto
•
E’ modello che produce atteggiamenti di esplorazione-costruzione
•
E’ strategia tendente a personalizzare il percorso formativo e rispettare ritmi, attitudini, caratteristiche
di ciascun ragazzo, garantendo il diritto alla diversità.
Che cosa si fa?
•
Si fanno ipotesi, si sperimenta, si osservano fenomeni, si manipola, si progetta, si discute si riflette,
ci si confronta con gli altri e si verifica
•
Si riorganizzano le idee
•
Si progettano e si realizzano prodotti significativi frutto di un percorso di crescita
.
Per chi è?
•
Per gruppi costituiti da ragazzi della stessa o di età diverse
•
Per ragazzi e giovani che si aggregano sulla base di interessi e attitudini (gruppi elettivi)
•
Per persone che presentano livelli analoghi di competenze
•
Per gruppi di persone costituiti per elaborare un compito comune (gruppi di compito)
•
Per chi non è più un ragazzo( ! )
Che cosa fa l’animatore?
•
Conosce i bisogni dei ragazzi
•
Progetta i percorsi formativi per gruppi adeguati alle diverse esigenze e realtà
•
Valuta i cambiamenti del contesto in cui opera per ridefinire il percorso
•
Valuta l’efficacia delle attività proposte
•
Documenta tutte le fasi del percorso per poter “rileggere” l’esperienza assieme ai
protagonisti.
Come cresce il ragazzo?
•
Cresce attraverso l’esperienza diretta
•
Si sente protagonista del processo di costruzione della propria identità
•
Cresce in una situazione collettiva di scambio comunicativo tra pari
•
Impara quando ciò che gli viene proposto assume un significato per lui
•
Fa parte del gruppo e ci resta se l’esperienza gli procura emozioni positive
•
Cresce se ha consapevolezza del proprio modo di pensare e“sentire”
31
Cento modi per dire “amore”
indicazioni
metodologiche
Nella parte dedicata al Laboratorium troverai :
Let’s go
playlife
una vita in gioco
Ti racconto…
Le sfumature dell’amore
Sperimentare gesti d’amore
Dillo con…
Di seguito ti forniamo alcuni suggerimenti generali su come puoi utilizzare i vari linguaggi
proposti nelle attività dei laboratori
32
Let’s go
Come proporre l’argomento
Perché?
Probabilmente avrai già affrontato il tema dell’Amore, come non essere ripetitivi?
Quale spinta per riprenderlo in mano? Sei poi così sicuro che scegliere questo filo
conduttore possa far crescere i tuoi ragazzi?
Gli piacerà parlare d’Amore o preferiranno farlo con profondità solo fra di loro nelle
infinite confidenze che sanno regalarsi reciprocamente?
E se tutto si concluderà con un discorso retorico ed inefficacie?
Attenzione! Non dimenticare che qui si parla di
“ Narrare l’amore” e che significa
Imparare a raccontare ciò che viviamo, i nostri sentimenti e desideri per aprirci a relazioni
sempre più autentiche con gli altri e che permette al Signore della vita di camminare con
noi.
Narrare chiede di esporsi e di ascoltare, di dare concretezza al silenzio, di pregare.
Narrare è un verbo in e di movimento,: l’attore narra muovendosi sul palco, cambiando
toni di voce, provocando chi ascolta a rispondere……Questo è lo stile con cui potresti
affrontare il cammino con i ragazzi. Muoversi è una condizione che obbliga alla fatica e
chiede elasticità: così per te animatore: per decidere di offrire un nuovo modo di parlare
dell’Amore è bene impegnarsi (faticare) a trovare le tracce d’interesse dei tuoi ragazzi
(cosa li entusiasma, cosa cattura la loro attenzione, come gli piace parlare delle cose che
li appassionano…); a te anche l’impegno di modellarti allo stile del gruppo (elasticità):
l’obiettivo è che loro sentano di essere cresciuti grazie al cammino che gli hai
indicato…non che giungano ad un'unica e indiscutibile opinione dell’Amore!
Perché parlare d’Amore…perché spesso i ragazzi “sopravvivono” all’Amore: ci stanno
sopra, lo guardano dall’alto (o dal basso, quando non si sentono amati), ne sanno
descrivere le caratteristiche ma gli si avvicinano con timore reverenziale…stanno
imparando a trasformare l’Amore che hanno ricevuto in Amore da donare (il passaggio
dall’essere bimbi e poi uomini e donne) e per fare questo l’Amore lo devono attraversare,
guardare dal di dentro, …narrare, appunto.
E tu sei li con loro, in un ruolo privilegiato: non sei un genitore, ne insegnante che giudica
ma adulto accettato nel loro micro cosmo di regole e linguaggi al quale è concesso
ascoltare e condividere i vissuti interiori: non bruciarti questa fiducia dando loro la
sensazione che “tu si che conosci l’ Amore, perché sei Grande”…condividi con loro la
ricerca,traccia solchi dentro ai quali semiare “parole di Vita” utili per proseguire il viaggio,
infinito, verso l’Amore che ci culla e ci protegge.
Ascolterai così domande senza tempo:“Saprò amare?”,“Potrò amare qualcuno per tutta la
vita? E se mi sbaglio?”“Come amare profondamente chi ho vicino?”,“Ma è proprio vero
che l’amore cambia il mondo?”,“A che punto sono nella mia esperienza di affetto e
relazione con l’alto?” ; le risposte le hanno loro, tu avrai aperto loro una porta che,
oltrepassata, li renderà liberi.
33
Quale lo spirito ?
Lo stile che vi proponiamo è quello di imparare a raccontarsi con umiltà e
spensieratezza.
Nella quotidianità di un anno pastorale o in uno speciale momento nell’ anno liturgico si
possono proporre ai ragazzi le diverse sfaccettature di questo lungo ed infinito racconto
d’amore.
Ci saranno momenti di intesa condivisione e momenti in cui i ragazzi sembreranno
rifiutare ciò che gli proponiamo: la storia di Giuseppe è un racconto che riassume
l’esperienza di una vita intera: sappiamo bene che i ragazzi vivono “l’ istante”, sembrano
cogliere solo e soltanto “l’attimo” ma la proposta di una vita proiettata in avanti,
nonostante disagi e sofferenze, è uno stile di vita che vale la pena sottolineare… Il
sussidio mette in evidenza più volte, con diverse proposte e suggerimenti, che la
progettualità di un esistenza è ciò che ci fa intuire che c’è stato un passaggio dalla vita
nell’infanzia a quella adulta: dai una occhiata per esempio al film « il castello errante di
Howl», o guarda alle opere d’arte come ad un immortale messaggio d’amore.
Non dimentichiamo poi di infilarci un po’ di ironia.
Impariamo a non farci prendere la mano da racconti intimistici e segnati dal senso del
dovere ma cerchiamo di sviluppare una proposta di speranza e apertura al futuro…e un
animatore sorridente ne è già testimone!
Troverai vignette lungo tutto il sussidio che ti aiuteranno a trasmettere il messaggio,
passando attraverso i linguaggi “cari” ai ragazzi; le parole di madre Teresa sono lodi
d’amore alla provvidenza che possiamo fare nostri ma si possono inventare nuovi modi di
parlare con gli altri (gli adulti, in particolare) magari cimentandosi in murales di graffiti, che
inaugureremo con orgoglio di fronte alla nostra comunità parrocchiale.
Come?
Tra le tante attività proposte è importante che tu trovi ciò che ti sembra più adatto alla
realtà in cui vivi e che vivi con i ragazzi che ti sono affidati: ogni gruppo ha le sue
caratteristiche ed è bene rispettarle e valorizzarle, perché rappresentano l’originalità di
ogni singolo componente. Proviamo a fare delle ipotesi:
Gruppo “AIUTO!”
Se hai un gruppo di ragazzi “esuberanti e turbolenti” ma costanti nella presenza puoi
creare un percorso che cerchi di rispettare il loro bisogno di novità…prova allora a
proporre attività con modalità diverse: si può iniziare con un film e continuare
approfondendo con qualche bel esercizio che sviluppi la creatività. La risposta dei ragazzi
avrà poi la possibilità di essere ampliata con la visione delle opere d’arte o con l’ascolto
dei racconti sulle storie che ci vengono dall’oriente o con le testimonianze di vissuti che
non si possono dimenticare.
Gruppo “CHI C’E’,C’E’”
Se invece la fedeltà agli incontri è carente e c’è bisogno di creare aspettativa per quello
che si farà insieme, si può “zizzagare” tra le attività: prova ad iniziare con un percorso
fotografico che amplifichi la dimensione provocatoria del tema, da questo puoi passare a
rilevare i nostri “luoghi comuni” che un immagine può suscitare, per poi tentare di
agganciarti ai vissuti quotidiani dei tuoi ragazzi. Il percorso poi può continuare più
dolcemente tra racconti ed attività di animazione che troveranno il loro culmine nella
parola di Dio proposta nei vari passaggi. Data la non continuità agli incontri, fai attenzione
ad a proporti ogni volta con stili diversi ma che si strutturino sempre nello stesso modo:
lancio dell’argomento, un breve sviluppo ed una “pillola di saggezza”.
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Facciamo un esempio: nel commento al testo di Giuseppe si parla di dimensione emotiva:
lo sviluppo può essere fatto semplicemente con l’esercizio “saluti affettuosi” per
concludersi all’interno dello stesso incontro con un flash – proposta che nasce dalla lettura
del racconto “ A proposito di fratelli”
Gruppo “ALTA FEDELTA’”
Se il tuo gruppo da tempo cammina insieme ed è proiettato verso un percorso formativo
a lunga scadenza si può iniziare proprio dalla Parola di Dio che necessita di conoscenze e
di interpretazioni non facili nè per animatori né per animati. Sarà bello chiedersi in gruppo :
“capiremo di più di questo lungo testo?” ( vedi il racconto di Giuseppe), “perché questo
testo ambientato in un mondo molto lontano ci parla d’amore proprio oggi?” Da qui potrai
passare ad un’ attualizzazione attraverso esperienze di vita vissuta da testimoni del
nostro tempo che favorisce il dialogo e l’ascolto. Il passo successivo sarà quello di aiutare
i ragazzi a rileggere le proprie esperienze affettive con la consapevolezza delle qualità e
dei limiti che ognuno ha, e per questo potranno esserti d’aiuto i tanti esercizi d’animazione.
Se il gruppo è di ragazzi adulti, potrai muoverti fra le tante proposte del sussidio, arrivando
alla fine dell’anno con la sensazione di aver “nutrito” il gruppo a 360 °!
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playlife
una vita in gioco
Proposte di attività di gruppo
In questa sezione troverai alcuni giochi di interazione da proporre al tuo gruppo per
sviluppare e riflettere sui vari temi che troverai in questo sussidio. I giochi di interazione
sono delle attività proposte dall’animatore, strutturate all’interno di un determinato arco
temporale e con specifiche regole, che hanno l’obiettivo di imparare qualcosa di nuovo
rispetto a se stessi, gli altri, il gruppo e di riflettere insieme su questa esperienza di
apprendimento.
Non sono quindi giochi di intrattenimento o di animazione, per divertirsi o far passare il
tempo, ma al contrario sono strumenti utili da utilizzare per la conoscenza e la crescita del
gruppo, per affrontare un determinato argomento, o per iniziare o concludere una serie di
incontri su una specifica tematica.
Perché giocare?
Molti hanno notato nella loro esperienza come questi giochi permettono ai partecipanti di
essere veramente attivi nel corso dell’incontro, in quanto questi giochi danno la possibilità
di mettersi in azione come nella vita di tutti i giorni; inoltre la fase di discussione e
approfondimento è occasione per rivelare al gruppo cose importanti di sé e imparare
nuovi aspetti degli altri.
Per
coloro che fossero interessati ad approfondire l’argomento
giochi di interazione e conduzione dei gruppi, vi
consigliamo il testo “Manuale per animatori di gruppo” di
Vopel (lo si trova alle Paoline) e “Gioco e dopogioco” di
Marcato.
Alcune indicazioni sulle attività che andremo a proporre.
Tutti i giochi ricavati da testi saranno presentati riportando prima l’originale come compare
nel libro (così potete utilizzarla anche in futuro per altri gruppi…), in seguito verrà proposto
qualche adattamento (vedi voce: Proposte alternative) al percorso del sussidio in modo
tale da offrire qualche spunto per il lavoro.
36
Esempi di attività di gruppo
BRAINSTORMING ”Tempesta di idee”
Il Brainstorming è utilizzata quando il gruppo deve trovare idee, soluzioni o formulare
progetti; ed è particolarmente interessante perché fa appello a tutte le possibilità di
immaginazione, di creatività dei singoli individui e dell’intero gruppo.
Comprende: una fase di presentazione del tema, una fase di ricerca collettiva e produzione
di idee, e una di selezione e valutazione.
Le regole: occorre produrre il massimo di idee o soluzioni (a seconda di ciò su cui si vuole
lavorare) nel minimo tempo, per cui nella fase creativa conta più la quantità che la qualità;
ciascun membro è tenuto a dire sull’argomento tutto ciò che gli passa per la mente; è
rigorosamente vietata ogni forma di critica e di censura; tutti devono astenersi dal fare
commenti e devono ascoltare con attenzione gli altri.
Dopo la fase dell’esplosione di idee, l’animatore dà lettura di tutte le idee emerse e con
l’aiuto del gruppo inizia ad ordinarle su un cartellone, cancellando le ripetizioni o le idee
inutili o assurde (concordare tutto con il gruppo) puntando alla qualità delle proposte.
Infine si può fare una classifica, magari votando l’importanza dei vari elementi per alzata di
mano.
37
CARTELLONI PUBBLICITARI
Anche la seguente attività può essere utilizzata in modo creativo a seconda del tema che
si intende approfondire in gruppo, inoltre può essere impiegata soprattutto per raccogliere
idee personali da condividere con il gruppo e su cui discutere assieme successivamente.
È possibile far lavorare i partecipanti da soli o in coppia a seconda delle esigenze e
dell’autonomia dei partecipanti.
Materiale: numerose riviste (di diversi tipi dalle quali ricavare immagini e scritte,
magari chiedere ai ragazzi di portarne alcune da casa), un foglio A3 per ogni
partecipante, forbici e colla (calcolare che ciascuno dovrebbe lavorare tranquillamente
senza dover attendere gli strumenti).
A partire dal tema guida o da un interrogativo si chiede ai partecipanti di creare con
foto e scritte tagliate da riviste un proprio “cartellone pubblicitario” (immagine e
slogan/scritta) con il quale esprimere la propria idea sul tema o la propria
esperienza, o comunicare una riflessione o una provocazione. (Nel preparare l’incontro e
l’argomento da proporre l’animatore decida come svilupparlo e quale sarà la richiesta,
tenere presente che solitamente la modalità “provocazione” stimola molto gli adolescenti.)
Una volta completati i cartelloni, ciascuno espone al gruppo il proprio elaborato e ne
spiega il significato, chi lo desidera può fare domande e chiedere spiegazioni. È
importante che ciascuno abbia la possibilità di mostrare il proprio operato sentendosi
accolto e non giudicato dai compagni e dall’animatore.
L’obiettivo dell’attività non è “l’estetica” del cartellone, ma ciò che ciascuno vuole
esprimere attraverso esso.
Infine l’animatore, in base ai tempi a disposizione e a quanto desidera soffermarsi sul
tema, può esplicitare come l’argomento offra molti spunti di riflessione e punti di vista, e
chiedere al gruppo cosa ne pensa (problematizzare l’argomento dicendo che non c’è
un’unica visione, ma che i punti di vista e le esperienze personali sono molteplici e sono
una ricchezza per il gruppo), oppure assieme ai ragazzi cercare di suddividere i vari
cartelloni in diverse aree (es. se il tema è “la relazione” i cartelloni potrebbero sviluppare
aspetti come l’amicizia, la coppia, il rapporto genitori-figli,…) e poi organizzare i successivi
incontri a partire da ciò che emerge da queste aree tematiche.
Tempi: circa 5 minuti per la spiegazione e la proposta del tema; circa 30 minuti per
costruire il cartellone, tempo per la discussione a seconda della necessità
(l’importante è che ciascuno abbia il tempo di presentare il proprio elaborato).
Esempi di come può essere utilizzata l’attività:
- riferita a Giuseppe e i suoi fratelli: Genesi 37, 28 “Per 20 soldi vendettero Giuseppe”
Quando una persona viene venduta oggi. “Vendesi fratello. Solo a interessati”
- riferita al Cantico dei cantici: temi come Amore, Coppia, “Quando si ama…” “Cento modi
per dire amore”
- riferita al vangelo della peccatrice: “Quali peccatori si avvicinerebbero a Gesù oggi?” “Il
giudizio” (per lavorare sull’accettazione dell’altro e sul non giudicare), o “Mi sento
giudicato!”
- libera la tua fantasia di animatore che conosce il suo gruppo… trova il tema che più fa
per voi. Buon lavoro!
38
ti racconto
Come narrare una storia in gruppo
Esplicitiamo il punto di vista dal quale vorremmo cominciare per proporre l’uso della
letteratura come strumento e mezzo per operare con i ragazzi .
Tra le possibili chiavi di lettura con cui accostarsi a questo tema vorremmo privilegiare
l’idea di una letteratura intesa come luogo di rivisitazione della vita quotidiana .
Con quest’ultima la letteratura conserva legami diretti in quanto serbatoio di storie reali e
potenziali che la creatività e l’immaginazione a volte riprendono, rivedono o stravolgono
sempre comunque individuando nella dimensione quotidiana un punto di riferimento.
Che cos’è la quotidianità?
E’ qualcosa che ha a che fare con l’ordinarietà, la ripetizione, la routine.
E’ la dimensione in cui siamo immersi, che attraversiamo, dentro cui agiamo e reagiamo.
Per questa sua “naturalità ed ovvietà” è la dimensione con cui facciamo più fatica a
confrontarci.
Da molti punti di vista la quotidianità fatica ad affermarsi con valore, con senso , con
piacere.
Perché la letteratura?
Partendo da queste riflessioni tra le molte valenze possibili , segnaliamo alcuni rimandi per
noi particolarmente pertinenti rispetto al collegamento tra vissuto e letteratura:
< La letteratura come catalogo, inventario del mondo che passa attraverso il
rinominare le cose, il procedere alla conoscenza attraverso il linguaggio, il dare
nome agli avvenimenti alle emozioni.
< La letteratura come mediazione verso la vicinanza con la propria e altrui
esperienza
Molti di coloro che amano leggere ed ascoltare storie sentono ciò che così efficacemente
uno scrittore importante come Proust afferma:” Solo attraverso l’arte possiamo uscire da
noi , sapere che cosa vede un altro di un universo che non è lo stesso nostro e i cui
paesaggi rimarrebbero per noi sconosciuti. Grazie all’arte, anziché vedere un solo mondo,
il nostro, lo vediamo moltiplicarsi…”
Quando il punto di vista, il mondo a cui l’altro ci introduce è di segno difficile, portatore di
quella realtà con cui è più faticoso tenere aperti i legami , la letteratura mostra la capacità
di mediazione, introduce elementi di collegamento e di apertura attraverso le vie :
della vicinanza (si può parlare anche di cose difficili da affrontare)
della distanziazione (prendere le distanze per poter elaborare)
< La letteratura come dialogo
La quotidianità è il nostro vivere, ma può rischiare di essere la nostra gabbia
rimandandoci all’idea di separatezza e incomunicabilità:”Io dentro al mio quotidiano, tu
dentro il tuo”
Su questo punto la letteratura spiazza, ci fa confrontare direttamente con l’incrocio dei
destini, si pone come forte messaggio di sprone al dialogo.
39
< La letteratura per i ragazzi
E’ qualcosa di separato dalla vita vera , è e può essere un territorio riparato e protetto
dove provarsi con gli snodi della vita.
E’ questa una delle funzioni più significative che la letteratura assolve nei confronti dei
lettori più giovani: aiutare il confronto con le molteplici facce della realtà seguendo la
strada della fantasia e dell’immaginazione.
Perché leggere ?
Un racconto, un romanzo, una narrazione qualsiasi , dal momento in cui conosciamo gli
elementi di base , ossia da quando l’adulto ci introduce nel mondo della fiaba ci permette
di identificarci con il protagonista e con i fatti del quale è partecipe.
Un libro è scritto da qualcuno , ha un titolo, è un oggetto che circola in più copie; non tutti i
libri sono uguali e vanno usati allo stesso modo ; la lettura è una scelta , un modo per
stare insieme, un pretesto per stabilire relazioni con gli adulti o con i pari, un’attività
individuale ma regolata anche da vincoli sociali; leggere è essere membri di una comunità,
è ascoltare parole che provengono da un testo scritto, è usare ciò che un libro dice per
fare dell’altro .
Leggere è incontrare altre storie e altri destini in cui riconoscere somiglianze e differenze.
I libri possono aiutare a crescere , incoraggiando e parlando di sé.
Ci sono libri che aiutano ad un riconoscimento, che sostengono la fatica del percorso di
identità, che trovano le parole, le immagini ed i modi adeguati.
Sono questi libri o questi racconti che pur rivolgendosi a lettori giovani , anche molto
giovani , affrontano temi che possono far paura, temi importanti affinando le armi della
curiosità, della metafora, della fantasia.
Come usare i libri e i racconti
È’ curioso e stimolante presentare lo stesso racconto due volte, la prima per lasciare che il
racconto cada dentro l’uditore, la seconda, per tentare di rappresentare il personaggio
chiave del nostro racconto, può essere usato il bricolage (sguardi, naso, labbra,…
precedentemente ritagliati da riviste e magari successivamente lo sguardo di un
compagno mentre ascoltava) questo lavoro permette di fissare e esercitare la “cura” del
dialogo, oggi fondamentale per rispondere al bisogno di attenzione e disponibilità da parte
degli altri ciò serve a favorire la capacità dialogica, insegnando le parole per raccontarsi e
quelle per dare il giusto nome alle loro emozioni o stati d’animo.
Un albo illustrato è di poche parole può essere spunto di riflessione e di discussione, ma
anche idea per attività di scrittura creativa sul tema. Puoi continuare la storia o cambiarle il
finale, riscriverla come meglio ti pare.
Da una pagina scritta può nascere l’idea di illustrarla, mimarla o addirittura sceneggiarla.
Un esempio di attività sul raccontare
L’obiettivo è pensare ad una vicenda, ad un personaggio della propria comunità locale che
diventi evento di narrazione da comparare con quelli proposti nel sussidio (amore e perdono; amore e l’amabile; amore e l’inamabile).
40
Attenzione:
alla destinazione del luogo che deve favorire accoglienza, suggestione, intimità;
alla disposizione delle persone nello spazio, sedute in cerchio perché tutti gli
sguardi possono incrociarsi favorendo poi la circolazione di nuove parole;
alla disponibilità all’ascolto e alla comprensione al di la delle parole: toni di voce,
l’enfasi soggettiva, la gestualità, la mimica facciale, i silenzi;
la cura delle relazioni durante il dialogo; significa iniziare a far silenzio dentro e
sentire le tante emozioni, a rispettare i tempi del dialogo, a sospendere il giudizio verso
l’altro e liberare le proprie idee, la propria fantasia.
41
le sfumature
come usare l’arte per crescere
dell’amore
In queste attività ti proponiamo spunti e idee che puoi sfruttare a tuo piacimento, così
come sono, o con le modifiche che ritieni opportune.
Scambiando strumenti con attività, tematiche con modalità, cercando nel cilindro magico
dell’arte e delle sue tecniche creerai molteplici percorsi adeguati alle esigenze del tuo
gruppo.
Perché l’Arte?
Non si tratta di apprendere un testo visivo letterario o musicale, si tratta di con-prendere:
prendere dentro di sé, non solo nella mente ma anche nel cuore.
Per emozionarsi davanti ad un’opera d’arte, leggendo una poesia, ascoltando un brano
musicale, non è possibile affidarsi alla spontaneità, all’intuizione, è necessario conoscere i
codici attraverso i quali quelle opere sono state formulate. Per conoscere intendo la
semplice capacità di decifrare i linguaggi e soprattutto la familiarità e l’esperienza con
questi tanto da esserne emozionato.
Come giocare con l’arte:
Promovendo l’esperienza diretta della creazione artistica attraverso attività concrete,
tramite la conoscenza di regole, tecniche, strumenti e materiali, al fine di esplorare
l’espressione personale e libera in tutte le sue forme.
Stimolare la creatività
E’ importante promuovere nei ragazzi la capacità di investire di significati personali il
mondo senza doverlo prendere già pre-confezionato dagli adulti.
Nel laboratorio questo si attua progettando, selezionando materiali, tecniche e direzioni
tematiche all’interno delle quali il ragazzo opera scelte individuali.
La ricerca e la scoperta attraverso l’educazione plurisensoriale e il gioco
Permettono la presa di coscienza della propria corporeità , del proprio modo di
percepire le sensazioni ciò aiuta ad allargare la conoscenza della propria sfera
emozionale.
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Il principio didattico: non dire cosa fare, ma come.
E’ il come non il cosa che trasforma.
Chi impara a imparare trova una sua chiave d’interpretazione e azione sul mondo, il
suo linguaggio, la sua modalità espressiva, personale e la sua cifra stilistica.
Ciò insegna a non ripetere, a non copiare, ma a inventare.
Connotazione specifica dell’ambiente e ruolo dell’adulto:
Creare un ambiente ricco e stimolante per l’attività esplorativa ed espressiva,
predisporre gli scenari, organizzare i materiali e gli strumenti , dare informazioni visive
sulle tecniche, progettare percorsi di lettura dell’esperienza in chiave riflessiva e
personale per “lavorare con il cuore per lo spirito”
Importanza dell’intero percorso non solo del risultato:
Imparare un modo di procedere, valorizzando il percorso di ognuno, rispettando tempi
e ritmi personali.
Ciò permette di moltiplicare i punti di vista dando a ognuno il suo valore al di fuori della
competizione.
Misurare i limiti e le regole:
L’importanza educativa della regola viene data in laboratorio attraverso la proposta
delle piste didattiche , degli stimoli da esplorare.
Ogni gioco ha le sue regole. Conoscerle significa anche poterle trasgredire , andare
oltre, attraverso l’esplorazione delle varianti proposte in ogni percorso tematico, nello
sperimentare tutte le possibilità combinatorie delle tecniche di comunicazione visiva.
L’esplorazione delle varianti:
Permette di suggerire nuovi comportamenti , riflessioni e atteggiamenti esplorativi dove
un’organizzazione accurata degli stimoli può aprire una nuova pista di domande e
riflessioni. E’ importante predisporre le condizioni per far intuire infinite possibilità di
percorso.
Quindi ti invitiamo a riflettere su quando gli adulti, per far capire qualcosa a un bambino gli
fanno dei lunghi discorsi, invece che fargli vedere toccare e provare a fare.
Vale sempre il famoso proverbio cinese che dice:
”Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”.
Ti proponiamo un’educazione alla sensorialità, cioè alla capacità di sentire , un
allenamento all’utilizzo dei sensi e delle emozioni nella percezione del mondo e di noi
stessi.
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L’opera d’arte diviene materiale prezioso ed insostituibile per sensibilizzare, costruire
riflessioni, esprimere sentimenti, leggere emozioni.
Ecco perché l’opera d’arte non è un testo rispetto al quale attivare meccanismi di analisi,
comprensione, conoscenza; piuttosto è pretesto per attivare processi di riflessione
suggeriti dalla modalità di lavoro degli artisti e dalle sensazioni che questa trasmette ai
ragazzi.
NARRARE …
Narrare significa raccontare un’esperienza vissuta, pertanto in questa sezione userai
tecniche costruttive, colori, forme, materiali imitando alcuni artisti per far esprimere ai
ragazzi il loro mondo interiore.
Spesso i ragazzi non riescono ad associare uno stato d’animo ad una parola può essere
più semplice esprimere le varie sfumature di un sentimento con una pennellata.
Così potrai aiutarli a “raccontarsi” attraverso la sperimentazione di canali espressivi
differenti dalla parole.
L’ AMORE
In questa sezione l’osservazione di vari linguaggi dell’arte visiva saranno lo spunto per
attività di riflessione e di discussione sull’amore.
Potrebbe essere un’occasione di confronto su come l’artista, il ragazzo e i suoi compagni
interpretano, considerano e vivono questo sentimento.
Riflettere in vista della rappresentazione ma su che cosa? Non ci sono limiti nell’assumere
l’amore come realtà di riferimento, un grande evento, un piccolo particolare, un ricordo,
una foto, tutto può essere soggetto su cui lavorare con mezzi artistici. In un elaborato dei
ragazzi “sarà possibile leggere” il soggetto non per se stesso ma per ciò che rappresenta.
Il primo passo è di convincersi che l’amore è
un’arte così come l vita è un’arte:se vogliamo
sapere come amare dobbiamo procedere allo stesso
modo come se volessimo imparare qualsiasi altra
arte.
E.Fromm, L’arte di amare; Mondatori, Milano 1996, p.16
Per lo studioso Erich Fromm, “amare “ significa “essere capaci d’amare.Troppo spesso si usa la
parola amore con superficialità, si crede che non ci sia bisogno di riflettere e discutere sull’amore e
le sue esigenze, oppure si scambia una cotta o l’innamoramento per amore.
L’amore è un’arte che si apprende lungo il cammino della vita se si è disposti ad uscire dal
proprio egoismo , a incontrare l’altro in quanto persona diversa da sé , a donarsi agli altri
superando pigrizie , gelosie, impulsività , ad avere fiducia nella persona che ci sta di fronte.
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Sperimentare
Come proporre esperienze di servizio
gesti d’amore
Questo contributo raccoglie alcune idee
per un approccio esperienziale agli
argomenti affrontati in ogni capitolo.
In un percorso educativo l’esperienza si rende necessaria:
• per un avvicinamento meno intellettuale ai temi che vengono proposti;
• per le istanze evangeliche dell’annuncio cristiano che chiede di “incarnare” sempre
la Parola che viene proclamata: « Perchè mi chiamate: Signore, Signore, e poi non
fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica… è
simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto
le fondamenta sopra la roccia » (Lc 6,46-48).
• per un confronto con realtà che vivono in profondità un valore e sono a loro volta
“Parola efficace” perché credibile e autenticata dall’azione, vangelo di Gesù Cristo
dentro la storia.
L’esperienza è quindi parte integrante di un progetto educativo, può precedere la proposta
o costituirne il coronamento.
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dillo con…
Film e musica parlano d’amore
Perché un film?
Tutti hanno esperienza di che cosa sia un film. Ci sono però modi diversi per guardare
un’opera cinematografica: una modalità percettiva affidata alle emozioni, una modalità
estetica attenta alla natura e alla forma del linguaggio, una modalità contenutistica che
prescinde dalla qualità linguistica, una modalità infine che tiene conto di tutti gli elementi in
gioco.
Allo stesso modo si danno approcci soggettivi che lasciano il destinatario interprete
autonomo dell’atto di comunicazione che il film costituisce; approcci oggettivi attenti al
testo e all’intenzione dell’autore, e approcci che vedono in esso una molteplicità di
processi comunicativi, che variano a seconda del destinatario e del contesto culturale e
sociale, oltre che del tempo in cui viene fruita l’opera.
Ciascuno adotterà l’approccio più congeniale e utilizzerà il film nella sua interezza oppure
per frammenti; ciò che importa è non prescindere – come troppo spesso accade– dalla
natura specifica del linguaggio cinematografico, a meno che non si intenda fare un uso
pretestuale dell’opera filmica. L’aspetto più importante è usare il film per parlare del film e
non per parlare sul film. ( vedi anche la sezione sul corso di sessualità)
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Leggere il film
( da Cinema e Cultura, di S. Cagol e C. Salizzoni )
Non esiste un unico metodo per comprendere un film. È tuttavia necessario fare
attenzione al modo in cui il film è costruito, non solo a livello di azioni e di relazioni tra i
personaggi, ma nella concatenazione delle scene, nella punteggiatura utilizzata
dall’autore, nel ritmo impresso al racconto, nelle ripetizioni e nelle variazioni della messa in
scena, nel modo di costruire l’inquadratura, nell’uso del sonoro: in tutti gli elementi che
rendono l’immagine espressiva.Leggere un film significa abituarsi a scomporre il testo
nelle unità narrative che lo costituiscono, passarle al setaccio per riscontrare gli elementi
significativi ricorrenti e i meccanismi comunicativi che pone in atto e che permettono di
ricomporlo a un livello più astratto, per individuare idee di fondo, intenzione comunicativa,
modelli culturali di riferimento. Un’operazione delicata che non deve uccidere il film, né
tanto meno l’interesse dei ragazzi, e soprattutto non deve perdere di vista l’obiettivo finale,
che è quello di cogliere il senso del discorso e delle scelte espressive dell’autore.
Leggere il frammento
A volte, quando i ragazzi non sono abituati a uno sguardo attento e a un lavoro d’analisi
esteso all’intero testo filmico, può essere didatticamente più efficace lavorare sul
frammento: la sequenza, la singola scena, o anche l’inquadratura. Spesso sono gli incipit
a prestarsi al lavoro di analisi, perché anticipano a livello strutturale – nella messa in
scena, in quadro, in serie, nell’uso del sonoro – i temi e i motivi che il film svilupperà.
Analizzare il frammento prima della visione integrale del film consente ai ragazzi di
realizzare per intero il percorso di analisi senza demotivarsi; permette loro di formulare
ipotesi circa il testo completo e di guardare questo, in seguito, con maggiore interesse, in
una prospettiva di verifica delle ipotesi formulate. La strategia vale evidentemente per i film
impegnativi, che affidano il racconto al piano della rappresentazione, piuttosto che a quello
della narrazione. Ma lavorare sul
frammento ha senso anche con film
che fanno leva sull’azione e su una
dimensione spettacolare. In questo
caso, al percorso d’analisi che
evidenzierebbe solo la povertà del
testo filmico si preferirà un lavoro
pretestuale a partire da una scena, un
dialogo,
una
situazione,
che
permettano di portare l’attenzione sul
tema che si intende affrontare al di là
del film.
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Come lavorare con le canzoni…
Ci sono vari modi per approfondire il messaggio della canzone, nessuno di questi dovrebbe però
trascurare un suo ascolto con uno strumento di riproduzione sufficientemente valido. Se non lo si
possiede, non sarà difficile trovarlo tra i ragazzi. Durante l'ascolto, si faccia in modo che ogni
ragazzo abbia in mano il testo: si lavorerà infatti sulle emozioni indotte dalla musica, ma anche sulle
idee affidate alle parole. Quest'ultimo lavoro è il più nuovo per i giovani, dal momento che spesso
si fermano alla condivisione delle intuizioni espresse dal cantante, senza un loro
approfondimento critico e senza confronti.
— l'autore ne propone una propria? quale?
— è condivisibile?
— a quali risultati porta?
e) A proposito di emozioni.
Come vive questo problema l'autore (rabbia, coraggio, speranza, rinuncia, indifferenza...)? È
soltanto un suo vissuto oppure riesce a coinvolgere l'ascoltatore?
d) Ci sono altre canzoni o testi (poetici e non) che affrontano lo stesso tema? Dal confronto che
proposte emergono? Quali sono più credibili? Quali interrogativi restano aperti?
1. Uno schema guida
a) A livello di analisi:
ƒ che tipo di canzone è? un racconto, una poesia lirica, un testo satirico, un
dialogo (esplicito o immaginato), una denuncia...?
ƒ che tipo di musica è stato scelto? Per trattare quali temi viene usato questo
genere musicale? Nel caso concreto l'autore è coerente con il clima
musicale scelto?
ƒ ci sono dei personaggi? chi sono e come si caratterizzano (per farlo si
possono sottolineare aggettivi e verbi utilizzati per ciascuno di loro: si può
ricostruire poi un identikit dei vari personaggi)
ƒ
ci sono delle parole e o delle idee ricorrenti che fanno pensare ad un tema
centrale?
b) A livello di sintesi.
A questo punto dovrebe essere possibile definire quale sia il tema o il problema affrontato
dall'autore. Per cogliere l'originalità della proposta dell'autore ci si può chiedere:
ƒ quali sono le risposte che di solito vengono date al riguardo (dai giovani,
dagli adulti)
2. Le varie realizzazioni dello schema guida
a) Tutti insieme. In questo caso il lavoro potrebbe essere scandito in questi momenti:
ƒ tutti hanno il testo;
ƒ si lascia un tempo di silenzio perché ciascuno lo possa leggere (questo tempo di
lettura è sempre utile; indispensabile quando la canzone è in inglese);
ƒ si ascolta la canzone;
ƒ ciascuno risponde per proprio conto ai punti 1-4;
ƒ si condividono i risultati.
A dei volontari si affida il compito di fare una sintesi scritta, che verrà distribuita a tutti al prossimo
incontro. L' animatore dovrebbe impegnarsi a evidenziare il collegamento esistente tra quanto
emerge dal lavoro e i contenuti proposti nei vari incontri.
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b) Per gruppi. Un altro modo — più efficace a coinvolgere tutti — può essere quello di dividere i rgazzi
per gruppi, dopo il tempo personale, dedicato alla lettura e all'ascolto. Ogni gruppo segue lo
schema indicato; alla fine si condividono i risultati.
e) Con un questionario. L'animatore può individuare alcuni temi centrali presenti nella canzone e
utili per quanto ritiene di affrontare nel resto dell'area. Dopo la fase di lettura e di ascolto, può
fornire ai singoli o per gruppi il breve questionario elaborato.
d) Un altro procedimento possibile. Far lavorare i ragazzi in gruppi di 4 o 5 per tradurre il
messaggio della canzone in cartelloni (50x70) con immagini, slogan, disegni, commenti,
interviste...
Oppure si può simulare una trasmissione radiofonica su un determinato tema, dove alcuni
ragazzi hanno il ruolo di commentatori, ciascuno con una propria tesi, documentata anche
con brevi brani della canzone in esame o di altre canzoni da far ascoltare a riprova di
quanto dicono...
Queste proposte vanno annunciate con un buon anticipo, in modo che i gruppi o i singoli
possano preparare i materiali necessari.
Troverai altre utili indicazioni su come usare i linguaggi multimediali
anche nella sezione Approfondimenti nella parte del laboratorio
dell’itinerario affettività sessualità amore.
Un volumetto utile per lavorare sulla canzone e sui cantautori, alla
scoperta di pagliuzze d'oro di speranza, è questo: Mattei Giampaolo, Note su Dio I
cantanti e la fede, Elle Di Ci, 1994. Dello stesso autore c'è un altro libro, di
qualche anno fa: Se amore avrai... Ascoltando le canzoni di Claudio baglioni, Elle
Di Ci 1987.
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Amore per-dono
Giuseppe e i suoi fratelli
Dal libro della Genesi, capp. 37-50
Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli,
perché era il figlio avuto in vecchiaia,
e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe maniche.
I suoi fratelli, vedendo che il padre amava lui più di tutti i suoi figli,
lo odiavano e non potevano parlargli amichevolmente...
(Genesi 37, 3-4)
P
erché incominciare il viaggio intorno all’amore con la storia di Giuseppe e i suoi fratelli?
Non ci sono innamorati, nessun elemento romantico...
Ma è una storia in cui è facile rispecchiarsi: si parla di conflitti, gelosia, vendetta,
potere, perfino di politica.
Dio sembra entrarci poco. Non interviene mai direttamente nel racconto, con eventi
straordinari, ma solo nei pensieri e nelle parole dei personaggi, in particolare sulla bocca
dello stesso Giuseppe. Come a dire che il “piano divino” non si sa quale sia, e gli attori del
dramma, anzitutto il protagonista, Giuseppe, devono scoprirlo man mano nelle varie
vicende che compongono la narrazione. Questa è la particolare forma di “sapienza” di
Giuseppe, che non è la scienza (pur grande e affascinante) degli Egiziani, ma un saper
leggere nelle cose i segni della vita e non quelli della morte (“Voi avete pensato a farmi del
male, ma Dio ha pensato diversamente e l’ha fatto servire al bene, come ha fatto oggi, e
alla sopravvivenza di un grande popolo”).
50
E’
una storia ricca di emozioni, di sentimenti. Amare, sedurre, odiare, essere
geloso, avere paura: è la dimensione emotiva della vita...
L’amore ha a che fare con i conflitti, le gelosie, la vendetta, il potere? Nessuno di noi
potrebbe negarlo. Anzi, è un modo di pensare molto umano. L’amore infatti non è solo
cuoricini rosa e sensibilità romantica, entra in campo in tutte le relazioni.
A partire dalle relazioni familiari: con i genitori, con i fratelli. Chi è il preferito? Chi
comanda?
In questa storia, infatti ciò che separa i fratelli è un conflitto di potere. Lo dicono
chiaramente i fratelli dopo i sogni di Giuseppe “Vuoi regnare su di noi e governarci?”. Se i
covoni dei fratelli si prostrano davanti a quello di Giuseppe, se il sole, la luna e undici stelle
si prostrano davanti a lui, come non vedere in questo l’ambizione del figlio preferito del
padre? L’atto di prostrarsi infatti si fa davanti al re e significa riconoscerne il potere. I
fratelli rifiutano l’idea di sottomettersi a Giuseppe. Chi è lui per pretenderlo? Entrano in
gioco la paura, la gelosia, la vendetta.
C’è poi la dimensione politica: Giuseppe infatti in Egitto occupa il posto più
importante di tutta l’amministrazione del paese dopo il faraone, una specie di Primo
Ministro, e deve affrontare il problema posto da una futura carestia con misure anche
impopolari (una forma di tassazione preventiva) perché il paese sopravviva.
Il racconto quindi fa sorgere anche queste domande: a cosa serve il potere? a cosa serve
il potere politico? Alcune risposte di Giuseppe sono molto stimolanti per noi oggi: prima di
tutto rinuncia all’uso del potere per punire o vendicarsi, alla logica che vede negli altri degli
“schiavi” (lo ha provato sulla sua pelle!) e alla tentazione di accumulare tutti i poteri su di
sé (“Non temete! Sono io forse al posto di Dio?”) e poi rivela la vera natura del potere (“Io
provvederò al vostro sostentamento...”): proteggere i più deboli e salvare il popolo in
tempo di crisi.
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La Parola
Gen. 37, 39-50
I colori si riferiscono ai temi specifici trattati ed approfonditi nei capitoli della sezione
ragazzi
Giuseppe e i suoi fratelli
Giuseppe all’età di diciassette anni pascolava il gregge con i fratelli. 3 Israele amava Giuseppe
più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica dalle lunghe
maniche. 4 I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non
potevano parlargli amichevolmente. 5 Ora Giuseppe fece un sogno e lo raccontò ai fratelli, che lo
odiarono ancor di più. 6 Disse dunque loro: “Ascoltate questo sogno che ho fatto. 7 Noi stavamo
legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri
covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio”. 8 Gli dissero i suoi fratelli: “Vorrai forse
regnare su di noi o ci vorrai dominare? ”. Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue
parole.
9 Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: “Ho fatto ancora un
sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me”. 10 Lo narrò dunque al
padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: “Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo
forse venire io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te? ”.
11 I suoi fratelli perciò erano invidiosi di lui, ma suo padre tenne in mente la cosa.
Giuseppe venduto dai fratelli
12 I suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. 13 Israele disse a
Giuseppe: “Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro”. Gli
rispose: “Eccomi! ”. 14 Gli disse: “Và a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi
torna a riferirmi”. Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem. 18 Essi lo videro
da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono di farlo morire. 19 Si dissero l’un
l’altro: “Ecco, il sognatore arriva! 20 Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in qualche cisterna! Poi diremo:
Una bestia feroce l’ha divorato! Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni! ”. 21 Ma Ruben sentì e
volle salvarlo dalle loro mani, dicendo: “Non togliamogli la vita”. 22 Poi disse loro: “Non versate il
sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano”; egli
intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre. 23 Quando Giuseppe fu arrivato presso i
suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica dalle lunghe maniche ch’egli indossava,
24 poi lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua. 25 Poi
sedettero per prendere cibo. Quando ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti
provenienti da Galaad, con i cammelli carichi di resina, di balsamo e di laudano, che andavano a
portare in Egitto. 26 Allora Giuda disse ai fratelli: “Che guadagno c’è ad uccidere il nostro fratello e a
nasconderne il sangue? 27 Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui,
perché è nostro fratello e nostra carne”. I suoi fratelli lo ascoltarono.
28 Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e
per venti sicli d’argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto. 29
Quando Ruben ritornò alla cisterna, ecco Giuseppe non c’era più. Allora si stracciò le vesti, 30 tornò
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dai suoi fratelli e disse: “Il ragazzo non c’è più, dove andrò io? ”. 31 Presero allora la tunica di
Giuseppe, scannarono un capro e intinsero la tunica nel sangue. 32 Poi mandarono al padre la tunica
dalle lunghe maniche e gliela fecero pervenire con queste parole: “L’abbiamo trovata; riscontra se è o
no la tunica di tuo figlio”. 33 Egli la riconobbe e disse: “È la tunica di mio figlio! Una bestia feroce l’ha
divorato. Giuseppe è stato sbranato”. 34 Giacobbe si stracciò le vesti, si pose un cilicio attorno ai
fianchi e fece lutto sul figlio per molti giorni. 35 Tutti i suoi figli e le sue figlie vennero a consolarlo, ma
egli non volle essere consolato dicendo: “No, io voglio scendere in lutto dal figlio mio nella tomba”. E il
padre suo lo pianse. 36 Intanto i Madianiti lo vendettero in Egitto a Potifar, consigliere del faraone e
comandante delle guardie.
Capitolo 39.
Primi successi di Giuseppe in Egitto
1 Giuseppe era stato condotto in Egitto e Potifar, consigliere del faraone e comandante delle
guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l’avevano condotto laggiù. 2 Allora il Signore
fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell’Egiziano, suo padrone. 3 Il suo
padrone si accorse che il Signore era con lui e che quanto egli intraprendeva il Signore faceva riuscire
nelle sue mani. 4 Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi
quegli lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi. 5 Da quando egli lo aveva
fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa dell’Egiziano per
causa di Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, in casa e nella campagna. 6
Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non gli domandava conto di nulla, se non del
cibo che mangiava. Ora Giuseppe era bello di forma e avvenente di aspetto.
Giuseppe e la seduttrice
7 Dopo questi fatti, la moglie del padrone gettò gli occhi su Giuseppe e gli disse: “Unisciti a me! ”.
8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: “Vedi, il mio signore non mi domanda conto di
quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. 9 Lui stesso non conta più di me in
questa casa; non mi ha proibito nulla, se non te, perché sei sua moglie. E come potrei fare questo
grande male e peccare contro Dio? ”. 10 E, benché ogni giorno essa ne parlasse a Giuseppe, egli
non acconsentì di unirsi, di darsi a lei.
11 Ora un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c’era nessuno dei
domestici. 12 Essa lo afferrò per la veste, dicendo: “Unisciti a me! ”. Ma egli le lasciò tra le mani la
veste, fuggì e uscì. 13 Allora essa, vedendo ch’egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era
fuggito fuori, 14 chiamò i suoi domestici e disse loro: “Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per
scherzare con noi! Mi si è accostato per unirsi a me, ma io ho gridato a gran voce. 15 Egli, appena ha
sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito ed è uscito”.
16 Ed essa pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. 17 Allora gli disse le
stesse cose: “Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per scherzare con
me. 18 Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito
fuori”. 19 Quando il padrone udì le parole di sua moglie che gli parlava: “Proprio così mi ha fatto il tuo
servo! ”, si accese d’ira.
20 Il padrone di Giuseppe lo prese e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.
Giuseppe in prigione
Così egli rimase là in prigione. 21 Ma il Signore fu con Giuseppe, gli conciliò benevolenza e gli
fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione.
22 Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione e
quanto c’era da fare là dentro, lo faceva lui. 23 Il comandante della prigione non si prendeva cura più
di nulla di quanto gli era affidato, perché il Signore era con lui e quello che egli faceva il Signore
faceva riuscire.
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Capitolo 40.
Giuseppe interpreta i sogni degli ufficiali del Faraone
1 Dopo queste cose il coppiere del re d’Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d’Egitto.
2 Il faraone si adirò contro contro il capo dei coppieri e contro il capo dei panettieri, 3 e li fece mettere
in carcere nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto.
contro il capo dei coppieri e contro il capo dei panettieri, 3 e li fece mettere in carcere nella casa del
comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto. 6 Alla mattina Giuseppe venne
da loro e vide che erano afflitti 7 e disse: “Perché quest’oggi avete la faccia così triste? ”. 8 Gli
dissero: “Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti”. Giuseppe disse loro: “Non è forse Dio
che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque”.
9 Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: “Nel mio sogno, ecco mi
stava davanti una vite, 10 sulla quale erano tre tralci; non appena essa cominciò a germogliare,
apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. 11 Io avevo in mano il calice del faraone; presi
gli acini, li spremetti nella coppa del faraone e diedi la coppa in mano al faraone”.
12 Giuseppe gli disse: “Eccone la spiegazione: i tre tralci sono tre giorni. 13 Fra tre giorni il
faraone solleverà la tua testa e ti restituirà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la
consuetudine di prima, quando eri suo coppiere. 14 Ma se, quando sarai felice, ti vorrai ricordare che
io sono stato con te, fammi questo favore: parla di me al faraone e fammi uscire da questa casa. 15
Perché io sono stato portato via ingiustamente dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla
perché mi mettessero in questo sotterraneo”.
16 Allora il capo dei panettieri, vedendo che aveva dato un’interpretazione favorevole, disse a
Giuseppe: “Quanto a me, nel mio sogno mi stavano sulla testa tre canestri di pane bianco 17 e nel
canestro che stava di sopra era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma
gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa”.
18 Giuseppe rispose e disse: “Questa è la spiegazione: i tre canestri sono tre giorni. 19 Fra tre
giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà ad un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne
addosso”. 20 Appunto al terzo giorno - era il giorno natalizio del faraone - egli fece un banchetto a
tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in
mezzo ai suoi ministri. 21 Restituì il capo dei coppieri al suo ufficio di coppiere, perché porgesse la
coppa al faraone, 22 e invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l’interpretazione che Giuseppe
aveva loro data. 23 Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.
Capitolo 41.
I sogni del Faraone
1 Al termine di due anni, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. 2 Ed ecco salirono dal Nilo
sette vacche, belle di aspetto e grasse e si misero a pascolare tra i giunchi. 3 Ed ecco, dopo quelle,
sette altre vacche salirono dal Nilo, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime
vacche sulla riva del Nilo. 4 Ma le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di
aspetto e grasse. E il faraone si svegliò.
5 Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo,
grosse e belle. 6 Ma ecco sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente spuntavano dopo quelle. 7 Le
spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò: era stato un sogno.
8 Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell’Egitto.
Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno lo sapeva interpretare al faraone.
9 Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: “Io devo ricordare oggi le mie colpe. 10 Il faraone si
era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, me e il
capo dei panettieri. 11 Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un
sogno con un significato particolare. 12 Ora era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle
guardie; noi gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno spiegazione del
suo sogno. 13 Proprio come ci aveva interpretato, così avvenne: io fui restituito alla mia carica e l’altro
fu impiccato”.
54
14 Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo ed egli si rase, si
cambiò gli abiti e si presentò al faraone. 15 Il faraone disse a Giuseppe: “Ho fatto un sogno e nessuno
lo sa interpretare; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito”.
16 Giuseppe rispose al faraone: “Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone! ”. 17
Allora il faraone disse a Giuseppe: “Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. 18 Quand’ecco
salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi. 19 Ed ecco
sette altre vacche salirono dopo quelle, deboli, brutte di forma e magre: non ne vidi mai di così brutte
in tutto il paese d’Egitto. 20 Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse.
21 Queste entrarono nel loro corpo, ma non si capiva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era
brutto come prima. E mi svegliai.
22 Poi vidi nel sogno che sette spighe spuntavano da un solo stelo, piene e belle. 23 Ma ecco
sette spighe secche, vuote e arse dal vento d’oriente, spuntavano dopo quelle. 24 Le spighe vuote
inghiottirono le sette spighe belle. Ora io l’ho detto agli indovini, ma nessuno mi dá la spiegazione”.
25 Allora Giuseppe disse al faraone: “Il sogno del faraone è uno solo: quello che Dio sta per fare,
lo ha indicato al faraone. 26 Le sette vacche belle sono sette anni e le sette spighe belle sono sette
anni: è un solo sogno. 27 E le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, sono sette anni
e le sette spighe vuote, arse dal vento d’oriente, sono sette anni: vi saranno sette anni di carestia. 28
È appunto ciò che ho detto al faraone: quanto Dio sta per fare, l’ha manifestato al faraone. 29 Ecco
stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza in tutto il paese d’Egitto. 30 Poi a questi
succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quella abbondanza nel paese d’Egitto e la
carestia consumerà il paese. 31 Si dimenticherà che vi era stata l’abbondanza nel paese a causa
della carestia venuta in seguito, perché sarà molto dura. 32 Quanto al fatto che il sogno del faraone si
è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta ad eseguirla.
33 Ora il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo del paese
d’Egitto. 34 Il faraone inoltre proceda ad istituire funzionari sul paese, per prelevare un quinto sui
prodotti del paese d’Egitto durante i sette anni di abbondanza. 35 Essi raccoglieranno tutti i viveri di
queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l’autorità del faraone e lo
terranno in deposito nelle città. 36 Questi viveri serviranno al paese di riserva per i sette anni di
carestia che verranno nel paese d’Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia”.
Promozione di Giuseppe
37 La cosa piacque al faraone e a tutti i suoi ministri. 38 Il faraone disse ai ministri: “Potremo
trovare un uomo come questo, in cui sia lo spirito di Dio? ”. 39 Poi il faraone disse a Giuseppe: “Dal
momento che Dio ti ha manifestato tutto questo, nessuno è intelligente e saggio come te. 40 Tu
stesso sarai il mio maggiordomo e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò
più grande di te”.
41 Il faraone disse a Giuseppe: “Ecco, io ti metto a capo di tutto il paese d’Egitto”. 42 Il faraone si
tolse di mano l’anello e lo pose sulla mano di Giuseppe; lo rivestì di abiti di lino finissimo e gli pose al
collo un monile d’oro. 43 Poi lo fece montare sul suo secondo carro e davanti a lui si gridava:
“Abrech”. E così lo si stabilì su tutto il paese d’Egitto. 44 Poi il faraone disse a Giuseppe: “Sono il
faraone, ma senza il tuo permesso nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutto il paese d’Egitto”.
45 E il faraone chiamò Giuseppe Zafnat- Paneach e gli diede in moglie Asenat, figlia di Potifera,
sacerdote di On. Giuseppe uscì per tutto il paese d’Egitto. 46 Giuseppe aveva trent’anni quando si
presentò al faraone re d’Egitto.
Poi Giuseppe si allontanò dal faraone e percorse tutto il paese d’Egitto. 47 Durante i sette anni di
abbondanza la terra produsse a profusione. 48 Egli raccolse tutti i viveri dei sette anni, nei quali vi era stata
l’abbondanza nel paese d’Egitto, e ripose i viveri nelle città, cioè in ogni città ripose i viveri della campagna
circostante. 49 Giuseppe ammassò il grano come la sabbia del mare, in grandissima quantità, così che non
se ne fece più il computo, perché era incalcolabile. 55 Poi tutto il paese d’Egitto cominciò a sentire la fame e
il popolo gridò al faraone per avere il pane. Allora il faraone disse a tutti gli Egiziani: “Andate da Giuseppe;
fate quello che vi dirà”. 56 La carestia dominava su tutta la terra. Allora Giuseppe aprì tutti i depositi in cui vi
era grano e vendette il grano agli Egiziani, mentre la carestia si aggravava in Egitto. 57 E da tutti i paesi
venivano in Egitto per acquistare grano da Giuseppe, perché la carestia infieriva su tutta la terra.
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Capitolo 42.
Primo incontro di Giuseppe con i suoi fratelli
1 Ora Giacobbe seppe che in Egitto c’era il grano; perciò disse ai figli: “Perché state a guardarvi
l’un l’altro? ”. 2 E continuò: “Ecco, ho sentito dire che vi è il grano in Egitto. Andate laggiù e
compratene per noi, perché possiamo conservarci in vita e non morire”. 3 Allora i dieci fratelli di
Giuseppe scesero per acquistare il frumento in Egitto. 4 Ma quanto a Beniamino, fratello di Giuseppe,
Giacobbe non lo mandò con i fratelli perché diceva: “Non gli succeda qualche disgrazia! ”. 5
Arrivarono dunque i figli d’Israele per acquistare il grano, in mezzo ad altri che pure erano venuti,
perché nel paese di Canaan c’era la carestia.
6 Ora Giuseppe aveva autorità sul paese e vendeva il grano a tutto il popolo del paese. Perciò i
fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra. 7 Giuseppe vide i
suoi fratelli e li riconobbe, ma fece l’estraneo verso di loro, parlò duramente e disse: “Di dove siete
venuti? ”. Risposero: “Dal paese di Canaan per comperare viveri”. 8 Giuseppe riconobbe dunque i
fratelli, mentre essi non lo riconobbero. 9 Si ricordò allora Giuseppe dei sogni che aveva avuti a loro
riguardo e disse loro: “Voi siete spie! Voi siete venuti a vedere i punti scoperti del paese”. 10 Gli
risposero: “No, signore mio; i tuoi servi sono venuti per acquistare viveri. 11 Noi siamo tutti figli di un
solo uomo. Noi siamo sinceri. I tuoi servi non sono spie! ”. 12 Ma egli disse loro: “No, voi siete venuti a
vedere i punti scoperti del paese! ”. 13 Allora essi dissero: “Dodici sono i tuoi servi, siamo fratelli, figli
di un solo uomo, nel paese di Canaan; ecco il più giovane è ora presso nostro padre e uno non c’è
più”. 14 Giuseppe disse loro: “Le cose stanno come vi ho detto: voi siete spie. 15 In questo modo
sarete messi alla prova: per la vita del faraone, non uscirete di qui se non quando vi avrà raggiunto il
vostro fratello più giovane. 16 Mandate uno di voi a prendere il vostro fratello; voi rimarrete prigionieri.
Siano così messe alla prova le vostre parole, per sapere se la verità è dalla vostra parte. Se no, per la
vita del faraone, voi siete spie! ”. 17 E li tenne in carcere per tre giorni.
18 Al terzo giorno Giuseppe disse loro: “Fate questo e avrete salva la vita; io temo Dio! 19 Se voi
siete sinceri, uno dei vostri fratelli resti prigioniero nel vostro carcere e voi andate a portare il grano
per la fame delle vostre case. 20 Poi mi condurrete qui il vostro fratello più giovane. Allora le vostre
parole si dimostreranno vere e non morirete”. Essi annuirono. 21 Allora si dissero l’un l’altro: “Certo su
di noi grava la colpa nei riguardi di nostro fratello, perché abbiamo visto la sua angoscia quando ci
supplicava e non lo abbiamo ascoltato. Per questo ci è venuta addosso quest’angoscia”. 22 Ruben
prese a dir loro: “Non ve lo avevo detto io: Non peccate contro il ragazzo? Ma non mi avete dato
ascolto. Ecco ora ci si domanda conto del suo sangue”. 23 Non sapevano che Giuseppe li capiva,
perché tra lui e loro vi era l’interprete.
24 Allora egli si allontanò da loro e pianse. Poi tornò e parlò con essi. Scelse tra di loro Simeone
e lo fece incatenare sotto i loro occhi.
Ritorno dei figli di Giacobbe in Canaan
25 Quindi Giuseppe diede ordine che si riempissero di grano i loro sacchi e si rimettesse il
denaro di ciascuno nel suo sacco e si dessero loro provviste per il viaggio. E così venne loro fatto.
29 Arrivati da Giacobbe loro padre, nel paese di Canaan, gli riferirono tutte le cose che erano loro
capitate: 30 “Quell’uomo che è il signore del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in carcere
come spie del paese. 31 Allora gli abbiamo detto: Noi siamo sinceri; non siamo spie! 32 Noi siamo
dodici fratelli, figli di nostro padre: uno non c’è più e il più giovane è ora presso nostro padre nel
paese di Canaan. 33 Ma l’uomo, signore del paese, ci ha risposto: In questo modo io saprò se voi
siete sinceri: lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il grano necessario alle vostre case e
andate. 34 Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così saprò che non siete spie, ma che siete
sinceri; io vi renderò vostro fratello e voi potrete percorrere il paese in lungo e in largo”.
I figli di Giacobbe ripartono con Beniamino
1 La carestia continuava a gravare sul paese. 2 Quando ebbero finito di consumare il grano che
avevano portato dall’Egitto, il padre disse loro: “Tornate là e acquistate per noi un pò di viveri”. 3 Ma
Giuda gli disse: “Quell’uomo ci ha dichiarato severamente: Non verrete alla mia presenza, se non
avrete con voi il vostro fratello! 4 Se tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello, andremo
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laggiù e ti compreremo il grano. 5 Ma se tu non lo lasci partire, noi non ci andremo, perché quell’uomo
ci ha detto: Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello! ”. 6 Israele disse:
“Perché mi avete fatto questo male, cioè far sapere a quell’uomo che avevate ancora un fratello? ”. 7
Risposero: “Quell’uomo ci ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela: È ancora
vivo vostro padre? Avete qualche fratello? e noi abbiamo risposto secondo queste domande.
Potevamo sapere ch’egli avrebbe detto: Conducete qui vostro fratello? ”.
