Dicembre 2008

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Dicembre 2008
Istituto Magistrale Statale “G. Comi” Indirizzi: Liceo Linguistico, Scienze Sociali, Scientifico-Tecnologico - TRICASE (Le) - Anno III - N° 6 - A. S. 2008-2009
IL VALORE
DELLA PERSONA
osa significa essere diversi? Che senso
assume il termine diversità?!....
L’Umanità post-moderna, espressione della
globalizzazione imperante e degli effetti
degeneri di un consumismo deleterio, vive,
per alcuni versi l’indifferenza verso tutto ciò
che facilmente può essere etichettato come
diverso, ossia, non confacente ad una
norma, stabilita da una convenzione nella
quale la massa generalizzata d’individui si
riconosce, uniformandosi!
Si potrebbe dire, parafrasando Bauman,
come il quotidiano si collochi all’interno di
uno scenario di estrema fluidità, caratterizzato dalla mancanza di punti fermi e di certezze. È diffuso, infatti, il timore di non essere
all’altezza dei compiti che la società ci assegna, laddove l’unica certezza è costituita dal
mutamento continuo, dall’evidenza che
niente è più certo e definito, che i confini tra
le cose sono diventati sempre più labili,
mentre l’unico sentimento serpeggiante è la
diffusa incertezza in ogni settore dell’esistenza. Si assiste impotenti al progressivo
liquefarsi dell’essere che assume le sembianze di una vita precaria, vissuta in condizioni
di continua incertezza, dal timore di non riuscire a tenere il passo di avvenimenti che si
muovono velocemente. Alla luce di uno scenario simile, svuotato da ogni forma di valori e di ideali, pochi sono coloro che avvertono ancora l’esigenza di riflettere attorno al
senso dell’essere o attorno alla diversità che
costituisce una espressione diversa, ma non
per questo meno ricca, di esistere!....
Tale senso, tale significato si è smarrito nei
meandri convulsi di una società che corre,
che non ha il tempo di riflettere sul valore
rappresentato dall’altro da sé che, sia pur nel
suo modo originale di essere differente, ha il
diritto di vivere!!... Si pensi ai diversamente
abili, agli extra-comunitari, alle vittime di
abusi, di soprusi perpetuati da una società
accecata dall’Imperialismo del medesimo,
dalla violenza ontologica, dall’Individualismo il cui unico fine è celebrare il proprio
Ego che spavaldamente s’impone!!... Si
pensi agli istanti di inadeguatezza, di disagio, di sofferenza vissuti da individui particolarmente sensibili che vivono la solitudine, lo smarrimento esistenziale nel sentirsi
incompresi, rifiutati!.... L’altro da sé costituisce una risorsa, un patrimonio da scoprire,
da rispettare, da tutelare! L’alterità, espressa
nella forma dell’essere diverso, rappresenta,
nelle sue infinite e variegate sfumature, il
manifestarsi del modo unico, irripetibile,
singolare di essere PERSONA. La persona
deve essere degna di rispetto a prescindere
dal modo con cui manifesta se stessa, al di là
del colore della pelle, della condizione sociale o dello stato d’inabilità!
È opportuno che l’umanità si lasci sensibilizzare da un nuovo processo educativo tale da
svilupparsi, con intensità e trasporto, alla
luce della compresenza, della tolleranza nel
rispetto della differenza altrui….. Di fronte
al dilagare di ogni forma di relativismo etico,
risulta necessario, quindi, recuperare l’autenticità dell’esistenza dileguatasi nell’universo effimero dell’apparire ed avviare un
nuovo processo d’umanizzazione!
BENVENUTO AL “COMI”!
Un saluto al nuovo Dirigente Scolastico
I
C
l nuovo anno scolastico si è aperto con l’arrivo del
dott. Mauro Polimeno, nuovo dirigente scolastico
dell’Istituto Magistrale “G.Comi”. Sin dai primi giorni,
siamo rimasti colpiti dalla sua sensibilità, dalla sua predilezione all’ascolto e al dialogo non solo nei confronti
dei docenti, ma soprattutto nei confronti degli studenti. È
da diversi anni oramai che il nostro istituto non gode di
una dirigenza stabile e questo ha sicuramente reso più
difficoltosa la costruzione di un modello organizzativo
appropriato. Crediamo fermamente che la nostra scuola
si sia costantemente arricchita grazie al prezioso apporto
di validi docenti interni, esperti esterni, docenti universitari, alunni ed ex alunni. La competenza e la forte professionalità del nostro dirigente consolideranno e renderanno più innovativa l’offerta didattica e formativa del
nostro istituto. Auguriamo, perciò, al nostro preside buon
lavoro e lunga permanenza nella nostra scuola!
La redazione
HEAVY METAL: ARMA PERICOLOSA
O FORMA DI PENSIERO?
Storia della musica Metal di ieri e di oggi
l giorno d’oggi, il mondo, specialmente
quello anarchico e anticonformista, a volte
ha come punto di riferimento, come via fondamentale per proseguire il proprio cammino, un
importante elemento: la musica. Spesso, la musica aiuta a superare le proprie difficoltà, a credere
A
in ciò che si è sempre creduto, a sperare di realizzare i propri sogni. Chiaramente, essa è soltanto
un aiuto, una spinta. Eppure c’è ancora chi crede
che la musica sia una magia. C’è chi vede la
CLASSI PONTE
IN ITALIA
Risposta ai problemi dell’integrazione
o scuola del razzismo?
Continua a pag. 2
TRICASE - COMO
mille chilometri per scoprire i nostri ragazzi
“Giovani e Società” è un sondaggio a campione su 60 giovani (34 femmine e 26
maschi) che frequentano il quinto anno di
due istituti superiori: l’Istituto Liceale
Statale “T. Ciceri” di Como e l’Istituto
Magistrale Statale “G. Comi” di Tricase
(Le). L’idea di un sondaggio gemellato,
Continua a pag. 6
IL “VOLANTINO”
INCONTRA CAPRARICA
li italiani la sanno lunga… o no?! Questo
il titolo del libro del noto giornalista
Antonio Caprarica, direttore RadioRai, presentato il 18 Novembre 2008, nella splendida cornice della Sala del Trono di Palazzo Gallone a
Tricase. All’incontro hanno partecipato l’avvocato Alessandro Distante, direttore editoriale
de “Il Volantino”, il senatore Giuseppe
Giacovazzo, presidente del Corecom e Mauro
Giliberti, giornalista di TeleRama, che ha condotto il dibattito.
G
H.Matisse, La Danse, 1909
INSIEME SOTTO
LO STESSO CIELO!
Convegno per l’Orientamento degli
Alunni Diversamente Abili
Tu sei lo straniero. Ed io?
Io sono, per te, lo straniero. E tu?
La stella, sempre, sarà separata
dalla stella;
questo solo le avvicina:
la volontà di brillare insieme.
(Edmond Jabès)
Prof.ssa Giusy Ricciato
Articolo a pag. 4
l 15 ottobre 2008 la Camera ha approvato
un emendamento della Lega Nord sugli
studenti immigrati. La nozione presentata a
Montecitorio dal capogruppo Roberto Cova,
approvata con 265 sì contro 246 no e 1 astenuto, prevede che i bambini stranieri appena
arrivati in Italia dovranno sostenere prove di
valutazione per accedere alle nostre scuole.
Chi non le supererà, sarà inserito in classi
particolari, dette “classi ponte”, per favorire
l’apprendimento della lingua italiana, con un
inserimento successivo nelle classi tradizionali. Oltre ai corsi di lingua, si potranno
seguire lezioni mirate all’educazione civica;
“ al sostegno alla vita democratica;
I
Continua a pag. 3
Continua a pag. 3
La dedica di
Antonio Caprarica
alla nostra redazione:
“Alla redazione
del Il Comignolo
con l’augurio di
continuare a …
fumare per sempre!”
ALL’INTERNO
-
A...S...Saggi di contemporaneità
Scuola e territorio
Libri...amo
Giovani e società
L’angolo di Mafalda...
Sportiva...mente
Com I_I nicando
Pag. 2
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“
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“
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“
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A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ
Continua dalla prima
HEAVY METAL ...
musica come un essere vivente. C’è chi sostiene
che essa possa essere un’ottima “terapia”. Ecco,
allora, che la parola “musica” viene sostituita dal
sinonimo “Hard Rock” o, meglio “Heavy Metal”.
L’Hard Rock e l’Heavy Metal, entrambi generi
derivanti dal classico Rock and Roll, dal Blues,
dal Jazz, dal Country o dal Folk, hanno contribuito a cambiare il mondo, soprattutto quello dei
giovani, introducendo innumerevoli forme di
espressioni, idee, pensieri, addirittura credenze in
religioni pagane, ma tutto questo, generalmente,
viene visto in due semplici distinzioni: conformismo ed anticonformismo, oppure “popoular” e
“loser” (rispettivamente: popolare e perdente). È
preferibile pensare che, l’anticonformismo, si differenzi dalla massa conformista, non soltanto per
il semplice modo di vestire, per la musica che si
ascolta, o per la sensibilità della persona, ma delle
idee e della filosofia del soggetto.
Quanto detto prima, il Rock e il Metal hanno radicalmente cambiato il mondo, dagli anni ’50 fino
ad oggi.
Tornando indietro, più di 50 anni fa, dalle radici
del blues nacque il Rock and Roll, per iniziativa
di artisti, oggi noti nella storia, come Elvis
Presley e i Rolling Stones. Era chiaro che essi
avevano in mente idee diverse da chiunque altro,
ed avessero scelto la musica come forma di
espressione per spiegare ciò che pensavano.
Si sa che non furono benvisti dalla gente anziana
e conformista di quei tempi, contrariamente al
pubblico giovanile, curioso di osservare nuove
strade. Quasi sempre, l’heavy metal e l’hard rock
sono generi nati in Gran Bretagna, anche se,
molto più tardi, nacquero sottogeneri e diramazioni in paesi come gli USA e la maggior parte
dell’Europa orientale, di cui si parlerà in seguito.
Intorno agli anni ’60, apparve il Rock
Psichedelico, grazie al maestro della chitarra per
eccellenza, Jimi Hendrix, ed i grandi Pink Floyd,
che diedero una svolta significativa al Rock,
introducendo più significato, più emozioni e più
libertà di pensiero, offrendo al pubblico molte vie
per interpretare i testi di quel tipo. Verso l’inizio
degli anni ’70, con importantissimi gruppi storici,
provenienti dal Regno Unito, come Iron Maiden,
Black Sabbath, Judas Priest, entrò in scena
l’Heavy Metal.
Questa parola, in italiano significa, letteralmente,
“metallo pesante”, ed ha scatenato nei giovani un
senso di rabbia, di dolore e di ribellione verso il
mondo a cui erano sempre stati abituati, costretti
dalle credenze e dalle imposizioni degli anziani;
qui nacque anche l’anticonformismo, ed i giovani iniziarono a vestire giubbotti di pelle con borchie, jeans strappati, anfibi e stivali e molti altri
vestiti, che, a quell’epoca, risultavano bizzarri e,
addirittura, blasfemi. La blasfemia è un elemento
che si trova spesso nell’heavy metal, in gran parte
nei testi dei gruppi citati prima, ma anche in altri
che apparvero più tardi. Dal momento che, prima
della nascita del Metal, la gente era solita far girare i dischi all’indietro, alla ricerca di messaggi
subliminali, messaggi che, si pensa, dicessero di
adorare Satana, l’Heavy Metal presenta questi
messaggi subliminali, in svariati testi di altrettanto svariati gruppi.
