XXVIII Congresso Nazio- nale Elettivo "Donne e sviluppo della
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XXVIII Congresso Nazio- nale Elettivo "Donne e sviluppo della
XXVIII Congresso Nazionale Elettivo "Donne e sviluppo della persona e della comunità per un clica del Santo Padre Benedetto XVI, che ci ha offerto nuove ragioni di speranza attraverso tre parole chiave: carità, verità , sviluppo integrale. Simile unione di - caritas e veritas - deve essere il fondamento di quella "cultura nuova" alla quale ci richiama Benedetto XVI. A cura di Maria Silda Ricci Occorre quindi chiedersi cosa vuol dire in concreto l'esercizio della -caritas in veritate- per la donna (e quindi per l'uomo) nella vita delle associazioni senza fine di lucro, come la nostra. La risposta ancora una volta, la troviamo delineata nell'enciclica. Infatti le associazioni sono spronate a sviluppare una nuova riflessione sul senso e sui fini dell'economia....quindi sulla "questione sociale". nuovo umanesimo" All'apertura del congresso la Presidente nazionale Anna Maria Mauro Pastorino ha presentato una relazione, della quale si riportano i passi salienti, sull'attività svolta nel passato triennio e sulle prospettive future della nostra Associazione: "Carissime, desidero comunicarvi che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha voluto destinare al Cif, in occasione di questo Congresso, una Medaglia quale suo premio di rappresentanza, per testimoniare "l'apprezzamento per il lungo e appassionato impegno nel promuovere la partecipazione attiva delle donne alla vita sociale e civile del Paese, nel far progredire i loro diritti, nel tutelarne la dignità e nel contribuire all'affermazione dei principi di uguaglianza e di pari opportunità solennemente sanciti dalla nostra Costituzione repubblicana". Il nostro Congresso triennale elettivo va visto come occasione per dare un contributo importante al bene comune.... dopo un anno dall'inizio della crisi socio-politica, della crisi economico-finanziaria e a pochi mesi della pubblicazione dell'enci- Cif, occorre riconoscerlo per ossequio alla verità cui ci richiama il Papa,è oggi poco sentito come comunità. Tuttavia si sta risvegliando il desiderio delle associate che il Cif possa diventare "comunità" prima che azienda o associazione. C'è sviluppo della persona quando abbandoniamo atteggiamenti concorrenziali; se si pone attenzione esclusivamente al proprio punto di vista si rischia di essere "schiavi", di non essere libere; tutto si ridurrebbe ad un interesse per i "ruoli" e alle relative" nomine", al"potere" anziché al "servizio", al "conflitto" anziché al "confronto".Eppure è proprio lo specifico dell'umanità della donna, quella ricchezza di creatività, fantasia e cuore, che dovrebbe portarci a curare relazioni semplici e profonde per superare la nostra crisi. Benedetto XVI afferma che "la questione sociale è diventata radicalmente “questione antropologica” perché pone in questione il senso stesso dell'uomo. Paolo VI nella Populorum Progressio, scriveva "lo sviluppo non si riduce alla sola crescita economica.... deve essere integrale, volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo....ogni uomo è chiamato ad uno sviluppo perché ogni vita è vocazione... che richiede una risposta libera e responsabile". La crescita della presenza femminile nella società, nel lavoro e nelle professioni, nella cultura e nella politica, è uno dei segni dei tempi (Pacem in terris). Però permangono ancora in tanti ambiti ostacoli che impediscono alle donne un pieno inserimento e una effettiva uguaglianza, ostacoli che ultimamente le stesse donne contribuiscono a ricreare (attraverso la mercificazione del corpo e la rinuncia al proprio ruolo attivo). Anche la nostra Associazione deve creare un nuovo sentire sociale comune attraverso la risposta alla vocazione ad avere una competenza nuova: occorre saper dialogare, essere disposti all'ascolto dell'altro, rispettare le opinioni degli altri, confutarne se del caso gli argomenti, senza mai lasciarsi andare ad attacchi personali. Il ...Eppure il percorso delle donne oggi è segno di speranza. La società, la politica e la Chiesa sono più povere se non sono in grado di valorizzare il "genio femminile". Diceva Giovanni Paolo II:" Sono convinto