8 Giuda disse a Israele suo padre: “Lascia venire il giovane con me; partiremo subito per vivere e
non morire, noi, tu e i nostri bambini. 9 Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te
lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la vita. 10 Se non avessimo
indugiato, ora saremmo già di ritorno per la seconda volta”. 11 Israele loro padre rispose: “Se è così, fate
pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti del paese e portateli in dono a quell’uomo: un pò di
balsamo, un pò di miele, resina e laudano, pistacchi e mandorle. 12 Prendete con voi doppio denaro, il
denaro cioè che è stato rimesso nella bocca dei vostri sacchi lo porterete indietro: forse si tratta di un
errore. 13 Prendete anche vostro fratello, partite e tornate da quell’uomo. 14 Dio onnipotente vi faccia
trovare misericordia presso quell’uomo, così che vi rilasci l’altro fratello e Beniamino.
15 Presero dunque i nostri uomini questo dono e il doppio del denaro e anche Beniamino, partirono,
scesero in Egitto e si presentarono a Giuseppe.
16 Quando Giuseppe ebbe visto Beniamino con loro, disse al suo maggiordomo: “Conduci questi
uomini in casa, macella quello che occorre e prepara, perché questi uomini mangeranno con me a
mezzogiorno”. E portò loro Simeone. 24 Quell’uomo fece entrare gli uomini nella casa di Giuseppe, diede
loro acqua, perché si lavassero i piedi e diede il foraggio ai loro asini. 25 Essi prepararono il dono nell’attesa
che Giuseppe arrivasse a mezzogiorno, perché avevano saputo che avrebbero preso cibo in quel luogo. 26
Quando Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono, che avevano con sé, e si prostrarono davanti a lui
con la faccia a terra. 27 Egli domandò loro come stavano e disse: “Sta bene il vostro vecchio padre, di cui mi
avete parlato? Vive ancora? ”. 28 Risposero: “Il tuo servo, nostro padre, sta bene, è ancora vivo” e si
inginocchiarono prostrandosi. 29 Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre, e
disse: “È questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete parlato? ” e aggiunse: “Dio ti conceda grazia,
figlio mio! ”. 30 Giuseppe uscì in fretta, perché si era commosso nell’intimo alla presenza di suo fratello e
sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse. 31 Poi si lavò la faccia, uscì e, facendosi
forza, ordinò: “Servite il pasto”.
Capitolo 44.
La coppa di Giuseppe nel sacco di Beniamino
1 Diede poi questo ordine al maggiordomo della sua casa: “Riempi i sacchi di quegli uomini di
tanti viveri quanti ne possono contenere e metti il denaro di ciascuno alla bocca del suo sacco. 2
Insieme metterai la mia coppa, la coppa d’argento, alla bocca del sacco del più giovane, con il denaro
del suo grano”. Quegli fece secondo l’ordine di Giuseppe. 3 Al mattino, fattosi chiaro, quegli uomini
furono fatti partire con i loro asini. 4 Erano appena usciti dalla città e ancora non si erano allontanati,
quando Giuseppe disse al maggiordomo della sua casa: “Su, insegui quegli uomini, raggiungili e dì
loro: Perché avete reso male per bene? 5 Non è forse questa la coppa in cui beve il mio signore e per
mezzo della quale egli suole trarre i presagi? Avete fatto male a fare così”. 6 Egli li raggiunse e ripetè
loro queste parole. 7 Quelli gli dissero: “Perché il mio signore dice queste cose? Lungi dai tuoi servi il
fare una tale cosa! 8 Ecco, il denaro che abbiamo trovato alla bocca dei nostri sacchi te lo abbiamo
riportato dal paese di Canaan e come potremmo rubare argento od oro dalla casa del tuo padrone? 9
Quello dei tuoi servi, presso il quale si troverà, sarà messo a morte e anche noi diventeremo schiavi
del mio signore”. 10 Rispose: “Ebbene, come avete detto, così sarà: colui, presso il quale si troverà,
sarà mio schiavo e voi sarete innocenti”. 11 Ciascuno si affrettò a scaricare a terra il suo sacco e lo
aprì. 12 Quegli li frugò dal maggiore al più piccolo, e la coppa fu trovata nel sacco di Beniamino. 13
Allora essi si stracciarono le vesti, ricaricarono ciascuno il proprio asino e tornarono in città. 14 Giuda
e i suoi fratelli vennero nella casa di Giuseppe, che si trovava ancora là, e si gettarono a terra davanti
a lui. 15 Giuseppe disse loro: “Che azione avete commessa? Non sapete che un uomo come me è
capace di indovinare? ”. 16 Giuda disse: “Che diremo al mio signore? Come parlare? Come
giustificarci? Dio ha scoperto la colpa dei tuoi servi. . . Eccoci schiavi del mio signore, noi e colui che è
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stato trovato in possesso della coppa”. 17 Ma egli rispose: “Lungi da me il far questo! L’uomo trovato
in possesso della coppa, lui sarà mio schiavo: quanto a voi, tornate in pace da vostro padre”.
L’intervento di Giuda
18 Allora Giuda gli si fece innanzi e disse: “Mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire
una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il faraone
è come te! 30 Ora, quando io arriverò dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non sarà con noi,
mentre la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro, 31 appena egli avrà visto che il giovinetto non è con
noi, morirà e i tuoi servi avranno fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro
padre.
32 Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre: Se non te lo ricondurrò, sarò
colpevole verso mio padre per tutta la vita. 33 Ora, lascia che il tuo servo rimanga invece del
giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! 34 Perché, come
potrei tornare da mio padre senz’avere con me il giovinetto? Ch’io non veda il male che colpirebbe
mio padre! ”.
Capitolo 45.
Giuseppe si fa riconoscere
1 Allora Giuseppe non potè più contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: “Fate uscire tutti dalla
mia presenza! ”. Così non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere ai suoi
fratelli. 2 Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa
del faraone. 3 Giuseppe disse ai fratelli: “Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre? ”. Ma i suoi
fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua presenza. 4 Allora Giuseppe disse ai
fratelli: “Avvicinatevi a me! ”. Si avvicinarono e disse loro: “Io sono Giuseppe, il vostro fratello, che voi
avete venduto per l’Egitto. 5 Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù,
perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. 6 Perché già da due anni vi è la
carestia nel paese e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. 7 Dio mi ha mandato
qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta
gente. 8 Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il
faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d’Egitto. 9 Affrettatevi a salire da
mio padre e ditegli: Dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l’Egitto. Vieni
quaggiù presso di me e non tardare. 10 Abiterai nel paese di Gosen e starai vicino a me tu, i tuoi figli
e i figli dei tuoi figli, i tuoi greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi. 11 Là io ti darò sostentamento,
poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell’indigenza tu, la tua famiglia e quanto
possiedi. 12 Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia
bocca che vi parla! 13 Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto;
affrettatevi a condurre quaggiù mio padre”. 14 Allora egli si gettò al collo di Beniamino e pianse.
Anche Beniamino piangeva stretto al suo collo. 15 Poi baciò tutti i fratelli e pianse stringendoli a sé.
Dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui.
L’invito del faraone
16 Intanto nella casa del faraone si era diffusa la voce: “Sono venuti i fratelli di Giuseppe! ” e
questo fece piacere al faraone e ai suoi ministri. 17 Allora il faraone disse a Giuseppe: “Dì ai tuoi
fratelli: Fate questo: caricate le cavalcature, partite e andate nel paese di Canaan. 18 Poi prendete
vostro padre e le vostre famiglie e venite da me e io vi darò il meglio del paese d’Egitto e mangerete i
migliori prodotti della terra. 19 Quanto a te, dá loro questo comando: Fate questo: prendete con voi
dal paese d’Egitto carri per i vostri bambini e le vostre donne, prendete vostro padre e venite. 20 Non
abbiate rincrescimento per la vostra roba, perché il meglio di tutto il paese sarà vostro”.
Il ritorno in Canaan
21 Così fecero i figli di Israele. Giuseppe diede loro carri secondo l’ordine del faraone e diede
loro una provvista per il viaggio. 22 Diede a tutti una muta di abiti per ciascuno, ma a Beniamino diede
trecento sicli d’argento e cinque mute di abiti. 23 Allo stesso modo mandò al padre dieci asini carichi
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dei migliori prodotti dell’Egitto e dieci asine cariche di grano, pane e viveri per il viaggio del padre. 24
Poi congedò i fratelli e, mentre partivano, disse loro: “Non litigate durante il viaggio! ”.
25 Così essi ritornarono dall’Egitto e arrivarono nel paese di Canaan, dal loro padre Giacobbe 26
e subito gli riferirono: “Giuseppe è ancora vivo, anzi governa tutto il paese d’Egitto! ”. Ma il suo cuore
rimase freddo, perché non poteva credere loro. 27 Quando però essi gli riferirono tutte le parole che
Giuseppe aveva detto loro ed egli vide i carri che Giuseppe gli aveva mandati per trasportarlo, allora
lo spirito del loro padre Giacobbe si rianimò. 28 Israele disse: “Basta! Giuseppe, mio figlio, è vivo.
Andrò a vederlo prima di morire! ”.
Capitolo 46.
Partenza di Giacobbe per l’Egitto
1 Israele dunque levò le tende con quanto possedeva e arrivò a Bersabea, dove offrì sacrifici al
Dio di suo padre Isacco. 2 Dio disse a Israele in una visione notturna: “Giacobbe, Giacobbe! ”.
Rispose: “Eccomi! ”. 3 Riprese: “Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto,
perché laggiù io farò di te un grande popolo. 4 Io scenderò con te in Egitto e io certo ti farò tornare.
Giuseppe ti chiuderà gli occhi”.
5 Giacobbe si alzò da Bersabea e i figli di Israele fecero salire il loro padre Giacobbe, i loro bambini
e le loro donne sui carri che il faraone aveva mandati per trasportarlo. 6 Essi presero il loro bestiame e tutti i
beni che avevano acquistati nel paese di Canaan e vennero in Egitto; Giacobbe cioè e con lui tutti i suoi
discendenti; 7 i suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti, tutti i suoi discendenti egli condusse con sé in
Egitto.
L’accoglienza di Giuseppe
28 Ora egli aveva mandato Giuda avanti a sé da Giuseppe, perché questi desse istruzioni in
Gosen prima del suo arrivo. Poi arrivarono al paese di Gosen. 29 Allora Giuseppe fece attaccare il
suo carro e salì in Gosen incontro a Israele, suo padre. Appena se lo vide davanti, gli si gettò al collo
e pianse a lungo stretto al suo collo. 30 Israele disse a Giuseppe: “Posso anche morire, questa volta,
dopo aver visto la tua faccia, perché sei ancora vivo”. 31 Allora Giuseppe disse ai fratelli e alla
famiglia del padre: “Vado ad informare il faraone e a dirgli: I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che
erano nel paese di Canaan, sono venuti da me. 32 Ora questi uomini sono pastori di greggi, si
occupano di bestiame, e hanno condotto i loro greggi, i loro armenti e tutti i loro averi. 33 Quando
dunque il faraone vi chiamerà e vi domanderà: Qual è il vostro mestiere? , 34 voi risponderete: Gente
dedita al bestiame sono stati i tuoi servi, dalla nostra fanciullezza fino ad ora, noi e i nostri padri.
Questo perché possiate risiedere nel paese di Gosen”. Perché tutti i pastori di greggi sono un
abominio per gli Egiziani.
Altro racconto
5 Allora il faraone disse a Giuseppe: “Tuo padre e i tuoi fratelli sono dunque venuti da te. 6
Ebbene, il paese d’Egitto è a tua disposizione: fà risiedere tuo padre e i tuoi fratelli nella parte migliore
del paese. Risiedano pure nel paese di Gosen. Se tu sai che vi sono tra di loro uomini capaci,
costituiscili sopra i miei averi in qualità di sovrintendenti al bestiame”. 7 Poi Giuseppe introdusse
Giacobbe, suo padre, e lo presentò al faraone e Giacobbe benedisse il faraone. 8 Il faraone domandò
a Giacobbe: “Quanti anni hai? ”. 9 Giacobbe rispose al faraone: “Centotrenta di vita errabonda, pochi
e tristi sono stati gli anni della mia vita e non hanno raggiunto il numero degli anni dei miei padri, al
tempo della loro vita nomade”. 10 Poi Giacobbe benedisse il faraone e si allontanò dal faraone.
11 Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro una proprietà nel paese
d’Egitto, nella parte migliore del paese, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone. 12
Giuseppe diede il sostentamento al padre, ai fratelli e a tutta la famiglia di suo padre, fornendo pane
secondo il numero dei bambini.
Ultime volontà di Giacobbe
27 Gli Israeliti intanto si stabilirono nel paese d’Egitto, nel territorio di Gosen, ebbero proprietà e
furono fecondi e divennero molto numerosi.
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28 Giacobbe visse nel paese d’Egitto diciassette anni e gli anni della sua vita furono
centoquarantasette. 29 Quando fu vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli
disse: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me bontà e fedeltà:
non seppellirmi in Egitto! 30 Quando io mi sarò coricato con i miei padri, portami via dall’Egitto e
seppelliscimi nel loro sepolcro”. Rispose: “Io agirò come hai detto”. 31 Riprese: “Giuramelo! ”. E glielo giurò;
allora Israele si prostrò sul capezzale del letto.
Capitolo 49.
Benedizioni di Giacobbe
1 Quindi Giacobbe chiamò i figli e disse: “Radunatevi, perché io vi annunzi quello che vi accadrà
nei tempi futuri.
Ultimi momenti e morte di Giacobbe
29 Poi diede loro quest’ordine: “Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei
padri nella caverna che è nel campo di Efron l’Hittita,
33 Quando Giacobbe ebbe finito di dare questo ordine ai figli, ritrasse i piedi nel letto e spirò e fu
riunito ai suoi antenati.
Capitolo 50
Funerali di Giacobbe
1 Allora Giuseppe si gettò sulla faccia di suo padre, pianse su di lui e lo baciò. ”. 7 Giuseppe
andò a seppellire suo padre e con lui andarono tutti i ministri del faraone, gli anziani della sua casa,
tutti gli anziani del paese d’Egitto, 8 tutta la casa di Giuseppe e i suoi fratelli e la casa di suo padre. 14
Dopo aver sepolto suo padre, Giuseppe tornò in Egitto insieme con i suoi fratelli e con quanti erano
andati con lui a seppellire suo padre.
Dalla morte di Giacobbe alla morte di Giuseppe
15 Ma i fratelli di Giuseppe cominciarono ad aver paura, dato che il loro padre era morto, e
dissero: “Chissà se Giuseppe non ci tratterà da nemici e non ci renderà tutto il male che noi gli
abbiamo fatto? ”. 16 Allora mandarono a dire a Giuseppe: “Tuo padre prima di morire ha dato
quest’ordine: 17 Direte a Giuseppe: Perdona il delitto dei tuoi fratelli e il loro peccato, perché ti hanno
fatto del male! Perdona dunque il delitto dei servi del Dio di tuo padre! ”. Giuseppe pianse quando gli
si parlò così. 18 E i suoi fratelli andarono e si gettarono a terra davanti a lui e dissero: “Eccoci tuoi
schiavi! ”. 19 Ma Giuseppe disse loro: “Non temete. Sono io forse al posto di Dio? 20 Se voi avevate
pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per compiere quello che
oggi si avvera: far vivere un popolo numeroso. 21 Dunque non temete, io provvederò al
sostentamento per voi e per i vostri bambini”. Così li consolò e fece loro coraggio. 24 Poi Giuseppe
disse ai fratelli: “Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questo paese verso
il paese ch’egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe”. 25 Giuseppe fece
giurare ai figli di Israele così: “Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa”.
26 Poi Giuseppe morì all’età di centodieci anni; lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in
Egitto.
I
colori si riferiscono ai temi specifici trattati ed approfonditi nei capitoli della
sezione ragazzi.
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Sotto la lente
L’amore, che nasce sulle ceneri della
violenza, riconcilia i fratelli
La storia è lunga, copre più di un capitolo della Genesi. Focalizziamo la nostra attenzione
sulle scene iniziali e su quelle finali. L’inizio non è proprio una storia d’amore: Giuseppe è
privilegiato dal padre in rapporto ai suoi fratelli, ricevendo una tunica dalle lunghe
maniche, inadatta ai duri lavori servili cui normalmente sono dediti tutti i componenti di un
clan seminomade. Perciò è odiato dai fratelli (37,2-4). In più è depositario di una
particolare sapienza divina che, secondo le convinzioni dell’antichità, è comunicata per
mezzo di sogni (37,5-11). Ciò rende problematici i rapporti non solo con i fratelli, ma anche
con il padre. Il conflitto latente tra Giuseppe e fratelli esploderà comunque quando questi
pianificheranno addirittura la sua uccisione, per venderlo poi quale schiavo a mercanti
diretti in Egitto (37,12-36).
In Egitto, dopo alterne vicende, Giuseppe è posto dal faraone come sovrintendente del
regno in virtù della sua capacità di interpretare i sogni, e così di prevedere e gestire una
futura carestia. Si avvera così anche uno dei primi sogni fatti dallo stesso Giuseppe: il
sole, ossia il faraone, così chiamato in molti documenti dell’antico oriente, riconosce
l’autorità di Giuseppe. Quando esplode la carestia, anche i fratelli di Giuseppe scendono in
Egitto per cercare del grano. Sono portati dinanzi a lui, ma non lo riconoscono. Egli sì, e
sembra un po’ giocare con loro come il gatto con il topo, li minaccia, li rimanda con del
grano trattenendo in ostaggio un fratello, al fine di incontrarli nuovamente e di vedere
Beniamino, fratello nato dopo che lui era in Egitto. Quando essi ritornano fa in modo di
accusare proprio Beniamino, per trattenerlo presso di lui… (42 – 44). Tutto ciò inizia ad
operare cambiamenti nei fratelli: ricordano e riconoscono la colpa passata (42,21-22), si
rendono responsabili verso il loro fratello minore, loro che avevano pianificato un fratricidio
(43,8-10). Il culmine del dialogo tra Giuseppe e i suoi fratelli è carico di tensione narrativa:
61
Giuda, che aveva venduto Giuseppe come schiavo in Egitto (37,27), si pone lui come
schiavo a favore di Beniamino (44,33). E a questo punto Giuseppe non trattiene la sua
commozione, si fa riconoscere, li perdona e invita tutta la famiglia, con il padre, a riunirsi in
Egitto (45,1-28).
La violenza, con cui è iniziato il racconto, è ora superata, i fratelli si riconciliano. Ma la
riconciliazione avviene tra personaggi trasformati. I fratelli hanno rinnegato il proprio
passato di violenza, hanno assunto l’atteggiamento di responsabilità positiva verso il
minore, anche a costo di pagare di persona. Ma pure Giuseppe è trasformato, rinuncia a
bisognosa. Ognuno ha preso coscienza dei propri sbagli, getta via le pretese sull’altro e lo
accoglie incondizionatamente per ciò che è.
Parole chiave
Sogno
Fratelli
Padre
Due prigionieri
Faraone
Carestia
Abbondanza
Vai alla sez. Approfondimenti la lectio divina ti
aiuterà a riflettere e pregare…
62
Apro il cuore all’ascolto delle parole di Papa Giovanni Paolo II
Egli ama ciascuno di noi in maniera personale e unica nella vita concreta di ogni giorno: nella famiglia,
tra gli amici, nello studio e nel lavoro, nel riposo e nello svago.
Ci ama quando riempie di freschezza le giornate della nostra esistenza e anche
quando, nell’ora del dolore, permette che la prova si abbatta su di noi: anche
attraverso le prove più dure.
Egli ci fa sentire la sua voce.
Sì, cari amici, Cristo ci ama e ci ama sempre! Ci ama anche quando lo deludiamo,
quando non corrispondiamo alle sue attese nei nostri confronti. Egli non ci chiude mai
le braccia della sua misericordia.
Come non essere grati a questo .
Come non essere grati a questo Dio che ci ha redenti spingendosi fino alla follia della Croce?
E che si è messo dalla nostra parte e vi è rimasto fino alla fine?
Dall’Omelia della GMG 2000
Sappiamo che
se vogliamo amare veramente,
dobbiamo imparare a perdonare.
Perdonate e
chiedete di essere perdonati;
scusate invece di accusare.
La riconciliazione avviene
per prima cosa in noi stessi,
Rifletto e mi interrogo
A noi il Signore chiede di riconoscere i
nostri peccati , di pentirci e di aprire il
cuore ad accogliere la grazia del
perdono.
< Perchè mettersi in
comunicazione con Dio
nella preghiera?
< Che posto ha il sacramento
della Confessione nel mio
cammino?
< Mi impegno per
interiorizzare il significato
e il valore del sacramento
della Riconciliazione?
non con gli altri.
Inizia da un cuore puro.
Madre Teresa di Clcutta
63
Hai un momento
Dio
Un elemento che colpisce nella storia di Giuseppe è la sua capacità di
interpretare i sogni. Lasciamoci allora coinvolgere da questo talento e
guardiamo dentro ai nostri cuori per scorgere e capire i nostri piccoli e
grandi sogni.
…provocando!!!
Un mare alieno di un azzurro pastello si infrange contro gli scogli, le onde coprono a tratti la
sabbia. In cielo le stelle sono miliardi e brillano tutte con differente intensità. La luce che pervade
l’ambiente è innaturale. Le palme sopra i due protagonisti fanno da teatro al discorso in cui si
stanno giocando l’identità personale.
S:<Io sto dormendo, e tu sei il protagonista del mio sogno. Tutto questo, il mare, le palme,
la brezza, tu ed io siamo parte del sogno. Solo che io, tutto questo, lo sto sognando nella
realtà> E:<Non hai mai pensato che forse sono io a sognare? Anch’io nella realtà sto
dormendo beato e tu esisti solo nel mio sogno>
S:<No, porca miseria. Tu non esisti nella realtà!>
E:<E come fai a dirlo?>
S:<Io mi ricordo di essermi infilato il pigiama, di aver lavato i denti, di aver sbadigliato e di
essermi addormentato stanco com’ero dopo una giornata che mi ricordo perfettamente in
ogni particolare>
E:<Anch’io mi ricordo di essermi appisolato sul mio divano...>
S:<Ecco, tipico del personaggio di un sogno vago che ti prende in giro cercando di
convincerti che non sei reale>
E:<Ma dai! Potrei essere io la realtà e tu con il tuo stupido mondo potresti essere il sogno>
S:<Hai usato il condizionale, hai detto ‘potrei’>
E:<E allora?>
S:<E allora stai mostrando incertezza, non sei sicuro di essere reale>
E:<Non si può nemmeno usare il condizionale adesso?>
S:<Ti sei tradito, ammettilo>
E:<No! E comunque tu prima sostenevi che dati i tuoi ricordi di esserti addormentato allora
non eri solo un sogno. Ma il tuo mondo e il fatto che tu te lo ricordi potrebbe essere tutto
parte del mio sogno. Una creazione della mia mente... affascinante>
S:<Non tornare sui discorsi fatti in precedenza adesso!>
64
E:<Ci torno quanto mi pare se questo serve a convincerti di essere un sogno>
Clima nervoso. Pausa in cui entrambi si rilassano e riflettono, non senza dubbi, sulla loro
vera natura. Uno di loro tira un sasso nel mare creando una serie di cerci concentrici che
si espandono sul pelo dell’acqua.
E:<Anche questa spiaggia potrebbe essere la realtà e noi non lo sappiamo>
S:<E com’è che allora stiamo facendo tutto questo discorso?>
E:<Non lo so, io mi ricordo solo di essermi addormentato e di essermi trovato qui a parlare
con te>
S:<E allora non siamo in una realtà se ti sei addormentato e poi sei comparso qui>
E:<Magari ci hanno anestetizzato e ci hanno fatto il lavaggio del cervello>
S:<Non dire sciocchezze>
E:<Sì, hai ragione, non regge>
Altra breve pausa.Sospiri e un pizzico di rassegnazione si insinuano negli animi dei
protagonisti.
S:<Piuttosto, tu chi sei?>
E:<Che domande fai? Io sono io, tu chi sei?>
S:<E’ una domanda seria! Io non ti conosco, non mi sembra di averti mai visto, ma se
questo è un sogno uno di noi due deve aver visto l’altro nella realtà. Succede sempre così,
uno vede una persona insignificante e poi la sogna di notte>
E:<Non mi ricordo di averti mai visto>
S:<Nemmeno io, ma potrei averti visto io di sfuggita e la mia mente potrebbe non averti
registrato immediatamente. Potresti essere stato archiviato da qualche parte nella mia
memoria e successivamente ripescato in sogno>
E:<Certo che questo è un sogno veramente particolare>
S:<E’ un sogno stupido>
E:<No, se dovessi svegliarmi domani lo racconterei a tutti>
S:<Stai perdendo fiducia? Hai paura?>
E:<Perché?>
S:<Hai detto ‘se dovessi svegliarmi’, hai paura di non svegliarti più? Di morire con il
sogno? Allora sei solo un sogno!>
E:<Ma la finisci di analizzare tutte le mie frasi?>
S:<Sto solo cercando di arrivare alla verità.>
E:<Senti, facciamo qualcosa per svegliarci>
S:<E cosa vorresti fare? Com’è che un sogno sceglie di smettere di essere un sogno?>
E:<Non so... forse morendo>
S:<Ok, allora suicidati>
E:<No, no, non ne ho il coraggio>
S:<Soluzione scartata. E se provassimo ad addormentarci qui?>
E:<Così poi ricompaiamo in un altro sogno, su un’altra spiaggia ancora a discutere.
Magari ora siamo entrambi solo il sogno di un sogno di un sogno e così via, ma non lo
sappiamo, perché ogni volta che in un sogno decidiamo di addormentarci ci risvegliamo
sotto una palma inconsapevoli di essere solo il sogno di noi stessi.>
S:<Ora mi hai fatto venire un dubbio>
E:<Sì? Quale?>
S:<E se fossimo entrambi il sogno di qualcun’altro?>
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… Il segno
Preparare un cartellone con disegnato un cielo con delle nuvole e la superficie (es. una città). In
un momento di riflessione i ragazzi pensano ai loro sogni e li scrivono su un foglietto (tipo postit). A questo punto viene mostrato loro il cartellone e devono posizionare il foglietto sulla terra,
fra le nuvole o a mezza via, a seconda se il sogno risulta realizzabile o semplice fantasia.
Lo scopo è far riflettere sulla differenza tra sogno inteso come speranza e la semplice
fantasia .
…Preghiamo
Donami di sognare
Signore, quante volte nella storia
Ti sei servito del sogno per rivelare
La tua volontà a persone incerte.
Sì aiutami a sognare bene:
non per uscire dalla realtà
e vivere fuori da quel mondo
in cui mi hai posto con fiducia:
non per ritenermi diverso
da quello che sono, che ho che posso…
Svelami il tuo sogno su di me ,
specialmente nei momenti di prova,
di stanchezza e di incertezza.
Modella i miei progetti sui tuoi,
perché non vinca in me l’egoismo.
Insegnami a sognare sempre
Con altri, per realizzare un giorno
gli ideali che condividiamo davvero.
Donami di sognare ma tenendo
i piedi per terra e le mani impegnate
a mettere una pietra dopo l’altra
sul muro della pace e della vita.
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Laboratorium
PLAYLIFE
SALUTI AFFETTUOSI (da K. Vopel, Giochi di interazione per adolescenti e giovani, vol.3
n°28)
Obiettivi
Noi amiamo ciò che riteniamo prezioso, ciò che siamo sicuri ci faccia bene, sia
buono per noi, adatto a noi e ci arricchisca. In quest'ottica l'amore non può essere
definito come un sentimento irrazionale, quanto piuttosto come una saggia reazione di
tutto il nostro organismo, alla quale prendono parte, in egual misura, cuore, intelletto e
corpo.
E importante far conoscere queste connessioni ai ragazzi, in modo che essi possano dar
vita a rapporti d'amore e d'amicizia davvero felici.
Questo gioco si basa sull'analisi dei rapporti che gli adolescenti hanno con persone che
essi apprezzano e stimano, e offre loro la possibilità di esprimere, in modo molto
semplice, il proprio affetto, il proprio interessamento e la propria stima.
Tempo: circa 35 minuti
Materiali: un foglio di carta lungo vari metri, meglio se preso da un grosso rotolo
di carta da imballaggio, in modo che tutti i partecipanti possano scrivere
contemporaneamente; pennarelli colorati.
Istruzioni
Nel corso di questo gioco potrete esprimere i vostri sentimenti d'amicizia o d'amore
per altre persone.
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Ognuno di voi conosce una serie di persone a cui vuole bene, perché ritiene preziose le
loro azioni e le loro idee, importanti le loro opinioni, ricco di significato il loro modo di
vivere e amabile il loro rapporto con gli altri. Ognuno di voi sa che queste persone gli
rendono il mondo più bello e gli confermano che la vita può essere bella.
Mandate a queste persone che stimate dei brevi saluti, scrivendoli sul grosso foglio di
carta da imballaggio. Scrivete brevemente cosa augurate loro di buono, di cosa siete loro
grati e cosa significano queste persone per voi. Se volete, potete completare i vostri
messaggi con dei piccoli disegni.
Le persone che scegliete possono far parte della vostra famiglia o della vostra cerchia di
amici. Ma per voi possono essere importanti anche altre persone, del presente o del
passato. Potrete rivolgervi persino a eroi di leggende, di romanzi o di fiabe, se li stimate
abbastanza.
Capito cosa intendo?... Allora adesso cominciate e disponetevi in modo che tutti trovino
posto accanto al grosso foglio. Avete 30 minuti di tempo... Riformate ora un cerchio
unico, in modo che possiamo valutare l'esperienza tutti insieme...
(Si appenda il foglio con i saluti al muro).
Approfondimento
Mi è piaciuto il gioco?
Mi è stato facile individuare persone interessanti e rivolgermi a loro?
Come mi accorgo di ritenere qualcuno importante e interessante?
In quali campi ho scelto le persone? A quante persone mi sono rivolto in tutto?
Quali saluti mi piacciono in modo particolare?
Che atmosfera c'era nel gruppo mentre si lavorava?
Fino à che punto mi ritengo io stesso importante e interessante? Che cosa vorrei dire
ancora?
Proposte alternative
Questa attività potrebbe essere adatta per sviluppare il tema dell’affettività (amici, morosi,
famiglia,…), oppure concentrarsi solo sugli amici, o sui membri del gruppo.
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TI RACCONTO
Racconti per discutere:
Spesso siamo investiti nella comunità locale da episodi di lutto legati
sempre e comunque a travagli d’amore, i racconti sono un valido aiuto per approfondire un
dialogo con il gruppo in cui si trova presente qualcuno più o meno coinvolto che ha portato la
notizia:
La montagna si eleva verso il sole. Ma la montagna pesa. È fatta di sassi. In qualche recesso
delle sue viscere nacquero un giorno due piccole sorgenti d'acqua limpida, che cercavano di
uscire all'aperto. Ma la montagna non cedeva: le opprimeva, le soffocava. Dopo un bel po' di tempo
le sorgenti, facendosi largo a poco a poco, riuscirono a venire alla luce ai piedi della montagna.
Com'erano stanche! Ma non c'era tempo per riposarsi. Erano appena scaturite dalla terra quando
sentirono delle grida provenienti dal muschio, dall'erba, dai fiorellini, dalle rose alpine: «Dateci
da bere! Dateci da bere!».
«Fossi matta!», disse la prima sorgente. «Ho faticato senza sosta laggiù, sottoterra, mentre voi,
pigri, ve ne stavate al sole. Non vi darò proprio niente! »
«Non ci darai niente?», disse il muschio piccato. «E allora noi non ti lasceremo passare.»
«Ti sbarreremo la strada con le nostre numerose radici», dichiarò l'erba.
«Ti copriremo, così nessuno ti troverà», minacciarono i cespugli di rose
alpine e di rovi.
La seconda sorgente fu più condiscendente: «Bevi, sorella erba, però fatti da parte perché io possa
proseguire il mio cammino!». Bevvero un poco anche i cespugli ma si tennero fuori dalla corrente.
Il muschio succhiò l'acqua soltanto da una parte.
«A me basta solo inumidire la radice», disse la rosa alpina. «Corri più avanti.»
La sorgente correva. Dava da bere a tutte le piante e tutte le cedevano il passo. E siccome correva
molto rapidamente, la gola della montagna dalla quale usciva si puliva e si allargava sempre di
più. La sua acqua era fresca e limpida come cristallo. Rotolava giù dalla montagna nella valle,
saltando sopra i sassi, bagnando i prati, lambendo le radici dei salici e più si dava a tutti, più
diventava forte e impetuosa. Lei stessa non sapeva come. Le piante l'amavano e lasciavano che
altre sorgenti si unissero a lei. Così, essa divenne un grande fiume nel quale vivevano
numerosissimi pesci e navigavano tanti battelli.
Alla fine arrivò al mare. Quando giunse alla foce, l'azzurro padre Oceano la prese fra le braccia e
la baciò sulla fronte. «E dov'è tua sorella sorgente?», le chiese.
«Ah, Padre! Purtroppo è diventata paludosa, marcia e puzzolente.»
«Così è la vita, figliola mia», disse padre Oceano. «Tua sorella non voleva
dare agli altri ciò che aveva ricevuto. Vedi? Anch'io oggi ti ricevo in restituzione del vapore che da
me è salito verso la montagna. La vita è dare. Tenere per sé è la morte.»
Come dire addio, Ed. Erikson
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A proposito di fratelli!
C'erano due fratelli che lavoravano nello stesso campo. Dopo la mietitura, divisero a metà i
covoni, in parti uguali. Uno dei due fratelli aveva moglie e due bambini, mentre l'altro viveva
da solo. La sera, mentre era a letto, quello sposato pensò: «Non è giusto che io, che ho moglie e
due bambini, che posso godere di questi preziosi affetti, abbia di più di lui che è solo". Di notte
si alzò, prese dieci covoni e li mise nel mucchio del fratello. Anche l'altro non riusciva a
dormire, pensando: «lo sono solo. Devo pensare soltanto a me. Lui ha moglie e figli. Ha più
bisogno di me, perché ha famiglia. Non è giusto che io abbia lo stesso numero di covoni. È
meglio che ne dia di più a lui". Si alzò a notte fonda, prese dieci covoni e li mise nel mucchio
del fratello. La mattina entrambi si alzarono e, con stupore, si accorsero di avere ognuno lo
stesso numero di covoni. Pensarono di aver fatto solo un sogno. Così la notte seguente
cercarono di rimanere ben svegli e ognuno si privò dei dieci covoni per darli al fratello. Ma
anche la mattina seguente rimasero meravigliati, perché i covoni erano perfettamente uguali.
Ripeterono la stessa operazione la notte successiva. Così per molte volte, finché una notte si
incontrarono mentre stavano facendo lo scambio dei covoni. A quel punto capirono il miracolo
e si abbracciarono piangendo.
Si racconta che su quel campo, benedetto da questo episodio di bontà, il re Salomone volle
costruire un tempio grandioso a Dio.
70
LE SFUMATURE DELL’AMORE
TEMA: Un gesto d’amore.
Puoi introdurre l’incontro parlando di come l’amore si esprime in gesti quotidiani, di quanto
sia semplice esprimerlo e vederlo nella realtà che ti circonda.
I fotografi imprimono sulla pellicola un istante quanto basta per esprimere un sentimento.
ATTIVITA’
1 INCONTRO:
• Utilizzando il computer proponi senza commento una presentazione di una
carrellata fotografica con la sequenza e il numero di fotografie che preferisci.
• Non è necessario soffermarsi ad analizzare le foto, ciò non potrà che emozionare i
ragazzi commuovere a volte far sorridere commentare a voce alta.
• Invita i ragazzi a raccontare emozioni e situazioni familiari, di tutti i giorni, vissute
che hanno suscitato in loro le stesse sensazioni di tenerezza provate durante la
visione delle foto.
• Ricerca con i ragazzi in uno dei Vangeli i passi che descrivono i gesti d’amore di
Gesù, i ragazzi stessi potrebbero ricordarsi alcuni episodi da rileggere
2 INCONTRO:
• Dall’incontro precedente saranno emersi molti gesti di attenzione nei confronti
dell’altro potreste analizzare e raccogliere in un cartellone i verbi che descrivono il
modo di interagire di Gesù.
• Ora lancia la sfida: fermare con uno scatto fotografico un gesto d’amore spontaneo,
rubato dalla quotidianità. Chiedi ai ragazzi di rendersi invisibili e di immortalare gesti
semplici della loro famiglia o delle persone della propria comunità che testimoniano
l’amore.
• Concorda con loro modalità e tempi di lavoro.
3 INCONTRO:
• Ogni ragazzo o chi si è impegnato nella raccolta fotografica mostrerà il proprio
operato.
• Sarà interessante riflettere sui vari significati degli scatti, perché non verbalizzare il
commento?
4 INCONTRO:
• Cernita delle immagini più significative da proporre al concorso fotografico sul sito…
Vai sul sito WWW.PGUDINE.IT troverai pubblicato il bando do concorso con tutte
le modalità di concorso e requisiti.
•
Avendo prodotto materiale fotografico e commenti, potrebbe essere stimolante
presentare in un occasione la mostra fotografica se volete stampare le foto, o una
71
presentazione in power point da proiettare con musiche alla comunità che paragoni
le parole usate nel Vangelo per descrivere i gesti di Gesù e gli scatti raccolti dai
ragazzi.
•
TEMA:” “Se bastasse un click”
Sfruttando le foto a tua disposizione sul sito puoi sempre fare un analisi o un gioco più
specifico sulle emozioni che la foto trasmette.
ATTIVITA’
•
Di seguito ti proponiamo alcuni esempi di attività su alcune foto, puoi produrne e
trovarne di altre a tuo piacimento.
Esempio 1
Dopo aver mostrato l’immagine proponi e guida una
discussione che ha per strumento la foto.
Chiedi ai ragazzi di:
Raccontare la situazione in cui si trovano i ragazzi della
foto
Secondo voi cosa si stanno dicendo, ipotizzare un dialogo
Drammatizziamo la situazione
Che significato date a questa foto, quale dei tre potresti
essere tu?
Allegato n.1
Esempio 2
Dopo aver mostrato l’immagine proponi e guida una
discussione che ha per strumento la foto.
Chiedi ai ragazzi:
il significato dell’immagine, che cosa comunica?
Proponi una riflessione su quante volte nella nostra
esperienza di fede giriamo le spalle a Cristo.
Allegato n.2
•
Apriamo il cuore all’ascolto delle parole del Papa Giovanni Paolo II
Leggi assieme ai ragazzi dall’enciclica “Novo millennio ineunte”
”Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt.28,20) questa
certezza ha accompagnato la chiesa per due millenni. Da questa certezza
dobbiamo attingere nuovo slancio nella vita cristiana facendone anzi la forza
ispiratrice del nostro cammino.
Non ci seduce certo la prospettiva ingenua che di fronte alle grandi sfide del nostro
tempo possa esserci una formula risolutrice.
Non una formula ci salverà ma una Persona e la certezza che essa ci infonde: “io
sono con voi!”
Non si tratta di inventare un nuovo programma, il programma c’è già.
Esso si incentra in Cristo da conoscere, amare, imitare.
• Proponi una riflessione ai ragazzi rispetto a:
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o Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo segue. La fede non è prima di tutto
l’adesione di una dottrina astratta ma la scelta di aderire alla persona vivente
di Gesù mettendolo al centro del proprio cuore.
o nella mia vita c’è il segno dell’amore per Gesù?
o il mio amore per Gesù si traduce concretamente nell’amore a Lui presente
nell’Eucarestia e nel prossimo?
•
Preghiamo insieme ai ragazzi:
Grazie Gesù perché Tu sei sempre con me,
fa che io resti sempre con Te
Rafforza con la tua grazia il mio impegno
a conoscerti, ad amarti, ed ad imitarti sempre di più
Sostieni la mia decisione di appartenere totalmente a Te,
di incontrarTi con fedeltà nella comunione eucaristica
e nel dialogo quotidiano nella preghiera
Gesù apri i miei occhi perché sappia vederti nel prossimo,
perché impari ad amarlo come Te,
non a parole ma con i fatti ed in verità.
Amen
Esempio 3
Dopo aver mostrato l’immagine proponi e guida una discussione
che ha per strumento la foto.
Chiedi ai ragazzi:
Da che parte conduce la strada del matrimonio? Cosa può
comportare una scelta d’amore? Perché camminare su una
stessa strada? Perché sposarsi e non scegliere di convivere?
Allegato n.3
Puoi concludere ogni incontro riportando su di un cartellone la foto con i punti salienti della
discussione.
L’attività si può sviluppare come all’esempio 2 approfondendo la riflessione se desta
interesse da parte dei ragazzi, proponendo l’ascolto di alcuni brani o riflessioni significative
sul tema concludendo gli incontri con una preghiera di gruppo, anche spontanea, e/o una
proposta d’impegno concreto.
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Tema:“Dio che ci ha redenti spingendosi fino alla follia della
Croce”
Allegato n.4
Soggetto: L’episodio narrato dal Vangelo ,descrive il momento nel quale il corpo di Gesù ,
dopo essere stato deposto dalla croce, viene cosparso di unguenti profumati e coperto da
un lenzuolo bianco prima di essere sistemato nel sepolcro.
Attività
Un affresco che narra l’amore, l’amore di Cristo per l’umanità, l’amore di una mamma per il
figlio, il dolore degli amici.
< Può essere curioso e interessante proporre questa opera ai ragazzi (possibilmente
attraverso una proiezione) per analizzare le emozioni che emergono.
< Chiedi ai ragazzi di esprimere i loro pensieri spontaneamente dinnanzi alla
proiezione dei particolari di questa scena.
< Questa attività è significativa se usata per costruire assieme ai ragazzi riflessioni
approfondite da proporre anche in qualche momento di preghiera della comunità
< ( ad esempio Via Crucis)
< Inoltre puoi proporre ai ragazzi di lavorare in piccolo gruppo invitandoli ad un
colloquio intimo con il Signore alla ricerca di espressioni di richiesta di perdono.
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Alcune indicazioni utili per l’interpretazione dell’opera.
Scheda per l’animatore
Composizione: Nella scena la sfera celeste , popolata da angeli , è
nettamente separata da quella umana , che occupa la parte inferiore della
pittura.
Asse portante di tutta la composizione è il corpo steso di Cristo morto, intorno al
quale si dispongono tutti gli altri personaggi.
Le figure in secondo piano si allineano alla stessa altezza, in modo da
assecondare l’andamento orizzontale della scena determinato dalla posizione
del corpo di Cristo.
Lo spazio nel quale si muvono i protagonisti è delimitato dalla roccia che taglia
diagonalmente lo sfondo.
La scena si svolge sullo sfondo di un desolato paesaggio invernale.
L’albero spoglio appare come un richiamo alla more di Cristo e testimonia il dolore
universale conseguente al sacrificio di Gesù.
Rispetto al breve racconto evangelico Giotto arricchisce la
composizione con molte figure fra le quali spicca quella della
Vergine che abbraccia teneramente il figlio
Seduta per terra è raffigurata Maria Maddalena riconoscibile per i lunghi
capelli biondi e la veste rossa tipica dell’iconografia della Santa.
Maddalena sorregge con delicatezza i piedi di Cristo, segnati dai chiodi.
A destra Nicodemo e Giuseppe di Arimatea contemplano in pietoso
silenzio il corpo di Cristo ; secondo il racconto evangelico furono i due
uomini a deporre Gesù dalla croce e a chiederne il corpo a Pilato.
La drammaticità della scena è resa soprattutto dalla vivace
gestualità e dal volto piangente del giovane apostolo Giovanni.
La figura esprime la novità della pittura di Giotto volta soprattutto a
raffigurare la natura e i sentimenti umani.
Dolore e pietà connotano anche i volti della piccola folla che si
accalca sul lato sinistro della scena.
La gestualità espressiva caratterizza anche le figure degli angeli che come nuvole
punteggiano il cielo.
La loro presenza mostra la partecipazione delle creature celesti all’evento.
75
SPERIMENTARE GESTI D’AMORE
« E’ una storia in cui è facile rispecchiarsi: si parla di conflitti,
gelosia, vendetta, potere, perfino di politica…» (dall’introduzione).
Carcere.
Giuseppe vive l’esperienza della carcerazione e si trova all’improvviso dentro un
mondo mai incontrato prima.
Si possono organizzare
- degli incontri conoscitivi da progettare con alcuni volontari che svolgono il
loro servizio nei due carceri ospitati dal nostro territorio.
- delle esperienze da vivere anche all’interno (partite di calcio, animazione
liturgica…) o a margine della realtà carceraria, da organizzare sempre con la
mediazione di operatori competenti.
Per informazioni e consigli si possono contattare i due cappellani:
- Casa circondariale di Udine: don Flaviano Veronesi 0432-790067;
- Casa circondariale di Tolmezzo: don Giampietro Fossà 0433-74467
Politica. Il rapporto del giovane Giuseppe col faraone lo mette in contatto con
la realtà sociale, nelle sue potenzialità e nei suoi aspetti più difficili e complessi.
Quando Giuseppe viene calato “in situazione” esprime il meglio di sé, scopre
potenzialità che mai avrebbe sospettato di possedere…
Si possono organizzare
- degli incontri con gli amministratori e con l’assistente sociale del proprio
comune per analizzare le politiche giovanili in atto o per chiedere quali spazi
vengono concessi ai giovani o di quali spazi i giovani debbano riappropriarsi.
Può essere utile l’analisi delle povertà e dei bisogni del territorio che vedono i
giovani come soggetti interessati e ipotizzare un coinvolgimento personale.
- Degli approfondimenti per individuare le nuove schiavitù: la tratta delle
schiave del sesso; le dipendenze giovanili dall’alcol, dal gioco o dalla droga.
Per informazioni e consigli si possono contattare:
-
Il direttore della Caritas Diocesana: don Luigi Gloazzo 0432-414502
Il vicedirettore della Caritas Diocesana: Paolo Zenarolla 0432-414502
[email protected]
76
Sentimento.
Nell’esperienza del giovane Giuseppe risulta evidente il
conflitto con i fratelli e fra i fratelli con il Padre. Incomprensioni, parole grosse,
infine la frattura. Ma anche sentimenti che rimangono nel fondo del cuore e riaffiorano
nel tempo.
Si possono organizzare
- degli incontri con famiglie della comunità in cui si siano già superati i conflitti
e le tensioni adolescenziali. Il racconto degli scontri fra fratelli, le angosce e
la pazienza dei genitori, eventi o fatti anche pesanti che possono essere
accaduti e il loro superamento… può essere un buono spunto per lanciare il
tema.
- una visita o un incontro con operatori di una delle case famiglia presenti in
diocesi. Qui può essere colta la dimensione delle sofferenze che possono
nascere da situazioni di tensione, povertà umane che rendono talvolta
invivibile l’esperienza familiare ma anche le strategie che vengono adottate
per recuperare i singoli alla normalità.
Per informazioni e consigli si possono contattare:
- Casa famiglia “L’Ancora”, via Melegnano, 84 – Udine 0432-602809
- Casa famiglia “Luigi Scrosoppi”, via S. Giustina, 7 – Udine 0432-297206
- Case famiglia “Papa Giovanni XXIII”
- Comunità “Emet”, via Castello di F., 8 -33034 Villalta 0432-677732
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DILLO CON UN FILM
Piccolo spunto di riflessione
La veste insanguinata di Giuseppe
Giuseppe era il preferito tra i figli di Giacobbe. Bello ed intelligente, sapeva interpretare i
sogni. I fratelli vedevano questo amore preferenziale del padre verso Giuseppe. Così
cominciarono ad odiarlo ,”tanto da non essere più capaci di rivorgergli serenamente la
parola” ( Gn 37,4 ) Un giorno Giacobbe regalò al suo figliolo preferito una veste molto
bella. Intanto i fratelli erano partiti per il pascolo: Giuseppe si mise a cercarli. Quando lo
videro decisero di ucciderlo: intervenne il primogenito, Ruben: non colpitelo con le vostri
mani” e consigliò di nasconderlo in una cisterna. Passarono dei mercanti egiziani, e allora
decisero di vendere il fratello per venti pezzi d’argento. Al padre Giacobbe, per
nascondere l’accaduto, riportarono il bel vestito di Giuseppe, sporcato del sanguedi un
capretto, lasciandogli credere che una belva feroce l’aveva ucciso. Giacobbe dichiarò che
sarebbe rimasto in lutto fino ala propria morte.
Il cinema s’insanguina, si segna di violenza, si macchia di morte. Eppure, non succed
niente: nessuno muore, è solo un film, una cosa che compri con un biglietto ( o che
noleggi) . Ti siedi e guardi dalla bocca di una cisterna una feta di mondo e lo credi vero. E
invece stai sognando, è un pezzo di favola, seppur non ci siano (sempre) lieti fini da
sperare. Una bella veste ricamata che si sporca di sangue finto. Tuttavia Giacobbe lo
crede vero, si mette in lutto, il suo cure si dispera. Non importa che Giuseppe viva da
qualche altra parte del mondo ciò che resta vero è quel cuore che una veste sporca lascia
credere insenguinato.
Film: L’amico ritrovato
Soggetto: il settantenne ebreo Henry Strauss, naturalizzato americano, da New York si
reca in Germania apparentemente per occuparsi di alcuni ereditati beni di famiglia, in
realtà per scoprire che cosa è successo dopo il 1933 al suo compagno di scuola ed amico
Konradin von Lohenburg, di nobile famiglia tedesca e fautore del nazionalsocialismo, dal
momento che proprio in quell'anno Henry - il cui vero nome era Hans - dai genitori, prima
del loro suicidio, era stato inviato in America presso uno zio al fine di evitare le
persecuzioni dei nazisti. Con qualche difficoltà Henry, che da oltre cinquantacinque anni
ha rifiutato di parlare il tedesco, compie le sue ricerche a Stoccarda; nella memoria
affiorano con prepotenza i ricordi di quel tempo: con Konradin aveva gli stessi interessi per
lo studio degli autori classici, per l'archeologia, per il tiro con l'arco; con Konradin nutriva lo
stesso amore per la natura. I rapporti tra Hans (figlio di un medico, ma di origine
contadina) e Konradin erano eccellenti: gite in bicicletta; solidarietà totale; presentazione
di Konradin agli Strauss; una visita alla giovane cugina, la contessina Gertrude, già fervida
ammiratrice dei membri della Hitlerjugend e antisemita; qualche pugno distribuito in un
caffé ad alcuni arroganti nazisti. Un solo dissapore: la mancata presentazione di Hans ai
Von Lohenburg nel foyer di una sala da concerto. Ma Konradin aveva fornito di ciò ampia
spiegazione: già si sono manifestati i primi allarmanti sintomi della politica antiebraica del
78
Fuhrer e la madre del ragazzo è dichiaratamente antisemita, talché egli ha di proposito
voluto che Hans non venisse umiliato. Dopo le vacanze estive, i due amici si ritrovano. Il
clima attorno a loro si è fatto anche più cupo; nel ginnasio Hans è schivato dal nuovo
professore e dai compagni perché ebreo; a Stoccarda vi sono i primi e coraggiosi scioperi.
Konradin ed Hans si separano e non si vedranno mai più. Il vecchio Henry rivede la sua
casa e visita commosso le tombe dei g enitori, coperte d'erba ai piedi del muro di cinta di
un cimitero, ma vuole anche cercare le tracce del suo nobile compagno. Nella splendida
villa che fu dei Lohenburg ora vi è un ufficio statale. Un anziano giardiniere gli dà l'indirizzo
della contessa Gertrude, ma la dama si rifiuta di parlare del cugino. Del suo vecchio
ginnasio, colpito dalle bombe durante la guerra, non resta che il nome su di un moderno
edificio. Il preside indica ad Hans una lapide marmorea, con incisi i nomi della classe del
'32: tutti morti in guerra sui vari fronti. E là Hans scopre anche il nome del suo grande
amico che, venne giustiziato da un Tribunale nazista in quanto partecipe del complotto
contro Adolf Hitler.
Perché questo film: tratto da un breve romanzo, che è piuttosto un lungo racconto, di Fred
Uhlman e con la solida sceneggiatura di Harold Pinter, il film propone il viaggio, forse
meglio il pellegrinaggio che l'anziano Henry Strauss compie nella Patria di origine e più
ancora nella memoria. Malgrado i luoghi (in cui mai egli è voluto tornare dopo la guerra,
perfino rifiutandosi di parlare tedesco) e nonostante la crudezza di alcuni lampi che si
aprono nella sua mente di vechio ragazzo ebreo ormai inseritosi altrove, tutto è narrato
quietamente e senza odio. C'è una realtà agghiacciante (e palpabile), ci sono gli echi
attutiti di una tragedia collettiva, ma sembra che il rifiorire improvviso dei ricordi stemperi
l'antica violenza, vinta dalla forza e bellezza di quella amicizia. Lo stesso lieve distacco
che sempre aveva marcato il comportamento di Konradin, malgrado la sua cordialità
schietta e affettuosa - retaggio inevitabile di una nobiltà intrinseca e venata di delicatezza trova la più degna giustificazione nel destino del giovane, rimasto in Germania, ma pronto
a scegliere l'olocausto della propria vita. L'ammirazione di Hans, figlio di ebrei che si
dichiarano tali, ma anche fieri di essere tedeschi, si trasforma alla fine in commosso
rispetto e riconoscenza davanti ad una lapide che fa tornare vivi i morti compagni di studi,
che la vita e la Storia hanno chiamato ciascuno ad ideali anche diversi. Tutto è raccontato
con asciutta semplicità, con sottolineature a volte anche liete, con grande freschezza e
levità di tocchi. Certo vi è nel testo letterario una intimità da diario, una intensità ancora più
avvertita e sicuramente il film dà prova di una qualche lentezza narrativa. Ma il "perché"
del ritorno di Hans vecchio e il riaffiorare di tutti quei momenti e valori che la sua coscienza
aveva "rimossi" appaiono chiari e toccanti. I rapidi inserti (in bianco e nero) della realtà di
oltre un mezzo secolo fa, quelle scorribande chiassose e arroganti delle giovani camicie
brune, le prime brutalità, i prodromi di quella follia che nulla e nessuno potrà mai
cancellare, conferiscono al film connotati e cornici più che convincenti. Al vecchio ebreoamericano, più che le polverose masserizie e qualche oggetto degli Strauss, custoditi in un
magazzino sotterraneo che è da incubo solo a scendervi, resta la medaglia donatagli dal
nobile amico
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Film: Leon
Genere: Drammatico
Regia: Luc Besson
Durata: 155' (versione integrale)
Distribuzione: Filmauro Home Video
Soggetto Leon è un abile sicario della mafia; analfabeta, e infantile nel ragionamento,
riesce a instaurare rapporti affettivi solo con la sua amata pianta. Matilda è una dodicenne
che vive nello stesso condominio di Leon con il padre spacciatore, la matrigna, la
sorellastra e il suo dolcissimo fratellino di quattro anni. Un giorno, mentre Matilda è a fare
compere, alcuni poliziotti corrotti dell’antidroga, comandati da Stanfield - psicopatico
tossicomane amante di Beethoven - uccidono per rappresaglia tutti i suoi familiari. Matilda,
rientrata subito dopo la strage, si rifugia da Leon. Fra i due piano piano nasce una
profonda amicizia. Leon, su continue richieste della ragazza, le insegna a utilizzare le
armi. Matilda è intenzionata a vendicare il fratellino, ma non avendo aiuto da Leon, decide
di fare da sola. Scoperta da Stanfield, viene trattenuta alla centrale di polizia. Leon, capite
le intenzioni dell’amica, va in suo soccorso, uccide alcuni poliziotti e la porta via.
Tutto sembra finito, ma Stanfield, saputo da una soffiata dove vivono i due, fa intervenire
ingenti forze di polizia per arrestarli. Leon riesce a resistere a tutti gli assalti della polizia,
ma quando vede che probabilmente si avvicina la fine, fa fuggire Matilda dai condotti
dell’aria. Ferito e intossicato dai fumogeni si traveste da poliziotto. È quasi fuori dall’edificio
quando Stanfield, riconoscendolo, gli spara alla schiena. Prima di morire Leon riesce a
innescare la bomba che aveva addosso: i due esplodono. Matilda piangendo si reca da
Tony, amico e protettore mafioso di Leon, e lo implora di assumerla come killer. Tony
promette di custodire i soldi che le ha lasciato Leon, ma la invita a ritornare a una vita
normale. Matilda ritorna a scuola e nel grande prato antistante l’edificio scolastico interra
la pianta dell’amico Leon.
Perché questo film? Leon è un film che ci fa vedere quanto siano importanti gli affetti e i
sentimenti per superare il male che ci circonda.
Utilizzazione: per il suo stile asciutto e per le numerose scene violente il film è
particolarmente indicato per gli adolescenti ( dai 16 anni )
Sintesi critica Film positivo, anche se molto crudo e violento. È ambientato in un mondo
corrotto, spietato e violento, dove neanche ai bambini è concessa un’esistenza tranquilla.
Matilda, adolescente come tante altre, vive in una famiglia squinternata, probabilmente
amata solo dal fratellino. Conosce già l’amarezza della vita: “La vita è così dura… solo
quando si è bambini?”. Eppure, nonostante questo clima di male che la circonda, riesce a
“convertire” Leon, killer di professione incapace apparentemente di sentimenti umani quale
l’amore, l’amicizia e la pietà. Con la sua vitalità e simpatia e con i suoi acuti pensieri sul
senso della vita e sulla responsabilità degli adulti verso i minori, Matilda riuscirà a salvare
l’anima
del
suo
amico.
Leon, che prima di conoscere Matilda viveva solitario con il solo affetto della sua pianta,
piano piano riacquisterà la voglia di vivere e il senso della vita, arrivando perfino a
sacrificare la sua vita per salvare la sua amata. Leon ci fa capire come da una condizione
disperata si può uscire grazie all’aiuto delle persone che ti amano.
Bravi gli attori e stupenda la colonna sonora.
Sequenza interessante: ultimo dialogo fra Matilda e Leon
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Film:Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re
Soggetto: Il terzo film della saga narra lo scontro finale, l’attacco di Sauron al regno di
Gondor; la follia disperata del Sovrintendente della città di Minas Tirith, le gesta dei
Roharrim accorsi in aiuto, il ritorno di Aragorn come erede al trono e, in parallelo, le ultime
prove per Frodo, sempre più indebolito dal potere dell’anello. Gollum lo conduce in bocca
a Shelob, malefico essere a forma di ragno che lo tramortisce per mangiarlo. L’intervento
di Sam riesce a scacciare il mostro, ma dovrà anche liberare il padrone, caduto in mano
agli orchetti, dalla fortezza di Cirith Ungol, prima di poter proseguire verso il monte Fato. Il
resto della Compagnia, intanto, vinta a fatica e con grandissime perdite la battaglia di
Minas Tirith, si porta ai cancelli di Mordor per distrarre lo sguardo del Nemico chiuso nella
torre di Barad-dur. Frodo e Sam sono vicini alla vetta del monte Fato, ma il portatore
dell’anello è stremato. Sam dovrà caricarlo sulle spalle fino alla voragine. Troppo debole
per resistere ancora al potere dell’anello, Frodo non vuole più separarsi da lui e lo infila al
dito. Sarà Gollum, ricomparso, a strapparglielo e a finire dentro il cratere. La potenza del
Nemico è finalmente distrutta, Frodo e Sam vengono tratti in salvo da alcune aquile al
comando di Gandalf e condotti a Minas Tirith. Là Frodo può riprendersi e rivedere gli
amici. Aragorn è incoronato re e sposa Arwen, figlia dell’elfo Elrond, che per lui rinuncia
all’immortalità. Frodo, insieme a Sam, Merry e Pipino, torna nella Contea dove porta a
termine le memorie del viaggio di Bilbo e del suo. Allora affida il libro e i propri beni a Sam,
che nel frattempo si è sposato e ha avuto una bambina, e raggiunge Bilbo in partenza con
Gandalf per i Rifugi Oscuri. Dopo averlo accompagnato un’ultima volta, Sam può fare
finalmente ritorno alla sua famiglia.
Perché questo film: Perché, dietro l’incalzare cruento della lotta, che apparenta il film a tanta
fiction cinematografica e televisiva di origine giapponese o americana, permette di cogliere
una visione del mondo autenticamente cristiana che, pur riconoscendo la realtà metafisica
del male, rifiuta la logica dualista e coltiva la fiducia nelle possibilità dell’uomo di scegliere
il bene e di realizzarlo. La prospettiva della fede nel trascendente non è esplicita, ma
caratteri dei personaggi, scelte e significato delle azioni trovano giustificazione
nell’annuncio evangelico, e ad esso rinviano per processo analogico. Spogliato delle
spettacolari vesti di genere, si scopre un percorso cristologico ben connotato.
Il film si presta bene anche per il percorso sul male;, la trilogia permette di valorizzare
l’elemento positivo di fede, speranza e grazia.
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Note, appunti, considerazioni
Ti è mai capitato di non
capire un tuo amico?
Ti è capitato di trovarti
nella stessa situazione di
Lucy?
E in quella di Schroeder?
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Amare l’amabile
L’innamorato e l’innamorata
Dal Cantico dei Cantici
Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l’amato del mio cuore;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
“Mi alzerò e farò il giro della città;
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amato del mio cuore.”
L’ho cercato ma non l’ho trovato.
Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:
“Avete visto l’amato del mio cuore?”.
Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l’amato del mio cuore.
Lo strinsi fortemente e non lo lascerò
finché non l’abbia condotto in casa di mia madre,
nella stanza della mia genitrice.
(Ct. 3,1-4).
E
cco una tappa fondamentale del nostro viaggio intorno all’amore: passione,
sessualità, erotismo, amore...
Un fatto di chimica, come la scienza pretende di spiegare?
Un istinto che serve alla riproduzione della specie?
Il piacere di un istante da consumare, una pillola di felicità che illumina brevemente
il grigiore della vita e si spegne subito?