I gruppi che vennero accusati di messaggi subliminali, furono i Led Zeppelin, i Queen e David
Bowie, insomma, qualsiasi gruppo musicale che
scriveva canzoni riguardanti temi come l’anticonformismo o l’omosessualità. In quel periodo,
delle canzoni prese di mira dalla furiosa gente
conformista, si ricordano “Stairway to heaven”
dei Led Zeppelin e “We are the champions” dei
Queen. Per aumentare la rabbia degli
anziani, molti artisti si presentavano sul palco esibendo giganteschi cartelli con simboli
che riguardassero il
satanismo,
quindi
stelle penta, croci
capovolte o il
666,
numero
nonostante avessero dichiarato di
non essere satanisti, ma di esibire
quei simboli solo
per fare spettacolo.
Inutile dire che anche
molti altri gruppi Rock
o Punk, altro genere derivante dai canoni dell’heavy
metal, vennero discriminati e
allontanati per molto tempo, e vennero
anche proibiti i loro dischi e gli ascolti di essi. I
giovani videro tutto questo come un tentativo da
parte dei vecchi di bloccare la strada ai giovani,
cercando di farli rimanere morbosamente attaccati alle credenze di sempre.
Quindi, negli anni ’80, dopo l’entrata dei
Motorhead e dei Twisted Sister, ecco nascere,
dalla rabbia giovanile nuovi, grandi artisti: dai
Metallica agli Anthrax, dagli Slayer fino ai Guns
N’ Roses. Prima di questi gruppi, venne il rocker
italiano per eccellenza: Pino Scotto, militante in
gruppi come Vanadium, Pulsar e Fire Trails, oggi
anche conduttore televisivo di Rock TV, in cui
esprime le proprie opinioni sulla musica e la
società di oggi. Con i gruppi citati prima, l’Heavy
Metal si divise in innumerevoli sottogeneri: il
Black e il Death Metal con gli Slayer e gli
Anthrax, generi di Metal riguardanti il satanismo,
il dolore e la guerra, molto apprezzati dai giovani
ribelli, da cui sono stati fatti molti film e fumetti,
sviluppatisi, prevalentemente in nazioni europee
quali la Norvegia, la Svezia e la Finlandia;
l’Industrial Metal con i Nine Inch Nails, che unisce la musica elettronica e i suoni dell’industria,
tramite l’uso di computer e sintetizzatori al classico suono del Metal; il Doom Metal, non molto
differente dal Death, con i Black Sabbath.
Purtroppo il Metal venne visto, ed è visto tuttora,
come una formazione negativa per i giovani, a
A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ
causa di certi gruppi che discutevano nei loro testi
di politica nazista, causando la formazione del
Nazi, o musica nazista, derivante, prevalentemente, da gruppi Punk.
Un gruppo Black Metal degli anni ’90, i Marduk,
vennero accusati di nazismo, anche se il fondatore e chitarrista, Morgan Håkansson, ha dichiarato
di essere solo appassionato di storia riguardante
questo tema. Anche il gruppo Black Metal
Burzum (tristemente conosciuto per l’omicidio
del frontman dei Mahyem, gruppo Black, da parte
del fondatore Varg Vikerness) è considerato Nazi,
a causa delle sue idee ed opinioni riguardanti la
destra più estrema. È anche vero che il Metal, non
sempre parla di temi come politica o religione,
ma tratti anche di ambientazioni fantastiche o quanto tratto da libri
fiabeschi o film.
Un esempio di questa
musica viene dal gruppo
Alternative/Industrial
Metal,
White
Zombie, appassionati di film horror di
serie B e storie fantastiche. In seguito,
il gruppo si sciolse,
ed il leader Rob
intraprese una carriera
solista, trovando anche
l’occasione di calarsi
nelle vesti di regista cinematografico, girando film
come “La casa dei 1000 corpi”,
“La casa del diavolo” e “Halloween: the
beginning”, il remake di “Halloween” di John
Carpenter del 1978, narrante la storia dello psicopatico Michael Myers. Molto importanti per il
Metal furono i film horror come “Nightmare”,
“Venerdì 13” o “Non aprite quella porta”, dal
momento che essi seppero dare nuove ispirazioni
per i giovani ambiziosi al mondo della musica,
proponendo un’alternativa alla ribellione contro
la politica e la religione. Gli anni ’90 furono
molto importanti per l’heavy metal: a metà periodo, i testi che parlavano di disagio per i giovani
adolescenti, costretti a confrontarsi con fenomeni
come il razzismo, il bullismo, il fidanzamento e le
nuove amicizie, fecero nascere il Nu Metal, storpiatura di “New”, cioè “nuovo”, capace di unire i
suoni del Rap e dell’Hip Hop alle chitarre distorte e alla batteria secca, e derivante
dall’Alternative Metal e dal Grunge.
Importantissimi gruppi Nu Metal furono, senza
dubbio, i Korn, i Linkin Park, gli Ill Niño (denominati anche “El Niño”) , i Disturbed, i Drowning
Pool e molti altri ancora. In Italia compaiono,
come gruppo Nu Metal, i Linea 77, mentre questo nuovo sottogenere si sviluppa sempre di più
negli USA. Sicuramente, il gruppo Nu Metal più
conosciuto e benvisto dai giovani è quello degli
Slipknot, gruppo atipico da tutti gli altri. Gli
Slipknot hanno la capacità di comporre buona
musica pesante, ma non è questo che li ha resi
così famosi: essi sono soliti salire sul palco con
tute da meccanico e maschere di film dell’orrore.
Il percussionista Shawn “Clown” Crahan, nonché
fondatore del gruppo, spiega: “Le maschere sono
un’estensione della nostra personalità, e le modifichiamo continuamente. Togliere le maschere
dopo un’ora di show è veramente una liberazione, ma sappiamo che le indosseremo ancora al
prossimo!”. La musica di questa band è così violenta e quasi inascoltabile perché rappresenta la
rabbia accumulata dai componenti, provenienti
da Des Moines, Iowa, una città simbolo di conformismo e limitazioni ai giovani, da quanto
dichiarato dal frontman Corey Taylor.
Il Nu Metal ha anche vari metodi di canto: si
passa dal canto Rap alla voce alta, anche dalla
voce pulita al Growl (in inglese “ruggito”), tecnica vocale che viene eseguita con pesanti urla, presenti nella musica Death. Verso l’inizio degli anni
’90, parallelamente ai White Zombie, anche
Marilyn Manson si presentò nel mondo dello
spettacolo, venendo immediatamente attaccato
dai mass media e da ogni tipo di credente religioso, a causa delle sue idee anticristiane. Manson
venne anche accusato dell’omicidio di 15 ragazzi
in una scuola e, per molto tempo, si pensò che gli
assassini ascoltassero la sua musica. L’Heavy
Metal ha spinto molta gente anche alla conversione, o al semplice interessamento, di altri tipi di
religione. Un esempio è dato dal cantante dei
Godsmack, Sully Erna, da sempre seguace della
Wicca, religione pagana, riguardante la magia, la
stregoneria, i principi umani e la reincarnazione.
Per citare altri importanti gruppi Metal che hanno
contribuito a formare la storia, vanno ringraziati i
Pantera, i Megadeth, i Dream Theatre, gli AC/DC
e Ozzy Osbourne, cantante dei Black Sabbath e
organizzatore del festival statunitense “Ozzfest”,
a cui hanno partecipato molti artisti. Vanno ricordati anche altri importanti diramazioni del Metal,
quali Progressive, Groove, Christian, Gothic e
tantissimi altri. Si pensa che esistano almeno una
cinquantina di sottogeneri e diramazioni del
Metal, senza contare i generi creati da gruppi
come HIM (Love Metal) o Sepultura (Tribal
Metal). Per il Metal con più melodia e più calma,
vanno sicuramente riconosciuti i nostrani Lacuna
Coil, gruppo Gothic Metal, la cui cantante,
Cristina Scabbia, è la prima donna che si è esibita al già citato Ozzfest.
I loro testi sono sempre circa l’ambientazione
fantastica. In conclusione, la musica Heavy Metal
è stata e, sicuramente, sarà ancora un ottimo strumento per aiutare il mondo di oggi a cambiare. Se
in positivo o in negativo, dobbiamo stabilirlo noi
e tutti gli artisti dediti alla composizione di questa musica. Una buona azione per comprendere
meglio l’Heavy Metal è quella di leggere attentamente i testi delle canzoni, perfino nei minimi
dettagli, e stabilire se, in base alla propria opinione, siano presenti messaggi buoni o cattivi.
Freddy Durante III AS
Il ‘68 e l’“autunno caldo” del 2008
Il 1968 è stato, per molti versi, un
anno emblematico, caratterizzato,
come ben sappiamo, dalle rivoluzione
studentesche ed operaie. Anche quello del 2008 è stato un “autunno
caldo” e per molti aspetti può essere
paragonato a quello di quarant’anni
fa. Sono tante, infatti, le analogie. I
giovani sessantottini sognavano un
mondo senza distinzione fra bianchi e
neri , ricchi e poveri, uomini e donne,
ci si batteva affinché gli interessi di
tutti avessero la prevalenza sugli interessi personali, si lottava contro la
cosiddetta “società dei consumi” che,
come avrebbero cantato i Sex Pistols
dieci anni più tardi, non considerava
le persone in quanto tali ma come
consumatori: “your future dream is a
shopping scheme”. Come ha dichiarato Mario Capanna, nella conferenza
tenutasi a Tricase il 6 dicembre 2008,
il ‘68 ha rappresentato una svolta; ha
cambiato il modo di comunicare, di
fare informazione, di relazionarsi con
il mondo circostante. Dopo quelle
rivoluzioni niente è stato più come
prima e sarebbe difficile immaginare
come sarebbero andate le cose se il
‘68 non ci fosse mai stato.
Nell’ “autunno caldo” del 2008 si
manifesta contro la riforma Gelmini,
che mira a far diventare la scuola
pubblica, una scuola di serie B, reintroducendo il maestro unico, accorpando gli istituti con meno di cinquecento iscritti (pensando forse che studiando in classi di quaranta persone si
possa favorire l’apprendimento!), ma
soprattutto istituendo le classi “ghetto” per i figli di immigrati.