che il segreto per percorrere speditamente la strada del pieno rispetto dell'identità femminile non passa solo per la denuncia, pur necessaria, delle discri- minazioni e delle ingiustizie, ma anche e soprattutto per un fattivo quanto illuminato progetto di coscienza della dignità della donna. E' soprattutto la Parola di Dio che ci consente di individuare con chiarezza il radicale fondamento antropologico della dignità della donna, additandocelo nel disegno di Dio sull'umanità" (Lettera alle donne).Un primo passo per superare la crisi dell'associazione consiste, quindi, proprio nel recuperare il fondamento antropologico della dignità della donna, portare la sua forza e le esperienze da lei vissute nell'affettività, nella sensibilità, nella dimensione della maternità e del dono anche all'interno del CIF. Ricorda Benedetto XVI "lo sviluppo è impossibile senza uomini che vivano fortemente nelle loro coscienze, l'appello al bene comune e che esaminino con obiettività lo spessore umano dei problemi"(CV).Questo è lo spazio specifico del volontariato o meglio del no-profit perché "L'esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo, rischia di distruggere e di creare povertà"(CV). Si tratta di un rischio che corre anche il Cif, quando lo si vuole trasformare esclusivamente in azienda; questo non vuol dire trascurare gli aspetti economici dell'attività no-profit, ma non significa neppure abbandonarsi ad attività che, sotto l'apparenza della solidarietà, perseguano fini meramente speculativi. Si palesa quindi quella manifestazione particolare della carità rappresentata dal principio di sussidiarietà, inteso come aiuto attraverso l'autonomia dei -corpi intermedi- cioé di quelle strutture diverse dal pubblico ma anche dal mercato dell'impresa privata "offerto quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé, che implica sempre finalità emancipatrici, perché favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità"(CV). E' chiaro che tutto ciò può garantire la stessa sopravvivenza del Cif, in quanto l'ente ridistribuisca i frutti del proprio operato secondo una logica che "non esclude il profitto, ma lo considera strumento per realizzare finalità umane e sociali"(CV).E' semplicemente questo che in concreto si vuole significare quando si parla di "nuovo umanesimo".In questa ottica il concetto di -bene comune- assume un significato centrale. Questo spiega anche perché il "bene comune esige di essere servito pienamente, non secondo visioni riduttive subordinate ai vantaggi di parte che se ne possono ricavare, ma in base ad una logica che tende alla più larga assunzione di responsabilità"(Compendio DSC,167). E' solo attraverso la prassi quotidiana dell'esercizio della propria responsabilità che si può davvero incarnare quel nuovo umanesimo verso il quale ci sospinge il Sommo Pontefice. Un esempio di come sia necessario muoversi in tale direzione nella nostra Associazione è rappresentato dal settore delle adesioni. Nel 2007 si è registrata una diminuzione dl 5,05% nel 2008 del 2,75%, nel 2009 del 2,15%. Raccogliere nuove adesioni è uno dei compiti di ogni dirigente Cif e sarebbe opportuno pensare ad una figura di responsabile associativa che curi questo particolare aspetto insieme alle presidenti provinciali. Le consigliere della Presidenza dovrebbero occuparsi di specifici settori per una modalità più razionale di lavoro, ognuna delle consigliere dovrebbe assumere una responsabilità definita. Così come richiesto nell'ultimo congresso elettivo si è dato anche il via alla raccolta delle competenze delle nostre aderenti, perché si possano utilizzare le risorse umane di cui l'Associazione dispone con una maggiore trasparenza e una correlativa assunzione di responsabilità. - Cronache e Opinioni - conta sempre più tra gli articoli firme prestigiose; sono aumentate le firme delle aderenti a sottolineare che nell'Associazione c'è una grande ricchezza di talenti. Ancora più spazio è stato dato alle attività dei Cif locali per diffondere ciò che di buono e riproponibile in altre realtà viene realizzato nelle nostre sedi periferiche. Il giornale è una grande risorsa per l'Associazione e bisognerebbe essere in grado di organizzare una redazione di pubbliciste aderenti non chiudendosi alla possibilità di affidare