83
O
ppure una molla potente che è stata posta dentro di noi per attirarci verso
l’altro, l’Altro... e in questa danza trovare ciò di cui abbiamo vero desiderio: essere amati
come unici.
Anche se, come dice lo psicanalista A. Carotenuto, “dobbiamo renderci conto che
siamo dilaniati da una profonda ambivalenza: da una parte desideriamo l’amore, dall’altra
lo respingiamo perché ne abbiamo paura, e ci rifugiamo nel quotidiano, nei rapporti più
piatti e banali” (Eros e Pathos, Bompiani, Milano 1987, p. 14). L’esclusione nasce da
dentro, dalla drammaticità della nostra dimensione interiore, da un’insaziabile sete di
amore di cui non ci sentiamo mai degni, perché crediamo di essere “poveri”, brutti, inermi,
vulnerabili, feriti. Nasce dalle nostre grandi paure: di non valere niente, di essere
abbandonati, di abbandonarci all’altro, di giocare la vita con impegno e passione, di osare
grandi desideri.
Questa è una grande sfida del nostro tempo: sottrarre la sessualità alle banalità dei talk
show, ai timori dei moralisti, all’angoscia della solitudine, al consumo del mercato,
all’insignificanza di un frammento di vita presto ingoiato nel vortice delle emozioni. Credere
all’AMORE! E sapere che la partita è grossa, si gioca a tutto campo: nel cuore, nei sensi,
nel corpo, nella mente, nel profondo... e sempre c’è una morte da passare...
84
La Parola
Ct 2,8-17
[8]
Una voce! Il mio diletto!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline.
[9]
Somiglia il mio diletto a un capriolo
o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia attraverso le inferriate.
[10]
Ora parla il mio diletto e mi dice:
"Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
[11]
Perchè, ecco, l'inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n'è andata;
[12]
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
[13]
Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
[14]
O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perchè la tua voce è soave,
il tuo viso è leggiadro".
[15]
Prendeteci le volpi,
le volpi piccoline
che guastano le vigne,
perchè le nostre vigne sono in fiore.
[16]
Il mio diletto è per me e io per lui.
Egli pascola il gregge fra i gigli.
[17]
Prima che spiri la brezza del giorno
e si allunghino le ombre,
ritorna, o mio diletto,
somigliante alla gazzella
o al cerbiatto,
sopra i monti degli aromi.
85
Sotto la lente
L’amore coniugale:
passione (eros) e dono (agape)
Un caso unico in tutta la Bibbia è rappresentato dal libro del Cantico dei Cantici, che è una
collezione di canti d’amore. Viene, in questo libro, celebrato l’amore esclusivo tra uomo e
donna, con il trasporto passionale che comporta e che non è mai celato. Il v. 5a introduce
il canto d’amore della donna verso il suo uomo con una domanda, di interlocutori anonimi,
che scorgono la coppia giungere da un luogo desertico. La donna (v.5b) svela la ragione
del loro essere assieme: lei ha svegliato (non il contrario, come alcune traduzioni della
Bibbia) il suo amato per poterlo abbracciare e stare assieme a lui. L’immagine qui è molto
forte. Come ogni essere umano giunge a vita perché concepito e partorito da una madre,
così anche l’amato è quasi chiamato a una nuova vita, a una nuova coscienza dalla donna
che lo ama. È veramente ri-nasce nel “luogo” dove venne una volta alla luce: non un luogo
fisico, ma un abbraccio d’amore.
Tutto questo è possibile perché l’amore non è emozione passeggera, ma forza
coinvolgente, totalizzante. Per questo è paragonato alla morte (vv.6-7). L’immagine è
senza dubbio ardita: come si può relazionare l’amore, forza di vita, con ciò che gli è
radicalmente contrario? Il termine del paragone sta però nell’idea di forza. Come la morte
è una realtà ineluttabile, di cui non disponiamo, per la sua dimensione sovra-umana, così
anche l’amore, è una forza di un’efficacia straordinaria. Anzi, è tale da superare quella
della morte. È un fuoco talmente impetuoso che le “grandi acque”, che nella Bibbia sono
simbolo di realtà negative, mortifere, dominate da Dio nel suo atto di creazione (Gen 1,610; Gb 38,8-11), non lo possono estinguere. Questo perché è una “fiamma del Signore”. È
una forza vitale che Dio stesso suscita nel nostro cuore, perché possiamo sceglierci un
partner a cui donarci interamente e, nel dono reciproco, costruire assieme una novità di
vita.
86
L’amore, allora è pura passione? Ma: può essere vero un atteggiamento di donazione se
condizionato totalmente dalla passione? È solo scelta razionale, che prescinde dalla
passione? Ma l’uomo non può essere solo “testa”, lo dice con forza la sua dimensione
affettiva. In realtà passione (eros) e donazione (agape) “non si lasciano mai separare
completamente … Anche se l’eros inizialmente è soprattutto bramoso … nell’avvicinarsi
all’altro si porrà sempre meno domande su di sé, cercherà sempre di più la felicità
dell’altro, si donerà e desidererà ‘essere per l’altro” (Benedetto XVI, enciclica Deus caritas
est, 7).
Parole chiave
Alzati
Mostrami
Fammi sentire
Ritorna
87
Apro il cuore all’ascolto delle parole di Don Tonino Bello
Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi. Uscire da sé. Dare senza chiedere.
Essere discreti al limite del silenzio. Soffrire per far cadere le squame dell’egoismo.
Togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa. Desiderare
la felicità dell’altro. Rispettare il suo destino. E scomparire, quando ci si accorge di
turbare la sua missione. Santa Maria, donna innamorata, visto che il Signore ti ha detto:
«Sono in te tutte le mie sorgenti», facci percepire che è sempre l’amore la rete
sotterranea di quelle lame improvvise di felicità che, in alcuni momenti della vita, ti
trapassano lo spirito, ti riconciliano con le cose e ti danno la gioia di esistere.
Don Tonino Bello”Maria donna innamorata”
Rifletto e mi interrogo
Un rapporto d’amore è un equilibrio
tra dare e ricevere :dare se stessi come
si è ed accettare l’altro nel ruolo in cui
si offre.
< L’amore per l’altro ti ha
rinnovato nel rapporto con te
stesso, con gli altri e con
Dio?
88
Signore, insegnami a non parlare
come un bronzo risonante
o un cembalo squillante, ma con amore.
Rendimi capace di comprendere
e dammi la fede che muove le montagne,
ma con l’amore.
Insegnami quell’amore
che è sempre paziente e sempre gentile;
mai geloso, presuntuoso, egoista o permaloso;
l’amore che prova gioia nella verità,
sempre pronto a perdonare,
a credere, a sperare e a sopportare.
Infine, quando tutte le cose finite si dissolveranno
e tutto sarà chiaro,
che io possa essere stato il debole ma costante
riflesso del tuo amore perfetto.
Madre Teresa di Calcutta
89
Hai un momento
Dio
Amore, affettività, relazione … temi immensi dai significati molto
profondi e radicati nel cuore di ognuno. Aiutati dalla preghiera
riflettiamoci su…
…provocando!!!
I tre gemelli
No, non sto per raccontarvi una fiaba simile a quelle che avete già sentito....di un bambino povero, triste ed
incompreso che dopo tanto soffrire, per miracolo, riceve finalmente l'amore da sempre negato... No, perché
é normale e naturale che i bambini siano amati, e non deve capitare, nemmeno in una fiaba, che ci sia
bisogno di un miracolo perché questo avvenga... Vi racconto piuttosto di tre bambini che fin dall'inizio della
fiaba vivevano felici e contenti. C'erano una volta Affetto, Amore e Comprensione, tre fratelli gemelli, tanto
simili che quasi nessuno riusciva a distinguerli. E questo era un guaio. Specialmente per la loro nonna Sofia,
che non si rassegnava al fatto di non essere capace, nemmeno lei, a riconoscere, che li rendesse diversi. "
Sono tre gocce d'acqua" diceva " ma ciascuno di loro dovrà pure avere un sapore diverso...". I gemelli poi si
facevano beffe della nonna; se ne chiamava uno, arrivava l'altro; ripeteva tre volte a uno di lavarsi le mani, e
gli altri restavano felici e contenti con le mani zozze. " Te l'ho detto!" " Ma no, non ero io" e così via, tutti i
giorni la stessa solfa. Un bel giorno la nonna decise di cucire sulle loro camicie tre ricami differenti: su quella
di Amore ricamò una bella quercia, grande e possente, perché l'Amore é forza e può tutto. Chiamò poi
Affetto e ricamò per lui una fiamma, perché l'Affetto riscalda e scioglie il freddo del cuore. Infine chiamò
Comprensione, per cucire sulla sua camicia un cerchio, perché é una linea che s'insegue senza fine e la
Comprensione non finisce mai. In questo modo i tre gemelli erano ben riconoscibili e la nonna non sbagliava
più nel rivolgersi a loro. La confusione finì ma... finì anche lo spasso. Infatti Amore, Affetto e Comprensione
si sentivano ora meno uniti; non erano più così felici da quando erano diventati per la nonna tre piccole
persone diverse. La nonna li aveva giocati? Ah sì? E allora le avrebbero fatto vedere di che cosa erano
capaci; a seconda delle occasioni si sarebbero scambiati, veloci come fulmini, le camicie. E così fecero. Lo
spasso ricominciò, continuavano ad essere uno distinto dall'altro, ma non si sapeva chi ciascuno fosse. Per
fortuna, pero' la nonna era furba quanto loro e, sempre per fortuna, era più saggia di loro. Aspettò una
mattina, nascosta dietro l'armadio della camera, che i tre nipotini si svegliassero, e indossassero ciascuno le
proprie camicie. All'interno delle camicie aveva spruzzato tre macchioline minuscole di vernice fresca: una
macchia gialla sulla camicia con la quercia, una rossa su quella col fuoco e una blu all'interno della camicia
col cerchio ricamato. I bambini si alzarono, indossarono i propri vestiti e, senza saperlo, si trovarono sulla
pelle la macchia di vernice che diceva i loro nomi. Quel giorno, con loro grande stupore, la nonna li distinse
senza mai sbagliare e sembrava che scambiarsi le camicie veloci come fulmini non servisse proprio a nulla.
Affetto, quante volte ti devo ripetere di non sbirciare nel diario di tuo fratello!" " Ma io sono Comprensione, e
questo é il mio diario!" " Niente affatto" gli diceva la nonna Sofia, gli occhi saggi e dolci nel volto serio. Ben
presto, non era ancora sera, i fratelli avevano ormai capito che la nonna li riconosceva con certezza,
malgrado i loro giochi. Fu così grande il loro stupore quando la nonna, dopo averli fatti sedere al tavolo della
cucina, disse loro: " Scusatemi piccoli miei, se ho voluto giocare anch'io al vostro gioco. Ho sbagliato a
volervi riconoscere a tutti i costi. In realtà per me siete tutti e tre lo stesso identico tesoro senza nome. In
ogni famiglia dovrebbero esserci tre pesti come voi, ed é giusto che sia facile confondervi...perché solo dove
ci siete tutti e tre così uniti, c'é la felicità del nascere e del vivere". Così detto, i ricami delle camicie, come
90
per incanto, scomparvero e si unirono sulla veste della nonna in una quercia sormontata da una fiamma
racchiusa nel cerchio, all'altezza del cuore.
… Il segno
Preparare dei cartellini con la forma dei tre simboli: quercia torcia e cerchio. Fare in modo che
tutti i ragazzi abbiano i tre cartellini diversi. Riflettere sulle volte in cui uno dei tre valori ha
prevalso sugli altri e scrivere in sintesi l’episodio sul cartellino corrispondente. Alla fine si
portano tutti i cartellini in un unico contenitore (possibilmente a forma di cuore).
Lo scopo è quello di comprendere come amore, affetto e comprensione siano valori “belli”
che portano con sé la gioia di essere figli di Dio. Raccoglierli tutti dentro al cuore significa
riconoscerli nell’intimità di ognuno di noi.
… Preghiamo
“ L’Amore non vive di parole, né si può spiegare con le parole….,
specialmente quell’amore che si realizza nel servire Dio,
che ha in Dio la propria sorgente e che in tutti trova Dio e tocca Dio.
Noi dobbiamo arrivare al cuore, e arrivarvi nella maniera giusta:
l’amore si prova con le azioni.”
Beata Maria Teresa di Calcutta
91
Laboratorium
PLAYLIFE
L’ASTA (da K. Vopel, Giochi di interazione per adolescenti e giovani, vol.2 n°41)
Obiettivo: Le nostre capacità e qualità personali possono essere suddivise
approssimativamente in tre gruppi.
Nel primo gruppo troviamo quello che gli americani con un termine difficilmente traducibile
chiamano: “self manegment skills”, ossia caratteristiche che si riferiscono alla persona, ciò
che noi definiamo atteggiamenti, modo di vedere le cose, sentimenti e idee.
Il secondo gruppo comprende capacità generali, ossia quelle relative al settore del lavoro,
che possono essere realizzate in qualsiasi altro campo se necessario (ad esempio
l’attitudine per il calcolo matematico). Il terzo gruppo comprende capacità e conoscenze
specifiche non trasferibili. Tali capacità possono essere utilizzate in un contesto lavorativo
ben delimitato (ad esempio saper programmare un computer). Il gioco si occupa del primo
gruppo di capacità.
Questo gioco dovrebbe aiutare i ragazzi più grandi a capire, anche in vista di una futura
attività lavorativa, quali di queste qualità sono importanti per il singolo individuo e se essi
già le possiedono.
Materiali: Carta e penna.
Preparare per l’asta delle schede; su ognuna di esse scrivere una delle seguenti abilità:
capacità di decisione – attenzione – sicurezza di sé – pensiero preciso – cura dei dettagli
– precisione – coscienziosità – capacità di manifestare ira – sincerità – tranquillità interiore
– lealtà – capacità di accrescere il proprio potenziale - capacità di concentrazione –
capacità di cooperazione – coraggio – prontezza al rischio – gusto dell’avventura –
capacità di manifestare l’amore – curiosità – furbizia diplomatica – “mano leggera”
(capacità di saper dosare la propria forza a seconda della situazione) – stabilità di emotiva
– capacità di manifestare la tristezza – capacità di immedesimazione – capacità di
entusiasmarsi – capacità espressiva – fermezza – flessibilità – generosità – capacità di
manifestare la gioia – abilità nel giudicare – vitalità (capacità di mobilitare grosse energie)
– onestà – incorruttibilità – iniziativa – intraprendenza – lealtà – ricettività intellettuale –
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ottimismo – senso dell’ordine – pazienza ed ostinazione – disponibilità ad assumersi
incarichi gravosi – disponibilità al gioco e all’ozio – fiducia in se stessi – cortesia –
puntualità – disponibilità ad aiutare il prossimo – capacità di ammettere i propri errori –
inventiva e fantasia – padronanza di se – rispetto di se – tatto – spontaneità – tolleranza –
capacità di sottomettere e cedere – senso di responsabilità – senso di giustizia – capacità
di godere – accettazione dei valori (capacità di rispettare i propri e gli altrui valori) –
consapevolezza del proprio corpo – forza di volontà – umorismo – facoltà percettiva
(riferito ai propri sensi).
Istruzioni: Nel gioco che segue prenderemo in esame capacità e qualità delle quali
avete bisogno nei rapporti con voi stessi e gli altri nella vita di tutti i giorni. Con ciò
si intende il vostro modo di essere come individuo come vi comportate e il modo di trattare
voi stessi e gli altri. Mi riferisco ad una vasta gamma di qualità possibili nelle quali sono
rintracciabili diverse caratteristiche, come ad esempio la precisione e la flessibilità, la
capacità di imporsi il rispetto, ecc. a ciò vanno ad aggiungersi mentalità, atteggiamenti, il
rispetto dei valori, le qualità caratteriali e le doti.
Vi propongo un’asta molto interessante durante la quale potrete scegliere tra un gran
numero di qualità personali che vi verranno offerte.
Affinché non interveniate all’asta completamente impreparati, vi consiglio di riflettere sulle
qualità che avete imparato ad apprezzare nel corso della vita così che sono diventate
parte integrante di voi e che utilizzate per così dire normalmente. Contemporaneamente
riflettete sulle qualità che vi piacerebbe acquisire o potenziare. Prendete nota su un foglio
di ciò che vi viene in mente a questo proposito.
Avete 10 minuti a disposizione…
Il tempo è scaduto preparatevi all’asta.
Ecco le regole del gioco: ho qui una serie di schede; su ognuna c’è scritta una qualità
personale. Provate ad aggiudicarvi le qualità che volete, calcolando che ogni qualità viene
offerta una sola volta. Affinché ogni partecipante abbia lo stesso capitale aziendale
comincerete tutti con 100 punti che vi serviranno a prendere parte all’asta. Siete padroni di
amministrare i punti come volete e di decidere il limite di offerta per ogni qualità. Scrivete
su ogni scheda che vi aggiudicate i punti che date in cambio. L’asta termina quando i
partecipanti finiscono i punti, quando finiscono le schede o se i partecipanti non sono più
interessati alle schede rimaste. Avete capito le regole del gioco?
L’animatore presiede l’asta rendendola più interessante con commenti e apprezzamenti,
proprio come avviene alle aste vere, sulle singole qualità che egli stesso presenta ai
partecipanti. Ogni qualità viene inizialmente offerta ai partecipanti al prezzo di 1 punto;
saranno poi loro a decidere il prezzo con le offerte. L’animatore può anche commentare il
comportamento del gruppo durante l’asta, ciò ad esempio è consigliabile se nel gruppo
capita più volte che viene pagato talmente tanto per alcune qualità che il capitale viene
esaurito subito e i partecipanti non hanno fondi necessari per acquistare più di una qualità.
Una volta terminata l’asta proseguire così:
Mettete di fronte a voi sul pavimento le schede comprate all’asta e fatevi le seguenti
domande:
•
•
•
•
•
•
Avete utilizzato il capitale a vostra disposizione in modo da essere soddisfatti?
Avete acquistato le qualità adatte a voi che ritenete importanti?
Che rapporto c’è tra le varie qualità?
Che miscela di qualità avete comprato?
Perseguono tutte lo stesso scopo?
Si completano tra loro?
Annotate ciò che avete scoperto e imparato di voi stessi…..
•
Avete 5 minuti a disposizione…
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Ognuno di voi a turno dica quali qualità si è aggiudicato e quanto ha pagato per ogni
scheda. Alcuni di voi infine potranno comunicare agli altri le riflessioni fatte in ogni gioco.
Approfondimento (in gruppo allargato o suddivisi in gruppetti), è una fase indispensabile,
magari scegliere alcune delle seguenti domande e discuterne in gruppo:
• Mi è piaciuto questo gioco?
• Mi sono comportato durante l’asta come mi comporto tutti i giorni?
• Durante l’asta ho fatto uso di qualità che mi sono aggiudicato?
• Su cosa ha richiamato la mia attenzione il risultato dell’asta?
• Come si sono sviluppate finora le qualità personali in mio possesso? Ho avuto dei
modelli? Ho avuto delle guide? In che misura mi sono costruito da solo?
• Che cosa penso del comportamento degli altri partecipanti durante l’asta?
• Qualcuno ha tenuto un comportamento inaspettato?
• Quali qualità erano elencate nella lista fatta prima dell’asta?
• Ho potuto acquistare all’asta le qualità elencate nella mia lista?
• Cosa provo ora?
Osservazioni:
Questo gioco è molto emozionante e divertente per i partecipanti. Inoltre i risultati offrono
un notevole spunto di riflessione. L’animatore può fare una lista di tutte le “self manegment
skills” e chiedere agli adolescenti di prendere in esame i sei successi migliori e più
importanti conseguiti negli ultimi anni e di scoprire quale qualità è stata impiegata
dall’interessato per raggiungere tale risultato positivo.
Proposte alternative
Un’ulteriore modalità potrebbe essere quella di fare un brainstorming su un tema (es
amore, affettività, amicizia) e stilare una lista di tutti gli elementi emersi che diventeranno
poi gli elementi da mettere all’asta.
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TI RACCONTO
Racconti per discutere
“Un re, un giorno, rese visita al grande mistico Farid. Si inchinò davanti a lui e gli offrì in
dono un paio di forbici di rara bellezza, tempestate di diamanti. Farid prese le forbici tra le
mani, le ammirò e le restituì al suo visitatore dicendo: “grazie, Sire, per questo dono prezioso:
l’oggetto è magnifico; ma io non ne faccio uso: Mi dia piuttosto un ago”.”Non capisco”, disse il
re. “Se voi avete bisogni di un ago, vi saranno utili anche le forbici!”: “No”, spiegò Farid. “Le
forbici tagliano e separano. Io non voglio servirmene. Un ago, al contrario, cuce e unisce ciò che
era diviso. Il mio insegnamento è fondato sull’amore, l’unione, la comunione. Mi occorre un ago
per restaurare l’unità e non le forbici per tagliare e dividere”.
Parabole d’oriente e d’occidente, ed. Droguet e Ardano
Alcune domande a Madre Teresa di Calcutta
Il giorno più bello? Oggi.
L’ostacolo più grande? La paura.
La cosa più facile? Sbagliarsi.
L’errore più grande? Rinunciare.
La radice di tutti i mali? L’egoismo.
La distrazione migliore? Il lavoro.
La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento.
I migliori professionisti? I bambini.
Il primo bisogno? Comunicare.
La felicità più grande? Essere utili agli altri.
Il mistero più grande? La morte.
Il difetto peggiore? Il malumore.
La persona più pericolosa? Quella che mente.
Il sentimento più brutto? Il rancore.
Il regalo più bello? Il perdono.
Quello indispensabile? La famiglia.
La rotta migliore? La via giusta.
La sensazione più piacevole? La pace interiore.
L’accoglienza migliore? Il sorriso.
La miglior medicina? L’ottimismo.
La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto.
La forza più grande? La fede.
Le persone più necessarie? I sacerdoti.
La cosa più bella del mondo? L’amore.
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Libro proposto: Quel “mostro” dell’amore…
di Vittori Facchini, FATATRAC
Un libro umoristico per riconoscere i sintomi dell’amore, per
riderci sopra , per cogliere le emozioni e discuterne insieme.
Fatti e misfatti dell’amore, mostro subdolo e imprevedibile che
sotto le più svariate vesti colpisce grandi e piccini , uomini e
animali sconvolgendone l’esistenza e lasciandoli in preda ad
una comune felice folli.
•
•
•
Consigliato per :
attività con ragazzi tra i 15 e i 17 anni per aiutarli nella lettura dei propi stati d’animo
nella fase dell’innamoramento;
per i più grandi per una lettura critica che porti all’analisi dalla fase
dell’innamoramento all’amore di coppia
per i grandi e gli adulti per rinfrescare la memoria !
ATTIVITÀ
Per l’originalità delle immagini, la modalità grafica e il testo ti consigliamo di scanerizzare
le pagine del libro e farne una presentazione in Pawer Point da proiettare al gruppo di
ragazzi in modo che tutti possano cogliere gli spunti di riflressione.
Ti consigliamo di suddividere la proiezione e farne uso in più incontri .
Soffermandoti su alcune pagine potresti confrontarti con i ragazzi su:
< Come ti vedi quando sei innnamorato (pregi e difetti fisici e caratteriali)?
Racconta i tuoi pensieri Diavoletto e pensieri Angiolino
Potrebbe essere divertente scriverli su un cartellone facendo riprodurre ai ragazzi le
caricature .
< Nelle pagine successive potreste chiaccherare di come l’amore ti riduce, cosa ti fa
fare, come cambi, quanto ti rende “romanticone” e poeta…Su come “non sai cosa
fare, se essere te stesso oppure uno un po’ speciale”
< Puoi riflettere su come cambia il rapporto con gli amici quando alla compagnia si
aggiuge il nuovo amore e di quanto gli amici, anche se un po’ trascurati, sono
ancora vicini quando la coppia “scoppia”.
< Potreste lavorare su come l’amore ti si scrive in faccia,
su come il corpo esprime o meno i sentimenti e le
emozioni, sulla perdita di controllo “Attiro l’attenzione o
mi nascondo di terrore?”
< Proposte grafico pittoriche potrebbero facilitare i ragazzi
nel modo di esprimersi, dando colore alle varie emozioni,
mescolando su cartoncino rigido tempera e ritagli di
giornale trovati su riviste dai ragazzi un po’ come la
tecnica stessa di illustrazione. E’ importante fare una ricerca approfondita non solo
sulle emozioni più evidenti, ma sulle sfumature e gradi di alcuni stati d’animo.
< L’attività potrebbe essere sviluppata a coppie affidando a ciascuna coppia di
ragazzi un sentimento da esprimere graficamente e mostrare al gruppo seguirà la
discussione.
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Attenzione L’importante è non avere sempre la stessa modalità di strutturazione
dell’incontro, perché non diventi scontato il modo di procedere, ma cambi prima
discussione poi attività manipolativa, e viceversa
< Se il gruppo di ragazzi si presta potreste sfruttare le doti poetiche inventare
Calligrammi, acrostici, mescolare versi d’amore famosi e creare nuove poesie ,
messaggi in codice o inventare rebus
< Aiuta i ragazzi a scoprire “ i gesti piccolini, dei giorni un po’ normali” leggere le
piccole attenzioni dei genitori, dei nonni perché “L’amore anche se il tempo passa
fa grandi le sue cose, se sono meno esagerate pure sono preziose”
< Cosa vuol dire “L’amore cattura e libera tutti nei pensieri e rende tutti veri”?
< Il libro termina chiedendo “… ma le tue follie d’amore che suono hanno e che
sapore?
Perché non proporre ai ragazzi una ricerca musicale, tra canzoni esistenti, oppure creare un testo
nuovo su una base musicale famosa e cambiare le parole di un brano famoso… un’originale sfida
è pensare e realizzare gustose ricette per associare il gusto ai sensi.
Attenzione Le attività che puoi realizzare sono infinite , per primo ti devi mettere in gioco
tu, raccontare te stesso, stare in cerchio con i ragazzi per costruire con loro, ciò li aiuterà
ad esprimersi
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“Voli d’amore”
materiale: Fotocopia a colori del quadro, cartoncino , pennarelli colorati
ATTIVITA’
1 INCONTRO
• Proponi ai ragazzi l’immagine del quadro “Il Compleanno” (1915) di Marc Chagall
leggendo le parole di Bella Rosenfeld, che diventa la moglie del pittore nel 1915.
Allegato n.5
“Tu ti getti sulla tela, che trema fra le tue mani, afferri il pennello, premi i colori dei
tubetti…improvvisamente mi sollevi dal suolo…
Tu balzi su, ti stendi in tutta la tua lunghezza e voli verso il soffitto…Ti pieghi al mio
orecchio e mi mormori qualcosa…
Le pareti addobbate coi miei scialli variopinti ondeggiano intorno a noi e ci fanno girare le
teste”
Altri dipinti sono dedicati al loro amore: questo però sembra ritrarre il momento iniziale, il
primo approccio, forse il primo bacio.
Bella ha raggiunto il pittore nella sua stanza è il suo compleanno e gli ha portato dei fiori;
ciò che accade è vero come lo spazio della stanza e gli oggetti con cui è arredata: tutto è
riconoscibile anche se non è rappresentato con le regole della prospettiva.
La cosa più vera è l’amore, l’amore che unisce i due, che li fa volare.
•
•
Chiedi ai ragazzi di ipotizzare ciò che Marc Chagall sussurra all’orecchio della
moglie, tali da rendere i due innamorati leggeri tanto da farli volare
Scegliete insieme accuratamente le parole dei due innamorati e scrivetele attorno
alla fotocopia del dipinto posta su un cartoncino colorato.
2 INCONTRO
Materiale : Fotocopia a colori del quadro, Cantico dei cantici da poter consultare
• Osserva con i ragazzi attentamente il dipinto quindi
a) fai cercare nel Cantico dei cantici un verso che i ragazzi ritengono possa adattarsi al
quadro,
b) viceversa cercate nel quadro un particolare che possa adattarsi al testo.
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Variante : Se la ricerca sul Cantico dei Cantici risulta complessa, l’attività può essere
fatta anche lavorando parallelamente sull’immagine e il testo di una o più canzoni
proposte dai ragazzi , lavorando e paragonando tra loro due linguaggi differenti.
Puoi proporre questa attività di ricerca anche in piccoli gruppi che poi si confronteranno a
conclusione di questa parte.
3 INCONTRO
Materiale: Colori vari, cartoncino bianco pesante, anche formati più grandi dell’A3,
tempera, pastello, gessetti, giornali, colla, forbici
Per Chagall il volo non è solo l’espressione di una sensazione di leggerezza, data da una
felicità intensa ma anche fugace.
In tanti suoi dipinti egli fa volare i personaggi, le cose.
In questo modo toglie oggetti, persone ed animali dalla banalità del ruolo cui la quotidianità
e la normalità li obbliga.
Ogni oggetto che riesce a conquistare lo spazio del cielo attira l’attenzione di quelli che
restano con i piedi per terra, sognano di volare gli spiriti liberi, e si vola proprio nel sogno:
l’uomo e la donna uniti nell’amore riescono ad essere liberi anche nella realtà angusta
della stanza.
E se durante l’istante di un bacio il tempo si fermasse?
Allegato n.6
Predisponi il materiale
Dividi il gruppo a coppie e proponi ai
ragazzi di esprimere su un supporto
di cartoncino pesante, con la
tecnica che preferiscono, attraverso
una rappresentazione simbolica le
sensazioni che hanno provato o
provano nell’innamoramento, se
risulta più semplice possono creare
anche dei collage
• Concluso l’elaborato grafico le
coppie presenteranno la propria opera agli amici del gruppo
•
•
99
Amore é…
Per riflettere:
“Ricordiamo in primo luogo il vasto campo semantico della parola “amore” si parla di amor di
patria, di amore per la professione, di amore tra amici, di amore per il lavoro, di amore tra
genitori e figli , tra fratelli e familiari, dell’amore per il prossimo e dell’amore per Dio. In tutta
questa molteplicità di significati , però, l’amore tra uomo e donna, nel quale corpo e anima
concorrono inscindibilmente e all’essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra
irresistibile, emerge come archetipo di amore per eccellenza, al cui confronto , a prima vista tutti
gli altri di amore sbiadiscono.
Sorge allora la domanda: tutte queste forme di amore alla fine si unificano e l’amore, pur in
tutta la diversità delle sue manifestazioni, in ultima istanza è uno solo, o invece utilizziamo
una medesima parola per indicare realtà totalmente diverse?”
Enciclica “Deus Caritas Est” Benedetto XVI
Attività
• Potresti chiedere ai ragazzi di riflettere sulle parole di Papa Benedetto XVI e fare
una ricerca assieme a loro sui vari aspetti dell’amore, sulle sue sfumature. In
questo caso se ti senti “ispirato” puoi lavorare con le foto per lanciare il tema!
• Mostra attraverso una proiezione una carrellata di foto scelte secondo la tua
sensibilità, non necessariamente devi svelare lo scopo dell’attività, potrebbe essere
curioso chiedere ai ragazzi di individuare le cose in comune delle immagini che gli
hai proposto
Ad es.
100
Foto di:
• Gianni Berengo Gardin ,Foto Note Contrasto
• Silvano Chiappin da Catalogo mostra “Viaggiando fra la gente”
• Terre d’infanzia Kevin Kling, L’ippocampo
•
Se hai bisogno di materiale fotografico cercalo sul sito diocesano di
pastorale giovanile www.pgudine.it o richiedilo all’ufficio di Pastorale
giovanile di Udine
Armatevi d forbici colori colla ecc., suddividete i ragazzi in piccoli gruppi per illustrare un
insieme di tavole dal titolo “L’amore è…” e creare un libro, anche in rima che raccolga tutte
le forme d’amore che i ragazzi conoscono e hanno individuato.
L’attività potrebbe svolgersi anche in più incontri se affronti specificatamente e in modo
approfondito i vari aspetti dell’amore al punto di produrre una sola tavola illustrata a
conclusione di ogni incontro come prodotto riassuntivo del tema discusso.
101
SPERIMENTARE GESTI D’AMORE
L’innamorato e l’innamorata
« …una molla potente che è stata posta dentro di noi per attirarci verso l’altro, l’Altro... e in
questa danza trovare ciò di cui abbiamo vero desiderio: essere amati come unici ».
(dall’introduzione)
Innamorati.
L’adolescenza è la prima grande palestra dell’amore. Ogni
giovane in questo periodo tocca due profondità: quella del cielo, sfiorandolo con
un dito, e quella dell’abisso, dove, volentieri vorrebbe perdersi. Eros e thanatos, amore
e morte, si rincorrono per sfidarsi a duello…
Si può organizzare
-
una cena a cui invitare una coppia di fidanzati, una coppia di sposi, una
coppia di sposi anziani, un consacrato/a, una persona che ha scelto di non
sposarsi… Durante la cena, organizzata dai giovani, si curerà l’atmosfera e
la collocazione degli ospiti. L’animatore avvierà una conversazione cercando
di far emergere come, con intensità diversa, e modalità originali sia lo stesso
amore a manifestarsi. Difficoltà, tempi di approfondimento e di verifica,
fallimenti e conquiste… fanno parte di un tirocinio a cui tutti siamo chiamati.
Fotoshop.
L’immagine è uno dei mezzi più utilizzati per raccontare un
sentimento. I videofonini, le videocamere, i servizi onerosissimi ai matrimoni… ne
sono l’esempio.
Si può organizzare
- un incontro nello studio del fotografo del paese.
Al fotografo, si può chiedere di raccontare esperienze diverse di servizi
fotografici matrimoniali. Con il suo aiuto i giovani potranno tentare di ricostruire:
Πi diversi modelli che emergono da scelte celebrative diverse;
Œ il tipo di “storia” che il servizio fotografico vuole raccontare;
Œ il grado di autenticità o di fiction che emergono dal modulo narrativo;
Œ la percentuale di originalità e l’incidenza di stereotipi nei gesti rituali prima,
durante e dopo la celebrazione.
102
La stanza dello Sposo.
E’ la più bella definizione che si può dare di un
monastero di clausura. Le monache abitano la stanza dello Sposo e ne condividono
l’intimità. La separatezza non è quindi un segno di distanza, è piuttosto un gesto di
pudore. Solo chi ama fino in fondo può entrare e capire.
Si propone
- una visita ed un colloquio con una monaca in uno dei quattro monasteri di
clausura della nostra Arcidiocesi, avente come tema: Come io vi ho amato.
Narrare l’amore.
-
Si possono contattare:
Monache Benedettine di S. Maria, Rive d’Arcano 0432-809401
Monache Carmelitane, Montegnacco (Cassacco) 0432-851437
Ordine delle sorelle povere di S. Chiara (Clarisse), Attimis 0432-789911
Ordine delle sorelle povere di S. Chiara (Clarisse), Moggio 0433-51510
103
DILLO CON UN FILM…
CON UNA CANZONE…
Piccolo spunto di riflessione
Attirami a te, corriamo…. Per far festa
I verbi “gioire, far festa, assaporare” presenti nel Ct ai versetti 4-6 , sono tutti ala prima
persona plurale è un noi che non coinvolge solo la coppia ma in un certo snso anche il coro e
il mondo intero. L’amore che sboccia in una coppia si irradia nell'umanità, ha un'eco che rende
meno aspro il rumore del mondo, ha un influsso che rende meno malvagia l'umanità. Infine la
terza nota. Il verbo tradotto con «assaporare» (si potrebbe anche tradurre «esaltare, celebrare»)
è l'ebraico zkr che di per sé significa «ricordare» ma non in senso nostalgico bensì in modo
creativo ed efficace, quasi facendo rivivere realmente ciò che è passato. «Ricordare» le azioni
dell'amore di Dio nella liturgia vuoi dire renderle vive e presentì nell'«oggi». L'amore vero, allora,
sfida il tempo: è certamente la storia passata di un incontro ma è anche una presenza
sorprendentemente fresca, è anche l'attesa di un futuro sempre nuovo da «assaporare».
L'amore è, quindi, ricordo, presenza e speranza; è parola e silenzio. Una delle più belle
canzoni di Bob Dylan dice: My lave speaks like silence, «il mio amore parla come il silenzio».
…
My love she speaks like silence,
Without ideals or violence,
She doesn't have to say she's faithful,
Yet she's true, like ice, like fire.
People carry roses,
Make promises by the hours,
My love she laughs like the flowers,
Valentines can't buy her.
In the dime stores and bus stations,
People talk of situations,
Read books, repeat quotations,
Draw conclusions on the wall.
Some speak of the future,
My love she speaks softly,
She knows there's no success like failure
And that failure's no success at all.
The cloak and dagger dangles,
Madams light the candles.
In ceremonies of the horsemen,
Even the pawn must hold a grudge.
Statues made of match sticks,
Crumble into one another,
My love winks, she does not bother,
She knows too much to argue or to judge.
The bridge at midnight trembles,
The country doctor rambles,
Bankers' nieces seek perfection,
Expecting all the gifts that wise men bring.
The wind howls like a hammer,
The night blows cold and rainy,
My love she's like some raven
At my window with a broken wing.
104
Jovanotti > L'albero (1997) > Il re
Hey puoi veder la mia corona ? Guarda il colore rosso del mantello
e questo trono ed il tappeto guarda io sono il re e questo è il mio castello
il regno mio si estende all'infinito lungo le valli i monti il cielo e il mare
io sono il re del tempo e della storia io sono il re venitemi a guardare
perché sono innamorato e sono corrisposto io sono il re io sono il re di questo posto
senza regno ne corona con una donna che mi vuole bene
io sono il re ma lo so solo io e lo sai solo tu amore mio
nessuno può veder la mia corona ma sono il re io sono il re in persona
perché sono innamorato e sono corrisposto io sono il re io sono il re di questo posto
senza regno ne corona con una donna che mi vuole bene
con una donna che mi vuole bene (2v)
D. Lys commenta: «IlCt non conduce l'avventura dell'amore ad un lieto fine ma al termine
dell'ultimo poema l'avventura continua. Che l'amore sìa già consumato o no non è la cosa
essenziale; l'essenziale è che i due innamorati continuano a volersi liberamente l'un l'altro,
giorno dopo giorno, come si sono voluti il primo giorno... Il Ct non presenta una progressione
verso un'unione finale perché l'unione non è tanto una meta ma un punto di partenza sempre
nuovo». Un punto di partenza per un'esperienza sempre nuova d'amore.
Nel film Il bel matrimonio (1982), il regista francese E. Rohmer mette in bocca alla
protagonista queste parole: «Non cerco un uomo che mi possegga, cerco un uomo che mi
appartenga e a cui io appartenga».
Film Il castello errante Howl
Scheda tecnica
Genere: Film d'animazione
Regia : Hayao Miyazaki
Durata: 119'
Distribuzione: Lucky Red Distribuzione
Soggetto Sophie è una ragazza di 18 anni che si sente brutta e inadeguata e per questo si
rifugia nel lavoro: fa la modista nella bottega ereditata dal padre e sembra muoversi di
soppiatto nella vita, come per non farsi notare. Un giorno, mentre la città è in festa per la
grande parata militare, viene letteralmente travolta da Howl, giovane e affascinante mago
che gioca a rubare il cuore alle ragazze. L’interesse di Howl attira su Sophie la gelosia
furente della Strega delle Lande che la tramuta in una vecchia novantenne. Sophie non si
perde d’animo, anzi solo ora la sua personalità sembra affiorare. Lascia la città e si
avventura nelle Lande alla ricerca di un rifugio che troverà proprio nel castello in cui vive
Howl. Diventa così la donna delle pulizie della strana casa animata dal demone del fuoco,
Calcifer, con cui Howl ha stretto un patto misterioso. Mentre fuori infuria una guerra
insensata che coinvolge suo malgrado anche il mago, Sophie con energia,
determinazione, pazienza e una buona dose di autoironia trasforma lentamente il bizzarro
castello in una casa accogliente e i suoi abitanti in una famiglia, riuscendo alla fine a
restituire il cuore a Howl, che lo aveva ceduto a Calcifer in cambio di poteri magici più forti.
105
Perché questo film?
È difficile trovare film che introducano il tema dell’affettività sviluppandone i presupposti
necessari: la capacità di stabilire relazioni autentiche e il senso che collega tali relazioni
allo sviluppo della persona e alla vita umana. Il film di Miyazaki riesce a farlo con una
parabola ricca di invenzioni visive, di sottotesti tematici e di ironia. Particolarmente
originale e significativa l’idea di sfondare un tabù del nostro tempo - la vecchiaia – e un
mito: l’apparenza. Nel racconto la vecchiaia è parte della vita; dipende dalla persona
valorizzarne le risorse, come fa Sophie, o subirne gli effetti distruttivi come capita alla
Strega. Quanto all’apparenza, sotto l’aspetto di uno spaventapasseri dalla testa di rapa
può celarsi un principe in grado di amare e di aiutare gli altri più di un affascinante
rubacuori. E chissà che non sia proprio quello l’amore che attende Sophie nella realtà,
dopo il sogno iniziatico di Howl (lei che fin da piccola detesta le rape)…
Sintesi critica
Dopo La città incantata, Miyazaki torna alla letteratura per l’infanzia con un romanzo
inglese uscito nel 1986 (ma tradotto in Italia solo nel 2002). Il contesto, dunque, è
occidentale, benché generico come si addice a una fiaba. Siamo infatti in un paese inglese
(che unisce nel paesaggio tratti alsaziani, alpini e irlandesi) ai margini della brughiera
all’inizio del ‘900, sulla soglia del grande conflitto. Le categorie orientali affiorano però
nella connotazione dei personaggi che non è mai univoca: bene e male coesistono, così
come la vecchiaia e la giovinezza in Sophie; e il percorso per giungere alla liberazione è
complesso e non lineare. Ritornano i temi cari alla poetica del maestro giapponese, dal
pacifismo al senso della natura come specchio e spazio di armonia interiore, ma questa
volta vengono sviluppati in una più decisa chiave di educazione del cuore.
Sophie non crede di poter essere amata per insicurezza legata all’età, mentre Howl gioca
con i sentimenti perché ancora chiuso nel narcisismo infantile. La Strega delle Lande
mostra il capolinea di un malinteso senso dell’amore in cui vanità e desiderio di possesso
dell’altro immiseriscono la persona fino a privarla dell’intelletto. In questo contesto si
inserisce anche il tema magico, come metafora del potere che diventa dissennatezza e
finisce per annientare l’individuo e l’umanità.
Sequenza interessante: trailer ufficiale
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Film: La casa sul lago del tempo
A dodici anni di distanza dal serratissimo action-movie "Speed", Sandra Bullock e Keanu
Reeves tornano a lavorare insieme all'interno di una pellicola di tutt'altro taglio: "The lake
house", ultima fatica dell'argentino Alejandro Agresti (Valentín), basata sul lungometraggio
sud coreano "Siworae", diretto nel 2000 da Hyun-seung Lee e conosciuto
internazionalmente con il titolo "Il mare".
La prima veste infatti i panni della dottoressa Kate Forester, trasferitasi in città dopo aver
trovato lavoro in un ospedale di Chicago e dopo aver lasciato, all'interno della cassetta
postale della casa sul lago che aveva affittato, un biglietto destinato al prossimo inquilino.
Il secondo, invece, interpreta quest'ultimo, Alex Wyler, frustrato architetto di talento
impegnato nella lavorazione per la costruzione di un condominio nelle vicinanze, per il
quale l'abitazione ha un significato speciale, in quanto progettata, in un passato felice, dal
padre Simon, con il volto del veterano Christopher Plummer, che aveva trascurato la sua
famiglia per la carriera. Ed i due, in contatto tramite lettera, prima ancora di rivelarsi
entrambi in lotta contro i rispettivi, dolorosi passati ed in cerca di una nuova vita,
arriveranno a scoprire che a separarli è uno spazio temporale di due anni: infatti, mentre
Kate vive nella Chicago del 2006, Alex asserisce di trovarsi nell'aprile del 2004.
Quindi, attraverso una vicenda che analizza il concetto di comunicazione nel tempo,
Agresti mette in scena il progressivo innamoramento di due individui del tutto sconosciuti
tra loro, ribadendo l'antico ma infallibile luogo comune che vuole i sentimenti (in questo
caso espressi tramite le parole scritte) più efficaci di qualsiasi attrazione fisica. E lo fa
privilegiando lenti ritmi di narrazione all'interno di una regia piuttosto classica, ma senza
dimenticare un indispensabile pizzico d'ironia, individuando i suoi momenti migliori
nell'alternanza di passato e presente e rivelandosi, pur nella sua prevedibilità, una
coinvolgente allegoria relativa alla forza del destino ed alla tanto desiderata seconda
chance (viene tirato in ballo anche il romanzo Persuasione), sufficiente a scaldare il cuore
dello spettatore ed a comunicare che gli amori più belli e duraturi sono probabilmente
quelli a lungo desiderati. Osservazioni sicuramente non banali da destinare alle fredde,
moderne generazioni del tutto e subito, perennemente malate di febbre d'apparenza, tanto
da tentare continuamente di migliorare il proprio corpo, in realtà confezione contenente un
bene molto più prezioso meglio conosciuto come anima.
107
Il linguaggio del corpo ( ct 4-5 ) e il nuovo canto del corpo (ct 6 )
Il mio corpo che cambia ( Litfiba )
cos'e' cos'e' questa senzazione
e' come un treno che passa
dentro senza stazione
dov'e' dov'e' il capostazione
sto viaggiando
senza biglietto
e non ho direzione
e' lei e' lei
che prende la mia mano
e mi accompagna
in questo lungo viaggio
andiamo lontano
ecco cos'e'
tutto il mio stupore
non e' facile guardare
in faccia alla
trasformazione
e' il mio corpo che cambia
nella forma e nel colore
e' in trasformazione
e' una strana senzazione
in un bagno di sudore
e' il mio corpo che cambia
che cambia e cambia
che cambia e cambia
cos'e' cos'e'
questa senzazione
e' come un treno
che mi passa dentro
senza stazione
dimmi qual e'
la mia direzione
sto viaggiando
senza biglietto
ne' limitazioni
e' il mio corpo che cambia
nella forma e nel colore
e' in trasformazione
e' una strana senzazione
in un bagno di sudore
e' il mio corpo che cambia
che cambia che cambia
che cambia e cambia
Albachiara ( Vasco Rossi )
( vedi sezione sessualità )
Respiri piano per non far rumore
ti addormenti di sera
e ti risvegli col sole
sei chiara come l'alba
sei fresca come l'aria
diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
nei tuoi problemi
nei tuoi pensieri
ti vesti svogliatamente
non metti mai niente che possa attirare attenzione
un particolare
solo per farti guardare
Respiri piano per non far rumore
ti addormenti di sera
e ti risvegli col sole
sei chiara come l'alba
sei fresca come l'aria
Diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
nei tuoi problemi
nei tuoi pensieri
E con la faccia pulita cammini per strada
mangiando una mela
E con la faccia pulita cammini per strada
mangiando una mela
coi libri di scuola
ti piace studiare
non te ne devi vergognare
E quando guardo con quegli occhi grandi
forse un po' troppo sinceri sinceri
si vede quello che pensi
quello che sogni
E qualche volta fai pensieri strani...
con una mano una mano ti sfiori
Tu sola dentro una stanza
e tutto il mondo fuori!!!
e tutto il mondo fuori!!!
108
Amare oltre l’amabile
Il “giusto” e la peccatrice
Luca 7, 36-50
Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città,
saputo che si trovava nella casa del fariseo,
venne con un vasetto di olio profumato;
e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo
ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime,
poi li asciugava con i suoi capelli,
li baciava e li cospargeva di olio profumato.
(Luca 7, 37-38)
M
a che si fa con quella vasta zona d’ombra nella società, fatta di persone “non per
bene”?
Si ama ciò che è degno d’amore, ma chi amerà l’inamabile?
Chi vuole avere a che fare con prostitute, trafficanti, banditi, imbroglioni...?
E’ gente inaffidabile, che non può che trasgredire le norme del buon vivere, i codici
sociali.
E noi, i “giusti”? Non abbiamo anche noi le nostre zone d’ombra, le nostre ferite,
quello che non si può mostrare?
Oggi la gente è
affamata d'amore,
E’ l'amore, è la sola risposta
alla solitudine e alla grande povertà.
In alcuni paesi non c'è fame di pane,
la gente soffre invece di terribile solitudine,
terribile disperazione, terribile odio,
perché si sente indesiderata,
derelitta e senza speranza.
ha dimenticato come si fa a sorridere.
ha dimenticato la bellezza del tocco umano.
ha dimenticato cos'è l'amore degli uomini.
Ha bisogno di qualcuno che
la capisca e la rispetti
Madre Teresa di Calcutta
109
A
questo proposito c’è una storia. Siamo nella casa di un uomo “giusto”,
osservante della Legge, per bene; è anche curioso e di mentalità aperta, infatti invita a
pranzo un uomo di cui si parla molto, una specie di profeta, di nome Gesù. Mentre sono
intenti ad un’interessante conversazione da tavola, tra la folla dei curiosi che si assiepa
all’ingresso si fa largo una donna. La città è piccola, tutti si conoscono, e di quella lì, tutti
sanno che fa. E’un’ebrea: intrattiene uomini a casa sua, in cambio di un po’ di soldi. E’
un’ebrea, sì, ma una peccatrice, rappresenta proprio tutto quello che socialmente è
“sporco” e disordinato.
In questa storia emerge la posizione di Gesù rispetto al modo con cui agiamo noi di
solito, quella che è la “normalità” sociale e anche religiosa. Per rispondere alla
domanda “Come devo vivere?” esistono i codici di comportamento, che diventano poi
tradizione, anche religiosa: la maschera sociale, la patina di buon comportamento
cristiano.
Ma Gesù sceglie un altro criterio, più centrale, che è il cuore delle persone. Gesù ci
dice che gli interessa tutto di noi, non solo la maschera sociale, quello che è considerato
buono.
Per questo camminare dietro a Gesù è sorprendente, serve anche a questo. Non per
eliminare la Legge e i Profeti, ma perché la Legge serve per aiutare le persone, non per
distruggerle. Il centro della vita è un altro, non un codice di comportamento (“la lettera
uccide” - S. Paolo).
Più stai con Gesù....
... più abbandoni i confini tra puro/impuro, sapiente/idiota, straniero/locale.
Gesù fa appello al cuore delle persone, si fida di loro. E la gente risponde a questa
primaria FIDUCIA.
Quindi:
•
•
•
conta il cuore! In ogni incontro di Gesù si vede questo;
accoglienza di chiunque, senza confini, quindi anche di tutte le parti di te;
Gesù ti accoglie nel punto più oscuro, dove tu sei veramente, al di là delle
apparenze.
110
La Parola
La peccatrice perdonata
36
Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si
mise a tavola. 37 Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si
trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; 38 e fermatasi
dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li
asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
39 A quella vista il fariseo che l’aveva invitato pensò tra sé. “Se costui fosse un
profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”. 40
Gesù allora gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, dì pure”. 41
“Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta.
42 Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo
amerà di più? ”. 43 Simone rispose: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”. Gli
disse Gesù: “Hai giudicato bene”. 44 E volgendosi verso la donna, disse a Simone:
“Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m’hai dato l’acqua per i
piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli.
45 Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di
baciarmi i piedi. 46 Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha
cosparso di profumo i piedi. 47 Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti
peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. 48
Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”. 49 Allora i commensali cominciarono
a dire tra sé: “Chi è quest’uomo che perdona anche i peccati? ”. 50 Ma egli disse alla
donna: “La tua fede ti ha salvata; và in pace! ”.
Se vai negli approfondimenti troverai potrai trovare un altro episodio in
che presenta l’amore di Gesù che supera ogni giudizio.
111
Sotto la lente
L’amore di Dio
e il suo perdono
Un fariseo invita Gesù alla sua tavola, ma un’ospite imprevista fa irruzione nella
scena del convito. È “una peccatrice di quella città”: non viene da lontano, è
conosciuta in quel piccolo ambiente, la sua presenza è certamente inopportuna agli
occhi dei benpensanti e indesiderata al padrone di casa. Subito, però, la narrazione ci
dice dei gesti di tenerezza della donna ai piedi di Gesù. Sono commoventi, peccato
che non una parola sia detta sul suo travaglio interiore: quanto le avrà costato quel
gesto? Cosa l’ha spinta per esporsi così in pubblico? Sappiamo che Gesù è colui che
solidarizza con i peccatori (7,34), ed è un profeta potente (7,1-17): cosa sa la donna
di lui, e cosa si aspetta da lui?
Sappiamo invece che il fariseo considera questo contatto indecente. Non dice
nulla in pubblico, forse suppone che Gesù, venendo da fuori, non conosca il
tipo di donna, ma in tal modo non si dimostrerebbe profeta (v.39). Il suo
ragionamento presuppone che un profeta debba avere una conoscenza
superiore e un attaccamento radicale alla Legge di Dio, tale da rifiutare il
contatto con la donna. Ma Gesù, prendendo la parola in risposta a questa
obiezione tacita, dimostra la sua capacità di sapere ciò che passa per la mente
del fariseo. Egli possiede veramente il primo dei requisiti del profeta! Vuol dire,
allora, che egli è indifferente alla volontà di Dio?
Tutt’altro! Una breve parabola dei due debitori, e l’applicazione all’atteggiamento del
fariseo e della donna, chiarisce il punto. Il fariseo ha avuto un’accoglienza tiepida nei
confronti di Gesù. Non è stato scortese, probabilmente ha pensato che l’acqua per i
piedi non gli servisse… Al contrario la donna ha dimostrato un’attenzione
112
commovente e straordinaria. Perché? Perché dimostra un amore superiore! Da dove
le nasce?
Ecco la frase da capire bene: “le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto
amato” (v.47a). L’amore non è la causa, ma l’effetto del perdono. Il senso è: “Dio le
ha perdonato i peccati, e tu lo puoi verificare poiché lei dimostra amore”. Infatti il
debitore cui si perdona di più ama di più (vv.41-43), mentre quello cui si perdona poco
ama poco (v.47b). Ecco spiegato l’atteggiamento della donna, che nel prostrarsi
commovente a Gesù dimostra di credere che proprio in lui Dio rivela un’accoglienza
incondizionata, una capacità di dare credito a chi non lo merita. Con il suo
comportamento, manifesta di aver fatto quell’esperienza che manca al fariseo:
l’esperienza dell’incontro personale con un Dio che ama e perdona.
E Gesù, accogliendo la peccatrice, non si dimostra indifferente verso la legge di Dio.
Al contrario, si dimostra l’autentico profeta della sua volontà, che è quella di un amore
accogliente e incondizionato, di cui fanno esperienza gioiosa coloro che si
confessano bisognosi dello stesso. Questo è stato il senso dei gesti di accoglienza di
Gesù nella sua vita, nonché il senso della sua morte in croce. “questo agire di Dio
acquista ora la sua forma drammatica nel fatto che, in Gesù Cristo, Dio stesso
insegue la ‘pecorella smarrita, l’umanità sofferente e perduta” (Benedetto XVI,
enciclica Deus caritas est, 12). E questo diviene garanzia per noi, perché possiamo
contare su un Dio-amore che si coinvolge totalmente per accogliere l’umanità. Come
la donna del vangelo, allora, siamo invitati anche noi a fare esperienza gioiosa
dell’amore di Dio, che gratuitamente ci accoglie e ci perdona.
Parole chiave
Peccatrice
Perdono
Giudicare
Fede
Salvezza
113
Apro il cuore all’ascolto delle parole
di Papa Giovanni Paolo II
Questa sera vi consegnerò il Vangelo. E' il dono che il Papa vi lascia in questa veglia
indimenticabile. La parola contenuta in esso è la parola di Gesù. Se l'ascolterete nel
silenzio, nella preghiera, facendovi aiutare a comprenderla per la vostra vita dal
consiglio saggio dei vostri sacerdoti ed educatori, allora incontrerete Cristo e lo
seguirete, impegnando giorno dopo giorno la vita per Lui!
In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando
niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi
provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è
Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel
cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il
desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il
rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e
perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna.
Veglia di Tor Vergata GMG2000
Rifletto e mi interrogo
La peggiore malattia oggi
e’ il non sentirsi desiderati
ne’ amati, il sentirsi abbandonati.
Vi sono molte persone al mondo
che muoiono di fame,
ma un numero ancora maggiore
muore per mancanza d’amore.
Ognuno ha bisogno di amore.
Ognuno deve sapere
di essere desiderato, di essere amato,
e di essere importante per Dio.
Vi e’ fame d’amore,
e vi e’ fame di Dio.
Cristiano è chi ha scelto Cristo e lo
segue. La fede non è prima di tutto
l’adesione ad una dottrina astratta ma la
scelta di aderire alla persona vivente di
Gesù mettendolo al centro del proprio
cuore.
< Mi impegno a conoscere Gesù
con la lettura personale e
quotidiana del Vangelo?
< Quali sono i segni della fede
in Cristo nella mia vita?
< Credo veramente che Gesù mi
ama?
Madre Teresa di Calcutta
114
Hai un momento
Dio
Andare oltre le apparenze, amare ciò che sembra non poter essere
amato da nessuno … che sfida! Chiediamo con la preghiera l’aiuto a
tendere a questa realizzazione.
…provocando!!!
Cosa vuol dire perdonare? (Testimonianza di Rita Borsellino)
E allora quando io parlo di perdono, oggi ne parlo in maniera diversa da come ne parlai all'indomani della
morte di Paolo. Ricordo che in mezzo alle macerie di via D'Amelio, mi si avvicinò un giornalista con il
microfono in mano, me lo mise sotto il naso e mi chiese: “Ma lei perdona gli assassini di suo fratello?”. E io,
per togliermelo di mezzo, per non rispondergli in maniera violenta - anche perché non ne sono capace,
perché davanti ad una domanda di questo genere, davvero cascano le braccia - gli risposi istintivamente di
sì. Forse me lo ha detto la mia educazione, il mio essere cattolica, quasi fosse obbligatorio perdonare chi ti
ha fatto del male. Perché è un po' questa l'idea corrente, se si chiede a un familiare di qualcuno o a chi ha
subito violenza di qualsiasi genere, se perdona oppure no. Tu ti aspetti che dica di sì, perché se quello ti
dice di no, tu ci resti pure male, perché è quasi obbligatorio che quello li perdoni. Davvero ci si resta così. Io
quando sento queste domande e ricordo quello che ho provato io, quando mi è stata posta, mi viene voglia
di prenderli a schiaffi questi qui, di svegliarli, di dirgli: “Aspetta di provarlo tu e poi capirai la violenza che fa
una domanda di questo genere”. Ma come fai in quei momenti in cui non ti rendi neanche conto di quello che
ti è successo, in cui fai fatica veramente a prendere coscienza, a capire, in cui cerchi soltanto di rimuovere
quello che ti fa male, quello che ti ha fatto del male, in cui sono tante le sensazioni che ti attanagliano, che
l'ultima cosa che puoi fare è ragionare, ma come fai a rispondere? Io, ripeto, risposi istintivamente di sì, però
devo dare un merito a questo giornalista - e ne abbiamo parlato in seguito, perché è anche una persona
seria, lo fanno per mestiere, forse non è neanche colpa loro, è questo che gli chiede poi, l'esigenza della
cronaca. Gli dissi: “Io ti ringrazio, perché mi hai fatto riflettere, perché non mi aveva neanche sfiorato
quest'idea, non ne ho avuto il tempo, né la possibilità. Ma dopo che tu me lo hai chiesto, ho cominciato a
pensarci su e ho seguito un percorso, un ragionamento che mi ha portato poi a rispondere in maniera
consapevole a questa domanda, a rispondere a me prima di tutto, perché era questo che volevo capire io,
rendermi conto io. E' un percorso, un ragionamento difficile, complicato, pieno d'insidie anche, pieno di sì e
di no che ti tirano da una parte e dall'altra. Mi sono resa conto che per dare una risposta a questa domanda,
devi mettere insieme la testa e il cuore. Non puoi rispondere solo con la testa, non puoi sentire solo quello
che ti dice il cuore perché altrimenti, quello che tu dici poi in quel momento, resta incompleto, mutilato. E' un
percorso che io credo non finisca mai, perché puoi dire un momento o pensare un momento una cosa e il
momento dopo sentirti sopraffare dal dolore, dall'assenza della persona che ti era cara, dal risentimento
davanti a qualcosa che vedi, che senti o che ti porta da tutt'altra parte. E' un percorso che credo non finisca
mai, un percorso difficile e complicato, ma che ti fa prendere coscienza. Io ci ho ragionato sopra e mi sono
resa conto che, come vi dicevo prima, che se è vero che io ho ricevuto, il dono di non odiare, il dono di non
cercare vendetta, è un dono che ho ricevuto da Dio ed un dono che io devo condividere con qualcun altro.