Probabilmente la nostra “ministra”
dimentica che nel 1964 negli Stati
Uniti fu approvato il Civil rights Act ,
il quale rendeva illegale ogni tipo di
discriminazione razziale. Ma nel
2008 si lotta anche per i diritti dei
lavoratori, che, come nel ’68, si trovano a dover superare una crisi economica di notevole entità. I giovani
sessantottini iniziano ad essere insofferenti verso una società che osanna
ideali come l’omologazione ed il razzismo. Iniziano a distinguersi per il
loro aspetto trasandato e la passione
per le moto. Pensando a quegli anni si
rievocano immediatamente i rockers
e gli hippies, con i loro capelli lunghi
e i jeans, i ragazzi della beat generation, poeti e buddhisti che facevano
uso di droghe. Inizialmente sono un
fenomeno underground, non seguono
i classici filoni commerciali, ma successivamente iniziano ad occupare
scuole, piazze ed università di tutto il
mondo. Si trattò di un fenomeno
senza precedenti, se si pensa che alla
fine degli anni ’60 telefoni e, soprattutto, computer erano praticamente
inesistenti. Nel maggio di quarant’anni fa tutte le università, esclusa la
Bocconi, erano occupate. La musica
divenne quindi la principale fonte di
informazione: Fabrizio De André e
Francesco Guccini in Italia, e all’estero i Beatles, i Rolling Stones, Bob
Dylan, Jimi Hendrix e Janis Joplin.
Si cantava la vita degli operai e si
infondevano
Mario Capanna alla conferenza
ideali
come
organizzata dal Comi
“peace and love”
“fate
l’amore
non fate la guerra” o “mettete
dei fiori nei
vostri cannoni”.
E noi giovani del
2008 siamo così,
pronti a tutto pur
di difendere i
nostri diritti, ad
infischiarcene di quello che dice la mo dare ragione a quel qualcuno. Nel
gente? Basterebbe pensare che i 2008, senza computer e telefonini
nostri scioperi e le nostre manifesta- saremmo stati in grado di organizzare
zioni sono finiti nel dimenticatoio, scioperi e occupazioni?
che dopo poche settimane quasi nes- Probabilmente no. La società è camsuno pensa più alle nuove riforme, biata e, forse, ha perso quegli ideali
che molti di noi hanno chinato il capo che animavano i nostri genitori ed i
quando qualcuno ci chiedeva se il nostri nonni. Speriamo solo che “un
nostro manifestare fosse solo un pre- giorno anche la guerra si chinerà al
testo per evitare qualche interrogazio- suono di una chitarra” (Jim
ne (anche perché molti non erano Morrison).
nemmeno a conoscenza del motivo
Marianna Luna III BL
per cui si scioperava!). Forse dovrem-
Pg.3
A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ
La scuola: istituzione inutile?
La scuola è un’istituzione davvero
molto utile per la nostra società, in
quanto contribuisce alla formazione
dei giovani di oggi; che domani diventeranno i nostri medici, i nostri avvocati, i nostri politici.
Quando chiediamo consiglio al meccanico per un guasto all’auto o quando
dobbiamo subire un intervento da un
determinato medico pretendiamo che
le persone in questione sappiano ciò
che fanno e che sappiano svolgere
bene il proprio lavoro; ma ciò non è
possibile se esse non hanno una preparazione di base che solo la scuola può
fornire.
Quest’istituzione, inoltre, non forma
soltanto culturalmente un ragazzo, ma
cerca anche di dargli un’educazione
adeguata in quanto, quando diverrà
adulto e responsabile della propria vita,
dovrà sapersi relazionare in modo civile con gli altri cittadini.
La scuola cerca pure di sensibilizzare i
giovani su problemi come droga, bullismo o abuso di alcol, in primo luogo
appendendo alle pareti dei vari istituti
molti cartelloni o striscioni che mettono in guardia sui pericoli a cui gli adolescenti sono costantemente esposti.
Un altro motivo per cui la scuola è così
importante per la formazione dei
ragazzi è il fatto che essa stimoli i suoi
alunni e li sproni a dare sempre di più,
accrescendo in questo modo la loro
creatività e la voglia di fare.
Questa indispensabile istituzione serve
molto a coloro che cercano di costruirsi un futuro: in fondo la vita di ognuno
di noi può essere paragonata a
una grande casa e questa
casa non può stare in
piedi senza delle
solide fondamenta, che sono rappresentate proprio
dalla
scuola.
Se mettiamo a
confronto un
ragazzo che
frequenta
costantemente
la scuola con
uno che non ci è
mai andato, ci
accorgiamo di quanto
queste scelte abbiano
condizionato la loro vita, non
solo a livello culturale, ma anche a
livello educativo e comportamentale.
Perciò la prossima volta che mi rivolgerò a un medico, a un meccanico, ad
un avvocato o anche solo alla mia estetista, ringrazierò la magnifica istituzione che è la scuola, per aver dato a quelle persone la possibilità di realizzare il
loro sogno e di fare qualcosa di utile
per gli altri.
Dalila Indino II DS
A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ A...S...SAGGI DI CONTEMPORANEITÀ
Continua dalla prima
CLASSI PONTE IN ITALIA
al rispetto delle tradizioni territoriali e regionali, della
diversità morale e della cultura religiosa del paese
accogliente”. La nozione prevede inoltre che l’inserimento degli studenti stranieri, nelle classi ordinarie
sia consentito solo fino al 31 dicembre di ogni
anno, e la distribuzione sia proporzionata al
numero complessivo degli alunni. Una
proposta che secondo Cova “serve a
prevenire il razzismo e punta a realizzare una vera integrazione, che
oggi non c’è a sufficienza”. La
convinzione su cui si fonda
questo progetto politico, è che
in classi comuni i bambini
immigrati non apprendono e
impediscono agli altri bambini
italiani di portate avanti un
programma approfondito e specifico. Ma non è vero, invece,
che la lingua s’impara stando con
i coetanei? Che la curiosità di conoscere, di sapere scatta proprio quando
più è grande il desiderio di sentirsi alla
pari degli altri?
Dietro questa proposta si nasconde forse il timore che
i bambini stranieri disturbino l’equilibrio dei bambini italiani, quasi dovessero “contaminare” i loro
spazi. Insomma, una vera e propria forma di discriminazione che colpisce sempre e soltanto le persone più
deboli e indifese: “quando viene discriminato un
bambino - afferma Fassino, esponente del PD -,
quella discriminazione se la porta dietro per tutta la
vita”. La scuola pubblica considerata il primo luogo
di formazione insieme alla famiglia, dovrebbe avere
come principio fondamentale l’uguaglianza e non la
diversità. Piuttosto che pensare a “differenziare”
GIOVANI E VOLONTARIATO
sarebbe certamente più efficace offrire alla scuola dei
validi supporti, dotarla di personale specializzato che
possa seguire adeguatamente questi alunni anche in
ore extrascolastiche. Ma forse è una considerazione
un po’ “anacronistica” visto i nuovi tempi che corrono ossia quelli della riforma Gelmini.
L’educazione interculturale, che Epifani esponente
della CGIL, ha definito come “profilo qualitativo
della scuola moderna“, ha bisogno di luoghi unitari di
conoscenza e controllo, non di separazione. Viviamo
in un mondo dove il frutto dell’ingegnosità umana ci
circonda, proponendoci ogni giorno nuove fedeltà,
nuovi ambienti e nuovi ideali. In questo mondo progredito e all’avanguardia fa da sovrana la multietnia.
Non ci scandalizziamo più a instaurare rapporti con
persone di altri Paesi, a fare una passeggiata con un
amico sulla sedia a rotelle, a vedere due persone dello
stesso sesso mano nella mano. Per arrivare a questa
emancipazione del pensiero, a questa alto grado di
tolleranza il mondo ha dovuto lottare e combattere
duramente. Ma in questo 2008, grazie alla mozione
della lega, viene proprio da pensare che Martin
Luther King sia morto per niente. Torniamo alle classi separate, ai posti sui pullman riservati e, perché no,
tra poco anche ai treni di deportazione! Con il criterio adottato dovremmo creare classi differenziate per
i disabili, per i dislessici e così via. Quello di separare gli studenti immigrati da quelli italiani è solamente un atto di razzismo. Vogliono farci credere che sia
mirato ad una migliore integrazione e perfino ad una
prevenzione del razzismo. La scuola da luogo dell’integrazione, dell’apprendimento e della socializzazione, forse ritornerà ad essere luogo di segregazione,
intolleranza e diffidenza.
Continua dalla prima
“IL VOLANTINO” INCONTRA...
La cultura del dono nel Salento
“Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere,
sono perle false fintanto che non vengono
trasformati in azioni. Sii il cambiamento
che vuoi vedere avvenire nel mondo”. Con
questa celebre frase di M. Gandhi, il 25
ottobre 2008, si è aperto l’incontro del
CSVC (Centro Servizi Volontariato
Salento) con alcuni Istituti Secondari della
provincia di Lecce, nel quartiere fieristico
di Galatina, in occasione del 2° Forum
Provinciale del Volontariato. Ospiti dell’evento il Presidente e il Direttore del
CSVS, Luigi Russo e Antonio Quarta,
Luigi Conte dell’Associazione Agesci
(Scout) e Daniele Ferrocino della
Comunità Emmanuel. Nella Provincia di
Lecce si contano 6.000 associazioni e
45.000 volontari che lavorano almeno 5
ore, stimabili – come afferma il Presidente
del Csvs – in circa 70 milioni di euro. La
nuova finanziaria prevede uno storno di 42
milioni di euro nelle Politiche Sociali:
“non è una cosa da eroi – come dice Russo
– è un impegno che spetta a tutti, quello di
umanizzare la società”. E cosa dire della
cultura del dono nella fascia giovane della
società? Quarta ci riporta nel mondo della
scuola: “quando si parlava di volontariato
attivo, si riscontrava una sensibilità spiccata da parte dei ragazzi” e un gruppo di
ragazzi hanno chiesto assistenza per costituire nuove associazioni per l’ambiente, la
protezione civile, l’assistenza ai disabili.
Conte sottolinea l’esigenza dei ragazzi di
voler essere ascoltati: le moderne tecnologie (computer, cellulari…) portano ad una
chiusura dei giovani contrariamente a
quanto si pensa. Forte è, tuttavia, la neces-
sità di testimoniare, di mettere in pratica
ciò che diciamo, partendo dal presupposto
– come afferma Ferrocino – che “all’interno di ogni persona c’è sempre qualcosa di
positivo, di buono, connaturato nell’essere
umano” anche quando ci troviamo in contesti difficili come quello di una comunità
che accoglie ex tossicodipendenti, ex carcerarti… Dall’indagine effettuata (350
questionari e 60 interviste), emerge chiaramente che i giovani avvertono la profonda
contraddizione tra il volontariato e gli
obiettivi economici del mondo degli adulti, e spesso non si sentono contagiati da
loro. Una conclusione significativa è quel-
la che Russo riporta nel Quaderno
“Giovani mutanti dal profondo inespresso”: “c’è un mondo giovanile mutante e
perfettamente aderente nella sua superficie
alla ‘società liquida’; c’è però un profondo
inespresso, potenziale, che è pronto a
entrare in una dinamica di prossimità, di
autenticità, di solidarietà; mancano adulti
capaci di far emergere questo profondo
inespresso, mancano testimoni veri di solidarietà, a partire dal nucleo familiare; i
volontari sono troppo impegnati a fare,
non curano il sapersi dire, il comunicarsi, il
contagiare”.
