Capitolo 3: Il mio compleanno

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Capitolo 3: Il mio compleanno
Capitolo 3:
Il mio compleanno
La mattina dopo mi svegliai prima di Jacob e, mentre lui ronfava, cercai di alzarmi senza svegliarlo
per andare in cucina e preparagli la colazione.
Il cibo umano non lo mangiavo ma Jacob sì e non volevo per nessun motivo fargli saltare la
colazione. C’era anche Seth e preparai la colazione anche per lui, e per Leah, sua sorella, anche se
con lei non avevo un rapporto molto bello, Edward dice che mi sopporta perché Jacob ha avuto
l’imprinting con me e allora non può farmi niente perché non vuole più vederlo soffrire.
Tornai a vedere se Jacob si era svegliato, invece no, era ancora là che ronfava beato, chissà da
quanto non dormiva! Così decisi di uscire ad andare cercare Seth e Leah per invitarli a fare la
colazione insieme a Jacob, andai nella cabina armadio a cambiarmi e uscii a cercarli ma mi venne in
mente che la ricerca poteva essere molto più breve andando da Alice e chiederle dove non vedeva
per sapere dove si trovavano Seth e Leah.
Corsi verso la grande casa da Alice dove trovai mio padre che mi aprì la porta prima che bussassi e
vidi che aveva Alice di fianco, probabilmente pronta a rispondermi… Edward aveva sbirciato nei
miei pensieri e aveva messo al corrente Alice di cosa avevo deciso di fare.
Che cosa ti avevo detto, riguardo al leggere nei pensieri?, pensai.
“Pensavo che valesse solo per ieri sera” disse lui, rispondendo alla mia domanda, calmo e con il
sorriso sulle labbra.
Lo guardai e pensai: Sì, valeva solo per ieri sera. Allora rispondi anche a questa domanda: che
cosa ci fate qui tu e la mamma?
“Volevamo lasciare da soli te e Jacob per un intero giorno a casa nostra” mi rispose sempre calmo.
“E da quando questa bontà verso Jacob?” gli chiesi entrando.
“Da quando abbiamo capito che tu lo ami e noi non vogliamo ostacolare il vostro amore” mi rispose
mia madre.
“Ok, contenti voi, per me va benissimo – dissi io calma – comunque sono venuta qui per un’altra
cosa…”
“Seth e Leah stanno venendo qui.” Mi interruppe Alice.
“Ok, grazie.” dissi io alzando le spalle e guardando mio padre.
Di colpo mi venne in mente Jacob: si sarà svegliato?
“No, tranquilla sta ancora dormendo” mi rispose Edward.
“Ok, grazie a tutti, io vado!” dissi uscendo dalla porta per andare incontro a Seth e Leah, che infatti
trovai sulla strada per andare alla casa grande.
Chiesi loro se gli andava di fare colazione insieme a Jacob a casa mia; Seth accettò subito mentre
Leah era indecisa.
“Tranquilla, saremo solo noi, non ci saranno i miei genitori e nemmeno altri vampiri” la rassicurai
io.
“Va bene, ok, per una volta non muoio” mi rispose lei.
“Però sbrigatevi, così Jacob si sveglierà con noi in cucina” li incitai io.
“Ok, andiamo” mi rispose Seth.
Si trasformarono e così in poco tempo arrivammo a casa mia dove tornarono normali.
“Spero che Edward abbia cucinato qualcosa di buono” disse Seth con l‘acquolina in bocca.
“Beh, veramente, sono stata io a cucinare stavolta. Spero che tu non rimanga deluso. Comunque mi
ha insegnato Edward” gli dissi io imbarazzata.
“No, non sono deluso, proverò se Edward è un buon maestro, e se la sua allieva è altrettanto brava a
imparare.” Mi rispose scherzosamente.
Entrammo in cucina, li feci sedere al tavolo, gli servii la colazione e la preparai anche per Jacob,
quando lo vidi entrare, ancora mezzo addormentato. Vidi che alzò gli occhi, socchiusi per la luce, e
le sue labbra aprirsi in un sorriso quando vide Seth e Leah, per poi guardare me e dirmi: “Grazie.
Ma come hai fatto a convincere Leah a mangiare con noi?!”.
Leah gli fece la linguaccia e poi quando lui si sedette vicino a Seth, gli tirò un pugno. E io risposi:
“Non lo so. Forse ho solo chiesto?”
