Notiziario - Centro Italiano Femminile
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Centro Italiano Femminile Udine via Treppo 3 tel 0432 504020 e-mail [email protected] Notiziario 14 marzo 2010 G. Antonio De Sacchis detto il Pordenone RESURREZIONE. Chiesa di San Marco Evangelista, Corbolone (Ve). Il Consiglio provinciale del CIF augura di cuore alle socie e ai loro familiari BUONA PASQUA nella speranza che l’imminente risveglio della natura, alla quale finalmente stiamo per assistere, corrisponda al risveglio dei nostri sentimenti più preziosi: di pace, di serenità, di concordia, di tenerezza. Soprattutto di fiducia nell’aiuto e nel conforto del cristo risorto. In questo numero 2 Felici Alleluja 11 8 marzo 2 A cuore aperto 11 A colloquio con l’Arcivescovo 3 Cronaca dal Congresso nazionale del CIF 12 Storia del CIF comunale di Udine 4 Il nuovo Statuto del CIF 14 Notizie dai CIF comunali 5 Perché tutelare la famiglia 14 Conoscere la religione ortodossa 6 Parliamo di nonni 15 La vocazione 10 Fumo e donna 16 Medaglione FELICI ALLELUJA R isurrezione! È il miracolo dell’Amore e l’Amore vince la morte. Dio Padre ci dona suo Figlio, che accetta di morire per noi… e muore in croce per amore. Il suo sangue e la sua morte sono il prezzo della nostra salvezza. Dio Padre non abbandona il Figlio nella morte, ma lo risuscita. Pasqua dunque è la festa della vita che scaturisce dall’amore… È una vita che porta in noi una gioia soffusa di gratitudine, d’affetto, di pace. Vivere il mistero della Pasqua è partecipare, è vivere il mistero dell’Amore…! Che è dono, che è agape, che è gratuità, che è servizio! Dalla Pasqua vissuta deriva a noi la forza della donazione: in famiglia, nella nostra comunità, nella ricerca di un’occasione di dare e di servire…! L’amore vince la morte. A voi tutte, ai vostri cari, Cristo Risorto porti vita, amore, gioia e pace. Felici Alleluia! don Francesco Frezza consulente ecclesiastico del CIF A cuore aperto Riflessioni della presidente provinciale Care amiche, vi ringrazio per aver rinnovato tempestivamente l’adesione all’associazione. Questo è segno che il CIF è sentito ancora dalla base come un’associazione-comunità, dove ogni socia trova un proprio spazio, si assume responsabilità per una crescita comune. Purtroppo il nostro movimento sta attraversando a livello nazionale un momento di difficoltà. Ciò non deve portarci a critiche non costruttive, ma a valutare piuttosto obiettivamente quali possono essere i motivi di divisione per superare eventuali attriti e giungere a soluzioni concordate. Io, quale membro del Consiglio nazionale recentemente eletta, e la presidente regionale cercheremo di metterci al servizio del Consiglio stesso affinché il CIF continui ad essere quella associazione di donne che lavorano in relazione, in gruppo, per potenziare i talenti che ognuna possiede e per svolgere un ruolo di proposta e testimonianza nella società. Siamo nel cuore del Papa, che inviando un messaggio in occasione 28° Congresso elettivo, appena svoltosi, auspica la riscoperta del genio femminile in vista di sempre maggiore presenza significante della donna nei vari ambiti della società. Abbiamo ricevuto anche l’apprezzamento del Capo dello Stato per il grande lavoro svolto dal CIF per decenni. Ricordo infine l’invito del nostro consulente spirituale nazionale, padre Lombardi, ad essere donne umanamente dotate, che sappiano coniugare una vita spirituale cristiana equilibrata, rinata ogni giorno dallo Spirito Santo, non alimentata dal proprio io. L’apprezzamento e la vicinanza di queste importanti persone ci dia il coraggio di impegnarci per un rilancio dell’associazione. So che noi, a livello locale, questo atteggiamento lo possediamo già e ciò ci fa sentire unite, amiche, e felici di collaborare assieme. Buona Pasqua a voi e alle vostre famiglie. Sandra Nobile presidente provinciale Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 2 marzo2010 Cronaca dal Congresso nazionale del CIF (14-17 gennaio 2010) Da Maria Trebiciani, presidente regionale Cif FVG e delegata del Congresso Dal 14 al 17 gennaio si sono tenuti a Roma il Congresso nazionale elettivo del CIF e il Congresso nazionale straordinario per il rinnovo dello Statuto. Tutte le notizie e le relazioni relative ai due Congressi appariranno prossimamente su “Cronache e Opinioni”. Vogliamo però mettere in evidenza un importante risultato ottenuto dalla nostra Regione, in quanto siamo riuscite a far eleggere al Consiglio nazionale la presidente del CIF provinciale di Udine, Sandra Nobile. Consideriamo questo un successo, tenuto conto che numericamente il nostro CIF regionale è “piccolo” rispetto ad altre Regioni, quindi dispone di pochi voti, ma certamente sono stati apprezzati il nostro lavoro e le relazioni interpersonali e di collaborazione sorte durante questi ultimi anni. Un altro buon risultato é stato da noi ottenuto con l’inserimento, codificato dallo Statuto, delle rappresentanti regionali in seno al Consiglio Nazionale, oggetto di un emendamento delineato dapprima anche dal nostro Consiglio regionale, e approvato quindi dall’assemblea nazionale. Anche ciò è importante in quanto garantisce la rappresentanza dei CIF regionali, realtà molto diverse tra loro per le normative legislative, per la storia e la tradizione. Pertanto potranno essere mantenuti il coordinamento e lo scambio di esperienze tra i vari CIF. Da Tiziana Drusin, delegata del Congresso Negli ultimi mesi del 2009 sono stati rinnovati i consigli del CIF a livello sia comunale sia regionale. Nelle assemblee erano state elette cinque delegate che hanno partecipato successivamente al 28° Congresso Nazionale, svoltosi a Roma in gennaio. Tema: Donne e sviluppo della persona e della comunità. Per un nuovo umanesimo. Durante le operazioni congressuali è stato eletto il Consiglio Nazionale, in carica nel quadriennio 2010-2013, ed è stato approntato l’aggiornamento dello Statuto, affinché l’associazione possa sempre meglio testimoniare la sua coerenza ai valori di solidarietà e di cittadinanza democratica cui si ispira. In occasione del Congresso nazionale, patrocinato dal Ministero per le Pari Opportunità, per onorare il 65° anniversario di fondazione il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha destinato al CIF una medaglia, quale premio per testimoniare “l’apprezzamento per il lungo ed appassionato impegno nel promuovere la partecipazione attiva delle donne alla vita sociale e civile del Paese, nel far progredire i loro diritti, nel tutelare la dignità e nel contribuire all’affermazione dei principi di uguaglianza e di pari opportunità sanciti dalla Costituzione repubblicana”. Il Friuli Venezia Giulia nell’ultimo triennio era stato rappresentato in seno al Consiglio nazionale solamente dalla presidente regionale, Maria Trebiciani di Trieste. Nel recente Congresso erano state candidate alla nomina Serena Martini per le aderenti, Gina Cesanelli per le presidenti comunali e Sandra Nobile quale presidente provinciale. È stata eletta Sandra Nobile. Accanto a lei ci sarà comunque anche la presidente regionale, membro di diritto. Per Udine è un bel risultato, insperato inizialmente ma concretizzato man mano che si ampliava la conoscenza tra le delegate friulane e le altre e si potevano confrontare impegni ed esperienze. AVVISO IMPORTANTE Invitiamo tutte le socie che possiedono un indirizzo di posta elettronica a informare di ciò la nostra segreteria:ciò permetterà una rapida trasmissione delle comunicazioni tra il CIF e le sue aderenti. Indirizzo:[email protected] Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 3 marzo2010 Il nuovo Statuto del CIF I l Congresso straordinario per la votazione sulle emendate norme del nuovo Statuto si è tenuto a Roma il 16-17 gennaio c.a. L’intervento di p. Antonio Lombardi, consulente ecclesiastico del CIF, è stato a mio parere il più illuminante e quindi utile per la lettura della normativa che dovrà regolare le vita dei CIF, nazionale e locali. “… In ogni associazione le regole sono necessarie. Ma una associazione cristiana dovrebbe dare alle regole un respiro lungo… Tanto per citare un esempio, il diritto canonico della Chiesa nasce