Maria Grazia Cosi V BS
Nel corso della serata è stata consegnata alla
prof. Clorinda Gambi, una targa alla memoria
del marito, prof. Mario Gaetano Mercogliano,
animatore appassionato del foglio “Il
Volantino”. Antonio Caprarica, leccese di
nascita, noto giornalista Rai e autore di numerosi libri, gli ultimi dei quali sui vizi e difetti
dei nostri vicini Europei inglesi e francesi,
dedica ora questo libro ai cari connazionali italiani di cui vuol abbozzare “un ritratto più veritiero e duttile”. Dipinge così il Bel Paese con la
sensibilità di chi, come lui, dopo un’esperienza
ventennale come corrispondente all’estero, ha
Maria Assunta Ratano III AL
il duplice occhio di inviato e di “insider”. Chi
siamo e perché parliamo tanto male di noi? È
il sottotitolo del libro che fa emergere lo stereotipo dell’Italiano furbo, anarchico, opportunista, refrattario alle regole, riluttante ad occuparsi d’altro che non sia la famiglia. La famiglia a cui Caprarica, da “buon italiano”, dedica
il suo libro. Gran parte dell’incontro si è incentrato sulla concezione “ossimorica” dell’italiano: l’arcitaliano “bigotto” amante dell’Italia e
l’antitaliano “mangiapreti” portatore di tradizioni, usi e costumi stranieri.
Ne viene fuori l’immagine di un Paese autodenigratorio alla ricerca dell’assoluzione: l’Italia
sembra essere l’unico Paese al mondo con un
rinomato studio sui difetti del suo popolo,
insomma uno studio approfondito di “italianologia” che presuppone un’autodenigrazione,
spesso impietosa, riflesso di uno stereotipo che
vuole l’italiano furbo, cinico, ossessionato dal
sesso. Caprarica cerca di combattere proprio
questa immagine e non può mancare il riferimento ad un grande politico del secolo scorso,
Giovanni Giolitti, convinto di dover governare
un Paese “gobbo”: egli paragonava il suo
mestiere a quello del sarto che, dovendo confezionare un vestito per un gobbo, doveva fare la
gobba anche al vestito.
È passato oltre un secolo da allora… e voi,
oggi, la sapete lunga o no!?
Prof.ssa Rosa Nesca
Pg.4
IO STO CON TELETHON: “GIOVANI E SOLIDARIETA”
L’UILDM insieme al “COMI” per un obiettivo comune
abato 13 dicembre il nostro istituto è sceso
in Piazza Cappuccini insieme all’associazione Unione Italiana Lotta alla Distrofia
Muscolare “Capo di Leuca” con la collaborazione dell’Associazione Commercianti di
Tricase e il patrocinio del Comune. Insieme per
un obiettivo comune: sostenere la ricerca.
Filmati, danza, musica, canto e interventi vari
hanno animato la serata, splendidamente condotta dalla nostra cara prof. Titty Mastria. La
redazione del giornale ringrazia i ragazzi del
Comi e i docenti, in particolare la prof.ssa
Belcastro, per la sensibilità, l’entusiasmo, la
gioia, l’impegno… per questo grande gesto
d’amore verso quanti vivono nella sofferenza
ma anche nella speranza di un futuro migliore.
E proprio una nostra alunna ha reso la sua testimonianza raccontandosi in un momento così
delicato della sua vita, con l’intento di sortire
un duplice effetto: quello di farci sentire solidali con quanti vivono questi momenti di sofferenza e quello di sensibilizzare tutti noi affinché possiamo offrire un aiuto concreto, sostenendo la ricerca che sola può restituire un
“pezzo di vita” a tutte queste persone…
“Correre, giocare, saltare. Gesti semplici, quo-
S
tidiani … ovvi! La tua vita scorre serenamente:
la scuola, gli affetti … tutto ti regala soddisfazioni e dolci sentimenti. In quei momenti credi
che nulla, e dico nulla, può cambiare. Credi che
niente possa compromettere la tua felicità. Ho
poco più di 20 anni, una ragazza come tante,
piena di vita e di voglia di fare, con tanti sogni
nel cassetto, alla quale però il destino ha riservato una sorpresa poco piacevole. In pochi
mesi la mia quotidianità si è trasformata sempre
più senza un preavviso e, per molti mesi, senza
un apparente motivo. Più i giorni passavano e
più quei gesti semplici e scontati diventavano
difficili da compiere. Mi accadevano cose strane. Il mio corpo mi apparteneva sempre meno,
non ascoltava più i miei comandi … ma io continuavo imperterrita la mia vita con i miei mille
impegni.
Cercavo di non farmi domande e di nascondere
il mio disagio, un disagio che dopo mesi di
silenzi si è
rivelato essere un problema
serio.
Puoi nascondere, far finta
di niente, ma
poi la verità
viene sempre
a galla, anche
quando
è
ancora solo
una mezza
verità, anche quando è atroce. La mia prima
pesante mezza verità, l’ho ricevuta da un medico quando ero lontana dai miei cari per seguire
una delle mie tante passioni. Ero lì, in una stanza bianca, seduta alla sua scrivania, da sola.
Senza il mio ragazzo, senza la mia famiglia.
SOTTO LO STESSO
CIELO… per brillare insieme
el corso del 4 dicembre scorso, presso l’Istituto Magistrale “G.
Comi”, si è tenuto il 1° Convegno per l’orientamento degli alunni diversamente abili: Insieme sotto lo stesso cielo. Un titolo significativo per riflettere sul valore dell’alterità e della persona come espressione unica, originale, a prescindere da ogni condizione socio-culturale o da qualsiasi forma di handicap e di disabilità!
Il Convegno in questione si è tenuto in virtù del desiderio di voler
costituire, da parte della nostra Scuola, non semplicemente una potenziale risoluzione dei problemi circa la scelta del percorso superiore da
frequentare, una volta concluso l’iter didattico ed educativo promosso
dalla Scuola Media, ma, soprattutto in virtù della necessità di dover
riflettere attorno al senso dell’essere, attorno alla diversità che deve
costituire una risorsa, un patrimonio da scoprire, da rispettare, da tutelare!
Insieme al Vice sindaco di Tricase, dott. Claudio Pispero; al Centro
Servizi per l’Handicap di Casarano, rappresentato dalla Dirigente
Giovanna Salento; all’Unione Provinciale Ciechi, rappresentata dalla
dott.ssa Enza Marchello; alla Dirigente Scolastica Addolorata Bramato
dell’Istituto Comprensivo di Miggiano; all’avvocato Loredana
Capone, Assessore alle pari opportunità e alle politiche educative, nonché Vice-Presidente della Provincia di
Lecce, si è ripercorso, in maniera sintetica,
l’operato compiuto dal Comi, circa l’integrazione e la formazione degli alunni in difficoltà.
Stiamo vivendo – come afferma la Capone –
un momento particolare della nostra storia,
un momento che vede la disgregazione della
famiglia, il distacco sempre più crescente dei
genitori dai figli, una minore capacità di dialogo degli adulti: “solo alcune famiglie testimoniano ancora adesso che c’è invece un
grande apprezzamento per i propri figli e, sebbene possa sembrare
contraddittorio a chi non lo vive e non lo vede vivere, sono proprio le
famiglie di quei ragazzi che presentano una certa diversa abilità a mettere i figli al centro della propria considerazione, al centro della propria vita”. Ecco perché è indispensabile che ci siano centri, scuole e
N
Continua alla pag. seguente
Quel giorno uscii da quella stanza, frastornata,
incredula, forse impaurita ma convinta di poter
affrontare tutto senza problemi. Mi sentivo
piena di forze. Un coraggio che alcuni hanno
definito invidiabile, ma probabilmente un
coraggio che il trascorrere del tempo, rivela
essere finto. Dopo quella notizia, confermata a
distanza di un anno, mi è successo di tutto: gli
ospedali, le “torture” fisiche e psicologiche
degli esami clinici, la paura di non poter più
camminare, lo sgomento di medici e familiari ,
la dimissione senza una diagnosi certa il giorno
del tuo ventesimo compleanno.
È passato poco più di un anno da quei giorni ma
non mi sembra ancora vero. Dopo la dimissione ho vagato per l’Italia, da nord a sud per cercare una risposta, e non c’è nulla di più brutto
di non riuscire a trovarla. Per mesi e mesi tutti
continuavano a ripetermi che esisteva un problema, ma non riuscivano a capire quale, eccetto la sua natura neurologica. Mi hanno diagnosticato possibili Atassie, Paraparesi e Distonie.
Tutte malattie rarissime, degenerative e senza
possibilità di cura. Nonostante tutto però hanno
tentato terapie che qualche volta mi hanno tolto
la dignità. Non ero più io. Finalmente poi, dopo
un anno, stanca e stufa sono riuscita a giungere
a una conclusione. Una malattia degenerativa
di cui non si conosce la causa, della quale non
si può guarire, abbastanza diffusa ma che nel
mio caso si presenta in maniera anomala. Non
lo sanno neppure i medici se ciò possa essere
positivo o meno, ma noi andiamo avanti.
Per tutto questo tempo ho cercato di evitare
domande esistenziali del tipo: “Perché a me?”.
Ho sempre pensato fosse inutile. Non posso,
però, nascondere quanto tutta questa difficile
storia mi abbia profondamente cambiata. Si è
soliti pensare che situazioni del genere non pos-
sono mai riguardarci. Ci sbagliamo e quando
arrivano travolgono te e chi ti sta intorno.
Cambiano le priorità, cambiano i valori, la
visione del futuro ma anche le relazioni: in
famiglia come all’esterno. Per lungo tempo ho
cercato di dare coraggio a me stessa e agli altri
dimostrando di essere forte e di non lasciarmi
ferire dagli sguardi e dalle domande della
gente. Dopo mesi di incertezza e sgomento, non
riesci neppure a vivere a pieno il momento
della diagnosi. Lo vivi solo come un momento
liberatorio. Quando ti capita di avere un incidente puoi prendertela con qualcuno, con chi ti
ha investito ma quando a colpirti è una malattia
che tra l’altro non puoi sconfiggere, su chi puoi
scaricare la tua rabbia? Lei vince su di te giorno dopo giorno, quando vorresti correre, quando le tue mani non hanno la forza di aprire una
bottiglia… quando pensi al futuro e lo vedi solo
in bianco e nero. Nonostante tutto però, vorrei
anche raccontarvi come le tante persone che
ogni giorno combattono contro un male oscuro
abbiano anche la forza e il coraggio di continuare a vivere e a sperare. Io sono una di loro!
E questa sera con queste righe, vi chiedo di aiutarci a sorridere. Le nostre uniche armi sono la
ricerca scientifica e l’amore di chi ci sta
intorno.”
Alessia Villani (ex alunna)
LE SCUOLE SCENDONO IN STRADA
CONTRO LA LEGGE GELMINI
… Così reagiscono gli “asini” facinorosi del Sud!
urante la vita
di uno Stato
libero e democratico è fondamentale che vengano
emanate
delle
riforme atte a farlo
progredire,
ma
non sempre esse
sono
tali!
