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Collana Attualista
diretta da
Deborah D’Agostino e Massimo Nardi
LA COLLANA ATTUALISTA
La Collana Attualista nasce con un’ambizione specifica: dimostrare – nonostante le numerose, e avventate, dichiarazioni sulla “morte dell’arte”
esternate da alcuni critici – che il dinamismo emotivo che presiede alla vita interiore è sempre all’opera, seppur celato negli spessi “strati geologici”
della nostra psiche.
E tutto questo non sulla base di astratte teorizzazioni atte a suscitare sterili dibattiti, ma attraverso
il contatto vivo e pulsante con la parola poetica, là
dove essa si annuncia con una forza comunicativa
capace di aggirare le barriere della logica, dialogando direttamente con la nostra dimensione intuitiva.
A proposito di geologia, giova ricordare che fu proprio all’interno di questa branca della scienza che,
nella prima metà dell’Ottocento, maturò una più
chiara visione del costante dinamismo in atto nei
processi naturali, predisponendo lo sviluppo delle
teorie evoluzionistiche.
Il passato è la chiave del presente, tutto in natura
si svolge per gradi secondo una progressione inarrestabile e continua, e la Terra è stata modellata
dall’azione di forze lente, agenti in periodi di tempo
lunghissimi: «Non vi è dubbio che in ogni regione
del globo si sono susseguiti periodi di sconvolgi3
menti e di quiete – scriveva Charles Lyell (17971875), geologo scozzese amico e ispiratore di Darwin – ma forse è altrettanto vero che, per quanto
riguarda la Terra nel suo complesso, l’energia dei
movimenti sotterranei è sempre stata uniforme.
Può darsi che per cicli di anni l’energia dei terremoti sia stata confinata in zone estese, che poi si
sono spostate gradualmente, così che un’altra regione, ch’era stata a lungo in quiete, sia divenuta
a sua volta il teatro grandioso della sua azione».
Un concetto che potremmo trasporre, per analogia
(e con riferimento ai complessi rapporti che intercorrono fra microcosmo e macrocosmo), al panorama attuale della creatività artistica, in cui
sembrano essere in atto significativi spostamenti
di energia “psichica”, che preludono ad un linguaggio del nuovo millennio.
Altrettanto può dirsi con riferimento al panorama
specifico della poesia contemporanea, dove, al di
là dell’apparente (e da più parti teorizzata) afasia
della parola, è possibile intravedere un’intensità di
ricerca – improntata, appunto, al tormentato confronto con un’attualità densa di minacce, ma, al
tempo stesso, ispiratrice di audaci proiezioni liriche – che chiede solo d’essere portata alla luce.
4
Massimo Pacetti
Lo spirito del tempo
tra musical e manga
Forme, immagini, pensieri
di donne e uomini rovesciati
a
Poesia
Edizioni Artescrittura
Sito Internet dell’Autore:
http://massimo.pacetti.scrittoreonline.org
© 2009
Proprietà letteraria riservata
Edizioni Artescrittura
by Autori Online
www.artescrittura.it
www.autorionline.org
E-mail: [email protected]
Ad Antonella
che una notte
con un sorriso
tracciò un altro
cammino
M.P.
A coloro che hanno
scelto di violare
gli schemi della normalità,
i deliri, i segni,
i colori, la ragnatela
delle figure, le ossessioni,
la sofferenza devastante
della follia e quindi
l’umanità nelle sue estensioni
più estreme.
La libertà assoluta
della follia.
M.P.
NOTA
DELL’AUTORE
“Il mondo sarà salvato dalla bellezza”
(Dostoevskij - “L’Idiota”)
La bellezza è mercato.
È una merce a disposizione, sfruttata da chi ne
possiede il potere.
Ostentata dai potenti, utilizzata nell’immagine
ogni giorno.
E il mondo è più brutto.
È il trionfo del brutto.
I modelli di vita, gli stili, i comportamenti ci provengono spesso dal mondo delle immagini della
pubblicità. Ci accompagnano in luoghi dove non
giungiamo solitamente e si svelano ai nostri occhi
con impudica liceità e arrogante libertà.
Successo, bellezza, ricchezza; superare ogni limite,
vivere senza confini.
Il messaggio, la via da percorrere, il progetto da
perseguire, il sogno, l’utopia da inseguire.
La salute, anch’essa come condizione di successo
non come condizione-diritto ad una vita normale.
13
Gli oggetti sono la voce di questo libro.
Gli uomini e le donne che li indossano sembrano
anch’essi oggetti e non hanno voce.
Tutto è ridotto a oggetto di consumo: gli occhi il
corpo le labbra i seni le gambe la bocca i capelli.
Ogni pezzo del corpo è un oggetto ed è in vendita
con altri oggetti.
Massimo Pacetti
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L’ALBA
DI UNA NUOVA POETICA
di Deborah D’Agostino
“La bellezza è mercato”. Così iniziano le riflessioni
poetiche ed i versi del nuovo libro di Massimo Pacetti che, prodotti del nostro tempo, si collocano,
superandolo, nel panorama recente di quella che
certa critica definisce la Post-modernità ovvero
quel periodo, il cui inizio risale agli Anni Quaranta,
in cui maggiormente si è assistito al progressivo
avvicinamento della poesia alla prosa, per lo più
di tipo giornalistico, al passaggio cioè dal lirismo
ad un certo gusto per il fatto, l’oggetto, la notizia.
