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Collana Attualista diretta da Deborah D’Agostino e Massimo Nardi LA COLLANA ATTUALISTA La Collana Attualista nasce con un’ambizione specifica: dimostrare – nonostante le numerose, e avventate, dichiarazioni sulla “morte dell’arte” esternate da alcuni critici – che il dinamismo emotivo che presiede alla vita interiore è sempre all’opera, seppur celato negli spessi “strati geologici” della nostra psiche. E tutto questo non sulla base di astratte teorizzazioni atte a suscitare sterili dibattiti, ma attraverso il contatto vivo e pulsante con la parola poetica, là dove essa si annuncia con una forza comunicativa capace di aggirare le barriere della logica, dialogando direttamente con la nostra dimensione intuitiva. A proposito di geologia, giova ricordare che fu proprio all’interno di questa branca della scienza che, nella prima metà dell’Ottocento, maturò una più chiara visione del costante dinamismo in atto nei processi naturali, predisponendo lo sviluppo delle teorie evoluzionistiche. Il passato è la chiave del presente, tutto in natura si svolge per gradi secondo una progressione inarrestabile e continua, e la Terra è stata modellata dall’azione di forze lente, agenti in periodi di tempo lunghissimi: «Non vi è dubbio che in ogni regione del globo si sono susseguiti periodi di sconvolgi3 menti e di quiete – scriveva Charles Lyell (17971875), geologo scozzese amico e ispiratore di Darwin – ma forse è altrettanto vero che, per quanto riguarda la Terra nel suo complesso, l’energia dei movimenti sotterranei è sempre stata uniforme. Può darsi che per cicli di anni l’energia dei terremoti sia stata confinata in zone estese, che poi si sono spostate gradualmente, così che un’altra regione, ch’era stata a lungo in quiete, sia divenuta a sua volta il teatro grandioso della sua azione». Un concetto che potremmo trasporre, per analogia (e con riferimento ai complessi rapporti che intercorrono fra microcosmo e macrocosmo), al panorama attuale della creatività artistica, in cui sembrano essere in atto significativi spostamenti di energia “psichica”, che preludono ad un linguaggio del nuovo millennio. Altrettanto può dirsi con riferimento al panorama specifico della poesia contemporanea, dove, al di là dell’apparente (e da più parti teorizzata) afasia della parola, è possibile intravedere un’intensità di ricerca – improntata, appunto, al tormentato confronto con un’attualità densa di minacce, ma, al tempo stesso, ispiratrice di audaci proiezioni liriche – che chiede solo d’essere portata alla luce. 4 Massimo Pacetti Lo spirito del tempo tra musical e manga Forme, immagini, pensieri di donne e uomini rovesciati a Poesia Edizioni Artescrittura Sito Internet dell’Autore: http://massimo.pacetti.scrittoreonline.org © 2009 Proprietà letteraria riservata Edizioni Artescrittura by Autori Online www.artescrittura.it www.autorionline.org E-mail: [email protected] Ad Antonella che una notte con un sorriso tracciò un altro cammino M.P. A coloro che hanno scelto di violare gli schemi della normalità, i deliri, i segni, i colori, la ragnatela delle figure, le ossessioni, la sofferenza devastante della follia e quindi l’umanità nelle sue estensioni più estreme. La libertà assoluta della follia. M.P. NOTA DELL’AUTORE “Il mondo sarà salvato dalla bellezza” (Dostoevskij - “L’Idiota”) La bellezza è mercato. È una merce a disposizione, sfruttata da chi ne possiede il potere. Ostentata dai potenti, utilizzata nell’immagine ogni giorno. E il mondo è più brutto. È il trionfo del brutto. I modelli di vita, gli stili, i comportamenti ci provengono spesso dal mondo delle immagini della pubblicità. Ci accompagnano in luoghi dove non giungiamo solitamente e si svelano ai nostri occhi con impudica liceità e arrogante libertà. Successo, bellezza, ricchezza; superare ogni limite, vivere senza confini. Il messaggio, la via da percorrere, il progetto da perseguire, il sogno, l’utopia da inseguire. La salute, anch’essa come condizione di successo non come condizione-diritto ad una vita normale. 