Sicurezza Terrorismo Geopolitica - sintesi 10 - 16

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Sicurezza Terrorismo Geopolitica - sintesi 10 - 16
Sicurezza Terrorismo Geopolitica - sintesi 10 - 16 luglio 2012
Scritto da Redazione Look-out
Mercoledì 18 Luglio 2012 17:40
MAROCCO
Sul fronte sociale, un marocchino si è dato fuoco nella città settentrionale di Oued-Zem, dopo
che le autorità gli avevano rifiutato la licenza per un negozio nel nuovo mercato. A Temara,
sulla costa nord-occidentale del Paese, sono state arrestate 17 persone, tra cui 4 donne che
manifestavano pacificamente contro la locale rivendita di alcolici. Si segnala, inoltre, tornando
alle agitazioni in corso a Melilla – città autonoma spagnola in territorio marocchino – che il 10
luglio centinaia di migranti identificati come sub-sahariani hanno tentato di oltrepassare a forza
il confine dell’enclave: si registra un morto tra le forze armate marocchine che hanno tentato di
fermare i rivoltosi.
Un distaccamento della Guardia Civil è stato poi inviato sulle Isole Chafarinas, situate 50 km a
est di Melilla e appartenenti alla Spagna, dove Madrid avrebbe intenzione di costruire punti di
osservazione. L’episodio, unitamente alla visita del Ministro dell’Interno spagnolo Jorge
Fernandez Diaz ad Anwal (circa 60 km a ovest di Melilla), contribuisce ad acuire le tensioni tra
Marocco e Spagna. Sul fronte della lotta al terrorismo, quattro jihadisti sono stati arrestati dalle
forze di sicurezza marocchine vicino a Oujda perché sospettati di proselitismo per conto di
AQIM (Al Qaeda nel Maghreb Islamico) in Algeria.
Torna così a innalzarsi lo stato d’allerta al confine tra i due Paesi. Sul piano economico e
finanziario, infine, responsabili della Faysal Bank e della Kuwait Investment House hanno
incontrato il Primo Ministro Benkiran per discutere dell’apertura di banche islamiche nel Paese.
Secondo indiscrezioni, la prima filiale sarà inaugurata a settembre. Sul fronte interno, si segnala
che, nel corso del VII Congresso del partito Giustizia e Sviluppo, è stato rieletto Abdelillah
Benkirane come Segretario Generale del partito con oltre l’85% dei consensi.
ALGERIA
Si segnala lo stato d’allerta a Hassi Messaoud, 800 km a sud della capitale: i servizi di
sicurezza hanno intensificato, in vari quartieri della città, la ricerca di terroristi ivi rifugiatisi.
Frattanto, a Khenchela, 500 km a est di Algeri, un ignoto gruppo terroristico ha rapito un
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ausiliario municipale. Un ordigno è poi esploso a Boumerdes, 50 km a est di Algeri, ferendo
quattro agenti di polizia. Infine, nella notte del 13 luglio, gli apparati di sicurezza algerini hanno
arrestato Salami Abd al-Malik, uno dei più violenti esponenti dell’ex Gruppo Islamico Armato.
È stata confermata la notizia del rilascio di tre dei sette diplomatici algerini rapiti lo scorso aprile
nel nord del Mali dal gruppo Monoteismo e Jihad nell’Africa Occidentale. Il team di negoziatori
che ha portato a termine la trattativa afferma che non vi è stato pagamento di riscatto. Sul fronte
sociale, la polizia algerina ha represso la marcia degli ausiliari municipali, partiti da Blida la
scorsa settimana e diretti verso la capitale.
Gli scontri hanno causato una decina di feriti e una ventina di arresti. Ciò nonostante, la
protesta si espande a macchia d’olio in numerose province. La stampa locale riporta anche
manifestazioni ad al-Witaya (provincia di Biskra, 500 km a sud-est di Algeri), a causa
dell’interruzione del servizio elettrico, e disordini in alcuni quartieri di Cheria, a 30 km dal confine
libico.
TUNISIA
Il Presidente del Parlamento, Mustafa Bin Jafar, ha annunciato per la fine di agosto la
formazione di un comitato indipendente per le elezioni e di comitati indipendenti per
l’informazione, la giustizia e il settore audiovisivo. Al contempo, il partito salafita Fronte della
Riforma ha tenuto il suo primo forum: “La sharia è il nostro percorso, la riforma è la nostra
scelta”.