Di questo passaggio, sono testimoni e frutto questi componimenti che, in un continuum, avvicendano riflessioni etiche e suggestioni poetiche.
Nello scorrere le pagine si compongono, attraverso
i versi, fotografie sociologiche della realtà condivisa in cui l’anima è ridotta a fantasma (sembrava
un fantasma, cadavere da copertina) – ne restano
solo abiti di scena (inutili indumenti) – e la bellezza
femminile a fotomontaggio (fotomontaggio delle
labbra), simile alla “maschera tragica” di tradizione
greca (il corpo maschera dolente). “Il sorriso doveva
sprigionare felicità”: l’essere umano, come lo avverte e trasmette l’autore, svuotato dell’anima,
svolge la sua recita quotidiana, finge (statue ac15
cartocciate per la prossima recita). Tutte le opere
sono pervase da un generale senso di vacuità e da
un clima di finzione (che ricorda il gusto di alcune
opere di Pirandello) che trasmette un profondo palpabile freddo; tutte raccontano di una curiosa ed
attualissima inversione: lo svuotamento del corpo
dall’anima ed il venire alla luce dell’anima degli oggetti.
Il vuoto di senso della bellezza “da cubiste” trascina il lettore in un viaggio visionario, in una parallela realtà abitata da manichini, per i quali la
funzione di “genere generante genere” – come direbbe Antonella Pagano – è svuotata del ruolo e sostituita da oggetti, oggetti “animati”, capaci, come
osservava Oscar Wilde in un saggio, di definire il
nostro spazio e renderci più sicuri, creando limiti
angusti e controllabili rispetto agli spazi naturali.
La suggestione dell’immagine a fini consumistici,
sia pratici sia sentimentali “alla ricerca della speranza, in un vuoto opaco”, dell’apparenza che
vende, dell’omologazione che rende sicuri e mette
al riparo dalle emozioni, caratterizza tutte le opere
che trasmettono proprio quel senso di grigiore
Post-moderno (sul marciapiede grigio, lo sguardo
grigio) che è tratto dominante della realtà post-industriale: il grigio dell’indifferenza ed il grigioasfalto.
L’autore, attraverso lo strumento di indagine della
poesia, quale lente di ingrandimento delle emozioni ed antica, e sempre attuale, scienza del16
l’anima, osserva imparziale, disincantato, il carnevale della vita, si pone domande. L’arte diventa il
mezzo espressivo per un diffuso giudizio etico, per
cogliere i caratteri essenziali della società, dando
vita, in un misto di realismo, decadentismo e futurismo stilistico (Irreversibilmente tristi) ad un’indagine che, lontana dall’essere asettica, riesce a
diventare effettivamente rappresentazione dello
stato dell’anima, oggi.
Su tutto domina un stato di sospensione, di attesa
(tutti sembrano / aspettare qualcosa / sconsolati),
di tragico della vita moderna, di solitudine ed anonimato (la cuffia nell’orecchio per ascoltare suoni /
nell’attesa), di aridità e nichilismo (nell’ozio più totale quasi irreale) “nella notte di noia”: è, l’istinto
vitale, sostituito dall’attivismo, da “una disperata
corsa al nulla” “poiché l’esistenza / ha abbandonato la poesia”.
Versi liberi elencano oggetti (il giubbotto e i jeans
/ la bicicletta il corso / di yoga / la conquista delle
città) tratteggiando appena il filo dei pensieri,
ignorando la punteggiatura, anzi, la stessa comunicazione. L’autore, dialogando con se stesso, enumerando ciò che va osservando e sentendo, finisce
con il rappresentare fedelmente la realtà.
La crudezza del linguaggio, lo stile informale “alla
Bukowski” tradiscono un freddo, sottaciuto, messaggio: l’autore interpreta i segni dei tempi, e degli
oggetti, e sottilmente giudica la perdita di valori e
la progressiva de-umanizzazione.
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I versi di Massimo Pacetti contengono e superano
in questo modo i caratteri della Post-modernità per
riuscire ad affrontare un nuovo capitolo nelle stagioni della poesia, per rappresentare uno scenario
magmatico e di crisi identitaria dell’essere umano,
quello “attuale”, di cui tutti siamo testimoni, oggi,
per la prima volta nella storia: un scenario da web
che è divenuto scenografia della nostra vita, una
realtà di piccole e grandi abitudini consumiste, un
virtuale che ha riscritto il senso del bello (Sexy,
Shopping, Simboli, Vacanze da cui “Distratti dal
mare / azzurro di un computer / seduti sul cielo
delle auto / nell’immenso ammasso / di ferro e
asfalto). L’uso, ormai abituale nel linguaggio, di
anglicismi lo sottolinea, contaminando anche le
opere, segno di un modello economico e valoriale
penetrato ormai nelle menti e nel costume; l’oggetto del consumismo è lo stesso essere umano (ed
il tempo che gli appartiene) ridisegnato, per la
prima volta, da una realtà mass-mediatica.