Premesso
ciò,
incominciando a
trattare di verità
fattuali, si può
prendere ad esempio il giorno del
29 ottobre, giornata piovosa in tutto lo Stivale, dopo un’intera settimana di
“maltempo”! In quello stesso giorno, al Senato si approvava a maggioranza la Legge Gelmini, ma quanti tra i cari
“rappresentanti del popolo italiano” hanno realmente
ascoltato il disagio e i bisogni dei propri elettori? Nel
corso di quella stessa settimana di maltempo in tutta
Italia, prendevano forma movimenti di protesta contro
l’allora decreto Gelmini. Bene, contemporaneamente, nei
palazzi del potere, le stesse persone da noi elette affermavano con forza che tutte le mobilitazioni erano prive di
senso e nessun ritegno nel sostenere che, in realtà, nessuno aveva compreso la validità della “riforma”, che la
“morale della favola” non era stata colta da quei manifestanti “poveretti” che si sono lasciati influenzare da massmedia terroristi. Ma è davvero possibile che gran parte
degli italiani abbiano frainteso, che tutti quanti siano teste
vuote, scatole craniche che attendono di essere riempite
di nuovi precetti? Beh, secondo noi non è affatto così ed
è per questo che anche qui, nel profondo Sud, nel tacco
abitato dagli “asini”, abbiamo deciso di manifestare.
Il 30 ottobre 2008 noi studenti degli Istituti di Istruzione
Superiore di Tricase ci siamo riuniti in Piazza Galilei e da
D
qui è partito un Corteo di protesta autorizzato.
Percorrendo le strade principali di Tricase, abbiamo esternato tutto il nostro dissenso verso una riforma che pensiamo sia ingiusta, una sorta di “devolution” dell’apparato
scolastico. Inoltre, in piazza Cappuccini, punto di arrivo
del corteo, molti tra studenti e professori sono intervenuti per argomentare una tesi comune: “No alla Legge
Gelmini!”. Ad alimentare gli animi l’esternazione di
Cossiga sui disordini di piazza Navona e i documenti letti
pubblicamente come l’ “Ipotesi di Calamandrei”.
Ovviamente non sono mancate le critiche di quanti sostenevano “non ha senso manifestare, il decreto è passato al
Senato ieri, ormai è legge”. Ebbene, noi crediamo che sia
una questione di coerenza, se una persona ha dimostrato
di essere contraria al decreto, prima che esso fosse convertito in legge, dovrebbe perseverare nella sua posizione. Inoltre, vivendo in un Paese libero, riteniamo più che
giusto, se non doveroso, esprimersi, far conoscere al
mondo intero l’opinione soprattutto di noi giovani che
abiteremo il futuro di questo Paese. Ora, se in tutta l’Italia
ci sono stati movimenti di protesta contro la Riforma scolastica, viene da chiedersi se siamo noi dei “facinorosi”
che non hanno capito nulla di questa riforma o se sono i
“grandi” governanti a non aver colto il pensiero di coloro
che essi stessi rappresentano! Non ci resta che augurarci
che presto possa arrivare il “bel tempo” su tutta la penisola ma, ahimè, per ora, non ci è dato sapere nulla!
I Rappresentanti d’Istituto
Pg.5
istituzioni che possano occuparsi di loro, che possano supportare più che mai le famiglie e far emergere le diverse abilità in un clima di serenità e di accoglienza. “Prendersi cura,
accompagnare la crescita di un disabile – sottolinea la
Bramato – significa anzitutto saper leggere i cambiamenti e
i mutamenti che intervengono nel corso dello sviluppo e che
sono indicati da segnali molto sottili, percepibili solo da un
occhio attento e sensibile e solo grazie ad un’attenzione
costante, ad un ascolto continuo e ad una vasta capacità di
accogliere e di comprendere ciò che viene espresso dal
ragazzo”. Grazie ad ogni singolo membro del Comi, alle
professionalità convenute, e alle nostre “826 stelle” - come
le ha definite il nostro Dirigente –, alunni estremamente
sensibili ed aperti al dialogo e all’ascolto, si è avuto modo
di lavorare, credendo fermamente nella Scuola e nel suo
porsi come principale agenzia di formazione e di veicolazione della cultura alla luce di cui educare le future generazioni, superando quel senso di estraniazione che a volte ci
coglie, nel voler, alla luce del rispetto, della tolleranza,
guardare al volto d’altri con fiducia, perché tale deve essere il desiderio, come sostiene Jabès, di brillare insieme!
Prof.ssa Giusy Ricciato
Rami 2008, olio su tela 50x70
Incontro con l’autore: Silvia Ballestra al Comi
Al Comi di
Tricase,
ormai da un
po’ di anni, la
biblioteca,
promuove
periodici
incontri con
scrittori
o
scrittrici per
incentivare,
tra i giovani e
sul territorio,
la
lettura.
Anche
il
nuovo Dirigente scolastico, Prof. Mauro
Polimeno, ha sostenuto, ampliandolo, il
progetto. Le ragioni didattiche e culturali
sono evidenti. Incontrare e conoscere chi
scrive è sempre un’emozione, un’ occasione che produce curiosità e interesse.
L’universo della scrittura e della lettura
diventa più familiare, meno distante. La
stessa emozione coinvolge anche me. Il
31 ottobre è arrivata al Comi la scrittrice
Silvia Ballestra (1). Mi è piaciuta subito,
quando l’ho incontrata, in presidenza,
così poco formale, un po’ timida ma
molto alla mano. Ero contenta perché
avevo letto con attenzione il suo libro che
si sarebbe presentato. Lo avevo trovato
interessante sia per le tematiche trattate
che per come erano state trattate. Avevo
di fronte una giovane donna che, nonostante la semplicità dei comportamenti,
dimostrava una forte personalità. Mi sentivo in perfetta sintonia, come se l’avessi
conosciuta da tanto tempo. Dopo gli
onori di casa del Dirigente scolastico, il
prof. Donato Chiarello, che è anche un
bravo attore, ha letto dei brani tratti dal
libro Piove sul nostro Amore, sottotitolo
Una storia di donne, medici, aborti, predicatori e apprendisti stregoni (edizione
Feltrinelli, settembre, 2008). I brani recitati erano molto commoventi, lettere
autobiografiche di donne che avevano
fatto nella loro vita esperienze difficili e
drammatiche come l’aborto. La lettura si
è conclusa con un brano, tratto dall’ultimo capitolo Senza perdere la tenerezza,
testimonianza di un’infermiera che vive e
lavora da anni in un ospedale per bambini con gravi patologie genetiche, a contatto dell’immensa sofferenza loro e delle
loro famiglie. Il libro Piove sul nostro
Amore è nato in conseguenza del dibattito riaccesosi con violenza in Italia, sulla
legge 194, conosciuta come la legge sull’interruzione di gravidanza, ma che è
molto di più. La Ballestra affronta temi
delicati come l’aborto, la pillola del gior-
no dopo (Ru486), l’eugenetica e, come si
legge sulla quarta di copertina, vuole
capire se è vero che, come sostengono le
gerarchie ecclesiastiche e non pochi laici
“oggi queste questioni sembrano minacciare la società italiana”. Con semplicità,
ma con competenza, ha parlato del suo
libro alle studentesse e agli studenti, che
forse avevano sentito parlare di questi
temi solo in una delle numerose risse
televisive. Molti di loro non avevano mai
affrontato seriamente l’argomento, né
avevano sentito il bisogno di farlo pubblicamente. La scrittrice è riuscita a coinvolgerli e a fare capire l’importanza e la
necessità, anche per loro, di essere più
consapevoli e di interrogarsi seriamente
sulle questioni della vita, della morte,
dell’aborto, della sessualità responsabile,
della libertà di scelta, sottolineando la
necessità di non liquidare questi argomenti in maniera ideologica. Ha mostrato
le storture del fanatismo, in ogni sua
forma, che impedisce un dibattito serio in
Italia. Il Movimento della vita (pro-Life),
che l’autrice ha frequentato, mostra l’inquietante attitudine a criminalizzare la
donna. Ed il fronte pro-choice (il fronte
a favore della libertà di scelta) più che
aprire un serio dibattito su questioni così
importanti, riesce ad avere solo posizioni
difensive. Ecco le ragioni di questo libro,
per il quale ha incontrato due ginecologi
straordinari, Francesco Dambrosio (un
medico e uomo speciale distintosi per
l’assistenza alle donne dopo il disastro di
Severo) e il dottor Silvio Viale del
Sant’Anna di Torino, ricercatore e sperimentatore della Ru486. “Facile dire favorevole o contrario,- dice Viale - quando
hai il test in mano cambia tutto (… ). In
realtà ci vorrebbe un po’ di umiltà”. In
Italia, ricorda Silvia Ballestra, gli aborti
prima del 1978, prima cioè della introduzione della legge 194, erano molto numerosi e molte donne morivano di aborto
clandestino. La Ballestra cita il diario,
depositato all’archivio di Pieve Santo
Stefano, sul quale aveva lavorato per il
film di Alina Marrazzi Vogliamo anche le
rose. Storia lucida e dolorosa di un aborto clandestino di una diciassettenne
pugliese. Nel libro, a proposito di questo
episodio, scrive: “Ecco, in questo estratto
di diario c’è molto: il salto dalla parola
condivisa, militante, delle assemblee con
le compagne dell’epoca, al dolore singolo, inimmaginabile dall’esterno, iscritto
nella propria carne (lei usa la parola
“marchiare”…). E c’è l’impossibilità di
dirlo, questo dolore, fino in fondo, senza
tradire nulla della sua complessità.”
Prima di concludere sono intervenuti i
ragazzi. In particolare una ragazza ha ringraziato la scuola e l’autrice che hanno
dato l’occasione di discutere insieme di
un problema del quale mai si parla,
lasciandolo nella sfera individuale o
ignorandolo fino a che non si è costretti
ad occuparsene. Quale la scelta migliore?
Chi può dirlo, nessuna scelta è migliore
dell’altra. La cosa importante è fare di
tutto per non dover mai fare scelte tanto
difficili. Il bell’incontro si è concluso con
un mazzo di rose, ricordando Vogliamo
anche le rose, e un po’ di commozione.
Prof.ssa Cristina Barbara
1) Silvia Ballestra nata nelle Marche nel
1969 è autrice di diversi libri come:
Compleanno dell’Iguana (Transeuropa e
Mondadori, 1991); La guerra degli Antò
(Einaudi ,1992), da cui è stato tratto un
film. Gli orsi (Feltrinelli, 1994). Tra i suoi
libri più recenti, molti dei quali tradotti in
varie lingue: Nina ( Rizzoli, 2002), Tutto su
mia nonna (Einaudi, 2005), La seconda
Dora (Rizzoli, 2006) Contro le donne nei
secoli dei secoli (Il Saggiatore, 2006).
Collabora con vari giornali come L’Unità e
il Corriere della sera.
ABORTO: vita o libertà di scelta?
Riflessioni di una giovane donna
L’aborto è uno dei temi più delicati della società italiana.