Non posso tenerlo stretto per me e se c'è qualcuno con cui devo condividerlo, è proprio con chi mi ha fatto
del male. Perché altrimenti non è vero, non è sincero tutto questo. E' facile stare da una parte, isolandosi
completamente da quell'altra. Tu devi metterti davvero davanti a chi ti ha fatto del male e rifare questo
115
ragionamento, lo devi verificare in qualche modo, collaudare. E ancora una volta ho trovato un grande aiuto
in questo percorso così complicato e così tormentato. Ero davanti alla televisione dove proiettavano le
immagini della cattura di Totò Riina, questo ometto fotografato quasi per scherno sotto le fotografie di Paolo
e Giovanni, nei locali della Questura di Palermo - non so quanti di voi lo ricordano - un ometto dimesso,
piccolo, malvestito, quasi impacciato, che non sapeva dove mettere le mani, ma con uno sguardo che
balenava sotto le palpebre che dava davvero i brividi. E mi chiedevo in maniera molto sofferta e quasi con
paura cosa provavo nei confronti di questa persona, perché, vedete, altro è dire che non si odia, che non si
prova rancore nei confronti di qualcuno che non conosci e altro è poi vederlo in faccia, materializzato. Allora
è un po' diverso. Lo guardavo quasi con timore che affiorasse qualcosa che mi faceva paura. Allora ho
sentito che dietro di me, piano piano, si era avvicinata mia madre. Mia madre aveva 86 anni, aveva visto
morire suo figlio, perché Paolo veniva quel giorno a casa mia a trovare mia madre che non stava bene. C'era
un rapporto fortissimo tra loro, aveva telefonato anche lui dicendo: “Sto venendo” e poi aveva avuto soltanto
il tempo di pigiare il campanello del portone di casa. Mia madre aveva sentito il suono, sapeva che era
Paolo, ed era scoppiato il finimondo. Muri che crollavano, tetti che si sbriciolavano, schegge da tutte le parti,
pareti che si aprivano, sirene impazzite, fiamme dovunque. Mia madre sapeva che in tutto questo Paolo
moriva. Mia madre si avvicinò a piccoli passi, non l'avevo sentita, sentii dietro di me la sua voce che diceva:
“Che pena mi fa quell'uomo!”. E' stato per me un messaggio straordinario. Mia madre aveva visto l'uomo. Io
ancora me lo chiedevo, non c'ero riuscita. Mamma con lo stesso sguardo di Paolo, aveva visto l'uomo dentro
Totò Riina e aveva visto un uomo che le faceva pena, ma perché le faceva pena? Perché si chiedeva come
quell'uomo si era potuto ridurre così, come quell'uomo aveva spento, aveva rischiato di spegnere quella
scintilla umana che aveva dentro, quella scintilla divina che aveva dentro. Come aveva fatto? Erano le
stesse domande che si faceva Paolo, quando chiedeva: “Chi sei, come giocavi, cosa facevano i tuoi genitori,
perché non sei andato più a scuola?”. L'aveva racchiuso in una parola sola, mia madre, e io l'ho assorbito,
l'ho penetrato, ho capito quello che lei istintivamente in quel momento mi aveva trasmesso.
… Il segno
All’inizio dell’incontro viene consegnato una tessera da mosaico (oppure una piccola pietra
colorata), possibilmente di forma irregolare ad ogni ragazzo. Alla fine si fa notare come un
singolo sasso sia inutile all’apparenza. Ma la pietruzza può diventare essenziale per la
costruzione del grande mosaico finale, senza di lei il disegno non sarà mai compiuto.
Il senso è proprio quello di scoprire l’importanza e la dignità di chiunque, dal momento che
è e sempre resterà una pietruzza del grande mosaico di Dio.
… Preghiamo
Tu trabocchi d'amore e noi calcoliamo con economia.
Tu ci corri incontro e il primo passo già ci affatica.
Tu ti impegni senza risparmio e noi esitiamo a dare persino il mignolo.
Quando crediamo di essere arrivati, tu sei là, davanti a noi, e ci incoraggi a seguirti.
Quando noi rischiamo di scoraggiarci, tu sei sorgente inestinguibile,
divino provocatore, amante dal cuore più grande dell'universo.
Quando calcoliamo le volte del perdono,
tu ci ricordi che sempre stai alla porta ad attendere il nostro ritorno.
Quando il nostro cuore è pieno di nodi che non vogliamo sciogliere,
tu sei l’Innocente che ha pagato per tutti i nostri peccati.
Quando è difficile offrire il perdono ai nostri fratelli,
tu dalla croce ripeti: Padre perdona, perché non sanno quello che fanno.
116
Laboratorium
PLAYLIFE
GRAFITI (da K. Vopel, Giochi interattivi, vol.1 n°2)
Vi presentiamo la seguente attività riportando prima l’originale come compare nel
testo (così potete utilizzarla anche in futuro per altri gruppi…), in seguito
proponiamo qualche adattamento al percorso del sussidio.
Obiettivi
Cosa succede sempre quando incomincia un incontro di gruppo? Alcuni
partecipanti arrivano prima, altri sono puntuali al secondo, altri ancora arrivano in
ritardo. Questo gioco aiuta a utilizzare questo difficile spazio di tempo in modo
organico:
- per offrire ai componenti del gruppo l'opportunità di prepararsi per l'attività di
gruppo e
- per dare al conduttore del gruppo la possibilità di vedere «dove» i componenti
del gruppo si trovino a livello emotivo e quali siano le loro aspettative.
Partecipanti: tutti dagli 8 anni in su. La grandezza del gruppo è a piacere.
Materiale: occorrono sette grandi fogli di carta da imballaggio che devono essere
appesi alle pareti o devono stare aperti su dei tavoli. Accanto ad ogni foglio deve
esserci un pennarello.
Su ognuno di questi grandi fogli ci sarà scritta una frase incompleta, per esempio
una delle seguenti frasi:
IO SPERO CHE QUI NOI...
IO SPERO CHE QUI NOI NON...
QUESTO INCONTRO AVRÀ SUCCESSO SE...
QUESTO INCONTRO SARÀ SCADENTE SE...
IL MIO PUNTO DI FORZA PIU' GRANDE È...
IO HO SENTITO CHE GRUPPI DI QUESTO GENERE...
Conduzione del gioco
Questo è il momento dei Graffiti. Osservate con attenzione i fogli con le frasi
incomplete. Se ne avete voglia aggiungete oppure disegnate qualcosa con il
pennarello. Cercate di passare in tal modo il tempo a disposizione prima che
incominci il nostro lavoro...
(Se fosse tecnicamente possibile si dovrebbe far ascoltare anche della musica che
aiuti ulteriormente a rilassarsi.
Il gioco può considerarsi concluso quando sono arrivati tutti i partecipanti).
Spunti di valutazione
L'animatore gironzoli per la stanza e legga le frasi completate. Naturalmente può
aggiungervi. Tutto ciò che gli viene in mente. In questo modo potrà confrontare le
attuali aspettative dei partecipanti con i suoi programmi e i suoi preparativi,
adeguandoli eventualmente in concreto ai bisogni espressi dal gruppo.
Si renderà anche conto dello
stato d'animo in cui i
componenti del gruppo si
trovano e di quanto sono
motivati. Dopo di ciò si potrà
dare inizio al lavoro con il
gruppo.
Si commenti il gioco dei
Graffiti insieme al gruppo
all'inizio della prima seduta.
Chiarire le idee e le
aspettative
sbagliate
e
mettersi d'accordo con il
gruppo su obiettivi realistici
che
possano
essere
accettati sia dai partecipanti
che dallo stesso conduttore.
E utile lasciare i fogli appesi
alle pareti durante tutto
l'incontro di gruppo per poter
in ogni momento verificare
se il lavoro si sta ancora
svolgendo tenendo conto
dei bisogni dei componenti del gruppo o se gli obiettivi sono andati modificandosi.
L'esperienza ci dice...
Il gioco dei Graffiti diverte i gruppi quasi sempre. Nel caso in cui comunque i
partecipanti abbiano moltissima paura può succedere che essi scrivano poco. In
un caso del genere si può fare quanto segue: dividere il gruppo in quartetti e far
118
fantasticare i partecipanti per dieci minuti su quale sia la cosa peggiore e più folle
che possa verificarsi nel gruppo. Poi dare la possibilità al gruppo di fantasticare
per dieci minuti su quale sia la cosa migliore che il gruppo possa ottenere. Per
concludere, entrambe le fantasie dovranno essere riportate nel gruppo al
completo. In tal modo verranno fuori ancora paure e speranze.
Proposte alternative
Il gioco funziona molto bene anche come attività da fare durante l’incontro (non
solo in attesa che arrivino tutti); in questo caso ci si può sbizzarrire con gli input- le
frasi da completare a seconda dell’argomento che si intende affrontare. In questo
caso dopo essersi incontrati, si proporrà il gioco dando tutte le istruzioni e poi si
darà inizio all’attività. Si prepareranno pertanto prima dell’incontro i fogli con le frasi
da completare e, dopo aver illustrato il gioco, si darà al gruppo un po’ di tempo (1015 min) per scrivere o disegnare in tutta libertà una o più cose in ciascuno dei fogli
per completare le frasi, (un’ulteriore regola può essere quella di non parlare con i
compagni, e ricordatevi di mettere un po’ di musica perché funziona molto, magari
qualcosa che piace ai partecipanti). Una buona regola da dare prima di iniziare
l’attività è quella di sedersi in cerchio quando si ritiene di aver scritto a sufficienza
le proprie risposte-idee sui fogli (in questo modo alla fine dell’attività il gruppo sarà
già disposto in cerchio per la discussione). In seguito prendere ciascun foglio,
leggere le varie frasi e commentarle assieme, o utilizzarle per confrontarsi su
qualche tema (es: qui c’è scritto così…, voi che ne pensate?). In questa attività è
importante dare assoluta libertà (ciascuno scriva ciò che vuole), attenti però che
qualcuno potrebbe approfittarne per scrivere qualche provocazione, qualche
parolaccia, oppure per esprimere qualcosa in modo volgare, ecc. Il consiglio, nella
fase di lettura e discussione, è quello di prendere tutto alla lettera e di riportare al
gruppo la risposta chiedendo loro cosa ne pensano e cercare ogni possibile
sfumatura. (es. può capitare che per completare “per me è importante…” uno
risponda con una parola volgare che indica una ragazza; accettiamo la cosa allora
e ripetiamola, chiediamo al gruppo o alla persona cosa ne pensano, e magari
riformuliamo con altri termini, e magari scopriamo che dietro a quella parola il
ragazzo intendeva esprimere che per lui è importante sperimentarsi in una
relazione con una ragazza e non trovava altre parole per esprimersi, o non voleva
perdere il suo ruolo di “bulletto” del gruppo…).
Andando al tema del sussidio, alcuni spunti.
Sul tema dell’amicizia-perdono: IO SONO AMICO QUANDO…, QUANDO SI È IN
GRUPPO…, IO PERDONO QUANDO…, PERDONARE SIGNIFICA, UN VERO
AMICO…, IN QUESTO MOMENTO MI SENTO…,
Oppure sviluppare qualcosa su Accoglienza-Giudizio: UNA PERSONA CHE
GIUDICA…, QUANDO MI GIUDICANO MI SENTO…, MI SENTO GIUDICATO
QUANDO QUALCUNO MI DICE…, MI SENTO ACCOLTO QUANDO…,
Oppure trovate le frasi che più si adattano al vostro incontro, tenendo presente che
più saranno i cartelloni più tempo sarà necessario per la lettura-discussione e che
occorrono minimo 4 cartelloni per evitare che tutti si ammassino su un cartellone.
119
TI RACCONTO
“Una notte di temporale un lupo ed una capretta trovarono
rifugio in una grotta buia, il buio totale non consente loro di
riconoscersi.
In questo cieco rifugio i due animali dialogano amabilmente ,
raccontandosi, scoprono comuni ricordi di infanzia, gusti alimentari,
paure, malesseri, desideri e speranze. Accade così che il buio concede ai due
nemici storici di diventare amici. Al termine del temprale, sempre nel buio
della notte, i due amici si salutano dandosi appuntamento all’indomani
mattina per incontrarsi alla luce del sole!”
di Yuichi Rimura
Cosa accadrà all’indomani quando il lupo e la capretta si incontreranno e si
riconosceranno?
120
LE SFUMATURE DELL’AMORE
Cosa raccontano i quadri?
Se un quadro si trasformasse in un gioco forse i ragazzi lo guarderebbero con altri
occhi.
Questo è molto più di un puzzle, i tagli e le inquadrature in cui è scomposto l’opera
di Tiziano “amor sacro ed amor profano” offre altre opportunità di gioco e di
riflessione.
TEMA:” “Amor sacro ed amor profano”
Il quadro viene tagliato in ….. pezzi in modo che i giocatori nel ricomporre
l’immagine esplorino sia le storie attraverso 6 pezzi significativi con inquadrature
narrative o simboliche.
Materiale : Fotocopia a colori del quadro, cartoncino rigido, colla forbici
Incolla la fotocopia sul cartoncino, taglia l’immagine a pezzi avendo cura di
mantenere sei parti (come da immagine) che ti serviranno nell’attività.
Allegato n. 7
“Amor Sacro Amor Profano “Tiziano
121
Attività
• Chiedi ai ragazzi di ricomporre il puzzle, consultati con loro:
o sul perché di tale titolo,
o dove è rappresentato “l’amor sacro” e quello “profano”, in quali
simboli,
o rifletti assieme ai ragazzi sul significato di “sacro” e “profano”
• Dividi il gruppo in 6 sottogruppi e consegna le sei inquadrature fondamentali
una per gruppo. Per meglio realizzare il gioco, suggeriamo di attribuire ad
ognuna delle inquadrature quanto segue:
o un significato preciso (es: due sorelle, due amiche che litigano tra
loro),
o un accadimento (es: si incontrano ad una fontana),
o un dialogo, dei pensieri (es: “guarda questa sfacciata, tutta nuda” “lei
che fa tanto la puritana”).
A questo punto ci si confronta sulle situazioni inventate dai ragazzi e si procede
creando una storia unica che mette in relazione i personaggi e le inquadrature
•
•
•
•
In tale modo verrà definendosi la narrazione di una storia con più scene.
Puoi analizzare l’interpretazione che il critico E. Panofskj del quadro a tua
scelta, prima o dopo l’attività dei ragazzi in piccolo gruppo.
Esso è un manifesto della concezione neoplatonica dell’amore, le due
donne sedute all’estremità del sarcofago sono le due veneri, due diversi
gradi
dell’amore
le due divinità sono somiglianti, anzi gemelle, ma quella di sinistra è vestita
ed incoronata, quella di destra è nuda e regge nella mano destra un
braciere in cui brucia una fiamma. La prima è la venere terrena, la seconda
la venere celeste, il principio della bellezza eterna ed universale.
Entrambe sono in posizione rilevante, poiché nessuna incarna un principio
negativo, ma la venere celeste sembra più importante: è leggermente
innalzata rispetto alla compagna e sembra indicarle con il baraccio alzato la
strada virtuosa che ella deva seguire. La sua nudità non è simbolo di
impudicizia ma nel linguaggio filosofico, indica la purezza. Esiste un terzo
grado di amore, quello puramente passionale, questo sì negativo poiché
anziché elevare l’uomo, lo trascina verso i regni più infimi dell’essere,
paragonandolo alle bestie. A questo sono dedicati i rilievi del sarcofago su
cui siedono le veneri: un cavallo simbolo delle passioni non domate, quindi
un uomo che batte selvaggiamente su un suo simile. Meno chiaro è il ruolo
di Cupido raffigurato tra le due veneri. Il bimbo rimescola l’acqua contenuta
nel sarcofago – fontana cioè è un mediatore tra amore e amore, tra terra e
cielo. L’amor sacro e l’amor profano, comunque lo si voglia interpretare, era
una lezione di comportamento per i due sposi ai quali era stato donato: il più
bel manuale di galateo matrimoniale mai eseguito.
Diventa interessante discutere con i ragazzi e concludere il racconto
inventato sul dipinto rispetto al valore che essi stessi danno all’amore.
Sarà cura dell’animatore far evolvere la storia in modo significativo, tale cioè
da suscitare una discussione produttiva.
122
TEMA:” “Cena a casa del fariseo”
Proponi ai ragazzi queste tre opere d’arte che hanno per soggetto la figura della
Maddalena , che bagna i piedi di Cristo con lacrime di pentimento , li asciuga con i
suoi lunghi capelli e li cosparge con un unguento profumato.
Allegato n.8
Allegato n.9
Moretto da Brescia “Cena a casa del Fariseo”
1540 circa, Brescia
Santa Maria Calchera
Allegato n 10
Simon Vouet , La Maddalena nella casa di
Simone,1640, Stati Uniti, Collezione privata
Paolo Veronese, Cena a casa di Simone, 1570 circa,
Milano Pinacoteca di Brera
Potreste osservare come gli artisti hanno interpretato diversamente questo
racconto.
• Oppure suddividi i ragazzi i tre gruppi, a ciascun gruppo chiedi di lavorare
su una sola opera d‘arte osservando l’atteggiamento della Maddalena e di
Cristo.
• Chiedi loro di ipotizzare i dialoghi tra le persone presenti. (potresti dare
alcuni particolari dei quadri ingranditi , vedi allegati)
• Quali possono essere le parole utilizzate dalle persone per giudicare la
figura di Maddalena, come noi giudichiamo?
• Insieme riflettete sul peso di un giudizio e sulla sconvolgete reazione di
Gesù…
“Ai piedi di Gesù chi potremmo trovare?”
•
123
SPERIMENTARE GESTI D’AMORE
Il “giusto” e la prostituta
« Si ama ciò che è degno d’amore, ma chi amerà l’inamabile? E noi, i “giusti”? Non
abbiamo anche noi le nostre zone d’ombra, le nostre ferite, quello che non si può
mostrare? ».
(dall’introduzione)
L’Amore non è amato. Così ripeteva San Francesco aggirandosi
per le strade delle città. Anche noi abbiamo le nostre zone d’ombra, una
parte che in noi non è amata, ma esiste un modo per affrontare il buio:
incontrare l’altro che soffre e condividere con lui l’esperienza del limite
mettendosi anche al suo servizio.
Si propone
- un incontro con uno psicologo che aiuti a leggere le dinamiche della
sfiducia, della sofferenza intima che spesso viene negata o nascosta.
Cosa spaventa un giovane oggi? Come si possono affrontare gli
insuccessi, i limiti e le angosce? Che ruolo hanno nella definizione
della nostra personalità le nostre sofferenze interiori?
L’Amore amato. Accade ogni volta che noi amiamo il fratello più
piccolo (Mt 25). L’Amore che è Gesù viene amato nel servizio del povero
e del sofferente.
Si propone
- un’esperienza di servizio o l’animazione di momenti di festa in una
delle comunità di accoglienza o di assistenza della nostra diocesi o in
una casa di riposo. Questo prevede la conoscenza della realtà e
un’accurata preparazione insieme ai responsabili e ai volontari della
struttura.
Per informazioni e consigli si possono contattare:
Associazione “La nostra Famiglia”, via Cialdini, 29
Pasian di Prato 0432-693111
Comunità “Piergiorgio”, Piazza Libia, 1 – Udine 0432-542240
Comunità di Rinascita, via Bonanni, 15 - Tolmezzo 0433-40461
Istituto “Santa Maria dei Colli” – Fraelacco
Tricesimo 0432-851092
Piccolo Cottolengo di don Orione, via Nievo, 9
S. Maria La Longa 0432-995025
124
Centro di Accoglienza E. Balducci, piazza della Chiesa, 1 Zugliano 0432560699
E-state insieme!
La condivisione è la via maestra della
conoscenza. Solo chi si mette in gioco si sbilancia verso l’altro e lo
incontra… e lo ama… e ne è amato.
Si propone
- di organizzare, per l’estate, un campo di lavoro in una realtà vicina o
in a realtà più lontana. Gruppi della diocesi hanno, in questi anni,
vissuto esperienze bellissime nelle Valli del Natisone, in Bosnia, in
Romania, a Roma (S. Egidio), a Torino (Sermig – Cottolengo), a
Palermo (Oratorio di don Puglisi)… Il campo di lavoro mette i giovani
di fronte a due tesori: quello delle potenzialità che mai penserebbero
di possedere e quello della Bellezza che si rende visibile proprio nei
luoghi dove noi penseremmo di trovare solo il limite e l’abbandono.
Per informazioni e consigli si possono contattare:
- Il vicedirettore della Caritas Diocesana: Paolo Zenarolla 0432-414502
- L’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile 0432-414522
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DILLO CON UN FILM…
UNA CANZONE…
Piccoli spunti di riflessione
Luca, invece di ricordare questo episodio alla fine, prima della passione come gli
altri tre evangelisti, lo inserisce con alcune varianti di rilievo nella prima tappa della
missione di Gesù in Galilea.
A lui, evangelista della misericordia, sta particolarmente a cuore mettere in
evidenza e annunciare in tutti i modi la volontà ri-conciliatrice e salvifica di Dio
Padre in Gesù e le reali possibilità di conversione e d'amore del cuore umano.
Film: Maddalena
Non è questa invece la preoccupazione espressa dai registi dei films
dedicati alla Maddalena, come La redenzione di Maria Maddalena e La voce
del perdono. In essi, nonostante i titoli, appare ossessiva la loro
preoccupazione dì ricordare della vita di Maria di Magdala il «prima»
dell'incontro con Gesù e non il «dopo», inventando scene molto sexi e poco
evangeliche. Non cambia ottica il film La peccatrice del regista messicano
Miguel De Contrero Torres.
Le monotone caratteristiche di questi films sono le retoriche costruzioni, e il
desiderio di dare risalto positivo all'egoismo dell'uomo e allo sfruttamento della
donna, l'uno e l'altro condannati dalla coscienza umana.
Non ha nulla del genere la Maddalena personificata da Yvonne Elliman in
Jesus Christ Superstar, musical di Norman Jewisonm, tratto da un'opera rock;
fra le tante, appare una delle più accettabili. Nella sua prima canzone,
dolcissima e convincente, Maria sembra voglia distogliere Cristo dalla sua
missione che lo porterà al sacrificio di sé sulla croce, come del resto avevano
tentato di fare anche gli apostoli. In seguito, nonostante appaia bloccata alle
soglie del mistero di Cristo, esprime con una melodia sofferta, spezzata,
passionale, il suo turbamento ulteriore e il profondo travaglio che la porta ad
amare Gesù; e canta: / don't know how to love him!
Non so come amarlo
Cosa fare per commuoverlo Sono cambiata, sì, sono veramente cambiata.
In questi ultimi giorni quando guardo me stessa
Mi sembra di essere un'altra.
Non avrei mai pensato di giungere a tanto.
Cos'è tutto questo!?
Eppure se mi dicesse che m'ama
Mi sentirei perduta, spaventata!?
Ma non potrei proprio lottare con lui...
Vorrei non averlo conosciuto,
Mi sgomenta.
Lo voglio.
Lo amo."
È una Maddalena simbolo di bellezza, giovinezza e amore,
126
Una Maddalena che sicuramente ha trovato, nell’Amore tutto ciò che colmare
un’esistenza.
Resta In Ascolto
Vivimi( Laura Pausini)
Album:
Non ho bisogno più di niente
Adesso che
Mi illumini d´amore immenso fuori e dentro
Credimi se puoi
Credimi se vuoi
Credimi e vedrai non finirà mai
Ho desideri scritti in alto che volano
Ogni pensiero è indipendente dal mio corpo
Credimi se puoi
credimi perché
farei del male solo e ancora a me
Qui grandi spazi e poi noi
Cieli aperti che ormai
Non si chiudono più
C´è bisogno di vivere da qui
Vivimi senza paura
Che sia una vita o che sia un´ora
Non lasciare libero o disperso
Questo mio spazio adesso aperto
ti prego
Vivimi senza vergogna
Anche se hai tutto il mondo contro
Lascia l´apparenza e prendi il senso
E Ascolta quello che ho qui dentro
Così diventi un grande quadro che dentro me
Ricopre una parete bianca un po´ anche stanca
Credimi se puoi Credimi
perché
Farei del male solo e ancora a me
Qui tra le cose che ho
Ho qualcosa di più
Che non ho avuto mai
Hai bisogno di vivermi di più
Vivimi senza paura
Che sia una vita o che sia un´ora
Non lasciare libero o disperso
Questo mio spazio adesso aperto,
ti prego
Vivimi senza vergogna
Anche se hai tutto il mondo contro
Lascia l´apparenza e prendi il senso
E ascolta quello che ho qui dentro
Hai aperto in me
La fantasia
Le attese
i giorni di un´illimitata gioia
Hai preso me
Sei la regia
Mi inquadri e poi mi sposti in base alla tua idea
Vivimi senza paura
Anche se hai tutto il mondo contro
Lascia l´apparenza e prendi il senso
E ascolta quello che ho qui dentro
127
Seguire la morale e solo un insieme di precetti o è veramente un atto di amore
Film:Un’Estranea fra noi
Genere:Poliziesco
Regia:Sidney Lumet
Interpreti:Melanie Griffith (Emily Eden), Eric Thal (Ariel), Jamey Sheridan (Nick), Mia Sara (Leah), John
Pankow (Levine), Tracy Pollan (Mara), Jake Weber (Yaakov Klausman), Lee Richardson
Nazionalità:Stati Uniti
Anno di uscita:1992
Soggetto e Sceneggiatura:Robert J. Aurech
Durata:110'
Distribuzione:RCS – ViViViDEO
Soggetto: Emily è una poliziotta di New York, facile all’uso della pistola e dai modi un
po’ rudi. Dopo il ferimento del suo collega, per punizione le viene affidato un nuovo
caso: indagare sulla scomparsa di un giovane della comunità chassidica, Yaakov
Klausman. Durante le indagini Emily viene a contatto con la comunità di ebrei
ortodossi, molto rispettosa delle norme dettate dalla Torah e dalla Cabala. Aiutata dal
Rebbe (rabbino) e da suo figlio e successore Ariel, ben presto trova il cadavere del
giovane nel controsoffitto del suo laboratorio di diamenti: qualcuno lo ha ucciso e lo ha
derubato. Emily sospetta che sia stato qualcuno del gruppo e per questo, aiutata da
Leah, figlia di Rebbe, si infiltra nella comunità religiosa spacciandosi per una di loro.
Vivendo come una chassidica inizia ad apprezzare il loro stile di vita e la compagnia
del giovane Ariel, da cui si sente fortemente attratta. Emily alla fine riesce a trovare
l’assassino, una giovane ebrea, ma la prolungata permanenza nella comunità e il
rapporto con Ariel l’ hanno profondamente cambiata: ora ritorna nella sua New York
con una nuova umanità
Perché questo film? Una estranea fra noi, oltre che presentarci la cultura chassidica, ci
permette di introdurre una serie di tematiche: la legge, la Cabala, i precetti alimentari,
le feste, ecc.
Sintesi critica Diretto con maestria da Sidney Lumet, Una estranea fra noi unisce
sapientemente azione, sentimento e buon ritmo. Il regista, forse perché figlio di un
attore yiddisch, riesce a ricreare l’intensa atmosfera spirituale che avvolge la comunità
chassidica; i riti, le danze, le regole acquistano quindi un fascino particolare. Lo
spettatore, come Emily, non può che rimanerne conquistato. Come accade in Witness
– Il testimone – la vicenda giudiziaria è un pretesto per scoprire una diversa cultura,
quella amish o chassidica. La cultura laica americana, pragmatica e alle volte cinica, si
incontra con un mondo permeato di spiritualità, misticismo e religiosità; il tempo
acquista una nuova dimensione e significato, così come le regole morali. Da queste
esperienze i protagonisti escono rigenerati e con una nuova visione della vita.
Sequenza interessante: il primo giorno da chassid di Emily
128
Notte di note note di notte ( C Baglioni )Notte di note note di notte
Notte di note note di notte
di luna che imbroglia i cani
Vagabondi invisibili
nelle vie che sanno tutto ci cammino
A tempo col rumore della terra che gira e i fornai
che fanno il pane di domani
Secchi d'acqua
che svegliano i balconi
cotti di sole del mattino
In questa notte di ragnatele
di fili notturni sul mio viso.
L'alito largo del vento mi segue
annusando i pantaloni
E quante dita stanno acchiappando
note che cadono giu' dal Paradiso
E le giornate si chiudono dietro
le serrature dei portoni
Buonanotte ai piccoli dolori
Buonanotte a tutti i suonatori
Buonanotte a queste nubi d'inchiostro
Buonanotte a questo figlio
Nostro Oooh Ooooooh
Qui in questa curva di cielo
Ed ogni odore e' un ricordo
che torna a bruciapelo
E porta via la sete e i giorni sbagliati
Per una notte di pace
nei cuori affaticati
tesa come pelle di tamburo
Fari che bucan la pazienza dell'aria
cercando di capirmi gli occhi
In questo stesso istante
tra la California e il Giappone
c'e' chi inventera' il futuro
Per tutti gli uomini
che passano sui fogli del mondo
come scarabocchi
In questa notte di stelle distratte
sorprese da un'alba che confonde
Muri vecchi
che respirano un giovane cielo rattoppato
E un risveglio salato di mare
sui pontili deserti che scavalcano le onde
Come qualcosa di rauco
che ti chiedi cos'e'
mentre ti e' gia' passato
Buonanotte ad ogni nota d'argento
Buonanotte a un sollievo di vento
Buonanotte a questo silenzio d'oro
Buonanotte buonanotte Oooh Oooooh
Qui in questa via di nessuno
Mi sto frugando parole
per far sognar qualcuno
Quando verra'
dal cielo dove si trova
Una speranza di luce
una canzone nuova
Qui in questa notte di note
A guardarmi la vita
dentro le mani vuote
Ma che cos'e' mai
che mi fa credere ancora
mi riga gli occhi d'amore
E mi addormentera'
Nel silenzio dorato della notte Baglionì sta «frugando Parole per far sognar
qualcuno». Parole per vìvere. Nel mezzo della «notte di stelle distratte cerca
di far sbocciare. Parole di futuro come dei fiori su un prato, Parole di impegno,
di impostazione per un cammino che... strada facendo... porterà a vedere che
l'uomo non è da solo e che nel mondo, nonostante l'apparenza, c'è tantissimo
amore in atto o potenziale che aspetta solo di essere «amato».
Sono Parole illuminanti perché guardano, osservano, scrutano, fotografano la
realtà profonda dell'esistenza, dell'essere... Parole che «cadono giù dal
Paradiso» come note che scivolano sulle righe musicali, «per capirsi gli
occhi», che ci inducono a guardare «la vita dentro le mani vuote»... Parole
cantate senza sapere perché, di sorpresa... «e ti sorprenderai a cantare ma
non sai perché»... Parole uscite faticosamente dal silenzio... per nascere e...
*per dirci ora le cose mai dette e tutte quante le cose da dire ancora»... per
ritornare in fondo al silenzio ed avere ancora «Silenzi da ascoltare».
129
Sezione Ragazzi
130
Come orientarsi
troverai…
suggerimenti per l’attività con i ragazzi
ipotesi di uno o più percorsi
supporto pratico che ti aiuterà ad affrontare il percorso catechistico“Magic J“
Il tema “Narrare l’amore”, si sviluppa attraverso
l’affascinante racconto di Giuseppe e i fratelli
Al centro del percorso c’è
.
la Parola
Dall’analisi del brano scoprirai alcune
fondamentali tappe:
Dreams
Crisis
Roads
Feelings
Per ogni tappa del cammino viene proposto il seguente iter metodologico:
In diretta…
Cogliere rapidamente tutti i
possibili raccordi con il
racconto biblico
Hai un momento Dio
Pregare il Signore della vita perché il “sogno”
diventi realtà, per vedere dentro te sempre più in
profondità, per giudicare più criticamente, per agire
più responsabilmente
”
“Laboratorium”
Agire con coraggio insieme a tanti altri
con fantasia e creatività
131
Nella parte dedicata al Laboratorium prendi spunto da…
IN GIOCO E IN MOVIMENTO…
UNA STORIA PER RIFLETTERE…
UN FILM/ UNA CANZONE PER
DISCUTERE…
RIFERIMENTI AL CATECHISMO…
“MAGIC J”
132
Giuseppe e i fratelli
La storia di Giuseppe si rivela un esempio di come Dio possa servirsi del piano
umano per capovolgerlo. Giuseppe, dotato da Dio stesso di una sorprendente
saggezza ed intelligenza, si fa interprete e strumento della volontà di salvezza di
Dio per tutti gli uomini, dei Suoi disegni sempre a favore della vita.
La storia di Giuseppe pone attenzione all’umanità dei personaggi, ai loro
sentimenti e alle loro reazioni, sia nascoste sia manifeste.
Presenta un’insolita apertura verso i costumi stranieri, infatti né Giuseppe né i suoi
fratelli avvertono il timore di perdere la loro identità e la loro fede in Egitto.
Giuseppe, venduto dai fratelli, è apprezzato in Egitto dal faraone che riconosce in
lui la saggezza e la capacità d’interpretare i sogni. Anche se raggiunge il culmine
del potere non perde la sua umiltà e non si lascia vincere dalle tentazioni che
questa nuova posizione gli procura. Giuseppe riconosce nella sua presenza in
Egitto una vera e propria “missione” a favore di tutti i popoli.
133
La Parola
Troverai il testo nella sezione giovani al capitolo “Amore per-dono”
I colori si riferiscono ai temi specifici trattati nei capitoli che seguono
DREAMS
CRISIS
I have dreams
a) “un sogno su di me” 37, 5-8, 9-11
b) “un sogno su di te” 40, 8-15, 16-19
c) “un sogno sulla realtà” 41, 1-49
crisi
a) cisterna 37, 24
b) carcere 39, 20b
c) carestia 41, 55 - 57
ROADS
a) carovana 37, 28
b) seduzione 39, 7-20
c) potere 39, 3-6
approfondimento (riconoscimento del potere) 39, 21-23
41, 37-40
FEELINGS
a) complessità dei rapporti conflitto con i fratelli 37, 3-4, 11-20
b) figura che ti da fiducia (faraone) 41, 37-42 (questa parte si
sovrappone con la parte di roads e di dreams )
c) ricostruzione dei rapporti (sentimenti di Giuseppe) 42, 7-24
45, 4-5.15
134
Dreams
da ottobre a fine dicembre
Si può iniziare con la proiezione del film su Giuseppe (per i più piccoli
V elementare può andare bene il cartone animato) per avere
un'inquadratura generale della storia.
Giuseppe – DVD
La storia di Giuseppe - una narrazione romanzesca ricca di colpi di scena ma anche di
drammi di intensa umanità - rappresenta un grandioso affresco delle misteriose vie della
provvidenza divina che interviene nella vita d'ogni uomo e di un intero popolo per salvarli.
Venduto ai mercanti Ismaeliti dai suoi stessi fratelli e finito schiavo in Egitto, Giuseppe "il
sognatore" diventa viceré del Faraone. Salverà dalla terribile carestia che imperversa in
Caanan la sua gente, facendola stabilire nelle terre fertili dell'Egitto.
Regista Young Roger
Collana: le storie della Bibbia
Anno: 1997
Durata: 180’
Produzione : San Paolo Audiovisivi, San Paolo
Autore: Roger Young
Giuseppe, il re dei sogni - DVD
Autore: DreamWorks
Dream Works - DVD
Acclamato come uno dei migliori film dell'anno dalla critica di tutto il mondo, questa
avventura animata narra le vicende di un ragazzo con il dono straordinario di
prevedere il futuro attraverso i sogni. Giuseppe il Re dei sogni è una storia
indimenticabile per grandi e piccini con cinque canzoni memorabili, animazione
brillante e narrazione al suo livello più alto.
Giuseppe - VHS
La storia di Giuseppe, una narrazione romanzesca ricca di colpi di scena, ma anche di
drammi d’intensa umanità, rappresenta un grandioso affresco delle misteriose vie della
Provvidenza divina che interviene nella vita di un uomo e di un intero popolo per salvarli.
Venduto a mercanti Ismaeliti dai suoi stessi fratelli e finito schiavo in Egitto, Giuseppe “il
sognatore” diventa vicerè del Faraone. Salverà dalla terribile carestia che imperversa in
Canaan la sua gente, facendola stabilire nelle terre fertili dell’Egitto.
135
In diretta…
Questa sezione è dedicata ai sogni. Di seguito, in pillole, alcune definizioni utili e
raccordi con il racconto biblico.
Sogni in pillole:
Simbolo: Sogno può essere visione, allucinazione, illusione, fantasia, utopia,
chimera, progetto, aspirazione, fantasticheria, ideale, speranza.
Cosa talmente straordinaria e insolita da parere incredibile. Forte desiderio,
aspirazione. Illusione o miraggio in cui è dolce cullarsi.
Psicologia: attività psichica che caratterizza il sonno ed è accompagnata da
modificazioni dell'attività elettrica dei neuroni, da immagini, pensieri, emozioni.
Attraverso il sogno si può risalire a stati particolari della psiche, non
immediatamente percettibili allo stato consapevole.
Bibbia: Il sogno, in tutta la storia di Giuseppe, viene inteso come espressione
dell'esigenza di proiettarsi verso il futuro. E’ nello stesso tempo rivelazione e
presagio, interpretazione del presente e collegamento con il futuro. Chi sogna è
immerso nella “fantasia” di Dio e riceve il privilegio e l’onere di coinvolgere gli altri
dentro la storia della salvezza.
La nostra storia: Anche Giuseppe sogna qualcosa di grande (Gn.37,5-9) e ha il
coraggio di raccontarlo esponendosi al giudizio e al rifiuto, ma c'è qualcuno che lo
ascolta (padre vedi Gn. 37,10-11) e, pur nel tentativo di ridimensionare i suoi
sogni, non ostacola il suo cammino.
Uomo di Dio, Giuseppe non si limita solo a coltivare le proprie aspirazioni, ma si fa
attento agli altri, ascolta i loro sogni e li aiuta a scoprirne il valore e il significato
(Gn. 40,8-19).
La saggezza di Giuseppe, che lui riconosce come dono datogli da Dio, lo porta alla
corte del faraone. Qui il sogno di Giuseppe si intreccia con un sogno più grande
(Gn. 41.1-49): la sua capacità di interpretare gli permette di aiutare tutti i popoli
“perchè la carestia infieriva su tutta la terra” (Gn.41,57b).
136
Hai un momento
Dio
QUANDO PENSIAMO AL FUTURO
Signore mio padre vuole che io diventi ingegnere:
«Si guadagna un sacco di soldi».
Mia madre mi spinge a diventare medico:
«Era il sogno di quando ero bambina».
Così, Signore,
siamo già programmati:
medico o ingegnere,
o meccanico, o infermiere.
«Studiate, sennò domani...
MI HANNO SPIEGATO A SCUOLA
State attenti, altrimenti domani...
Imparate, sennò, quando sarete grandi...
Mi hanno spiegato a scuola
Sarai... Diventerai...Farai...».
cosa è una filigrana.
Signore, ma oggi?
È una carta che,
Questi giorni, questa età,
se tu la guardi distrattamente e in
Tu non ce li hai dati per domani
un posto poco illuminato,
Tu, oggi, così come siamo, ci chiedi di seguirti.
sembra bianca, vuota, inutile.
Signore,
Ma se tu la guardi controluce ti rivela
aiutaci a vivere bene oggi.
stupende figure.
A ogni giorno basta la sua avventura.
Il professore ce l’ha dimostrato.
E, Signore,
Ha messo la carta bianca contro i vetri della
che ne diresti di dare un aiuto ai grandi
finestra:
perché ci accettino e ci aiutino per oggi?
è comparso un bellissimo volto di Cristo.
Io, Signore, ho pensato che l’uomo è come
una filigrana.
Se lo guardi, distratto, vedi poco, quasi niente.
Ma se tu lo guardi per bene,
nella luce, in ognuno scopri
lo stupendo Tuo volto.
L’uomo, ogni uomo, è una filigrana preziosa.
Signore, aiutami a vedere gli uomini
controluce.
137
Laboratorium
UNA STORIA PER RIFLETTERE…
LO SCULTORE
Uno scultore stava lavorando alacremente col suo martello e il suo scalpello su un
grande blocco di marmo. Un ragazzino, che passeggiava leccando il gelato, si
fermò davanti alla porta spalancata del laboratorio.
Il ragazzino fissò affascinato la pioggia di polvere bianca, di schegge di pietra
piccole e grandi che ricadevano a destra e a sinistra. Non aveva idea di ciò che
stava accadendo; quel l’uomo che picchiava come un forsennato la grande pietra
gli sembrava un po’ strano.
Qualche settimana dopo, il ragazzino ripassò davanti allo studio e con sua grande
sorpresa vide un grande e possente leone nel posto dove prima c’era il blocco di
marmo.
Tutto eccitato, il bambino corse dallo scultore e gli disse: Signore, dimmi, come hai
fatto a sapere che c’era un leone nella pietra?. Il maestro sosteneva di avere un
libro che con teneva tutto ciò che era concepibile conoscere su Dio. Nessuno
aveva mai visto il libro finché uno studio so in visita, a forza di insistenti preghiere,
lo sottrasse al maestro.
Se lo portò a casa e lo aprì ansiosamente... Ogni pagina del libro era bianca. Ma il
libro non dice niente protestò lo studioso. Lo so, rispose il maestro soddisfatto, ma
guarda quante cose suggerisce!’.
Ogni istante della tua vita è una pagina bianca. Tocca a te scriverla anche
se a qualcuno puoi sembrare un blocco di pietra, dentro dite c’è un leone.
Tocca a te farlo uscire.
138
I TRE ALBERI
Sulla vetta di una montagna, coperta di pascoli e di pinete profumate di resina,
spuntarono un giorno tre picco li alberi. Nei primi tempi erano così teneri e verdi
che si confondevano con l’erba e i fiori che prosperavano intorno a loro. Ma,
primavera dopo primavera, il loro piccolo tronco si irrobustì. Le sfide autunnali e
invernali per fronteggia re i venti e le bufere li riempivano di gioia baldanzosa.
Dall’alto della loro casa verde guardavano il mondo e sognavano. Come tutti
coloro che stanno crescendo, sognavano quello che avrebbero voluto diventare da
grandi.
Il primo albero guardava le stelle che brillavano come diamanti trapuntati sul
vestito di velluto nero della notte. «Io sopra ogni cosa vorrei essere bello. Vorrei
custodi re un tesoro disse».«Vorrei essere coperto d’oro e conte nere pietre
preziose. Diventerò il più bello scrigno per tesori del mondo».Il secondo alberello
guardava il torrente che scendeva serpeggiando dalla montagna, aprendosi il
cammino verso il mare. L’acqua correva e correva, gorgogliando e scherzando con
i sassi, un momento era lì e poco dopo già era scomparsa all’orizzonte. E niente
riusciva a fermarla. «Io voglio essere forte. Sarò un grande veliero» disse. «Voglio
navigare sugli oceani sconfinati e trasportare capitani e re potenti. Io sarò il
galeone più forte del mondo ».Il terzo alberello contemplava la valle che si
stendeva ai piedi della montagna e guardava la città che si indovinava nella
foschia azzurrina. Laggiù formicolavano uomini e donne. «Io non voglio lasciare
questa montagna» disse. «Voglio crescere tanto che quando la gente si fermerà
per guardarmi, dovrà alzare gli occhi al cielo e pensare a Dio. Io diventerò il più
grande albero del mondo! ».Tre boscaioli con la scure a tracolla
Gli anni passarono. Caddero le piogge, brillò il sole, e i piccoli alberelli divennero
tre alberi alti e imponenti. Un giorno, tre boscaioli salirono sulla montagna, con le
loro scuri a tracolla. Uno dei boscaioli squadrò ben bene il primo albero e disse:
«È un bell’albero. È perfetto». Dopo pochi minuti, stroncato da precisi colpi d’ascia,
il primo albero piombò al suolo.«Ora sto per trasformarmi in un magnifico forziere»
pensò l’albero. «Mi affideranno in custodia un tesoro favoloso». Il secondo
boscaiolo guardò il secondo albero e disse: «Questo albero è vigoroso e solido. È
proprio quello che ci vuole». Sollevò la scure, che lampeggiò al sole, e abbatté
l’albero. «D’ora in poi, navigherò sui mari infiniti e i vasti oceani» pensò il secondo
albero. «Sarò una nave importante, degna dei re». Il terzo albero si sentì mancare
il cuore, quando il boscaiolo lo fissò. «Per me va bene qualunque albero» pensò il
boscaiolo. L’ascia balenò nell’aria e, dopo poco, anche il terzo albero giaceva sul
terreno. I loro bei rami, che fino a poco prima avevano scherzato con il vento e
protetto uccelli e scoiattoli, furono stroncati uno a uno. I tre tronchi furono fatti
rotolare lungo il fianco della montagna, fino alla pianura. «Perché mi succede
questo?» Il primo albero esultò quando il boscaiolo lo portò da un falegname. Ma il
falegname aveva ben altri pensieri che mettersi a fabbricare forzieri. Con le sue
mani callose tra sformò l’albero in una mangiatoia per animali. L’albero che era
stato un tempo bellissimo non fu ricoperto di la mine d’oro né riempito di tesori. Era
coperto di rosicchia ture e riempito di fieno per nutrire gli animali affamati della
fattoria. Il secondo albero sorrise quando il boscaiolo lo trasportò al cantiere
navale, ma quel giorno nessuno pensava a costruire un veliero. Con grandi colpi di
martello e di sega, l’albero fu trasformato in una semplice barca da pescatori.
Troppo piccola, troppo fragile per navigare su un oceano o anche solo su un fiume,
la barca fu portata su un laghetto. Tutti i giorni, trasportava carichi di pesce, che la
139
impregnavano di odore sgradevole. Il terzo albero divenne tristissimo quando il
boscaiolo lo squadrò per farne rozze travi che accatastò nel cortile della sua casa.
«Perché mi succede questo?» si domandava l’albero, ricordando il tempo in cui
lottava con il vento sulla cima della montagna. «Tutto quello che volevo era
svettare sul monte per invitare la gente a pensare a Dio». Passarono molti giorni e
molte
notti.
I
tre
alberi
quasi
dimenticarono
i
loro
sogni
Ma una notte, la luce dorata di una stella accarezzò con i suoi raggi il primo albero,
proprio nel momento in cui una giovane donna con infinita tenerezza sistemava
nella mangiatoia il suo bambino appena nato.«Avrei preferito costruirgli una culla»
mormorò suo ma rito. La giovane mamma gli sorrise, mentre la luce della stella
scintillava sulle assi lucide e consunte che un tempo erano state il primo
albero.«Questa mangiatoia è magnifica» rispose la mamma.
In
quel momento, il primo albero capì di contenere il tesoro più prezioso del mondo.
Altri giorni e altri notti passarono. Una notte, un viaggiatore stanco e i suoi amici si
imbarcarono sul vecchio battello da pesca, che un tempo era stato il secondo
albero. Mentre il secondo albero, diventato barca, scivolava tranquillamente
sull’acqua del lago, il viaggiatore si addormentò. All’improvviso, dopo lo schianto di
un tuono, in una ridda di fulmini e violente ondate, scoppiò la tempesta. Il piccolo
albero tremò. Sapeva di non avere la forza di trasportare in salvo tante persone
con quel vento e con la violenza di quelle onde. Le sue fiancate scricchiolava no
penosamente per lo sforzo. Preoccupati, gli amici svegliarono il misterioso
viaggiatore. L’uomo si alzò, spalancò le braccia, sgridò il vento e disse all’acqua
del lago: «Fa’ silenzio! Calmati! ». La tempesta si quietò immediatamente e si fece
una grande calma. In quel momento, il secondo albero capì che stava trasportando
il re dei cieli, della terra e degli infiniti oceani. Poco tempo dopo, un venerdì mattino,
il terzo albero fu molto sorpreso quando le sue rozze travi furono tolte di
malagrazia dalla catasta di legname dimenticato. Furono trasportate nel mezzo di
una folla vociante e irosa, sbattute sulle spalle torturate di un uomo, che poi su di
esse fu inchiodato. Il povero albero si sentì orribile e crudele. E piangeva,
reggendo quel povero corpo tormentato. Ma la domenica mattina, quando il sole si
levò alto nel cielo e tutta la terra vibrò di una gioia immensa, il terzo albero seppe
che
l’amore
di
Dio
aveva
trasformato
tutto.
Aveva fatto del primo albero il meraviglioso scrigno del più tenero e incredibile dei
tesori.
Aveva reso il secondo albero forte portatore del Creatore del cielo e della
terra.
E ogni volta che una persona avesse pensato al terzo
albero, avrebbe pensato a Dio.
E questo era molto meglio che
essere soltanto il più bello, il più forte o il più grande albero del mondo.
Indicazioni didattiche - L’esperienza nascosta nel racconto
< «Le rocce, i fiori, le piante..., ogni essere racconta una storia di vita. Un
giorno, tanti anni fa, è cominciata anche la storia degli uomini. La tua vita fa
parte di questo lungo cammino. Insieme alla tua famiglia, alla tua gente, stai
scrivendo una pagina importante della meravigliosa avventura degli uomini
sulla terra... Per crescere bisogna guardare avanti senza paura; ma
occorre, nello stesso tempo conoscere e capire bene la propria storia.
< Le esperienze della gente che ci ha voluto bene, le loro prove e speranze...
sono un prezioso punto di riferimento per la nostra vita. E la storia in cui
siamo inseriti è segnata da una esperienza indelebile: l’esperienza di Dio »
(Sarete miei testimoni, p. 10).
< «La nostra vita è di promesse, di progetti, di aspirazioni: se sappiamo
140
leggervi dentro in profondità, vi scopriremo che sono le promesse di Dio ad
ogni uomo, perché è lui che ci chiamati all’esistenza, che ci vuole suoi
amici, anche nelle situazioni difficili e che esigono impegno. Le sue
promesse si realizzano sempre, basta avere perseveranza e fede» (Sarete
miei testimoni, p. 12).
< I tre alberi hanno i loro sogni, i loro progetti. Lentamente, anche attraverso
la sofferenza e la prova, comprendono di far parte di una storia più grande e
realizzano i loro sogni di grandezza, diventando umili strumenti di salvezza
insieme a Gesù.
Per l’attività
Si avvicina Natale e uno dei simboli prediletti diventa l’albero. Il catechista può
chiedere ai ragazzi di immaginare un modo per far simboleggiare all’albero
natalizio gli altri «alberi» della Bibbia.
Anche la Bibbia racconta...
È interessante e significativo leggere e commentare con i ragazzi la vocazione del
profeta Geremia. Si trova in Geremia capitolo 1, versetti 4-9.
141
IN GIOCO… E IN MOVIMENTO
GIOCO: “UN MONDO DA COSTRUIRE”
Obiettivi :prendere coscienza dei propri sogni e delle possibilità di
realizzarli.
Durata: 10m. per leggere il brano e dare le indicazioni dell’attività; 20m.
per realizzare
l’attività; nel tempo rimanente il gruppo si interroga su quali sono
gliostacoli per la
realizzazione del sogno e la condivisione del lavoro nel grande gruppo.
Materiale: fogli grandi, pennarelli, colori, giornali…
Svolgimento
Dopo aver letto il brano di M.L. King, suddivideri i ragazzi in sottogruppi
per pensare al loro mondo ideale: cosa vi regna? –di che colori è?...
realizzare poi il loro sogno utilizzando varie tecniche (disegno, collage,
pittura, mimi…). Il gruppo poi si interroga su quali sono gli ostacoli più consistenti
alla realizzazione di questo sogno e quali passi si possono mettere in atto perché
esso cominci a diventare realtà. Condividere l’attività realizzata e le riflessioni nel
grande gruppo.
142
“I HAVE A DREAM”
((M.L.King 1929-1968- discorso pronunciato a Washington il 28-08-1963 in
occasione della marcia non violenta per appoggiare l’approvazione da parte del
Congresso del progetto di legge sulla parità dei diritti civili per i cittadini statunitensi
di pelle nera. Davanti ad una folla di 250.000 persone, King mise da parte i suoi
appunti e descrisse un sogno: la sua visione della pace).
(… ) “Amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho un
sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si
leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità,
che tutti gli uomini sono creati uguali. Io ho un sogno, che un giorno sulle rosse colline della
Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero
schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza. Io ho un sogno, che un giorno perfino
lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza
dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.
Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non
saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho un sogno,
oggi!. (…)
E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede
con la quale io mi avvio verso il Sud. Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna
della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le
stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza. Con questa fede
saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in
carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno
in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà,
di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di
montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo
accadere. (..)
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare
da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui
tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e
cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio
Onnipotente, siamo liberi finalmente".
Se non puoi essere un pino sulla vetta del mondo
sii un cespuglio nella valle,
ma sii il miglior piccolo cespuglio sulla sponda del ruscello.
Sii un cespuglio se non puoi essere un albero.
Se non puoi essere una via maestra sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole sii una stella;
non con la mole vincerai o fallirai.
Cerca ardentemente di scoprire a cosa sei chiamato
e poi cerca di essere quello e basta.
Ma qualunque cosa tu sia sii sempre il meglio.
* Martin Luther King *
143
GIOCO: “L’ASTA DEI SOGNI”
Durata: 10m. per la spiegazione e per formare i gruppi; 20m. per il gioco;
10m. per motivare le scelte.
Materiale: elenco di 10 sogni scritti su cartoncini a forma di nuvoletta,
fiches rappresentanti la somma di denaro.
Svolgimento l’animatore prepara un elenco di 10 sogni e li scrive su
altrettanti cartoncini. Divide i ragazzi in gruppi ai quali ai quali consegna
un eguale somma di “denaro” che servirà a ciascun gruppo per acquistare i
sogni preferiti che l’animatore venderà all’asta, fungendo da battitore.
Al termine del gioco ogni gruppo motiverà le scelte fatte.
GIOCO: “CI SON SOGNI E…SOGNI!”
Durata: 5m. per la spiegazione; 10m. per evidenziare le frasi del testo;
15m. per motivare le scelte fatte e compilare un cartellone.
Materiale: fotocopiare un foglio per ogni ragazzo (allegato 1), penne,
cartellone, pennarelli.
Spiegazione: i ragazzi individualmente leggono le frasi ed evidenziano le
affermazioni su cui si ritrovano. Al termine ognuno motiva le scelte fatte
che possono essere raggruppate e scritte su un cartellone.
Vedi Allegato n.11
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UN FILM… UNA CANZONE PER DISCUTERE
Film”: MILLIONS”
Per affrontare il tema “Io e il mondo” abbiamo scelto un film un po’ bizzarro, forse
non del tutto riuscito, ma divertente e stimolante per i temi che presenta. In
particolare può risultare utile il percorso di apertura del mondo occidentale al terzo
mondo, che compie il ragazzino protagonista.
Fatta una doverosa premessa da parte del catechista sullo stile visionario adottato
dal vregista Danny Boyle (per cui, nella stessa scena, i sogni e la realtà spesso si
confondono) e per una certa disinvoltura nell’affrontare temi e simboli religiosi, il
film può essere proposto a partire dagli ultimi anni delle scuole elementari.
Avendo cambiato casa e quartiere, Damian sperimenta tutte le difficoltà di
ambientazione nella nuova scuola, dove i suoi compagni Io guardano con sospetto
e lo tengono in disparte. Anche perché Damian non è un ragazzino come tutti:
conosce a memoria le vite dei santi e spesso è convinto di vederli e di parlare con
loro. In un campo dietro casa si è costruito, con scatoIoni di cartone, una dimora
tutta per sé, dalla quale osserva il mondo esterno (in particolare i treni che
sfrecciano) e sogna a occhi aperti. Inoltre, complici le testimonianze dei suoi amici
santi, si preoccupa dei poveri di tutto il mondo, per i quali vorrebbe fare qualcosa.
Come se fosse stato esaudito in questo suo desiderio, all’improvviso una borsa
piena di sterline viene gettata da un treno in corsa proprio sul suo rifugio: ecco
l’occasione per fare del bene.
Ma come può fare un bambino? E per di più nei pochi giorni a disposizione prima
che l’euro sostituisca la sterlina nel Regno Unito? E inoltre con la minaccia del
ladro (una figura diabolica) che va in cerca di quei soldi, frutto di una colossale
rapina? Damian chiede aiuto al fratello, ma ben presto la situazione si complica,
coinvolgendo anche il papà e una gentile insegnante innamorata del genitore
ormai single.
Il finale è tutto visionario, e dà ragione ai princìpi cristiani di Damian, l’unico
davvero disinteressato (ha bruciato i soldi residui, mentre gli altri ne hanno
nascosti un po’ per sé). Dopo essergli apparsa la mamma (neo-santa), sognerà di
porta re i suoi familiari in Africa a costruire pozzi d’acqua per le popolazioni più
povere, partendo dalla sua casa di cartone.
Alcune puntualizzazioni
Come si può cogliere anche dalle poche note di trama, il film eccede forse
nell’accumulo dei temi (il mondo infantile, gli affetti familiari, la difficoltà di
inserimento in un ambiente nuovo, la religiosità dei bambini, la condivisione con i
poveri, i soldi come strumento del male). Ma si tratta di una visione fresca,
divertente e veloce in cui si succedono i sogni, le visioni, le fantasie e le realtà dei
fatti.
La storia
Damian è un bambino inglese, orfano di madre, che vive con il padre e il fratello
poco più grande città dei bambini, la condivisione con i poveri, soldi come
strumento del male). Ma si tratta di una visione fresca, divertente e veloce in cui si
145
succedono senza soluzione di continuità i sogni, le visioni, le fantasie e la realtà
dei fatti. Il regista, inoltre, ricorre spesso a tecniche particolari come
l’accelerazione, il ralenti, il cambio rapido tra una scena e l’altra, la composizione
dell’inquadratura come fosse un cartone animato.
Tutto questo è giustificato dal fatto che il punto di vista è quello di un bambino, in
cui i vari elementi si confondono, creandogli spesso dei guai al contatto con i più
grandi.
Ma la forza di Damian è proprio quella di essere nella condizione indicata da Gesù
come quella ottimale per credere in lui (cf Mt 18,3), non ancora compromesso con
l’egoismo e l’attaccamento ai beni terreni degli adulti. Si veda il dialogo che ha con
il papà a proposito del paradiso e del fare scelte giuste, in cui prevale lo
scetticismo dell’uomo adulto sopraffatto dai problemi quotidiani, e quello che ha
con la mamma o con i santi che lo confermano nel suo fervore religioso e
umanitario.
Il finale è utopistico ma sincero. Commuove vedere tutte quelle persone di colore
festeggiare l’arrivo dell’acqua insieme a Damian e ai suoi: in Africa con poche
sterline si può costruire un pozzo, mentre nel nostro mondo accumuliamo beni
superflui.
Il giovane protagonista fatica a capire il mondo che ha intorno, ma proprio per
questo si rivolge a qualcuno più grande di lui per trovare le risposte, e santi che
immagina di vedere gliele danno. Tutti gli altri, chi più chi meno, cercano le loro
risposte nei soldi e nello spenderli.
E’ significativo che la casa di cartone (il mondo intimo di Damian) sia il veicolo che
lo porterà idealmente in Africa: si tratta, cioè, di un rifugio rispetto al mondo
consumista ed egoista, ma di un’apertura verso il mondo meno fortunato.
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Artista: John Lennon
Album: Imagine
Titolo: Imagine
Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...
Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...
You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one
Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...
Immagina
Immagina non ci sia il Paradiso
prova, è facile
Nessun inferno sotto i piedi
Sopra di noi solo il Cielo
Immagina che la gente
viva al presente...
Immagina non ci siano confini
non è difficile
Niente per cui uccidere e morire
e nessuna religione
Immagina che tutti
vivano la loro vita in pace..
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno...
Immagina un mondo senza possessi
mi chiedo se ci riesci
senza necessità di avidità o rabbia
La fratellanza tra gli uomini
Immagina tutta le gente
condividere il mondo intero...
You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one
Testi di John Lennon
Titolo: Somewhere Over The Rainbow
Somewhere over the rainbow
Way up high
There's a land that I heard of
Once in a lullaby
Somewhere over the rainbow
Skies are blue
And the dreams that you dare to dream
Yes they do, really do come true
Someday I'll wish upon a star
And wake up where
The clouds are far behind me
Where troubles melt like lemon drops
Away above the chimney top
That's where you'll find me
Somewhere over the rainbow
Bluebirds fly, hoah
Birds fly over the rainbow
Why, oh why, can't I
Da qualche parte
Sopra l’arcobaleno
C’è un posto di cui ho sentito parlare
in una ninna nanna
da qualche parte sopra l’arcobaleno
i cieli sono blu
e i sogni che osi sognare veramente
diventano realtà
Un giorno vorrei volare su una stella
E svegliarmi dove
le nuvole sono lontane dietro di me
dove i problemi si sciolgono come gocce di limone.
Segui la strada che sale su per il cammino
E’ qui che mi troverai
Da qualche parte sopra l’arcobaleno
volano uccelli blu, hoah
gli uccelli volano sopra l’arcobaleno
e il tuo sogno da realizzare è questo (di volare),
oh perché oh perché non posso?
If happy little bluebirds fly
Above the rainbow
Why, oh why, can't I
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Artista: Edoardo Bennato
Album: Sembra Ieri
Titolo: L'Isola Che Non C'è
Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto, fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'isola che non c'è.
v
Forse questo ti sembrerà strano
ma la ragione
ti ha un po' preso la mano
ed ora sei quasi convinto che
non può esistere un'isola che non c'è
E a pensarci, che pazzia
è una favola, è solo fantasia
e chi è saggio, chi è maturo lo sa
non può esistere nella realtà!....
Son d'accordo con voi
non esiste una terra
dove non ci son santi né eroi
e se non ci son ladri
se non c'è mai la guerra
forse è proprio l'isola
che non c'è. che non c'è
E non è un'invenzione
e neanche un gioco di parole
se ci credi ti basta perché
poi la strada la trovi da te
Son d'accordo con voi
niente ladri e gendarmi
ma che razza di isola è?
Niente odio e violenza
né soldati né armi
forse è proprio l'isola
che non c'è.... che non c'è
Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto, fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'isola che non c'è.
E ti prendono in giro
se continui a cercarla
ma non darti per vinto perché
chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle
forse è ancora più pazzo di te
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RIFERIMENTI AL CATECHISMO…
“Sarete miei testimoni” da pag.7 a pag.22
“Vi ho chiamato amici” da pag6 a pag.15 e da pag.112 a pag.119
L’iscrizione alla “Magic J” è facoltativa. Propone attività ed esperienze
per i ragazzi delle medie facendo riferimenti al tema del sussidio, infatti
la suddivisione richiama i quattro filoni :
• DREAMS (fino a Natale)
• CRISIS ( gennaio-metà febbraio)
• ROADS (metà febbraio-marzo)
• FEELINGS (aprile- metà maggio)
e propone l’utilizzo di carte da gioco.