Dell’autore, che ci presta il suo sguardo per investigare, si coglie l’immanente senso del tragico
ma, soprattutto, l’ironia sociale, il giudizio grave di
una percepita anormalità di questo tempo, perso
nella ricerca di cose vane (Automobili Euroquattro,
Telefono mobile, Costosi stracci), e la sensazione di
come tutto sia estremo, prossimo al cedimento, disanimato, uno scenario da negozio depredato.
Un’ironia quella di Pacetti simile all’Oscar Wilde
delle liriche più ispirate, cruda, paradossale, che
18
tratteggia un immobilismo che è assenza di vita,
che odora di morte (l’arte / progetta il benessere /
della morte... progettano la poesia per la morte).
Mai prima d’oggi, mai prima, il poeta si è trovato
ad osservare la realtà definita in base all’attualità,
scandita dalla fredda cronaca dei fatti – anche
quelli di coscienza, divulgati, spettacolarizzati,
commentati dall’uomo della strada – quale spettatore del susseguirsi del circo delle notizie “dell’ultim’ora” svuotate anche del legittimo pathos che la
coscienza di ciascuno avverte.
In questi componimenti, ben rappresenta l’autore
questa consapevolezza del presente: mai prima,
tutto è stato sempre in ogni momento così “attuale”.
Deborah D’Agostino
19
Forme, immagini, pensieri
di donne e uomini rovesciati
Lo spirito del tempo
Sentire il momentum e
lo spirito del tempo
tra musical e manga.
La riproduzione e il
sesso come alimentazione
e gastronomia.
E se la stanza dei
bottoni e la stanza
da letto non si
separano c’è
un po’ di confusione.
La tenerezza fa bene
e se i ruoli sessuali
sono cambiati il
drive evolutivo della
riproduzione è fashion.
Il mantra si ripete:
lo spirito del tempo.
23
Il cappello di Arlecchino
Ogni pezzo è
a quadratoni colorati;
camicia, cravatta, giacca, gilet,
pantaloni, soprabito, cappotto...
...le scarpe?
No: nere, con la
suola grossa,
pesante.
Arlecchino si è burlato
di noi ancora una volta
con la sua tristezza
sfolgorante di colori
lo sguardo profondo sotto
l’impenetrabile falda
del cappello
il pallore del volto stanco
senza più espressione.
Non sapevo cosa mettermi
e ho cucito tutta la
notte.
24
L’abito elegante
C’era poca luce
e non vedevo
bene i colori
forse non erano bene
accostati fra loro,
come si dovrebbe, per
confezionare
un abito elegante.
Non importa, fa egualmente
una buona impressione
Non credi?
25
L’oro dei capelli
Avanza ballando
nella sabbia
in punta di piedi.
Il corpo ha la
forma di un violoncello.
I sandali d’oro,
regina delle sabbie
accarezzano le caviglie;
e l’oro del sole
tinge i suoi capelli.
Era d’oro il giorno
e il mare verde.
26
Ibrido
In spiaggia, cosa
si porta?
Il bikini o il costume
intero?
Il monokini.
L’indumento più
amato, più sexy, più
alla moda.
Il look di stagione: ibrido.
Essere o non essere.
È in voga l’ibrido:
né l’uno, né l’altro
come i motori dei Suv:
metà elettrici e metà gasolio.
L’ibrido, è il futuro.
In tutto.
Anche nei comportamenti.
Ogni giorno: IBRIDO.
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Fotomontaggio
Le labbra velate
di rosa socchiuse.
Lo sguardo grigio
quasi strabico sperduto
in spazi assenti.
Il sorriso è
un accenno impercettibile
nel fotomontaggio
delle labbra.
Cadavere da copertina;
vaghezza di una
diva sopra un
panno nero.
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Figure dell’apocalisse
Un paracadute bianco
come le lenzuola
di un ospedale
scende
fra grattacieli
di crema e di latte
all’alba.
Un camion
rosso sosta inanimato
sopra un terrazzo.
Museo open-air.
Il cielo è immobile
Pallido stremato
e la terra è
scomparsa.
29
Inutili stracci
Donne senza seni
donne senza culo,
Gambe come arbusti
anemici
cosce senza forma
il volto etereo.
Abiti amorfi:
camicie di forza
che imprigionano il
corpo lo spirito
l’anima.
I volti dissolti
fra inutili stracci
di seta bianca.
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Le mani
Il volto nel vento
contorto dalla
sofferenza del corpo
le mani sull’addome:
maschera tragica
sembra invocare aiuto
qualcosa qualcuno
che sollevi quel dolore
dal corpo che
non trova pace
negli occhi nella bocca
nei capelli sospinti dal vento
nell’orizzonte che non
si fa afferrare...
............................................
le mani sul ventre
contratto nello spasmo
nella sofferenza
che non si placa.
31
Nella notte dell’orrore
I capelli biondi
ondulati come il
grano sotto il vento
di maggio
e la mano sulla
tempia scossa
dal pulsare delle vene
torrenti del cuore
correva correva correva
disperata nella notte
nella strada vasta
come l’estuario del
Paranà.
Illuminata di vetrine
e di automobili
Fuggiva cercava inseguiva.
Da chi? Da cosa, perché!
Fuggiva nella notte senza
volto senza suoni.
Il corpo sexy maschera
dolente alla ricerca
della speranza di un
luogo dove fermarsi,
di un rifugio...