Da anni politici, religiosi, atei ma soprattutto la gente
comune discute sull’interruzione volontaria della gravidanza: pratica legale o illegale? Lungi dall’essere una
questione prettamente religiosa l’aborto rientra, nella
sfera più ampia della morale e dell’etica ma, in una società come la nostra, non è comunque pensabile che non ci
possa essere il diritto di scelta. Il 22 maggio
1978 l’aborto viene legalizzato con la legge
194 che permette legalmente le pratiche
abortive entro i 90 giorni dal concepimento, e tra il 4° e 5° mese in caso di
danni del feto, e da allora è guerra più
che mai! Qualche tempo dopo, nel
1981, i cattolici e altri attivisti politici
richiesero un referendum abrogativo,
scontrandosi apertamente con una maggioranza che votò in favore della legge. Ma
cosa accadeva prima della legge 194? Le pratiche abortive clandestine esistevano già: toccavano
soprattutto i ceti più alti, coloro che avevano la possibilità di pagare a caro prezzo i cosiddetti “cucchiai d’oro”,
questo il nome dato comunemente al metodo utilizzato
dai medici per estrarre l’embrione dall’utero. Oggi si
dovrebbe navigare nella legalità, eppure è risaputo che
tali pratiche continuano ad esistere ed è sicuramente una
delle realtà più crudeli: troppi medici obiettori di coscienza, strutture poco adatte e tante donne costrette ancora,
probabilmente, a cercare altrove, incappando nei rischi
dell’illegalità. Lo scorso 8 marzo, centenario della giornata della donna, si sono svolte in varie piazze italiane
manifestazioni per poter lasciare invariata la legge 194,
contro coloro che, come Giuliano Ferrara, della lista prolife a favore della moratoria per l’aborto, chiedevano,
appunto, una revisione della legge. L’ultimo attacco quel-
lo di ‘’Forza Nuova’’, organizzazione di estrema destra,
che protesta contro l’aborto facendo pervenire a diverse
quotidiani e agenzie di Palermo delle bambole insanguinate. Mentre continua l’assalto alla 194, in alcune parti
d’Italia si firma una petizione per poter ottenere legalmente le pillole abortive già in uso in altri Paesi come la
Svizzera: la Mifegyne e la Prostaglandina non sono certamente due semplici pillole ma mettono in moto
un processo alquanto doloroso e complesso.
Non è possibile stabilire con oggettività
quanto l’aborto sia una pratica giusta o
sbagliata. Le varianti da considerare
sono tante: la società in cui viviamo, la
cultura femminile di un Paese, il diritto
alla vita… Se il punto di partenza è la
considerazione dell’embrione come
creatura umana, sopprimerlo è certamente
un reato giacché un bambino ha il diritto alla
vita e la madre non può arrogarsi il potere di
decidere se concedergli la grande opportunità di
vivere. Ma se parliamo di una massa di cellule, non ancora dotata di coscienza, allora potremmo non considerarlo
effettivamente un omicidio e l’aborto potrebbe essere la
“via d’uscita” da tante situazioni problematiche. Quanti
giovani ragazze restano incinte all’età di 15 /16 anni?
Quante di loro, pur assumendosi le proprie responsabilità,
sono davvero in grado di diventare madri da adolescenti?
Per non parlare poi delle situazioni limite: stupro, violenza, handicap dell’embrione… donne malate di cancro che
hanno portato avanti la loro gravidanza per una mera questione morale. Sono tante le situazioni in cui l’aborto
forse potrebbe rappresentare un’alternativa pur considerandolo un gesto estremamente crudele laddove non trova
valide giustificazioni… allora lasciamo che siano le
donne a scegliere!
Valentina Russo V BL
Il punto di vista di un adolescente
Oriana Fallaci scrisse
diversi anni fa un libro
“Lettera ad un bambino
mai nato” e a quei tempi
la Chiesa si batté fortemente per uno dei casi
più delicati nella sfera
dell’etica umana, per ciò
che da molti è ancora
decretato come “omicidio
colposo”. L’aborto è una
realtà del nostro tempo,
ed è anche la naturale
conseguenza di valori che
sono andati dispersi nel
corso inesorabile degli
anni. La nostra società
veste culture e tradizioni
distanti dalla generazione
passata in cui si faceva
del pudore la miglior
arma
di
seduzione.
Proprio la mancanza di
quest’ultimo spesso catapulta giovani donne in
situazioni tragicamente
scomode da fronteggiare,
come un’inaspettata e
generalmente poco gradita gravidanza. Nella sua
riflessione la scrittrice
Oriana Fallaci narra la
vicenda di una ragazza
alle prese con un evento
che sicuramente sconvolse non solo la sua vita, ma
anche quella dei suoi
genitori che decisero poi
per l’adolescente la via
più semplice e soprattutto
meno compromettente
dal punto di vista sociale:
farle perdere il bambino.
In Italia il 65% delle
donne adatta come sistema più efficace quello di
rinunciare al piccolo evitando una serie di conseguenze che il parto e il
post-parto comportano.
Spesso molte ragazze al
giorno d’oggi rinunciano
alla creatura sicuramente
per motivi economici, in
effetti non è confortante il
bilancio delle famiglie
italiane che spesso fanno
fatica ad affrontare questo genere di “imprevisti”. Per non parlare poi
di tutte quelle ragazze
che, rimaste incinte dopo
uno stupro, trovano difficile, dopo lo shock subito, tenere un bambino
frutto di una violenza,
testimone vivente di una
tritissima esperienza. Ma
nonostante tutte le giustificazioni, restano comunque inquietanti i numeri
statistici: l’istat parla del
71% di giovani donne che
decidono di interrompre
una gravidanza, percentuale abbastanza alta per
un paese cattolico come
l’Italia! Forse, la nostra
società dovrebbe interrogarsi di più sul fenomeno,
e magari contenerlo incoraggiando e offrendo una
maggiore assistenza a
tutte le giovani donne
che, soprattutto per causa
di forza maggiore, vengono a trovarsi in circostanze così delicate. Spesso si
sentono allo sbando e
vorrebbero intravedere
almeno quel filo di speranza che possa incoraggiarle a diventare ragazze
madre, madri-coraggio, a
sentirsi più sicure delle
loro scelte, a non rinunciare a quel raggio di sole
che, dopo nove mesi,
potrebbero scorgere in
quel cielo così buio!
Manuel Cucinelli V BL
Pg.6
I GIOVANI ALL’INTERNO… ALL’ESTERNO DELLA SOCIETÀ
La società nella quale attualmente
viviamo può essere paragonata ad un
immenso puzzle. Questo buffo paragone non è determinato accidentalmente… Sembrerà strano comparare
la nostra società ad un oggetto, ma in
realtà essa si presenta proprio composta in questo modo. Infatti, sembra
essere costituita da innumerevoli tasselli che, amalgamati insieme, riescono a rappresentarne gli aspetti e i fattori positivi, ma anche e soprattutto
quelli negativi che purtroppo determinano o influenzano la crescita e la
vita di ciascun membro. Uno di questi fattori è costituito dal percorso di
crescita di molti ragazzi all’interno
della società. Oggigiorno sembra che
i ragazzi non riescano a trovare nell’ambiente che li circonda stimoli
adeguati alle loro esigenze e spesso
faticano a raggiungere un loro equilibrio interiore. Per tale motivo sentono la realtà che li circonda come
troppo stretta e monotona e di conseguenza sono spinti a raggiungere ciò
che ancora non hanno e che spesso è
proibito. Se paragonati ai giovani di
qualche decennio fa sembra che
abbiano più di quanto sia necessario:
molta più libertà, più emancipazione,
più risorse, più possibilità di svago,
meno doveri, ma allo stesso tempo
ciò sembra non bastare e molti si
chiedono: fin dove arriveremo?
Avere tutto ciò di cui si ha bisogno o
tutto ciò che si vuole, magari a volte
anche solo per far vedere che lo si ha,
senza aver speso tempo e fatica per
ottenerlo, può creare nella mente dei
giovani la sensazione che le “cose” si
ottengano con estrema facilità, che
sforzarsi e impegnarsi non è necessario se c’è qualcun altro che lo fa per
loro. Comportamenti di questo genere, di certo, non conducono a nulla di
buono né stimolano l’insorgere del
senso di responsabilità, di accortezza,
di determinazione. Per molti ragazzi
la vita è un susseguirsi di giorni spesso noiosi e di azioni abituali, a cui
cercano di porre “rimedio” uscendo
fuori dagli schemi, dalle regole, a
volte anche dalla legalità. Infatti non
è sporadico e rischia di diventare normale venire a conoscenza delle tante
stragi del sabato sera per l’eccessiva
velocità, di giovani fuggiti di casa o
che hanno messo in atto azioni criminali sotto l’effetto di droga o per procurarsela e, ancora, di morti premature legate all’abuso di alcol e di
sostanze in genere. Se questi episodi
avvengono così frequentemente è
perché manca anche una diffusa sensibilizzazione. Nel momento in cui
ascoltiamo certe notizie o osserviamo
determinate immagini ci soffermiamo a riflettere e una strana sensazione si propaga per tutto il corpo, soffriamo per loro, capiamo il dolore dei
parenti e ci ripromettiamo di fare
qualcosa affinché ciò non accada più.
Tuttavia una volta spenta la tv o dopo
aver cambiato argomento diveniamo
come la memoria volatile di un computer, che al suo spegnimento perde
le cose non salvate. Naturalmente le
nuove generazioni non vanno criminalizzate in tutto e per tutto, ma
occorre tener conto delle diverse sfumature che può assumere il “fenomeno giovani”: a volte la colpa non è da
attribuirsi al singolo, ma al gruppo di
Continua dalla prima
TRICASE - COMO: mille chilometri per scoprire i nostri ragazzi
strutturato in tre tappe, nasce per conoscere meglio il mondo dei nostri ragazzi, le
loro priorità, i loro gusti, i loro bisogni e,
soprattutto, le difficoltà con cui spesso si
scontrano all’interno della società e, ancor
più, nelle due agenzie educative per eccellenza: la famiglia e la scuola. Due istituti
situati all’estremo sud e nord d’Italia, a più
di un migliaio di chilometri di distanza: gli
stessi problemi o contesti socioculturali
differenti? Per capirlo sono state formulate, in questa prima tappa, 23 domande sui
seguenti temi: rapporto con gli altri, comportamenti, tempo libero, informazione,
uscite con gli amici, lavoro e denaro,
amore, moda, città e realtà sociale.
***
Si fidano poco degli adulti, ma non tradirebbero mai i loro amici; seguono la moda
del momento ma senza lasciarsi ossessionare dalla griffe; spendono per divertirsi,
ma dichiarano di voler fare volontariato in
futuro: sono i ragazzi del quinto anno del
“Comi” di Tricase e del “Ciceri” di Como,
due realtà a confronto per comprendere
che cosa significa avere 18 anni nella
società di oggi.
Scopriamo così che l’Italia dei giovani è
un territorio molto più omogeneo di quanto i luoghi comuni ci inducano a pensare.