“Beh, se fossi stato io a chiederglielo non mi avrebbe neanche risposto, forse tu hai anche un potere
persuasivo” mi disse sorridendomi a trentadue denti.
“Ma finiscila!” gli dissi dandogli una pacca sulla schiena.
“No, non ha usato un potere persuasivo, me lo ha semplice chiesto e a me sembrava una buona
idea, nient’altro.” Gli rispose Leah con un filo di rimprovero nella voce.
“Va beh, comunque sono felice di fare colazione con voi ragazzi.” Aggiunse Jacob.
Poi tutti e tre si avventarono sul cibo come se non avessero mangiato da mesi; ad un certo punto
Seth mi guardò e io mi impaurii per la sua espressione: delusione. Non avevo cucinato bene come
sperava, non avevo cucinato bene come mio padre sa fare.
“Che cosa c’è Seth? Non ti piace la colazione?Che cosa ho sbagliato?” gli chiesi con la voce
spezzata.
Poi lui e Jacob si guardarono e si misero a ridere a crepapelle e non riuscivo a capire il perché,
allora Seth riprese fiato per spiegarmi perché aveva notato la mia espressione confusa.
“È stato troppo bello! Ah,ah,ah! La tua espressione. Troppo bella. Ah,ah,ah!” mi disse senza
smettere di ridere insieme a Jacob: si erano presi gioco di me.
“Giuro che questa me la pagate, aspettatevi qualunque cosa” gli risposi e feci la linguaccia a tutte e
due, che dissero in coro: “Ma che paura!”
Leah, che non aveva partecipato allo scherzo, sembrava comunque che avesse gradito il cibo, prese
il piatto vuoto e mi chiese dove doveva metterlo e io le indicai il lavabo; poi mi disse: “Grazie. Era
buono”
“Non c’è di che” le risposi, stupefatta per quella gentilezza, infine uscì e si trasformò.
“Ma che cosa le hai fatto?! – mi chiese Jacob – Non sembra più lei!”
“Io niente!” gli risposi.
“Beh, meglio così! O forse vuole solo mostrarsi gentile perché lei – indicando me – è tua” disse
Seth.
“Comunque prendete esempio e mettete i piatti nel lavabo e poi uscite” - ordinai.
Presero i piatti e li portarono al lavabo e quando passò Jacob, mi stampò un bacio che
contraccambiai anche se c’era Seth, che disse: “Che belli, questi piccioncini!”
Allora Jacob si staccò da me, lo rincorse e me lo portò dicendomi: “Fagli quello che vuoi. Dagli un
pugno, senza però distruggermelo, perché allora saranno gatte da pelare a raccogliere i pezzi e dirlo
a Leah.”
“Proprio quello che voglio?” chiesi con un ghigno stampato in faccia e a Seth venne un filo di
panico sul viso.
All’improvviso lo abbracciai, cosa che sia Jacob che Seth non si aspettavano, infatti mi guardarono
sbalorditi.
“Va beh, che ore sono Seth? Andiamo da tua sorella? O è già alla casa dei Cullen?” chiese a un
certo punto Jacob.
“Credo che sia andata dai Cullen” rispose Seth.
“Che cosa c’è alla grande casa? Una conferenza tra vampiri e licantropi?” chiesi io curiosa.
“No, però devi venire con noi anche tu” rispose Seth.
“Ok” acconsentii io.
In un battibaleno fummo licantropi e corremmo verso la grande casa dove ci aspettava la mia
famiglia, anche se non sapevo per che cosa.
Arrivati vedemmo che c’era Leah che ci aspettava prima di entrare e, prima di bussare, ci aprì
Carlisle che, come mi vide, si aprì in un sorriso e ci fece entrate tutti e quattro.
Appena entrata vidi la casa addobbata, andai in sala da pranzo, dove era tutta la mia famiglia
(compreso Charlie, Renèe, Phil, tutti i licantropi e famiglia), e sopra le loro teste uno striscione con
scritto “Buon Compleanno Renesmee” e mi vennero le lacrime agli occhi. Bella ed Edward mi
corsero incontro e mi abbracciarono e quindi tutti gli altri, ma arrivata a Jacob, non ci fu solo
l’abbraccio, mi diede un bacio.
“Grazie. Non so come ringraziarvi. Siete stati fantastici. Non so dire altro, mi mancano le parole.”
Dissi io con le lacrime agli occhi.