e si muove dentro la nuova ecclesiologia conciliare, non più prevalentemente giuridica, ma comunitaria e carismatica”. Il Consulente ecclesiastico ci mette in guardia dall’eccessivo formalismo delle norme e dal pericolo di perdere lo spirito di comunità che anima la famiglia del CIF. Le votazioni sulle singole norme sono avvenute con relativa celerità, grazie alla organizzazione congressuale che aveva diviso le votanti in settori, agevolando il conteggio dei voti espressi a favore o contro la proposta stesura. Non sono mancati interventi poco costruttivi ed improntati al desiderio di esserci, di apparire, di ottenere gratificazione personale. Il nuovo Statuto riconferma la natura di associazione non riconosciuta (ex art.36 C.C.), cioè di associazione in cui valgono gli accordi intervenuti tra le associate. È la somma degli accordi che noi stesse ci siamo date. Il CIF si presenta a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale, ma non sono più previsti i gruppi. Ciò non significa che sia esclusa la possibilità di far nascere gruppi di base e di impegno per alcune particolari scelte di attività, ma viene precisato che essi non hanno autonomia propria. È invece riconfermata l’autonomia giuridica, finanziaria e patrimoniale delle elencate strutture, comunale, provinciale e regionale (Titolo III). Perplessità ha suscitato la massiccia introduzione della normativa riguardante “Controlli interni e sanzioni” (Titolo IV). Attendiamo il Regolamento per comprendere l’esatto funzionamento delle nuove norme. Il Titolo V, “Scioglimento e devoluzione del patrimonio dei CIF”, è stato inserito per disposizione di legge. La revisione degli accordi statutari, è bene ricordarlo, è dovuta alla normativa statale vigente più che alla sostanziale modifica dei valori, e quindi delle intese, che legano le associate del CIF. Era necessario inserire, in particolare, la dicitura di “Associazione senza fini di lucro”. Si sono richiamate all’articolo 1 dello Statuto anche la Costituzione e le leggi italiane, nonché le norme di diritto comunitario e internazionale. Ci rammarichiamo che non siano state richiamate in modo espresso e palese le norme che, con grande sacrificio di tutte le associazioni femminili, sono state introdotte nell’ordinamento civile come Diritto di Famiglia o Legge 151 del 1975. Renata Masotti delegata CIF al Congresso straordinario Un grazie alla Fondazione CRUP Si ringrazia la Fondazione CRUP per il contributo finanziario devoluto al CIF nel corso del 2009. Esso ha dato modo di promuovere alcune iniziative in programma e di sopperire in parte alle spese relative alla pubblicazione del Notiziario (300 destinatari), molto importante per far conoscere le attività dell’associazione. Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 4 marzo2010 Perché tutelare la famiglia? Valutazioni sul disegno di legge N. 90 di riforma delle L. 20/2005 “Sistema educativo integrato dei servizi per la prima infanzia” e L. 11/2006 “Interventi a sostegno della famiglia e della genitorialità”. S i procede ovunque, nel mondo, e quindi anche nel nostro territorio, verso la globalizzazione, intesa come adeguamento a norme di legge e comportamenti corrispondenti a decisioni o dettami sopranazionali e di mercato; è pertanto necessario salvaguardare nella nostra Regione il valore etico e sociale della famiglia. Ad essa deve essere garantita la sopravvivenza e l’autonoma gestione interna, se pur nel rispetto dei diritti personali dei componenti, al fine di salvaguardarne la libertà dai condizionamenti della globalizzazione, dai tecnicismi o dalle omologazioni. La famiglia non deve essere presa in considerazione esclusivamente come soggetto da assistere, ma principalmente come società naturale da rispettare: un valore da coltivare, da promuovere, sul quale investire risorse e impegno, per garantirne la comunione di intenti che la deve caratterizzare. Favorendo l’armonia in famiglia operiamo quindi per la salvezza della società, anche multietnica, che auspichiamo. La facilitazione nella creazione dei servizi utili per la famiglia non dovrebbe tuttavia comportare lo scadimento della qualità dei servizi. Pertanto può essere sempre garantito il controllo sulla corretta esecuzione dei servizi erogati mediante la formazione di responsabili utenti del servizio stesso (art. 9 e segg.). Se è vero che l’interesse da tutelare è la famiglia, deve aversi riguardo unicamente al soddisfacimento delle richieste di tale comunità, prestando la massima attenzione a non dissimulare, attraverso gli aiuti alla famiglia, l’interesse ad aiutare il mercato: sia commerciale, sia finanziario, sia occupazionale o altro (Carta Famiglia art.8, 8ter, Soluzioni abitative, art.14 vaucher per l’accesso ai servizi). Renata Masotti Commissaria CIF della Commissione Regionale delle Pari Opportunità L’impegno assunto con la Riforma del Diritto di famiglia (L.19 maggio 1975 n. 151) era di fornire tutti gli strumenti atti a realizzare la effettiva parità dei coniugi e di sostenerli nella gestione della famiglia e nella funzione genitoriale. La Regione deve attuare per quanto in suo potere l’impegno e quindi ben venga l’istituzione del Servizio Politiche per la Famiglia, finalità che si propone il disegno di legge n. 90. La riforma della normativa che ci occupa deve corrispondere (Consulta, baby sitter comunale e intercomunale) alle richieste delle famiglie e non deve essere frutto di un elaborato studio tecnico amministrativo. Le competenze socio-sanitarie non devono essere prevalenti; in caso di difficoltà familiari, ma anche per consulenze su ordinaria gestione, deve essere favorita la libera consultazione delle istituzioni e dei professionisti. La semplificazione della normativa in vigore, al fine di fornire strumenti di immediata applicazione in risposta alle richieste delle famiglie, presuppone la conoscenza dei bisogni della comunità “famiglia”. Riteniamo pertanto che interlocutori privilegiati, a cui la Regione debba rivolgersi, ovvero a cui por mente, siano non i singoli cittadini, ma le organizzazioni o associazioni delle famiglie (art.18, art.23, art.33 b, art.19 Consulta). Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 5 marzo2010 Parliamo di nonni Le previsioni operative del gruppo comunale udinese per il corrente anno sociale tengono in particolare conto la trattazione, nelle periodiche riunioni con le socie, di temi riguardanti la famiglia: i problemi, le difficoltà, i valori… Tra i suggerimenti pervenuti si è evidenziata la proposta di approfondire il rapporto esistente, oggi, tra nonni e nipoti, ampiamente e concretamente vissuto da molte nostre aderenti. Ormai inserite nella terza fascia di età, e quindi libere da onerosi impegni professionali, spesso esse non rinunciano ad un modus vivendi operoso e dinamico. Soprattutto sentono di potersi e doversi prestare ancora a favore dei propri figli, sia pure staccati dal ceppo familiare, e delle loro giovani famiglie. Ecco pertanto delineata la situazione vissuta da tante nonne cifine, impegnate spesso, per tempi anche molto lunghi, con gli amati nipoti. Ed ecco il loro desiderio di rapportarsi ad esperienze analoghe alle loro, e di conoscere utili indicazioni metodologiche offerte da persone esperte ed affidabili. Rispondendo a tali attese, recentemente nella sede del CIF comunale si è parlato di “NONNI: OFFERTA A MANI TESE DI AMORE, TENEREZZA E AIUTO CONCRETO”. Relatrice la dott.ssa Gianna Magris Viel, coordinatrice tecnica del Consultorio Familiare “Friuli” di Udine. Attraverso questo Notiziario si vuole avvicinare all’iniziativa anche le persone non presenti quel giorno. Si offre pertanto ai lettori sia la conoscenza di alcune testimonianze concrete (pervenute su sollecitazione degli organizzatori in fase preparatoria e presentate in apertura) sia la sintesi dell’intervento dell’esperta, che lei stessa ha steso per noi. La successione, rispettata anche nel corso dell’incontro, intendeva offrire alla relatrice concreti riferimenti ad una realtà vissuta, a cui agganciare utilmente le sue considerazioni psico pedagogiche. 