A latitudini diverse, le analogie sono tante,
a partire dal rapporto con gli altri. Da nord
a sud, i nostri ragazzi scelgono di relazionarsi soprattutto con i coetanei, confrontandosi prevalentemente su scuola, sentimenti
e attualità, poco su temi culturali. Più urgente a Como che a Tricase è l’esigenza di parlare di problemi familiari, ma tutti gli intervistati considerano il dialogo all’interno del
gruppo un presupposto fondamentale per
una socializzazione positiva.
Tradire è il comportamento che i ragazzi più
condannano, specie se l’oggetto del tradimento è un amico. Rubare, mentire, essere
violenti e non rispettare l’ambiente circostante sono gli altri disvalori di questa scala
al rovescio, che presenta, sugli ultimi gradini dei comportamenti deprecabili, vizi quali
il fumo, le droghe leggere e l’alcool.
Curiosamente, i ragazzi del sud collocano al
settimo posto della classifica l’uso di un linguaggio scorretto, che i ragazzi del nord
fanno invece scivolare all’ultimo.
Nel tempo libero si esce con gli amici, quasi
tutti i giorni a Tricase, solo nel weekend a
Como. Durante la settimana ci si ritrova in
piazza o, specialmente al sud, a casa, mentre il sabato sera gli studenti del “Ciceri” si
danno appuntamento al disco-pub, al cinema o in birreria in percentuale doppia
cui fa parte, alle compagnie che frequenta che possono, in qualche
modo, influenzarne gli interessi. Si
va fuori strada assumendo sostanze o
compiendo atti contrari alle regole
della società per noia, per il gusto di
fare qualcosa di nuovo, per ritrovarsi
in una dimensione sconosciuta in cui
tutto appare più bello ed entusiasmante, in un mondo in cui non esistono limiti, per esaltarsi, per essere
al centro dell’attenzione, per essere
rispettati dai coetanei, per sentirsi
superiori e grandi, per imitazione. Si
tratta quindi di motivi futili che non
avrebbero ragione d’essere se i giovani riuscissero ad apprezzare ciò
che hanno e quello che la vita ha
offerto loro. Ma, per raggiungere tale
obiettivo, è necessario che i primi a
dare il buon esempio siano gli adulti
che dovrebbero condurre una vita
sana e rispettosa delle regole.
Oltre a sforzarsi di comprendere i
bisogni e le esigenze dei propri figli,
i genitori dovrebbero anche, dove è
possibile, intervenire per limitare
qualche concessione o privilegio di
rispetto ai loro coetanei del “Comi”. Non a
caso, al nord si consuma molto più alcool
che al sud, dove fra amici si fa uso soprattutto di sigarette.
I ragazzi di Tricase nelle pause dallo studio
navigano spesso in Internet, mentre a Como
si privilegia l’attività sportiva. Quasi tutti
gli adolescenti intervistati frequentano la
palestra, ma molti si cimentano in sport
meno blasonati come il basket e l’equitazione al nord (con una significativa percentuale di ragazze che si dedicano alla danza) e la
scherma e la caccia-pesca al sud. Gli studenti del “Ciceri” dichiarano di studiare più
di quelli del “Comi”, che seguono molte più
lezioni private di ripetizione e rinforzo, e
risultano più impegnati nel volontariato e
nella politica. I nostri ragazzi si informano
mediamente allo stesso modo, ascoltando il
telegiornale quando capita l’occasione e
leggendo i quotidiani. Ma a Como, se
rispetto a Tricase sono più del doppio i
18enni sempre informati, sono quasi il doppio anche quelli che si informano solo se
accade qualcosa di loro interesse. In compenso, gli studenti del “Ciceri” leggono
molto più di quelli del “Comi”, che alle
pagine di narrativa preferiscono di gran
lunga la musica.
Più al sud che al nord, i nostri ragazzi hanno
conosciuto quasi tutti il mondo del lavoro.
A Tricase due adolescenti su tre si procurano un impiego estivo, un terzo più che a
troppo, magari impedendo loro di
fare le ore piccole, di spostarsi troppo
con l’auto specialmente se neopatentati, vigilando di più sui luoghi e le
compagnie frequentate dai figli,
invogliandoli a dedicarsi a qualcosa
di fruttuoso come lo studio o a coltivare sane passioni, come lo sport o
altri hobby. Anche i mass-media, con
cui i giovani sono quotidianamente in
contatto, dovrebbero proporre
modelli e stili di vita diversi da quelli attuali; oggi, invece, accade il contrario in quanto sia in tv che su internet si assiste quasi ad una pubblicizzazione di sostanze vietate poiché
utilizzate da persone famose che ne
elogiano gli effetti ed anche alla proposta di modelli di vita legati alla
mondanità, alla moda, alla bellezza,
al denaro e al consumo. Quanto ancora dovremmo attendere prima che
ognuno di noi si renda conto che è
necessaria un’inversione di tendenza? Questa moda, come tutte quelle
che l’hanno preceduta, durerà poco o
tarderà a passare?
Angelica Ruocco III BS
Como, dove peraltro un sesto degli intervistati dichiara di non aver mai lavorato.
Sono proprio i lavoretti occasionali a rimpinguare il portafoglio dei ragazzi del
“Comi”, che a differenza dei loro coetanei
del “Ciceri” non dispongono della
“paghetta” settimanale.
In cima alla lista delle spese ci sono quelle correlate alle uscite con gli amici, poi
l’acquisto di capi d’abbigliamento, sempre
alla moda, ma non necessariamente firmati. Del resto, l’attenzione per l’aspetto
esteriore non è affatto maniacale, anche se
gli studenti ammettono di curare molto il
loro look. Al “Comi”, oltre metà degli
intervistati dichiara di avere una relazione
importante in corso, mentre al “Ciceri”
solo il 26% afferma di essere impegnato
sentimentalmente.
Comune è l’insoddisfazione verso la propria città: tanto Como quanto Tricase non
offrono ciò che i nostri ragazzi desidererebbero, e questo forse spiega il disinteresse più o meno diffuso per la realtà sociale
nella quale vivono. Certo, al “Ciceri” si
registra una timida partecipazione ad attività di volontariato e al “Comi” una significativa tendenza all’associazionismo, ma
quasi tutti i nostri studenti rimandano a un
futuro meno frenetico l’impegno a favore
del prossimo.
Proff. Graziana Urso
e Anna Milena Ricchiuto
Pg.7
L’ANGOLO DI MAFALDA…le nostre riflessioni
Lettera aperta dei Rappresentanti di
Istituto al nuovo Dirigente
Caro Dirigente,
gli autori della seguente
lettera sono i rappresentanti d’Istituto che si
fanno portavoce di tutti gli studenti del Liceo
da Lei diretto. Già nei primi giorni di esercizio
della nostra carica, abbiamo potuto constatare
la Sua grande disponibilità nei confronti dei
Suoi studenti. Negli anni passati, purtroppo, la
presenza dei nostri Dirigenti non è mai stata
abbastanza assidua e costante. Sembrerebbe
quasi che i Suoi predecessori non avessero per
niente a cuore la nostra e la loro scuola, i loro
studenti, ragazzi fortemente bisognosi di una
guida sicura, bisognosi di riscontrare la dedizione del “padre di famiglia” anche nei piccoli
gesti della quotidianità. Noi studenti, attori
principali sulla scena della nostra vita scolastica, sentiamo una profonda necessità di avere
come punto di riferimento un “Capo d’Istituto”
stabile, una sorta di “exemplum” da seguire,
una “bussola” che ci aiuti ad orientarci e a proseguire con serenità l’“iter” dei nostri studi.
Non siamo mai stati i destinatari di un’adeguata e totale disponibilità di ascolto e comprensione. È fondamentale per noi alunni instaurare
un rapporto Dirigente - Alunni fondato sul dialogo e sul confronto, un rapporto che non consista nell’istituzione di una barriera tra le due
componenti scolastiche generando incomprensione e minando solo il buon andamento
dell’Istituto. Gli studenti devono interagire
continuamente in ogni fattispecie con il proprio
IL FUORICLASSE CUP…
Un progetto senza “ricadute?!”
Dirigente al fine di poter trovare sempre conferme, chiarimenti, consigli.
I ragazzi di oggi non hanno più bisogno di ordini e regole imposte dall’alto in maniera assolutistica. Il Dirigente dovrebbe essere un “faro”
che illumina e guida i suoi studenti. Come un
padre accudisce i suoi figli, un buon Preside
deve prendersi cura ed amare profondamente i
suoi “discipuli”. Pensiamo quest’anno di poter
davvero contare sulla sua Persona e sulla sua
“magna” disponibilità e presenza. Speriamo
che lei, con la sua naturale predisposizione
d’interazione e dialogo con gli studenti sia per
tutti noi il “bastone” capace di risollevare,
valorizzare e sostenere ogni giorno sempre di
più la nostra scuola che da anni è scomparsa
dalla scena delle cosiddette “scuole di prima
classe”, ridando dignità e lustro ad una scolaresca così viva e attiva. Intanto, Le auguriamo un
felice e sereno anno scolastico…
I RAPPRESENTANTI D’ISTITUTO
Pierluigi Bello, Andrea Mastria,
Patrick Muccio, Federica Ventola
Sono un’alunna che come
tante altre ha preso parte al
Fuoriclasse Cup in qualità di
giornalista. Molto spesso
questo progetto viene sottovalutato, non gli si dà la giusta attenzione, ma in realtà è
un progetto valido dal punto
di vista educativo e formativo. Con l’esperienza maturata
nei due anni di adesione al
progetto posso affermare con
convinzione che insieme alle
mie compagne di squadre
abbiamo lavorato con entucrescente.
Col
siasmo
Fuoriclasse si parla un linguaggio inclusivo, un linguaggio che accomuna tanti
ragazzi d’Italia e che non fa
distinzione di lingua, di cultura, di sesso, di etnie, di condizione sociale… Con questa
esperienza ho capito che nel
calcio le differenze si annullano e si è davvero tutti uguali. Amplificare le positività
del calcio significa, per il
Fuoriclasse Cup, attribuirgli
un valore sociale importantissimo perché, in questo modo,
si rivaluta qualcosa che è
Danilo scrive... al Preside
sotto gli occhi di tutti. Le partite giocate, nel corso di questo progetto, ci hanno permesso di dare libero sfogo ai
nostri entusiasmi, ci hanno
permesso di ridere, di conoscerci sempre meglio e scoprirci circondati da amici che
condividono la nostra stessa
passione. Inoltre, abbiamo
imparato a relazionarci
meglio con gli altri, a confrontarci, a stare insieme, a
crescere. Per questa sua
dimensione, il calcio diventa
un linguaggio comune, un
modo di dialogare anche tra
persone differenti. Trovate
qualcuno che non ha mai provato un’emozione legata al
calcio! Con il Fuoriclasse noi
ragazzi abbiamo vissuto nella
vita di tutti i giorni emozioni
positive legate a questo
splendido sport e come esso
siamo riuscite a trasferire
nella nostra quotidianità questo stesso spirito! E non
solo… Allo stesso modo il
Fuoriclasse Cup ha provato, e
ci è riuscito perfettamente, a
trasferire regole calcistiche a
regole di vita: onestà, lealtà,
coraggio, rispetto delle regole, collaborazione, autocontrollo, spirito di gruppo, amicizia, creatività, stile di vita e
corretta.
alimentazione
Abbiamo fatto esperienze
uniche, che sono senz’altro
utili al nostro futuro immediato perché in gruppo siamo
riuscite a capire meglio noi
stesse e a scoprire, volta per
volta, le nostra abilità. E per
questo il progetto è, a mio
parere, un momento altamente educativo e formativo,
un’opportunità di crescita.