13 Gli oggetti sono la voce di questo libro. Gli uomini e le donne che li indossano sembrano anch’essi oggetti e non hanno voce. Tutto è ridotto a oggetto di consumo: gli occhi il corpo le labbra i seni le gambe la bocca i capelli. Ogni pezzo del corpo è un oggetto ed è in vendita con altri oggetti. Massimo Pacetti 14 L’ALBA DI UNA NUOVA POETICA di Deborah D’Agostino “La bellezza è mercato”. Così iniziano le riflessioni poetiche ed i versi del nuovo libro di Massimo Pacetti che, prodotti del nostro tempo, si collocano, superandolo, nel panorama recente di quella che certa critica definisce la Post-modernità ovvero quel periodo, il cui inizio risale agli Anni Quaranta, in cui maggiormente si è assistito al progressivo avvicinamento della poesia alla prosa, per lo più di tipo giornalistico, al passaggio cioè dal lirismo ad un certo gusto per il fatto, l’oggetto, la notizia. Di questo passaggio, sono testimoni e frutto questi componimenti che, in un continuum, avvicendano riflessioni etiche e suggestioni poetiche. Nello scorrere le pagine si compongono, attraverso i versi, fotografie sociologiche della realtà condivisa in cui l’anima è ridotta a fantasma (sembrava un fantasma, cadavere da copertina) – ne restano solo abiti di scena (inutili indumenti) – e la bellezza femminile a fotomontaggio (fotomontaggio delle labbra), simile alla “maschera tragica” di tradizione greca (il corpo maschera dolente). “Il sorriso doveva sprigionare felicità”: l’essere umano, come lo avverte e trasmette l’autore, svuotato dell’anima, svolge la sua recita quotidiana, finge (statue ac15 cartocciate per la prossima recita). Tutte le opere sono pervase da un generale senso di vacuità e da un clima di finzione (che ricorda il gusto di alcune opere di Pirandello) che trasmette un profondo palpabile freddo; tutte raccontano di una curiosa ed attualissima inversione: lo svuotamento del corpo dall’anima ed il venire alla luce dell’anima degli oggetti. Il vuoto di senso della bellezza “da cubiste” trascina il lettore in un viaggio visionario, in una parallela realtà abitata da manichini, per i quali la funzione di “genere generante genere” – come direbbe Antonella Pagano – è svuotata del ruolo e sostituita da oggetti, oggetti “animati”, capaci, come osservava Oscar Wilde in un saggio, di definire il nostro spazio e renderci più sicuri, creando limiti angusti e controllabili rispetto agli spazi naturali. La suggestione dell’immagine a fini consumistici, sia pratici sia sentimentali “alla ricerca della speranza, in un vuoto opaco”, dell’apparenza che vende, dell’omologazione che rende sicuri e mette al riparo dalle emozioni, caratterizza tutte le opere che trasmettono proprio quel senso di grigiore Post-moderno (sul marciapiede grigio, lo sguardo grigio) che è tratto dominante della realtà post-industriale: il grigio dell’indifferenza ed il grigioasfalto. L’autore, attraverso lo strumento di indagine della poesia, quale lente di ingrandimento delle emozioni ed antica, e sempre attuale, scienza del16 l’anima, osserva imparziale, disincantato, il carnevale della vita, si pone domande. L’arte diventa il mezzo espressivo per un diffuso giudizio etico, per cogliere i caratteri essenziali della società, dando vita, in un misto di realismo, decadentismo e futurismo stilistico (Irreversibilmente tristi) ad un’indagine che, lontana dall’essere asettica, riesce a diventare effettivamente rappresentazione dello stato dell’anima, oggi. Su tutto domina un stato di sospensione, di attesa (tutti sembrano / aspettare qualcosa / sconsolati), di tragico della vita moderna, di solitudine ed anonimato (la cuffia nell’orecchio per ascoltare suoni / nell’attesa), di aridità e nichilismo (nell’ozio più totale quasi irreale) “nella notte di noia”: è, l’istinto vitale, sostituito dall’attivismo, da “una disperata corsa al nulla” “poiché l’esistenza / ha abbandonato la poesia”. Versi liberi elencano oggetti (il giubbotto e i jeans / la bicicletta il corso / di yoga / la conquista delle città) tratteggiando appena il filo dei pensieri, ignorando la punteggiatura, anzi, la stessa comunicazione. L’autore, dialogando con se stesso, enumerando ciò che va osservando e sentendo, finisce con il rappresentare fedelmente la realtà. La crudezza del linguaggio, lo stile informale “alla Bukowski” tradiscono un freddo, sottaciuto, messaggio: l’autore interpreta i segni dei tempi, e degli oggetti, e sottilmente giudica la perdita di valori e la progressiva de-umanizzazione. 