1° testimonianza 2° testimonianza Ho due figli: la prima ha tre anni, il secondo otto mesi. Sono per me motivo di grande appagamento e ulteriore cemento per l’unione della nostra coppia. Ho un lavoro impegnativo, di grande responsabilità, raggiunto con sforzo, sacrificio, molto studio e anche passione. Mi piace, mi realizza, oltretutto contribuisce notevolmente all’esigente benessere economico della nostra famiglia. Non voglio rinunciarvi nonostante sia conscia dei miei doveri familiari. Tengo conto però anche dei miei diritti: di persona giovane e, perché no, anche ambiziosa. Dalle 7 del mattino alle 17 pomeridiane sono lontana dalla mia residenza. La pausa pranzo mi permette soltanto un pur lungo contatto telefonico con quelli di casa mia. Durante la mattinata i miei due bimbi sono accuditi da una affidabile, preziosa (e costosa!) baby-sitter; nelle ore pomeridiane, fino al mio rientro, dalla nonna, mia suocera. Per me sposa, la coabitazione, benché in appartamenti separati ma adiacenti, ha rappresentato fin dall’inizio qualche problema di adattamento. Forse lo è ancora, ma comunque devo riconoscere il beneficio della vicinanza di nonna Rina, che si è offerta di occuparsi – con amore e dedizione, devo dirlo! – dei miei figli. Anche se non è più giovane! Anche se sta rinunciando, in gran parte, alla sua libertà! I bambini le vogliono molto bene. Lei li tratta con dolcezza e difficilmente li contrasta, situazione che peraltro non sempre approvo. La loro tenerezza la ripaga del suo impegno. Qualche volta sento quasi un po’ di gelosia nei suoi confronti, ma per lei provo anche un sincero sentimento di gratitudine. È anche grazie a lei che posso dedicarmi alla professione, che molto pretende da me, ma che molto mi dà. Ne sono consapevole: mia madre ha salvato me dalla disperazione e la mia bambina da una infelicità tormentosa. Da tre anni la mia famiglia si è dolorosamente e inesorabilmente spezzata. Ora io e Martina, che ha sei anni, viviamo in casa di mia madre. Dietro gli occhi della piccola mi pare di intravedere ancora l’angoscia derivante dalla scene violente a cui assisteva nella casa di prima, dai litigi indomabili dei due genitori che le facevano chiudere con le manine gli orecchi feriti per non sentire. Me ne faccio tuttora una colpa. Scorgo ancora la paura per il possibile distacco dal papà, comunque tanto amato. Io non le bastavo. Martina ci voleva tutti e due. Ma Carlo se ne è andato e ci ha lasciate sole: lei con gli occhi spenti, me con il cuore ferito dal risentimento. Ho avuto bisogno di riprendere a lavorare: anzitutto per sopravvivere economicamente, ma anche per riacquistare un po’ di autostima e reimpostare in qualche modo la nuova vita. Ciò non sarebbe stato possibile se mia madre non avesse allargato le braccia tenere e rassicuranti alla mia bambina smarrita sostituendosi spesso a me che, amareggiata e stressata com’ero, non sapevo aiutare quella bimba sconvolta, bisognosa com’ero io stessa di aiuto e comprensione. Le cose vanno ora un po’ meglio: per me che piano piano vado adattandomi con rassegnazione alla nuova condizione, per Martina che accanto alla nonna, sempre piena di stimoli e proposte amorose, va riacquistando la sua serenità infantile. Mamma! Se io e Martina non ti avessimo! R.S. R.T. Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 6 marzo2010 3° testimonianza 4° testimonianza Sono medico pediatra, in pensione. Sono il deus ex machina in ogni vicenda che coinvolga la salute dei miei nipotini: ne ho quattro, e sono i figli delle mie tre figlie. Non mi sottraggo mai ai loro SOS, e alla fin fine ogni giorno ho contatti diretti con i bambini, a cui peraltro sono molto legato. Ad essi però non ausculto soltanto i polmoni, non controllo soltanto la gola, non palpo soltanto il pancino… Le mie prestazioni sono varie. Non mi sottraggo ad accompagnare due volte per settimana Elena e Sofia alla lezione di danza, ad accompagnare Enrico in piscina… Ho inoltre il compito di prelevare Noemi, dal lunedì al venerdì, all’uscita dalla scuola: i genitori (lavorano ambedue) non sono disponibili. Forse, se non ci fossi io, niente danza per le bimbe, niente nuoto per Enrico, niente sicurezza per il rientro di Noemi! “Tu, papà, hai tempo!” Io sorrido e non replico. Tempo ne ho, in realtà, ma vorrei dedicarmi maggiormente ai miei piacevoli hobby senza dover interrompere con appuntamenti inderogabili i ritmi delle mie gradevoli performances. Ma per amore dei figli questo e altro si fa. Ben più oneroso del mio è l’impegno di mia moglie. È lei a dedicare spesso interi pomeriggi alle bimbe di Claudia, che anche se grandi (8 e 10 anni) non possono restare sole in casa in attesa che padre o madre rincasino. È lei che diventa, al bisogno, infermiera vigile e premurosa… Mica basta la diagnosi del nonno-medico! Io però conosco bene la mia Marisa: mi sono noti i suoi interessi per il sociale, le sue ambizioni culturali, il piacere per i viaggi, le passeggiatine in centro con le amiche… Queste espressioni del tempo libero le sono però in gran parte precluse da quando sul nostro orizzonte sono apparsi i nostri “Magnifici 4”, con le loro tante esigenze, conscia com’è che i suoi interventi giovano sostanzialmente al benessere materiale e psicologico delle sue figlie. Sempre pronta Marisa ad ovviare ad ogni difficoltà per amore di quei quattro cuccioli cha ama come fossero sue creature, forse anche di più. Vorrei però che i loro genitori, che li hanno messi al mondo, si destreggiassero meglio nel doveroso impegno verso i figli; così, adesso che sto invecchiando, potrei godere di più della vicinanza di mia moglie e della sua amorosa dedizione. Ho, per ora, soltanto una nipotina: Luisa, che ha sei anni e che presto, a fine marzo, avrà un fratellino. Mi occupo di lei fin da quando è nata: anni non sempre facili a causa della sua salute delicata, dei malesseri che spesso la colpiscono e che richiedono l’attenta sollecitudine di chi l’accudisce. Sua madre insegna. Non qui in città: per cui tra spostamenti, lezioni in classe, riunioni didattiche, correzione di compiti e preparazione professionale la sua giornata è super impegnata. Guai se non ci fosse la nonna, anzi, se non ci fossero “i nonni” a tamponare eventuali disagi e a provvedere a necessità impellenti. La bimba vive quasi tutta la giornata con noi i nonni (per fortuna le abitazioni sono abbastanza vicine), che le assicuriamo non soltanto la custodia e il benessere, ma che l’affianchiamo in tutte le iniziative extrascolastiche – numerose! – programmate “per la sua buona crescita” dai genitori stessi. Confesso che al di là dell’appagamento del cuore che proviene dall’affettuosissimo rapporto con lei, dal ricambio di amore che ne deriva, io mi sento spesso fisicamente travolta dall’impegno e, ancor più di me mio marito, che nonostante la sua salute un po’ incerta, offre comunque una dedizione generosa, spesso illimitata. La vivacità di un bimbo che cresce, la richiesta continua di interventi mirati, la fatica che inevitabilmente ad essi si accompagna non sempre si addicono a persone ormai in età, come sono i nonni, che si stancano facilmente, che amerebbero intorno a sé la tranquillità, l’ordine, a volte anche il silenzio. Questa in verità non è la situazione che sto vivendo, ma non mi lagno perché da essa comunque tanto ricevo. Spero nella buona salute e non voglio pensare all’evoluzione che fra poco le mie volonterose prestazioni inevitabilmente subiranno con la nascita del piccolo Marco: già lo chiamiamo per nome e la sua è una presenza viva e determinante nella famiglia. V.A. G.D.L. L’intervento della relatrice Le testimonianze affettuose e simpatiche che sono state raccolte – si tratta di una nonna e di un nonno, ma anche di due giovani mamme che si rapportano alle nonne, una come figlia, l’altra come nuora – ci fanno entrare subito nel vivo dell’argomento. Mi riferirò quindi a queste narrazioni per sottolineare alcuni punti che ritengo caratterizzino l’essere nonni oggi e per proporre qualche riflessione. Una prima constatazione: in tutte le situazioni presentate l’aiuto dei nonni è richiesto a motivo del lavoro dei 8 Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 7 marzo2010 8 genitori, impegno che li costringe fuori casa per gran parte