strumenti didattici per l`irc: il libro di testo

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strumenti didattici per l`irc: il libro di testo
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di Elisabetta Stroppiana
STRUMENTI DIDATTICI PER L’IRC:
IL LIBRO DI TESTO
1. Professionalità e spiritualità dell’IdR
Nella gestione dell’IrC nella scuola di qualunque ordine e grado determinanti sono la professionalità e la spiritualità dell’IdR, viste non come elementi separati bensì come intimamente collegate.
Il primo tratto di questo binomio è la familiarità, l’amore sempre rinnovato per l’oggetto del proprio insegnamento cioè la competenza sulla propria disciplina. Nel nostro caso può essere paragonabile a una visita guidata al patrimonio di cultura e di fede della tradizione cristiana (sappiamo tutti quanto è noiosa una visita a un
museo se la guida è incompetente o approssimativa).
Il secondo tratto è la competenza pedagogica e didattica. Occorre saper impostare una pedagogia dell’apprendimento attivo ed essere disponibili al cambiamento, studiare un itinerario accessibile per rendere appropriabile il contenuto della disciplina. Si tratta in sostanza di curare la mediazione e di creare spazi di crescita, di
saper fare lavorare i propri allievi, non rimanendo fermi su modelli ormai obsoleti (credo che la relazione pedagogica sia una relazione d’aiuto dove l’educatore deve continuamente rivisitare le proprie modalità di lavoro ed
essere in auto-formazione).
Il terzo tratto riguarda la cura della relazione, ovvero la qualità della relazione e della comunicazione del gruppo
dei docenti, la capacità di esercitare la propria autorevolezza all’interno della scuola, il rapporto con gli allievi.
Spesso siamo chiamati a un ruolo di facilitatore di rapporti di non sempre facile gestione e il rapporto con gli allievi pone in essere una relazione asimmetrica dove vi è pari dignità, differenza di ruolo ma non di valore.
Educare… secondo il Rapporto Delors
Una seconda considerazione riguarda il concetto di educazione; parto da una pietra miliare che è il Rapporto Delors all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’Educazione per il XXI secolo “Nell’educazione un tesoro”. È
un testo datato (1996), di respiro mondiale, ampiamente utilizzato nei documenti della Riforma della scuola italiana.
Nel 1993 infatti è stata istituita la Commissione Internazionale sull’Educazione per il XXI secolo presieduta da
J. Delors formata da 14 personalità eminenti provenienti da tutto il mondo, finanziata e supportata dall’UNESCO
con il compito di studiare e riflettere sulle sfide di fronte alle quali si sarebbe trovata l’educazione negli anni successivi e con il mandato di preparare un rapporto utile come programma di rinnovamento e azione, orientativo per
responsabili politici e funzionari dei governi di tutto il mondo. Dagli studi e dai gruppi di lavoro di analisi e collaborazione internazionale sono pervenuti materiali, suggerimenti, informazioni. La domanda cui ha cercato di rispondere il Rapporto è: “di che tipo di educazione si ha bisogno e per quale tipo di società del domani?”
In particolare nella seconda parte del Rapporto sono stati precisati i principi cui hanno fatto riferimento i lavori
della Commissione. Può valere la pena di rivederli insieme poiché nel momento in cui siamo coinvolti nel processo educativo sia come docenti-educatori da un lato sia come persone in formazione permanente, non possiamo esimerci dal condividerli.
Sono da considerarsi superate le risposte tradizionali alla domanda d’educazione essenzialmente quantitative e
basate sulle conoscenze, a favore dell’organizzazione dell’educazione vista come esperienza totale di tutta
la vita, intorno a quattro tipi fondamentali d’apprendimento che nella vita dell’individuo costituiranno
i pilastri della conoscenza: IMPARARE A CONOSCERE, IMPARARE A FARE, IMPARARE A VIVERE INSIEME, IMPARARE AD ESSERE.
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L’obiettivo cui mira il processo educativo è consentire a ciascun individuo di svelare, scoprire, arricchire il proprio potenziale creativo, rivelare il tesoro che c’è in ciascuno.
Con “IMPARARE A CONOSCERE” si intende permettere all’individuo di venire in possesso degli strumenti stessi
della conoscenza. Si deve permettere a ciascuno, da un lato di capire quel tanto del suo ambiente che fa sì che viva
con dignità, sviluppi le proprie capacità e comunichi, dall’altro di gustare il piacere di capire, conoscere, scoprire,
risvegliando in sé la curiosità intellettuale, il senso critico, l’autonomia di giudizio nel valutare la realtà.