Ogni filone dovrà essere attuato nel periodo prestabilito. Le istruzioni verranno
consegnate al momento dell’iscrizione in diocesi insieme al primo pacco di carte.
Al termine di ogni tema le carte andranno riconsegnate in diocesi per ottenere un
nuovo mazzo e accedere al tema successivo.
Adesso sei al primo mazzo del tema DREAMS: Buon divertimento!
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Crisis
da gennaio a metà febbraio
In diretta…
Questa sezione è dedicata alle crisi contenute nel racconto. Di seguito, in pillole,
alcune definizioni utili e raccordi con il racconto biblico.
“Crisi” in pillole:
Simbolo: Crisi può essere separazione, scelta, giudizio. Fase della vita individuale
o collettiva difficile da superare e suscettibile di sviluppi più o meno gravi.
Psicologia: Stato d’ansia e di prostrazione spirituale della persona. Attraversamento
di un periodo difficile, pieno di incertezze. Profondo turbamento di natura spirituale,
morale, religiosa... che comporta scelte e decisioni da cui dipende l’esito di una
situazione o di un rapporto.
Bibbia: Tempo di preparazione in cui vengono meno le certezze personali e tutto si
sbilancia sulla forza ed il sostegno di Dio. Le crisi possono essere personali o
collettive, comunque sono tese alla preparazione di un evento imprevisto che
l’uomo da solo non potrebbe preparare.
La nostra storia: Nel corso della vita di Giuseppe si presentano varie situazioni di
crisi: la cisterna Gen.37,24; la prigione Gen. 39,20b; la carestia Gen. 41,55-57.
Tutte sembrano apparentemente insuperabili.
Accadono, però, eventi inattesi, di difficile interpretazione, spesso paradossali che
capovolgono le situazioni e aprono nuove strade.
Nella cisterna Giuseppe sperimenta l'abbandono, il rifiuto e la solitudine; la
prigione è la conseguenza di un'ennesima ingiustizia che Giuseppe vive con
sofferenza ma senza mai disperare; nel momento della carestia, crisi che
opprime tutta l'umanità, Giuseppe si trova coinvolto senza subirla passivamente.
Il protagonista del racconto biblico si dimostra sempre capace di affrontare le crisi
riflettendo profondamente sul senso degli avvenimenti.
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Hai un momento
Dio
IL PRIGIONIERO è EVASO
Sai che il Dio verso il quale tendi le braccia
nel momento dello sconforto non ti respingerà mai.
A volte ti rivolgi ad un compagno, vorresti confidarti con lui, ma ti risponde:
“Lasciami in pace, mi stai annoiando con le tue storie…”
Da Dio puoi sempre andare, sicuro di non annoiarlo,
la sua porta è sempre aperta
e la sua linea telefonica non subisce alcun guasto.
Al contrario, ti accoglie e desidera riempirti della sua forza
perché tu impari ad affrontare presto la tua vita di uomo o di donna.
Vi sono sempre quei difetti che ti impediscono di crescere,
di riuscire nella tua vita, di amare davvero:
la tua mania di farti sempre avanti con l’una o l’altra vanteria,
la tua abitudine di criticare e disprezzare gli altri,
infine tutte le tendenze che ti tengono prigioniero
e ti impediscono di trovare il tuo vero volto.
Con Dio fai saltare la serratura della tua prigione e scavalchi il muro...
I custodi della tua prigione,
l’orgoglio e l’egoismo, non capiscono più niente!
È il canto dell’autore di questo salmo:
“Con te forzo il recinto; con il mio Dio salto al di là del muro”.
SALMO 17
Signore, mia rocca, mia fortezza, in cui mi rifugio.
Il mio scudo, la forza che mi salva, il mio riposo, sei tu, o mio Dio.
Tutti i tuoi comandamenti mi sono presenti e non mi sono allontanato dalla tua
volontà.
Fui irreprensibile con te; mi guardai dall’iniquità.
Con chi è fedele tu ti mostri fedele, generoso con chi è generoso, puro con chi è
puro.
Sì, tu sei la mia luce, Signore, Dio mio, illumina la mia notte.
Sì, con te io forzo il recinto; con il mio Dio, salto al di là del muro.
Ti amo, Signore, mia forza.
151
SENTO CHE MI CHIAMI DAL FONDO DELLA MI MISERIA
Hai mai conosciuto quei momenti
in cui ci si sente completamente a terra?
Sei triste, triste di vederti meschino, vile, vanitoso, egoista.
Sei fatto così ed hai l’impressione che non potrai mai cambiare.
E’ come se tirassi avanti nel fango e ti impantanassi
senza sapere a che cosa appoggiarti per non andare a fondo.
Ma a che serve lamentarti?
Sei pigro, manchi di volontà, è vero:
te la svigni ogni volta che devi prendere una decisione.
Sei egoista. E’ vero, non ti piace farti in quattro per gli altri.
Sei orgoglioso, è vero, ti piace essere notato e farti vedere dagli altri.
E allora? Non è una ragione per considerarti vinto. per disperare del tuo carattere Dimentica un
istante i difetti che continuamente ti vengono segnalati e impara a riconoscere in te quanto vi è di
buono, di positivo.
Non hai sufficiente fiducia in te stesso.
Dio ti chiama come ti ha creato, con i tuoi difetti e le tue qualità.
Le parole del vangelo sono per tutti ed anche per te:
“Beato chi opera .per la pace! beato chi cerca la giustizia! Beato chi perdona
e sa donare i suoi beni agli altri come a fratelli!”
Che cosa ti chiede Dio?
Nulla! Solo i! meglio di te stesso,
la risposta del salmista: Eccomi, vengo!
A fare giorno dopo giorno la tua volontà,
o Signore, con gioia!
SALMO 39
Ho messo tutta la mia speranza nel Signore;
egli si inclinò verso di me, e ha ascoltato il mio grido.
Mi ha tirato fuori dal pozzo senza fondo, dalla melma profonda.
Collocò sopra la roccia i miei piedi e rese saldi i miei passi.
Pose nella mia bocca un canto nuovo, una lode al nostro Dio.
Beato l’uomo che mette nel Signore la sua fiducia
e non volge il suo sguardo ai superbi e ai bugiardi!
Olocausti, sacrifici, offerte, tu non domandi niente.
Allora io ho detto: « Eccomi, vengo io! »
Nel libro a rotolo è scritto di me:
io desidero fare la tua volontà, mio Dio:
la tua legge è scritta nel profondo del mio cuore.
LASCIATI CERCARE…
Beati coloro
che si lasciano cercare
e che accolgono la vita come un dono;
coloro che sanno perdere tempo
e mettersi in ginocchio.
Beati coloro che sanno attendere,
che sanno affidarsi a me e confidarsi con me. (firmato: DIO)
152
Perché sono spesso in panne?
»Ce la farò?... Riuscirò?... Sarò accettato?...».
Signore, mille paure si affacciano alla mia mente,
il mio cuore perde giri, il mio cervello
non carbura bene ed ho le gomme a terra!
Oggi mi sento come un’automobile in panne,
col motore fuso. Anche nel rapporto con te
ero partito in quarta, pieno di gioia e di entusiasmo.
Ma la strada era lunga, faticosa, spesso in salita:
incroci, stop, curve pericolose...
E poi, viaggiando con te, non si arriva mai
perché tu proponi una meta infinita.
Ho bisogno di revisionare il motore, di cambiare l’olio
per saper frenare al momento giusto, e di aggiungere acqua fresca al radiatore.
Durante questo pit-stop, lubrificami, ricaricami gli ammortizzatori,
rendi lucente anche la mia carrozzeria.
Metti tu il giusto carburante nel serbatoio.
La tua Parola sia la cartina stradale che mi indica il giusto cammino.
Tu sei la stazione di partenza, la meta dell’arrivo
e l’energia per il viaggio.
Con un “pieno” di entusiasmo, potrò correre
sulla tua pista e viaggerò con te,
che hai sempre avuto una marcia in più, o fortissimo Gesù!
Potrò così dire col Salmista:
«Il Signore ha reso sicuri i miei passi...
La felicità io la trovo nel camminare verso il mio Signore». (cfr. Salmo 40)
«Chi spera cammina, non fugge.
Si incarna nella storia.
Costruisce il futuro,
non Io attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore,
non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente,
non l’aria avvilita
di chi si lascia andare.
Cambia la storia, non la subisce».
(Tonino Bello)
Io sono con te se ti senti solo.
Io sono con te se ti allontanano.
Io sono con te se senti che non c’è via d’uscita.
Io sono con te se sei disperato.
Io sono con te se hai paura.
lo sono con te se nessuno ti vuole bène.
lo sono con te se c’è un muro tra te e i tuoi amici.
Io sono con te sé l’ansia non ti fa dormire. lo sono con te se qualcuno ti fa soffrire.
lo sono con te io se non ti ascolta più nessuno.
lo sono con te se ti senti in pericolo.
Io sono con te se una prova ti sfinisce.
Io sono con te quando ti sembra che il mondo ti crolli addosso.
Io sono con te e ci sarò sempre.
Cerca di realizzare il sogno che io avevo sulla tua culla.
(firmato: DIO)
153
Laboratorium
UNA STORIA PER RIFLETTERE…
IL SEGNALE
Un povero naufrago arrivò sulla spiaggia di un’isoletta deserta aggrappato ad un
picco lo relitto della barca su cui stava viaggiando, dopo una terribile tempesta.
L’isola era poco più di uno scoglio, aspra e inospitale.
Il pover’uomo cominciò a pregare. Chiese a Dio, con tutte le sue forze, di salvarlo
e ogni giorno scrutava l’orizzonte in attesa di veder sopraggiungere un aiuto, ma
non arrivava nessuno. Dopo qualche giorno si organizzò. Sgobbando e tribolando
fabbricò qualche strumento per cacciare e coltivare, sudando sangue riuscì ad
accendere il fuoco, si costruì una capanna e un riparo contro le violente bufere.
Passò qualche mese. Il pover’uomo continuava la sua preghiera, ma nessuna
nave appariva all’orizzonte.
Un giorno, un colpo di brezza sul fuoco spinse le fiamme a lambire la stuoia del
naufrago. In un attimo tutto s’incendiò. Dense volute di fumo si alzarono verso il
cielo. Gli sforzi di mesi, in pochi istanti, si ridussero a un mucchietto di cenere.
Il naufrago, che invano aveva tentato di salva re qualcosa, si buttò piangendo nella
sabbia. «Perché, Signore? Perché anche questo?».
Qualche ora dopo, un grossa nave attraccò vicino all’isola. Vennero a prenderlo
con una scialuppa.v
«Ma come avete fatto a sapere che ero qui?» chiese il naufrago, quasi incredulo.
«Abbiamo visto i segnali di fumo» gli risposero.
Le tue difficoltà di oggi sono segnali di fumo per la grazia futura. Dio verrà a
salvarti.
154
L’ULTIMO POSTO
L’Inferno era al completo ormai, e fuori della porta una lunga fila di persone
attendeva ancora di entrare. Il diavolo fu costretto a bloccare all’ingresso tutti i
nuovi aspiranti.
«E rimasto un solo posto libero, e logicamente de ve toccare al più grosso dei
peccatori», proclamò. «C’è almeno qualche pluriomicida tra voi?».
Per trovare il peggiore di tutti, il diavolo cominciò ad esaminare i peccatori in coda.
Dopo un po’ ne vide uno di cui non si era accorto prima.
«Che cosa hai fatto tu?», gli chiese.
«Niente. Io sono un uomo buono e sono qui solo per un equivoco».
«Hai fatto certamente qualcosa», ghignò il diavolo, «tutti fanno qualcosa».
«Ah, lo so bene», disse l’uomo convinto, «ma io mi sono sempre tenuto alla larga.
Ho visto come gli uomini perseguitavano altri uomini, ma non ho partecipato a
quella folle caccia. Lasciano morire di fa me i bambini e li vendono come schiavi;
hanno emarginato i deboli come spazzatura. Non fanno che escogitare perfidie e
imbrogli per ingannarsi a vicenda. Io solo ho resistito alla tentazione e non ho fatto
niente. Mai».
«Assolutamente niente?», chiese il diavolo incredulo. «Sei sicuro di aver visto
tutto?».
«Con i miei occhi!».
«E non hai fatto niente?», ripeté il diavolo. «No!».
Il diavolo ridacchiò: «Entra, amico mio. Il posto è tuo!».
Un sant’uomo passeggiava per la città quando si imbatté in una bambina dagli abiti
laceri che chiedeva l’elemosina.
Rivolse il pensiero al Signore: «Dio, come puoi permettere una cosa del genere?
Ti prego, fa’ qualcosa».
Alla sera il telegiornale gli mostrò scene di morte, occhi di bambini moribondi e
corpi straziati. Di nuovo pregò: «Signore, quanta miseria. Fai qualcosa!».
Nella notte, il Signore gli disse chiaramente: «Io ho già fatto qualcosa: ho fatto te!».
L’INVITO
Il signore di un castello diede una gran festa, a cui invitò tutti gli abitanti del
villaggio aggrappato alle mura del maniero. Ma le cantine del nobiluomo, pur
essendo generose, non avrebbero potuto soddisfare la prevedibile e robusta sete
di una schiera così folta di invitati. Il signore chiese un favore agli abitanti del
villaggio: «Metteremo al centro del cortile dove si terrà il banchetto un capiente
barile. Ciascuno por ti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi potranno
attingere e ci sarà da bere per tutti».
Un uomo del villaggio prima di partire per il castello si procurò un orcio e lo riempì
d’acqua, pensando: «Un po’ d’acqua nel barile passerà inosservata... nessuno se
ne accorgerà!».
Arrivato alla festa, versò il contenuto del suo orcio nel barile comune e poi si
sedette a tavola. Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del barile
uscì solo acqua.
Tutti avevano pensato allo stesso modo. E avevano portato solo acqua.
Se siamo scontenti del mondo, è perché troppi portano solo acqua.
E tutta la Creazione ne soffre.
155
UN PO’ D’ARGENTO
«Rabbi, che cosa pensi del denaro?», chiese un giovane al maestro.
«Guarda dalla finestra», disse il maestro. «Che cosa vedi?».
«Vedo una donna con un bambino, una carrozza trainata da due cavalli e un
contadino che va al mercato».
«Bene. E adesso guarda nello specchio. Che cosa vedi?».
«Che cosa vuoi che veda Rabbi? Me stesso, naturalmente».
«Ora pensa: la finestra è fatta di vetro e anche lo specchio è fatto di vetro. Basta
un sottilissimo strato d’argento sul vetro e l’uomo vede solo più se stesso».
Siamo circondati da persone che hanno trasformato in specchi le loro finestre.
Credono di guardare «fuori» e continuano a contemplare se stessi. Non
permettere che la finestra del tuo cuore diventi uno specchio.
156
IN GIOCO… E IN MOVIMENTO
GIOCO: “IL ROVESCIO DEL MANROVESCIO”
Obiettivo: sviluppare alternative e pensiero positivo, chiarire il concetto di
flessibilità.
Durata: 10 m. individuali, 15 m per la plenaria
Materiale: cartelloni, pennarelli
vv
TITOLO
v
Svolgimento:
A ogni partecipante si chiede di elencare su un foglio di carta tutte le
conseguenze positive di un fatto negativo. L’animatore introduce l’esercizio in
questo modo: « Cari amici, ora proviamo a fare un’esperienza particolare. Troppo
spesso siamo pervasi da negatività anche in maniera esagerata. Se c’è da calcare
la mano lo si fa in negativo, mai in positivo! I semafori sono sempre rossi e la coda
che scegliamo all’ufficio postale è sempre la più lenta. Supponiamo che questa
sera al bar, davanti a tutti i vostri amici, si avvicini sorridendo il vostro amico più
caro e vi sferri improvvisamente un cazzotto in un occhio! Ora vi chiedo di fare un
elenco di tutte le conseguenze positive di tale evento. Lo so, non è facile, ma
dovrete sforzarvi! »
Al termine del tempo stabilito l’animatore racco glie verbalmente le varie proposte
dimostrando che in ogni situazione c’è sempre una parte utile o piacevole, anche
se l’inizio non è tra i più gioiosi. L’animatore inoltre può servirsi di tale tecnica per
analizzare aspetti del gruppo, o fuori di esso, in apparenza negativi.
Variante:
Possono essere utilizzati per questa dina mica altri eventi spiacevoli: un voto
negativo, un litigio, una perdita di denaro, un furto, oppure una persona (non
presente) da inserire nel gruppo, a tutti poco simpatica.
157
GIOCO: “IL PALLONE IN AVARIA”
Obiettivo: Lottare contro il tempo, la logica e l’organizzazione.
Materiale: l’allegato 2 in appendice, un cartellone, penne
Durata: 10 m per la spiegazione, 20 m per l’esercitazione e 20 m per la
verifica
Svolgimento
L’animatore, dopo aver diviso i partecipanti in due gruppetti, li invita a districarsi da
questa simulazione dove il tempo è il primo nemico e l’organizzazione e la
tempestività sono elementi essenziali. Consegna una sola scheda di lavoro
(Allegato2) per sottogruppo. Riproduce il disegno qui sotto riportato sul cartellone e
racconta quanto segue:
Voi siete l’equipaggio di... (numero dei partecipanti) persone a bordo di un pallone
e state attraversando una zona rocciosa e desertica per una spedizione scientifica.
Improvvisamente gli strumenti a bordo rilevano un’avaria: il pallone lentamente, ma
in modo inesorabile, perde quota.
Fate un rapido calcolo e scoprite che bisogna liberarsi di 140 kg per atterrare
lentamente e
senza troppi danni in zone accessibili (vedi il di segno riportato sul cartellone).
Il problema è che l’altezza, la pressione e il maltempo non vi permettono di uscire
all’aperto. Siete costretti a utilizzare una valvola di espulsione che si disfa di 4
contenitori, uno alla volta. Dovrete, man mano che decidete, gettare fuori l’oggetto
o gli oggetti, così aumenteranno le probabilità di restare in quota e di sfruttare le
correnti ascensionali. Ogni valvola può contenere al massimo 40 kg, anche più di
un oggetto o parte di esso.
A grandi linee stimate di avere 16’ prima del punto della quota di non ritorno.
Trascorso questo tempo, se non avete deciso nulla, andrete a scontrarvi contro
una catena montuosa. La prospettiva più rosea comunque è quella di un
atterraggio di fortuna.
Nella vostra cartina (vedi cartellone) avrete queste prospettive: più rimarrete ad
alta quota, maggiori saranno le possibilità di atterrare su zone non pericolose;
meno vi resterete, più ci saranno probabilità di incappare in zone impervie.
158
Importantissimo: quando il gruppo decide per una espulsione deve incaricare un
caposquadra di gridare forte la parola “espulso”.
Alla fine del racconto si procede con il conto al la rovescia: ogni gruppetto lavora
per sé.
Note per il conduttore (schede riservate). Il conduttore registra la frequenza delle
espulsivoni nell’arco di tempo di 16 minuti suddivisi in quattro spazi da 4’ ciascuno.
Somma poi i vari punteggi ottenuti e si legge la tabella di riferimento.
Esempio di 4 espulsioni eseguite in questo modo:
16’
stop
12’
4 punti
Nessuna
espulsione
3 punti
2 espulsioni
8’
2 punti
Nessuna
espulsione
4’
1 punto
1 espulsione
Totale punteggio nell’esempio sopra riportato:
4x0+3x2+2x0+ = 7 (alta quota)
esito
16=
15=
14=
13=
12=
11=
10=
9=
8=
7=
6=
5=
zona di atterraggio
(che cosa serve per sopravvivere)
Pianura pianeggiante (viveri, tenda)
Pianura arida ma pianeggiante (acqua, viveri, tenda)
Giungla (acqua, fucili, viveri, tenda)
Giungla fitta e pericolosa (acqua, fucili, pronto soccorso, tenda)
Paludi (acqua, fucili, pronto soccorso, tenda, attrezzi orientamento)
Fine del lago a 2 km dalla costa (canotto, giubbetti, viveri, radio o fucili)
In mezzo al lago (canotto, giubbetti, strumenti di navigazione, viveri, radio o fucili)
All’inizio del lago (vestiario pesante, tenda, viveri, bussola, mappe, radio o fucili)
Montagne rocciose (acqua,vestiario pesante, tenda, viveri, bussola, mappe, radio)
Alta quota (vestiario pesante, tenda, viveri, bussola, mappe, soccorso, corde, radio)
Vette montuose (vestiario pesante, tenda, radio, viveri, bussola, cane, soccorso, corde)
Vette montuose (vestiario pesante, tenda, radio, viveri, bussola, cane, soccorso, corde)
4=
Sopra la vetta più alta AUGURI
159
Alla fine del tempo, oppure quando ogni gruppo ha espulso la quarta capsula, il
conduttore confronta la zona di atterraggio e l’attrezzatura conservata per
verificare l’esito positivo, negativo o incerto del l’atterraggio.
Di seguito, in forma plenaria, l’animatore invita tutti a una piccola verifica
sull’esperienza.
NOTES
L’esercizio è più difficile da spiegare che da fare. Protagonista è la confusione
generata dalla fretta e, probabilmente, la difficoltà di gestire una comunicazione.
Con un po’ di ragionamento l’esercizio si risolve facilmente in pochi minuti.
L’animatore, invece, deve provocare ansia e competizione fra i due gruppi,
scandendo i tempi e insistendo sul fatto che gli oggetti da buttare potrebbero
servire proprio per trarsi d’impaccio.
Si evidenzierà una gara tra i due gruppi, ma l’esito dell’esercizio è stabilito
soprattutto dalla sorte. La verifica va organizzata sulle dinamiche emerse, sul le
comunicazioni generate e sull’organizzazione del le decisioni.
Vedi allegato n. 12
160
GIOCO: “DIECI FRASI”
Obiettivi: questo gioco offre ai ragazzi la possibilità di accostarsi in modo più
consapevole
a quelle esperienze in cui si sono sentiti feriti o mortificati.v
Durata: occorrono circa 15 minuti.
Materiale: carta e penna.
Svolgimento
Vorrei provare con voi un esperimento interessante. Vi prego di scrivere 10 frasi in cui compare la parola «ferito». Avete cinque minuti di tempo.
Vorrei adesso che uno di voi leggesse ad alta voce le sue frasi.
Evidenziate in quali frasi la parola «ferito» è usata in senso fisico — cioè quando è
il corpo a essere ferito — e in quali è usata in senso metaforico, cioè psichico.
Scegliete, ora, un compagno col quale potete verificare in quali frasi ave te parlato
di ferite fisiche e in quali di ferite psichiche. Segnate queste ultime con una
crocetta. Avete 10 minuti di tempo a disposizione.
Infine ognuno di voi comunicherà al gruppo quante volte ha menzionato ferite
fisiche e quante volte ha parlato di ferite psichiche.
Parliamone insieme
• La parola «ferito», nel complesso, è stata più usata in senso fisico o in senso
psichico?
• Trovo difficile parlare delle mie ferite psichiche?
• Posso parlarne in casa?
• In quali situazioni sono più facilmente vulnerabile?
• Qual è il mio punto più vulnerabile?
• Chi può ferirmi di più?
• Quante volte mi sono sentito ferito in questi ultimi tre giorni?
• Quante volte mi sono sentito ferito oggi?
• Chi ho ferito negli ultimi tre giorni?
• Chi ho ferito oggi?
• Chi mi ha ferito, in questo gruppo?
• Chi ho ferito, in questo gruppo?
• Come reagisco quando qualcuno mi ferisce?
• Di quali persone mi vendico?
• Di fronte a quali persone preferisco tirarmi indietro?
L’esperienza ci dice...
La maggior parte dei bambini e degli adulti hanno grandi difficoltà ad ammettere di
sentirsi feriti: la vulnerabilità, infatti, è considerata un segno di debolezza. A ciò si
aggiunge il fatto che le persone con cui intera giamo spesso reagiscono con
irritazione se diciamo che ci hanno feriti. Aiutate i bambini a riconoscere che nei
rapporti interpersonali essere feriti è un evento naturale e frequente. Ciascuno di
noi può essere ferito dagli altri, intenzionalmente e no, e allo stesso modo noi
stessi possiamo ferire gli altri anche senza accorgercene. La reazione più
frequente, quando ci sentiamo feriti, è quella di nascondere la ferita e di attaccare
chi l’ha provocata. Da qui nasce un gran numero di conflitti. Incoraggiate i bambini
161
a dire con semplicità quando si sentono feriti, in casa, nel gioco, nella normale vita
di ogni giorno.
GIOCO: “MI HAI FATTO MALE”
Obiettivi: con questo gioco i ragazzi possono verificare concretamente
chi è stato ferito nel gruppo, da chi e in quali circostanze. Questo gioco
può seguire immediatamente il
precedente.
Durata: occorrono circa 15 minuti.
Materiale: due cartoncini di formato A6 per ogni bambino.
Svolgimento
Consegnerò a ciascuno di voi due biglietti. Scrivete su uno dei due, in alto:
Messaggio a:……
Mi hai ferito quella volta che...
Quale ragazzo del gruppo sarà il destinatario di questo biglietto? Chi vi ha ferito,
senza che voi glielo abbiate ancora detto? Completate il cartoncino con il vostro
messaggio, la firma e la data di oggi. Avete cinque minuti a disposizione.
Prendete adesso l’altro cartoncino e scrivete, in alto:
Messaggio a.....
Credo di averti ferito quella volta che...
Riflettete su chi sarà, all’interno del gruppo, il destinatario di questo cartoncino, e
completate il vostro messaggio. Apponeteci anche questa volta la firma e la data.
Avete altri 5 minuti.
Ora ciascuno di voi consegnerà i suoi due messaggi ai rispettivi destinatari.
Parliamone insieme
• Che cosa ho provato, durante questo gioco?
• Che cosa è stato importante per me?
• Ho trovato facile eseguire i due compiti?
• Ho ricevuto messaggi?
• In caso negativo: come me lo spiego?
• Sono stato sorpreso dai messaggi che ho ricevuto?
• In questo gruppo ci si sente spesso feriti?
• Ho intenzione, in futuro, di dire spontaneamente quando mi sento ferito?
L’esperienza ci dice...
In genere questo esperimento migliorai! clima del gruppo. Fate in modo che anche
in seguito i ragazzi abbiano la possibilità di comunicare quando si sentono feriti.
162
GIOCO: “GLI OCCHIALI ROSA”
Obiettivi: questo eccellente gioco interattivo è un mezzo semplicissimo per
avvicinare i ragazzi
al concetto di percezione selettiva, di barriere percettive e di modi
diversi di approccio alla realtà.
Durata: occorrono circa 45 minuti,
Materiale: otto vecchie montature di occhiali, prive di lenti.
Svolgimento
Oggi vorrei provare con voi un nuovo gioco, che si chiama: «Occhiali
rosa». Vi ho portato una serie di occhiali speciali, che vi aiuteranno a
capire perché, a volte, vediamo le stesse cose in modo molto diverso,
Quando, ad esempio, siamo molto contenti, ci dicono: « Tu vedi il mon- do
con gli occhiali rosa!». Tutto infatti ci sembra bello, meraviglioso, con
l’aiuto di tutti questi occhiali vi dimostrerò com’è possibile guardare la vita
in tanti modi differenti. Ecco un paio di occhiali che chiamerò: occhiali
della sfiducia.. Quando me li metto, divento molto diffidente. Chi ha voglia
di provare questi occhiali e di dirci che cosa vede? Che cosa pensa di noi
e del mondo?
Permettete a più ragazzi di fare questa esperienza. Se necessario,
spronateli, dicendo, ad esempio: «Mi domando se c’è qualcuno
abbastanza curioso, da voler provare questo strano gioco».
Conoscete qualcuno che porta quasi sempre gli occhiali della sfiducia? E voi, li
mettete mai? Come vi sentite, quando li inforcate? Parliamone un po’ insieme.
Ora ridatemi gli occhiali, ve ne farò provare un altro paio. Ecco qua gli occhiali
della fiducia. Chi desidera provarli? Che cosa vedete? Che cosa notate? Che cosa
pensate, quando avete sul naso questi occhiali?
Offrite a più giocatori l’opportunità di guardarsi intorno con gli occhiali della fiducia,
per scoprire che aspetto assume il mondo osservato da questo punto di vista.
Conoscete qualcuno che porta quasi sempre un paio di occhiali di questo tipo? E
voi, li mettete mai? Come vi sentite, quando inforcate gli occhiali della fiducia?
Parliamone un po’ insieme.
Restituitemi gli occhiali: ve ne farò provare un altro paio. Questi occhiali si
chiamano: Io-ho -sempre-ragione. Quando li porto, sono davvero prepotente e mi
comporto come se sapessi tutto meglio e fossi superiore a tutti. Chi vuole provarli?
Conoscete qualcuno che porta quasi sempre questo tipo di occhiali? E voi, li
mettete mai? Come vi sentite, quando li inforcate? Parliamone un po’ insieme.
Restituitemi adesso gli occhiali di chi vuole avere sempre ragione e proviamo gli
occhiali: tanto-sbaglio-sempre. Quando porto questi occhiali, parto dall’idea che
non ne azzecco mai una, che è sempre colpa mia e sbaglio sempre. Come vedo il
mondo, attraverso queste lenti? Alcuni di voi desiderano provarli?
163
Conoscete nessuno che porti spesso gli occhiali-di-chi-tanto-sbaglia Sempre? E
voi, quando li mettete? Come vi sentite quando avete sul naso questi occhiali?
Parliamone un po’ assieme (5 m.).
Ora proviamo gli occhiali: tutti-mi-amano.Quando li porto, sono convinto di essere
benvoluto da tutti e penso che tutti stiano volentieri in mia compagnia. Chi vuole
provare questi occhiali?
Conoscete nessuno che porti spesso gli occhiali-tutti-mi-amano? E voi, quando li
mettete? Come vi sentite, in tali occasioni? Parliamone assieme per cinque minuti.
Ridatemi gli occhiali; vi darò invece gli occhiali: nessuno-mi-ama. Quando ho
questi occhiali, parto con l’idea che nessuno mi ama e nessuno pensa a me. Che
aspetto assume il mondo, in tal caso? Che cosa vedo? Che cosa sento? Chi di voi
vuole provare questi occhiali?
Conoscete nessuno che porti spesso questi occhiali? E voi, quando ve li mettete?
Come vi sentite? Parliamone un po’ assieme (5 m.).
Vorrei adesso tirare fuori due paia di occhiali particolarmente importanti. I primi
sono gli occhiali della debolezza. Quando li ho, mi sento debole e incapace. Vorrei
che questi occhiali li provassero tutti, e dicessero poi agli altri che cosa pensano,
sentono e vedono.
Fate provare questi occhiali a ogni ragazzo, pregandolo di esprimere le
sue sensazioni.
Vi prego adesso di ridarmi gli occhiali, perché vorrei farvene provare un paio
particolarmente bello: gli occhiali della forza. Quando li porto, mi rendo conto che
so fare tante cose, che sono importante, che conto, che posso fidarmi di me
stesso. E anche stavolta vorrei che questi occhiali li provassero tutti, e dicessero
poi ai compagni che cosa vedono e pensano quando li hanno sul naso. Chi vuole
cominciare?
Date a ogni bambino l’opportunità di provare questi occhiali.
Parliamone insieme
• Come mi sento?
• Che cosa mi è piaciuto di più?
• In quale momento mi sono sentito triste o in collera?
• Quali occhiali mi metto di solito?
• Quali occhiali mi piacerebbe portare più spesso?
• Di quali occhiali avrebbe bisogno un nuovo venuto, per sentirsi a suo agio
nel nostro gruppo?
• Quali occhiali mi disturbano di più, negli altri?
• Quali rischi corro, se porto sempre e soltanto un tipo di occhiali?
• Quali sono gli occhiali preferiti dal mio migliore amico?
• Quali occhiali portano, di solito, il mio papà e la mia mamma?
• In che modo ci procuriamo i nostri occhiali?
Variante: Invitate i bambini a scrivere due brevi componimenti sull’mi zio di un
qualsiasi giorno: a) come lo vedono quando portano gli occhiali della forza b) come
lo vedono quando inforcano gli occhiali della debolezza.
164
UN FILM… UNA CANZONE PER DISCUTERE
Film: “LEMONY SNICKET- UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI”
È una divertente pellicola fantastica, tratta dai primi tre libri della serie di grande
successo che si contrappone alla celeberrima saga di Harry Potter. A firmarli è,
appunto, Lemony Snicket, pseudonimo dello scrittore Daniel Handler, personaggio
che appare anche nel film come Narratore onnisciente che batte a macchina le
vicende di tre fratelli orfani (i Baudelaire: Violet, 14 anni; Klaus 12 anni; Sunny
neonata), stando nascosto tra gli ingranaggi dell’orologio di una torre.
Il mondo in cui si muovono i ragazzini è composto da adulti distratti e pericolosi,
incapaci di dare ascolto alle loro richieste. Per di più spunta all’orizzonte un
temutissimo Conte Olaf, guitto da palcoscenico, che si dichiara parente prossimo
dei ragazzi per poterne ereditare il patrimonio dopo averli uccisi.
Non sono i valori estetici a colpirci soprattutto: c’è una precisa volontà di rinunciare
a tutto quell’armamentario di magie e incantesimi che, da Harry Potter (libri e film)
in poi, stanno permeando la fantasia dei ragazzi.
I tre Baudelaire non hanno doti straordinarie, non fanno ricorso a filtri o formule per
difendersi dai malvagi; le loro doti consistono nella capacità di ragionamento della
sorella più grande, nella memoria delle sterminate letture del maschio e, cosa più
importante, nella coesione fra i tre.
La loro vita, come abbiamo detto, è in costante pericolo dato che Olaf li vuole
sopprimere; per far questo egli ricorre a continui, maldestri, travestimenti da attore.
Per quanto divertente (è interpretato dal comico Jim Carrey), il Conte è una figura
diabolica, che assume te personalità più diverse intralciando il cammino degli
orfani.
D’altra parte c’è però Lemony Snicket che, come un Padre invisibile, sorveglia
premurosamente le sue creature e non le abbandona, anche se tutto può indicare
il contrario.
Si legge facilmente in filigrana una parabola religiosa nella favola: i ragazzi, Violet
in particolare, devono faticare per affermarsi nella vita, per trovare la loro strada,
per non cadere nelle spire del male: per farlo, però, devono far ricorso alle loro
risorse interne, al coraggio, all’intelligenza, alla bontà. Su di loro, comunque, veglia
lo sguardo partecipe di chi scrive la loro storia.
• Il film presenta un’impostazione ironica, alle volte venato di humor nero, ma ricco
di elementi positivi. Si può far notare ai ragazzi, ad esempio, l’inizio spiazzante,
con i pupazzetti nel bosco che saltellano e cantano intorno a un elfo; all’improvviso
tutto si ferma e la voce del narratore ci avverte che abbiamo sbagliato film. Il
nostro non è un racconto di anelli fatati o bacchette magiche, ma una storia dove si
ritrovano i veri sentimenti della vita: il dolore per la perdita dei genitori; l’amore che
tiene uniti i fratelli; la forza morale con cui ci si contrappone al male. Dietro il tono
da favola, Lemony Snicket è molto più realistico di quanto non sembri. Poiché i
ragazzi conosceranno a menadito le vicende di Harry Potter, sarà utile far elencare
165
le differenze tra i due, chiedendo loro da quale si può imparare di più per la propria
vita e perché.
Film “ IO NON HO PAURA”
Anni ‘70. ln un piccolo paese rurale del Sud Italia, tra cieli azzurri e infinite distese
di grano, alcuni ragazzini giocano spensierati. Scorrazzano e corrono a perdifiato
tra campi di spighe, papaveri e fiori di cardo. Un giorno Michele, 10 anni, accanto a
una casa abbandonata, scopre un suo coetaneo, Filippo, incatenato in una
profonda buca. Spinto dalla curiosità viene a sapere che il piccolo è tenuto
rinchiuso da alcune famiglie del paese, con la complicità di suo padre e di un
delinquente senza scrupoli venuto dal nord.
Solo contro tutti, Michele si fa carico della situazione di Filippo e instaura con lui un
dialogo. Gli procura acqua e cibo, gli offre amicizia, gli parla della luce, dei fiori, del
mare... Lo rassicura con parole affettuose; gli regala una macchinina colorata,
riesce a farlo sorridere. E infine, rischiando la vita, lo libera dalla prigionia.
Alla spontaneità di Michele, al suo senso di responsabilità e di solidarietà, alla sua
gratuità e amore per la giustizia, si contrappone il mondo degli adulti, qui fatto di
egoismo, violenza, sospetto, paura, minaccia, intrighi, omertà, tradimenti; di inviti
a... “non pensare, a dimenticare tutto”.
Per riflettere
Perchè Michele non si comporta come gli altri?
Perché libera Filippo?
Come si riconosce la vera amicizia?
Come descriveresti l’animo di Michele?
Per riflettere e dialogare
Nel Vangelo si legge che Gesù, un giorno, rivolgendosi ai discepoli che lo
seguivano, disse: “Beati i poveri in spirito” (Mt 5,3).v
E’ probabile che intendesse riferirsi a tutti queIli che non hanno la testa e il cuore
prigionieri del proprio egoismo e riescono a farsi carico di realtà più grandi di loro e
ad aiutare gli altri con animo aperto.
A tuo parere, nel film, a chi si attribuisce questa beatitudine evangelica?
166
Artista: Queen
Album: Greatest Hits II
Titolo: The Show Must Go On
Empty spaces - what are we living for
Abandoned places - I guess we know the score
On and on, does anybody know what we are looking
for...
Another hero, another mindless crime
Behind the curtain, in the pantomime
Hold the line, does anybody want to take it anymore
The show must go on
The show must go on, yeah
Inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on
Whatever happens, I'll leave it all to chance
Another heartache, another failed romance
On and on, does anybody know what we are living for?
I guess I'm learning (I'm learning learning learning)
I must be warmer now
I'll soon be turning (turning turning turning)
Round the corner now
Outside the dawn is breaking
But inside in the dark I'm aching to be free
The show must go on
The show must go on, yeah yeah
Ooh, inside my heart is breaking
My make-up may be flaking
But my smile still stays on
Yeah yeah, whoa wo oh oh
My soul is painted like the wings of butterflies
Fairytales of yesterday will grow but never die
I can fly - my friends
The show must go on (go on, go on, go on) yeah yeah
The show must go on (go on, go on, go on)
I'll face it with a grin
I'm never giving in
On - with the show
Ooh, I'll top the bill, I'll overkill
I have to find the will to carry on
On with the show
On with the show
The show - the show must go on
Go on, go on, go on, go on, go on
Go on, go on, go on, go on, go on
Go on, go on, go on, go on, go on
Go on, go on, go on, go on, go on
Go on, go on
Testi dei Queen
Traduzione
Lo Spettacolo Deve Andare
Avanti
spazi vuoti – per cosa stiamo vivendo?
luoghi abbandonati – suppongo che noi conosciamo il
risultato
Senza sosta, qualcuno sa cosa stiamo cercando?
Un altro eroe, un altro stupido reato
Dietro la tenda, nella commedia (farsa)
Resta in linea, qualcuno lo vuole ancora?
Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Dentro, il mio cuore è rotto
Il mio trucco potrebbe scrostarsi
Ma il mio sorriso regge ancora.
Qualsiasi cosa succeda, lascerò tutto ciò per rischiare
Un altro mal di cuore, un’altra storia fallita
Senza sosta, qualcuno sa cosa stiamo cercando?
Suppongo di stare imparando, devo essere più caloroso
ora
Presto sarò una svolta, gira l’angolo ora
Fuori, l’alba sta scoppiando
Ma dentro nel buio sto soffrendo per essere felice
Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Dentro il mio cuore è rotto
Il mio trucco potrebbe scrostarsi
Ma il mio sorriso regge ancora.
La mia anima è colorata come le ali delle farfalle
Le fiabe di ieri invecchieranno, ma non mori-ranno mai
Posso volare- amici miei
Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo spettacolo deve andare avanti,
Lo affronterò con un sorriso
Non sto mai cedendo
Su – con lo spettacolo
Salderò il conto, esagererò
Devo trovare la volontà di andare avanti
Lo spettacolo deve andare avanti…
167
Artista: Ligabue
Album: Giro D'Italia (Disc 1)
Titolo: Il Giorno Di Dolore Che Uno Ha
vv
Quando tutte le parole sai che non ti servon più
quando sudi il tuo coraggio per non startene laggiù
quando tiri in mezzo Dio o il destino o chissà che
che nessuno se lo spiega perché sia successo a te
quando tira un po’ di vento che ci si rialza un po’
e la vita è un po’ più forte del tuo dirle "grazie no"
quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà.
Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Tu tu tu tu tu tu...
Quando indietro non si torna quando l'hai capito che
che la vita non è giusta come la vorresti te
quando farsi una ragione vorrà dire vivere
te l'han detto tutti quanti che per loro è facile
quando batte un po’ di sole dove ci contavi un po’
e la vita è un po’ più forte del tuo dirle "ancora no"
quando la ferita brucia la tua pelle si farà.
Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Tu tu tu tu tu tu tu tu tu...
Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà
quando l'aria che fa il giro i tuoi polmoni beccherà
quando questa merda intorno sempre merda resterà
riconoscerai l'odore perché questa è la realtà
quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai che ora è
che la vita è sempre forte molto più che facile
quando sposti appena il piede lì il tuo tempo crescerà
Sopra il giorno di dolore che uno ha
Tu tu tu tu tu tu tu tu tu...
Testi di Ligabue
RIFERIMENTI AL CATECHISMO…
“Sarete miei testimoni” da pag.23 a pag.26
“Vi ho chiamato amici” da pag. 16 a pag.23 e da pag.128 a pag.130
Il gioco continua col secondo mazzo di carte: Buon divertimento!
168
Roads
Da marzo ad aprile
In diretta…
Questa sezione è dedicata ai percorsi, alle strade, contenute nel racconto.
Di seguito, in pillole, alcune definizioni utili e raccordi con il racconto biblico.
Strade in pillole:
Simbolo: Strada: via, cammino che conduce a una meta, che consente di spostarsi
da un luogo a un altro. Strada è via di conoscenza. E’ azione educativa: mostrare
la strada a qualcuno. E’ simbolo di un evento decisivo: intuire, trovare, sbagliare,
cambiare la strada...
Psicologia: Strada come diverse possibilità personali e esperienze diversificate che
esprimono la peculiarità del cammino di ogni persona con esperienze positive e
negative che obbligano a fare i conti con se stessi, a ripensare al cammino e a
cercare una bussola per orientarsi.
Bibbia: La strada è metafora dell’uomo. L’antropologia biblica definisce l’uomo
come “homo viator”, l’uomo che cammina. Chi esce dall’Egitto non arriva in un
luogo. Entra in un cammino che dura quarant’anni, tutti gli anni della vita di un
uomo. Questo per indicare che la strada è luogo antropologico, dove l’uomo si
definisce per il movimento e la direzione.
La strada è metafora di Dio. Gesù si definisce “via”, strada appunto e tutta la sua
predicazione è collocata su una strada che non prevede numeri civici dove
fermarsi. E’ un cammino che continua al fianco dell’uomo “fino alla fine dei tempi”.
La strada è metafora di salvezza. Gesù risorto si affianca all’umanità in cammino
(Lc 25, 13-35) e “strada facendo” riconduce l’uomo deluso e chiuso in se stesso
alla salvezza.
La nostra storia: Nella vicenda di Giuseppe si intrecciano vari percorsi, strade,
ostacoli imprevisti che di volta in volta possono portare a soluzioni facili o
complesse, giuste o sbagliate, di comodo o coerenti...
La carovana di passaggio (Gen. 37,28) salva Giuseppe dalla cisterna, ma il suo
futuro resta un'incognita: potrebbe essere liberato, venduto, ucciso, reso schiavo...
Di fronte alla seduzione della moglie di Potifar (Gen. 39,7-20) Giuseppe resta
nella sua integrità scegliendo la strada più scomoda.
A Giuseppe vengono più volte conferiti ruoli autorevoli (Gen.39,3-6) che
amministra con intelligenza, saggezza e umanità interpretando il potere come
servizio e non come privilegio personale. (Approfondimenti: Gen.39,21-23. 41,3741)
169
Hai un momento
Dio
In questa sezione proponiamo, in sostituzione delle preghiere, un’attività completa
per un ritiro spirituale che può essere utilizzato per un pomeriggio di riflessione nel
periodo quaresimale. Si può anche decidere di utilizzare soltanto alcune parti
adattandole alle vostre realtà e alle caratteristiche del gruppo.
VOGLIA DI VELOCITÀ
RITIRO SPIRITUALE PREADOLESCENTI
PRIMA TAPPA
C'è tanta voglia di velocità, di andare, di correre.
Basta guardarci attorno, il modo con cui
si vive nelle nostre città, sempre di fretta,
senza mai un minuto da perdere...
Eppure la corsa non è tutto:
cosa sarebbe una gara
senza un traguardo, senza una direzione,
senza un perché?...
Spesso rischiamo di correre invano,
per il solo piacere di correre,
per continuare a fuggire, a distrarci,
a sentirci nella massa...
Ma, alla fine, cosa resta della nostra velocità?
Vogliamo oggi scoprire quale è la vera velocità
del cristiano, cosa significa saper anche
aspettare, rispettare i nostri tempi e quelli
degli altri, cosa significa cominciare
a percorrere la nostra città.
Si dispone in una stanza il cartello del limite massimo di velocità (la presentazione
e la spiegazione del suo significato si trova nel sussidio Voglia di traffico al n. 24).
Si può fare con i ragazzi un lavoro di gruppo, molto semplice, ponendo alcune
domande:
Quando corro di più nella mia vita? Per che cosa? Per chi? Ne vale la pena?
170
Alla
fine
del
lavoro,
durante
la
condivisione
si
può
leggere
e
opportunamente meditare questo brano della Parola di Dio.
DAL LIBERO DI QOÈLET (1-2-18)
Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità.
Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole?
Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa.
Il sole sorge e il sole tramonta, si affretta verso il luogo da dove risorgerà.
Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana; gira e rigira e sopra i suoi giri
il vento ritorna.
Tutti i fiumi vanno al mare, eppure il mare non è mai pieno: raggiunta la loro mèta,
i fiumi riprendono la loro marcia.
Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo. Non si
sazia l'occhio di guardare né mai l'orecchio è sazio di udire.
Ciò che è stato sarà e ciò che si è fatto si rifarà; non c'è niente di nuovo sotto il
sole. C'è forse qualcosa di cui si possa dire: «Guarda, questa è una novità?»
Proprio questa è già stata nei secoli che ci hanno preceduto.
Non resta più ricordo degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si
conserverà memoria presso coloro che verranno in seguito.
Io, Qoèlet, sono stato re d'Israele in Gerusalemme.
Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il
cielo. È questa una occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in
essa fatichino.
Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità e un inseguire
il vento.
Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare.
Pensavo e dicevo fra me:«Ecco, io ho avuto una sapienza superiore e più vasta di
quella che ebbero quanti regnarono prima di me in Gerusalemme. La mia mente
ha curato molto la sapienza e la scienza».
Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e
la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento, perché molta
sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere, aumenta il dolore.
La riflessione di Qoèlet ci aiuta a capire che nella nostra vita non è tanto il correre
che conta, ma il dove si corre e il come si corre. È necessario conoscersi e
conoscere, misurarsi e misurare, scoprirsi e scoprire, guardarsi e guardare.
Ecco la cosa necessaria! Se tu continuamente guardi te stesso e non ciò che ti sta
di fronte, correrai sempre il rischio di andare alla massima velocità, perché ti senti
forte, bravo e bello; con il pericolo, però, di trovarti di fronte un muro, addosso al
quale finiscono ben presto i tuoi sogni di gloria e di onnipotenza. Se invece impari
a unire questi due aspetti, allora cresci: conoscere sempre di più te stesso e
insieme ciò che ti sta attorno, esplorare sempre di più te stesso e ciò che ti sta
attorno è segno di saggezza e di voglia di vita. Tu non sei solo, e la strada non è
fatta tutta per te...
Impara a misurarti con te stesso e con la strada...
Oggi ti viene offerta una "scorciatoia" per facilitarti in questo compito: è Dio che ti
conosce più di ogni altra persona, ed è Lui che conosce la realtà più di qualunque
altro. Puoi domandare a Lui di darti una mano in questa tua crescita! E Lui non
solo è disposto a fare questo, ma attende dolo che tu ti renda disponibile: Lui è già
pronto per farti esplorare te stesso e la città... Anzi, Lui sta già passando: se ti
fidi...
171
(Ad ogni ragazzo viene consegnato un cartoncino colorato con il testo del salmo
139, che trovi di seguito).
SIGNORE, TU MI SCRUTI E MI CONOSCI,
TU SAI QUANDO SEGGO E QUANDO MI ALZO.
PENETRI DA LONTANO I MIEI PENSIERI,
MI SCRUTI QUANDO CAMMINO E QUANDO RIPOSO.
TI SONO NOTE TUTTE LE MIE VIE;
LA MIA PAROLA NON È ANCORA SULLA LINGUA
E TU, SIGNORE, GIÀ LA CONOSCI TUTTA.
ALLE SPALLE E DI FRONTE MI CIRCONDI
E PONI SU DI ME LA TUA MANO.
STUPENDA PER ME LA TUA SAGGEZZA, TROPPO ALTRA,
E IO NON LA COMPRENDO.
DOVE ANDARE LONTANO DAL TUO SPIRITO,
DOVE FUGGIRE DALLA TUA PRESENZA?
SE SALGO IN CIELO, LÀ TU SEI, SE SCENDO NEGLI INFERI, ECCOTI.
SE PRENDO LE ALI DELL'AURORA
PER ABITARE ALL'ESTREMITÀ DEL MARE,
ANCHE LÀ MI GUIDA LA TUA MANO
E MI AFFERRA LA TUA DESTRA.
SE DICO: «ALMENO L'OSCURITÀ MI COPRA
E INTORNO A ME SIA LA NOTTE»;
NEMMENO LE TENEBRE PER TE SONO OSCURE,
E LA NOTTE È CHIARA COME IL GIORNO;
PER TE LE TENEBRE SONO COME LUCE.
SEI TU CHE HAI CREATO LE MIE VISCERE
E MI HAI TESSUTO NEL SEGNO DI MIA MADRE.
TI LODO, PERCHÈ MI HAI FATTO COME UN PRODIGIO;
SONO STUPENDE LE TUE OPERE, TU MI CONOSCI FINO IN FONDO.
NON TI ERANO NASCOSTE LE MIE OSSA
QUANDO VENIVO FORMATO NEL SEGRETO,
INTESSUTO NELLE PROFONDITÀ DELLA TERRA.
ANCORA INFORME MI HANNO VISTO I TUOI OCCHI
E TUTTO ERA SCRITTO NEL TUO LIBRO;
I MIEI GIORNI ERANO FISSATI, QUANDO ANCORA NON NE ESISTEVA UNO.
QUANTO PROFONDI PER ME I TUOI PENSIERI,
QUANTO GRANDE IL LORO NUMERO, O DIO;
SE LI CONTO SONO PIÙ DELLA SABBIA, SE LI CREDO FINITI,
CON TE SONO ANCORA.
SCRUTAMI, DIO, E CONOSCI I MIEI PENSIERI:
VEDI SE PERCORRO UNA VIA DI MENZOGNA
E GUIDAMI SULLA VIA DELLA VITA.
(Ad ogni ragazzo viene dato il cartoncino che riproduce davanti il disegno del
segnale di limite massimo di velocità. Sul retro, ognuno scrive una preghiera che
poi, al momento del mandato, verrà scambiata fra i ragazzi)
172
Prova a scrivere tu una preghiera sulla tua voglia di velocità, sulla tua voglia di
correre, di conoscere, di fare, di non stare più nella pelle...
Presentala, semplicemente, davanti a Dio come il tuo salmo, e chiedi a Lui di
esserti sempre vicino e di manifestarti le sue vie.
È lo Spirito Santo che ci dona la forza, l'entusiasmo e la saggezza della corsa e
del cammino. Ora invochiamo Lui, nella preghiera, perché non venga mai meno
nella nostra vita la voglia di correre verso di Lui e verso i fratelli.
Vieni in mezzo a noi, Spirito di Dio,
illumina le nostre menti
e apri i cuori per fare spazio nella nostra vita
alla venuta del tuo Regno.
Donaci intelligenza e cuore
perché si riempia della tua speranza,
del tuo amore e della tua fede le nostre esistenza,
e trasformaci in creature nuove
a servizio del Regno.
Vieni in mezzo a noi, Spirito del Cristo risorto,
illumina le nostre menti
e apri i nostri cuori
per fare spazio nella nostra vita
alla tua Chiesa.
Donaci intelligenza e cuore
perché viviamo nella tua Chiesa,
nell'amore e nella preghiera,
per essere tutti un segno della speranza
che silenziosamente produce nel mondo
il tuo Regno di giustizia, di amore e di pace.
Vieni in mezzo a noi, Spirito di Dio,
illumina le nostre menti
e apri i nostri cuori
per fare spazio alla responsabilità
per il futuro del regno e della Chiesa.
donaci intelligenza e cuore
perché ci appassioniamo alla costruzione
di un mondo di fraternità, di giustizia e di pace,
mettendo a frutto i doni che ci hai dato
e collaborando con tutti i credenti
e con ogni uomo di buona volontà.
Gesù ci presenti in questo brano del Vangelo qual è la vera corsa che vale le
pena di fare: è inutile affannarsi per tante cose che alla fine risultano inutili, occorre
preoccuparsi prima di tutto di cercare cosa vuole Lui, e di correre con tutte le
nostre forze verso quella direzione. Così Dio ci libera dalle tante cose che
173
dobbiamo rincorrere e ci dona la possibilità di vivere per quell'unica realtà che
conta: il suo Regno, cioè la sua presenza in mezzo a noi, che si manifesta
pienamente in Gesù.
174
DAL VANGELO SECONDO MATTEO (6,25-34)
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete,
e neanche per il vostro corpo , di quello che indosserete; la vita forse non vale più
del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli dal cielo: non seminano,né
mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non
contate voi forse più di loro?
E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?
E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo:
non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la
sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che
oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca
fede?
Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che
cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro
celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la sua
giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque
per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta
la sua pensa.
Eccoti un mandato, una missione. Chiedi allo Spirito Santo, spirito di forze e di
entusiasmo, di accendere sempre la tua vita, perché non ti risulti inutile o vuota,
ma sia sempre colma della sua presenza.
VIENI IN ME
CON ILTUO FUOCO ARDENTE,
CON LA TUA LUCE CHE RISPLENDE,
ACCENDI IL MIO CUORE,
RENDILO CAPACE DI AMARE,
SINCERAMENTE, CONCRETAMENTE.
ACCENDI LA MIA MENTE,
RENDILA CAPACE DI CAPIRE
QUELLO CHE DEVO FARE.
ACCENDI I MIEI OCCHI,
RENDILI CAPACI DI VEDRE LE COSE
MERAVIGLIOSE CHE FAI NELLA MIA VITA.
ACCENDI LA MIA VITA
RENDILA CAPACE DI COMUNICARE GIOIA
A QUELLI CHE MI SONO ACCANTO.
ACCENDO LA MIA VOGLIA DI FARE,
RENDILA CAPACE DI COLLABORARE
ALLA COSTRUZIONE DI UN MONDO PIÙ BELLO.
(T. LASCONI)
(Al termine, ai ragazzi vengono riconsegnati a caso i cartoncini con le preghiere composte
da loro. Con l'impegno di pregare quelle parole ogni giorno da qui al prossimo ritiro).
175
Laboratorium
UNA STORIA PER RIFLETTERE…
LA SCELTA
Un uomo si sentiva perennemente oppresso dalle difficoltà della vita e se ne
lamentò con un famoso maestro di spirito.
«Non ce la faccio più! Questa vita mi è insopportabile».
Il maestro prese una manciata di cenere e la lasciò cadere in un bicchiere pieno di
limpida acqua da bere che aveva sul tavolo, dicendo:
«Queste sono le tue sofferenze».
Tutta l’acqua del bicchiere s’intorbidì e s’insudiciò.
Il maestro la buttò via.
Il maestro prese un’altra manciata di cenere identica alla precedente, la fece
vedere all’uomo, poi si affacciò alla finestra e la buttò nel mare.
La cenere si disperse in un attimo e il mare rimase esattamente com’era prima.
«Vedi?» spiegò il maestro. «Ogni giorno devi decidere se essere un bicchiere
d’acqua o il mare».
Troppi cuori piccoli, troppi animi esitanti, troppe menti ristrette e braccia rattrappite.
Una delle mancanze più serie del nostro tempo è il coraggio. Non la stupida
spavalderia, la temerarietà incosciente, ma il vero coraggio che di fronte ad ogni
problema fa dire tranquillamente: «Da qualche parte certamente c’è una soluzione
ed io la troverò».
176
TANTI COLORI DIVERSI
La vita è paragonata al faticoso intreccio di tanti fili diversi, ognuno con il proprio
colore simbolico, che dopo un lungo e paziente lavoro sull’ordito1 che ci viene
donato, darà origine a quell’arazzo unico e irripetibile, multiforme e fantastico, che
ognuno di noi sceglierà di tessere.
La trama della vita
Carlotta, la ranocchia un po’ ingenua (come sono spesso le persone alla sua età),
già da qualche tempo guarda estasiata l’insegna luminosa del negozio che sta
proprio al di là dello stagno. C’è scritto: «La bottega dei desideri».
Un giorno, facendosi coraggio, entra e chiede impacciata alla vecchia tartaruga
che sta dietro al banco: «Vo-vo-vorrei felicità, salute e successo in gran quantità».
La saggia tartaruga, dopo essersi aggiustata gli occhialini, la guarda fissa negli
occhi e annuendo si trascina lentamente nel retrobottega. I minuti passano
inesorabilmente, ma della tartaruga non c’è traccia, anche se di tanto in tanto si
sente muovere qualcosa là dietro. Finalmente si presenta con un mucchio di fili
multicolori e un piccolo telaio:
«Ecco, tieni» dice consegnandole il tutto. «Ma cosa ci faccio con tutti questi fili
colorati?».
«Non essere ingenua e superficiale: osserva bene» risponde la tartaruga. «Nella
vita non c’è niente di preconfezionato. Ogni cosa ce la dobbiamo costruire con i
vari colori che formano la realtà. Ecco il bianco: il filo principale che ti servirà come
base. È la quotidianità, il voler costruire, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, la
tua vita, che è unica e insostituibile.
Poi c’è il marrone, poco appariscente ma robusto: è il filo che indica la fatica,
l’impegno, il sudore... C’è bisogno di molta costanza e pazienza nella vita per poter
realizzare qualcosa.
Questo è il rosso: ci ricorda il sangue, la lotta, la passione, la sofferenza, i
sacrifici... Sì, lo so che quest’ultima parola non va di moda, ma è comunque
essenziale.
Eccoti il filo azzurro che ricorda il cielo, la serenità, la gioia, la condivisione..,
l’allegria dello stare insieme agli altri. Il filo arancione è la capacità di rinnovarsi, di
affrontare le cose in modo nuovo, vincendo la noia e la ripetitività di ogni giorno.
Il viola è il colore della riflessione, del silenzio, della meditazione... del trovare noi
stessi.
L’oro che è il colore del successo, del benessere, del pane abbondante che ci
viene donato ogni giorno. Ma c’è anche il nero: il filo dello sconfitta, dello scacco,
della morte. Eh, sì, anch’esso fa parte della vita e devi imparare a tenerne conto.
Poi c’è il filo verde, il colore della natura, della speranza, dei passaggi, dell’attesa,
della resurrezione... della VITA. Ecco prendi tutti questi fili e con essi cerca di
tessere la trama della tua vita. Non pensare che sarà semplice, e nemmeno facile
o che ti occuperà poco tempo. L’arazzo finirà solo con la tua vita, ma è nella
sapiente combinazione di questi fili che troverai ciò che hai sempre desiderato. E
ora, buon lavoro, amico mio! ».
Suggerimenti didattici
La morale della favola è che la vita si costruisce intrecciando con sapienza le
realtà diverse che la compongono. Anche i colori meno brillanti o quelli più scuri
hanno un ruolo fondamentale. Per l’animazione si suggerisce di far scrivere (su
dei biglietti anonimi) la risposta a questo tipo di domande: “Il colore più
177
importante della mia vita è… Perché?” I singoli biglietti possono poi essere letti
e commentati in gruppo.
Si può anche scrivere alla lavagna (o su un cartellone) la frase: «LA VITA È...»,
invitando poi i singoli componenti del gruppo a dare una propria risposta. Sarà
cura del professore o dell’animatore scrivere le varie risposte, raggrupparle ed
eventualmente commentarle alla fine.
AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA
La favola insegna che non si può abusare troppo a lungo della pazienza dei poveri.
I]ingiustizia è la prima causa delle guerre e delle più gravi violenze. Chi ha cervello
e cuore per capire inizi a guardarsi intorno e a rimboccarsi le maniche.
Il banchetto dei grandi della foresta
Gli otto animali più forti e temuti della foresta, quelli che imponevano a tutti la loro legge,
decisero di organizzare un banchetto speciale per celebrare la loro forza. Dettero l’incarico
all’elefante di pensare al cibo, agli inviti, agli addobbi... insomma a tutto quello che poteva
servire per una sontuosa festa per pochi intimi.