della giornata e che appare necessario sul piano economico, ma anche importante per l’autorealizzazione extradomestica delle donne della nostra cultura. Poiché i servizi per l’infanzia non sono sempre sufficienti e costano, così come una baby-sitter di fiducia, il ricorso ai nonni, ove possibile, per accudire i propri figli appare la soluzione migliore per le componenti di affetto, fiducia e disponibilità gratuita che garantisce. A noi nonni questa esperienza relazionale rivela una dimensione nuova, che arricchisce la nostra identità e ci gratifica, compensando le indubbie fatiche con un’insperata felicità: il dono dell’affetto genuino dei nostri nipotini e la percezione di un prolungamento di appartenenza familiare che, con sintesi felice, la psicoterapeuta Silvia Vegetti Finzi (Nuovi nonni per nuovi nipoti – Mondadori 2008 ) descrive come “ il sostituire il termine ‘fine’ con ‘segue’. Conquistati da quello sguardo vispo, puro, fiducioso e originale, che “ci fa vedere come nuova e stupefacente ogni piccola cosa”, viviamo una continuità che ricarica di ottimismo, di speranza e fa dimenticare dispiaceri e dolori legati al diventare anziani. Fare il nonno o la nonna non richiede competenze particolari, basta un amore generoso, libero di lasciarsi andare rispetto alle nostre strutturate rigidità, per godere di quella dimensione bambina, spesso dimenticata o compressa dalla razionalità, che riaffiora in noi: sogni ad occhi aperti, passioni, attitudini ed abilità cui non abbiamo dato spazio e seguito, perché la vita ci ha condotto altrove. Una rispolverata… e queste risorse tornano utili per giocare insieme, raccontare rivivendo ricordi, inventare, insegnar facendo. Ma è forse opportuno sottolineare alcune questioni su cui possiamo riflettere per meglio rispondere, in questi tempi, ai bisogni di crescita dei nostri nipotini: Il ruolo educativo: Pur sapendo che la responsabilità educativa è dei genitori – e in questo i nonni sono alleggeriti – il ‘tempo lungo’ che si trascorre insieme ai nipoti pone la questione delle incombenze del quotidiano, esige cioè che non si sia semplicemente custodi o compagni e complici dei loro giochi, ma figure di riferimento per momenti educativi sia indiretti (vedi accompagnamento a scuola o alle attività extrascolastiche che i genitori hanno programmato per i loro figli) che diretti, quando si tratta di intervenire sulle abitudini, sul rispetto delle regole, sul controllo del comportamento, ecc. Di per sé non è un problema se gli stili educativi di nonni e genitori sono differenti, anzi i bambini in questo modo sperimentano e si adattano ad ambienti e stimoli diversificati; la diversità educativa diventa però dannosa quando i bambini avvertono giudizi negativi sui loro genitori: è bene quindi cercare di conformarsi alle lineeguida impostate da loro, equilibrando il proprio apporto di affiancamento senza eccessi di atteggiamenti permissivi e munifici né di regole o divieti. L’investimento affettivo: Le testimonianze mostrano la dedizione e lo spirito di sacrificio che nonni e soprattutto nonne mettono nell’accudimento dei loro nipotini, tanto Notiziario Centro Italiano Femminile Udine da non aver più tempo per coltivare interessi personali e da mettere in secondo piano le altre relazioni importanti (marito, amicizie…) Si sa che i bambini affaticano, richiedono continuamente attenzione, creano ansia, buttano all’aria la casa… insomma richiedono tempo ed energie fisiche e mentali. Può essere utile quindi “contrattare” con i figli ciò che ci si sente di fare per loro e ciò che non ci si sente di fare, mantenendo degli spazi personali, tenendo conto delle proprie forze e limiti e dividendo i compiti tra nonno e nonna e dell’una e dell’altra famiglia di origine, quando si ha la fortuna che tutti sono disponibili. Ciò per non sentirsi un giorno in credito, sfruttati e delusi nell’aspettativa di gratitudine: va riconosciuto che l’aiuto dato ai giovani genitori e ai nipoti rientra nei compiti di solidarietà familiare e ha valenza sociale, ma in un contesto chiaro sui doveri e diritti, da posizioni paritarie e di disponibilità libera. Un’altra considerazione mi viene da suggerire, riprendendo la testimonianza del nonno che afferma che la moglie-nonna ama i nipoti “come fossero sue creature, forse anche di più”; ricordo a questo proposito anche un episodio personale. Mia suocera, quando al mio rientro dal lavoro passava il mio piccolo dalle sue alle mie braccia, citava spesso un detto dialettale “Chi fa più de mama, se ingana” e nella sua voce sentivo quasi un rimpianto di non poter essere lei ancora mamma di un tenero neonato. Ecco, questo riaffiorare dell’esperienza della maternità è sicuramente un aspetto che rende appagante e dolce il nostro ruolo di nonne – anch’io lo sono da poco e capisco mia suocera – tanto da superare ogni fatica incontrata nell’accudimento dei nipoti e quasi dimenticando tutti gli altri. Ma il mio ruolo di consulente familiare mi fa anche aggiungere che lo slancio che proviamo va contenuto, non solo pag 8 marzo2010 riconoscendo che la mamma e il papà sono i primi referenti relazionali nella crescita dei loro cuccioli, ma anche perché spesso i giovani genitori, soprattutto le mamme alla prima esperienza, si sentono preoccupati, insicuri e potrebbero temere di venir surclassati nel loro ruolo o soffrire per lo spazio di intimità che creiamo con i loro figli. Proprio per questa iniziale vulnerabilità dei genitori è difficile tra l’altro trasmettere loro le collaudate competenze materne da noi acquisite ed è quindi corretto porsi il problema di trovare la giusta distanza nei rapporti sia con i genitori sia con i bambini. Spesso infatti siamo portati dall’affetto a investire troppo sui piccoli, a stravedere nelle ‘prodezze dei nipoti’ potenzialità uniche e precocità, proiettando su di loro nostri desideri e fantasie, con il rischio di condizionarne lo sviluppo autentico e via via di non accettarli per quello che sono. Le situazioni particolari: Ed ecco che altre due testimonianze evidenziano l’importanza del ruolo di nonni: una, nella situazione di separazione coniugale della figlia: quest’ultima esprime la sua gratitudine alla madre per il ruolo rassicurante e rasserenante svolto con la nipotina. In effetti, nelle delicate fasi separative i bambini coinvolti hanno bisogno di un surplus di riferimento affettivo vigile e protettivo e di continuità e stabilità di vita quotidiana, quali questa nonna ha saputo offrire, poiché i genitori sono presi dalla spirale del loro conflitto. Bene ha fatto quindi il legislatore a garantire per i figli dei genitori che si separano il mantenimento del rapporto con i nonni (L. 54 del marzo 2006 sull’affido condiviso). L’altra testimonianza proposta riguarda la situazione in cui il bisogno del bambino, per problemi di salute, richiede una dedizione che prevale su tutto e su tutti. I nonni non sempre possono essere in grado di rispondere completamente alle esigenze del caso, soprattutto se le condizioni di salute hanno carattere di cronicità e talvolta certe situazioni di handicap necessitano di supporti, riferimenti e servizi esterni. Cosa trasmettiamo? Noi nonni siamo portatori di nostri valori e di una cultura diversa, che possono costituire per i nipoti l’occasione per un allargamento dei loro orizzonti e per un superamento delle barriere culturali, nel rispetto di tutti i valori, anche di quelli estranei alla loro sensibilità. Sarà possibile però mantenere con loro un dialogo, un confronto tra diversità solamente se proporremo le nostre ‘verità’ non imponendo nulla: i nipoti vivono una realtà diversa, e vanno rispettati ed accettati nelle loro diverse identità. Essi hanno bisogno delle figure che precedono la generazione dei loro genitori per sentirsi parte di una storia familiare, per collocarsi nel tempo e dare senso a pezzi di vita, spiegarsi abitudini, parole, presenze di un tempo lontano richiamate dai ricordi degli adulti. D’altronde i nipoti adorano ascoltare le storie sull’infanzia dei genitori che, come le fiabe, alimentano la curiosità e arricchiscono l’educazione alla vita. Notiziario Centro Italiano Femminile Udine Richiamo