Ogni anno mi rendo conto di
aver aggiunto una buona
parte nella costruzione dell’adulta che sarò! Questo
scritto è dedicato anche a tutti
gli insegnanti che non vedono
“ricadute” significative delle
attività
previste
dal
Fuoriclasse Cup, e mi auguro
le vogliano confrontare con le
ricadute che ha l’insegnamento delle loro discipline
sul futuro della gioventù che
educano.
Marcella Musio IV AS
Caro Preside, sono Danilo Confalonieri della 1 AL, le scrivo per ringraziarla del bellissimo Convegno sull’Orientamento degli alunni diversamente abili dal titolo Insieme sotto lo stesso cielo, tenutosi nel nostro
Istituto il 4 dicembre scorso. È stato molto interessante per me partecipare ed ascoltare gli interventi dei rappresentanti delle Associazioni
intervenute. Per l’occasione mi sono preparato con la mia Professoressa
circa il saluto finale. Ero tanto emozionato, mi batteva forte il cuore
perché non avevo mai parlato in pubblico!
Le dico che sono felice di frequentare questa scuola. Qui ho conosciuto Professori e compagni meravigliosi ed un Preside, come lei, buono
come un padre! Grazie per quello che fa per noi alunni!!
Tricase, 10 dicembre 2008
Un saluto DANILO
IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA
iao, sono Clarissa!
C
Oggi per me è il primo giorno di scuola, frequento il Liceo delle Scienze Sociali a Tricase.
Questa mattina ho avuto modo di fare nuove
conoscenze, in particolare ho conosciuto
Marinella, la mia compagna di banco. Tra di noi
è successo tutto all’improvviso; come in un
colpo di fulmine tra due persone che si piacciono, ci siamo intese all’istante, durante la prima
ora abbiamo chiacchierato, ci siamo scambiate
il numero del cellulare e così è nata la nostra
amicizia. Ora voglio parlarvi un po’ di lei:
Marinella ha 14 anni, il suo mese preferito è
ottobre, il posto dove le piace trascorrere gran
parte del suo tempo è la sua stanza, perché non
deve condividerla con nessuno. Il suo pregio è
l’essere una ragazza semplice e lo si può notare
a primo impatto; uno dei suoi difetti è dire sempre la verità pur sapendo di ferire qualcuno. A
scuola Marinella vorrebbe potenziare le sue
competenze in matematica e riuscire a raggiungere una buona media alla fine dell’anno.
Inoltre è molto brava a ballare: ha imparato
diversi tipi di ballo dal classico al moderno,
infatti al suo saggio di danza ha avuto un successo spettacolare. Tuttavia per lei ci sono state
anche delle delusioni nella vita, come il fallimento con un ragazzo. Durante la nostra chiacchierata, le ho chiesto cos’è per lei un amico, la
La mia compagna di banco
sua risposta è stata che è una persona preziosa e
speciale. Ha molti amici che le stanno a cuore.
Marinella tende a diventare timida quando si
trova in una situazione imbarazzante. In questo
periodo ha diverse preoccupazioni, fra le quali
ad esempio, prendere un debito in matematica,
ma la cosa che la rende più felice è di
aver fatto nuove amicizie. Ora
per lei l’unico punto di riferimento è la scuola e
Marinella ha scelto
questa scuola perché
rispecchia il suo
futuro. Se le dovesse capitare l’occasione nella vita,
vorrebbe essere una
ballerina. Marinella
potrebbe essere descritta
così: bella, intelligente, simpatica. Se dovessi attribuirle un
motto allora le direi ”vivi la vita attimo per
attimo”. Questa è Marinella spero che questo sia
un anno positivo per lei e che la nostra amicizia
non finisca tra 5 anni ma duri per sempre.
Clarissa Nicolì I BS
iao, sono Marinella!
C
Oggi finalmente, dopo tre mesi di vacanze, è iniziata di nuovo la scuola. Dico “finalmente” perché è stato il mio primo giorno nella scuola
superiore. Appena sono entrata in classe, visto
che non c’era posto, mi sono seduta vicino a
una ragazza che non conoscevo.
All’inizio, devo dire la verità,
mi sembrava un po’ strana, però poi quando ci
siamo presentate e
abbiamo iniziato a
parlare ho capito che
non era così e che
quella era solo una
mia impressione.
La mia compagna di
banco si chiama Clarissa,
ha 14 anni e viene da
Gagliano del Capo. Anche lei
come me questa mattina era un po’
ansiosa perché non conoscevamo nessun professore e l’edificio scolastico era del tutto nuovo
per noi. Mi ha raccontato che il mese dell’anno
che preferisce è agosto e il luogo preferito della
sua casa è la sua cameretta perché in essa si
sente molto a suo agio e in un mondo tutto suo.
Il suo pregio principale è la simpatia (è molto
simpatica!), mentre un suo difetto è quello di
essere a volte troppo ingenua. Clarissa mi ha
detto che le piacerebbe potenziarsi in due materie, in matematica e in inglese. Dice di essere
molto brava a recitare, infatti il suo più grande
successo dell’anno scorso è stato proprio uno
spettacolo teatrale, mentre il suo più grande
insuccesso, il suo saggio di danza perché dice
che la sua insegnante “non c’è molto con la
testa”. Per lei un’amica è tutto. Le è più facile
aprirsi con persone estroverse e simpatiche, le
capita invece di chiudersi nel suo guscio in situazioni imbarazzanti. In questo periodo, le sue più
grandi preoccupazioni riguardano la scuola, perché vorrebbe essere promossa senza debiti, mentre la sua più grande gioia è quella di poter iniziare a frequentare di nuovo un corso di teatro.
Clarissa ha scelto la mia stessa scuola ovvero il
Liceo delle Scienze Sociali perché con esso può
avere le basi adeguate per il lavoro che pensa di
dover fare in futuro. La persona più importante
della sua vita oltre ai suoi genitori è la sua amica
Teresa. Se avesse la garanzia del successo vorrebbe fare teatro. Vorrebbe che la gente dicesse
di lei che è un portento, ma io credo che lo sia
già, perché è una ragazza bella, simpatica e
piena di vita. La frase che la rappresenta è tratta
da un libro e dice: ”A un passo dal sogno”.
Marinella Martella I BS
Pg.8
Sportiva...MENTE
CALCIO FEMMINILE
Il “Comi” si aggiudica il 13° posto alle finali nazionali
ei giorni 29-30-31 maggio scorso la
classe I AS è giunta a Riccione per
disputare la finale di calcio relativa al progetto “Fuoriclasse Cup”: 75 classi provenienti da diversi Istituti italiani. Prima
ancora, abbiamo superato la fase provinciale, aggiudicandoci con orgoglio, ma
anche con tanti sacrifici, il primo posto e
poi … ancora una volta la nostra scuola a
N
Riccione. Un viaggio che ci ha permesso
anche di stringere nuovi rapporti di amicizia con ragazzi di altre città.
Giunti a Riccione, il 29 maggio, la nostra
prima meta è stata il “Parco oltre mare”,
dove i delfini e gli organizzatori ci hanno
dato il benvenuto.
Uno spettacolo fantastico! La sveglia, il
giorno dopo, è suonata davvero molto presto, ma ci siamo fatte coraggio e con grinta abbiamo sfidato le nostre avversarie. E
come dimenticare i preziosi consigli del
COMI...x
prof. Giorgio De Marco sul campo prima
della partita: “l’obiettivo è riuscire a partecipare più che vincere”… “la partita deve
essere giocata con serenità e lealtà”...
Abbiamo giocato quattro partite e ne
abbiamo vinte due, non abbiamo raggiunto il primo posto ma, su 75 scuole d’Italia,
abbiamo guadagnato il 13° posto. Non
male! Abbiamo brindato con tanta coca
cola, così tanta da sentire le bollicine nella
pancia e siamo tornate a casa con immensa soddisfazione e gioia nel cuore, felici di
COMI...x
aver partecipato e felici dell’esperienza
vissuta!
Arianna Zocco II AS
Alessia Cazzato II AS
COMI...x
Il colmo per…
… un cimitero: essere chiuso per lutto!
… un cane di
razza boxer:
portare gli slip!
… un operaio dell’Enel:
dare un figlio alla luce!
GRAZIE
COMI_Inicando
Il dirigente Scolastico e la redazione giornalistica ringraziano
gli sponsor che, insieme alla
scuola, hanno contribuito alla
realizzazione del nostro giornale
coprendo parte del costo relativo
alle tre uscite previste nel corrente scolastico.
CORSO DI LINGUA ARABA
Sono aperte le iscrizioni, sia per
interni che per esterni, al corso di
lingua araba che si terrà presso il
nostro Istituto, da effettuarsi entro
e non oltre 30 gennaio 2009.
Dirigente scolastico: Dott. Mauro Polimeno
Responsabili:
Prof.ssa Anna Milena Ricchiuto
Biblioteca Scolastica Multimediale:
Prof.ssa Mirella Raganato
Collaboratori:
Prof.ssa Giusy Ricciato
Prof. Carmine Zocco
Prof. ssa Rosa Anna Merico
Prof. Giorgio De Marco
Prof. Rocco Margiotta
Prof.ssa Rosa Nesca
Segretari di redazione
Mariapia Antonazzo, Stefania Carbone, Antonella
Nicolì, Valentina Solda
Giornalisti
Maria Grazia Cosi, Federica Ventola, Pierluigi Bello,
Marianna Luna, Angelica Ruocco, Maria Assunta
Ratano, Valentina Russo, Manuel Cucinelli, Alfredo
Durante
Compositori
Antonella Musio, Arturo Marchetti
Disegni
Simona Russo, Lucia Marzo
Stampa:
IMAGO pubblicità
Lucugnano tel. 0833.784262
Stampato su carta riciclata
… un golfista: avere le palle girate!
COMI_Inicando
COMI_Inicando
EXSILIUM 3
IL MUSICAL
Da gennaio, avranno inizio le
lezioni del progetto lettura
“Exsilium 3” sul tema “crisi dei
valori tra modernità e postmodernità” giunto al terzo anno
di realizzazione.
Tale progetto si rivolge alle classi
del triennio del nostro istituto e
sarà tenuto dai proff. Giusy
Ricciato, Titty Mastria, Mirella
Raganato e Cosimo Passaro.
E non potrebbe mancare una
nuova rappresentazione musicale
per chiudere in bellezza anche
questo anno scolastico.
Saranno predisposti quanto prima
i modelli di adesione.
Se avete voglia di mettervi in
gioco, di danzare, cantare, recitare… allora, cari studenti, vi
aspettiamo!!!