Un’ora un attimo
di amore di quiete.
Fuggiva fuggiva
dall’orrore della notte
32
sul marciapiede grigio
vuoto opaco...
Nessun essere umano
attraversava la città,
quella notte.
33
Motel
Appoggiata alla parete
verde del ristorante
stanca distratta assente.
“Lunch special” annuncia
per oggi lo chef.
Nella calura del deserto
fumava sola all’aperto
e aspettava di
ritornare al lavoro.
Scarpe nere a
suola bassa per
proteggere i piedi;
il “papillon”, sul
collo della camicia
di taglio maschile i
capelli legati
in alto... e
...una gonna cortissima...
la divisa; la divisa
giusta per servire
il pranzo.
Il gusto e lo sguardo:
il mix vincente...
...anche per oggi.
34
Lo spettacolo
Nell’oscurità sembrava
un fantasma
seduta sopra uno
sgabello altissimo
di un bar deserto.
Provava il microfono
per lo spettacolo
della sera.
Accappatoio e asciugamano
ancora indosso.
Scalza e bagnata...
Non c’era tempo;
i clienti cominciavano
ad arrivare;
e il sorriso doveva
sprigionare felicità.
35
Shopping
Slips e reggiseni
colorati
sguardi ammiccanti
e bocche semiaperte.
Tette piccole
e culo prominente.
Cosce sode rotonde
forti.
Unico abbigliamento:
gli orecchini e
le scarpe.
Cos’è che è
in vendita?
36
Sfilata di moda
Bambina bianca,
bambino nero,
bambina nera,
bambino bianco.
Jeans azzurri;
in ogni caso!
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Sexy
Abito trasparente
e gambe lunghe;
inguine divaricata.
Provocante invitante.
Sesso in controluce;
ombra scura.
Il sesso scuro
è più sexy?
Quello biondo è
meno fotogenico?
Strano secolo
Questo!
Troppo razzismo.
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Posizione relax
Collo in avanti
e schiena leggermente
arcuata;
braccia penzolanti
e corpo anoressico.
Sguardo triste.
Per i giorni di
relax, è vietato
essere attraente.
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Etica
Veli burka guanti
Fazzoletti scarpe ortopediche
larghe tuniche monacali:
volti coperti e
corpi desaparecidi...
e sotto... sotto...?
un intimo da bordello.
L’harem è un
ricordo esotico
di castità e purezza.
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L’attesa
Gli uomini sono
scomparsi
aliene forme umane: nient’altro.
ridicoli e sporchi
malvestiti e in
disordine
vivono in stanze
ricolme di
oggetti inutili;
sparsi in ogni angolo.
Irreversibilmente tristi.
Uno di loro guarda
mesto davanti a sé
tiene le mani in
tasca e il ventre
gli gonfia la maglietta
sgualcita.
Tutti sembrano
aspettare qualcosa
sconsolati nell’ozio
più totale
quasi irreale.
La cuffia all’orecchio
per ascoltare suoni...
Nell’attesa...
41
La bottiglia
Ha gli occhi scuri
sbarrati dal terrore
che la notino
bruna da vertigine...
Da picchiata in verticale
non vuol far vedere
la bottiglia che
tiene fra le mani
ha fretta... qualcuno
sta arrivando...
La nasconde la bottiglia
dietro il culo che
la rende invisibile
più esageratamente turbinoso
eccitante febbrile
del resto del corpo...
Un invito a bere...
Anche per gli astemi.
42
Uomini levigati
Il tatuaggio ha
la forma di una
fascia elastica
fra il braccio,
l’avambraccio e il gomito
forse per il dolore
provato...
E i capelli rasati
con le orecchie
a vela...
Sembra un po’
perplesso.
Camicia bianca
abbronzato levigato;
come una pietra
del paleolitico.
La novità?
il nuovo simbolo
della cultura...
43
Foreste con bagno
Una faccia da
evaso abbraccia il
tronco di un albero
appena uscito
dalla doccia
ma i bagni
con doccia
si costruiscono
nelle foreste?
44
Simboli
Il simbolo dell’eros
della modernità
del sexy new-age
del sesso metropolitano
del drive evolutivo
della riproduzione
delle nuove esperienze
nello spirito del tempo.
Il segreto?
È il culo!
Icona della crescita
economica e
del miglioramento
genetico.
45
Abbigliamento da lavoro
Per le pulizie
di Pasqua
occorre indossare
una tuta jeans
e una bandana
colorata in testa.
Mai bianca: quella
è per il mare.
Indossare sul dorso
una vecchia camicia ampia
e lunga fin
sotto l’inguine.
Quando si fanno
le pulizie sono
bandite le
divagazioni...
...e scarpe da riposo.
Quelle devono essere
firmate.
46
Accudire i figli
I bambini devono
essere accuditi
con estrema cura.
Occorre riscaldare
bene la casa
a temperatura costante
di trenta gradi.
I bambini devono
vivere costantemente
nudi...
...forse per controllarne
la crescita!
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Uomini macho
Gli uomini sono
belli quando
sono malmessi.
Ruspanti trasandati
un po’ maleodoranti.
Capelli e barba
folti incolti selvaggi
l’aria derelitta
di chi è naufragato
ed è stato ripescato.