17 I versi di Massimo Pacetti contengono e superano in questo modo i caratteri della Post-modernità per riuscire ad affrontare un nuovo capitolo nelle stagioni della poesia, per rappresentare uno scenario magmatico e di crisi identitaria dell’essere umano, quello “attuale”, di cui tutti siamo testimoni, oggi, per la prima volta nella storia: un scenario da web che è divenuto scenografia della nostra vita, una realtà di piccole e grandi abitudini consumiste, un virtuale che ha riscritto il senso del bello (Sexy, Shopping, Simboli, Vacanze da cui “Distratti dal mare / azzurro di un computer / seduti sul cielo delle auto / nell’immenso ammasso / di ferro e asfalto). L’uso, ormai abituale nel linguaggio, di anglicismi lo sottolinea, contaminando anche le opere, segno di un modello economico e valoriale penetrato ormai nelle menti e nel costume; l’oggetto del consumismo è lo stesso essere umano (ed il tempo che gli appartiene) ridisegnato, per la prima volta, da una realtà mass-mediatica. Dell’autore, che ci presta il suo sguardo per investigare, si coglie l’immanente senso del tragico ma, soprattutto, l’ironia sociale, il giudizio grave di una percepita anormalità di questo tempo, perso nella ricerca di cose vane (Automobili Euroquattro, Telefono mobile, Costosi stracci), e la sensazione di come tutto sia estremo, prossimo al cedimento, disanimato, uno scenario da negozio depredato. Un’ironia quella di Pacetti simile all’Oscar Wilde delle liriche più ispirate, cruda, paradossale, che 18 tratteggia un immobilismo che è assenza di vita, che odora di morte (l’arte / progetta il benessere / della morte... progettano la poesia per la morte). Mai prima d’oggi, mai prima, il poeta si è trovato ad osservare la realtà definita in base all’attualità, scandita dalla fredda cronaca dei fatti – anche quelli di coscienza, divulgati, spettacolarizzati, commentati dall’uomo della strada – quale spettatore del susseguirsi del circo delle notizie “dell’ultim’ora” svuotate anche del legittimo pathos che la coscienza di ciascuno avverte. In questi componimenti, ben rappresenta l’autore questa consapevolezza del presente: mai prima, tutto è stato sempre in ogni momento così “attuale”. Deborah D’Agostino 19 Forme, immagini, pensieri di donne e uomini rovesciati Lo spirito del tempo Sentire il momentum e lo spirito del tempo tra musical e manga. La riproduzione e il sesso come alimentazione e gastronomia. E se la stanza dei bottoni e la stanza da letto non si separano c’è un po’ di confusione. La tenerezza fa bene e se i ruoli sessuali sono cambiati il drive evolutivo della riproduzione è fashion. Il mantra si ripete: lo spirito del tempo. 23 Il cappello di Arlecchino Ogni pezzo è a quadratoni colorati; camicia, cravatta, giacca, gilet, pantaloni, soprabito, cappotto... ...le scarpe? No: nere, con la suola grossa, pesante. Arlecchino si è burlato di noi ancora una volta con la sua tristezza sfolgorante di colori lo sguardo profondo sotto l’impenetrabile falda del cappello il pallore del volto stanco senza più espressione. Non sapevo cosa mettermi e ho cucito tutta la notte. 24 L’abito elegante C’era poca luce e non vedevo bene i colori forse non erano bene accostati fra loro, come si dovrebbe, per confezionare un abito elegante. Non importa, fa egualmente una buona impressione Non credi? 25 L’oro dei capelli Avanza ballando nella sabbia in punta di piedi. Il corpo ha la forma di un violoncello. I sandali d’oro, regina delle sabbie accarezzano le caviglie; e l’oro del sole tinge i suoi capelli. Era d’oro il giorno e il mare verde. 26 Ibrido In spiaggia, cosa si porta? Il bikini o il costume intero? Il monokini. L’indumento più amato, più sexy, più alla moda. Il look di stagione: ibrido. Essere o non essere. È in voga l’ibrido: né l’uno, né l’altro come i motori dei Suv: metà elettrici e metà gasolio. L’ibrido, è il futuro. In tutto. Anche nei comportamenti. Ogni giorno: IBRIDO. 27 Fotomontaggio Le labbra velate di rosa socchiuse. Lo sguardo grigio quasi strabico sperduto in spazi assenti. Il sorriso è un accenno impercettibile nel fotomontaggio delle labbra. Cadavere da copertina; vaghezza di una diva sopra un panno nero. 28 Figure dell’apocalisse Un paracadute bianco come le lenzuola di un ospedale scende fra grattacieli di crema e di latte all’alba. Un camion rosso sosta inanimato sopra un terrazzo. Museo open-air. Il cielo è immobile Pallido stremato e la terra è scomparsa. 29 Inutili stracci Donne senza seni donne senza culo, Gambe come arbusti anemici cosce senza forma il volto etereo. Abiti amorfi: camicie di forza che imprigionano il corpo lo spirito l’anima. I volti dissolti fra inutili stracci di seta bianca. 30 Le mani Il volto nel vento contorto dalla sofferenza del corpo le mani sull’addome: maschera tragica sembra invocare aiuto qualcosa qualcuno che sollevi quel dolore dal corpo che non trova pace negli occhi nella bocca nei capelli sospinti dal vento nell’orizzonte che non si fa afferrare... ............................................ le mani sul ventre contratto nello spasmo nella sofferenza che non si placa. 31 Nella notte dell’orrore I capelli biondi ondulati come il grano sotto il vento di maggio e la mano sulla tempia scossa dal pulsare delle vene torrenti del cuore correva correva correva disperata nella notte nella strada vasta come l’estuario del Paranà. Illuminata di vetrine e di automobili Fuggiva cercava inseguiva. Da chi? Da cosa, perché! Fuggiva nella notte senza volto senza suoni. Il corpo sexy maschera dolente alla ricerca della speranza di un luogo dove fermarsi, di un rifugio... Un’ora un attimo di amore di quiete. Fuggiva fuggiva dall’orrore della notte 32 sul marciapiede grigio vuoto opaco... Nessun essere umano attraversava la città, quella notte. 33 Motel Appoggiata alla parete verde del ristorante stanca distratta assente. “Lunch special” annuncia per oggi lo chef. Nella calura del deserto fumava sola all’aperto e aspettava di ritornare al lavoro. Scarpe nere a suola bassa per proteggere i piedi; il “papillon”, sul collo della camicia di taglio maschile i capelli legati in alto... e ...una gonna cortissima... la divisa; la divisa giusta per servire il pranzo. Il gusto e lo sguardo: il mix vincente... ...anche per oggi. 34 Lo spettacolo Nell’oscurità sembrava un fantasma seduta sopra uno sgabello altissimo di un bar deserto. Provava il microfono per lo spettacolo della sera. Accappatoio e asciugamano ancora indosso. Scalza e bagnata... Non c’era tempo; i clienti cominciavano ad arrivare; e il sorriso doveva sprigionare felicità. 35 Shopping Slips e reggiseni colorati sguardi ammiccanti e bocche semiaperte. Tette piccole e culo prominente. Cosce sode rotonde forti. Unico abbigliamento: gli orecchini e le scarpe. Cos’è che è in vendita? 36 Sfilata di moda Bambina bianca, bambino nero, bambina nera, bambino bianco. Jeans azzurri; in ogni caso! 37 Sexy Abito trasparente e gambe lunghe; inguine divaricata. Provocante invitante. Sesso in controluce; ombra scura. Il sesso scuro è più sexy? Quello biondo è meno fotogenico? Strano secolo Questo! Troppo razzismo. 38 Posizione relax Collo in avanti e schiena leggermente arcuata; braccia penzolanti e corpo anoressico. Sguardo triste. Per i giorni di relax, è vietato essere attraente. 39 Etica Veli burka guanti Fazzoletti scarpe ortopediche larghe tuniche monacali: volti coperti e corpi desaparecidi... e sotto... sotto...? un intimo da bordello. L’harem è un ricordo esotico di castità e purezza. 40 L’attesa Gli uomini sono scomparsi aliene forme umane: nient’altro. ridicoli e sporchi malvestiti e in disordine vivono in stanze ricolme di oggetti inutili; sparsi in ogni angolo. Irreversibilmente tristi. Uno di loro guarda mesto davanti a sé tiene le mani in tasca e il ventre gli gonfia la maglietta sgualcita. Tutti sembrano aspettare qualcosa sconsolati nell’ozio più totale quasi irreale. La cuffia all’orecchio per ascoltare suoni... Nell’attesa... 41 La bottiglia Ha gli occhi scuri sbarrati dal terrore che la notino bruna da vertigine... Da picchiata in verticale non vuol far vedere la bottiglia che tiene fra le mani ha fretta... qualcuno sta arrivando... La nasconde la bottiglia dietro il culo che la rende invisibile più esageratamente turbinoso eccitante febbrile del resto del corpo... Un invito a bere... Anche per gli astemi. 42 Uomini levigati Il tatuaggio ha la forma di una fascia elastica fra il braccio, l’avambraccio e il gomito forse per il dolore provato... E i capelli rasati con le orecchie a vela... Sembra un po’ perplesso. Camicia bianca abbronzato levigato; come una pietra del paleolitico. La novità? il nuovo simbolo della cultura... 43 Foreste con bagno Una faccia da evaso abbraccia il tronco di un albero appena uscito dalla doccia ma i bagni con doccia si costruiscono nelle foreste? 44 Simboli Il simbolo dell’eros della modernità del sexy new-age del sesso metropolitano del drive evolutivo della riproduzione delle nuove esperienze nello spirito del tempo. Il segreto? È il culo! Icona della crescita economica e del miglioramento genetico. 45 Abbigliamento da lavoro Per le pulizie di Pasqua occorre indossare una tuta jeans e una bandana colorata in testa. Mai bianca: quella è per il mare. Indossare sul dorso una vecchia camicia ampia e lunga fin sotto l’inguine. Quando si fanno le pulizie sono bandite le divagazioni... ...e scarpe da riposo. Quelle devono essere firmate. 46 Accudire i figli I bambini devono essere accuditi con estrema cura. Occorre riscaldare bene la casa a temperatura costante di trenta gradi. I bambini devono vivere costantemente nudi... ...forse per controllarne la crescita! 