Il partito, guidato da Muhammad Khoja, ha ribadito la necessità di applicare la sharia, di non
separare politica e religione, e di riunire i Paesi musulmani in una sola umma (“comunità”,
“nazione”) sul modello dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Sul fronte sociale, un gruppo di
cittadini della provincia centrale di el-Guettar ha chiuso la strada nell’area di Nasshiyu, per
protesta contro l’interruzione della fornitura idrica.
Altre proteste sono state segnalate nelle regioni di Gabès e Sidi Bouzid a causa
dell’interruzione della fornitura d’acqua potabile, e nella città di Sfax, dove la popolazione ha
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bloccato la via di collegamento all’aeroporto. Ancora in ambito sociale si segnala la fondazione
del Fronte Nazionale dei Disoccupati, che, assieme all’Associazione Nazionale Tunisina per il
Lavoro, sta lavorando alla stesura di un programma di formazione per i giovani senza impiego.
Il Ministero dell’Interno ha reso noto di aver bloccato 13 tentativi di emigrazione clandestina
verso l’Italia nel solo mese di giugno: 112 individui, fra cui cinque organizzatori del traffico di
clandestini, sono stati arrestati; tre imbarcazioni sono state sequestrate. In una successiva
comunicazione è stato reso noto che il 14 luglio la Guardia Costiera ha salvato
dall’annegamento 94 migranti clandestini, fra cui 88 tunisini, di fronte alle coste di Mahdia, 200
km a est di Tunisi. I migranti erano partiti da Sidi Mansour (sulla costa settentrionale del Paese)
alla volta dell’Italia.
MALI
A margine del vertice ECOWAS (Economic Community Of West African States) della scorsa
settimana, il governo di transizione del Mali ha annunciato che verrà formata una “forza
selezionata speciale indipendente” costituita da 1.200 elementi con il ruolo di proteggere le
istituzioni della Repubblica. Frattanto, il quotidiano britannico The Independent segnala che
numerosi jihadisti provenienti da tutto il mondo islamico si stanno dirigendo nel nord del Paese,
ormai definitivamente nelle mani di Al Qaeda.
Le province di Timbuctu, Gao e Kidal contano già numerosi campi di reclutamento e
addestramento delle nuove leve; AQIM avrebbe anche il controllo di una rotta trans-sahariana
per il contrabbando di cocaina in Europa, attraverso cui finanzierebbe l’intera organizzazione.
Inoltre, le attrezzature fornite dall’Occidente per combattere il terrorismo nella regione, così
come i siti di stoccaggio di armi e munizioni, e le basi militari abbandonate dall’esercito maliano,
sarebbero nelle mani dei gruppi fondamentalisti.
Testimoni oculari hanno infine riferito al quotidiano algerino El Khabar che miliziani appartenenti
al gruppo di Abu Zayd – comandante di Al Qaeda nel nord del Mali – hanno ucciso negli ultimi
giorni decine di uomini accusati di collaborare con apparati d’intelligence stranieri.
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LIBIA
Gli ultimi risultati elettorali confermano la netta vittoria dell’Alleanza delle Forze Nazionali (AFN),
guidata dall’ex Premier Mahmud Jibril, anche in Cirenaica, comprese le città di Tobruq e Derna,
considerate roccaforti degli islamisti radicali. La guida dei Fratelli Musulmani in Libia, Bashir
Salim al-Kabti, ha dichiarato che il partito Giustizia e Costruzione, braccio politico della
Fratellanza, ha ottenuto il secondo posto alle elezioni.
Sul fronte della sicurezza, l’agenzia Press Solidarity riferisce che Ashur Shwayil, ex
responsabile della sicurezza del Consiglio di Bengasi, è scampato a un attentato. La stessa
agenzia mette in guardia sulla presenza di bande armate nelle province meridionali di
Bawwabat, al-Salita, Awbari e Murzuq, che derubano stranieri in particolare. Infine, alcuni
miliziani, fingendosi militari, hanno rapito a Tripoli il Presidente del Comitato Olimpico libico.
EGITTO
La Corte Costituzionale ha annullato la decisione del Presidente Mursi, che aveva ripristinato le
Camere, sciolte proprio con una sentenza della suprema autorità giudiziaria alla vigilia delle
presidenziali. Ciò ha scatenato la rabbia degli islamisti, che hanno reagito con un ricorso contro
la sentenza. A sostegno del Presidente si sono mosse anche migliaia di manifestanti, scesi in
piazza contro la decisione della Corte Costituzionale.