Alla Mompracem.
Gli uomini del
millennio dell’immagine
e della luce.
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Boutique di tendenza
Stracci scarpe cappelli
maglioni pantaloni camicie
cappotti impermeabili magliette:
stracci, solo stracci
sporchi rotti puzzolenti
in vendita al look fashion
del mondezzaio di Napoli
business senza modelle.
49
Telefono mobile
Oro, oro...
per il telefono.
Sembra gongolante
la giovane
dallo sguardo intrigante.
Telefonate d’oro:
un pensiero
che non l’abbandona.
Trasmettere oro.
Oro ad
ogni squillo
del telefono.
50
Vacanze
Distratti dal mare
azzurro di un
computer
seduti sul
cielo delle auto
nell’immenso ammasso
di ferro e asfalto.
È l’ora dell’aperitivo:
infradito e
costume da bagno
deliranti si godono l’ultima
abbronzatura
al tramonto.
51
Rosa pallido
L’aria di sfida
la bocca senza parole
bionda quasi albina
la pelle uniforme verniciata
stesso colore: rosa pallido
Come se fosse vissuta
sempre nuda
sotto lo stesso cielo.
Seduta le gambe al petto
i piedi in basso
incrociati a coprire
il sesso e il culo.
Attende le braccia
incrociate sulle ginocchia
indifferente al proprio
corpo assente
irraggiungibile
la fine dello spettacolo.
52
La foto
Osserva guarda indaga...
con la testa reclinata
da un lato
penetrante ironico:
come Orazio in CSI Miami.
Sembra voglia leggermi
nel pensiero nel cuore...
o prendersi gioco di me.
Indossiamo la stessa
“polo” nera...
lo guardo: è più
bello di me?
Lui lo crede.
È la foto che è
un bluff...
Corretta si vede subito.
domani mi faccio
fotografare... da
un professionista...
un book da provino
cinematografico...
53
Il grissino
Una provocazione non
c’è dubbio...
È una provocazione...
Magrissima come
un grissino di
grano tenero
bionda spettinata
e allucinata!
Come se si fosse “fatta”!
Lo slip alto bianco
sembra volersi
spaccare teso stremato
sotto la pressione del
sesso che
urla disperato e
gonfio di rabbia.
Raggiunge i sensi
all’erta sensibili
pronti all’emergenza
di tanto disperato prorompente
richiamo.
54
Automobili Euroquattro
Cambiare automobile:
è ormai tempo.
Non è neppure Euroquattro
la vecchia...!
e prenotare
un viaggio nei Caraibi.
All’istante.
I concessionari di auto stanno
sulla spiaggia in riva
al mare.
È bello davvero bello
comprare un’auto nuova
nella brezza pomeridiana
del mare;
sotto il cielo immenso
dell’oceano.
55
Natura morta
Gettati alla rinfusa
su un letto
appena rifatto
borse scarpe occhiali
foulard...
Una coperta colorata vivace
collana e orologio
preziosi oro bianco!
Una scarpa e i
biglietti dell’aereo
in partenza: una vacanza
...o forse
una fuga...
Oggetti: inerti abbandonati
inutili nature morte.
56
Made in Italy
Faccia da pomodoro
gigante ipernutrito
labbra di fragola
capelli come ortaggi
sotto il vento di
tramontana
e orecchie come
pannocchie di granturco.
Made in Italy
Ogm free.
Solo italiano.
57
Nebbia
Un fantasma bianco
attendeva seduto
sul divano bianco.
Tutto era bianco
Nella stanza bianca...
...sopra la moquette
nera.
Altri fantasmi bianchi
sarebbero sopraggiunti
ad ammirare il
divano bianco
accolti dal rispettoso, ossequioso
fantasma bianco.
Nel candore fantastico
del pomeriggio festivo
attraversato dalle ombre
baluginanti della città
sperduta fra la nebbia bianca.
58
Prigionieri
Sguardi di ragazze e
di ragazzi muti.
Adolescenti senza sorriso
infiocchettati come
maiali il giorno della
fiera del paese.
Volti sofferti
bocche chiuse cucite.
Prigionieri delle
stagioni.
Gli occhi allungati
alla ricerca
della porta della
libertà...
59
Creazione
Una cipolla in testa
di capelli dal
colore pallido:
come la sera in estate
fra i ghiacci
al polo Nord.
Indosso una dozzina
di fronzoli colorati
uno sopra l’altro.
A Sud in un luogo magico
Adamo ed Eva
passeggiano nudi
nel verde tropicale
fra leoni pappagalli
e coleotteri.
La modernità ha
la sua eticità
le sue costrizioni
non si può salire sopra
uno yacht nudi
come selvaggi
solo per commemorare
il giorno della creazione
e raccontare la Bibbia.
60
Attrazioni
Lo sguardo promette
gioie allusive.
Gli occhi e la bocca
scoperte sensuali
che portano oltre la
soglia della dannazione.
Adagiata mollemente
si scoprono le cosce
e l’inguine fasciato
da lembi preziosi
di stoffe.
Maliziose attrazioni per giorni
di pazzesche
zingarate.
Inutili indumenti.
61
Alieni
Alieni dal dolcissimo
volto con gli
occhi nocciola
la bocca come
il cuore di una bambola
i capelli degli angeli
biondi del Paradiso.