47 Uomini macho Gli uomini sono belli quando sono malmessi. Ruspanti trasandati un po’ maleodoranti. Capelli e barba folti incolti selvaggi l’aria derelitta di chi è naufragato ed è stato ripescato. Alla Mompracem. Gli uomini del millennio dell’immagine e della luce. 48 Boutique di tendenza Stracci scarpe cappelli maglioni pantaloni camicie cappotti impermeabili magliette: stracci, solo stracci sporchi rotti puzzolenti in vendita al look fashion del mondezzaio di Napoli business senza modelle. 49 Telefono mobile Oro, oro... per il telefono. Sembra gongolante la giovane dallo sguardo intrigante. Telefonate d’oro: un pensiero che non l’abbandona. Trasmettere oro. Oro ad ogni squillo del telefono. 50 Vacanze Distratti dal mare azzurro di un computer seduti sul cielo delle auto nell’immenso ammasso di ferro e asfalto. È l’ora dell’aperitivo: infradito e costume da bagno deliranti si godono l’ultima abbronzatura al tramonto. 51 Rosa pallido L’aria di sfida la bocca senza parole bionda quasi albina la pelle uniforme verniciata stesso colore: rosa pallido Come se fosse vissuta sempre nuda sotto lo stesso cielo. Seduta le gambe al petto i piedi in basso incrociati a coprire il sesso e il culo. Attende le braccia incrociate sulle ginocchia indifferente al proprio corpo assente irraggiungibile la fine dello spettacolo. 52 La foto Osserva guarda indaga... con la testa reclinata da un lato penetrante ironico: come Orazio in CSI Miami. Sembra voglia leggermi nel pensiero nel cuore... o prendersi gioco di me. Indossiamo la stessa “polo” nera... lo guardo: è più bello di me? Lui lo crede. È la foto che è un bluff... Corretta si vede subito. domani mi faccio fotografare... da un professionista... un book da provino cinematografico... 53 Il grissino Una provocazione non c’è dubbio... È una provocazione... Magrissima come un grissino di grano tenero bionda spettinata e allucinata! Come se si fosse “fatta”! Lo slip alto bianco sembra volersi spaccare teso stremato sotto la pressione del sesso che urla disperato e gonfio di rabbia. Raggiunge i sensi all’erta sensibili pronti all’emergenza di tanto disperato prorompente richiamo. 54 Automobili Euroquattro Cambiare automobile: è ormai tempo. Non è neppure Euroquattro la vecchia...! e prenotare un viaggio nei Caraibi. All’istante. I concessionari di auto stanno sulla spiaggia in riva al mare. È bello davvero bello comprare un’auto nuova nella brezza pomeridiana del mare; sotto il cielo immenso dell’oceano. 55 Natura morta Gettati alla rinfusa su un letto appena rifatto borse scarpe occhiali foulard... Una coperta colorata vivace collana e orologio preziosi oro bianco! Una scarpa e i biglietti dell’aereo in partenza: una vacanza ...o forse una fuga... Oggetti: inerti abbandonati inutili nature morte. 56 Made in Italy Faccia da pomodoro gigante ipernutrito labbra di fragola capelli come ortaggi sotto il vento di tramontana e orecchie come pannocchie di granturco. Made in Italy Ogm free. Solo italiano. 57 Nebbia Un fantasma bianco attendeva seduto sul divano bianco. Tutto era bianco Nella stanza bianca... ...sopra la moquette nera. Altri fantasmi bianchi sarebbero sopraggiunti ad ammirare il divano bianco accolti dal rispettoso, ossequioso fantasma bianco. Nel candore fantastico del pomeriggio festivo attraversato dalle ombre baluginanti della città sperduta fra la nebbia bianca. 58 Prigionieri Sguardi di ragazze e di ragazzi muti. Adolescenti senza sorriso infiocchettati come maiali il giorno della fiera del paese. Volti sofferti bocche chiuse cucite. Prigionieri delle stagioni. Gli occhi allungati alla ricerca della porta della libertà... 59 Creazione Una cipolla in testa di capelli dal colore pallido: come la sera in estate fra i ghiacci al polo Nord. Indosso una dozzina di fronzoli colorati uno sopra l’altro. A Sud in un luogo magico Adamo ed Eva passeggiano nudi nel verde tropicale fra leoni pappagalli e coleotteri. La modernità ha la sua eticità le sue costrizioni non si può salire sopra uno yacht nudi come selvaggi solo per commemorare il giorno della creazione e raccontare la Bibbia. 60 Attrazioni Lo sguardo promette gioie allusive. Gli occhi e la bocca scoperte sensuali che portano oltre la soglia della dannazione. Adagiata mollemente si scoprono le cosce e l’inguine fasciato da lembi preziosi di stoffe. Maliziose attrazioni per giorni di pazzesche zingarate. Inutili indumenti. 