inoltre alla riflessione il fatto che nel mondo attuale, i bambini hanno uno sviluppo cognitivo accelerato dai molti stimoli, ma meno occasioni di esperienza diretta, corporea, tattile, perché molto passa attraverso la mediazione dei mezzi tecnologici; a ciò si aggiungono i tempi concitati del vivere quotidiano che rendono difficile metabolizzare e interiorizzare il tanto che viene loro proposto. Di conseguenza sono meno preparati a gestire la dimensione emozionale e affettiva delle relazioni sia con le persone che con la natura e le cose. Il contesto protettivo e rassicurante fornito dai nonni consente ai nipoti di esprimere, più facilmente che con i genitori, anche quei sentimenti ed emozioni forti, come paura, rabbia, aggressività, che hanno bisogno di essere accolti e con calma smorzati, magari tramite una improvvisata traduzione dell’episodio scatenante in scenetta buffa o in disegno con i più piccoli, oppure attraverso un pacato confronto di vissuti simili con i nipoti adolescenti. Diventa funzione importante quindi quella di ascoltare con pazienza i nipotini, stimolarli a parlare dei piccoli eventi della loro quotidianità e non dare per scontato di aver capito, invitando a spiegazioni con opportune domande. Si aiuteranno così i bambini a capire e ad esprimere meglio i propri sentimenti e le emozioni vissute. Sono i nonni infatti a poter offrire tempi più distesi per l’ascolto attento dei nipoti, a trasmettere calma di fronte alla loro eccitazione, tolleranza delle piccole frustrazioni sorte nel confronto con la realtà. I nonni possono ridimensionare la portata dei fatti tramite racconti di esperienze proprie ed altrui di altri momenti, di altri luoghi, favorendo così, via via, l’apertura ad una visione più realistica del mondo esterno e non centrata su un sé onnipotente. Un giorno forse, per questi nipoti diventati adolescenti, quando i genitori saranno le figure con cui ingaggiare il fisiologico conflitto per l’autonomia e la ricerca della propria identità, i nonni potrebbero fungere da veri confidenti ed aiutarne il difficile passaggio alla maturità. Concluderei dicendo che i nonni costituiscono quell’indispensabile filo, morbido di affetti, che lega passato e futuro, passando per il presente. Presente che è affidato all’originalità e fantasia inventiva di ciascuna nonna e di ciascun nonno per lo svolgimento di questa funzione in un investimento di speranza verso e a favore dell future generazioni. dott.ssa Gianna Magri Viel Coordinatrice tecnica del Consultorio familiare Friuli Onlus pag 9 marzo2010 FUMO E DONNA Un rischio grave per la salute Il 28 gennaio u.s. nella sala d’onore del Municipio di Palmanova, si è svolto l’incontro Fumo e donna promosso dal Centro Italiano Femminile di Udine e dalla Azienda per i Servizi Sanitari n. 5 della Bassa Friulana, con il patrocinio del Comune di Palmanova. In apertura la presidente provinciale del CIF dopo aver illustrato ai presenti la specificità dell’associazione, ha dato la motivazione dell’incontro-dibattito. La constatazione della sempre crescente diffusione del fumo presso le donne ha portato il CIF ad associarsi all’ASS n. 5, nell’ambito del progetto Palma senza fumo, per rendere consapevoli le fumatrici delle conseguenze del tabagismo. In preparazione all’incontro erano stati distribuiti in vari ambienti 250 questionari informativi, risultati molto utili alla elaborazione del dibattito. Molti gli ascoltatori; da rilevare la qualificante presenza di numerose autorità locali. La prima relatrice, l’ostetrica Daniela Donà, scegliendo come titolo del suo intervento Mamme libere dal fumo, ha evidenziato che le donne in gravidanza, se fumatrici, a causa dei veleni contenuti nelle sigarette sono soggette a rischi maggiori per sé ed a gravi danni per il feto. Ciò nonostante, se il 71% smette di fumare durante la gravidanza ed il puerperio, il 70% riprende poi la dannosa abitudine. Ci si deve quindi interrogare sulla diffusa insensibilità femminile ai rischi per sé e per i figli. Evidentemente anche sulle mamme agisce subdolamente la pubblicità delle multinazionali del tabacco, che offre immagini assai accattivanti di donne con la sigaretta accesa. Inoltre il modello maschile proposto si offre come mito da eguagliare. Le nostre donne da sempre lottano faticosamente per la parità sociale con l’uomo, ma talune purtroppo associano l’emancipazione, l’autonomia e la sicurezza di sé, proprie di una vera donna e valori fondanti per il CIF, alla disinvoltura di una sigaretta tra le labbra. Il tema è stato poi approfondito dalla dott. Silla Stel, specialista di medicina di genere, con un intervento dal titolo Il fumo e le donne. Il fumo di tabacco contiene 40 elementi cancerogeni, che si manifestano in svariate patologie: la più evidente è il cancro al polmone, ma l’origine è la stessa per l’infarto, per il tumore al seno, all’utero, ecc. Come mai le donne non pensano a questi rischi? Le fumatrici in Italia sono il 25% della popolazione ed una donna su sei muore a causa del fumo. C’è da rilevare che una fumatrice riduce di 20 anni la sua vita sana, più ancora che l’uomo. Sono dunque, al femminile, 150.000 morti all’anno in Italia per malattie originate dal fumo. Molte donne fumano in macchina o in casa con la finestra aperta; ma così producono “polveri sottili” in concentrazioni assai superiori a quelle provocate dalle auto in città. E l’aria inquinata si diffonde con estrema facilità in ogni ambiente domestico! Il fumo passivo è spesso causa di tumori in persone innocenti: figli, coniugi, amici, colleghi… Perché la donna non ci pensa? Aderiamo spesso a movimenti di protesta contro l’inquinamento atmosferico, ignare però che con il fumo contribuiamo in modo concentrato a tale danno. La dott. Stel ha voluto evidenziare anche i danni estetici del tabagismo presentando foto assai esplicative e convincenti. La relatrice ha sottolineato infine che per molte donne il fumo ha una motivazione psichica: spesso è la depressione a spingere alla ricerca di consolazione/compensazione nella sigaretta. Pertanto le strategie per persuadere le donne a smettere di fumare non possono essere solo di ordine sanitario, ma anche estetico e psicologico. Il dott. Pierpaolo Janes della Lega Italiana Lotta contro i Tumori, che svolge attività di prevenzione presso le scuole della provincia, ha chiarito infine che per i ragazzi il tabagismo è da considerarsi a livello di malattia psichiatrica. La gioventù oggi è priva di valori e di progettualità, a causa della sfiducia in se stessi e, spesso, del mancato sostegno delle famiglie. Il rischio della perdita della salute appare ai giovani un argomento poco coinvolgente. Secondo il relatore il passo dal fumo all’alcol ed alla droga è molto facile, perciò ogni impegno a combattere il tabagismo è lodevole perché diminuisce anche i rischi dell’alcol e della droga. I vari successivi interventi del pubblico hanno rivelato vivo interesse ed attenzione per una realtà troppo spesso misconosciuta. La splendida sala settecentesca in cui si è svolto l’incontro ha addolcito nei presenti l’atmosfera creata dalle gravi informazioni sui pericoli derivanti dal fumo sia attivo che passivo che gravano pesantemente su tutti. Antonietta Locatelli Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 10 marzo2010 8 marzo: giornata internazionale della donna Il CIF ha celebrato la Giornata Internazionale della Donna in tutte le sedi con incontri, dibattiti, iniziative aventi per tema Lo sviluppo è educazione. La sfida educativa per un umanesimo vero. La scelta del tema ha tratto ispirazione “dalla necessità per l’associazione di tradurre e creare un rinnovato sentire sociale comune, per contribuire come donne associate a sviluppare quel necessario statuto di cittadinanza del cristianesimo nella vita e nella cultura contemporanea, garante di una formazione integrale della persona, riconosciuta anche nella sua dimensione spirituale” (dal Comunicato Stampa della Presidenza Nazionale 5.03.2010). Il CIF nazionale ha rivolto in tale occasione un invito a tutte le donne a rimettersi in gioco per rispondere personalmente e con responsabile senso civico al proprio compito educativo e per