Quando giunse il giorno stabilito il primo a presentarsi fu il Leone, il re indiscusso della
foresta. Si era messo in pompa magna, con tanto di corona sulla criniera tirata a lucido e i
baffoni per stirati. Senza troppi complimenti si piazzò al posto d’onore e, posando le
zampe sulla tavola, fece un gran ruggito tanto per ricordare a tutti che il re era lui e quindi
si poteva incominciare.
Accanto al leone, ossequiosi e ordinati si disposero gli altri animali: la tigre, la pantera, il
leopardo, l’orso, il rinoceronte, il coccodrillo e per ultimo l’elefante, seduto in un posto
strategico così da tenere sotto controllo tutto quanto.
Ma la notizia del grande banchetto anche se l’elefante aveva fatto tutto in gran segreto
era stata diffusa da «Radio foresta», tanto che una folla immensa di animali affamati si era
presentata al vertice dei grandi, smaniosi di accaparrarsi un posto a tavola. Tra tutti, quelli
che si agitavano di più erano: la scimmia che continuava a saltare da un ramo all’altro in
cerca di un posto dove piazzarsi; il tapiro che borbottava di essere troppo lento e vecchio
per riuscire a procurarsi del cibo; la zebra che lagnandosi di essere stata ingiustamente
emarginata, rivendicava ad alta voce un posto tra i potenti. Ma chi faceva più rumore era il
cinghiale che, dopo essersi portato dietro tutta la sua numerosa famiglia, grugniva incavolato incitando gli altri in nome della Legge: «Tutti gli animali nascono liberi ed uguali in
dignità e diritti».
Il leone per un po’ fece finta di niente, ma poi tutta quella confusione e baccano cominciò
a dargli troppo fastidio. Spazientito, disse adirato all’elefante: «Ti ha dato di volta il cervello? Chi ti ha autorizzato ad invitare tutti gli animali della foresta?». Il pachiderma, tutto
rosso e imbarazzato, mostrò al re l’elenco degli invitati. Effettivamente aveva spedito
l’invito solo agli animali più forti e potenti. Ma che fare a questo punto?
L’elefante che pur essendo grande e grosso non era insensibile alla sofferenza e alla
miseria degli altri, propose di aggiungere dei posti a tavola ed estendere la partecipazione
a tutti quanti. Ma il leone, prepotente ed egoista come pochi, disse che non era proprio il
caso di cedere alle richieste di una massa di svogliati, desiderosi soltanto di accedere al
potere. Decise quindi di usare la forza e, ruggendo, cominciò a dare furiose zampate agli
animali più vicini, azzannando e aggredendo i più deboli.
In meno che non si dica tutti gli animali fuggirono terrorizzati.
«Hai visto disse soddisfatto all’elefante quanto ci ho messo a risolvere la questione? La
gente si mette in testa proprio delle strane idee. Non sanno che il benessere è solo per
pochi privilegiati? Bah! comunque ora almeno potremo mangiare tranquilli! ». E fiero di se
stesso si rimise a sbranare il succulento banchetto, arricchito dalla nuova selvaggina
—
—
—
—
...
178
procurata dagli artigli del leone. Dopo il leone, anche gli altri invitati, misero a tacere i loro
scrupoli, nascondendo il muso e la coscienza nei deliziosi cibi che facevano bella mostra
sulla mensa imbandita.
Ma la scimmia che, come si sa è dispettosa e testarda, decise di dar loro una bella
lezione. Dopo aver notato che su uno degli alberi, sotto cui era preparata la tavola, c’era
un grosso nido di vespe, si arrampicò velocissima fino in cima, staccò il nido e lo lanciò sui
commensali. Una nuvola nera di insetti inferociti si gettò sugli animali, costringendoli a
fuggire precipitosamente per mettersi al riparo. Ma le vespe, troppo arrabbiate a causa del
loro nido distrutto, continuarono a inseguirli ovunque andassero, beccandoli nelle parti più
vulnerabili e prive di peli.
Così tutto ciò che si trovava sulla tavola apparecchiata improvvisamente fu messo a
disposizione di tutti, mentre il leone e la sua banda di egoisti cercano ancora un riparo alle
fastidiose punture di vespa.
IN GIOCO… E IN MOVIMENTO
GIOCO: “VOGLIO DIVENTARE RE”
Obiettivi: attraverso questo gioco, i bambini possono scoprire se
intendono rivestire posizioni influenti all’interno del gruppo, a quali
compagni riconoscono tali posizioni e secondo quali criteri.
Durata: circa 30 minuti.
Materiale: occorrono, per ogni bambino, quattro fermagli da ufficio (rossi
per le bambine e azzurri per i bambini) e una striscia di cartoncino alta
circa 5 cm e lunga 50 cm, che avrete tagliato in precedenza. All’inizio del
gioco dovrete misurare a ogni bambino la sua corona, disponendogli il cartone
intorno alla testa. Fermerete poi la striscia con la cucitrice.
Svolgimento
Oggi vorrei giocare con voi a «Voglio diventare re». Durante il gioco potrete eleggere il re del nostro gruppo. Immaginate di vivere in un Paese
straniero, governato da un re. Il re si preoccupa che siano rispettati i diritti dei suoi
sudditi; compone le liti, rappresenta gli interessi del suo Paese presso gli altri
popoli. Capite qual è la sua funzione?
Ogni bambino riceverà una corona. Ritagliate questa striscia di cartone in modo
che sembri una corona. Poi la misurerò sulla testa di ognuno di voi, in modo che
possa andarvi proprio giusta.
Ora possiamo procedere alle elezioni. Facciamo così. Darò a ciascun bambino
quattro fermagli, rossi per le bambine e azzurri per i bambini. Immaginate che
questi fermagli siano le pietre preziose che applicherete alla corona del bambino
che volete eleggere re. Avete 15 minuti per riflettere su questa elezione e per
distribuire le vostre pietre preziose. Al tempo stesso, potete raccogliere pietre
179
preziose anche per voi, andando dagli altri bambini e dicendo loro: «Vorrei
diventare re. Credo di esserne all’altezza. Dammi una pietra preziosa». Il bambino
interpellato può rispondere: «Sì, ti dò una pietra preziosa: mi piacerebbe davvero
che tu diventassi re». Ma può anche dire: «No, non mi piacerebbe che tu fossi re.
Sei troppo capriccioso e prepotente. Non ti dò nessuna pietra».
Ricordate che avete soltanto quattro pietre preziose da cedere. Potete dare, al
bambino che ve lo chiede, una sola pietra, ma anche di più. Alla fine diventerà re
colui che avrà più pietre preziose sulla sua corona.
Avete capito come funziona questo gioco? Ora vediamo chi è diventato re.
Toglietevi la corona e controllate quante pietre preziose avete raccolto. Chi è il re
del gruppo? Vorrei che si mettesse al centro per essere guardato da tutti i suoi
sudditi. Chi è soddisfatto di queste elezioni si metta alla sinistra del re; chi invece
ne è insoddisfatto si metta alla sua destra. Ora ciascuno di voi dirà al re cosa
pensa di lui.
Parliamone insieme
• Mi è piaciuto questo gioco?
• Chi è diventato re?
• Quanti bambini e quante bambine lo hanno scelto?
• Io ho cercato di diventare re?
• Ho ricevuto qualche punto?
• A chi ho dato le mie pietre preziose?
• Le ho attaccate alla mia corona per poter diventare re?
• Come deve essere, secondo me, il bambino adatto a essere re?
• Che cosa penso del bambino che è diventato re?
• Quali altri bambini hanno una certa influenza nel nostro gruppo?
• Quali vantaggi ci sono nell’essere influenti?
• E quali svantaggi?
• Ho una certa influenza in questo gruppo?
• Sono soddisfatto della mia influenza sul gruppo?
• Che cosa mi è piaciuto in questo gioco?
• Che cosa mi ha irritato?
• Come mi sento adesso?
.
180
GIOCO: “UNA FETTA DI TORTA”
Obiettivi: con l’aiuto di questo esercizio d’immaginazione guidata, i ragazzi
possono scoprire a quale compagno riconoscono maggior potere.
Durata: occorrono circa 10 minuti.
Svolgimento
Oggi vorrei proporvi un gioco che si chiama: «Una fetta di torta». Preferisco non spiegarvelo, ma lasciarvi il piacere della sorpresa. Alzatevi in
piedi e chiudete gli occhi. Ora sollevate le braccia, continuando a tenere gli occhi
chiusi. Sollevatevi sulla punta dei piedi, come se voleste toccare il soffitto con la
punta delle dita... Cercate di arrivare ancora più in alto... ancora un po’... (10 sec.).
Ora aprite gli occhi e sedetevi o sdraiatevi comodamente. Adesso chiudete gli
occhi e rimanete così fin quando non vi dirò di riaprirli.
Cercate una posizione comoda. Respirate profondamente: immaginate che l’aria vi
penetri persino nelle gambe e nelle braccia. Adesso espirate bene, in modo da
«spremere» via tutta l’aria. Immaginate di trovarvi in un piccolo ristorante. Siete
seduti intorno a un tavolo. Avete fatto una passeggiata, avete fame e sete e vi
siete fermati in quel ristorante per rifocillarvi. Arriva il cameriere, in giacca nera e
camicia bianca, che vi annuncia che non c’è più niente da mangiare: c’è solo una
fetta di torta. Solleva il vassoio e ve la fa vedere.
E lascia sul tavolo il vassoio con la fetta di torta e una forchetta. Che cosa
succede? Chi mangia la fetta di torta? Trovate un finale a questa storia. E poi
raccontate al gruppo che cosa è accaduto, secondo voi, a quella fetta di torta.
Parliamone insieme
• Mi è piaciuto questo gioco?
• A chi è andata la fetta di torta, nella mia fantasia? A un bambino? A me?
A più bambini?
• Come mi sono sentito?
• Ho detto ciò che volevo?
• Mi sono consolato pensando che, in fondo, le torte non mi piacciono?
• Che cosa penso del bambino/dei bambini che hanno avuto la torta?
• E un bambino che ottiene sempre quello che vuole? Come fa a ottenerlo?
• A quale bambino, nella fantasia della maggior parte del gruppo, è andata
la fetta di torta?
• Come ha reagito quel bambino a queste fantasie?
• Come mi sento adesso?
L’esperienza ci dice...
Questo gioco è un buono strumento diagnostico per capire quali sono i
bambini che hanno più potere nel gruppo e come vengono vissuti generalmente sentimenti di potenza e di sottomissione.
181
GIOCO “IL CERCHIO MERAVIGLIOSO”
Obiettivi: cercare il positivo in ogni situazione, dare fiducia e
incoraggiamento. Mantenere alto il morale del gruppo. Questo gioco si
presta bene come chiusura d’incontri di tipo intellettuale o ricreativo
perché favorisce lo scambio e l’apprezzamento reciproco. Il movimento, con il
contatto fisico e l’espressione verbale, facilita l’attenzione reciproca. Il cerchio dà il
senso della comunità/gruppo, nella quale tutti sono accolti, possono portare il
proprio contributo ed esprimere il proprio parere.
Durata: 5 minuti circa più la spiegazione del gioco.
Materiale: nessuno
Svolgimento
I giocatori si dispongono in un cerchio stretto, mettendo le braccia
intorno alla vita dei vicini. Al “Via” dell’animatore, il cerchio comincia a
muoversi a piccoli passi verso destra e quando qualcuno dice “Alt” si ferma. La
persona che ha chiamato “Alt” deve fare una sua valutazione personale di cosa le
è piaciuto durante l’incontro, la giornata o l’attività svolta insieme. Quando ha finito
dice “via” e il cerchio ricomincia a girare, ma nella direzione opposta. Si muove
finché un altro dice “alt”. Sono ammesse solo valutazioni personali e nessun
commento su quelle degli altri.
Questo gioco si presta bene come chiusura d’incontri di tipo intellettuale o
ricreativo perché favorisce lo scambio e l’apprezzamento reciproco. Il movimento
con il contatto fisico e l’espressione verbale facilita l’attenzione reciproca.
182
UN FILM… UNA CANZONE PER DISCUTERE
FILM “CIELO D’OTTOBRE”
A Coalwood, West Virginia, nel 1957 la prospettiva dopo le scuole superiori è
quella di lavorare nella miniera di carbone, a meno di non riuscire a ottenere una
borsa di studio universitaria grazie al football. Ma Homer Hickam, a differenza del
fratello, non ha proprio i numeri per lo sport, quello che non gli manca, invece, è il
coraggio e la capacità di sognare. Così quando, una sera d’ottobre, il cielo viene
segnato dal passaggio dello Sputnik, il primo satellite russo a solcare lo spazio,
Homer dà una forma concreta alle proprie aspirazioni e convince tre compagni ad
aiutarlo nell’impresa di costruire un razzo. Non sarà esattamente una passeggiata:
oltre che con le formule matematiche e chimiche, i quattro dovranno scontrarsi con
l’ambiente scolastico e con la comunità che non apprezza le intenzioni, e tanto
meno i primi, inevitabili insuccessi. Il sogno di Homer, poi, segue una rotta di
collisione con il padre, sovrintendente in miniera, che prende come un affronto
personale l’avversione del figlio a seguire le sue orme. L’unica a sostenere
apertamente i ragazzi è l’insegnante di scienze, miss Riley, che dà loro gli
strumenti per mettere a punto potenza e traiettoria del razzo, e poi li iscrive al
concorso scientifico federale per le scuole. Alla fine passione e impegno saranno
premiati dal successo, da una borsa di studio che permetterà ai quattro ragazzi di
continuare gli studi, dal riconoscimento della comunità, dalla riconciliazione di
Homer con il padre che ora capisce il figlio e le sue aspirazioni a una vita diversa.
Cielo d’ottobre racconta l’adolescenza come apertura alla vita, come ricerca di una
strada personale di realizzazione, diversa da quanto tracciato in precedenza da
altri. Un’adolescenza che unisce l’idealismo al realismo, che sa dare un volto
concreto alle aspirazioni ed è capace di iniziativa. Un’adolescenza che sa vedere
nello studio - nonostante i difetti dell’istituzione scolastica - la chiave per realizzare
i propri sogni, e vive il conflitto con le figure parentali senza chiusure narcisistiche.
Un ritratto di sana normalità quale il cinema non narrava più.
FILM “ TRAIN DE VIE”
Í
Í
Í
Í
Í
Í
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02m10s - 08m31s : preparativi per il viaggio
41m40s : dialogo padre e figlio
50m : dialogo su viaggio e nostalgia delle origini
01h00m : rapporto col padre
56m00s - 01h02m30s : la voce chiama alla vera identità
49m00s - 49m22s : Dio dov’è?
38m38s - 41m12s : il rapporto con Dio, Dio dov’è?
tutto il film può essere visto come metafora del viaggio, che a volte torna al
principio (come quando Mordechai scopre di essere tornato al villaggio di
partenza) e a volte ti porta a incontrare persone nuove (l’incontro con la
comunità di zingari con la festa seguente). E’ un viaggio in cui c’è un
continuo confronto con le proprie radici e la propria identità e con le nuove
prospettive (il pensiero comunista).
183
Artista: Edoardo Bennato
Album: Sembra Ieri
Titolo: Un Giorno Credi
Un giorno credi di essere giusto
e di essere un grande uomo
in un altro ti svegli
e devi cominciare da zero
Situazioni che stancamente
si ripetono senza tempo
una musica per pochi amici
come tre anni fa
A questo punto non devi lasciare
qui la lotta è più dura, ma tu
se le prendi di santa ragione
insisti di più
Sei testardo, questo è sicuro
quindi ti puoi salvare ancora
metti tutta la forza che hai
nei tuoi fragili nervi
Quando ti alzi e ti senti distrutto
fatti forza e vai incontro al tuo giorno
non tornar sui tuoi soliti passi
basterebbe un istante
Mentre tu sei l'assurdo in persona
e ti vedi già vecchio e cadente
raccontare a tutta la gente
del suo falso incidente
Artista: Nomadi
Album: Con Me O Contro Di Me
Titolo: Dove Si Va
Sai, scriverti una lettera
Non è una cosa facile
Sai, mi sento così fragile
Le bombe non ti ascoltano
Ma... questa guerra non mi cambierà
...Mai...
Dove si va
Come si fa
A stringere la vita
Intanto fuori scoppia la notte
Dove si va
Come si fa
Se vivere da queste parti
È come tirare a sorte
Sai, il tempo è scivolato via
Ma non è stato tutto inutile
Io, saprò vederti crescere
È una promessa che non mancherò
E poi, ancora un altro giorno nascerà
Per noi... noi
Dove si va
Come si fa
A stringere la vita
Intanto fuori scoppia la notte
Dove si va
Come si fa
Se vivere da queste parti
È come tirare a sorte
E non riesco più a sorprendermi
E la pazzia che danza intorno a me
E penso che dovrei difendermi
Ma è più difficile combattere
Se il pianto di una madre no
Non può salvare la notte
...La notte...
Dove si va
Come si fa
A stringere la vita
Intanto fuori scoppia la notte
Dove si va
Come si fa
Se vivere da queste parti
È come tirare a sorte
Sai, scrivere una lettera
Non è mai stato facile.
184
Artista: Alanis Morissette
Album: Jagged Little Pill
Titolo: Ironic
An old man turned ninety-eight
He won the lottery and died the next day
It's a black fly in your Chardonnay
It's a death row pardon two minutes too late
Isn't it ironic, don't you think
It's like rain on your wedding day
It's a free ride when you've already paid
It's the good advice that you just didn't take
And who would've thought, it figures
Mr. Play It Safe was afraid to fly
He packed his suitcase and kissed his kids good-bye
He waited his whole damned life to take that flight
And as the plane crashed down he thought
"Well isn't this nice"
And isn't it ironic...don't you think
It's like rain on your wedding day
It's a free ride when you've already paid
It's the good advice that you just didn't take
And who would've thought, it figures
Well life has a funny way of sneaking up on you
When you think everything's okay and everything's
going right
And life has a funny way of helping you out when
You think everything's gone wrong and everything
blows up in your face
A traffic jam when you're already late
A no-smoking sign on your cigarette break
It's like ten thousand spoons when all you need is a
knife
It's meeting the man of my dreams
And then meeting his beautiful wife
And isn't it ironic, don't you think
A little too ironic, and yeah I really do think
It's like rain on your wedding day
It's a free ride when you've already paid
It's the good advice that you just didn't take
And who would've thought, it figures
Life has a funny way of sneaking up on you
Life has a funny, funny way of helping you out
Helping you out
Ironico
Un vecchio compì 98 anni
Vinse alla lotteria e morì il giorno dopo
È una mosca nera nel tuo Chardonnay
È un assoluzione della pena di morte due minuti
troppo tardi
È ironico,non credi
È come la pioggia il giorno del tuo matrimonio
È un giro gratis quando hai già pagato
È il buon consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe pensato,funziona
Mr Gioco Sicuro aveva paura di volare
Fece la valigia diede il bacio d’addio ai suoi figli
Aspettò tutta la vita per prendere quel volo
E mentre l’aereo si stava per schiantare lui pensò
"bene non è perfetto"
ed è ironico,non credi?
È come la pioggia il giorno del tuo compleanno
È un giro gratis quando hai già pagato
È il buon consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe pensato, funziona
La vita ha un bel modo di infierire su di te
Quando pensi che tutti è okay è tutto sta andando
bene
E la vita ha un bel modo di aiutarti
Credi che tutto sia andato male e che tutto ti
scoppi sulla faccia
Un ingorgo quando sei già in ritardo
Un cartello “no smoking”durante la tua pausa
sigaretta
È come diecimila cucchiai quando tutto ciò di cui
hai bisogno è un coltello
È conoscere l’uomo dei miei sogni
E dopo incontrare la sua bellissima moglie
Ed è ironico,non credi?
Un po’ troppo ironico,lo credo davvero
È come la pioggia il giorno del tuo compleanno
È un giro gratis quando hai già pagato
È il buon consiglio che non hai seguito
E chi ci avrebbe pensato,funziona
La vita ha un bel modo di infierire su di te
E la vita ha un bel modo di aiutarti.
185
Artista: Carole King
Album: Tapestry
Titolo: Where You Lead (I will Follow)
Wanting you the way I do
I only want to be with you
And I would go to the ends of the earth
'Cause, darling, to me that's what you're worth
Where you lead, I will follow
Anywhere that you tell me to
If you need, you need me to be with you
I will follow where you lead
If you're out on the road
Feeling lonely and so cold
All you have to do is call my name
And I'll be there on the next train
Where you lead, I will follow
Anywhere that you tell me to
If you need, you need me to be with you
I will follow where you lead
I always wanted a real home with flowers on the window sill
But if you want to live in New York City, honey, you know I will
I never thought I could get satisfaction from just one man
But, if anyone could keep me happy, you're the one who can
And where you lead, I will follow
Anywhere that you tell me to
If you need, you need me to be with you
I will follow where you lead
Testi di Carole King
Dove Mi Condurrai (io Ti Seguirò)
Conoscendoti nel modo in cui ti conosco
Voglio solo restare con te
E andrò
Fino ai confini della terra
Perché, mia cara, per me questo è ciò che tu vali
Dove mi condurrai
Ti seguirò
Ovunque, mi dirai di andare
Se hai bisogno- Se hai bisogno che io sia con te
Ti seguirò
Dove mi condurrai
Se sei fuori strada
Ti senti sola e hai freddo
Tutto ciò che devi fare è chiamarmi
E io sarò lì
Sul prossimo treno
Ho sempre voluto una vera casa
Con i fiori sul davanzale
Ma se vuoi vivere a New York City
tesoro, sai che lo farò
Non ho mai pensato di trovare soddisfazione
In un solo uomo
Ma se qualcuno riesce a tenermi allegra
Quella se proprio tu
Oh, tesoro, ti seguirò dove mi condurrai
Ti seguirò dove mi condurrai
TI seguirò dove mi condurrai
Ti seguirò dove mi condurrai
Ti seguirò dove mi condurrai
RIFERIMENTI AL CATECHISMO…
“Sarete miei testimoni” da pag.27 a pag.42
“Vi ho chiamato amici” da pag.24 a pag. 37 e da pag.120 a pag.127
Eccoci al terzo mazzo di carte: il divertimento continua!
186
Feelings
da aprile a metà maggio
In diretta…
Questa sezione è dedicata ai sentimenti così come sono vissuti nel racconto. Di
seguito, in pillole, alcune definizioni utili e raccordi con il racconto biblico.
Sentimenti in pillole:
Simbolo: Sentimento è un momento di sintesi di parecchie sensazioni. Sentire
dentro, sentirsi di fare una cosa, sentore-percezione della realtà esprimono un
approccio globale di una situazione o relazione.
Psicologia: Sentimento è atto, facoltà del sentire. Ogni moto dell'animo, affetto,
passione, emozione chiuso dentro di sé o manifestato agli altri (gioia, allegria,
gratitudine, pietà/ odio, vendetta).
Bibbia: Indica la percezione e comprensione della realtà a livello viscerale. E’ un
sentire con l’utero, con il grembo, che permette un’intelligenza profonda della
realtà. E’ il sussultare del grembo di Elisabetta all’avvicinarsi di Maria o la
commozione profonda di Gesù per la morte dell’amico Lazzaro.
La nostra storia: Invidia, odio, gelosia, stima, amore, compassione... sono i
sentimenti di cui Giuseppe è oggetto o che egli stesso prova nella sua vicenda.
I sogni sul proprio futuro e la predilezione del padre (Gen.37,3-4. 37,11. 37,19-20)
suscitano l'incomprensione e la gelosia dei fratelli: Giuseppe diventa il nemico
da odiare, non il fratello da comprendere.
Nonostante le prove affrontate, Giuseppe ha l'occasione di incontrare persone che
riconoscono le sue capacità e fanno emergere i suoi talenti (Gen. 39,2-4. 39,2122. 41,38-42).
Il culmine della vicenda è il perdono dei fratelli al quale Giuseppe arriva dopo un
lungo e travagliato percorso interiore (Gen. 42,7-24. 45,4-5.15)
187
Hai un momento
Dio
Doveva capitarmi
Sei completamente a terra.
Non avresti mai creduto di poter fare
Una simile stupidaggine e nel tuo intimo
Vi sono come due voci che dicono,
l’una: “Non preoccuparti, non è grave,
altri ci sono caduti prima di te!”;
e l’altra: “Guarda come sei fiacco,
ti sei lasciato vincere dal male senza reagire”.
Sei diviso interiormente,
hai il cuore spezzato e non sai che pensare.
Sei tentato di giocare da fatalista:
“In fondo doveva capitarmi!”.
Non restare chiuso nel tuo orgoglio ferito.
Riprendi le parole del salmo:
“Dal profondo” della tua angoscia
non esitare a lasciare il tuo grido verso Dio.
Egli ti capisce e ti conosce meglio di chiunque.
Dopo che Cristo ha sconfitto il male,
dopo che è Risorto,
non puoi più dubitare della sua parola,
perché la manterrà fino alla fine.
Egli ti salverà.
Salmo 129
Dal profondo della mia umiliazione
Ti ho invocato, Signore.
Signore, ascolta la mia voce.
Le tue orecchie stiano attente
Alla voce della mia supplica.
Se badi alle colpe, Signore,
chi potrà resistere?
Ma presso di te è il perdono,
ho fiducia, Signore, lo spero.
La mia anima attende il Signore
Con più certezza della sentinella
Che attende il mattino.
Perché presso il Signore c’è la bontà,
ci sono in lui tesori di tenerezza.
E’ lui che redimerà il suo popolo
Da tutte le sue colpe.
188
Laboratorium
UNA STORIA PER RIFLETTERE…
LA MATASSA DI LANA
Si fece una gran festa alla corte del re, per celebrare il suo ingresso nella città
capitale. Il re riceveva nel salone delle feste i doni e gli omaggi. Erano tutti doni
preziosi: armi cesellate, coppe d’argento, tessuti di broccato ricamato d’oro.
Il corteo dei donatori stava esaurendosi quando apparve, zoppicando e appoggiandosi pesantemente ad un bastone, una vecchia contadina con i pesanti zoccoli di
legno. In silenzio trasse dalla gerla un pacchetto accuratamente avvolto in un telo.
Uno scoppio di risate accompagnò il movimento della donna che depose ai piedi
del trono una matassa di lana bianca, ricavata dalle due pecore che erano tutta la
sua fortuna e filata nelle lunghe sere d’inverno.
Senza una parola, il re si inchinò dignitosamente poi diede il segnale di
incominciare la festa mentre l’anziana contadina attraversava lentamente la sala,
scorticata dalle occhiate beffarde dei cortigiani.
Riprese penosamente il suo lungo cammino, di notte per tornare alla sua baita costruita nella foresta reale dove fino a quel momento la sua presenza era stata
tollerata. Ma quando arrivò in vista della sua casa si fermò invasa dal panico.
La baita era circondata dai soldati del re. Stavano piantando dei picchetti tutt’intorno alla povera abitazione, e sui paletti stendevano il filo di lana bianca.
«Mio Dio», pensò la povera donna, con il cuore piccolo piccolo, «il re si è offeso
per il mio dono... Le guardie mi arresteranno e mi porteranno in prigione...».
Quando la vide, il comandante delle guardie si inchinò cortesemente e disse:
«Signora, per ordine del nostro buon re, tutta la terra che può essere circondata
dal vostro filo di lana d’ora in poi vi appartiene».
Il perimetro della sua nuova proprietà corrispondeva esattamente alla lunghezza
della sua matassa di lana. Aveva ricevuto con la stessa misura con cui aveva
donato.
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Pretendiamo molto e abbiamo paura a donare.
Due monaci coltivavano rose. Il primo si perdeva nella contemplazione della
bellezza e del profumo delle sue rose. Il secondo tagliava le rose più belle e le donava ai passanti.
«Ma che fai?» lo rimproverava il primo. «Come puoi privarti così della gioia e del
profumo delle tue rose?». «Le rose lasciano molto profumo sulle mani di chi le
regala» rispose pacatamente il secondo.
IL GIURAMENTO
Un antico imperatore cinese fece, un giorno, un solenne giuramento:
«Conquisterò e cancellerò dal mio regno tutti i miei nemici».
Un po’ di tempo dopo, i sudditi sorpresi videro l’imperatore che passeggiava per i
giardini imperiali a braccetto con i suoi peggiori nemici, ridendo e scherzando.
«Ma... — gli disse sorpreso un cortigiano —non avevi giurato di cancellare dal tuo
regno tutti i tuoi nemici?».
«Li ho cancellati, infatti — rispose l’imperatore —. Li ho fatti diventare tutti miei
amici!».
Un uomo aveva deciso di curare il praticello davanti alla sua casetta, per farne un
perfetto tappeto verde «all’inglese». Dedicava al suo prato tutti i momenti liberi.
Era quasi riuscito nel suo intento, quando, una primavera, scoprì che nel suo prato
erano nati alcuni tarassachi, dai brillanti fiori gialli. Si precipitò a sradicarli. Ma il
giorno dopo altri due fiori gialli spiccavano nel verde del prato. Comprò un veleno
potente. Niente da fare. Da quel momento la sua vita divenne una lotta contro i
tenaci fiori gialli, che ad ogni primavera diventavano più numerosi.
«Che posso ancora fare?», confidò scoraggiato alla moglie.
«Perché non provi ad amarli?», gli rispose tranquilla la moglie.
L‘uomo ci provò. Dopo un po’, quei brillanti fiori gialli gli sembrarono un tocco
d’artista nel verde smeraldo del suo prato. Da allora vive felice.
Quante persone ti irritano. Perché non provi ad amarle?
190
IN GIOCO… E IN MOVIMENTO
GIOCO “SEI IN COLLERA CON ME”
Obiettivi: con questo esperimento i ragazzi prendono coscienza del fatto
che la collera che attribuiamo agli altri è, spesso, soltanto la proiezione
della nostra.
Durata: per questo esperimento occorrono circa 50 minuti.
Materiale: carta e penna.
Svolgimento
Oggi vorrei provare con voi un gioco che si chiama: «Sei in collera con
me».
Prendete carta e penna e pensate a cinque situazioni in cui avete creduto (anche
se non ne avete mai parlato) che qualcuno ce l’avesse con voi. Scrivete il nome
della persona in questione e, accanto, il presunto motivo della sua collera. Potete
scrivere, ad esempio: «Il mio amico Giorgio. Credo che ieri fosse arrabbiato con
me perché non ho voluto giocare con lui». Avete capito come funziona? Scrivete
allora questi cinque casi. Avete cinque minuti di tempo.
Date adesso un’altra occhiata al vostro elenco e domandatevi se ci sono state
occasioni in cui voi stessi eravate arrabbiati con la persona in questione. Cercate
di scoprire se eravate seccati, irritati o proprio arrabbiati. Vi faccio un esempio.
Potete scrivere: «Ero irritato con Giorgio perché mi aveva tirato la sabbia».
Scrivete adesso nei confronti di quali persone, citate nei vostri esempi,
avete provato sentimenti poco amichevoli. Non è necessario che sia così per
ciascuno di loro. Avete altri cinque minuti a disposizione.
Adesso vorrei che discutessimo insieme su quello che avete scritto (10 minuti di
discussione).
Vi prego ora di ricercare nella vostra memoria un caso in cui avete creduto che
qualcuno del gruppo ce l’avesse con voi. Citate il nome e il presunto motivo della
sua collera, ad esempio: «Credo che Susanna sia arrabbiata con me perché non
l’ho invitata alla mia festa di compleanno». Avete due minuti di tempo.
Verifichiamo ora l’esattezza delle vostre ipotesi.
Chiedete ai ragazzi di leggere a voce alta ciò che hanno scritto, e invitate le
persone interessate a confermare o a negare le ipotesi espresse.
Ogni qualvolta una supposizione si rivela errata, il bambino che l’ha espressa
dovrà domandarsi se nutre una certa collera nei confronti di quel compagno.
191
Parliamone insieme
• Mi è piaciuto questo gioco?
• C’è stato qualcosa che mi ha sorpreso?
• Mi capita di pensare che qualcuno sia in collera con me? Da che cosa me ne accorgo?
• Ci sono segnali evidenti?
• Come posso verificare se qualcuno è davvero in collera con me? Glielo domando? O
tengo per me
la mia idea?
• Come mai, talvolta, penso che qualcuno sia in collera con me anche se non è vero?
• A quali svantaggi vado incontro quando non verifico la mia ipotesi?
L’esperienza ci dice...
Quando suppongo che gli altri siano in collera con me, posso essere nel
giusto; ma la loro presunta collera può anche essere una proiezione della
mia. Ciò significa che, in fondo, sono io ad avercela con quella persona,
ma ho difficoltà ad ammetterlo e quindi proietto la mia collera sull’altro. I vantaggi
di un tale procedimento sono evidenti: mi posso sentire moralmente migliore
dell’altro, che è «il cattivo»; posso tirarmi indietro, e ho un buon motivo per farlo.
Altrettanto evidenti sono gli svantaggi della collera proiettata: la capacità di
rapporto interpersonale diminuisce e, nei casi più difficili, si sviluppa una forte
paura nei confronti degli altri.
GIOCO “LEI NON SA CHI SONO IO”
Obiettivi: valorizzare ogni singolo individuo del gruppo.
Durata: 20/30 minuti individuali; 20/30 minuti collettivi
Materiale: carta da fotocopie, un cartellone;
Svolgimento
L’animatore introduce l’esercizio illustrando come, troppo spesso, non
siamo capaci di valorizzare gli altri: elenchiamo più facilmente i difetti
(anche nostri) invece dei pregi. Invita dunque tutti a elencare nel rispettivo foglio di carta aspetti positivi, qualità, talenti, capacità, riferiti a ogni
componente del gruppo.
Chi man mano completa il proprio lavoro trascrive sul cartellone, in corrispondenza
dei nomi, le proprie valutazioni.
Alla fine l’animatore invita ognuno a leggere a voce alta tutto ciò che lo riguarda.
L’esercizio si conclude richiedendo a ognuno di ritagliare il proprio pezzo di
cartellone e di conservarlo, per andarselo a rileggere nei momenti difficili.
Variante - Un’altra modalità, laboriosa ma certamente più colorata, consiste
nell’esprimere i propri apprezzamenti senza mai utilizzare parole: solo simboli,
metafore, loghi. In questo caso bisogna recuperare tanti cartelloni o grandi fogli A3
quanti i partecipanti, pennarelli e colori.
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L’esperienza ci dice…
L’esperienza in sé è gratificante: ogni persona raccoglie un bagaglio di
percezioni positive da parte degli altri. Questo può essere fondamentale quando il
gruppo ha bisogno di stima reciproca e di rinforzo. E’ dunque importante che
ognuno si sforzi di ricavare aggettivi non generici (scrivere a Tizio che è «simpatico
» è piuttosto banale; molto meglio, per esempio, dire che «rende allegra la
compagnia con le sue battute »).
GIOCO “IL PROCESSO”
Obiettivi: sperimentare e prendere coscienza di sentimenti diversi
Durata: Non meno di trenta minuti.
Materiale: Nessuno (eventuali distintivi per i diversi schieramenti).
Svolgimento
Chi di noi, davanti a un buon libro giallo, non si è mai lasciato stregare
dalla tensione magica dell’aula di un tribunale dove brillanti avvocati, giocando con
le parole, capovolgevano a piacimento opinioni e destini? E’ il fascino del processo: immaginare per un momento di poter vincere la causa che si sta discutendo!
L’animatore che simula un processo, invitando i membri del gruppo a schierarsi a
favore o contro qualcosa o qualcuno, gioca una carta ad effetto per alimentare la
discussione. Molti ragazzi hanno difficoltà a esprimersi in pubblico, ma non a
prendere posizione quando si tratta di giudicare insegnanti, genitori, politici, ecc.
L’argomento del processo può essere di qualsiasi tipo, a patto che la domanda sia
posta in modo da provocare la presa di posizione da parte di tutti i partecipanti (ad
esempio: E giusto che i genitori decidano per noi che scuola fare? Siete favorevoli
alla pena di morte? Esiste Dio?
Dobbiamo continuare a incontrarci in gruppo?). I gruppi che si formeranno
possono essere
due oppure tre, se si considerano gli indecisi.
Si può anche chiedere al gruppo di dividersi in cinque parti, a seconda che si
sentano molto favorevoli, abbastanza favorevoli, indecisi, abbastanza contrari,
molto contrari.
Il dibattito ne risulterà oltremodo animato. La presenza di ben cinque fazioni rende
opportuna una suddivisione dei partecipanti che non sia soltanto spaziale (cioè
quando i favorevoli vanno a destra, i contrari a sinistra e gli indecisi al centro), ma
anche cromatica: ogni componente del gruppo può scegliere di mettersi a tracolla
un nastro (precedentemente preparato dall’animatore) di colore differente a
seconda della propria collocazione. Tale fascia potrà essere cambiata se, durante
il dibattito, qualcuno decidesse di passare dall’altra parte: è una variabile che
l’animatore può inserire. In questo caso, si eviti che il cambiamento di opinione
provochi confusione: sarà chi gestisce l’incontro, quando lo riterrà opportuno, a
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domandare: « Qualcuno intende modificare la propria posizione all’interno del
gruppo? »
Suggerimenti ed esperienze
Elenchiamo qui di seguito tutte le variabili che possono essere messe in
gioco durante l’effettuazione della tecnica del processo:
→ Può essere istituita una giuria di saggi che al termine del dibattito pronuncia la
sentenza di colpevolezza o innocenza. Il giudice deve poter regolare la
discussione concedendo la parola a turno.
→ Ogni gruppo può decidere di nominare un proprio avvocato che rappresenti
tutti. Le varie fazioni che si formano nel gruppo possono disporre di un tempo
preliminare per accordarsi sulla linea difensiva da tenere e sugli argomenti su
cui puntare.
→ Ogni sottogruppo può individuare al proprio interno alcuni testimoni che,
interpellati al momento opportuno dagli avvocati, aiutino a fare chiarezza.
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UN FILM… UNA CANZONE PER DISCUTERE
Film: “KODA FRATELLO ORSO”
Arrivati quasi alla fine dell’anno di catechismo si suggerisce questo film poiché,
oltre ad essere adatto ad ogni età, potrebbe rappresentare un momento di
divertimento e formazione per tutti, genitori compresi, organizzando sia
approfondimenti che giochi ispirati al racconto filmico.
I temi dell’amore e della fraternità sono ben espressi nel film che presenta diversi
spunti di riflessione su valori ben condivisibili (la tolleranza, l’amore, la fratellanza),
pur in un clima un po’ generico di spiritualismo naturalistico acquariano. Su
quest’ultimo punto si fa notare che una prospettiva come quella presentata, dove ci
si incarna tranquillamente negli animali e si conversa con gli spiriti dei defunti, nel
film ha un valore esemplificativo e che perciò possiamo coglierne l’insegnamento
senza necessariamente credere alle stesse cose.
L’insegnamento vero, invece, riguarda: imparare a vedere il mondo da un’altra
prospettiva (Kenai scopre che l’uomo è un mostro pericoloso per gli orsi); imparare
ad amare (e qui siamo in un’ottica totalmente cristiana: vivere l’amore come dono
completo di sé); riscoprire la bellezza del sentimento fraterno in una prospettiva
che va oltre i legami di sangue.
La trama: siamo in un’imprecisata epoca del passato tra i nativi dell’America del
nord. La vicenda viene raccontata da un vecchio a dei bambini e ricorda di quando
lui con i suoi fratelli, il maggiore e il minore, viveva divertendosi con loro e
preparandosi ad assumere le responsabilità dell’età adulta.
In particolare era Kenai, il minore, ad essere il più scanzonato e ribelle mentre
Sitka, il maggiore, era il fratello buono e saggio. Un gesto irresponsabile di Kenai
fa si che tutti e tre si trovino ad affrontare un’orsa minacciosa. Sitka, vistosi
perduto, si sacrifica per salvare i fratelli e muore; Kenai, sentendosi in colpa dà la
caccia alla bestia per vendicare il fratello. Riuscirà a trovarla e ad ucciderla ma a
quel punto subirà la punizione e dovrà trasformarsi in un orso fintanto che non
imparerà a compiere un gesto d’amore vero cioè gratuito.
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Artista: Queen
Album: Greatest Hits I
Titolo: Somebody To Love
Can anybody find me somebody to love
Ooh, each morning I get up I die a little
Can barely stand on my feet
(Take a look at yourself) Take a look in the mirror and cry (and cry)
Lord what you're doing to me (yeah yeah)
I have spent all my years in believing you
But I just can't get no relief, Lord!
Somebody (somebody) ooh somebody (somebody)
Can anybody find me somebody to love ?
Yeah
I work hard (he works hard) every day of my life
I work till I ache in my bones
At the end (at the end of the day)
I take home my hard earned pay all on my own
I get down (down) on my knees (knees)
And I start to pray
Till the tears run down from my eyes
Lord somebody (somebody), ooh somebody
(Please) Can anybody find me somebody to love ?
(He works hard)
Everyday (everyday) - I try and I try and I try
But everybody wants to put me down
They say I'm going crazy
They say I got a lot of water in my brain
Ah, got no common sense
I got nobody left to believe in
Yeah yeah yeah yeah
Oh Lord
Ooh somebody - ooh somebody
Can anybody find me somebody to love ?
(Can anybody find me someone to love)
Got no feel, I got no rhythm
I just keep losing my beat (You just keep losing and losing)
I'm OK, I'm alright (he's alright - he's alright)
I ain't gonna face no defeat (yeah yeah)
I just gotta get out of this prison cell
One day (someday) I'm gonna be free, Lord!
Find me somebody to love
Find me somebody to love
Find me somebody to love
Find me somebody to love
Find me somebody to love
Find me somebody to love
Find me somebody to love
Find me somebody to love love love
Find me somebody to love
Find me somebody to love somebody somebody somebody somebody
Somebody find me
Somebody find me somebody to love
Can anybody find me somebody to love ?
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(Find me somebody to love)
Ooh
(Find me somebody to love)
Find me somebody, somebody (find me somebody to love) somebody, somebody to love
(Find me somebody to love)
Find me, find me, find me, find me, find me
Ooh - somebody to love
(Find me somebody to love)
oh
(Find me somebody to love)
Find me, find me, find me somebody to love
(Find me somebody to love)
Anybody, anywhere, anybody find me somebody to love love love!
Wooo somebody find me, find me love
Artista: Angelo Branduardi
Album: Camminando Camminando
Titolo: Piccola Canzone Dei Contrari
C'è un posto bianco e un posto nero chissà dov'è
per ogni volo di pensiero dentro di te
c'è un posto alto e un posto basso chissà dov'è
per un violino e un contrabbasso dentro di te
e un posto dove ci son io
C'è un posto uovo e uno gallina chissà dov'è
se non sai chi sia nato prima dentro di te
c'è un posto in pace e un posto in guerra chissà dov'è
in piedi o tutti giù per terra dentro di te
e un posto dove ci son io
che cerco un posto tutto mio lì di fianco a te.
C'è un posto vino e un posto pane chissà dov'è
per quando hai sete oppure hai fame dentro di te
c'è un posto verde e un posto rosso chissà dov'è
per quel che resta o quel che passa dentro di te
c'è un posto vero e uno bugiardo chissà dov'è
per quando va la gatta al lardo dentro di te
e un posto dove ci son io.
C'è un posto tutto e un posto nulla chissà dov'è
per una donna e una fanciulla dentro di te
c'è un posto bello e un posto brutto chissà dov'è
non sempre si può avere tutto dentro di te
c'è un posto fermo e uno animato chissà dov'è
per come il mondo è disegnato dentro di te
e un posto dove ci son io
che cerco un posto tutto mio lì di fianco a te.
Tutto bene, sono a posto
Devo solo uscire
Un giorno
Trovatemi
Chi può
Qualcuno Da Amare
Chi può trovarmi qualcuno da amare?
Ogni mattina mi alzo e mi sento morire un po'
Riesco a malapena a stare in piedi
Guardo lo specchio e piango
Signore cosa mi stai facendo?
Ho passato tutta la mia vita a credere in te
Ma non riesco a riceverne conforto, Signore!
Qualcuno, qualcuno
Chi può trovarmi qualcuno da amare?
Lavoro duro ogni giorno della mia vita
Lavoro fino a rompermi le ossa
Alla fine porto a casa la mia paga guadagnata duramente
tutto solo
Mi inginocchio
E inizio a pregare
Finché le lacrime non mi sgorgano dagli occhi
Signore - qualcuno - qualcuno
Chi può trovarmi qualcuno da amare
Ogni giorno - cerco e cerco e cerco Ma sembra che tutti vogliano umiliarmi
Dicono che sto impazzendo
Dicono che ho il cervello pieno d'acqua
Dicono che non ho buon senso
Non mi è rimasto nessuno in cui credere
Yeah - yeah yeah yeah
Oh Signore
Qualcuno - qualcuno
Chi può trovarmi qualcuno da amare?
Non ho più sensibilità, non ho ritmo
Continuo a perdere colpi
Non subirò più sconfitte
da questa cella
sarò libero, Signore!
qualcuno da amare
trovarmi qualcuno da amare?
197
Angelo Branduardi
Album: Il Dito E La Luna
Titolo: L'uso Dell'amore
Artista: Giorgia
Album: Greatest Hits
Titolo: Vivi Davvero
Questo è il prezzo che questo mondo impone a noi
Di vivere senza certezza alcuna...
In bilico nel blu e disperati amanti che non mai trovato amore puro
Piegati alle regole del buon mercato
Mi pento mi dolgo per questo peccato
Ma quando respiro mi accorgo che esisto davvero
E stiamo isolati in cerca di gloria mediocri e muti e senza memoria
Ma guarda l'estate è tornata speranza c'è ancora..
Ti prego vivi... vivi... vivi... davvero...
vivi... vivi... vivi davvero... davvero...
Questo è il prezzo che questo tempo impone a noi
Velocemente vivere una vita
Il frutto del peccato una donna l'ha mangiato
Adesso io vorrei un pezzo di torta
Piegati alle regole del buon partito
Nessun pregiudizio è mai stato sanato
Raccontami quello che fai per dormire la notte
Illusi delusi dal senso di colpa
Costretti da una morale distorta
Ma fuori c'è un mondo di anime salve davvero
Ti prego vivi... vivi... vivi... davvero... davvero
vivi... vivi... vivi davvero... davvero...
(Il cielo su di noi la strada siamo noi...)
Vivi... vivi... vivi... davvero... davvero...
Vivi... vivi... vivi davvero...
Vivi... vivi... vivi... davvero... davvero...
Vivi... vivi... vivi davvero...
(Il cielo su di noi la strada siamo noi)
Vivi... vivi... vivi... davvero... davvero...
Vivi... vivi... vivi davvero...
Get up more...
Vivi... vivi... vivi... davvero... davvero...
Vivi... vivi... vivi davvero...
(Il cielo su di noi la strada siamo noi)
Vivi... vivi... vivi... davvero... davvero...
Get up more...
Vivi... vivi... vivi davvero...
-I buoni i cattivi i dipinti ed i vivi
Non c'è ideale che valga una guerra...
Combatti ogni piccolo e grande tormento
Ed esci più fuori a gioire di ogni momentoVivi... vivi... vivi... davvero... davvero...
Vivi... vivi... vivi davvero...
RIFERIMENTI AL CATECHISMO…
Il bruco non ce l'ha
la mela non ce l'ha
il ramo non ce l'ha
e l'albero non ce l'ha
la cassetta non ce l'ha
piena di mele non ce l'ha
ed anche il camion non ce l'ha
l'uso dell'amore
l'amo non ce l'ho
il sughero non ce l'ha
lo lenza non ce l'ha
la canna non ce l'ha
il cestino non ce l'ha
pieno di pesci non ce l'ha
e anche il fiume non ce l'ha
l'uso dell'amore
Dicono che c'è
dicono com'è
senza dire mai
cosa ne puoi fare
dicono dov'è
dicono quand'è
mo e' un mistero in sé
l'uso dell'amore
dicono di te dicono di me
e non sanno che
io lo imparerò da te
tu lo imparerai da me
la cruna non ce l'ha
e l'ago non ce l'ha
il filo non ce l'ha
il punto non ce l'ha
e l'abito non ce l'ha
pieno di tasche non ce l'ha
anche l'armadio non ce l'ha
l'uso dell'amore
Dicono che c'è
dicono com'è
senza dire mai
cosa ne puoi fare
dicono dov'è
dicono quand'è
mo e' un mistero in sé
l'uso dell'amore
dicono di te dicono di me
ora che lo so da te
ora che lo sai da me
l'America ce l'ha
l'Africa ce l'ha
e l'Asia ce l'ha
l'Antartide ce l'ha
Atlantide ce l'ha
se pure non l'aveva già
tutto il mondo ha
l'uso dell'amore
“Sarete miei testimoni” da pag.43 a pag.53
“Vi ho chiamato amici” da pag 140 a pag.145 e da pag.184 a pag.205
Finalmente siete arrivati alla conquista dell’ultimo mazzo di carte:
complimenti!!!
198
Approfondimo!?!
199
Itinerario sull’affettività
e la sessualità dei giovani
Ha amato
con cuore di uomo.
Itinerario
Spunti per la
progettazione
Laboratorio
200
AFFETTIVITA’ - SESSUALITA’- AMORE
un itinerario
Rielaborazione degli appunti del corso di Giuseppe Cingolani
Destinatari: animatori e catechisti, giovani adulti
1. L’ EDUCAZIONE CRISTIANA SPESSO E’ DIFFIDENTE VERSO IL CORPO,
IL PIACERE E LA SESSUALITA’
Come mai si associa al cristianesimo un atteggiamento negativo verso il corpo (e
la sessualità)?
Questo atteggiamento negativo in realtà non si collega tanto a Gesù e alla cultura
ebraica (secondo la quale l’uomo è un corpo vivente che sente, che ama, che si
relaziona) quanto alla filosofia greca ed ellenistica.
Secondo Platone, infatti, esiste un dualismo anima/corpo in cui la dimensione
fondamentale è quella dell’anima. Nello STOICISMO (filosofia ellenistica) si esalta
il LOGOS (la ragione): il filosofo si eleva al logos vincendo le passioni, gli istinti. Il
corpo, la passione, gli istinti, sono quindi qualcosa di irrazionale, negativo, da
vincere e controllare.
Molti Padri della Chiesa sono influenzati dal pensiero greco ed ellenistico, come S.
Agostino: secondo lui l’uomo dovrebbe essere padrone del corpo, dominarlo, ma il
peccato ha corrotto questo fatto. Il corpo deve essere comandato dalla volontà, il
piacere sessuale viene identificato con il peccato perché nell’atto sessuale l’uomo
perde il controllo del suo corpo, si “abbandona”. L’unico motivo giustificabile della
sessualità diventa allora la procreazione.
E’ solo dopo il Concilio Vaticano II che si arriva ad una visione nuova, più vicina
all’origine ebraica.
Oggi? Una sfida creativa.
2. EPPURE LA BIBBIA NON HA QUESTA DIFFIDENZA: L’IMMAGINE DI DIO
= MASCHIO E FEMMINA cioè ESSERI SESSUATI CHE SI DESIDERANO
Nel mondo della Bibbia non vi è questa diffidenza verso il corpo, la sessualità, il
piacere. Per esempio nel Cantico delle creature, l’unico testo biblico che non parla
di Dio, ma è collocato al centro della Bibbia, vi sono molte immagini poetiche che
parlano del desiderio che spinge l’uomo verso la donna e la donna verso l’uomo,
viene celebrato l’amore nella sua componente erotica e sessuale.
Un testo importante è quello della Genesi, un libro che si pone il problema di come
parlare di Dio.
Leggiamo in Genesi 2:
“A immagine di Dio li creò, maschio e femmina li creò”
201
Questo significa che nell’uomo è immagine di Dio il continuo desiderarsi di
maschio e femmina, EROS, impasto di carne, occhi, pelle, assenza, attesa, questo
rende presente Dio, cioè la relazione, il desiderio ardente della relazione.
Siccome io sono maschio o femmina, c’è in me qualcosa che inizia una danza per sradicarmi da
me e gettarmi verso l’altro; questo qualcosa non è immateriale, è nella carne, nel corpo...
L’uomo è questo, è fondamentalmente relazione.
3. COS’E’ IL PIACERE SESSUALE?
Il piacere sessuale è un tipo di piacere non solamente molto forte, ma
qualitativamente diverso dagli altri. Perché?
a) Perché c’è qualcosa che mi sfugge: E’ ABBANDONO AL DI LA’ DEL
CONTROLLO
C’è un incontro di corpi, intimità fisica, ma il corpo sfugge al mio controllo (per
esempio nel chattare la relazione virtuale è sotto il mio controllo, mentre
nell’incontro reale il mio corpo parla di me in un modo che non controllo
completamente): il corpo tradisce la mia verità.
Nel mio corpo sono accessibile all’altro oltre la mia volontà, mi spossesso.
b) Inoltre non provo piacere per un oggetto, ma davanti a un soggetto, una
persona (nella sessualità infatti si avvia un processo a spirale: tanto più l’altro
gusta la mia presenza, più io godo) = reciprocità, riconoscimento dell’altro,
massimo punto della relazionalità (l’uomo è sete di relazione, vuole essere
riconosciuto come soggetto): E’ MASSIMA RELAZIONALITA’
4. LA SESSUALITA’ ESPRIME E RISPONDE AL PIU’ PROFONDO DESIDERIO
UMANO: ESSERE AMATO COME UNICO
Cosa differenzia l’amore di coppia dagli altri tipi di amore? Per cui solo questo
realizza il desiderio più profondo dell’uomo?
La domanda fondamentale per ciascun essere umano è questa: ci sarà mai
qualcuno che mi ami come unico e irripetibile? Per qualcuno avrò un valore infinito,
cioè incommensurabile?
Questo desiderio profondissimo dell’uomo ha risposta solo nell’amore erotico. Dice infatti il
terapeuta Victor Frankl: “é così che nasciamo a questo mondo, perché siamo confermati da un altro
in ciò che confusamente intuiamo di noi”.
L’incontro sessuale è espressione di questo, non è solo un fatto di procreazione.
Oggi è frequente l’illusione di produrre un rapporto tramite la sessualità, mentre la
sessualità ha il compito di esprimere questa conferma di unicità che appartiene
all’intero rapporto, non di produrla.
Il funzionamento della sessualità è semplice, si scopre subito. Si fa subito ed è
deludente. Ma arrivare all’arte è tutt’altra cosa. Significa accendersi
completamente, corpo, cuore, anima. Un vero orgasmo coinvolge tutte le parti e
implica tutto il rapporto che c’è con l’altro, per esempio se lo stimi, ecc. Allora è
compimento ed espressione dell’amore.
5. FACCIO PECCATO?
Questa domanda è la morte della fede, ma ci è entrata nella mente. Essa infatti
esprime soprattutto paura di trasgredire una legge. Ma al centro va posta invece la
202
relazione con Dio che mi aiuta ad essere pienamente me stesso. Ne consegue che
il peccato è quello che non mi aiuta.
Non si tratta di verificare il proprio comportamento di fronte ad una lista di cose da
fare e da evitare, ma di verificarlo alla luce della relazione con Dio. Più mi stringo
nella relazione con Dio, più riesco a sciogliere la paura.
6. AMBIGUITA’ DELLA SESSUALITA’
La sessualità dunque è un grande valore, perché connota una relazione d’amore che risponde al
più profondo desiderio umano, quello di essere amato come unico. Ma allora da dove sorgono i
problemi?
Dall’AMBIGUITA’ della sessualità.
La sessualità è ambigua per il conflitto La sessualità è ambigua per:
fra:
la confusione fra RAPPORTO
PULSIONE SESSUALE aperta
SESSUALE
vs
e RELAZIONE INTIMA
DESIDERIO PROFONDO di esclusività
e riconoscimento reciproco
Ci viene in aiuto il capitolo III della Genesi.
In questo capitolo la condizione umana viene descritta come ANGOSCIA DAVANTI ALLA
VITA/MORTE attraverso il simbolo della NUDITA’ = VULNERABILITA’ (Adamo ed Eva si
accorgono di essere nudi).
Si tratta di un testo scritto con un linguaggio MITICO, cioè una storia che parla
dell’origine di ciò che l’uomo vive in ogni momento della sua storia, qualcosa che
riguarda la condizione umana in se stessa (non sono fatti storici né storielle per
bambini).
In questo testo si parla del “peccato” originale, cioè fondamentale, connesso alla
condizione umana di ogni tempo. Vediamo però che la parola “peccato” per gli
ebrei non ha immediatamente una connotazione moralistica, significa piuttosto
“fallimento” (immaginiamo un arciere che non centra l’obiettivo); quindi il peccato è
quando non riesco a realizzare la mia vita in pienezza (cioè secondo le categorie
del buono/bello/vero, che gli ebrei non distinguono).
Gli ebrei al ritorno dalla dura esperienza dell’esilio di Babilonia cercano le radici del
fallimento e raccontano attraverso questo libro della Bibbia ciò che hanno
compreso.
Importante è il dialogo col serpente: il serpente nel mondo mediorientale è un simbolo ambivalente
(il suo veleno può dare la morte, ma era ricercato anche come farmaco = può dare la vita, risana,
però anche ti uccide). Il serpente rappresenta dunque la VITA/MORTE, cioè la globalità
dell’esistenza umana perché l’uomo è vivo e vitale, ma è minacciato dalla morte, non solo fisica
(sono forme di morte anche il fallimento, la solitudine, la paura).
L’uomo comincia a fallire quando dialoga col serpente, cioè con la VITA/MORTE: l’uomo infatti a
differenza degli animali è consapevole e cosciente della sua morte (e questo determina paura,
ansia e inquietudine costante); gli animali possono avere PAURA davanti a un pericolo presente e
attuale (paura sana) e determinato, ma solo gli uomini possono provare ANGOSCIA, cioè la paura
davanti a un pericolo anche solo possibile e indeterminato.
Il primo effetto della paura nelle relazioni con gli altri è diffidenza e difesa, infatti
Dio appare come qualcuno che minaccia “Non mangiate il frutto di quest’albero! Se
no morirete!” Ma le parole di Dio sono una minaccia o un consiglio?
203
Dio cerca di evitare all’uomo l’esperienza della morte. Il serpente, cioè la paura,
trasforma queste parole in una minaccia in modo da mantenere l’uomo schiavo.
L’uomo quindi diffida di Dio: non ascolta il suo consiglio, prende il frutto (la vita
bella, buona e vera), lo mangia; cioè pensa che la felicità non venga da un
rapporto di fiducia con l’altro, ma si prende la felicità con le sue forze, così la
riuscita della sua vita dipende da lui. Il risultato: scopre di essere NUDO cioè
vulnerabile, senza difese.
Quanto più penso, infatti, che la mia vita dipende da me, più sono scandalizzato e
impaurito dalla mia inadeguatezza, dal mio scoprirmi piccolo. Avendo ideali di
perfezione mi vergogno di me e sono infelice.
A questo punto Adamo ed Eva si coprono gli organi genitali, un gesto che
simboleggia la coscienza di essere vulnerabili, fragili; essi cercano riparo dietro
cose inconsistenti (le foglie).
In questo stato di paura l’altro può rendermi un oggetto, qualcosa da conquistare,
da usare per i suoi fini. Ecco la radice dell’ambiguità della sessualità umana:
invece di rispondere al più profondo desiderio umano, quello di essere amato
come unico, diventa una forma di “uso” dell’altro.
Vediamo come.
Uno dei desideri a cui solo
l’amore di coppia risponde è il
riconoscimento della mia
unicità, perché solo l’amore
erotico esige l’esclusività
Però...
L’istinto sessuale, la pulsione
non è organizzata in questo
modo esclusivo, è indirizzata al
genere (femminile o maschile
che sia)
L’esclusività non è un dato di partenza, potenzialmente l’istinto sessuale è aperto; essa è il punto di
arrivo, presuppone un percorso. Per vivere la sessualità in modo esclusivo ci vuole tempo. Ci sono
infatti anche rapporti sessuali insignificanti, che possono dare tristezza, vuoto.
La sessualità diventa significativa se sono cosciente che esprime un conoscersi
reciproco, un venirsi incontro. Adamo ed Eva infatti si coprono non perché la
nudità in sé sia vergognosa, ma per arrivare davvero a scoprirsi nel
riconoscimento reciproco di persone uniche e amate come tali.
Un altro aspetto in cui si esprime l’ambiguità della sessualità è la possibile
confusione fra RAPPORTO SESSUALE e RELAZIONE INTIMA.
Proprio perché la sessualità è in grado di esprimere l’affidarsi reciproco di due
persone in modo totale, si presta tantissimo a diventare una COMPENSAZIONE
per l’insoddisfazione della vita.
Invece è un godimento relazionale. Ma io posso illudermi che se vivo un rapporto
sessuale con una persona sono già in una relazione intima, di reciproca stima e
fiducia con lei. Insomma si rischia di aspettarsi dalla sessualità ciò che invece la
sessualità può solo esprimere, non produrre!
204
7. DALL’INNAMORAMENTO AD UN PROGETTO PER SEMPRE: IL
FONDAMENTO DEL “PER SEMPRE” E’ PERCHE’ SPERIMENTO L’AMORE
GRATUITO E INFINITO DI DIO ATTRAVERSO LA MEDIAZIONE DELLA
VITA CONDIVISA (nella sessualità e nell’atto sessuale esprimo l’esclusività
e totalità di questo rapporto)
L’INNAMORAMENTO (non la cotta...) è ambivalente perché scatena risorse positive, ma è anche
rischioso perché può distruggere l’esistenza nella sofferenza, nella delusione, nell’abbandono.
L’innamoramento è un’esplosione di energia, apre una nuova fase dell’esistenza, in cui divento
dispostissimo a cambiare, quasi mi “rimbecillisco”, vedo nell’altro una meraviglia. Come è
possibile?
Il filosofo e teologo russo Solovev afferma che quando ci innamoriamo scopriamo
per la prima volta che un’altra persona oltre a noi stessi ha un valore infinito;
saremmo capaci di morire per lei; solo allora vediamo l’altro così come lo vede Dio!