61 Alieni Alieni dal dolcissimo volto con gli occhi nocciola la bocca come il cuore di una bambola i capelli degli angeli biondi del Paradiso. Alieni perché è il volto dell’amore e della felicità che non è più sulla terra. 62 Costosi stracci I bambini sono belli. Felici. Sono bambini: radiosi luminosi... Perché sono oppressi con stracci costosi e orrendamente ridicoli? Lasciateli correre liberi e fuggire dai pensieri cretini di successo dei genitori da ricovero psichiatrico! 63 Burqa Guerre, si sono combattute contro il burqa. Morti sofferenze dolore disperazione... Pubbliche esecuzioni. Piazze insanguinate donne che muoiono con i fucili puntati alla testa sotto un diluvio di pietre. Silenzi colpevoli acquiescenze giustificazioni e mistificazioni violenza e lapidazioni... e la globalizzazione contamina il burqa lo mescola foglie grandi verdi ecologiche reti da pesca colori colori colori il burqa è elegante è umile essenziale in tempi di recessione. Il burqa è insopprimibile. Il nuovo basco rivoluzionario. Si installa sul corpo la testa coperta oltraggiata dal burqa e con 64 blasfemo cinismo copre la vergogna dell’oppressione più abietta. Ricami veli ricche stoffe: icona dello stile... E le donne coperte e negate sono piegate alla moda... Degli uomini e del passato... Nell’immobile silenzio del loro corpo oscurato per secoli nell’uguale sudario di oggi. Niente è mutato nell’esasperante opulenza che cela l’orrore, che nega la bellezza: opprimente potere che si ammanta di Dio. 65 Angeli Gli angeli hanno l’aureola e una tunica bianca rigonfia di cielo. La modernizzazione li ha cambiati: ora volano nudi abbracciati e perduti fra i baci sotto una pioggia di gocce e di stelle di ghiaccio. 66 Il dermatologo Il dermatologo toglie i brufoli. Inutili orrende pluriescenze escrescenze. Rende bella e levigata la pelle. Se la cura non risolve le orribili protuberanze si fanno crescere i capelli fin sopra gli occhi e si riempie il volto di piercing. Nessuno noterà più nulla. Si guardano i piercing e i capelli... Per chiedere: puoi mangiare? Ma ci vedi? 67 Figure estreme Sguardi corpi occhi capelli. Movimenti. Bocca braccia gambe; tutto è estremo. Tragico. Niente è quotidiano. La vita sembra aver abbandonato i corpi i corpi sono statue accartocciate utilizzati abbandonati immagazzinati per la prossima recita. 68 Fili elettrici Una pazza con il filo della corrente elettrica in bocca si agita e si aggira delirante. I capelli irti ispidi come un istrice impaurito che attraversa l’autosole vestita d’oro seminuda atterrita smarrita. HAA! È fuggita da Coyote spring! Dov’è! Dov’è questo luogo? Il manicomio è la sua capitale. È tutto ciò che sappiamo. 69 Danzatrici Scarpe disegnate costruite dalla forma di una portaelicotteri gioielli come costellazioni perdute nel profondo dell’universo bionde bionde extraterrene si muovono sopra un palcoscenico rosso danzatrici come uccelli che spiccano il volo danzatrici bianche danzatrici arancio corpi che si innalzano si librano nel cielo trasportati da immense colonne di capelli bruni danzatrici che suonano voluttuose contorsioniste sul giallo tappeto del sole che tramonta 70 Edifici in cielo Indipendenza single; la sala comune. Il giubbotto e i jeans la bicicletta il corso di yoga la conquista delle città; città di solitudine di edifici infilati dritti nel cielo. Luminosi leggeri per custodire l’anonima rassicurante solitudine. 71 Il futuro Neppure le baite si intonano con l’ambiente. Superate ingombranti. E poi che c’entrano le baite di legno scuro con i prati verdi le montagne e gli alberi. Il futuro della montagna è costellato di ville case rifugi chalet. A forma di masso sasso roccia pietra mimetizzate. Sculture del tempo l’ambiente sarà libero e primordiale storia natura e cultura del luogo i suoi legami come nel neolitico: l’umanità sarà salvata dalla invadenza della modernità. 72 L’aperitivo della sera Il divano era affacciato sul fiordo era ancora primavera e la neve e il gelo non avevano ancora sommerso la montagna. C’era tempo per sorseggiare un aperitivo. 73 Fra cielo e terra Arredare una cucina è come costruire un ponte fra i grattacieli e mangiare sospesi fra cielo e terra favorisce l’attenzione. Al cibo. 74 Il verde Il verde è il colore dell’ambiente. Due glutei che spuntano maliziosi da un inguinale abito verde che si solleva sono soltanto la rappresentazione della vita in campagna o delle selvagge foreste. Niente più. 75 Il pesce sfortunato Il pesce ha ingoiato la bella bionda procace vestita di chiffon nulla si può fare il pesce è stato sfortunato non potrà davvero digerirla! Nulla si può fare per salvarlo. 