“Imparare a conoscere” presuppone che “si impari a imparare” attraverso l’esercizio della concentrazione, della
memoria e della riflessione. Risulta a questo proposito importante concentrare la propria attenzione su persone
e cose, memorizzare per associazione, utilizzare sia il metodo deduttivo che quello induttivo. Inoltre «...l’acquisizione di conoscenze – viene sottolineato nel Rapporto – è un processo senza fine e può essere arricchito da tutte
le forme d’esperienza» (J. DELORS, Nell’educazione un tesoro, Armando Editore).
Nel sottolineare l’importanza dell’“IMPARARE A FARE” la Commissione distingue tra economie industriali con
lavoro di salariati ed economie ancora dominate dal lavoro autonomo. Nelle economie industriali vi è un’accentuazione della componente conoscitiva del lavoro e viene data molta importanza al settore dei servizi. Questo
comporta la valorizzazione di qualità umane che non sono necessariamente inculcate dalla formazione tradizionale e che perlopiù permettono di stabilire rapporti saldi ed efficaci tra individui (intuizione, sensibilità, giudizio, capacità di tenere unito un gruppo). Il futuro delle economie industriali è fortemente condizionato dalla
capacità di trasformare i progressi delle conoscenze in innovazioni che producano nuove attività e nuovi impieghi. Viene indicata come superata l’idea di abilità professionale a favore di quella di competenza personale e
si assiste a un’organizzazione in gruppi di lavoro, in gruppi di progetto e a una personalizzazione dei compiti. Vengono richiesti come elementi caratterizzanti il lavoratore, la competenza intesa come insieme di abilità acquisite
tramite la formazione tecnica e professionale, un comportamento sociale, l’attitudine al lavoro di gruppo, spirito
d’iniziativa e la disponibilità ad affrontare rischi, l’impegno personale, alcune qualità naturali come l’abilità di comunicare, il saper lavorare con altri, l’affrontare e il risolvere i conflitti.
Nell’“IMPARARE A VIVERE INSIEME”, a vivere con gli altri, il Rapporto individua uno dei punti più problematici
dell’educazione e indica obiettivi e strategie a due livelli. Il primo prevede la scoperta graduale degli altri, supportati dall’insegnamento della diversità della razza umana e della consapevolezza delle somiglianze e dell’interdipendenza tra tutti gli esseri umani. Diventa indispensabile conoscere se stessi, mettersi nei panni degli altri
e capirne le reazioni. Gli insegnanti vengono indicati come possibili modelli positivi e viene auspicato un serio
confronto con gli altri attraverso il dialogo e il dibattito. Il secondo fa leva sul tendere verso obiettivi comuni e individua nell’esperire obiettivi comuni per tutta la vita un modo efficace per evitare o risolvere conflitti latenti.
Viene rilevato come il lavorare insieme su progetti gratificanti smussi le conflittualità e si chiede che anche nell’ambito dell’educazione formale, venga dedicato tempo e siano fornite opportunità per iniziare i giovani sin dall’infanzia a progetti cooperativi attraverso ad esempio la partecipazione allo sport o ad attività culturali o sociali.
Con l’individuazione dell’“IMPARARE AD ESSERE” come quarto pilastro dell’educazione, la Commissione rafforza il principio che «...l’educazione deve contribuire allo sviluppo totale di ciascun individuo: spirito e corpo, intelligenza e sensibilità, senso estetico, responsabilità personale e valori spirituali. Tutti gli esseri umani devono
essere messi in grado di sviluppare un pensiero autonomo e critico e di formarsi un proprio giudizio per poter
decidere da soli ciò che, a loro parere, devono fare nelle diverse circostanze della vita» (ib. pag. 87). L’educazione
ha il dovere di «...fornire continuamente a tutti gli individui le forze ed i punti intellettuali di riferimento di cui hanno
bisogno per capire il mondo che li circonda e per comportarsi in maniera responsabile e giusta». All’educazione
viene affidato il ruolo di dare agli individui la libertà di pensiero, di giudizio, di sentimento e di immaginazione di
cui hanno bisogno per poter sviluppare i propri talenti e per poter rimanere per quanto possibile al controllo della
propria vita.
I talenti personali cui si fa riferimento nel Rapporto sono: la memoria, la forza del ragionamento, l’immaginazione,
l’abilità fisica, il senso estetico, la capacità di comunicare con gli altri, il carisma del capogruppo. Tutto ciò offre
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alle società le migliori possibilità di progresso e quindi garanzie di creatività e di innovazione. Un posto speciale
meritano immaginazione e creatività, che sono chiare manifestazioni della libertà umana.