L’innamoramento è AMBIVALENTE:
a) apre risorse di cambiamento, fa veder l’altro come un valore infinito...
b) è rischioso
perché:
•
•
•
•
potrei perdere l’altro
l’amore potrebbe non essere corrisposto
l’innamoramento ti può fregare perché la prima esperienza di amore è
quella verso la mamma o il papà; questa esperienza segna tutta la vita e
resta nell’inconscio, quindi ci innamoriamo di chi ci ricorda in positivo o al
contrario (quello che ci è sempre mancato) questa prima esperienza; il
rischio è di rivivere quello stato affettivo infantile, illudendoci che la persona
di cui siamo innamorati sarà la nostra felicità; questo è bello, ma illusorio
perché su questa base non possiamo intraprendere un rapporto duraturo:
una persona non può risolvere tutti i problemi della nostra vita! Infatti
subentrano poi i problemi, le frustrazioni, una fase difficile del rapporto,
allora pensiamo di aver sbagliato persona e ne cerchiamo un’altra;
procediamo quindi nell’illusione: nessuno può renderci felice, può solo
accompagnarci nella vita...
altro inganno: l’innamorato sente che non esiste una persona con cui sta
meglio, perciò si sposa. Ma è possibile che in tutta la vita non trovi una
persona con cui sto meglio che con quella che ho sposato? Improbabile!
Allora si cade in crisi e si cambia la persona.
Come superare queste ambiguità?
Torniamo al fondamento biblico: Genesi 2,20
“Non è bene che l’uomo sia solo...”
Dio cerca un aiuto “che gli stesse in volto”, cioè che gli sia pari. Per la compagna
l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre, cioè le sue illusioni infantili,
quell’esperienza infantile di amore o non amore vissuta con i genitori. Dio infatti
trae dal sogno dell’uomo Eva, la perfetta reciprocità, la conduce all’uomo e i due
abbandonano il padre e la madre per essere una cosa sola.
Nell’innamoramento c’è un eros platonico, che consiste nell’amare nell’altro le
caratteristiche che sono promessa di felicità per noi. Poi ovviamente poi
l’innamoramento decade e può anche capitarmi di incontrare una persona migliore,
che fa più per me rispetto a quella di cui mi ero innamorato. L’amore erotico infatti
si può anche definire con questa frase: “Ti amo perché...”: perché mi fai stare
bene, perché sei dolce, perché sei intelligente, ecc. Potrei anche incontrare
un’altra persona che mi fa stare bene, magari anche più dolce o più intelligente...
205
L’innamoramento non basta quindi per progettare una vita condivisa, almeno nel
desiderio, per sempre.
Ma già nell’innamoramento c’è un’intuizione iniziale che nella persona amata c’è
qualcosa di unico, irripetibile, non misurabile. Questa intuizione porta al salto verso
l’AMORE: ti amo perché sei TU, perché scelgo di amarti (non perché sei bella,
intelligente o ti piacciono le cose che piacciono a me ecc.); cioè, anche perché sei
bella, brava, simpatica, ecc., ma non sei la più bella, brava, simpatica per me!
Questa intuizione è un MISTERO, non ha quasi ragioni.
L’uomo ha poi la forza di essere fedele a questa intuizione? E’ difficilissimo per la vulnerabilità e
l’angoscia propria della condizione umana. L’uomo infatti cerca la felicità e proietta questa ricerca
sull’altro: si aspetta dall’altro la felicità, se non la ottiene resta deluso e lo lascia.
L’amore fedele è possibile solo se l’altra persona mi è condotta da Dio, cioè se
incontro Dio che me la sta conducendo e attraverso di lei gusto l’amore infinito di
Dio, cioè l’amore con lei diventa l’ambiente in cui sperimento l’amore di Dio versato
sulle mie paure e ferite. Solo così posso abbandonare le attese infinite del
bambino proiettate sul partner perché le vedo corrisposte da Dio (che mi è padre e
madre).
Allora il MATRIMONIO diventa SACRAMENTO, cioè segno sensibile di una realtà
infinita: la vita vissuta insieme è simbolo della condivisione della vita di Dio
8. IL CELIBE PER DONO DELLO SPIRITO SPERIMENTA “NELLA CARNE”
L’AMORE DI DIO ATTRAVERSO TUTTA LA REALTA’
Ma se è vero che la sessualità è via privilegiata per scoprire sperimentando nel vissuto di ogni
giorno l’amore gratuito di Dio, che senso ha la vita celibataria?
Se l’esclusività dell’amore di coppia è l’ambiente in cui riesco ad assaporare l’amore di Dio, qual è
la mediazione nel caso della vita celibataria?
Cosa non vive un celibe?
- La sessualità?
Se fosse vero, sarebbe disumano! Noi siamo esseri sessuati, in tutto quello che
facciamo, così è la relazionalità umana.
- Allora cosa non vive?
L’atto sessuale e l’esclusività del rapporto, che implica anche una vita quotidiana
dove l’altro ha una posizione “speciale”, non come tutti gli altri, c’è una preferenza,
uno stile di vita, ecc.
L’orgasmo è il simbolo dell’esclusività, dell’espressione totale. Ma è solo una parte delle dimensioni
da cui è composta l’affettività umana, come si vede nello schema seguente.
intelletto e volontà
DEDIZIONE
orgasmo
DIMENSIONI DELL’
AFFETTIVITA’
UMANA
Istinto, pancia
ATTRAZIONE
sentimento
AFFETTO
INNAMORAMENTO
Eccetto questa, tutte le altre dimensioni dell’affettività umana sono vissute anche
da un celibe, anzi se le reprime si ammala.
206
Come mai non vive l’esclusività? Per un DONO DELLO SPIRITO = CARISMA, il
dono di vivere l’esclusività, cioè il sentirsi amato come unico, attraverso altre
mediazioni, ambienti. Quali?
TUTTA LA REALTA’
Per es. il rapporto con Dio, l’amicizia, la comunità, le persone che aiuta e che lo
aiutano, la relazione col cosmo...
Questo è il suo modo di incontrare carnalmente l’amore di Dio
207
Schede di approfondimento
LA GELOSIA
E’ un male?
La gelosia non è una teoria sulla vita (che si può cambiare, perché la razionalità non fa
fatica a cambiare), è un sentimento e io non sono capace di determinare i miei
sentimenti.
In sé non è un male perché nasce dal desiderio di esclusività (chi ama desidera di non
essere un bene di consumo interscambiabile). Inoltre tutti ci portiamo dietro in qualche
modo una ferita perché il nostro primo amore, quello verso il padre o la madre, è stato
frustrato. Noi nasciamo da un amore frustrato e ce lo portiamo dentro, perciò bisogna
essere comprensivi verso noi stessi e la ferita che ci portiamo dentro e che ci induce,
per paura di essere abbandonati, ad essere gelosi.
Il problema nasce quando diventa ossessiva e invadente perché allora distrugge il
rapporto, inevitabilmente.
Non posso evitare di sentire quello che sento, posso solo cercare di gestire la gelosia,
cioè:
• prima di tutto esserne consapevole, rendermi conto del carattere ossessivo
della mia gelosia, prima che l’altro se ne senta soffocato e mi lasci davvero (è
come una profezia che si autoavvera); la gelosia infatti può distruggere il
rapporto. Il geloso se viene lasciato pensa di aver ragione, non si rende conto
che è stato lui a distruggere il rapporto, fa fatica ad accettarlo perché la sua
gelosia nasce da una profonda insicurezza, dal non sentirsi “amabile”. Inoltre
sia perché un po’ di seduzione scatta sempre nei rapporti con gli altri (si vuole
apparire piacevoli, simpatici), sia perché il partner è infastidito, rischia di
provocare sempre di più la gelosia, in una escalation
• in secondo luogo bisogna parlarne al compagno/a, chiarendo che il problema è
mio, sono io che ho un’affettività ferita; il fatto di parlarne aiuta ad avere un po’
di comprensione e tenerezza da parte di entrambi per questa ferita più
profonda.
La gelosia si può cercare di gestirla in coppia, da soli è più difficile perché scattano
meccanismi inconsci.
208
COME TRASMETTERE QUESTE COSE AI
RAGAZZI, CONVINTI CHE L’AMORE DEI 15
ANNI SIA QUELLO DELLA VITA ?
Sono preoccupazioni pedagogiche.
La premessa è che in questo ci aiuta molto l’Oriente, che ha un approccio un po’ diverso dal
nostro. In Oriente infatti la vita è vista come un processo spontaneo, una rosa che sboccia. Non si
tira l’erba per farla crescere! Noi invece abbiamo una visione di questo tipo:
Facciamo una riunione per capire cosa bisogna fare
↓
PROGETTO (idea)
↓
Poi mettiamo in atto con la volontà quello che
bisogna fare
↓
VOLONTA’ che esegue
In Oriente si dice: “non fare niente perché vada bene e vedrai che ogni cosa sarà fatta”.
La crescita delle persone, le loro scelte, non sono nostra responsabilità.
Cosa possiamo fare? Essere vicini ai ragazzi, dare loro amicizia, guardarli, stupirci. Se possiamo,
comunicare loro la nostra passione, il gusto per la relazione e la sessualità come qualcosa di
profondo e bello che esprime esclusività vera, legata alla definitività (almeno come desiderio!).
A 14 anni non sanno chi sono, come si può impostare una relazione definitiva se non si sa chi si
è?
Se proponiamo esperienze vissute i ragazzi ci pensano su, invece sui dogmi in genere spengono
l’audio...
Non cadiamo nelle trappole! Se ci chiedono “Cosa pensi dei rapporti prematrimoniali?” in realtà
vogliono sapere chi hanno davanti, se siamo interlocutori.
Cosa può aiutare? Non dare risposte (né SI, né NO) ma andare a comunicare il SIGNIFICATO:
cosa significa per la mia vita fare l’amore con una persona? Quando è autentico e quando è una
bugia?
Questo serve sia a chi comunque vive il sesso come un fatto di consumo, che a chi ancora non
l’ha vissuto perché magari ha dubbi e paure.
Il senso del Magistero è quello di far riflettere le persone. Il Magistero è una mediazione, un ponte,
ha senso solo se mi aiuta a costruire il ponte con Dio. Se mi relaziono solo col ponte, e questo poi
si riserva il rapporto con Dio, non ha senso. Serve per dare stimoli e sollecitazioni, per avere un
confronto, insieme con la relazione diretta con Dio, gli altri, l’universo, per poi assumere le mie
scelte.
Questo non vale solo per gli adulti, non si insegna solo ad obbedire sperando che poi la persona
diventi autonoma, l’autonomia va allenata da subito.
Attenzione al senso di colpa, non è un segnale se per la coscienza quello che faccio è giusto o
sbagliato. Il senso di colpa infatti è neutro rispetto alla giustezza di una scelta, può dipendere da
un falso autoritarismo che ho interiorizzato e magari demonizza la sessualità. Quindi cominciare a
lavorare su di sé, conoscersi a fondo, è un cammino.
209
COME FACCIO A SAPERE SE VERAMENTE
QUESTA PERSONA E’ L’AMORE
DELLA MIA VITA?
Non ci sono ricette, però alcuni segnali da prendere in considerazione:
1. Tra noi c’è comunicazione? Mi fido di lui? Parliamo?
Oggi si sta insieme non solo perché ci si è sposati, ma perché la vita di coppia funziona. Perciò
centrale diventa la comunicazione, che dà il gusto dello stare insieme anche dopo che le emozioni
più intense dell’innamoramento si sono placate.
2. Da quando sto con lui come è cambiato il mio rapporto con me stessa? Mi piaccio di
più? Mi sento più pacificata, a mio agio?
La pacificazione e la serenità sono un segno che mi sento veramente amata, riesco a guardare con
più tenerezza i miei difetti.
3. Il mio rapporto con gli altri è più intenso e ricco?
Dopo la prima fase dell’innamoramento in cui la coppia vive solo per se stessa, l’amore dovrebbe far
fiorire la vita, le relazioni con il mondo. Spesso invece implode, allora il rapporto diminuisce le
persone invece di farle crescere, è un’illusione di amore, in realtà un parassitismo a due.
4. Ho veramente stima di lui? Se lo guardo pacatamente, dall’esterno, posso dire che
lo conosco, che mi piace come è, come pensa?
Non è scontato, a volte sto con una persona che non stimo, non mi piace com’è, l’unica cosa che mi
piace è che sta con me e mi ama e ho paura che se la lascio non troverò nessuno che mi vuole così
bene.
5. Riesco a realizzare nel rapporto con lui le mie passioni fondamentali? Riesco ad
affrontare con un sano compromesso esplicito le questioni non essenziali?
E’ un’illusione terribile pensare che l’amore fa superare tutto. In realtà un rapporto che mi porti a
soffocare, a rinunciare alle mie passioni fondamentali non è vero amore.
Ci sono poi le questioni non essenziali, sulle quali si può trattare, ma attenzione a come si trattano
perché è un errore terribile non spiegare che si sta rinunciando, che si fa un sacrificio; si può
instaurare un meccanismo per cui cede sempre uno dei due. Un rapporto può morire anche per le
cose inessenziali.
6. Lo conosco bene? So elencare i suoi difetti più grossi e forti?
Spesso sono le donne che non dicono quello che non sopportano, finché sono sature e se ne
vanno.
7. La nostra comunicazione viaggia anche sul livello del sentimento profondo?
La cosa più difficile è comunicare all’altro non giudizi o dati di fatto, ma sentimenti profondi, dire
come ci si sente. Non ci siamo abituati perché significa comunicare la nostra vulnerabilità, poter
essere feriti.
8. Il nostro amore è puro sentimentalismo o sta diventando consapevolezza?
Spesso nell’amore noi siamo come bambini che hanno bisogno sempre di conferme e di emozioni.
Ma quando l’altro non c’è, esiste per me? Sono consapevole di essere amato? Cioè l’amore regge?
Sono capace di attraversare la solitudine, sono autonomo?
210
spunti per la progettazione
1) Prima di affrontare questo tema con i ragazzi del gruppo, è opportuno che
gli animatori si confrontino con i contenuti: è una grande occasione per
affrontare un ambito chiave della vita e certamente non è possibile
accompagnare qualcuno su una strada del tutto sconosciuta.
2) Definiti i punti chiave della questione, ci si pone questa domanda: nel
contesto concreto a) della nostra personale sessualità b) del vissuto dei
ragazzi che incontriamo e con cui abbiamo una relazione educativa, che
cosa sfida questi punti chiave?
3) A questo punto si può cercare di creare un itinerario, con delle tappe e degli
strumenti.
Alcuni tratti della cultura attuale suggeriti dal sociologo Z. BAUMAN:
“Liquido” è il tipo di vita che si tende a vivere nella società moderna, in cui le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano
prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure.
L’eternità è messa al bando...
Ciò che conta è la velocità, non la durata.
La vita liquida è una vita di consumi...
Nel mondo liquido-moderno la fedeltà è causa di vergogna, non di orgoglio.
La vita non può mai fermarsi... Deve modernizzarsi, cioè continuare a spogliarsi quotidianamente di attributi giunti alla propria data
di scadenza, e a smontare/togliere le identità di volta in volta montate/indossate.
Libertà di affetti e revocabilità di impegni...
Cerco il “vero me stesso”...
Prestiamo speciale ascolto alle emozioni e ai sentimenti che si agitano dentro di noi...
...la nuova condizione di indefinitezza dell’io,... con il termine “libertà”.
Alla deriva da un episodio all’altro, vivendo ogni episodio senza la consapevolezza delle sue conseguenze, né tanto meno della
meta, guidati dallo stimolo a cancellare la storia passata più che dal desiderio di disegnare la mappa del futuro...
...la società dei consumi liquido-moderna svilisce gli ideali del “lungo periodo” e della “totalità”. Al posto di quegli ideali subentrano
i valori della gratificazione istantanea e della felicità individuale.
Nella gerarchia tramandata di valori riconosciuti la sindrome consumista ha declassato la durata in favore della transitorietà. Ha
posto il valore della novità sopra quello della durevolezza. Ha enormemente abbreviato il lasso di tempo che separa non soltanto il
volere qualcosa dall’ottenerlo, ma anche la nascita del volere dalla sua cessazione... Ha sostituito tra gli oggetti del desiderio
umano il possesso e godimento duraturo con l’appropriazione rapidamente seguita dallo smaltimento del rifiuto.
Il corpo del consumatore/che consuma è ... il primo dei valori. Il suo benessere è il principale obiettivo di ogni e qualsiasi progetto
personale e il metro e criterio ultimo dell’utilità, raccomandabilità e desiderabilità del resto del mondo umano e di ciascuno degli
elementi che lo compongono.
... le relazioni si stanno trasformando nella fonte principale, apparentemente inesauribile, di ambiguità e di ansia.
Nota: queste note non sono riferite ai giovani, né sono giudizi morali, bensì la descrizione di caratteri propri del nostro tempo e
della nostra cultura all’interno della quale viviamo noi tutti e che è il contesto dell’azione educativa
Come supporto abbiamo pensato di riportare quanto emerso nei laboratori che
completavano l’itinerario qui sopra riportato.
211
laboratorio: i sensi interiori...
Come stimolo iniziale abbiamo usato il romanzo di F.
MOCCIA, Tre metri sopra il cuore, e soprattutto la sua
versione cinematografica dal medesimo titolo.
In questo romanzo, infatti, emerge un’idea di amore come esperienza che ha il
potere di trasformare, ma che tuttavia rimane all’interno della cornice culturale
contemporanea, cioè la predominanza delle emozioni, la breve durata dei legami,
la difficoltà ad immaginare una dimensione di “eternità”, che pure resta come un
desiderio forte.
Ecco alcune piste di riflessione:
1. La nostra reazione: prendere consapevolezza di pensieri ed emozioni
personali.
2. Quali delle idee espresse nel percorso tematico sono in gioco?
3. Che importanza hanno il contesto di vita, gli adulti, gli altri ragazzi intorno ai
due protagonisti?
4. L’innamoramento nel film “rompe” una superficie di insignificanza, ma resta
un’emozione fine a se stessa per la ragazza... eppure finché la vive per lei è
un assoluto... Come può lei accogliere dentro di sé questa esperienza?
Come può questa esperienza essere così “bella” e pur finire? Le emozioni
hanno questo giro, finiscono. Il corpo è strumento di incontro, ma poi viene
usato per un’altra esperienza successiva, quanto questo ferisce?
Alcune proposte:
1. Accogliere dal mondo dell’Oriente uno stile (non si tratta quindi di seguire la
moda o cercare TECNICHE migliori); spesso infatti si chiedono all’Oriente
tecniche per vivere meglio, per rilassarsi, per godere, ma così diventano un
prodotto nel supermarket, da usare: si punta sull’esterno e su una parte,
mentre questo mondo vuole rivolgersi all’interno e a tutta la persona.
2. L’Oriente insegna l’importanza del CORPO, con la sensorialità, in
particolare i sensi più intimi (tatto e odorato, che ci fanno contattare l’altro)
3. I sensi servono per accedere alla realtà, a Dio:
VISTA = icone, arte, dramma sacro (liturgia),
contemplazione
UDITO = evento emozionale e relazionale,
suoni del mondo, parole, poesia, musica
ODORATO e GUSTO = emozioni profonde,
profumi, mangiare e bere, sapori
TATTO = accesso diretto al cuore, toccare le
cose, toccare le persone, toccare il nostro
corpo, mani
INCONTRO con il TU, AMORE, MORTE
(esperienza, ma che poi sfugge)
Esperienze di MISTERO, qualcosa sfugge,
questa è la qualità che ci rinvia a Dio Il corpo ascolta
4. Un possibile esercizio: massaggio delle mani, odorare (acqua con essenza)
e gustare (es. pane).
212
5. Il “toccare” implica un modo di rapportarsi che va oltre un contenuto logico,
un tema, un concetto, cioè al di là di qualcosa di legato alla ragione,
all’intelligenza.
Vedere alcuni esempi attraverso dei film
• DEAD MAN WALKING, la scena finale, quando suor Hellen pone la mano
sulla spalla del detenuto (mentre il prete fa un segno della croce da lontano:
non è la “forma” religiosa che conta, bensì la qualità e profondità della
relazione, la storia che c’è stata fra loro...cioè da dove viene quel gesto, che
è la stessa differenza tra il sesso fatto appena conosciuti o dopo che c’è
qualcosa di profondo fra le persone...)
• RISVEGLI
• CITY OF ANGELS
• CRASH ecc.
6. Non
separazione
della
persona
(la
persona
intera
è
CORPO/PSICHE/SPIRITO).
Le dimensioni staccate non funzionano, ma allora come si legano?
Non con un atto di volontà (sempre di testa) bensì più come un
accogliere, un lasciar andare...
Es. la scoperta di Siddartha , il fiume che va verso il mare e porta in sé
tutte le voci che egli aveva cercato. Non tutti i rumori sono la VOCE, non
tutte le emozioni sono il divino che parla in te (poi diventa mani e piedi, ma
proviene dal profondo, poi tu segui questa voce con tutte le tue parti e
queste si armonizzano). Il corpo disponibile serve perché entri questa
voce/Spirito.
7. Seguire la persona, non chiedere
alle persone di seguire un
modello (in realtà, anche se non
lo
diciamo
espressamente,
trasmettiamo un codice di
comportamento, il modello del
giovane cristiano; va bene, serve
per vivere, ma guai se si
percepisce che c’è solo quello;
succede poi che nei gruppi si
cresce, si diventa adolescenti e
giovani, ma poi ci si ferma e si resta lì, raggiunto più o meno il modello, e
quindi i giovani se ne vanno perché non c’è più niente altro di interessante e
vivo; ma l’intera vita è un percorso mai finito. Aiutare a crescere è una forma
di accompagnamento, ma solo se chi accompagna è uno che cammina
8. Condividere la vita, ad es. mangiare insieme, frequentarsi, inventarsi un
periodo di lavoro insieme per qualcosa anche di semplice, camminare
insieme, partecipare alla vita del paese
9. condividere altrove esperienze significative che ti insegnano a confrontarti
con qualcosa più grande di te: la NATURA per esempio → ESPERIENZE
COSMICHE...
10. Stringere il rapporto con Dio (non è standard)
a) bisogna offrire la possibilità di sperimentare modi diversi per trovare il proprio
b) cercare le tracce della vitalità, dove faccio esperienza di me steso e di Dio in
modo nuovo
c) l’Oriente ha il senso del MISTERO, la sensazione che c’è sempre qualcosa
che ti attende, un percorso mai finito, il senso del movimento (non la staticità o
213
qualcosa di predefinito); quindi non la ricerca di una tecnica per non stare male
o restare dove sei nel modo più dolce, ma per uscire dal gioco
Faccio esperienza di Dio proprio là dove sono più vitale (A. GRUN):
• In quali situazioni il cuore si sente sollevato?
• Quando ti senti vivo?
• Quando riesci a dimenticare te stesso?
• Quando ti lasci andare?
Seguire le tracce della vita → riconoscere cosa muove dentro
Questo c’è già nell’uomo → FIDUCIA
Alla base c’è la scommessa che l’uomo è nell’essenza aperto a Dio, quindi
scendendo dentro non può che incontrarlo, in tutte le culture ed epoche si parla
di questo fondo aperto
11. Abbiamo di fonte il nostro gruppo: che cosa possiamo fare per sviluppare in
loro la capacità di cogliere nella sessualità, nell’attrazione e nella relazione la
dimensione “spirituale” (che non vuol dire seguire le regole della morale
sessuale, ma che ha a che fare con Dio, che è relazione con Dio)?
Bisogna che li aiutiamo a raggiungere una “sensibilità”, una capacità di leggere
dentro se stessi, di non fermarsi all’epidermide delle sensazioni, a quello che
dice la gente, che leggono sui giornalini o vedono alla TV come “educazione
sentimentale”...
Nel momento in cui cominciano a sentire qualcosa, attrazione, desiderio
sessuale, affetto, ma anche timore, dubbio, insicurezza, ecc. o sono travolti da
emozioni, potrebbero contare su un certo “allenamento” a conoscersi, ad
ascoltarsi, a vedere le esperienze nei loro effetti, nella loro qualità...
LETTURE UTILI
Z. BAUMAN, Amore liquido, Editori Laterza, 2004 e Vita liquida, Editori Laterza, 2005 (per
avere un quadro della cultura attuale)
J. SALOME’, D’amore e d’accordo. Come vivere in due restando differenti, Edizioni Paoline
1998 (per coppie giovani, come passare dalla relazione di fusione dell’innamoramento a una
relazione più matura di scambio e arricchimento reciproco)
J. VANIER, Li fece uomo e donna. Per una vita d’amore autentica, Jaca Book, 1985 (un
vecchio libro, nato dall’esperienza straordinaria dell’autore nella comunità l’Arca per
handicappati mentali; può essere utile per gruppi aperti al tema dell’handicap ma anche per
tutti)
J. BASTAIRE, Eros redento, edizioni Qiqajon (Comunità di Bose), 1991 (tentativo di dare
all’eros un significato teologico, come luogo dell’incontro con Dio)
G. ZAMPETTI, Il risveglio del cuore. Le beatitudini nella vita quotidiana, Editrice Ancora 1989
(qualche consiglio per attivare la consapevolezza e l’attenzione cosciente alle dinamiche del
cuore)
P. SCHELLENBAUM, La ferita dei non amati. Il marchio della mancanza d’amore, Red
Edizioni, 1991 (l’autore, teologo e psicanalista, analizza le radici profonde e infantili delle ferite
nell’amore)
214
laboratorio:
immagini e parole
I codici figurativi
Alla base del video-clip c'è il codice televisivo, poiché il clip è anzitutto televisione
per il semplice fatto che passa e vive attraverso il monitor e poi perché molte delle
immagini sono costruite con una regia e una tecnica televisive. ( immagini
semoventi)
Anche i clip più tradizionali, riescono a produrre effetti di irrealtà, come se il
pubblico assistesse a uno spettacolo distaccato. La maniera originale con cui è
impostata, rispetto ad altri testi televisivi, la parte visiva del video-clip, è definibile,
come un cinema-cinema, si tratta insomma di metalinguaggio con grande
ostentazione della tecnica, dai movimenti di macchina all'alternanza di campi e
piani, dai flashback alle dissolvenze, senza risparmiare le varie tipologie di
montaggio.
I codici sonori
A differenza del cinema o della televisione dove la musica è sottofondo o
commento all'azione, nel clip essa diventa invece il nodo centrale per iniziare a
raccontare una storia anche e soprattutto a livello tecnico-espressivo: ad esempio,
uno degli elementi fondanti dell'immagine cinetelevisiva, il montaggio, è nel video
positivamente limitato dalla presenza musicale, in quanto i suoi stacchi sono
sempre scanditi dalla sezione ritmica e non viceversa. Tutto ciò è determinato dal
fatto che la canzone preesiste al filmato in quanto si tratta di un prodotto
dell'industria discografica.
Cosa succede quando l’immagine è bella, ma la canzone è brutta? O viceversa
quando una musica valida non è ben supportata dall'impianto figurativo? Questi
interrogativi arrivano al nocciolo centrale della questione, che dunque riguarda i
criteri con cui giudicare oggettivamente il valore e la qualità di un video. La
domanda però va impostata diversamente, nel senso che per una critica esaustiva
su forme e contenuti del video-clip, fino a individuare il suo «specifico», non basta
analizzare la compresenza dei codici musicali e figurativi ulteriormente ripartiti in
sottocodici.
Il fatto è che nella riuscita del clip intervengono altre componenti più psicologiche,
le quali si fondano a loro volta sull'intreccio di codici espressivi quali look e
telegenia
Con look si intende tutto quanto attiene alla cura e al comportamento della
persona fisica, dalla bellezza al sex-appeal, dal trucco agli abiti, dalla petti-natura
agli accessori, dal modo di parlare, gesticolare, camminare fino agli hobbies
preferiti e alle manie più bislacche.
Con telegenia si intende invece la capacità di trasferire tutte queste doti, più o
meno positive, sul piccolo schermo, non solo in virtù delle capacità personali, ma
anche grazie a opportuni accorgimenti intrinseci al lavoro col mezzo televisivo.
215
Piccoli Consigli
In rapporto alla visione individuale e privata del clip da parte dei ragazzi, i consigli
da fornire sono essenzialmente di tre tipi in ordine crescente.
Il primo è non limitarsi alla fruizione esclusiva dei video o di qualsiasi altro genere
televisivo (cartoons, telefilm, soap-operas, sport, ecc.), ma di impiegare il tempo
libero in maniera differenziata, alternando le ore passate davanti al monitor con
altre attività ricreative sia intellettuali sia motorie: oltre le solite raccomandazioni sul
piacere della lettura di libri e giornali, può anche essere utile vivere in altri modi la
musica stessa; dal piccolo schermo al disco o alla videocassetta, dalla riviste
specializzate alla pratica esecutiva, insomma la musica deve diventare non solo un
fatto visivo, ma qualcosa di assai più coinvolgente, poiché può essere guardata,
ascoltata, letta, cantata, eseguita, ballata, composta, ecc.
Il secondo è predisporsi di fronte al video-clip nella maniera meno passiva,
cercando non soltanto di godersi meccanicamente uno spettacolo piacevole, ma di
usare la propria intelligenza nei suoi confronti; in questo senso anche a casa, da
soli o con amici, si possono improvvisare alcuni giochi col clip: ad esempio a ogni
serie di video, tra uno spot e l'altro, ogni ragazzo può sceglierne uno e osservarlo
con attenzione, riguardarlo con calma grazie alla videoregistrazione; e
successivamente riflettere su una serie di questioni: a livello formale la scelta delle
immagini, i riferimenti culturali e le associazioni psichiche che sorgono
spontaneamente; a livello contenutistico l'argomento della trama, i modi in cui
viene raccontata, la morale che se ne deve trarre; a un livello più profondo l'analisi
del protagonista del clip, in riferimento a look e telegenia con l'impatto emotivo e il
grado di piacevolezza e identificazione.
Il terzo è verificare con amici e compagni di classe le proprie scelte, discutere con
loro i propri gusti, spiegare il più chiaramente possibile i motivi delle preferenze;
verificare gli interessi comuni e le cause di unanimità o divergenze su certi video,
cercando di formulare un giudizio personale e critico; passare infine dalla teoria
alla prassi, nel senso di provare a inventare uno storyboard o una sceneggiatura
per tante occasioni: nuove immagini per quelle già note, o aggiunta della parte
visiva su canzoni vecchie molto famose che non hanno mai avuto una veste
iconica (magari su generi particolari come la classica o il jazz), o ancora tentare
una vera e propria operazione multimediale costruendo canzone e immagine,
giocando a suddividersi i ruoli con tutti.
Troverai altre utili indicazioni su come usare i linguaggi
multimediali anche nella sezione Giovani “Cento modi per dire
amore”
216
Viene affrontato il tema della corporeità
Video: Vivi davvero di Giorgia
L'Alba dì Vasco
Respiri piano per non far rumore
ti addormenti alla sera
ti risvegli col sole
sei chiara come un'alba
sei fresca come l'aria
diventi rossa se qualcuno ti guarda
sei fantastica quando sei assorta
i tuoi problemi, i tuoi pensieri
ti vesti svogliatamente
non metti mai niente
che possa attirar l'attenzione
un particolare
solo per farti guardare
e con la faccia pulita cammini per strada
mangiando una mela coi libri di scuola
ti piace studiare
non te ne devi vergognare
e quando guardi con quegli occhi grandi
forse un po' troppo sinceri
si vede quello che pensi
quello che sogni
e qualche volta fai pensieri strani
con una mano ti sfiori
tu sola là dentro la stanza
e tutto il mondo fuori.
La canzone è Albachiara di Vasco Rossi, cantautore che ama provocare e giocare
col pubblico, e al quale tutto potremo rimproverare tranne di non essere efficace.
Questa è sicuramente una delle sue canzoni più riuscite. Ma non è una
contraddizione che, come è constatabile nel suo live Va bene, va bene così, lo
stesso pubblico — di adolescenti — che applau-de, va in delirio, canta ad alta voce
Vita spericolata o Siamo s'olo noi, faccia lo stesso con questa che, almeno in
apparenza, è una canzone di segno totalmente opposto? Se le altre sono inni alla
trasgressione, all'esagerazione, all'esaltazione di ogni attimo della vita, all'eccesso
come norma esistenziale, Albachiara, presenta invece una ragazzina che è l'esatto
opposto: tranquilla, calma, che ricerca quasi disperatamente la normalità. Perché?
E soprattutto, perché piace questo modello di adolescente?
Ecco in breve le caratteristiche di Albachiara.
a) È timidissima, addirittura «respira piano per non far rumore», tanta è la sua
paura di disturbare. Non vuole essere guardata e, se ciò accade, diventa subito
rossa, roba d'altri tempi. Una così è la classica imbranata. E invece piace.
b) Ama la vita regolare, altro che eccessi e trasgressione! Vasco Rossi ci informa
addirittura che va a nanna verso le nove e si alza allo spuntar del sole,
probabilmente per ripassare, perché lei...
e) ... Ama lo studio, e la cosa non deve piacerle che si sappia in giro, se Vasco si
preoccupa di suggerirle «non te ne devi vergognare».
d) Non ha il ragazzo, o almeno lui conta poco, perché non compare mai, e lei non
sembra pensarci. Lei ha altri pensieri. E, ultima deduzione...
217
e) ... Non va aifastfood, altrimenti non si spiegherebbe perché si metta a mangiar
mele per la strada. Ma l'ecologica Albachiara, con la sua vita biodegradabile, non
può amare le salsine: la vedete voi una così addentare un doppio cheeseburger o
un big mac?
Un capitoletto a parte va dedicato all'immagine finale, quella sia pur tra sottintesi
della masturbazione. Così come viene presentata, il sesso c'entra poco. Piuttosto
sembrerebbe un'affermazione d'autonomia. Il verso più importante è l'ultimo: «e
tutto il mondo fuori», che da Vasco è urlato, sottolineato, quasi rivendicato.
Questo è il primo, il più forte, forse l'unico vero filo conduttore tra tutte le canzoni di
Vasco Rossi: l'autonomia, l'indipendenza, in qualunque modo e costi quel che
costi. La «generazione senza centro e senza radici » da lui cantata, e che in lui si
identifica, ama distinguersi così. Albachiara l'ho sentita cantare da un gruppo di
diciottenni tutte curatissime, che nel loro look nulla lasciavano all'improvvisazione.
Con il ragazzo. Frequentanti fast food. Amanti dello studio non lo so, comunque
assai studiose, ma non al punto da rinunciare, alla sera, alla discoteca. Forse
cantavano un desiderio, un sogno: Albachiara è quello che è, senza incrostature,
senza maschere, e non fa nulla per piacere, per attirare l'attenzione. È l'esatto
contrario di quanto ci viene a raccontare la pubblicità, che ci dice che dobbiamo
molto preoccuparci di attirarla, anzi a ciò vanno rivolte in buona misura le nostre
energie. Eppure Albachiara diventa degna di una canzone e dell'ammirazione di
Vasco Rossi, perché la canzone da come è scritta ma soprattutto da come è
cantata — è un vero e proprio inno, un atto di adorazione.
Forse è un sogno, si diceva: perché tutte sentono, dentro di sé, che sarebbe bello
poter essere come Albachiara, senza i quotidiani sforzi per rendersi accettabili,
così fresca e autentica eppure degna di atti di adorazione come questa canzone.
Ma è solo un sogno. E allora accontentiamoci di imparare a memoria la canzone, e
sognare. Ma ragazzine che camminano per la strada con i libri di scuola e una
mela in mano, facili al rossore in viso, continuo a vederne pochine. Parliamoci
chiaro: una così mica lo trova il moroso.
Le «gioie del corpo»
E il piacere corporeo, in particolare il piacere sessuale, ha diritto o no di
cittadinanza? Una certa tradizione cattolica e anche protestante (si pensi al
puritanesimo luterano o calvinista) diffidava ed era osti le nei confronti del piacere
sessuale, delle «gioie del corpo». Occorre ricollocare il problema nella visione
«unitotale» dell'uomo. «Le gioie del corpo non sono gioie di tutto l'uomo - nota G.
Gatti. - È esperienza comune la frattura intcriore di una coscienza infelice che può
avvelenare anche le più intense forme di piacere. E tuttavia esiste una certa
continuità tra le gioie del corpo e quelle dell'uomo in senso globale: le gioie del
corpo hanno una certa risonanza nello spirito e viceversa (...). Il piacere è la forza
dell'istinto biologico. Negli animali è guida infallibile all'autocon-servazione
dell'individuo e della specie. Nell'uomo mantiene una funzione propulsiva
insostituibile, ma ha bisogno della guida della ragione per non mutarsi, come
troppo spesso avviene, in una forza cieca e distruttiva» (op. cit, p. 53).
Sessualità, linguaggio dell'amore e della vita
La conclusione è evidente. Ed è positiva nei confronti della sessualità. «Il corpo
diventa, ancor più che uno strumento di comunicazione, il linguaggio originario e
fondamentale dell'uomo, in cui si radicano tutte le altre forme derivate di linguaggio
218
(...). La sessualità è indubbiamente una realtà del corpo, ma proprio in forza della
unitotalità dell'uomo ne investe anche la dimensione spirituale, partecipa della sua
natura di spirito incarnato, assumendo significati nuovi e trascendenti radicalmente
il biologico, anche se ultimamente radicati in esso. La sessualità umana è quindi
una forma di linguaggio: di sua natura dice rapporto di amore e apertura alla vita.
Essa è chiamata a farsi linguaggio dell'amore e dell'apertura alla vita. È la fedeltà a
questi suoi significati costitutivi il criterio ultimo della sua bontà o negatività morale.
Una civiltà che tollerasse o favorisse una indiscriminata permissività nel campo
delle gratificazioni sessuali, si esporrebbe al pericolo della disgregazione sociale»
(C. CATTI, op. cit., p. 55).
Resta così superata ogni mitologia corporeista. Il corpo ha una sua saggezza, ma
non è generatore infallibile di umanità. Non si diventa più uomini assecondando
soltanto le sue pulsioni né si crea una società più libera su questa strada. Del resto
la mitologia oggi così diffusa della spontaneità corporeisla è smentita dal corpo
stesso: la forza, la salute, la bellezza, l'armonia e l'espressività del corpo sono
fruito di rinunce e di disciplina; anche a livello di corpo, la vita umana non è
creatività pura, gioco senza regole e senza costi. Basìa leggere una qualche
intervista ai grandi sportivi o alle più quotale top model. La carriera e il successo
esigono rinunce e sacrifici degne di qualche vecchio padre del deserto...
La sindrome della «donna-grissino»
Erica Jong, la disinvolta scrittrice americana di «Paura di volare», ha preso
posizione, alla (v britannica, contro lo «schiavismo della bilancia» e delle topmodel. E la sindrome del «corpo-grissino» che colpisce molte donne oggi. Basla
guardare quegli «scheletri-attaccapanni» che sono Kate Moss o Naomi Campbell,
dice la Jong.
Anche a lei, che è piccoletta e tondetta, capitò la stessa cosa da ragazzina.
«Avevo 14 anni e mi imposi una dieta da fame finché persi le mestruazioni per due
anni. In cuor mio mi sentivo in trionfo».
Per la donna essere filiforme è ormai uno status symbol. «Le classi inferiori sono
grasse, per dimostrarci superiori dobbiamo dimagrire. L'obiettivo non è il sesso ma
la convinzione che la magrezza rifletta benessere e ricchezza. Si scopre cos'r che
la maggior spinta non è il sesso ma lo status». La donna-VIP è sempre un giunco.
Dopo qualche incertezza tra donna florida e donna grissino, tra gli anni Trenta e gli
anni Sessanta, è tornato di prepotenza il grissino. «Ma oggi, magro non basta più incalza la Jong -. Bisogna essere pelle e ossa, ma con la muscolatura da palestra.
Con la dieta i seni se ne vanno, ma ora ci sono quelli di silicone. Ecco come si può
avere una vitina da Barbre e il seno di Marilyn, E se non siamo così, se non
sembriamo fotografìe di moda, ci disprezziamo. Che vuoto morale». Detto dalla
Jong, fa persin senso.
Un’esercizio proposto ( che è stato molto divertente ) è stato quello di provare ad
immaginare una tavola rotonda fatta da cantanti famosi sui tema dell’amore/
sessualità/ corporeità in cui i ragazzi dovevano fare delle domande e nelle canzoni
trovare delle frasi che potessero rispondere.
Canzoni consigliate:
Amore è – Gen Verde
219
Il sesso e l’amore – Povia
Il re – Jovanotti
Lavorare con il film
Due domande:
1. Perché il cinema?
2. Attraverso quale metodologia si può attivare?
La risposta alla prima domanda ci condurrà ad evidenziare due rilievi:
1.1. la definizione del senso.
1.2. la verifica, di quale nuova urgenza si faccia portatore soprattutto nell'attuale
contesto socio-culturale
La risposta alla seconda domanda ci consentirà di fissare alcuni criteri molto
operativi, precisamente:
2.1. di distinguere i punti di vista a partire dai quali accostarsi ad un film;
2.2. di precisare i tre livelli a cui è possibile focalizzare l'attenzione dello spettatore;
2.3. di indicare alcune strategie di intervento ed animazione.
Mi sembra che in questi richiami siano chiaramente indicate le tre dimensioni
costitutive di ogni attività di cineforum, l'intenzione, cioè, di fare del cinema:
1. un'opportunità educativa («per un'azione sapiente di recupero...»);
2. un luogo di socializzazione («luoghi di incontro e di dialogo»);
3. un'occasione per costruire cultura («spazi di cultura e di impegno»).
220
ALCUNI CRITERI OPERATIVI
Mutuando parzialmente la terminologia della analisi della narrazione ci sembra che
tre siano i rilievi metodologicamente significativi: essi ri-guardano, come
osservavamo in apertura, il punto di vista, la focalizzazione e le strategie operative
mediante cui strutturare il nostro intervento. Vediamoli nello specifico,
Il punto di vista: parlare del film, parlare sul film
Il parlare sul film traduce il punto di vista che, con Umberto Eco, potremmo definire
della lettura pretestuale: in quest'ottica il film è selezionato in funzione illustrativa e
diviene un pretesto per introdurre una problematica o trovarne conferma nella
concretezza delle immagini. Confortata dalla consuetudine dei cinedibattiti
televisivi, in cui il film funge semplicemente da input alla discussione in studio di un
determinato argomento questa scelta autorizza di solito im-pressioni superficiali,
soggettive ed estemporanee e rischia di configurarsi come prassi di dialogo che
per nulla contribuisce alla educazione dello sguardo spettatoriale.
Il parlare del film, invece, da corpo ad un punto di vista sostanzialmente differente,
un punto di vista di tipo testuale, in ordine al quale, superata l'ottica contenutistica
ed illustrativa, il film diviene un campo metodologico da attraversare - come
suggerisce R Barthes - un oggetto culturale da smontare e rimontare non per
autorizzare percorsi di lettura arbitrari e soggettivi, ma per elaborarne di critici,
sebbene personali, sempre e comunque autorizzati dalla materialità significante
del testo (i limiti dell'interpretazione, come precisa U. Eco, sono nel testo stesso).
La focalizzazione: vedere, sapere, credere
Un primo livello di focalizzazione è quello che si appunta sul vedere. Il cinema è
uno sguardo sul mondo articolato in modo sempre più personale in rapporto
all'evolvere del linguaggio oltre la camera fissa, grazie a panora-miche, carrèlli,
montaggio... Registrare questo sguardo, coglierne le diverse declinazioni, è
sicuramente un primo grande campo di lavoro : è l'approccio del cinefilo, inteso
come colui che fa pratica empirica di conoscenza e consumo di autori, di
movimenti di tendenze estetiche ed ideologiche.
Ma un film non è soltanto il luogo entro cui si organizza un vedere. Esso, proprio
attra-verso questo vedere, contribuisce al prodursi di un sapere. Verificare come
questo sapere ven-ga realizzato, ricondurlo alle logiche culturali ed alle
problematiche storiche del momento in cui è stato prodotto è il compito
dell''approccio filmologico, applicazione di metodologie e ca-tegorie critiche spesso
proprie di altre discipline ed ambiti comunicativi (psicologia, sociologia, letteratura);
Quando, infine, ad essere messo a fuoco è il credere che il film induce, mediante il
vedere ed in virtù del sapere che lo caratterizzano, dall’ approccio cinefilo e
filmologico, siamo passati a quello valoriale, attento alle strategie comu-nicative
mediante le quali il film costruisce sistemi di credenze nel pubblico (ed in questo
senso si espone alla valutazione etica) o alle modalità secondo cui affronta il
proprio tema.
TRE NODI
Il nodo linguistico-espressivo. È l'aspetto grammaticale e sintattico, che
comprende l'ana-lisi dei seguenti elementi: la fotografia (illuminazione, contrasto,
composizione, uso della pellicola), il colore (naturale, equilibrato, valore sim-bolico
delle dominanti, effetti), i campi ed i piani (tipologie, utilizzo) angolazione ed
221
inclinazione, uso della macchina (presente, nascosta), il montaggio ed il sonoro.
La competenza attivata è quella del saper vedere;
Il nodo narrativo-tematìco. E l'aspetto contenutistico del film, il suo dire qualcosa
raccontando qualcosa. Comprende i rilievi relativi a: struttura narrativa del film
(prima e ultima scena, momenti topici, evoluzione), personaggi (caratteristiche,
rapporti reciproci, funzioni nel racconto), contenuto (temi ricorrenti, problemati-che,
funzionamento simbolico). La competenza attivata è quella del saper
comprendere;
Il nodo etico-valoriale. È l'aspetto "ideologico" del film, il suo dire qualcosa in un
certo modo. Esso implica tre interventi valutativi su: dignità estetica del film (qualità
artistica, com-piutezza di sviluppo, ecc.), problematiche in gioco (valutazione sul
tema e su come il film ha trattato il tema), impatto sul pubblico (impegno morale
del regista, ecc.). La competenza attivata è quella del saper valutare.
Film analizzato
Come te nessuno mai di Gabriele Muccino
Soggetto
Silvio ha sedici anni e vive a Roma con mamma e papà - sessantottini rientrati nei ranghi
borghesi - fratello maggiore e sorella un po’ più giovane. Frequenta il liceo dove, al
momento, tira aria di occupazione e lui ha tutta l’intenzione di prender parte al gioco,
nonostante l’opposizione del padre. Quello che lo attira di più, però, è il mondo delle
ragazze, in particolare Valentina, che sta con l’amico Martino ma forse romperà e si
metterà con lui, se anche lui, come l’amico, non avesse il vizio di mettere in piazza tutto...
Intanto, mentre l’occupazione continua a gonfie vele e i rapporti con i genitori si fanno
sempre più tesi, Claudia, un’altra compagna, ha modo di rivelare i propri sentimenti a
Silvio, che la considerava una semplice amica. Incerto sul da farsi e soprattutto sul proprio
desiderio, chiede consiglio al fratello grande e disincantato, che lo invita a provare
fisicamente e a non lasciarsi coinvolgere sentimentalmente. Silvio corre da Claudia che lo
conduce sul terrazzo del palazzo; là si baciano e fanno l’amore per la prima volta. Poi di
corsa dall’amico Ponzi, ancora una volta, a raccontare tutto.
Sintesi critica
Secondo film di Gabriele Muccino, quello che ha richiamato l’attenzione della critica sul
giovane regista romano, per il tono realistico e vivace del bozzetto cinematografico, che si
presenta come fosse stato girato, al pari dell’audio, “in presa diretta” dentro un liceo
romano a metà anni '90. Tematicamente e narrativamente la commedia è costruita su tre
perni: la famiglia, scuola e contestazione, gli amici e la ricerca della prima esperienza
sessuale. L’età rappresentata è quella inquieta e desiderante degli adolescenti, in rotta
con i genitori e con le sorelle più piccole, senza sapere ancora chi si è veramente; troppo
presi da emozioni e pulsioni per darsi la pena di definire domande e cercare risposte. Si
vive come si corre: a perdifiato. Tutto e subito, “ora o mai più” - come dice Claudia sul tetto
di casa. Un film fin troppo accattivante nel presentare una generazione che brucia le tappe
senza essere in grado di dare un senso a un’esperienza adulta. Così il film termina con
l’esaltazione di Silvio che, alla domanda dell’amico “oh, sei diventato grande! Come ci si
sente?”, non può che rispondere: “Uguale a prima”. La scena finale si riallaccia a quella
iniziale, chiudendo i ragazzi dentro un cerchio privo di evoluzione.
Perché questo film?
222
Come te nessuno mai (cioè chiunque alla prova del bacio non risulti repellente) offre il
punto di vista prevalente nella mentalità corrente sull’amore e i modelli di comportamento
ad esso collegati.
Il problema che il film pone all’insegnante è l’identificazione dei ragazzi con i protagonisti,
e la difficoltà a prenderne le distanze per approfondire il tema centrale. Il rischio è che un
utilizzo superficiale, o non sufficientemente mirato da parte del docente, rafforzi lo
stereotipo anziché metterlo in discussione.
Un possibile percorso:
Il film viene usato come pre-testo per l’incontro. Ovvero viene mostrato al gruppo
per poter costruire sulle scene prescelte il discorso dell’incontro.
E’ rischioso tentare di proporre il film in momenti diversi dell’incontro, ad esempio
all’inizio, a metà e alla fine, si rischia di dover troncare i discorsi che possono
nascere dai ragazzi per riuscire a tornare alla strada che avevamo pensato. Ma
non è detto che non si possa fare.
Il film.
Alcune osservazioni:
ƒ la corsa: mentre il ragazzo corre verso casa della ragazza, l’inquadratura è
stretta e segue da vicino il ragazzo, lasciando sfuggire le scene attorno,
senza dar tempo di inquadrare nulla. Al ritorno l’inquadratura è più larga e si
sofferma su alcuni quadri: la vecchina, la coppia, il clown, dando il senso
che tutto il mondo partecipi della gioia dell’incontro.
ƒ La scena iniziale: i ragazzi si trovano al buio. Nel gruppo conta “quanto
dura”.
ƒ La scena d’amore tra i due ragazzi spazia spesso verso il cielo e le nuvole,
l’opposto rispetto all’inizio. E’ luminosa, tende all’infinito. Aiuta a cogliere il
senso di grandezza di quello che sta accadendo ai due ragazzi.
ƒ I parenti, ripresi come in piccoli quadri di famiglia del secolo scorso. In
questo momento tutti i discorsi dei grandi non contano più. Nemmono il
consiglio del fratello maggiore che dice che quello che conta è il bacio. Dal
bacio capisci se la persona ti piace. E poi… “Non innamorarti, ci stai solo
male”.
E la conferma dei discorsi che cambiano dopo quello che i due ragazzi hanno
deciso di fare “ora o mai più” è proprio il racconto all’amico fidato. Non conta
quanto dura, non importa solo il bacio, è splendido essere innamorati.
223
Percorso Famiglie
Amare l’amabile
Introduzione
In questi anni di vita di coppia ci siamo detti tante cose, forse abbiamo imparato a dirne
alcune e a tralasciarne altre, per abitudine, per quieto vivere, per non soffrire o per non
far soffrire…
Sicuramente, se siamo ancora insieme è perché ci vogliamo bene, ma nella maggior
parte delle coppie la difficoltà è dirselo. Gli anni, i problemi, il lavoro, i figli ci hanno
preso così tanto che probabilmente abbiamo dimenticato quanto importante è dirsi
l’amore, narrare l’amore l’uno all’altro. Eppure il bisogno più grande di ciascuno è
proprio quello di sentirsi amato ed è anche il sogno che ci accompagnerà per tutta la vita.
Domande per la riflessione in coppia (in questa fase non si condivide in gruppo)
•
•
•
Anche nella nostra famiglia è difficile narrare l’amore? Quali elementi lo
impediscono?
Quali le parole che ci piacerebbe dire e sentirci dire?
Cosa pensiamo di fare per continuare a comunicarci il bene che ci
vogliamo?
Testimonianza
“ Non è sempre facile tornare a casa la sera perché sempre più spesso mi prende
il desiderio di essere accolta e accettata per come sono e per quello che sono.
Invece tutto si trasforma in routine. I saluti sanno di ripetuto, i ragazzi attaccati alla
tv mi chiedono quando si mangia … e io ricomincio un altro lavoro … Eppure
basterebbe un sorriso, una carezza o addirittura … un bacio per farmi sentire viva.
Ma dov’è che ci siamo persi io e Luca?”
(da “ Non di solo lavoro vive la coppia”)
224
Cantico 1,1-4
Cantico dei cantici, che è di Salomone.
Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.
Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi,
profumo olezzante è il tuo nome,
per questo le giovinette ti amano.
Attirami dietro a te, corriamo!
M'introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo per te,
ricorderemo le tue tenerezze più del vino.
A ragione ti amano!
Riflessione
Tutti siamo innamorati dell’Amore. Da adolescenti ne abbiamo fatto esperienza e
forse le parole del Cantico risuonano in noi ricordandoci sentimenti provati nel
nostro passato, parole dette o sentite che ci hanno riempito il cuore.
Per noi sposati, quell’amore descritto ha acquistato un volto e un corpo:
quello del nostro/a consorte. E’ lui/lei che abbiamo scelto di amare, è a quell’uomo
o quella donna concreti che possiamo continuare a parlare d’amore. Vi sono
persone (forse è successo a tutti noi) che restano innamorate dell’Amore astratto,
di quello ideale, rischiando così di far naufragare il loro matrimonio. E’ come se
guardassero sempre oltre il partner, non cogliendo le sue caratteristiche, ma
confrontandolo sempre e comunque con quell’ideale che non può essere
realizzato. Sono quelle persone che pronunciano più se che parole d’amore: “Se tu
mi amassi… se tu capissi le mie esigenze… se tu fossi diverso… se davvero tu
provassi qualcosa per me… se… se… e ancora se…
Ogni rapporto d’amore, rischia davvero di annegare in tutti questi se, ma può venire
salvato se si pronuncia la parola che per sua natura è priva di se: Grazie! “Grazie per
quello che sei, limitato e ferito, magari zoppicante, ma tu, l’unico, colui che possiede
quei doni che apprezzo da quando ti ho scelto, tu che mi ami e mi sei fedele, nonostante
tutte le nostre difficoltà e le ferite che portiamo dentro”.
E’ importante che noi sposati, troviamo il tempo per fermarci a cogliere
ancora la bellezza dell’amato. Confondibile con mille altre bellezze, ma
inconfondibile quando dice le parole che risvegliano nel cuore la memoria del
nostro amore.
Domande per la discussione in gruppo
(per un momento di condivisione in
gruppo)
- Quali sono i condizionamenti che una coppia subisce e che fanno dimenticare
l’importanza di dirsi l’amore?
225
- Quali attenzioni permettono ad una coppia di non sprofondare nel mare dei se
detti e rinfacciati, ma di mantenere vivo l’amore?
Preghiera
O Signore, l’Amore che ci hai dato e che ci riscalda il cuore
è come un piccolo bambino che ha bisogno di cure,
che è esposto a molti pericoli per la sua vita.
Sarà forte e invincibile,
se lasceremo agire in noi l’opera della tua creazione
e il tuo Spirito risplenderà sui nostri volti.
Rafforza in noi la fede,
di credere che l’opera della tua potenza e della tua fantasia
sia custodita nella fragilità del nostro amore.
Amare oltre l’amabile
Introduzione
Quando ci siamo innamorati abbiamo indossato il vestito della festa. Ognuno di
noi, cioè, ha fatto il possibile per mostrare all’altro la parte più bella della sua
personalità, cercando inconsciamente di nascondere limiti, difetti e tutto ciò che
poteva renderci meno attraenti all’altro.
Con la vita insieme, la realtà si è mostrata completamente, limiti e difetti
fanno parte ormai del nostro quotidiano e a volte offuscano davvero l’immagine
positiva che ci eravamo fatti del nostro compagno/a, portandoci a vivere il nostro
rapporto con sentimenti di delusione e di rassegnazione.
Domande per la coppia (in questa fase non si condivide in gruppo)
- Cosa è cambiato in questi anni nel nostro rapporto?
- Quali elementi del nostro rapporto ci rendono più felici?
- Che cosa apprezzo in te in questi giorni?
226
Vangelo Gv.8,1-11
Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui
ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel
mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato
di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi,
si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro:
«Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo, scriveva
per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli
ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse:
«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno,
Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare
più».
Breve riflessione
Quante volte è capitato anche a noi di giudicare il nostro coniuge, di vedere in lui
un limite così grosso da essere imperdonabile, di condannarlo senza dargli
possibilità di scampo? Ma nel brano Gesù ci insegna un'altra strada, un altro
atteggiamento.
Non si fa condizionare dalla situazione (la donna era stata trovata in
flagrante adulterio), ma guarda quella donna con occhi diversi, che sanno vedere
oltre, che sanno dare dignità là dove gli altri non sanno coglierla né darla. Infatti,
quando tutti gli accusatori se ne vanno, le sue parole non suonano come una
giustificazione, non dice “ poverina …” non fa nemmeno finta di niente, ma le dice:
«Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». Il perdono di Gesù
risveglia la sua dignità e chiede la sua collaborazione.
Ai suoi occhi, la donna è una che può decidere di non peccare più. Non le
dice “ fammi vedere se meriti il mio perdono”, ma le dona la libertà di essere se
stessa, e la dignità di ricominciare.
Quante cose possiamo imparare anche noi sposi da questo piccolo brano!
Prima di tutto a guardare l’altro che ha sbagliato con gli occhi di Gesù. Occhi
capaci di vedere non solo l’errore, il limite, ma di andare oltre e riconoscere anche
il bene che c’è nell’altro e la sua capacità di amare. Perché così possiamo
mantenere la fiducia in lui e possiamo fare il secondo passo di Gesù sulla via del
perdono.
Perdonare infatti, non vuol dire mettere una pietra sopra i nostri errori, non
vuol dire giustificare l’altro. Significa rendergli la possibilità di essere nuovo davanti
a noi. Dargli la dignità di persona che proprio perché amata e perdonata così
com’è (non ti amo nonostante i tuoi limiti, ma con i tuoi limiti!) può provare ad
essere diversa per migliorare, per crescere insieme.
Alcune testimonianze
“ Per la nostra esperienza personale possiamo dire che il perdono è stato un
traguardo difficile da raggiungere. Non ci è sempre stato facile perdonare
un’offesa, un torto, un allontanamento dell’altro. Abbiamo fatto molti tentativi più o
meno riusciti, in qualche modo ci siamo addestrati a perdonarci. Oggi possiamo
227
dire che perdonarci e accettare di essere perdonati è il dono più grande che
possiamo farci.” ( Claudio e Chiara)
“ Quando inciampo nei miei limiti e nelle mie incapacità, quando cado nella
svalutazione di me stessa e mi sento depressa e triste, io conto su Dario, io mi
appoggio a lui, spero che mi accolga così nella mia povertà.” (Donatella)
“ Il nostro amore è diventato forte quando abbiamo cominciato ad amarci come Dio
ci ama: dando senza pretendere. Ma è stato ancor più importante imparare a
ricevere senza sentirsi per questo obbligati a ricambiare, gratuitamente. E, come fa
Dio con noi, ci siamo sforzati di amare l’altro vedendone tutta la ricchezza e le
potenzialità, indipendentemente dalle nostre cadute. Non avere semplicemente
fiducia, ma speranza per l’altro contro ogni evidenza contraria ”. ( Elena e Paolo)
Domande per la riflessione di gruppo
(per un momento di condivisione in
gruppo)
- L’esperienza di perdono proposta da Gesù, riguarda solo le coppie credenti o
può essere vissuta anche da coppie che non si avvicinano al vangelo?
- Quanto incide la mancanza di confronto con altre coppie?
- Amarsi e perdonarsi in coppia, è solo un “affare riservato” alla coppia oppure ci
si potrebbe aiutare e sostenere tra coppie? Come?
Preghiera conclusiva
O Signore,
conserva la nostra unione e guida il nostro amore,
ispirando i gesti quotidiani con i quali ci esprimiamo
e mostraci la via da seguire in ogni circostanza.
Aiutaci a non drammatizzare il confronto delle opinioni,
lo scontro delle volontà e dei temperamenti,
ma ad accordare all’altro la migliore risposta alle sue aspirazioni.
Aiutaci a non perpetuare, né a riaccendere i contrasti fugaci,
ma a cercare piuttosto ciò che fa dimenticare le offese ricevute
il silenzio, o le parole che riportano la pace.
Aiutaci a non spezzare mai nulla, nemmeno quando tutto scoppia,
a non pronunciare mai parole assolute, né compiere gesti irreparabili,
ma rendici capaci di conservare il cuore aperto
e lo spirito accogliente.
Aiutaci a non accusare l’altro e a non incriminare i suoi torti,
ma a caricarci con umiltà del peso dei dissensi,
sapendo riconoscere colpe e incapacità, errori e impazienze.
228
Aiutaci a non disperare di mantenere l’unione
ma, dacci la forza di invocarti o Spirito Divino,
perché riprendiamo coraggio nelle difficoltà,
e percorriamo con speranza, ardore ed ostinazione, la strada dell’Amore.
Amare per dono
Introduzione
Tutti prima o poi si domandano se l’amore umano sia capace di resistere a tutte le
difficoltà, se esistano persone capaci di amare anche davanti alle ferite più grosse, ai
tradimenti, all’abbandono. E’ possibile continuare ad amare nonostante tutto?
Domande per la coppia (per un momento di condivisione in coppia)
- Ci vogliamo bene, siamo capaci di accettare i nostri limiti e sappiamo anche
perdonarci l’un l’altro, ma che cosa può fermare il nostro amore?