la direzione ad una esperta esterna per una maggiore professionalità. Desidero ricordare con affetto la figura e il grande lavoro svolto da Liliana Piccinini, storica direttrice del nostro giornale, di recente scomparsa. Nell'ultimo triennio, si è concluso un lavoro articolato che ha portato alla strutturazione del portale web del Cif andato in linea a gennaio 2008, indispensabile strumento di presenza e di contatto per tutte le nostre sedi. Grazie ad un primo corso di formazione, sono state formate alcune referenti regionali per l'aggiornamento delle pagine regionali. Il potenziamento del sito web dovrà essere uno degli obiettivi del prossimo triennio. Infine, il Cif è stato inserito nell'Albo delle Associazioni di promozione sociale (APS). Tale inserimento ci ha permesso di presentare progetti di interesse sociale a carattere multiregionale (legge 383/2000), mentre è continuata l'esperienza dei progetti realizzati grazie alla legge 125/1991. La spinta verso l'attuazione concreta di responsabilità introduce il tema dell'approvazione del nuovo -Statuto-. Lo scopo è di avere un Cif nazionale regolamentato da uno specifico statuto che chiarisca in pieno la sua caratteristica di associazione di promozione sociale e che abbia la titolarità, per così dire di quello che potremmo chiamare il "marchio" Cif, che potrà essere ritirato a quei Cif locali ritenuti inidonei. Dovremo pertanto operare in modo da prevedere che i Cif comunali, provinciali e regionali abbiano un proprio statuto che dovrà essere uniforme a quello che il Consiglio nazionale delibererà non per ogni realtà locale, ma genericamente per chi vorrà costituire un Cif comunale, provinciale o regionale. Così facendo si darà ai Cif locali la possibilità di ottenere il riconoscimento di organizzazione di volontariato, o di associazione di promozione sociale o di associazione pura e semplice, a seconda delle diverse esigenze e possibilità territoriali. E' chiaro che , affinché questa declinazione concreta dei principi del nuovo umanesimo possa essere incarnata dalle donne associate del Cif, resta imprescindibile quella apertura al dialogo, di cui sopra abbiamo parlato, che purtroppo è sovente mancata. Approvato il nuovo statuto del Centro Italiano Femminile COMUNICATO STAMPA Roma, 17 gennaio 2010 Approvato durante il Congresso straordinario convocato a Roma presso l'Aurelia Convention Centre dal 16 al 17 gennaio, il nuovo Statuto del Centro Italiano Femminile più agile e coerente con le nuove normative sull'associazionismo di promozione sociale. Riconfermate e meglio definiti e, alcune linee fondamentali dell' Associazione: • il Cif è un'associazione senza scopo di lucro. Ha una storia e una identità fondate sull'ispirazione cristiana, l'iniziativa femminile e l'attaccamento ai principi e ai valori della nostra Costituzione democratica. Nel nuovo statuto se ne specificano e se ne ampliano i riferimenti riguardanti la Costituzione e la democraticità dell'organizzazione; • la vita associativa è paragonabile ad un organismo reso vitale dalle persone che vi aderiscono e dalle loro scelte, in cui confluiscono responsabilità individuali e sociali, di natura etica e civile, culturale e spirituale. Nell'adesione si esprime il senso della partecipazione a un progetto comune, che travalica l'interesse personale e comporta l'impegno a perseguire valori e finalità condivise; • la vita associativa viene regolata da norme che prevedono organi deliberativi ed esecutivi, con competenze proprie e ampiamente specificate, in cui si incontrano pluralità di strumenti e di iniziative e unitarietà di orientamento, collegialità di decisioni e diversità di funzioni e di ruoli; • l'Associazione vive due dimensioni tra loro complementari e coessenziali: l'im- pegno di formazione delle proprie aderenti alla vita civico-sociale e all'esercizio di una cittadinanza democratica paritaria, e lo sviluppo di attività non finalizzate al lucro economico, ma alla solidarietà sociale. Le due dimensioni trovano molteplici argomenti di approfondimento culturale e politico e svolgono una capillare azione di presenza e di proposta per la soluzione dei problemi emergenti nelle diverse realtà territoriali. Imprescindibile il rapporto con le istituzioni e l'opinione pubblica; • ogni autonomia