contribuire alla diffusione di una cultura che sappia affrontare i momenti di difficoltà e le sfide del nuovo umanesimo. A Udine Spostando la data al 10 marzo per dar modo ai gruppi CIF periferici di attuare le proprie previste iniziative in merito, anche a UDINE il CIF provinciale aveva organizzato un incontro finalizzato alla particolare celebrazione. Si sarebbe parlato de Lo sviluppo sociale e integrale della persona. Due i noti relatori che avrebbero trattato l’argomento da angolature diverse: mons. Nicolino Borgo (Vocazione, sviluppo e cittadinanza) e la dott.ssa Ilca Rosa Fabbro (La sfida educativa per un umanesimo vero). A conclusione, per dare tono di festa all’incontro stesso, sarebbe seguita una simpatica cenetta comunitaria in un locale caratteristico. L’improvviso maltempo che ha imperversato quel giorno: vento di bora fortissimo, nevicata insistente e molto rischiosa per la viabilità sull’intero territorio, ha indotto però gli organizzatori a sospendere, se pure a malincuore, la riunione, rimandandola al prossimo 20 maggio. L’argomento non teme la perdita di attualità! A San Daniele La Giornata dell’8 marzo è stata regolarmente celebrata dal CIF a SAN DANIELE nella sala della Biblioteca Moderna. Il prof. don Giordano Cracina ha parlato su La donna nelle varie realtà socio culturali e religiose. C’è stato anche l’intervento dell’assessore comunale alle Pari Opportunità dott. ssa Flavia Rizzato. A Sevegliano Il gruppo di SEVEGLIANO, ricordando l’esito positivo dell’analogo incontro dell’anno scorso, si è ritrovato per l’8 marzo insieme con simpatizzanti e alcune donne straniere che vivono nel territorio. Le presenti erano una trentina. Dopo i saluti e le riflessioni della presidente si è parlato della prospettiva di aprire un punto di raccolta di indumenti da destinare a persone bisognose. Ciò in collaborazione con la Caritas. Tre cifine hanno subito accordato la propria disponibilità. Si è poi brindato insieme gustando gli appetitosi piatti offerti dalle partecipanti stesse; ognuna ha illustrato la propria ricetta. Questo tipo di incontro è importante per conoscere meglio le persone che si sono inserite da poco nella nostra comunità e cominciare con esse una dialogo e un proficuo rapporto che potrà continuare nel tempo. In un mondo in cui si stenta a stabilire relazioni, l’iniziativa può rappresentare una formula di producente integrazione tra i residenti e i nuovi venuti. A colloquio con l’Arcivescovo M ercoledì 20 gennaio u.s. l’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato ha ricevuto per la prima volta da quando è nostro presule la delegazione del Centro Italiano Femminile provinciale di Udine, che ha voluto presentargli l’associazione e offrirgli volonterosa disponibilità. L’incontro è stato improntato alla più viva cordialità: la presidente ha illustrato le finalità e le attività dell’Associazione, basate principalmente su un forte impegno culturale, civile e sociale. È stata messa in luce la collaborazione con le altre associazioni laicali della diocesi, con le associazioni di volontariato impegnate sul territorio e con le varie istituzioni culturali e sociali. L’Arcivescovo ha affermato di conoscere bene i principi del Centro Italiano Femminile e di apprezzarne le attività. Si è impegnato a celebrare con noi, il 29 aprile, la festa di Santa Caterina, patrona del CIF, con un intervento personale, la successiva celebrazione della S. Messa e la benedizione delle tessere associative. È stato un incontro proficuo e soddisfacente. Antonietta Locatelli Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 11 marzo2010 Si arricchisce la nuova rubrica del Notiziario “Storia vera dei nostri CIF comunali” I MIEI RICORDI PER PRESENTARE LA STORIA DEL CIF COMUNALE DI UDINE Anche le cifine residenti in città erano numerose, tuttavia prima dell’ ‘85 non costituivano un gruppo con caratteristiche specifiche: erano aderenti generiche del CIF, come le tante socie residenti, qua e là, nelle varie località del Friuli. Fu decisa per esse alfine la costituzione di un gruppo comunale a se stante e nel giugno dell’ ‘85, come già rilevato, furono chiamate ad eleggere il proprio Consiglio. S ono socia del CIF da circa trent’anni; ho creduto, e credo, nei valori che l’associazione trasmette e la miafedeleadesioneall’associazioneèidentificabile attraverso la mia lunga offerta di collaborazione attiva. Faccio parte, quasi ininterrottamente, del Consiglio comunale udinese fin dalla sua istituzione, ma ho operato anche a livello provinciale. Tanti ricordi mi legano in modo particolare al CIF comunale: provo sincera amicizia e simpatia sia per le dirigenti sia per le socie, che conosco, si può dire, una a una. Il gruppo, allora, era costituito prevalentemente da insegnanti, da casalinghe, ma c’erano anche artigiane, impiegate, qualche addetta al settore commerciale. Molte di esse avevano alle spalle una formazione etica derivante dalla loro precedente, o contemporanea, adesione ad organismi di matrice cattolica. Esse apprezzavano particolarmente l’opportunità offerta dal CIF di aggiornare la loro informazione in ambito sociale e di favorire la loro partecipazione alla vita culturale della città. Si può dire che le tematiche presentate erano grosso modo le stesse che ancor oggi richiamano le nostre socie. Le impegnative riunioni formative erano intercalate spesso da visite guidate a Tornando indietro nel tempo con la memoria ho ben presente il momento in cui il gruppo udinese ha cominciato a operare in modo autonomo promovendo direttamente le iniziative rivolte alle socie residenti in città. Era il giugno 1985. Sono trascorsi ormai 25 anni, e l’anniversario merita considerazione. Prima di quella data agivano con attività propria soltanto i gruppi formatisi nei grossi centri periferici della provincia, come Cervignano, Codroipo, San Pietro al N., Latisana..., dove il numero delle aderenti era rilevante. La loro autonomia operativa era pertanto legittima, quindi si autogestivano. Notiziario Centro Italiano Femminile Udine mostre di pittura, in città e talora anche fuori, per le quali le cifine hanno sempre dimostrato particolare interesse. Se si vuole evidenziare qualche cambiamento avvenuto nel tempo, esso riguarda, penosamente, il calo delle iscrizioni. Non è consolante riconoscere che questa pag 12 marzo2010 negatività riguarda l’intero associazionismo, ma… si Credo di poter completare la presentazione del CIF sa… a ognuno duole la propria ferita! comunale di Udine affermando che esso si differenzia, in qualche modo, dagli altri CIF periferici. Questi Il gruppo comunale udinese nei suoi 25 anni di vita ultimi infatti riescono ad inserirsi senza difficoltà di ha purtroppo dimezzato la sua consistenza numerica. rilievo in una realtà sociale piuttosto circoscritta (la Lunga fedeltà caratterizza ancora, tra le iscritte, quelle parrocchia, le strutture comunali e sanitarie) per offrire della “prima ora”, ma sono ormai anziane. I loro stimolo operativo e collaborazione concreta. interessi sono ancora gli stessi di un tempo, tuttavia Nei piccoli ambienti ci si conosce un po’ tutti e i rapporti l’età limita la partecipazione attiva. diretti sono più facili. Èmancatol’avvicendamentogenerazionale.Attualmente le donne giovani non intendono associarsi, prese come sono dai sempre più onerosi impegni professionali e familiari. Alcune avvicinano comunque il nostro CIF da simpatizzanti, inserendovisi però senza ufficialità, secondo la disponibilità di tempo e gli argomenti trattati. Soprattutto senza impegno formale. Ma poiché un contatto c’è, consideriamo la loro frequentazione comunque un buon risultato. Un sentimento di affetto mi lega ancora ai membri del primo Consiglio. Abbiamo lavorato insieme volentieri, suddividendoci i compiti, superando con disponibilità i limiti derivanti dagli impegni personali.