76 Carovane In un deserto rosso fiamma una ragazza in estasi conturbante svestita di blu sedeva irraggiungibile distaccata: sarà stata una tuareg? 77 Bontà culinarie Bianchi come il latte candide come infermieri evanescenti come la nebbia fluttuanti leggere; mozzarelle in fiore. Lucenti senza diossina. Candore della purezza. 78 La potenza delle caviglie Caviglie imprigionate da corolle di diamanti solide preziose avvolte in un turbine di luce caviglie da “250” cavalli; ad ogni passo il traffico impazzisce. 79 Design Adolescenti sedute annoiate hostess premurose inchinate sul turista assistito ammalianti ammiccanti adagiate sul divano le gambe sotto il mento affollato atelier di pomeridiano shopping. Snervante attesa, di insopportabile calore estivo dal parrucchiere. Indossatrice di tacchi a spillo posata su gambe da grattacielo boccoletti che sfiorano le spalle dorati scomposti fra le scapole; e nessun volto... solo la schiena; e il suo fondo abissale. Rotondità cosmiche adagiate su rive ombrose coperte di morbida vegetazione di solare abbagliante naturale lucentezza mostrano il volto più autentico... vertiginoso inebriante design del terzo millennio. 80 Preistoria Piume di pavone, pelli di serpente penne di fagiano e di falco pantaloni di vello di pecora caschetti di foglie di quercia assi recinti per cavalli cascate di fili di erba e foglie leggere di sottobosco leggeri scialle di lindo cotone A larghe maglie forate... ................................. la natura che ci veste e ci accoglie ancora come un milione di anni fa. 81 L’acqua La faccia stravolta terrea in ansia orribilmente disgustata come se avesse vomitato un attimo prima. E fra le cosce bianche magre spuntano insensati quasi timidi gli slip bianchi. Inutile indumento per un corpo inanimato svuotato. Senza più traccia di acqua. 82 Tribù danzanti Passi di danza ricordi di tribali credenze e facce dipinte colori che si alternano veloci mutanti come sotto i riflettori di un palcoscenico il corpo piegato e il viso, contratto smorfie di passioni simulate per la bocca famelica spalancata di una macchina fotografica sotto la passerella circondata da ironici annoiati venditori di stoffa. 83 Calze autoreggenti Spettrale stanza di tortura luci rosse proiettate colpiscono la toilette scrostata sulla poltrona il volto mascherato non vede il serial killer in agguato. Nel semibuio calze autoreggenti scortano lo sguardo e già la mano si stringe sulla gola. 84 Una sera malinconica Guardava il mare nella notte appoggiata leggera al sostegno della veranda. Sola triste le braccia incrociate l’abito nero e lungo le spalle scoperte malinconica lo sguardo allungato sull’acqua nella calma un po’ desolata una sola forma si staccava nell’usuale piattezza del luogo; l’incomparabile bellezza del culo della donna sotto l’abito nero lungo alto sulle cosce slanciate nella notte di noia. 85 Belli Sembrava Marylin, “la divina”. Bionda nuda carnosa e vaporosa il colore della pelle come quello dei capelli. Sembrava in ansia lui... lui era macho. Occhi verdi; capelli scuri barba di tre giorni. Lei era bella; lo sguardo e la bocca intelligenti... Lui... lui... no! Aveva la faccia da scemo...! 86 Fantasmi Quest’anno tutti si vestono di bianco: come gli angeli. Ma non siamo più buoni: la guerra e la violenza ci hanno sopraffatto. Forse vorremmo essere come i fantasmi scomparire agli occhi del mondo e riapparire nei giorni di luce. 87 POSTFAZIONE di Massimo Nardi Il libro di Massimo Pacetti si apre con una provocazione: una frase celebre di Dostoevskij – “Il mondo sarà salvato dalla bellezza” – e il suo rovescio sul piano pratico: la bruttezza. A furia d’inseguirla, la bellezza (di vagheggiarla, anelarla, concupirla, sognarla...), di rappresentarla in oggetti, e dunque in milioni di cloni, abbiamo finito per vanificarne l’essenza, ch’è fatta d’una sostanza impalpabile aliena da ogni forma di mercificazione. È facile cogliere l’analogia con un’altra rappresentazione concettuale fra le più note e citate del Novecento: “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica” di Walter Benjamin, dove anche l’arte, che della bellezza costituisce il medium, perde la sua aura sacrale per essere immolata ai rituali della società di massa. Il dramma del nostro tempo è tutto qui: nella impossibilità di possedere la bellezza. Da cui scaturisce, forse, quella sensazione così largamente diffusa che il mondo sia divenuto un luogo più triste, arido, minaccioso, e che le nostre prospettive di vita siano come prigioniere di un tunnel di cui non si riesce a intravedere l’uscita. 