trova spazi ampi di espressione nei diversi ambiti in cui si articola la vita associativa e al tempo stesso è protesa a salvaguardare e attuare le finalità e le scelte unitarie. Si evidenzia l'importanza di creare luoghi aperti di aggregazione, di dialogo e di ogni autonomia trova spazi ampi di espressione nei diversi ambiti in cui si articola la vita associativa e al tempo stesso è protesa a salvaguardare e attuare le finalità e le scelte unitarie. Si evidenzia l'importanza di creare luoghi aperti di aggregazione, di dialogo e di confronto all'interno di tutte le realtà territoriali, anche per allargare la base associativa e creare nuove adesioni. Importanza di coniugare dimensione centrale e quella locale. La dimensione nazionale in analogia con quella statuale, è fondamentale per cementare l'unità, per individuare bisogni e soluzioni che travalichino i singoli territori e sollecitare soluzioni di più ampio respiro. L'impegno comune di unità conferisce alla Associazione forza e rilevanza all'interno del mondo politico, ecclesiale e civile del nostro Paese; il Cif, pur essendo costitutivamente legato alle strutture civico-sociali territoriali, nello spirito e nella organizzazione, anche per l'apporto diretto di rappresentanti delle aderenti in tutti gli ambiti, non vuole riflettere una impostazione piramidale né esprimere frammentarietà di presenza. Fondamentale l'aspetto della comu-nicazione nell'apertura al nuovo, ma anche nel custodire e nel valorizzare le proprie radici e la propria storia. Boldini e gli italiani a Parigi di Flavia Finn la mostra, realizzata presso il Chiostro del Bramante a via della pace, presenta dal 14 novembre 2009 al 14 marzo 2010, numerose opere dei tre celebri “italiani di Parigi”: De Nittis, Boldini, Zandomeneghi. Nella seconda metà dell’ottocento e soprattutto durante la cosiddetta “belle epoque”, Parigi era diventata la capitale dell’arte europea anche grazie al fiorente mercato dell’arte che trovava il suo sbocco nella nuova borghesia laica liberale che voleva celebrare i suoi “riti” sociali e trovare nell’arte una convalida al proprio potere. Le Esposizioni Universali che si tenevano periodicamente a Parigi promuovevano l’immagine della città sul piano internazionale. Nella città convivevano svariatissime tendenze artistiche tanto che essa era un vero e proprio laboratorio culturale. La mostra si apre con le opere di Boldini che arrivò a Parigi nel 1872, avendo alle spalle l’esperienza dei macchiaioli fiorentini ed una brillante attività di ritrattista svolta a Londra. Dopo una parentesi “settecentista”, Boldini diventa uno dei ritrattisti più alla moda: tutta l’alta società europea e soprattutto le belle dame di una ricca e frivola generazione passano per il suo studio. Ammirando la felicità del tratto, l’acume psicologico e l’innegabile charme delle “divine” ritratte da Boldini, non si può fare a meno di ricordare che in quegli stessi anni apparentemente felici, in Italia aveva luogo la repressione del generale Bava Beccarsi contro i proletari che protestavano a causa della tassa sul macinato e in tutta Europa il movimento operaio muoveva campagne spesso segnate dal sangue per veder riconosciuti i propri diritti. “Bisanzio brucia e la cortigiana si pettina”. Nel 1874 arriva a Parigi De Nittis, anch’egli proveniente dall’esperienza “macchiaiola”; ben presto si lega agli impressionistica, verso la fine della vita, torna alla pittura tradizionale per ragioni di mercato. Nel 1874 arriva a Parigi anche Zandomeneghi, che entra subito in contatto con gli artisti parigini più innovativi, specialmente facendo amicizia con Degas. L’esposizione passa brevemente in rassegna anche altri artisti italiani presentatisi alla ribalta parigina: Antonio Mancini, Vittorio Corcos ed altri. Inoltre la mostra presenta una serie di personaggi ed artisti entrati a vario titolo nell’orbita di Boldini, De Nittis e Zandomeneghi come Domenico Morelli, Serafino De Tivoli, Telemaco Signorini. Mazzacurati: la felicità della compiutezza espressiva Di Flavia Finn Al Casino de’ Principi, Museo di Villa Torlonia, si è tenuta dal 27 novembre al febbraio 2010 una ricca mostra delle opere di marino Mazzacurati. L’intento della mostra era quello di mettere a fuoco alcune importanti fasi della lunga