L’educazione viene descritta nel Rapporto come un viaggio interiore le cui tappe corrispondono a quelle della
continua maturazione della persona: l’educazione, pertanto, come mezzo per conseguire il fine di una vita professionale condotta con successo, è un processo molto individualizzato, che nel contempo tuttavia favorisce l’interazione sociale.
Nel Rapporto viene affermato, sempre nell’ambito delle considerazioni di principio, che il tempo di apprendimento
è l’intero corso della vita e che ciascun campo di conoscenze penetra e arricchisce gli altri. «...l’educazione ha
tale molteplicità di compiti e forme da coprire tutte le attività che consentono all’individuo dall’infanzia alla vecchiaia di acquisire una conoscenza dinamica del mondo, degli altri e di se stesso» (ib. pag. 91).
L’educazione per tutta la vita è ritenuta essenziale per un adattamento alle mutevoli esigenze del mercato del
lavoro e per una migliore padronanza delle strutture e dei ritmi mutevoli del tempo di ciascuna esistenza umana.
Oggi si parla continuamente di competenze. In sostanza le diverse prestazioni che il soggetto è in grado di mostrare e portare a termine in un ambito particolare del sapere, del saper fare, del saper essere o del saper stare
insieme con gli altri possono essere considerati come indicatori di competenza.
L’IrC, come quello delle altre discipline scolastiche, ha valore perché fornisce categorie interpretative
e schemi d’azione valorizzabili nella vita, nel lavoro, nelle attività ordinarie.
2. I ferri del mestiere, ovvero gli strumenti didattici
I materiali didattici nella Riforma e… nella realtà
Al fine di poter porre in atto il processo di insegnamento-apprendimento oggi abbiamo a disposizione un ampio
repertorio di materiali didattici. Il rinnovamento della scuola prevede un superamento della strumentazione della
didattica tradizionale e della centralità in questa strumentazione del libro di testo e della parola dell’insegnante.
Al posto dell’aula tradizionale troviamo aule informatiche, aule multimediali per la creazione e non solo per l’utilizzo di prodotti multimediali. Le nuove aule di informatica sono attrezzate per televideoconferenze, con lavagne
tecnologiche, ripetitori di schermo di computer, ascolto in cuffia, ecc. Si moltiplicano i supporti didattici innovativi: videocassette per presentazioni, compact disk, Cd rom, DVD ecc., per non parlare della navigazione su Internet e dell’informazione attraverso la rete.
«Alla scuola le nuove tecnologie possono offrire molti servigi: qualificare il curricolo scolastico, documentare
meglio i livelli di conoscenza, elevare la qualità e la flessibilità dell’istruzione, trasformare le dinamiche di relazione interpersonale e di gruppo, ridurre i tempi dell’alfabetizzazione primaria, promuovere la progettazione e il
lavoro interdisciplinare, facilitare l’individualizzazione dei processi didattici, rendere più agevole il recupero e la
gradualità dei percorsi didattici, promuovere l’integrazione dei linguaggi attivo, iconico e simbolico, facilitare la
misurazione e la valutazione...» (Frabboni, Manuale di didattica generale, Laterza).
Ma è proprio così? Abbiamo realmente a disposizione nelle nostre scuole e per i nostri numeri di allievi questo
apparato tecnologico? E quanto tutto questo è sempre compatibile con i tempi a disposizione della nostra disciplina?
La realtà in cui operiamo spesso è diversa, sia per quanto riguarda l’effettiva disponibilità in istituto di strumenti
al passo con i tempi sia per la nostra poca dimestichezza con essi. È inoltre praticamente impossibile conciliare
l’uso sistematico di questi strumenti con le indicazioni dei piani di studio ministeriali e anche sul sito della Pubblica Istruzione il libro di testo viene indicato come lo strumento didattico ancora oggi più utilizzato, mediante
il quale gli studenti realizzano il loro percorso di conoscenza e di apprendimento...
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Ciascuno di noi conosce bene la realtà in cui opera e se il testo scritto può essere uno strumento utile, quanto
vada essenzializzato, quanto possa essere utilizzato per introdurre e orientare nella propria disciplina. Le rilevazioni statistiche effettuate a livello nazionale qualche anno fa (2005) vedono il libro di testo utilizzato in
modo più sistematico rispetto al materiale multimediale e prodotto in proprio nella scuola primaria (93%) e
secondaria (88%) (III Indagine Nazionale sull’Insegnante di Religione Cattolica nella scuola della Riforma, ricerca promossa dall’Ufficio Nazionale Educazione Scuola Università della CEI e dal Servizio Nazionale IrC
della CEI).