- Abbiamo mai messo delle condizioni al nostro amore?
- Cos’è che ci aiuta e ci sostiene nel nostro cammino di coppia?
Genesi 45,1-13
Allora Giuseppe non potè più contenersi dinanzi ai circostanti e gridò: «Fate uscire
tutti dalla mia presenza!». Così non restò nessuno presso di lui, mentre Giuseppe
si faceva conoscere ai suoi fratelli. Ma diede in un grido di pianto e tutti gli Egiziani
lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone.
Giuseppe disse ai fratelli: «Io sono Giuseppe! Vive ancora mio padre?». Ma i suoi
fratelli non potevano rispondergli, perché atterriti dalla sua presenza. Allora Giuseppe
disse ai fratelli: «Avvicinatevi a me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe,
il vostro fratello, che voi avete venduto per l'Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi
crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per
conservarvi in vita. Perché già da due anni vi è la carestia nel paese e ancora per cinque
anni non vi sarà né aratura né mietitura. Dio mi ha mandato qui prima di voi, per
assicurare a voi la sopravvivenza nel paese e per salvare in voi la vita di molta gente.
Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio ed Egli mi ha stabilito padre per il
229
faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d'Egitto. Affrettatevi a
salire da mio padre e ditegli: Dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di
tutto l'Egitto. Vieni quaggiù presso di me e non tardare. Abiterai nel paese di Gosen e
starai vicino a me tu, i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, i tuoi greggi e i tuoi armenti e tutti
i tuoi averi. Là io ti darò sostentamento, poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e
non cadrai nell'indigenza tu, la tua famiglia e quanto possiedi. Ed ecco, i vostri occhi lo
vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca che vi parla!
Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a
condurre quaggiù mio padre».
Breve riflessione
Chissà com’era colmo di lacrime il cuore di Giuseppe prima dell’incontro con i
fratelli! Chissà quanto dolore avrà provato negli anni, pensando alla cattiveria e
alla crudeltà di cui era stato vittima. Eppure l’incontro descritto nel brano è un
incontro di pace, dove anziché parole di rancore e di rabbia, ci sono parole di
rassicurazione: “ … non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto …”.
Anzi, dopo averli perdonati, Giuseppe invita i fratelli a condividere con lui
quanto possiede: la terra, il cibo, le ricchezze. Non chiede motivo del loro
comportamento, ma la gioia di averli ritrovati è più grande di ogni spiegazione. Il
suo gesto d’amore si è fatto perdono ed è stato dato per-dono, come dono.
Non è un gioco di parole. Troppo spesso pensiamo che il perdono sia solo
un gesto di razionale comprensione di quello che è accaduto. Oppure solo un
atteggiamento pietistico verso l’altro incapace di amare.
Il perdono invece è soltanto gratuità, dono. E’ l’amore che guida il perdono,
non la giustizia, è l’accogliere e l’amare comunque che riconduce all’altro, non la
pietà. E’ il desiderio di ristabilire la comunicazione più libera e profonda con l’altro
che apre alla ri-conciliazione, non l’esigenza di stabilire le mie o le tue ragioni.
Quanto amore scorrerebbe nelle nostre famiglie se anche noi vivessimo la gratuità
del dono!
Ma Giuseppe dove ha trovato tanta forza per amare nonostante tutto?
Giuseppe ha potuto curare e guarire le proprie ferite perché ha capito il progetto di
Dio su di lui e sulla sua famiglia. Ha conosciuto e percepito nella sua vita l’amore
di Dio. Solo per questo ha potuto farsi dono per curare le ferite dei fratelli.
Se anche noi come famiglie potessimo riscoprire il valore della fede, magari
vissuta insieme, non ci porremmo più la domanda: “Fino a che punto sarò capace
di amare?” Ma ci abbandoneremmo alla fiducia e alla speranza che il Dio-Amore
ci prenderà per mano per farci toccare le altezze che mai avremmo pensato di
raggiungere con le nostre forze.
230
Testimonianze
“ Nel momento delle difficoltà ho scoperto la paternità di Dio. Mi sono sempre
portata dietro un Dio esigente, normativo, giudice. Invece ho scoperto un Padre
buono, tenero, vicino ”. (Donatella)
“ Ripercorrendo la nostra storia alla luce delle intese e dei conflitti la cosa che più
ci colpisce è l’imprevedibilità, almeno apparente, sia dei conflitti che delle intese.
Arrivano come fulmini a ciel sereno per poi quietarsi dopo la tempesta. Questa
sensazione di imprevedibilità ci ha sempre parlato di Dio e ancora ci parla di lui,
dei nostri limiti e del suo irrompere fra noi per sostenere e dare maggior forza
anche ad un piccolo, timido ed iniziale gesto di ravvicinamento all’altro ”. (Claudio
e Chiara)
“ Forse è questo il posto che Dio occupa nei nostri conflitti: il Dio che si è fatto
carne nella persona di ognuno di noi due, è colui che ci chiama, dopo lo scontro,
alla fatica del cambiamento per non rimanere fermi, a cercare sempre una più
profonda modalità di incontro, a tentare sempre nuovi percorsi. E’ il Dio che nella
nostra vita di coppia a volte ci tende la mano per realizzare la pienezza di un
incontro e poi si fa più lontano per invitarci a ricercarci e a ricercarlo con nuova
lena, facendoci ogni volta sperimentare la profondità dell’accoglienza, del perdono,
della gratuità dell’essere pienamente felici ”. (Fabrizio ed Elena)
Domande per la riflessione di gruppo (per un momento di condivisione in
gruppo)
- Quali aspetti una famiglia o una comunità deve coltivare per riuscire a
pronunciare anche parole di rassicurazione e di pace?
- Giuseppe è guarito dalle ferite che gli avevano inferto i fratelli perché è riuscito a
cogliere il disegno di Dio su di lui e sulla sua famiglia. Nell’ottica di Dio nessuno è
uno scarto, allora ciascuna storia, anche quella della famiglia più scalcinata ha un
senso e uno scopo. Quali elementi del progetto di Dio riusciamo a leggere nella
storia delle nostre famiglie?
- Per Giuseppe la gioia di aver ritrovato la sua famiglia è più grande di ogni
spiegazione. Siamo più attenti alle ragioni e ai torti oppure siamo impegnati a
cogliere il bene nascosto nelle altre persone?
Preghiera conclusiva
Ti preghiamo, Signore, per la nostra famiglia,
231
per tutte le famiglie della nostra comunità,
perché ci conosciamo sempre meglio
e ci comprendiamo nei nostri desideri e nei nostri limiti.
Fa che ciascuno di noi
sia attento ai bisogni degli altri,
perché a nessuno sfuggano i momenti di stanchezza,
di disagio, di preoccupazione dell'altro;
Le nostre discussioni non ci dividano,
ma ci uniscano nella ricerca del vero e del bene;
ciascuno di noi nel costruire la propria vita
non impedisca all'altro di vivere la sua.
Fa che riusciamo a vivere insieme i momenti di gioia di ciascuno
guardando a te, che sei la fonte di ogni vera gioia;
ma soprattutto conosciamo Te
e colui che ci hai mandato, Gesù Cristo.
La nostra famiglia non si chiuda in se stessa,
ma sia disponibile ai parenti, aperta agli amici,
sensibile ai bisogni dei fratelli.
Vogliamo sentirci sempre parte viva della Chiesa in cammino,
per poter continuare in cielo la strada,
che insieme abbiamo iniziato sulla terra.
Amen
232
Lectio divina
Amore per-dono
Prima di iniziare la lettura delle Scritture PREGA LO SPIRITO
SANTO che scenda su di te, che “apra gli occhi del tuo cuore” e che ti
riveli il volto di Dio nella luce della fede. Prega con certezza di essere
esaudito, perché Dio dona sempre lo Spirito Santo a chi lo invoca con
umiltà e docilità. E se vuoi prega così:
Dio nostro, Padre della luce,
tu hai inviato nel mondo tuo Figlio, Parola fatta carne per mostrarti a noi uomini.
Invia ora il tuo Spirito Santo su di me,
affinché possa incontrare Gesù Cristo in questa Parola che viene da te,
affinché lo conosca più intensamente pervenendo così alla beatitudine del regno. Amen
LA VICENDA DI GIUSEPPE
I capitoli 37, 39-50 del libro della Genesi raccontano la storia di Giuseppe, figlio di
Giacobbe e di Rachele. Invidiato dai fratelli per le attenzioni che riceve dal padre e
per i suoi sogni, è venduto schiavo ad alcuni mercanti che lo cedono a un ricco
egiziano. Accusato falsamente dalla moglie del suo padrone, Giuseppe viene
messo in carcere, dove interpreta i sogni di due ufficiali del faraone imprigionati
con lui. Quando il faraone fa un sogno che lo turba, Giuseppe è invitato a
spiegarglielo. Ed egli lo fa tanto bene, che il faraone lo nomina suo gran visir. Per
timore della carestia, di cui ha letto l’annuncio nel sogno del re, Giuseppe
accumula grandi riserve di grano che assicurano la sopravvivenza dell’Egitto.
Anche i fratelli di Giuseppe vengono in Egitto a comperare il grano di cui
abbisognano. Giuseppe li sottopone a varie prove prima di farsi riconoscere da
loro. Giacobbe e i suoi figli vengono allora a stabilirsi in Egitto.
233
LINEE TEOLOGICHE
La storia di Giuseppe e dei suoi fratelli si distingue in vari modi
dalle altre storie patriarcali contenute nei precedenti capitoli della
Genesi. Una delle caratteristiche più evidenti è l’apparente
assenza di Dio dalla quasi totalità della storia. Dio non
interviene mai direttamente nel racconto (non parla in prima
persona come ad Abramo, non ci sono teofanie spettacolari ne’
chiamate evidenti…). Dio è presente solo sulla bocca dei
personaggi, in particolare sulla bocca di Giuseppe. Significa pertanto
che il piano di Dio non è mai esplicito in questo racconto e che gli attori del
dramma, anzitutto Giusepe, debbono scoprirlo a mano a mano nelle varie vicende
che compongono la narrazione.
Più che un racconto storico, la storia di Giuseppe ci viene presentata come un
racconto sapienziale esemplare che affonda le sue radici storiche su antiche e
molteplici tradizioni fuse in un unico racconto verso il X secolo a. C. all’epoca di
Salomone.
Il brano si caratterizza per un’accentuata apertura al mondo esterno: non fa
difficoltà il fatto che Giuseppe sia inserito nella corte del faraone né che si sposi
con una donna egizia per giunta figlia di un sacerdote di On. L’esperienza religiosa
non passa attraverso la ricerca della purezza religiosa ed etnica, ma nell’intreccio
delle relazioni umane e sociali.
Dio si fa discreto, lascia lo spazio alla dimensione umana che nel racconto
emerge in tutti i suoi aspetti anche contraddittori. La psicologia dei
protagonisti con tutta la gamma dei sentimenti (amore, odio, gelosia,
preferenza, tristezza, consapevolezza della colpa….) accompagna tutto il
racconto. Dio non interviene con gesti potenti, il suo agire non è separabile
dal tessuto normale dell’esistenza e delle scelte umane. La storia anche
individuale, che si rivela spesso un groviglio di contraddizioni e di amarezze,
acquista allora una dimensione di speranza e una profonda logica. In
definitiva la sua presenza risiede nel cuore umano, ma solo per chi guarda
gli avvenimenti con fede l’agire divino è visibile e decifrabile.
LETTURA DEL TESTO: Giuseppe e i suoi fratelli (Gen 37, 2-11)
NOTE DI COMMENTO
vv. 2-4
Questa è la storia… Inizia con un grande annuncio la vicenda di
Giuseppe, ma a questo segue uno spaccato estremamente
semplice, comune e per certi aspetti meschino in cui emergono le
debolezze e le difficoltà dei rapporti familiari.
In
pochissimi tratti è delineata la figura di Giuseppe viziato e prediletto. La
sua tunica è una veste preziosa, di lusso che poteva andar bene solo a persone
che non devono lavorare e rappresentava la preferenza che Giacobbe aveva nei
suoi confronti. Da qui l’odio dei suoi fratelli
234
vv. 5-11
I sogni di Giuseppe sono il secondo elemento che fa accrescere l’odio dei suoi
fratelli. Solo qua Giuseppe sogna, senza dare alcuna spiegazione delle sue visioni
oniriche. Altrove invece si presenterà ancora il tema dei sogni fatti da altri ( gli
ufficiali del faraone, il faraone stesso) a cui egli saprà dare la corretta
interpretazione.
Una caratteristica di queste visioni notturne è che esse sono sempre la descrizione
anticipata, semplicissima e per via di immagini, di avvenimenti e situazioni future.
Non offrono che tacite figure senza una parola che le spieghi e meno ancora un
discorso di Dio.
L’assenza di elementi teologici diretti, il loro carattere profano, dà la possibilità di
intenderle a un duplice livello: come vere profezie, ma anche come pensieri di un
animo superbo.
Il sogno per gli antichi era sempre un messaggio importante che non si poteva
tacere né lasciar cadere. Le due immagine descritte, i covoni e le stelle,
richiamano discretamente gli sviluppi della vicenda, ma il loro significato
fondamentale e immediato è la predizione della futura grandezza di Giuseppe a cui
terra e cielo si inchinano. Da qui la reazione di odio dei fratelli e l’istintiva difesa del
padre di fronte a un quadro sgradevole e incredibile tracciato per bocca di un
adolescente.
Domina in questo brano il sentimento dell’odio (nominato 4 volte), dell’invidia, della
rivalità per il privilegio e il potere (vv. 8. 11).
La conclusione delicata e sapiente sottolinea l’atteggiamento di Giacobbe, anche
luiperplesso di fronte a quanto sta avvenendo, ma preoccupato di non trascurare
quello che potrebbe essere un messaggio di Dio.
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
¾ Tutto ciò che è umano diventa “luogo dell’incontro con Dio, ambito della sua
salvezza”.
Le dinamiche familiari che tutti viviamo sono la prima esperienza di socializzazione
in cui impariamo a confrontarci con gli altri, a gestire i rapporti, le relazioni e quelle
stesse dinamiche che poi ritroveremo nei rapporti di amicizia, di lavoro e di coppia.
La storia di dio passa proprio attraverso queste dinamiche con tutte le
problematiche ad esse connesse.
E’ necessario saper dare voce, chiamare per nome tutta la gamma dei sentimenti
che proviamo nel rapporto con gli altri, senza censure moralistiche e/o ideologiche.
L’invidia, la paura, l’odio, la ricerca del successo e del potere….. Ogni famiglia,
ogni gruppo (anche parrocchiale), ogni comunità deve saper accogliere e
discernere queste realtà come storia umana già accolta da Dio e quindi entro cui
passa la storia della Salvezza (San Atanasio: Ciò che non è assunto – dal Verbo
incarnato – non è salvato). A questo riguardo è utile la lettura di: D. Bonhoefer, LA
VITA COMUNE.
235
¾ Vivere con gli altri comporta inevitabilmente la difficoltà di coniugare le
esigenze, le caratteristiche e le ambizioni del singolo con quelle degli altri. Da
qui le rivalità, i conflitti e la difficoltà nel dare una valutazione alle situazioni
che si presentano.
La mentalità manichea e dualista tende ad annullare l’ambivalenza della realtà
e della gamma di sentimenti che ognuno vive distinguendo tutto fra bene e
male, cattivo e buono…. Con i conflitti che questo comporta.
L’atteggiamento di Giacobbe ci insegna la capacità di attendere, la cautela nel
giudicare e lo sforzo nel discernere, lasciando che sia Dio a far emerger il
significato reale degli avvenimenti (cf. a questo riguardo Mt 13,24-30; At 5,3439).
236
LETTURA DEL TESTO: Il dramma dell’odio (Gen 37, 18-36)
NOTE DI COMMENTO
VV. 18-27
L’odio dei fratelli accresce, Giuseppe ormai viene
chiamato “il sognatore” (in ebraico bàal hahalomot)
termine che indica colui che fu dotato di fare sogni profetici, ed è proprio questo
che fa esplodere il loro rancore. C’è senza dubbio una motivazione psicologica, il
risentimento per la preferenza paterna, ma questo appellativo nasconde l’oscura
consapevolezza che tali sogni profetici sono irrevocabili. Il misfatto dei fratelli di
Giuseppe è quindi un rifiuto della realtà contenuta nel sogno, manifesta la
ribellione contro la stessa potenza divina che agisce dietro di esso e lo ispira.
I fratelli sono solidali nella scelta contro Giuseppe. Ma la loro solidarietà fa venir
meno la libertà e la capacità di decidere autonomamente.
Ruben e Giuda cercano di salvare il fratello, hanno la consapevolezza che versare
il suo angue sarebbe una colpa troppo grave (cf. Caino e Abele Gn 4,10), ma alla
fine il denaro mette tutti d’accordo, fa tacere le coscienze e fa sì che Giuseppe sia
abbandonato al suo destino.
vv. 28-36
Il v. 28 descrive l’esito finale della vicenda con la vendita di Giuseppe come
schiavo. Abbandonato dalla sua famiglia, isolato dai suoi fratelli egli è solo in balia
delle tribù di mercanti che percorrono le vie di comunicazione fra la Palestina e
l’Egitto.
Il narratore tralascia la sua vicenda per soffermarsi sulle reazioni della famiglia:
Ruben è il primogenito e come tale il principale responsabile del misfatto.
Attraverso la sua reazione anche il lettore viene coinvolto nel dramma che si è
appena svolto. Ma è la figura del padre che domina la scena: gli viene presentata
la tunica intrisa di sangue del suo figlio prediletto, gesto che rende plasticamente
visibile la morte di Giuseppe, ma che ha soprattutto una portata giuridica perché
questi resti valgono come prova del decesso avvenuto: il prediletto è eliminato!
Giacobbe è un vecchio che viene straziato nei suoi affetti più cari. Assieme al figlio
anche la sua vita è morta, chiusa nella tomba senza possibilità di consolazione;
segnata da una colpache lo accompagna: come egli un tempo ha ingannato il
padre e derubato il fratello che il padre amava più di lui, così è ora ingannato dai
suoi figli che hanno tolto di mezzo il suo prediletto.
Tutto sembra concluso,Giuseppe è venduto in terra straniera come mille altri
schiavi e così poteva essere perduto e dimenticato.
Ma, con l’ultimo versetto, il brano ci riporta sulla scena d’Egitto: Giuseppe è
venduto a Potifar che significa “colui che il dio Ra ha donato”. In qualche modo si
237
intravede la presenza di dio che accompagna e guida la vicenda al di là delle
oscure trame degli uomini.
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
¾ I sentimenti di odio dei fratelli portano questi a porsi contro il disegno di Dio.
In effetti la non accettazione del fratello, del prossimo, ci pone alla fine fuori dal
rapporto con Dio che ce l’ha posto a fianco, il rifiuto dell’altro si trasforma
inevitabilmente in rifiuto dell’Altro… perché Dio ha scelto di “nascondersi” dietro al
volto del nostro fratello e si schiera sempre in favore di chi è più povero e
disprezzato (cf. Mt 25,13 ss).
¾ I legami forti che si vivono in famiglia o in gruppo, oppure in un movimento,
se da una parte rafforzano il senso di appartenenza, possono portare all’incapacità
di avere uno spirito critico, all’indebolimento della coscienza personale e
all’incapacità di scelte libere.
E’ necessario valutare costantemente come viene vissuta l’appartenenza al mio
gruppo, famiglia, movimento…. Mettendosi di fronte a Gesù Cristo che ha amato
“ognuno” (non tutti!!) per renderci tutti liberi (Gal 2,20 ss; 5,1).
¾ Il male ha sempre radici profonde ed è come una malattia che contagia ed
infetta ogni realtà
con cui viene in contatto. Giacobbe vede la sua vita
segnata
dai suoi stessi misfatti. I fratelli di Giuseppe
aggiungono misfatto a misfatto nell’incapacità di
fermare il meccanismo che loro stessi hanno innescato.
L’unico modo per interrompere il propagare del male è
la capacità stessa di chiamarlo per nome, di farlo
venire alla luce….. meglio ancora se alla luce di Cristo
che con la sua Misericordia perdona e guarisce ogni
nostra miseria (cf Gv 12. 31-36).
238
Cappello introduttivo all’epilogo
La vicenda di Giuseppe è giunta al momento in cui egli ha raggiunto il vertice del
potere e della gloria: è l’uomo più potente (dopo il faraone) dell’impero più potente
della terra.
Nei capitoli 42-45 viene raccontato l’incontro con i fratelli. Giuseppe si farà
riconoscere solo dopo averli sottoposti a varie prove che costantemente li mettono
nella situazione di dover scegliere se sacrificare uno di loro e salvaguardare se
stessi o essere solidali con il proprio fratello.
In modo particolare nel terzo e ultimo incontro Giuseppe fa sì che il fratello più
piccolo, Beniamino nato anche lui da Giacobbe e Rachele, sia incolpato di un
grave reato (il furto di una coppa per il culto, un oggetto sacro) e quindi messo in
carcere. In questo modo i fratelli maggiori sono costretti a scegliere se riconoscere
quest’ultimo come loro fratello oppure come un altro”prediletto e viziato” da
abbandonare.
LETTURA DEL TESTO: la riconciliazione (Gen 44, 14 – 45,1-8.12-13)
NOTE DI COMMENTO
vv. 14-17
“Dio ha scoperto la colpa dei tuoi servi” E’ Giuda che parla di fronte al
ritrovamento dell’oggetto rubato nel sacco di Beniamino. E’ sicuro
dell’innocenza di ciascuno rispetto a quel fatto, ma nell’evolversi
della vicenda intravede un segno divino, un’obiettiva condanna
di Dio che va ben al di là del semplice fatto della coppa. Per
questo lui e i fratelli accettano, pur senza comprenderla, questa
situazione che li investe.
Ma Giuseppe ribatte e con la sua decisione perentoria (v. 17) li
mette di fronte al fulcro della prova a cui vuole sottoporli: vuole isolarli
da Beniamino per sapere se coglieranno l’occasione per andarsene via liberi
senza di lui e tornare da Giacobbe senza il fratello più piccolo come era già
avvenuto con lui.
vv. 18-34
Giuda prende la parola, la tensione giunge al suo culmine, ora la verifica avrà il
suo esito finale. Con un discorso di raffinata diplomazia Giuda ricostruisce l’intera
vicenda senza mai urtare il gran visir del faraone che gli sta di fronte, ma in modo
tale da giustificare la richiesta finale.
Nella conversazione si profila costantemente l’ombra di Giuseppe perduto (che
pure è lì davanti a loro): perché Giuseppe è scomparso, Giacobbe non voleva
lasciare partire Beniamino; perché Giuseppe è scomparso, la perdita del secondo
figlio prediletto annienterebbe immancabilmente il padre. Di continuo i pensieri
ritornano a questo punto nero (v. 20.28) che si rivela sempre più il vero capo
d’accusa.
La scena inquadra Giuseppe con la sua potenza che agghiaccia e giuda in quella
sua purificata volontà di sacrificio che lo spinge a rivolgersi a lui. A ravvivare il
239
quadro, ecco però la muta figura di Beniamino che sta lì, come la vittima innocente
di una fatalità misteriosa, e la visione del vecchio padre in preda all’angoscia, nel
timore di perdere ambedue i figli della donna che ha tanto amato nella sua
giovinezza. Non si potrebbe immaginare scena più semplice e insieme più potente.
vv. 45,1-7
Giuseppe fa uscire tutti gli estranei: ora si svolge qualcosa che riguarda soltanto lui
e i suoi fratelli. E’ qui, nella verità dei rapporti, nella riconciliazione sofferta che
emerge il fattore essenziale di tutta la storia di Giuseppe: la mano di Dio che in
mezzo al groviglio delle colpe umane conduce a finale salvezza.
Giuseppe è solo con i fratelli, si fa riconoscere, di fronte al loro timore dice:
“avvicinatevi” e aggiunge “sono il vostro fratello”. In queste frasi c’è un crescendo,
le identità e le relazioni sono ricostruite, ormai sono tutti faccia a faccia, vicini,
capaci di essere fratelli. Tuttavia questo non avviene perché Giuseppe evita
gentilmente di parlare dei misfatti compiuti dai fratelli, ma grazie al nuovo
significato che i fatti acquistano se posti nella prospettiva del disegno di Dio.
Resta l’enigma di come l’intervento di Dio si possa combinare con la libera attività
dei fratelli di cui la narrazione si è occupata fino ad ora. Sta comunque di fatto che
in ultima analisi Dio è il vero regista delle vicende degli uomini e la sapienza di cui
Giuseppe è modello consiste nella capacità di leggere in questa prospettiva gli
avvenimenti.
La sapienza di Giuseppe non è il risultato di una rivelazione e neanche di una
visione, ma di una riflessione accurata sul senso degli avvenimenti e la scoperta
del disegno di Dio in una serie di avvenimenti della vita ordinaria che possono
apparire banali a chi li vede dal di fuori.
Giuseppe non muove alcuna accusa ai fratelli, capisce che nell’intreccio degli
avvenimenti ha acquistato un potere che gli permette di salvare la sua famiglia e
l’intero Egitto. Si potrebbe dire che il saggio è colui che usa la sua intelligenza per
far trionfare la vita sulla morte, sa trovare i mezzi adatti per risolvere le crisi naturali
(come la carestia) o umane (il conflitto sorto in famiglia) sapendo che il disegno di
Dio è sempre un disegno di vita e non di morte.
La violenza e la gravità del gesto dei suoi fratelli non sono eliminati, ma sono
assunti e trasformati nella più grande storia di Dio. Così come avverrà nel NT, in
cui la morte violenta di Gesù Cristo liberamente attuata dagli uomini verrà
interpretata in modo analogo come evento di salvezza.
Spunti di riflessione
¾ La sapienza è la capacità di leggere la storia con gli occhi
di Dio per sapervi riconoscere la sua costante presenza di
salvezza, liberazione, riconciliazione. Ma questo è possibile solo se
ci lasciamo illuminare con assiduità dalla Parola “lampada ai miei
passi e luce sul mio cammino” (Sal 119). Non siamo noi infatti ad
interpretare la Parola, ma essa stessa che ci dà l’interpretazione
“divina” della storia sociale e personale.
¾ La riconciliazione fra Giuseppe e i suoi fratelli sono il vertice del
racconto e il momento in cui si fa evidente l’opera di Dio. Ma questo avviene
solo nella verità dei rapporti, solo quando si tolgono le maschere e ci si pone di
fronte nella verità di ognuno. Come fare per vivere nelle nostre famiglie, nei
240
nostri gruppi rapporti veri in cui ognuno è se stesso di fronte agli altri? Come fare
perché le nostre comunità siano luoghi in cui l’esperienza del perdono ci fa
sperimentare la presenza di Dio? (a questo riguardo cf Gv 20,1ss. dove la
presenza del Risorto è strettamente connessa all’esperienza del perdono)
PREGHIERA CONCLUSIVA
Il tuo amore è olio
sulle mie ferite,
nate da paura e debolezza,
da esaltazioni e ambizioni,
e da fragili passioni.
da scelte immature,
da obiettivi senza saggezza
e da emozioni senza amore.
Il tuo amore è olio
sulle mie ferite,
che non hanno più bisogno
di nascondersi
perché dal mio abisso
si è affacciata la pietà.
Il tuo amore è olio
sulle mie ferite,
un amore capace di sanare
la mia tristezza,
di incendiare il mio cuore.
Il tuo amore è olio
sulle mie ferite,
e diviene balsamo profumato,
annuncio di resurrezione.
Luigi Verdi
241
Amare l’amabile
Introduzione alla lettura del Cantico dei cantici
Il libro del Cantico dei Cantici costituisce uno dei problemi più discussi di tutta la
letteratura biblica: come mai è stato inserito nell’A.T. questo poema d’amore? Le
risposte a questo quesito sono state molteplici e di conseguenza anche le linee
interpretative del testo stesso.
La tradizione giudaica, in continuità con la letteratura profetica (Os, Gr, Ez, Terzo
Isaia) vi vedeva la relazione fra Dio e il suo popolo, fra lo Sposo, JHWH, e la
sposa, Israele.
Sula stessa linea anche gli autori cristiani, in modo particolare Origene, hanno letto
nella figura dello Sposo il Verbo incarnato che va in cerca della sposa (la Chiesa,
l’anima, la vergine consacrata…).
Tutte queste interpretazioni, però, sia pur giustificate da alcuni riferimenti presenti
nel testo, corrono il rischio di “eliminare” il testo e il suo significato immediato per
ricercare un significato allegorico spesso a scapito del testo stesso.
Ancora oggi le prospettive interpretative sono molteplici, ma forse l’approccio
migliore consiste nel vedere il Cantico come un invito a vivere in modo semplice e
naturale il rapporto col corpo e coi sentimenti, come un invito a tendere l’eroso
verso l’amore di donazione.
Non si tratta quindi di intendere il Cantico come un’allegoria ritenendo che solo
rimuovendo l’accezione umana, carnale, corporea dell’amore esso possa avere
dignità di cittadinanza nella Bibbia. Non è neppure importante dare un nome ai due
amanti: si tratta del re Salomone e della “regale” figlia del faraone? Di quale Re si
tratta? In verità dobbiamo riconoscere che l’amore rende re glia amanti.
Non è nemmeno “particolarmente grave” che nel Cantico manchi ogni esplicito
riferimento religioso, a parte il rimando all’amore come “fiamma del Signore” (8,6):
nel Cantico non si deve cercare di sostituire Dio all’amante o pensare che il partner
maschile sia divinizzato; ciò che è divino, nel cantico, è ciò che intercorre fra gli
amanti, è la loro relazione. E’ in quel fuoco in cui si situano
gli amanti che
abita il Dio che è un “fuoco divorante” (cf. Dt 4,24).
LETTURA DEL TESTO (Ct 2,8-17)
242
NOTE PER LA RIFLESSIONE
vv. 8-9
L’amato sta per giungere alla casa della donna verso l’alba
dopo una lunga notte di attesa. Domina in questi versetti
l’emozione suscitata dalla voce e dai passi dell’amato che la sposa
sa riconoscere e distinguere, ed è subito presa da un sussulto.
L’arrivo dell’amato è descritto con immagini di animali agili,
veloci e delicati (cerbiatto capriolo), capaci di superare i
monti e le colline per raggiungere l’amata.
A questa scena di mobilità si contrappongono gli elementi
immobili di separazione: “il nostro muro” e le inferiate, che
definiscono il settore della casa riservato alle donno e
perciò precluso allo sposo/amato.
Le finestre erano, e sono ancor oggi, ornate con griglie intagliate
con la finalità della schermatura del sole e della vista permettendo la
ventilazione dell’ambiente. In questa scena di fissità e di
separazione lo sguardo diventa l’elemento dinamico di
attrazione e di tensione fra i due amanti.
vv. 10-13
Alzati! E’ l’invito ripetuto di questi versetti. L’incontro dei due amanti è paragonato
alla primavera che giunge dopo l’inverno; è l’esplosione della vita con i suoi colori, i
canti, i profumi. Tutte le dimensioni umane sono coinvolte nell’esperienza
dell’amore e di fronte a questo stupore non si può stare fermi, è necessario alzarsi,
patire, uscire; l’amore è vita, movimento, vocazione… (sono gli stessi verbi usati in
Gen 12,1 nella vocazione di Abramo. Vedi anche Gen 22,2).
La natura offre una scena paradisiaca, di benessere, pace, armonia. Il rapporto di
amore diventa un microcosmo in cui si concentrano tette le bellezze della natura,
nell’esperienza dell’amore si esperisce il tutto nel frammento; attraverso il corpo
dell’amata, l’amante riceve il mondo e viceversa; tutta la realtà è trasfigurata, c’è
una nuova rivelazione del mondo.
vv. 14-15
La colomba è simbolo di tenerezza e amore (nella Bibbia simboleggia anche
Israele più volte paragonato ad una colomba cf. Os 7,11; 11,11; Is 60,8; Sal
68,14), ma in modo particolare qui il riferimento è agli atteggiamenti
particolarmente delicati del piccione terraiolo. In questa specie di colombi la fedeltà
della coppia sembra essere un dato caratteristico cui si accompagna una
prodigalità di attenzioni e di dimostrazioni di affetto.
Siamo ancora di fronte alla tenerezza e alla delicatezza dei sentimenti di due
innamorati che sanno trovare riferimenti, nomignoli, allusioni tenere che solo loro
riescono a cogliere e ad apprezzare.
La sposa è la colomba nascosta nel nido segreto e invalicabile. Lo sposo le chiede
di svelargli il volto e fargli udire la voce perché questo è il suo desiderio, la sua
brama. Intreccio di sguardi, attesa di apparizione, sussurri di voce…la passione e
la tensione di sprigionano in tutti i piccoli dettagli della relazione.
243
Ma al v. 15 c’è un brusco cambiamento di immagini. Le interpretazioni sono
molteplici e spesso questo versetto viene posto in bocca alla madre e ai fratelli
della sposa pronti a cacciare il giovane spasimante per tutelare l’integrità della
ragazza (come le volpi guastano le vigne, così il giovane minaccia la verginità della
giovane cf. nota Bibbia Tob).
Tuttavia è preferibile mantenere la dimensione allusiva della poesia e la continuità
del discorso posto in bocca allo sposo.
La scena paradisiaca appena descritta è attraversata col v. 15 da un bagliore di
paura, un filo nero si incunea nella luminosità dolcissima della primavera: è il
timore che qualcosa possa minacciare la meraviglia di quanto si sta
sperimentando. Come i predatori fanno scempio della vigna, così il male può
colpire l’isola beata dell’amore. Lo sposo quindi si indirizza al coro e lo invita a
creare una specie di difesa attorno alla vigna dell’amore a cui egli si abbandona e
in cui è immerso, felice e sereno.
vv. 16-17
E’ la strofa finale in cui la sposa conclude il suo canto con una stupenda formula di
mutua appartenenza. Un’altissima dichiarazione d’amore che richiama il primo ed
eterno amore dell’Adamo di ogni terra e di ogni epoca quando incontra la sua
donna: “carne della mia carne, osso dalle mie ossa” (Gen 2,23).
Quest’amore è come un pascolo in cui si sazia l’anima e il corpo, è un luogo di
pienezza e di soddisfazione, di intimità e di ebbrezza (pascolare fra i gigli).
Così la sposa, di fronte al giorno che sta sorgendo, invita il suo amato a tornare, a
volgersi ancora al “monte degli aromi” che rappresenta la bellezza e la sensualità
del suo corpo in uno slancio pieno di passione e di amore.
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
¾ La riflessione su questo brano poetico non può che essere evocativa,
allusiva, lasciando ad ognuno il piacere di lasciarsi coinvolgere nella dinamica del
testo con tutte le risonanze che questo sa creare.
¾ L’incontro con l’amato, l’amata è sempre una sorpresa un sussulto dello
spirito che genera movimento, vita, stupore, emozione. Diversamente non vi è vero
incontro, non vi è vera relazione.
¾ La relazione d’amore sa trasfigurare l’esistenza e il cosmo: trasformandoci
ci dona una luce nuova attraverso la quale tutto risulta diverso, più vivo, più vero.
Perché l’unica prospettiva vera per cogliere la realtà è l’amore da cui tutto nasce e
in cui tutto esiste.
¾ Alzati! E’ il grido dell’amato. Lo stesso grido di Dio che attraverso
l’esperienza dell’amore ci chiama a libertà, ci fa venire alla luce rivelandoci il
nostro nome, la nostra identità, la nostra vocazione.
¾ L’amore è appartenenza, totalità, reciprocità: chi non è di nessuno
semplicemente “non è”. Come il nome di Dio (JHWH) è il suo “esserci” nella
storia di Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè…., così anche il nostro “nome” lo
scopriamo nell’essere per qualcuno, di qualcuno.
¾ L’amore è potente ed effimero. Totalizzante e aperto al di più. Come la tortora
è nascosta nelle fenditure della roccia, così il mio “altro/a” è sempre da ricercare e
conoscere ancora. Come le volpi minacciano l’amore, così l’amore va tutelato, protetto,
coltivato.
244
PREGHIERA CONCLUSIVA
Fisso lo sguardo nel dolcissimo tuo volto umano,
dall’irresistibile fascino
del tuo incantevole sorriso estasiato
e dal tuo avvolgente abbraccio
d’amore e di vita coperto,
l’innamorarmi di Te,
amico amante,
così,
con infinita tenerezza
e indomita passione.
Per diventare capace
di continuare a cercare
anche dell’altro,
pur se velato e a volte macchiato,
il dolcissimo suo volto umano,
e innamorarmi di lui,
amico fraterno,
così,
con paziente fatica
e grato stupore.
Luigi Mistò
245
Amare oltre l’amabile
LETTURA DEL TESTO (Gv 8,1-11)
NOTE DI COMMENTO
vv. 1-2
Questa introduzione richiama Lc 21,37 ss.. Gesù, nell’ultima
settimana a Gerusalemme, passa la notte fuori città per tornare al
mattino, nel tempio, suo luogo di riferimento, ad insegnare. Non si
dice che cosa insegni: l’insegnamento è lui stesso, con ciò
che è e ciò che fa. Lui infatti è “la Parola”, il nuovo santuario,
la Presenza di Dio, di quel Dio che ora si rivela pianamente nel perdono.
vv. 3-6 a
Una donna sorpresa in flagrante adulterio. Secondo la legge doveva morire, ma
era controverso il modo di esecuzione, se lapidata o strangolata.
La donna è posta al centro: la legge, con i suoi divieti e comandi, rischia di porre al
centro dell’attenzione il male, da denunciare e punire diversamente da quanto
aveva fatto Dio che aveva posto al centro del giardino l’albero della vita, non quello
da cui sarebbe derivata la trasgressione e la morte (cf. Gen 2,9.17).
Ora la donna è accerchiata, chiusa dagli zelanti della legge. Al termine, libera e
perdonata, resterà nel mezzo, sola con Gesù.
Si espone il capo di accusa. E’ chiaro che la legge ordina di opprimerla, per
togliere il male, come si toglie la mela marcia e salvaguardare così la santità del
popolo. Ma gli scribi e i farisei pongono a Gesù la domanda: “tu che ne dici?”, per
accusarlo.
In che senso è un tranello? Agostino così commenta: Come Dio Gesù possiede
queste tre qualità: la verità, la mansuetudine e la giustizia. Se la prima non è in
discussione – il fatto è evidente – il dilemma si pone sulle altre due. Se ordinerà di
lapidarla, mancherà di mansuetudine; se dirà di lasciarla, mancherà di giustizia.
Probabilmente qui si nasconde anche un altro tranello. Infatti, se la donna è già
stata condannata dai giudei secondo la legge, Gesù è posto in un secondo
dilemma: se accetta il verdetto del tribunale giudaico, si oppone ai romani che si
erano riservati la pena capitale; se non lo riconosce valido, accetta implicitamente
il dominio romano, mettendosi contro il popolo e le sue attese.
246
vv. 6b-8
Gesù chinato a terra che scrive! Un gesto enigmatico, ma importante (è ripetuto
due volte) sul quale fiumi di inchiostro si sono versati nei vari commenti.
Certamente ha un primo significato evidente: Gesù non affronta né provoca la
folla, non si lascia trascinare dalle dispute degli scribi e farisei.
C’è chi intravede in questo gesto un’allusione a Ger 17,13 “Quanti si allontanano
da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato la fonte di acqua
viva, IL Signore”. Un gesto profetico quindi che richiama tutti a riconoscere il vero
adulterio: l’abbandono dello Sposo, il Signore.
Eppure Gesù scrive, cioè comunica, e scrive non sulla polvere, ma sulla pietra di
cui è lastricato il tempio; non solo, ma scrive “con il dito”. Tutti questi dati
richiamano il dono della Scrittura, comunicazione di Dio, scritta dal dito di Dio su
tavole di pietra. E’ il dono della legge che sancisce l’Alleanza che Israele ha
costantemente infranto. Allora la voce dei profeti si è alzata per annunciare i giorni
in cui verrà tolto il cuore di pietra e ci verrà dato un cuore di carne; la legge non
sarà più incisa con il dito sulla pietra, ma con lo Spirito nel nostro cuore finalmente
reso capace di vivere in pienezza il dono di Dio (Ger 31,31-34; Ez 36,26-27; Gv
19,30; 2 Cor 3,3).
Gesù, il maestro, si alza e continua ad insegnare: Chi di voi è senza peccato,
scagli per primo la pietra contro di lei". Il primo a scagliare la pietra è il testimone
che si assume la responsabilità della sentenza.
Così Gesù pone ciascuno di fronte alla responsabilità e alla coscienza personale.
Ognuno è rimandato ad indagare su di sé, applicando a se stesso il giudizio che
vuole infliggere alla donna. Solo allora potrà accorgersi del male che è nel suo
cuore e vedere la propria cecità (cf. 9,41), per scoprirsi bisognoso di misericordia e
di perdono.
Gesù non nega la legge e il giudizio. Si appella però a colui che dà la legge e si
riserva il giudizio, ben diverso dal nostro.
E di nuovo si china a scrivere: forse adesso con la risposta di Gesù per ognuno
sarà più facile scoprire il proprio cuore di pietra e contemplare il dono che Gesù
vuol fare.
vv. 9-11
Tutti se ne vanno; tutti abbiamo peccato e siamo privi della gloria di Dio (cf. Rom
3,23; Sal 14,3). Nessuno può mentire a se stesso: la coscienza del proprio male è
il primo dono di Dio, che ci rende diversi dagli animali. Gli anziani, cui è riservato il
giudizio, sono i primi ad andarsene, proprio loro che dovevano giudicare sono i
primi rei confessi.
Ora la donna che era stata posta là nel mezzo è libera dall’accerchiamento di
coloro che volevano uccidere ( cf. Sal 117). Rimane sola con il solo Gesù, nel
tempio. Al centro del luogo sacro si rivela la sconfinata misericordia di Dio, il
peccato diventa il luogo dove si manifesta la sovrabbondanza della sua grazia (cf.
Rom 5,20).
Dice Agostino: “Sono rimasti due: la miseria e la misericordia”. Alla fine ciò che
rimane di ogni uomo è l’incontro della propria miseria con la misericordia di Dio, un
incontro che ha il potere di rigenerare e di renderci capaci di amare (cf.Lc 7,42
b.43.a).
247
Gesù, l’unico senza peccato, non se ne va. Rimane con la peccatrice: è il Figlio,
misericordioso come il Padre. Condanna il peccato il peccato perché è e fa male,
assolve invece e slega il peccatore perché lo ama.
Ancora, come prima si drizza cercando l’incontro personale, perché il nostro
sguardo passi da ciò che è scritto a colui che scrive, dal dono a colui che dona,
dalla legge al volto della misericordia.
Donna dove sono? Gesù la chiama “donna”, come Maria (2,4; 19,26), la
samaritana (4,21) e la Maddalena (20,15). E’ il suo vero nome, quello della sposa,
che ora incontra lo sposo.
Va’ e d'ora in poi non peccare più. Non è solo un invito alla donna a tornare libera.
“Va’” è l’invio, è la vocazione di colei che ora può non peccare più perché ha
incontrato lo Sposo, la misericordia, il perdono, capaci di rigenerare e dare una vita
nuova.
E’ perdonata senza previo pentimento, infatti il pentimento segue il perdono e
consiste nel non chiudersi dentro la gabbia delle proprie colpe, per aprirsi alla gioia
di un amore più grande. Il perdono che precede ogni pentimento è un atto
creatore: schiude un nuovo futuro, nella libertà di non peccare più e di amare di
più.
SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
¾ Qual è il nostro maestro? Da chi ci facciamo guidare nel
vivere le vicende e gli incontri di ogni giorno?
¾ La donna è posta nel mezzo; tutti sono pronti a
evidenziare la colpa. Così spesso anche noi chiudiamo le
persone identificandole col male che noi accusiamo in
loro. Così uno sarà un ladro, non un uomo che ha rubato,
una prostituta, non una donna che si prostituisce, un assassino,
non un uomo che ha ucciso….. Quanta cecità nei nostri giudizi!
¾ Gesù ci chiede di guardarci dentro e scoprire tutti i nostri
adulteri, riconoscerci in quella donna posta nel mezzo come
adultera, e lasciare che il nostro peccato divenga il luogo
dell’incontro con lui, la nostra miseria con lui che è misericordia.
valutare
e
248
Preghiera finale
PREGHIERE
Fisso lo sguardo nel dolcissimo tuo volto umano,
dall’irresistibile fascino
del tuo incantevole sorriso estasiato
e dal tuo avvolgente abbraccio
d’amore e di vita coperto,
l’innamorarmi di Te,
amico amante,
così,
con infinita tenerezza
e indomita passione.
Per diventare capace
di continuare a cercare
anche dell’altro,
pur se velato e a volte macchiato,
il dolcissimo suo volto umano,
e innamorarmi di lui,
amico fraterno,
così,
con paziente fatica
e grato stupore.
Luigi Mistò
Dio Signore, tardi ti ho amato.
Bellezza tanto antica e tanto nuova,
tardi ti ho amato!
Tu eri dentro di me,
e io stavo fuori,
ti cercavo qui, gettandomi, deforme,
sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me,
ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano
da te le creature che, pure,
se non esistessero in te,
non esisterebbero per niente.
Tu mi hai chiamato,
e il tuo grido ha vinto la mia sordità;
hai brillato,
e la tua luce ha vinto la mia cecità;
hai diffuso il tuo profumo,
e io l’ho respirato, e ora anelo a te;
ti ho gustato,
e ora ho fame e sete di te;
mi hai toccato,
e ora ardo dal desiderio della tua pace.
Sant’Agostino
Concedimi di innaffiare
ogni giorno la mia storia
alle radici più profonde
e di tornare sempre
con il cuore limpido del bambino
alla fonte fedele.
Ho scoperto e creduto all’Amore
e su di Te ho giocato
la vita e la libertà.
Non ho paura: amo!
E amo
perché da Te mi sento amato.
Luigi Mistò
249
APPENDICE
L’angolo
delle fotocopie
Troverai una parte del materiale proposto nelle varie attività pronto da fotocopiare per te e
i tuoi ragazzi.
Opere d’arte
Troverai le immagini delle opere d’arte e le fotografie consigliate nella parte “Le
sfumature dell’amore” da fotocopiare a colori e ingrandire.
A tua disposizione troverai il materiale sul sito della Pastorale Giovanile e in Ufficio in
Via Treppo.
Fonti e Bibliografie
Troverai bibliografie consigliate e quelle usate per questo sussidio
250
.
L’angolo
delle fotocopie
Allegato n
“Una notte di temporale un lupo ed una capretta
trovarono rifugio in una grotta buia, il buio totale non
consente loro di riconoscersi.
In questo cieco rifugio i due animali dialogano amabilmente ,
raccontandosi, scoprono comuni ricordi di infanzia, gusti alimentari, paure,
malesseri, desideri e speranze. Accade così che il buio concede ai due
nemici storici di diventare amici. Al termine del temprale, sempre nel buio
della notte, i due amici si salutano dandosi appuntamento all’indomani
mattina per incontrarsi alla luce del sole!”
di Yuichi Rimura
“Un re, un giorno, rese visita al grande mistico Farid. Si inchinò
davanti a lui e gli offrì in dono un paio di forbici di rara bellezza,
tempestate di diamanti. Farid prese le forbici tra le mani, le
ammirò e le restituì al suo visitatore dicendo: “grazie, Sire, per
questo dono prezioso: l’oggetto è magnifico; ma io non ne faccio uso: Mi dia
piuttosto un ago”.”Non capisco”, disse il re. “Se voi avete bisogni di un ago, vi
saranno utili anche le forbici!”: “No”, spiegò Farid. “Le forbici tagliano e
separano. Io non voglio servirmene. Un ago, al contrario, cuce e unisce ciò che
era diviso. Il mio insegnamento è fondato sull’amore, l’unione, la comunione. Mi
occorre un ago per restaurare l’unità e non le forbici per tagliare e dividere”.
251
Parabole d’oriente e d’occidente, ed. Droguet e Ardano
La montagna si eleva verso il sole. Ma la montagna pesa. È
fatta di sassi. In qualche recesso delle sue viscere nacquero un
giorno due piccole sorgenti d'acqua limpida, che cercavano di
uscire all'aperto. Ma la montagna non cedeva: le opprimeva, le
soffocava.
Dopo un bel po' di tempo le sorgenti, facendosi largo a poco a poco,
riuscirono a venire alla luce ai piedi della montagna.
Com'erano stanche! Ma non c'era tempo per riposarsi. Erano appena scaturite dalla
terra quando sentirono delle grida provenienti dal muschio, dall'erba, dai fiorellini,
dalle rose alpine: «Dateci da bere! Dateci da bere!».
«Fossi matta!», disse la prima sorgente. «Ho faticato senza sosta laggiù, sottoterra,
mentre voi, pigri, ve ne stavate al sole. Non vi darò proprio niente! »
«Non ci darai niente?», disse il muschio piccato. «E allora noi non ti
lasceremo passare.»
«Ti sbarreremo la strada con le nostre numerose radici», dichiarò l'erba.
«Ti copriremo, così nessuno ti troverà», minacciarono i cespugli di rose
alpine e di rovi.
La seconda sorgente fu più condiscendente: «Bevi, sorella erba, però fatti da parte
perché io possa proseguire il mio cammino!». Bevvero un poco anche i cespugli ma si
tennero fuori dalla corrente. Il muschio succhiò l'acqua soltanto da una parte.
«A me basta solo inumidire la radice», disse la rosa alpina. «Corri più avanti.»
La sorgente correva. Dava da bere a tutte le piante e tutte le cedevano il passo. E
siccome correva molto rapidamente, la gola della montagna dalla quale usciva si puliva
e si allargava sempre di più. La sua acqua era fresca e limpida come cristallo. Rotolava
giù dalla montagna nella valle, saltando sopra i sassi, bagnando i prati, lambendo le
radici dei salici e più si dava a tutti, più diventava forte e impetuosa. Lei stessa non
sapeva come. Le piante l'amavano e lasciavano che altre sorgenti si unissero a lei. Così,
essa divenne un grande fiume nel quale vivevano numerosissimi pesci e navigavano
tanti battelli.
Alla fine arrivò al mare. Quando giunse alla foce, l'azzurro padre Oceano la prese fra
le braccia e la baciò sulla fronte. «E dov'è tua sorella sorgente?», le chiese.
«Ah, Padre! Purtroppo è diventata paludosa, marcia e puzzolente.»
«Così è la vita, figliola mia», disse padre Oceano. «Tua sorella non voleva
dare agli altri ciò che aveva ricevuto. Vedi? Anch'io oggi ti ricevo in restituzione del vapore che da me
è salito verso la montagna.
La vita è dare. Tenere per sé è la morte.»
tratto da: Come dire addio, Ed. Erikson
252
Opere d’arte
Allegato n.1
Foto di Gianni Berengo
Gardin
Collezione
“Foto Note “Contrasto
Allegato n.2
Foto di Silvano Chiappin
Catalogo mostra
“Viaggiando fra la gente”
253
Allegato n. 3
Foto di Gianni Berengo Gardin
Collezione
“Foto Note “Contrasto
254
Allegato n.4
255
Allegato n.5
Allegato n.6
Foto di Gianni Berengo Gardin, Collezione “Foto Note “Contrasto
256
Allegato n. 7
257
Allegato n.8
258
Allegato n.9
259
Allegato n.10
260
Allegato n.11
1. I sogni sono una questione privata.
Si scopre che non solo tra amici si hanno sogni
in comune.
2. Solo i bambini ed i ragazzi sognano.
3. I sogni devono restare sogni.
4. Sognare è uno spreco di energie.
Anche gli adulti sanno sognare.
La realizzazione di un sogno genera altri sogni.
Sognare aiuta ad affrontare la realtà con grinta
e fantasia.
5. Sognare è inutile, non cambia la realtà in cui
viviamo.
Sognare aiuta ad affrontare i problemi con
creatività.
6. Sognare ti allontana dalla realtà.
7. Nell’inseguire i propri sogni molti si sono
rovinati.
Sognare ti proietta nel futuro.
Realizzando il proprio sogno si può rendere
felice anche chi ci è accanto.
8. Sogna solo chi vuole evadere da una
situazione difficile.
Sogna chi vuole cambiare il mondo in meglio.
9. I sogni sono illusioni.
10. I sogni hanno valore solo se ne è garantito il
successo.
I sogni sono speranze.
Alcuni sogni sono irrealizzabili, eppure non
danno tregua.
11. E’ da ingenui pensare che un giorno si
realizzeranno i grandi sogni dell’uomo: pace,
giustizia…
Se a sognare è uno solo, egli è come un fiocco
di neve, se a sognare sono in molti, essi sono
come una valanga.
12. I sogni sono frutto dei desideri dell’uomo.
I sogni sono semi piantati da Dio nel cuore
dell’uomo.
13. E’ più importante procacciarsi la pagnotta
che sognare.
Sognare non costa nulla.
Allegato n.12
INVENTARIO
1. Flok, il vostro cane, un San Bernardo bello grosso (25 kg)
2. 50 l. di acqua in due taniche di 25 l.
3. Un coltello multiuso dato in dotazione a tutti i membri della spedizione scientifica
4. Il vestiario pesante per tutti
5. Strumenti scientifici (geodimetro 10 kg.- livello 5 kg.- goniometri 3 kg.- computer 3 kg.)
6. Strumenti di navigazione (altimetro, bussola, barometro) (5 kg.)
7. Cassetta degli attrezzi (35 kg.), cioè: 3 chiavi inglesi(3 kg.), martello (1 kg.), 10 cacciaviti (0,2
kg. Ciascuno), viti, bulloni, ferraglia (per un totale di 10 kg), 10 misure di chiavi (tot. 3 kg.), 5
barattoli di colla da 1 kg, ascia (3 kg.), sega (1 kg.), chiodi di varie misure (2 kg.), cordino da
0,5 mm per 100m. (11 kg.)
8. Cassetta dinamite (25 kg.) 50 candelotti
9. Viveri in scatola per tre giorni (30 barattoli di carne da 1 kg.)
10. Pentolame e attrezzature per cucinare (3 pentole da 2, 3 e 5 kg)
11. 2 fucili (3 kg l’uno)
12. Mappe della zona (vari volumi del peso complessivo di 10 kg)
13. Tenda per accamparsi (telo 25 kg + paleria 10 kg)
14. Attrezzatura radio e CB (15+ 15 kg)
15. 5 lampade a gas (3 kg l’una)
16. Cassetta di pronto soccorso (10 kg)
17. Gruppo elettrogeno (35 kg)
18. Canotto di salvataggio (35 kg)
19. Giubbotti salvagente uno a testa (0,50 kg)
PS. Tenda, cassetta attrezzi, cane, dinamite, e strumenti scientifici, gruppo elettrogeno, canotto:
ognuno di questi elementi, se volete disfarvene completamente, occupa tutto lo spazio della
valvola (es. se si decide di mettere la tenda per intero, non ci sta nient’altro).
261
Fonti e Bibliografie
Per coloro che fossero interessati ad approfondire l’argomento “Giochi di
interazione e conduzione dei gruppi”, vi consigliamo :
VOPEL “Manuale per animatori di gruppo” (lo si trova alle Paoline)
“Gioco e dopogioco” di Marcato.
Per coloro che fossero interessati ad approfondire l’argomento “Educazione
e creatività” vi consigliamo :
F. DI MARI - P. MISESTI, CraAttività Edizioni la meridiana, Partenze per
l’adolescenza
Per coloro che fossero interessati ad approfondire l’argomento “Affettività,
sessualità, amore” vi consigliamo :
Z. BAUMAN, Amore liquido, Editori Laterza, 2004 e Vita liquida, Editori
Laterza, 2005 (per avere un quadro della cultura attuale)
J. SALOME’, D’amore e d’accordo. Come vivere in due restando
differenti, Edizioni Paoline 1998 (per coppie giovani, come passare dalla
relazione di fusione dell’innamoramento a una relazione più matura di scambio
e arricchimento reciproco)
J. VANIER, Li fece uomo e donna. Per una vita d’amore autentica, Jaca
Book, 1985 (un vecchio libro, nato dall’esperienza straordinaria dell’autore nella
comunità l’Arca per handicappati mentali; può essere utile per gruppi aperti al
tema dell’handicap ma anche per tutti)
J. BASTAIRE, Eros redento, edizioni Qiqajon (Comunità di Bose), 1991
(tentativo di dare all’eros un significato teologico, come luogo dell’incontro con
Dio)
G. ZAMPETTI, Il risveglio del cuore. Le beatitudini nella vita quotidiana,
Editrice Ancora 1989 (qualche consiglio per attivare la consapevolezza e
l’attenzione cosciente alle dinamiche del cuore)
P. SCHELLENBAUM, La ferita dei non amati. Il marchio della mancanza
d’amore, Red Edizioni, 1991 (l’autore, teologo e psicanalista, analizza le radici
profonde e infantili delle ferite nell’amore)
262
Un giro tra i libri
La bibliotecaria Paola Bidoli ci consiglia alcuni titoli
interessanti
Questi libri sono a disposizione nella biblioteca civica
di Codroipo "Don Gilberto Pressacco" (sezione
ragazzi)
< Amore a casa Conroy / Hilary McKay. Feltrinelli, 2005
< L'amore vincitore / Gudule. Elle, 1996
< Andrea & Andrea / Domenica e Roberto Luciani.
Giunti, 1998
La corrispondenza fra due amici di penna, un fiorentino dodicenne
che vive alternativamente dai genitori divorziati e una coetanea di
Colonia la cui mamma è originaria di Firenze, che per due anni,
prima d'incontrarsi di persona, si scambiano confidenze e pensieri
< Ciao, tu / Beatrice Masini e Roberto Piumini. Fabbri, 2000
Contenuto. Comincia la scuola, a lei piace lui, lui non conosce lei. tra biglietti
laconici e lettere intense, la storia di un legame che cresce piano piano, parola dopo
parola.
Tratto dal libro "Certo se mi sbagli non c'è niente da ridere. Se ti sei messo in testa
che ho una certa faccia, perché sembra che s'intoni con i pensieri che penso e anche
con quelli che pensi tu di me, e poi non è così. O magari è solo che quella faccia ti
piace, e vorresti che fosse la mia, lo vorresti così forte che alla fine ti convinci che sono
io, invece poi colpo di scena"
Commento: Così scrive Viola a Michele, suo compagno di scuola. Un libro per
viaggiare verso l'età adulta con una sola certezza in tasca: niente è tutto bianco o
tutto nero. " I fasti di computer e Internet, telefono ed e-mail non hanno offuscato la
voglia, tutta adolescenziale, di comunicare per lettera
< Debbora in lov / Chiara Rapaccini. Piemme, 2003
< Due amori per Camilla / Ginette Anfousse. Giunti, 2001
< Fra noi due il silenzio / Roberto Denti. Elle, 2001
< Girls in love / Jacqueline Wilson. Salani, 2002
< Io sono, io sei, io è / Juan Bonilla. Mondadori, 2002
263
< 1000 motivi per non innamorarsi / Hortense Ullrich. Buena Vista, 2005
< Il nostro amore si chiama Cecilia / Pietro Belfiore. Piemme, 2001
< Il primo bacio... non si scorda mai! / Angelo Petrosino. Piemme, 2004
< Quattro amiche e un paio di jeans / Ann Brashares. Fabbri, 2002
< Rose da mangiare / Tucker Shaw. Buena vista, 2004
< Smack, si gira!: la vita è una soap / Christian Bieniek. Giunti Junior, 2005
< Il solito, normalissimo caos / Sharon Creech. - Mondadori, 2002
< Stargirl / Jerry Spinelli. Mondadori, 2001
Il libro Stargirl, una 16enne un po' strana, dopo aver sempre studiato in casa, arriva
in un ascuola dove i ragazzi sono tutti uguali. Qui, con il suo abbigliamento, con il
comportamento, con le sue abitudini dapprima sconcerta, poi conquista, poi viene
odiata, poi riconquista tutti e poi... scompare
Di questo libroi hanno scritto:
Se fosse un animale sarebe una lince, perchè è un animale solitario e non segue il
gruppo
< Alice è innamorata (forse) / Phyllis Reynolds Naylor. Fabbri, 1999
< Amori, amici e disastri / Zimmermann & Zimmermann. Buena Vista, 2002
< Bufera / Robert Westall. Mondadori, 1999
L'amore tra Simon, 16 anni, ateo convinto e Angela, religiosa figlia del pastore,
attraversa litigi e discussioni, per rinsaldarsi dopo una bufera di neve che fa scoprire a
entrambi nuovi aspetti dell'altro e della vita
Se ai bisogno di materiale, consigli,
chiarimenti contatta L’Ufficio di Pastorale
Giovanile
Via Treppo, 3
Tel.0432-414514,
e-mail [email protected];
www.pgudine.it
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Mille e un
cuore
A cura dell’ Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile
dell’Arcidiocesi di Udine
NARRARE
L’AMORE
Direttore responsabile Don Ivan Bettuzzi
Art Director Valentina Bott
Hanno collaborato con il cuore e la penna,
in ordine sparso…
Don Stefano Romanello,
Don Ivan Bettuzzi,
Marco Ius,
Marco Bigoni,
Katia Bolelli
Roberta Giacomello,
Rosanna Zof,
Valentina Bott
Massimo Marangone
Francesco Cojaniz,
Luca Marzocchi,
Manoela Tortato,
Cecilia Di Leo,
Bianca Guarino Lo Bianco,
Suor Francesca Fiorin,
Giulia Calabria,
Cinzia Passalent,
Davide Giacomello
Si ringraziano:
Costanza Odorico
Paola Bidoli bibliotecaria di Codroipo
(sez.ragazzi)
Stampa Litografia Ponte (Talmassons)
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