Alieni perché è il
volto dell’amore e
della felicità che
non è più
sulla terra.
62
Costosi stracci
I bambini sono
belli. Felici.
Sono bambini: radiosi luminosi...
Perché sono oppressi
con stracci costosi
e orrendamente ridicoli?
Lasciateli correre liberi
e fuggire dai pensieri
cretini di successo
dei genitori da
ricovero psichiatrico!
63
Burqa
Guerre, si sono
combattute contro
il burqa.
Morti sofferenze
dolore disperazione...
Pubbliche esecuzioni.
Piazze insanguinate
donne che muoiono
con i fucili
puntati alla testa
sotto un diluvio di pietre.
Silenzi colpevoli acquiescenze
giustificazioni
e mistificazioni
violenza e lapidazioni...
e la globalizzazione
contamina il burqa
lo mescola foglie
grandi verdi ecologiche
reti da pesca
colori colori colori
il burqa è elegante
è umile
essenziale in
tempi di recessione.
Il burqa è insopprimibile.
Il nuovo basco rivoluzionario.
Si installa sul corpo
la testa coperta oltraggiata
dal burqa e con
64
blasfemo cinismo
copre la vergogna
dell’oppressione
più abietta.
Ricami veli ricche stoffe:
icona dello stile...
E le donne coperte
e negate
sono piegate alla
moda...
Degli uomini e
del passato...
Nell’immobile silenzio
del loro corpo
oscurato per secoli
nell’uguale sudario
di oggi.
Niente è mutato
nell’esasperante opulenza
che cela l’orrore,
che nega la bellezza:
opprimente potere
che si ammanta
di Dio.
65
Angeli
Gli angeli
hanno l’aureola
e una tunica
bianca rigonfia
di cielo.
La modernizzazione
li ha cambiati:
ora volano
nudi abbracciati
e perduti fra
i baci
sotto una pioggia
di gocce e
di stelle di
ghiaccio.
66
Il dermatologo
Il dermatologo
toglie i brufoli.
Inutili orrende
pluriescenze
escrescenze.
Rende bella e
levigata la pelle.
Se la cura non
risolve le orribili
protuberanze si
fanno crescere i
capelli fin sopra
gli occhi e si
riempie il volto
di piercing.
Nessuno noterà
più nulla.
Si guardano i piercing
e i capelli...
Per chiedere: puoi mangiare?
Ma ci vedi?
67
Figure estreme
Sguardi corpi occhi
capelli. Movimenti.
Bocca braccia gambe;
tutto è estremo. Tragico.
Niente è quotidiano.
La vita sembra
aver abbandonato
i corpi
i corpi sono statue
accartocciate
utilizzati
abbandonati immagazzinati
per la prossima
recita.
68
Fili elettrici
Una pazza con il filo
della corrente elettrica
in bocca si agita e
si aggira delirante.
I capelli irti ispidi
come un istrice impaurito
che attraversa l’autosole
vestita d’oro seminuda
atterrita smarrita.
HAA! È fuggita da
Coyote spring!
Dov’è! Dov’è questo luogo?
Il manicomio è la
sua capitale.
È tutto ciò che sappiamo.
69
Danzatrici
Scarpe disegnate costruite
dalla forma di una
portaelicotteri
gioielli come costellazioni
perdute nel profondo
dell’universo
bionde bionde extraterrene
si muovono sopra un
palcoscenico rosso
danzatrici come uccelli
che spiccano il volo
danzatrici bianche
danzatrici arancio
corpi che si innalzano
si librano nel cielo
trasportati da immense
colonne di capelli bruni
danzatrici che suonano
voluttuose contorsioniste
sul giallo tappeto
del sole che tramonta
70
Edifici in cielo
Indipendenza single;
la sala comune.
Il giubbotto e i jeans
la bicicletta il corso
di yoga
la conquista delle
città;
città di solitudine
di edifici infilati dritti nel cielo.
Luminosi leggeri
per custodire l’anonima
rassicurante
solitudine.
71
Il futuro
Neppure le baite
si intonano
con l’ambiente.
Superate ingombranti.
E poi che c’entrano
le baite di legno scuro
con i prati verdi le montagne
e gli alberi.
Il futuro della montagna è costellato di ville
case rifugi chalet.
A forma di
masso sasso roccia pietra
mimetizzate. Sculture del tempo
l’ambiente sarà
libero e primordiale
storia natura e cultura del luogo
i suoi legami
come nel neolitico:
l’umanità sarà
salvata dalla
invadenza della
modernità.
72
L’aperitivo della sera
Il divano era affacciato
sul fiordo
era ancora primavera
e la neve e il gelo
non avevano ancora
sommerso la
montagna.
C’era tempo per
sorseggiare un aperitivo.
73
Fra cielo e terra
Arredare una cucina
è come costruire
un ponte fra i
grattacieli e mangiare
sospesi fra cielo
e terra
favorisce l’attenzione.
Al cibo.
74
Il verde
Il verde è il colore
dell’ambiente.
Due glutei che
spuntano maliziosi
da un inguinale abito
verde che si solleva
sono soltanto
la rappresentazione
della vita in campagna
o delle selvagge foreste.