Come valutare che cosa è possibile utilizzare, ovvero se scegliere un libro di testo
Prima di orientarsi nella scelta di un libro di testo occorre valutare attentamente se vi siano i requisiti necessari.
È pertanto onesto fare:
– Attenzione all’effettivo utilizzo, ovvero qual è il proprio rapporto con la parola scritta, con la lettura. Uno strumento è credibile nel momento in cui il docente ne è per primo convinto e, se adottato, il testo va utilizzato
quantomeno per giustificarne la spesa.
– Attenzione agli utenti (ordine e grado della scuola di appartenenza).
– Analisi della situazione di partenza (ci si muove in un contesto e in un ambiente ben concreto e occorre considerare la validità dello strumento in funzione di esso). Qualora si declini questa possibilità occorre tuttavia
progettare percorsi alternativi ben strutturati chiari a sé e specialmente agli allievi e alle famiglie.
Il libro di testo: adottarlo?
Provo a esaminare quali possono essere i vantaggi di avere tra gli strumenti a disposizione un libro di testo, in
riferimento alla mia esperienza nell’ambito della scuola secondaria di primo grado.
Il libro di testo è:
• è uno strumento che dà valore all’IrC dandole pari dignità con le altre discipline e permette di uscire da luoghi comuni come «...fate catechismo, una chiacchierata, un gioco, una discussione su quello che propone sul
momento qualcuno e via...» a volte ancora presenti nell’immaginario dei colleghi. Dà visibilità alla disciplina
anche presso le famiglie;
• è uno strumento ordinato, sicuramente più gestibile delle fotocopie o dei fogli volanti (che si perdono, si dimenticano, non si ricevono perché assenti...);
• è uno strumento di consultazione, nell’immediato, ma anche negli anni successivi (repertorio di informazioni);
• è uno strumento personale, dell’alunno, in grado di permettere il regolare svolgimento della lezione frontale;
• è uno strumento che può essere utilizzato in attività interdisciplinari (storia, arte, geografia, area umanistica e
scientifica);
• è uno strumento che permette di utilizzare più linguaggi a più livelli di comprensione (parola scritta, disegno,
immagine, fotografie, riproduzioni di opere d’arte, grafici...);
• è uno strumento spesso corredato di strumenti di verifica strutturati;
• è uno strumento che può permettere l’accesso all’informazione essenziale e attendibile in un’epoca, il tempo
di Internet, dove si affermano, è vero, nuovi linguaggi, nuovi atteggiamenti, nuove competenze e una natura
sempre più multimediale dell’ambiente (testi, immagini, animazioni, filmati, suoni ecc.) ma dove il “rumore di
fondo” cresce a dismisura, rendendo sempre più difficile raggiungere l’informazione desiderata nella moltiplicazione incontrollata dei dati e delle fonti (Domenici);
• è uno strumento che concorre allo sviluppo di abilità trasversali indicate nelle Indicazioni Nazionali e nei vari
POF (padronanza linguistica, lessicale ecc.);
• è uno strumento che propone un sapere codificato dalla tradizione culturale nello specifico della disciplina.
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Il libro di testo: quali criteri seguire per adottarlo?
A mio parere occorre innanzitutto tener presenti:
• le caratteristiche didattiche del testo
• il progetto educativo che si intende realizzare
• il contesto della scuola in cui si opera
• la corrispondenza tra le caratteristiche del testo e quelle di chi dovrà utilizzarlo
All’interno di un testo noi troviamo inevitabilmente presente la visione culturale, disciplinare, educativa degli autori che l’hanno curato e le conseguenti scelte educative, didattiche, contenutistiche e strutturali.
Scelte educative possono essere le varie metodologie: induttiva, deduttiva, ermeneutica...
Scelte didattiche possono essere i metodi di insegnamento, i modelli di programmazione, l’interdisciplinarietà,
la scelta delle immagini, gli strumenti di valutazione...
Scelte contenutistiche possono essere le aree del sapere, i nuclei tematici, i contenuti...
Scelte strutturali possono essere l’organizzazione del testo, la disposizione dei contenuti, lo spazio dedicato alle
immagini, strumenti e sussidi allegati o inseriti nel testo...
Nella scelta del libro di testo è bene, a mio parere, che il docente consideri se quanto trova nel testo corrisponde
alla propria prospettiva culturale-educativa, se le modalità pedagogico-didattiche si conciliano con le proprie.