È ancora vivo in me il ricordo delle nostre riunioni organizzative, prive di formalità, tanto da farci incontrare magari in un bar del centro, se ciò poteva facilitare l’appuntamento, o in casa della nostra ospitale presidente. In città, invece, le relazioni con enti e associazioni operanti localmente sono più complesse e meno facilmente realizzabili da parte di un organismo di limitate proporzioni numeriche qual è il nostro CIF comunale. I contatti però sono curati direttamente ed efficacemente dal CIF provinciale in cui siamo inserite, ovviamente più noto e più autorevole. Il nostro gruppo, operando con esso in stretto contatto e con identiche finalità, gli offre appoggio e disponibilità operosa, facilitando il raggiungimento dei comuni obiettivi. A chiusura di questo mio dire, credo di poter affermare che il nostro CIF comunale non vuol perdersi d’animo davanti alle difficoltà. Neppure davanti alle delusioni. Continuiamo ad offrirci con impegno e disponibilità alle socie e alle simpatizzanti, nel desiderio sempre vivo di sollecitare e sostenere le ulteriori conquiste femminili e l’affermazione delle donne in ogni ambito, di accrescere in esse nuove conoscenze e nuove Cito doverosamente i nomi di quelle care amiche: esperienze culturali, di aiutarle ad affrontare in modo Maria Zandigiacomo Di Marco presidente, Maria Enza conveniente i problemi vissuti nelle famiglie. Barazza Bastiancich vicepresidente, Ileana Biasutti Cavassori segretaria; Italia Bibbona, Teresa Nalin Siamo, come afferma il testo-documento pubblicato Brisighelli e Anna Maria Staiz consigliere. nel 2006 dal CIF friulano per commemorare il 60° anno di fondazione, “in cammino verso il domani”, Nel corso del tempo, alla guida del Consiglio comunale fiduciose negli ideali che ci hanno sempre animate e di Udine, si sono succedute dopo la prima altre due nella protezione di Santa Caterina, nostra patrona e presidenti, con nomina più volte replicata: Maria compagna di viaggio lungo il nostro andare. Enza Barazza Bastiancich e Antonietta Locatelli Gini. Ileana Biasutti Cavassori Complessivamente tre. Così poche? Sì, perché non è facile trovare persone ad accettare un servizio oneroso, che richiede capacità organizzativa, accettazione di responsabilità e tempo, così prezioso per tutti! Attualmente il Consiglio, eletto nel settembre 2009, è così composto: Maria Zandigiacomo Di Marco presidente (tornata volonterosamente in carica dopo lunghi anni) Paola Corino vicepresidente, Antonietta Locatelli Gini segretaria, Ileana Biasutti Cavassori tesoriera e Mariella Rossi Gini, Maria Bortolan Cojutti e Lucia Gori consigliere. Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 13 marzo2010 Notizie dai CIF comunali Dal CIF Alto Bût e Carnia Il CIF locale organizza per le vacanze estive il già collaudato soggiorno marino a Villa Serena di Lignano, dal 24 maggio all’8 giugno 2010. È aperto a persone anziane e famiglie, ma anche a coppie: tutti però autosufficienti. Per informazioni rivolgersi a Giovanna Crisman Schiava, di Sutrio: tel. 0433 778042, o a Mercedes Lazzara Monai, di Paluzza: tel. 0433 775396. Merita segnalazione l’iniziativa, realizzata a Paluzza, riguardante due importanti incontri socio culturali. 14 marzo: Bene comune: valori per promuoverlo e sostenerlo. Relatore dott. Firmino Merluzzi. 21 marzo: La famiglia nell’odierna società e nella proposta cristiana. Relatori i coniugi dott. Antonella Gonano e dott. Flavio Schiava. Da Fagagna PIANTE, ORTO, GIARDINO Parlarne insieme e trarne piacere In gennaio c’era nell’aria quasi un presagio di primavera. Cielo azzurro… Sole luminoso… Perfino la temperatura sembrava essersi addolcita. Non c’è da stupirsi pertanto se il CIF di Fagagna ha interessato le sue socie ad un tema legato alla natura. E alla natura a portata di mano! Dalla relazione di Tiziana Morandini, presidente del CIF comunale In collaborazione con l’Università della TerzaEtà e Liberetà di Moruzzo e con l’associazione “Les Villanes” il CIF di Fagagna ha realizzato il 25 gennaio u.s. presso la Cjase di Catine a Villalta un incontro avente per tema Come riscoprire l’armonia e la gioia interiore curando il nostro giardino, l’orto e le nostre piante. “La nostra associazione – ha sottolineato in apertura la presidente comunale – vuole porre attenzione oltre che ai problemi sociali di attualità, di cui particolarmente va occupandosi, anche all’ambiente e alla sua tutela: temi peraltro molto vicini alla sensibilità delle sue aderenti. Ecco il perché del tema trattato.” La relatrice, signora Dina De Santis, giardiniere e progettista di parchi e giardini, ha accompagnato gli attenti ascoltatori attraverso un significativo viaggio in un giardino immaginario, pieno di luce e di colore, trasportandoli in un’atmosfera carica di forti emozioni. Non sono stati trascurati i cenni storici relativi alla nascita del giardinaggio ed è stata bene evidenziata la continua evoluzione del rapporto uomo natura. Si è parlato anche dei giardini all’italiana, noti ed imitati in ogni tempo in tutta Europa. La Sig.ra De Santis ha parlato pure di ortoterapia e della opportunità per tutti di recuperare utilmente il contatto con la terra. Possono bastare, al limite, anche le piccole attenzioni alle modeste piante da balcone che, dopo aver ricevuto le nostre amorevoli cure, potranno ricambiarci con una gratificante esplosione di vita. La serata si è conclusa con l’invito della relatrice a guardare con maggiore attenzione allo sconfinato mondo della natura che ci sta d’attorno, e così a portata di mano. Se ne gioverà sicuramente la nostra esistenza. Da San Daniele Per conoscere un’altra religione cristiana: quella ortodossa Nel nostro ambiente locale, per motivi di lavoro sono giunte e si sono stabilite diverse persone provenienti dall’Ucraina, dalla Romania, dall’Albania… Fra loro ci sono molte cristiane appartenenti alla Chiesa Ortodossa, con le quali condividiamo la stessa fede nel Signore, lo stesso credo e gli stessi sacramenti. Abbiamo però tradizioni e modi diversi di esprimere la propria fede. Per conoscere queste diversità il CIF di San Daniele ha organizzato in gennaio un incontro nel corso del quale il parroco ha tracciato un quadro sull’Ortodossia dopo lo Scisma del 1054, quando l’Oriente Cristiano si sottrasse all’autorità del Papa di Roma, e Costantinopoli diventò una nuova Roma, con sede riconosciuta ma divisa in Patriarcati, ciascuno con la propria autonomia. Probabilmente la scissione fu dovuta anche a rivalità politiche fra le due Capitali, di Oriente e di Occidente. Le relative influenze crearono le diversità. Le amiche rumene affermano che nel loro ambiente di origine la Fede viene tramandata nella famiglia. Le liturgie religiose, che hanno una lunga durata, si svolgono nelle chiese con cerimonie poco partecipate dai fedeli, con abbondanza di segni di croce praticati in modo diverso dal nostro, di canti, inchini ed altri gesti di devozione. Il Diacono presenta via via ciò che sta avvenendo durante il rito. In chiesa non ci sono banchi o sedie. Non è obbligatoria la presenza ai riti domenicali. La comunione si fa con il pane comune tagliato a pezzetti e consacrato insieme al vino. Si può prenderne un pezzetto per portarlo a casa e darlo a persone anziane o ammalate. Un pezzetto di questo pane viene anche passato sulle labbra del neonato durante la cerimonia del Battesimo. La religione ortodossa è molto più intimistica della nostra. I fedeli che vogliono approfondire argomenti etici e spirituali si rivolgono direttamente ai monaci, che vivono in rinomati monasteri ricchi di devozione e di cultura. I monaci sono tutti celibi, mentre i Pope possono avere famiglia qualora la scelta sia stata fatta prima della nomina. Le suore vivono soltanto in clausura. Non è concesso il divorzio: se ciò dovesse avvenire, la persona rimasta sola anche se ci sono eventuali figli può risposarsi, ma con una cerimonia meno solenne della prima. Grande è la devozione degli ortodossi alla Madonna, ai Santi e ai Padri della Chiesa. Teresa Locatelli De Mezzo Notiziario Centro Italiano Femminile Udine pag 14 marzo2010 La vocazione Incontro con mons. Brollo Il giorno 16 febbraio u.s. abbiamo incontrato mons. Pietro Brollo, Vescovo Emerito di Udine: attente, interessate e sempre più consapevoli di vivere un momento di vera “agape” fraterna, come ama spesso ricordarci il nostro consulente spirituale mons. Francesco Frezza, moderatore dell’incontro sul tema “La Vocazione”. All’inizio mons. Brollo ha simpaticamente