89 Di questa materia magmatica s’impadronisce Pacetti non per tentare un’ennesima disquisizione sociologica sullo sviluppo e declino della società di massa, ma per costruire un suo originale percorso di poesia. Nelle sue “riflessioni poetiche” sulla società edonista contemporanea, l’autore non esita a lasciarsi contaminare dai termini in voga del linguaggio corrente – abiti, nudità, erotismo, stili di vita – per avvalersene come originali “mattoni” delle sue complesse elaborazioni liriche. Fino a svelarci un imprevedibile paradosso: se la bellezza, riprodotta in oggetti, si rivela incapace di svolgere la sua fondamentale funzione estetica, quegli stessi oggetti, tradotti in poesia, possono tornare a creare una nuova percezione di bellezza. È stata proprio la poetessa Deborah D’Agostino – con la quale ho l’onore di condividere la direzione di questa Collana – a suggerire, con felice intuizione, la definizione di “attualismo” per rappresentare la situazione contraddittoria in cui versa la poesia contemporanea. Dove, al di là dell’apparente (e da più parti teorizzata) afasia della parola, è possibile intuire nuove linee di tendenza – ed una conseguente e parallela intensità di ricerca – che chiedono solo d’essere portate alla luce. Se in superficie sono assenti quegli elementi di visibilità che hanno caratterizzato certi grandi “terremoti” artistici e letterari del XX secolo (il Futurismo valga per tutti), ciò non significa che nelle “viscere” del pensiero collettivo non stiano 90 maturando i termini di una nuova visione. Senza queste premesse non si può comprendere appieno il libro di Pacetti, che ha attraversato tutte le mitologie sociologiche e letterarie del secondo Novecento, e che oggi le “attualizza” con una originalità d’approccio e, talora, con una crudezza di linguaggio, che costituiscono la vera forza di questo libro. La realtà si è scarnificata in oggetti. Oggetti di consumo, oggetti opprimenti... “oggetti viventi”, verrebbe da dire. Oggetti che ci contendono la vita, ci affaticano il respiro, c’inibiscono la bellezza, invadendo continuamente la nostra sfera emotiva. Contro questa “dittatura” degli oggetti si erge la parola del poeta, per rappresentare un travaglio di natura esistenziale ed estetica che mette a nudo la drammatica inconsistenza di ideologie e modelli culturali giunti al loro capolinea storico. Sia pure velato da un filtro di ironia (un’ironia non ironica, ma profondamente seria), s’intuisce tra le righe un sentimento d’empatia per il destino del mondo, e quegli oggetti simulacri dell’effimero si connotano di un senso di umanità dolente. Crediamo di poter affermare che siamo all’interno di una percezione consapevole di quella che potrà essere in futuro una rinnovata funzione della poesia, come strumento di ricognizione e verifica dei sommovimenti profondi che percorrono la nostra epoca. Una poesia restituita alla sua alta funzione di te91 stimone ed interprete dello “spirito del tempo”: per riscattare, attraverso la libera creazione del pensiero, l’uomo contemporaneo “in fuga dal tempo, dalle responsabilità e dalla storia” (come scrisse, con sintesi profetica, un genio della poesia a cui tutti gli attualisti continueranno a guardare: Eugenio Montale). Massimo Nardi 92 INDICE 13 15 Nota dell’Autore L’alba di una nuova poetica di Deborah D’Agostino FORME, 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 IMMAGINI, PENSIERI DI DONNE E UOMINI ROVESCIATI Lo spirito del tempo Il cappello di Arlecchino L’abito elegante L’oro dei capelli Ibrido Fotomontaggio Figure dell’apocalisse Inutili stracci Le mani Nella notte dell’orrore Motel Lo spettacolo Shopping Sfilata di moda Sexy Posizione relax Etica L’attesa La bottiglia Uomini levigati 95 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 Foreste con bagno Simboli Abbigliamento da lavoro Accudire i figli Uomini macho Boutique di tendenza Telefono mobile Vacanze Rosa pallido La foto Il grissino Automobili Euroquattro Natura morta Made in Italy Nebbia Prigionieri Creazione Attrazioni Alieni Costosi stracci Burqa Angeli Il dermatologo Figure estreme Fili elettrici Danzatrici Edifici in cielo Il futuro L’aperitivo della sera Fra cielo e terra Il verde Il pesce sfortunato 96 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 89 Carovane Bontà culinarie La potenza delle caviglie Design Preistoria L’acqua Tribù danzanti Calze autoreggenti Una sera malinconica Belli Fantasmi Postfazione di Massimo Nardi 97