Deve vedere se vi è corrispondenza tra i contenuti presenti nel testo e quelli indicati dai documenti (Indicazioni
Nazionali e OSA per l’IrC) o proponibili a livello locale, di istituto e di classe; tra l’organizzazione strutturale realizzata dal testo e la programmazione da lui effettuata. Deve valutare l’efficacia dello strumento nello specifico
contesto di classe in cui si realizzerà il processo di insegnamento-apprendimento e non disdegnare l’eventualità di agganci e sviluppi interdisciplinari e pluridisciplinari.
Il libro di testo: come usarlo senza troppi vincoli
Credo di aver chiarito che siamo di fronte a uno strumento da utilizzare con discrezionalità ed efficacia. È uno
strumento sussidiario e non occorre usarlo per tutte le lezioni, né tanto meno aver l’angoscia di finirlo. È tuttavia per gli allievi un buon riferimento e credo sia importante dar loro un metodo di lavoro e di studio che includa
anche l’utilizzo del testo e l’individuazione delle parti da studiare.
Parola scritta/immagine di riferimento/parole chiave/mappe concettuali/schemi guida sono strategie che, a seconda
dell’età, possono essere ad esempio fornite per favorire la memorizzazione o il richiamo di determinati concetti.
Molti libri di testo aiutano in questa direzione, evidenziando alcune parole, riportando un glossario con i termini
specifici, usando caratteri diversi a seconda dell’importanza dell’informazione, diversi colori...
Il libro di testo va comunque decodificato dal docente e opportunamente integrato con altri materiali. Può essere il nostro filo conduttore, un supporto antologico, un facilitatore dell’assimilazione dei contenuti e della
“messa a fuoco” di questi ultimi per quanto riguarda altri strumenti di supporto all’insegnamento; credo che ciascuno di noi con un po’ di esperienza abbia negli anni individuato materiali complementari da utilizzare a seconda
delle situazioni come materiali di ingresso, materiali di confronto e di verifica (ciò che il sapere scientifico e la
tradizione religiosa propongono come risposta alla domanda) e materiali di proposta (rielaborazione personale).
Possiamo pensare a:
• materiali parlati (lettura, spiegazione, discussione, lezione...)
• materiali scritti (libri, giornali, ipertesti, didascalie...)
• materiali visivi (immagini fotografiche, riproduzioni, diapositive, disegni a lavagna...)
• materiali uditivi (canzoni, testi recitati, Cd rom...), VHS
• materiali strutturati
• risorse umane (testimonianze, interviste, tradizioni popolari...)
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• giochi didattici
• supporti vari (schemi, cartelloni, schede, grafici, simboli...)
Strumenti di valutazione collegati all’uso del libro di testo
Gli strumenti di misurazione e di valutazione fanno riferimento alla programmazione, ne controllano la coerenza con
la situazione di partenza, lo svolgimento, gli esiti finali. Le molte conoscenze, competenze e abilità cui pervengono gli
allievi non sono facili da individuare specialmente con i numeri critici con cui ci troviamo quotidianamente a lavorare.
Strumenti di valutazione collegati all’uso del libro di testo possono essere prove oggettive strutturate che permettono di verificare il grado di possesso di uno specifico contenuto o concetto disciplinare e misurare il raggiungimento di un obiettivo cognitivo. Alcuni testi le propongono alla fine delle unità di apprendimento, altri in
fascicoli a parte (ciò che resta del Portfolio), ma forse sarebbe bene da parte del docente costruirle di volta in
volta e tararle su quanto si è effettivamente messo in atto in classe.
Alcune esemplificazioni di utilizzo del libro di testo
Sono possibili più modalità di utilizzo non necessariamente restrittive
Lezione frontale
• lettura comprensione del testo
• predisposizione di uno schema-guida e reperimento delle informazioni sul testo
• spiegazione e individuazione delle frasi o delle parole chiave sul testo
• utilizzo delle immagini o delle riproduzioni delle opere riportate (parallelismo con altri testi)
• costruzione di mappe concettuali e ricerca dati sul testo
• glossario
• esercizi di verifica strutturati riportati sul testo utilizzati come spunto di spiegazione e approfondimento
Al lavoro in classe individualmente
• momenti di utilizzo anche in classe del libro di testo come repertorio dati per la risoluzione di quesiti o prove strutturate
• costruzione di mappe concettuali personali e restituzione ai compagni
• ricerca dati (cruciverba e caccia alle parole da inserire usando il libro di testo)
Al lavoro in classe in piccoli gruppi
• costruzione di ricerche monografiche usando come strumento base il libro di testo
• utilizzo del libro di testo come repertorio dati per esercizi di analisi e confronto, ad esempio nell’ambito di elementi presenti nelle religioni contemporanee oppure nell’ambito di lavori pluridisciplinari (storia, storia dell’arte)