confessato: “Ho dimenticato la borsa!”, alludendo ad eventuali appunti in essa contenuti. Probabilmente questa mancanza ha favorito un’atmosfera non formale, che tutte hanno avvertito mettendosi in ascolto di parole scaturite da pensieri che attengono all’intelligenza del cuore. Anche il pubblico, quasi tutto femminile, può aver indotto mons. Brollo a “lasciarsi andare”, ad aprirsi alle donne senza troppe remore, sull’esempio di Gesù con le sue discepole, in un incontro di reciproca soddisfazione. Mons. Brollo ha parlato della vocazione come evento principale nella vita di ciascuno di noi, che sollecita a prendere coscienza, a diventare responsabile nella libertà. La risposta agli interrogativi “Chi ti ha chiamato alla vita? Chi dà senso alla vita?” è fondamentale per l’orientamento e per le scelte di ordine etico e morale nella vita di ciascuno. Se la Vita viene dal nulla, dal caos, da un processo evolutivo, si negano la vocazione, la responsabilità, il senso della vita; se invece la Vita viene da qualcuno che ci ha chiamato, allora deve esserci anche un progetto, che ognuno a livello personale deve cercare di scoprire, prendendo coscienza dei doni, dei talenti ma anche dei limiti. In una visione cristiana, la vocazione è obbedienza, è affidarsi a Lui, è invocare l’aiuto della Grazia, per superare dubbi, fragilità, ostacoli. È stato sottolineato come i sacramenti del battesimo e della cresima siano fondamentali per aiutarci a capire quale strada dobbiamo intraprendere, che cosa il Signore vuole per noi, che cosa per noi è bene. La vocazione innanzi tutto è un aggancio con Dio e con tutti gli uomini, è una chiamata a morire a noi stessi, al nostro egoismo, alle nostre chiusure, ad aprirci agli altri con cuore aperto e libero, per testimoniare nel mondo un Dio Trinità, un Dio relazione. Essa sollecita la responsabilità di tutti: sacerdoti, sposati, religiosi… È accettazione della diversità dell’altro, soprattutto quando essa comporta limiti, fragilità, difetti, degrado fisico e morale. Tutti siamo chiamati a vedere nell’altro una persona in cui brilla sempre una fiammella che rimanda a Dio. Molti gli interventi dei presenti, con riferimenti particolari alla vocazione matrimoniale. L’incontro si è concluso con l’augurio di ripetere ancora un analogo momento di “agape” fraterna. Lucia Gori I Medaglioni del CIF Nello scorso dicembre cadeva il decimo anniversario della morte di MARIA GELODI COJUTTI, fedele socia del nostro CIF fin dall’epoca della sua fondazione. Ella è stata testimone di tutto il lungo percorso dell’associazione, dimostrando con la vita operosa e la disinteressata disponibilità verso quanti – familiari, ma anche estranei – le chiedevano comprensione ed aiuto, come si può dare concretezza al messaggio evangelico e come sa realizzarsi, pur nei modi legati al suo tempo e alla sua personalità, una donna di formazione CIF. Crediamo pertanto di poterla presentare alle socie in uno dei nostri Medaglioni come esempio particolarmente efficace e convincente di “donna del CIF”. La nuora, Maria Bortolan Cojutti, anch’ella nostra apprezzata aderente, ne traccia qui il ritratto. Nessuno avrebbe potuto farlo meglio, essendole vissuta a lungo accanto, avendola amata come una figlia e avendo ricevuto da lei altrettanto amore. È bello, una volta, tanto mettere in luce un rapporto suocera-nuora amoroso quanto il loro! MARIA GELODI COJUTTI Una donna di ieri vissuta nel presente MARIA GELODI COJUTTI, nata nel 1912, era figlia di Achille Gelodi – bolognese trasferitosi a Tarcento ove reggeva la locale tenenza della Guardia di Finanza – e di Olimpia Della Chiesa di Tarcento. Cresciuta in una famiglia numerosa – aveva tre fratelli e una sorella – era Notiziario Centro Italiano Femminile Udine stata sempre vicina a tutti i suoi cari in ogni necessità. Donna attivissima, da ragazza aveva praticato sport agonistico, distinguendosi nel salto in alto: mi raccontava delle sue levatacce per aiutare la madre nei lavori domestici prima di andare ad allenarsi al vecchio stadio Moretti. 8 pag 15 marzo2010 8 Sposa felice di Gianmaria Cojutti, il cronista del Gazzettino onnipresente in città, ebbe tre figli maschi. L’occupazione del marito la lasciava molto sola in casa: erano tempi in cui il lavoro del giornalista non conosceva praticamente orari, né diurni, né notturni. Ma il suo cuore non s’intristiva: al mattino approfittava di lasciare i figli ancora piccoli a casa finché c’era anche il marito e usciva soltanto in quel momento del giorno per la messa e la spesa. In questo tran tran quotidiano, nulla di quella cupezza che talvolta ci sembra normale e giustificata nelle donne casalinghe. Un cuore invece sempre pronto ad accogliere. La fortuna di essere una buona balia le permise di allevare insieme al suo Claudio un “figlio di latte”, che era in pericolo di vita. La sua porta era aperta a tutti e nessuno ne usciva a mani vuote. Quanti poveri barboni si sono lavati e rivestiti, con gli abiti di mio suocero, a casa sua! Io stessa ho potuto pesare la gratitudine di questi sventurati e il loro amore nei suoi riguardi, suscitato solo dalla vera carità cristiana, quella che Maria aveva assunto dal Vangelo e da San Vincenzo, quella che la faceva spesso pronunciare quasi in pianto, nel suo friulano tarcentino: “Puòrs i puôrs!” (Poveri i poveri!). Quando l’ho conosciuta, da studentessa quattordicenne, la famiglia Cojutti abitava in una casa di via Aquileia che dava, assieme ad altre abitazioni, su un cortile. Quel cortile era il luogo di incontro di uno stuolo di ragazzi che si radunavano lì a giocare, a fare tutti gli sport compatibili con lo spazio, a finire poi tutti nella casa dalle porte aperte, dove il soggiorno doveva essere ripulito ogni mattina Passarono gli anni e quando tutti i figli furono sistemati, l’orizzonte di Maria si dilatò: la città era sua! A casa il tempo di organizzare il necessario per il marito e poi… Notiziario Centro Italiano Femminile Udine fuori, a cercare – trovandoli sempre! – gli ultimi: gli ammalati, i carcerati, i soli, gli afflitti… Non a dar loro quattrini raccolti nel gruppo parrocchiale, ma a donare il tempo, a portare la spesa, a lavare i piedi; ad adottare tre sorelle istriane, che avevano perso tutto in patria e che Maria visitò ogni giorno, che seguì negli acciacchi della vecchiaia, che accompagnò infine una alla volta al cimitero di Udine, deponendole in una tomba per loro acquistata. Posso dire che ha praticato tutte le opere di carità corporali e spirituali, se penso anche alle amicizie che ha suscitato, al rimpianto che ha lasciato in persone ora lontane, che telefonano e scrivono ancora a noi familiari, vicine non soltanto nelle date che ricordano lei, ma anche nelle date nostre che per amor suo esse si sono scritte nel cuore. Per anni Maria fece parte del Consiglio dell’Ente Comunale di Assistenza, chiamatavi proprio per la sua conoscenza delle situazioni di bisogno nella nostra città. Fu presidente regionale della San Vincenzo, attiva nel visitare i gruppi periferici e nel rianimarli con parole semplici e sintetiche, dettate dalla personale esperienza. E presidente era quando nel ’76 il terremoto sconvolse il Friuli e bisognò organizzare la distribuzione del materiale che giungeva dai gruppi vincenziani di tante regioni italiane. Qui si pesò l’intelligenza, la lucidità, il senso delle priorità dimostrati dalla nostra Maria nell’emergenza. Anche per questa donna così energica la ruota del tempo ha camminato; rimasta vedova, ha trascorso i suoi ultimi anni movendosi forzatamente di meno ma non dimenticando la quotidiana passeggiata mattutina, necessaria per distribuire ancora nel vicinato sollecitudine e sorriso, e la sosta serale in parrocchia per il rosario e la messa. In casa poi i piccoli lavori domestici si alternavano alla “liturgia delle ore”, alla letture bibliche, alla preghiera: momenti nei quali non voleva essere disturbata. Aveva infatti scelto le sue priorità. Non so quanto il mio temperamento e la mia vita abbiano permesso una sua influenza su di me. Certo mi è piaciuto stendere queste righe in onore di una donna a cui ho voluto molto bene. Maria Bortolan Cojutti pag 16 marzo2010