Niente più.
75
Il pesce sfortunato
Il pesce ha ingoiato
la bella bionda procace
vestita di chiffon
nulla si può fare
il pesce è stato
sfortunato
non potrà davvero
digerirla!
Nulla si può fare
per salvarlo.
76
Carovane
In un deserto
rosso fiamma
una ragazza
in estasi
conturbante svestita
di blu sedeva
irraggiungibile distaccata:
sarà stata
una tuareg?
77
Bontà culinarie
Bianchi come il latte
candide come infermieri
evanescenti come la nebbia
fluttuanti leggere;
mozzarelle in fiore.
Lucenti senza diossina.
Candore della
purezza.
78
La potenza delle caviglie
Caviglie imprigionate da
corolle di diamanti
solide preziose
avvolte in un
turbine di luce
caviglie da “250” cavalli;
ad ogni passo
il traffico impazzisce.
79
Design
Adolescenti sedute annoiate
hostess premurose inchinate
sul turista assistito
ammalianti ammiccanti
adagiate sul divano
le gambe sotto il mento
affollato atelier di
pomeridiano shopping.
Snervante attesa,
di insopportabile calore
estivo dal parrucchiere.
Indossatrice di tacchi
a spillo posata
su gambe da grattacielo
boccoletti che sfiorano
le spalle dorati
scomposti fra le scapole;
e nessun volto...
solo la schiena;
e il suo fondo abissale.
Rotondità cosmiche adagiate
su rive ombrose coperte di
morbida vegetazione
di solare abbagliante
naturale lucentezza
mostrano il volto
più autentico... vertiginoso
inebriante design
del terzo millennio.
80
Preistoria
Piume di pavone, pelli
di serpente penne
di fagiano e di falco
pantaloni di vello
di pecora
caschetti di foglie
di quercia
assi recinti
per cavalli
cascate di fili di erba
e foglie leggere
di sottobosco
leggeri scialle
di lindo cotone
A larghe maglie
forate...
.................................
la natura che ci
veste e ci accoglie
ancora
come un milione di anni fa.
81
L’acqua
La faccia stravolta
terrea in ansia
orribilmente disgustata
come se avesse vomitato
un attimo prima.
E fra le cosce
bianche magre spuntano insensati
quasi timidi gli
slip bianchi.
Inutile indumento
per un corpo
inanimato svuotato.
Senza più traccia
di acqua.
82
Tribù danzanti
Passi di danza
ricordi di tribali credenze
e facce dipinte
colori che si alternano
veloci mutanti
come sotto i riflettori
di un palcoscenico
il corpo piegato e il
viso, contratto
smorfie di passioni
simulate
per la bocca famelica
spalancata di
una macchina fotografica
sotto la passerella
circondata da
ironici annoiati
venditori di stoffa.
83
Calze autoreggenti
Spettrale stanza
di tortura
luci rosse proiettate
colpiscono la
toilette scrostata
sulla poltrona
il volto mascherato
non vede
il serial killer
in agguato.
Nel semibuio
calze autoreggenti
scortano lo sguardo
e già la mano
si stringe
sulla gola.
84
Una sera malinconica
Guardava il mare
nella notte
appoggiata leggera
al sostegno della veranda.
Sola triste
le braccia incrociate
l’abito nero e lungo
le spalle scoperte
malinconica
lo sguardo allungato sull’acqua
nella calma un po’
desolata
una sola forma
si staccava
nell’usuale piattezza
del luogo;
l’incomparabile bellezza
del culo della
donna sotto l’abito
nero lungo
alto sulle cosce
slanciate nella notte
di noia.
85
Belli
Sembrava
Marylin, “la divina”.
Bionda nuda
carnosa e vaporosa
il colore della
pelle come quello
dei capelli.
Sembrava in ansia
lui... lui era
macho.
Occhi verdi;
capelli scuri barba di
tre giorni.
Lei era bella; lo
sguardo e la bocca
intelligenti...
Lui... lui... no!
Aveva la faccia
da scemo...!
86
Fantasmi
Quest’anno tutti si
vestono di bianco:
come gli angeli.
Ma non siamo
più buoni: la
guerra e la violenza
ci hanno sopraffatto.
Forse vorremmo essere
come i fantasmi
scomparire agli occhi
del mondo
e riapparire nei
giorni di luce.
87
POSTFAZIONE
di Massimo Nardi
Il libro di Massimo Pacetti si apre con una provocazione: una frase celebre di Dostoevskij – “Il
mondo sarà salvato dalla bellezza” – e il suo rovescio sul piano pratico: la bruttezza.
A furia d’inseguirla, la bellezza (di vagheggiarla,
anelarla, concupirla, sognarla...), di rappresentarla in oggetti, e dunque in milioni di cloni, abbiamo finito per vanificarne l’essenza, ch’è fatta
d’una sostanza impalpabile aliena da ogni forma
di mercificazione.
È facile cogliere l’analogia con un’altra rappresentazione concettuale fra le più note e citate del Novecento: “L’opera d’arte nell’epoca della sua
riproducibilità tecnica” di Walter Benjamin, dove
anche l’arte, che della bellezza costituisce il medium, perde la sua aura sacrale per essere immolata ai rituali della società di massa.