“Allora te lo diciamo noi una cosa – disse Jacob che guardò gli altri – AUGURI” dissero in coro
tutti.
Ci fu anche una torta, che era stata portata da Sue (la madre di Leah e Seth), tanti festeggiamenti e
chiacchierare.
“È ora di aprire i regali” disse infine Alice con la sua voce cristallina.
“No! Anche i regali ci sono?!” dissi io con stupore.
“Ma per chi mi hai preso?! Quando organizzo delle feste faccio tutto nei minimi dettagli!!” mi
rimproverò Alice.
“Ok, ok, d’accordo! Ho capito. Vediamo questi regali.” mi arresi.
Il primo fu quello di Alice e Rosalie: un vestito da sera (tipico di loro due!), comunque era
fantastico e le ringraziai.
Poi ci fu il turno di Carlisle ed Esme che mi regalarono una fantastica collana che andava bene da
indossare con il vestito.
Jasper ed Emmett mi regalarono una TV al plasma da mettere in camera mia, mentre Bella ed
Edward mi regalarono addirittura una Ferrari ultimo modello.
Jacob mi regalò una moto costruita da lui stesso: blu fiammante, come piaceva a me, facendomi
vedere il mio regalo mi sussurrò all’orecchio:
“Questo è una parte del mio regalo”. Quando alzai gli occhi per guardarlo, vidi mio padre mentre lo
guardava irrigidito: forse era per quello che pensava di farmi di regalo, oltre la moto.
“Di che cosa si tratta?” chiesi a Jacob, quando distolsi lo sguardo dal viso di mio padre.
“È una sorpresa, l’unica cosa che ti posso dire è che tu puoi acconsentire oppure no.” Disse lui con
la voce piena d’entusiasmo.
“Ok. ” risposi alzando le spalle, per non far vedere che la mia curiosità mi stava divorando.
Tanto me lo faccio dire da mio padre. Alla faccia tua, pensai.
Chiamai da parte mio padre e gli chiesi: “Ma perché hai fatto quella faccia, prima, quando Jacob mi
stava parlando? A che cosa stava pensando?”
“A niente, o almeno non posso dirtelo, gliel’ho promesso.” Mi rispose calmo.
“E da quando gli mantieni le promesse?” chiesi ironicamente.
“Da quando… Questa cosa è molto importante e vuole che lo sappiamo solo noi due, almeno finché
non ti fa questo suo regalo.”
“Per favore, papà! Dimmi che cos’è!” lo implorai.
Non sai quanto mi costi far finta di non essere curiosa, pensai.
“Resisti ancora un po’, quando farà sera te lo rivelerà, questo era il suo piano.” Mi disse ridendo,
per il mio pensiero.
Allora cercherò di frenare la mia curiosità, tanto è quasi sera, pensai.
“Infatti. Abbi un po’ di pazienza” mi disse sempre sorridente.
“Ok, grazie, comunque. Adesso però torniamo di là, così Jacob non si insospettisce…” dissi io seria
a mio padre.
“Va bene, andiamo, però, facendo finta di ridere per qualche battuta…”
Facemmo come suggerito da lui anche se Jacob mi chiese di che cosa c’era di così divertente e io
gli dissi che era una battuta, nient’altro e lui ci credette, almeno così volle farmi sembrare.
Calò la notte velocemente e pian piano tutti ritornarono nelle loro case, mi salutarono e mi fecero
ancora una volta gli auguri. Tutti se ne stavano andando: Renèe, Charlie, Phil, Sue, Billy, il branco.
Tutti tranne Jacob che doveva farmi vedere ancora il suo regalo. La curiosità stava per esplodere
quando mi disse: “Bene, ora posso farti vedere il regalo”
Evvai!, pensai ma dissi: “Quale regalo? Ah, sì, quello che mi hai accennato quando mi hai fatto
vedere la moto?”
“Sì, ma non stavi esplodendo di curiosità?! Conoscendoti avresti fatto così!” mi disse sorpreso.
“E dai! Non stiamo qui a parlare! Non è vero che non sono curiosa, ho solo finto ma, a quanto pare
mi conosci bene!” dissi io tutto di un fiato ed implorante.
“Ok, ok! Lo sapevo, comunque. Adesso, però, per farti vedere il mio regalo dobbiamo andare
fuori.” Mi disse lui con la voce, di nuovo, piena d’entusiasmo.
Megan Valera