attività artistica di Mazzacurati. L’artista arriva giovanissimo a Roma nel 1926 e fa amicizia con Scipione e Mafai formando la cosiddetta “scuola di via Cavour”: testimonianza di questo periodo è il “ritratto di Scipione” del 1929. la mostra esponeva documenti di archivio e opere relativi alla rivista “fronte” che Mazzacurati diresse nella sua brevissima vita editoriale (uscirono solo due numeri) e che nelle intenzioni voleva presentare un dibattito sull’arte intesa come “compiutezza espressiva” valendosi della collaborazione di scrittori, poeti e artisti contemporanei fra i più innovativi coma Carlo Carrà, Alberto Savino, Giuseppe Ungaretti, Arturo Martini. Nella sezione dedicata agli anni trenta vengono illustrati i contatti di Mazzacurati con l’ambiente artistico milanese e romano. L’artista passa attraverso le esperienze culturali più varie, dalla pittura metafisica al cubismo, all’espressionismo, avendo alle spalle, però, una straordinaria abilità tecnica che gli permette, quando la cosa lo interessa, di produrre stupende statue “formali” come la serie delle “adolescenti”, e i monumenti pubblici facilmente leggibili anche da occhi non abituati al linguaggio dell’arte moderna, ma pur tuttavia formalmente asciutti e densi di emozione. La mostra offriva anche numerosi ed interessantissimi esempi della collaborazione di Mazzacurati con il “Laboratorio di arte applicata” fondato da Enrico Galassi nel dopoguerra ed al quale avevano partecipato artisti come Leoncillo, Afro, Consagra, De Chirico, Guttuso, Manzù, Mirko, Savinio, Severini. Ormai Mazzacurati, nello studio romano di Villa Massimo, si dedicava unicamente alla scultura con risultati di grandissimo spessore. Ti sei ricordata di rinnovare la tua adesione al CIF per il 2010? Se non lo hai ancora fatto ti preghiamo di contattarci entro la fine del mese: Fiorenza: 3392771186 Marita: 3495137165 Giornata della Donna 8 marzo 2010 “Contro ogni ‘genere’ di violenza: verso un nuovo impegno educativo”, e’ il tema del convegno organizzato dal Centro Italiano Femminile di Roma, con il patrocinio del Comune di Roma e dell’Assessorato alla Promozione dei Servizi Sociali e della Salute, che si è tenuto l’8 marzo, presso la sala Igea, del Palazzo Mattei Paganica. In apertura del convegno la Presidente Fiorenza Deriu ha presentato il Concorso a premi dal titolo “Le rappresentazioni della violenza: stereotipi e cultura giovanile” rivolto ai giovani delle scuole secondarie superiori di Roma. L’iniziativa si propone di stimolare tra i giovani una riflessione critica sui ruoli e i rapporti di genere che spesso concorrono a favorire il diffondersi di forme di violenza anche gravi. Il concorso intende mettere in evidenza come la persistenza mass mediale di rappresentazioni di donne e uomini riproduce stereotipi di genere legati a ruoli sociali tradizionali. Confermando l’uso strumentale e distorsivo dell’immagine femminile si impedisce, ancora oggi, il pieno esercizio della cittadinanza attiva delle donne con tutto ciò che concerne l’assunzione di ruoli decisionali e politici, l’accesso al mercato del lavoro e il superamento dei persistenti differenziali retributivi che caratterizzano la prestazione lavorativa in “rosa”. Con l’emanazione del bando la nostra associazione vuole favorire una educazione alla differenza e alla valorizzazione delle specificità di genere che richiede un’azione in grado di associare agli interventi normativi e di tutela, una particolare attenzione ai significati delle rappresentazioni e la promozione, nell’ambito scolastico, di strumenti che producano consapevolezza e superamento personale e sociale di ogni discriminazione di genere. Tra gli ospiti la giornalista e scrittrice Marida Lombardo Pijola che ha presentato il suo ultimo libro “L’eta’ indecente”, la sociologa Mariella Nocenti dell’Università La Sapienza di Roma, la professoressa Piera Cavataio preside dello Highland Institute di Roma. In apertura i saluti di S. E. Mons. Luigi Moretti, Vicegerente della Diocesi di Roma e Mons. Carmine Brienza, direttore dell’Ufficio Scuola. CONTATTI Associazione C.i.f. Centro Italiano Femminile di Roma Sede Comunale Via della Pigna, 13/a [email protected] [email protected] www.cif-roma.it tel. 06-69880531 fax: 06-6975974 Pasqua 2010 Auguri a tutte !