Il dramma del nostro tempo è tutto qui: nella impossibilità di possedere la bellezza. Da cui scaturisce, forse, quella sensazione così largamente
diffusa che il mondo sia divenuto un luogo più triste, arido, minaccioso, e che le nostre prospettive
di vita siano come prigioniere di un tunnel di cui
non si riesce a intravedere l’uscita.
89
Di questa materia magmatica s’impadronisce Pacetti non per tentare un’ennesima disquisizione
sociologica sullo sviluppo e declino della società di
massa, ma per costruire un suo originale percorso
di poesia. Nelle sue “riflessioni poetiche” sulla società edonista contemporanea, l’autore non esita
a lasciarsi contaminare dai termini in voga del linguaggio corrente – abiti, nudità, erotismo, stili di
vita – per avvalersene come originali “mattoni”
delle sue complesse elaborazioni liriche. Fino a
svelarci un imprevedibile paradosso: se la bellezza,
riprodotta in oggetti, si rivela incapace di svolgere
la sua fondamentale funzione estetica, quegli
stessi oggetti, tradotti in poesia, possono tornare a
creare una nuova percezione di bellezza.
È stata proprio la poetessa Deborah D’Agostino –
con la quale ho l’onore di condividere la direzione
di questa Collana – a suggerire, con felice intuizione, la definizione di “attualismo” per rappresentare la situazione contraddittoria in cui versa la
poesia contemporanea. Dove, al di là dell’apparente (e da più parti teorizzata) afasia della parola,
è possibile intuire nuove linee di tendenza – ed
una conseguente e parallela intensità di ricerca –
che chiedono solo d’essere portate alla luce.
Se in superficie sono assenti quegli elementi di
visibilità che hanno caratterizzato certi grandi
“terremoti” artistici e letterari del XX secolo (il
Futurismo valga per tutti), ciò non significa che
nelle “viscere” del pensiero collettivo non stiano
90
maturando i termini di una nuova visione.
Senza queste premesse non si può comprendere
appieno il libro di Pacetti, che ha attraversato tutte
le mitologie sociologiche e letterarie del secondo
Novecento, e che oggi le “attualizza” con una originalità d’approccio e, talora, con una crudezza di
linguaggio, che costituiscono la vera forza di questo libro. La realtà si è scarnificata in oggetti. Oggetti di consumo, oggetti opprimenti... “oggetti
viventi”, verrebbe da dire. Oggetti che ci contendono la vita, ci affaticano il respiro, c’inibiscono la
bellezza, invadendo continuamente la nostra sfera
emotiva.
Contro questa “dittatura” degli oggetti si erge la
parola del poeta, per rappresentare un travaglio di
natura esistenziale ed estetica che mette a nudo
la drammatica inconsistenza di ideologie e modelli
culturali giunti al loro capolinea storico.
Sia pure velato da un filtro di ironia (un’ironia non
ironica, ma profondamente seria), s’intuisce tra le
righe un sentimento d’empatia per il destino del
mondo, e quegli oggetti simulacri dell’effimero si
connotano di un senso di umanità dolente.
Crediamo di poter affermare che siamo all’interno
di una percezione consapevole di quella che potrà
essere in futuro una rinnovata funzione della poesia, come strumento di ricognizione e verifica dei
sommovimenti profondi che percorrono la nostra
epoca.
Una poesia restituita alla sua alta funzione di te91
stimone ed interprete dello “spirito del tempo”: per
riscattare, attraverso la libera creazione del pensiero, l’uomo contemporaneo “in fuga dal tempo,
dalle responsabilità e dalla storia” (come scrisse,
con sintesi profetica, un genio della poesia a cui
tutti gli attualisti continueranno a guardare: Eugenio Montale).
Massimo Nardi
92
INDICE
13
15
Nota dell’Autore
L’alba di una nuova poetica
di Deborah D’Agostino
FORME,
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
IMMAGINI, PENSIERI
DI DONNE E UOMINI ROVESCIATI
Lo spirito del tempo
Il cappello di Arlecchino
L’abito elegante
L’oro dei capelli
Ibrido
Fotomontaggio
Figure dell’apocalisse
Inutili stracci
Le mani
Nella notte dell’orrore
Motel
Lo spettacolo
Shopping
Sfilata di moda
Sexy
Posizione relax
Etica
L’attesa
La bottiglia
Uomini levigati
95
44
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
Foreste con bagno
Simboli
Abbigliamento da lavoro
Accudire i figli
Uomini macho
Boutique di tendenza
Telefono mobile
Vacanze
Rosa pallido
La foto
Il grissino
Automobili Euroquattro
Natura morta
Made in Italy
Nebbia
Prigionieri
Creazione
Attrazioni
Alieni
Costosi stracci
Burqa
Angeli
Il dermatologo
Figure estreme
Fili elettrici
Danzatrici
Edifici in cielo
Il futuro
L’aperitivo della sera
Fra cielo e terra
Il verde
Il pesce sfortunato
96
77
78
79
80
81
82
83
84
85
86
87
89
Carovane
Bontà culinarie
La potenza delle caviglie
Design
Preistoria
L’acqua
Tribù danzanti
Calze autoreggenti
Una sera malinconica
Belli
Fantasmi
Postfazione
di Massimo Nardi
97