Frattanto, i salafiti hanno apertamente criticato il Grande Imam di Al Azhar, Ahmad al-Tayib, per
non aver appoggiato l’emendamento sulle fonti del diritto, che gli islamisti vorrebbero far
coincidere con la sharia. Sempre sul piano interno, è attesa la sentenza della Magistratura
Amministrativa in merito allo scioglimento dell’Assemblea Costituente. In caso di scioglimento,
la Costituzione attuale attribuisce al Consiglio Militare il potere di formare una nuova
Costituente. Mursi, in una manovra di salvataggio dell’Assemblea, ha promulgato la legge
approvata dalla Camera Bassa – prima che fosse sciolta – sui criteri di formazione
dell’Assemblea.
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In tal modo, non spetterebbe alla Magistratura Amministrativa il potere di scioglierla, ma
all’unica autorità giudiziaria in grado di annullare le decisioni del Presidente della Repubblica: la
Corte Costituzionale. Sul piano internazionale, Mursi ha effettuato il suo primo viaggio all’estero
da Presidente della Repubblica, scegliendo come prima meta l’Arabia Saudita. Il Presidente
punta infatti a rilanciare la cooperazione economica alla luce dei numerosi investimenti sauditi in
Egitto e a riaffermare le relazioni della Fratellanza con il vicino arabo.
Non si stemperano, intanto, le tensioni con Israele, che avrebbe dispiegato una batteria di
vettori intercettori nei pressi della città di Eilat, al confine con l’Egitto. Sul versante sociale, si
segnala un sit-in permanente e lo sciopero della fame di 1.200 operai della fabbrica di
calcestruzzi di Tora, gestita da manager italiani. I dimostranti hanno chiesto che la fabbrica sia
affidata a egiziani, lamentando condizioni di lavoro precarie e degradanti.
TURCHIA
L’11 luglio, il Ministero dell’Energia turco ha avviato negoziati con Baghdad per la costruzione di
un collegamento petrolifero che da Bassora (Iraq meridionale) raggiungerà Ceyhan, sulla costa
meridionale della Turchia, allacciandosi all’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC). La
diramazione permetterà di aggirare lo Stretto di Hormuz e trasportare circa l’80% delle attuali
esportazioni di greggio attraverso il nord della Turchia, sostituendo, inoltre, le importazioni dalla
Russia.
La Turchia diventerebbe così il primo investitore estero in Iraq, rafforzando il suo ruolo di
potenza regionale. Oltre a proporsi come alternativa all’influenza iraniana nell’area, Ankara
intende trovare un accordo con i curdi iracheni per limitare le attività dei guerriglieri curdi in
Turchia.
Infatti, il Parlamento turco ha abolito, a inizio luglio, le corti penali speciali instaurate nel 2005
allo scopo di perseguire i separatisti curdi e i responsabili militari coinvolti nei numerosi
complotti contro il governo islamista moderato di Erdogan, nel tentativo di creare maggiore
consenso nazionale sulla questione curda e accrescere l’influenza del partito di Giustizia e
Libertà (AKP), frenando al contempo il potere secolare delle forze armate.
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SIRIA
L’11 luglio le potenze occidentali hanno depositato presso le Nazioni Unite una bozza di
risoluzione che minaccia il governo siriano di sanzioni economiche supplementari, nel caso non
cessino le violenze contro la popolazione. Nel testo, si concedono 10 giorni a Bashar al-Assad
per ritirare le truppe e gli armamenti pesanti dalle città ribelli. Ciò nonostante, il Consiglio
Nazionale Siriano, forza politica di opposizione al regime, ha deciso – riferisce Le Monde – di
interrompere ogni contatto con Kofi Annan, giudicando la sua condotta fallimentare e le sue
proposte irrealistiche.
Nel mentre, i sobborghi di Damasco sono scossi da combattimenti definiti dall’Osservatorio
Siriano per i Diritti Umani come «i più violenti dall’inizio della rivolta» (l’esercito regolare
userebbe mortai e razzi contro gli insorti, provocando oltre 100 vittime). Scontri violenti anche
ad Hama, dove, nel villaggio di al-Tremseh, 200 persone, in maggioranza civili, hanno perso la
vita in seguito a un attacco da parte delle truppe lealiste.
I segni dell’indebolimento del regime sarebbero tuttavia sempre più evidenti, come testimonia la
defezione dell’Ambasciatore siriano in Bielorus sia, che ha pubblicamente abbracciato la causa
degli insorti. Il 16 luglio, il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov ha confermato la volontà di
Mosca a non interferire nella crisi siriana, sostenendo che la popolazione appoggerebbe ancora
il regime. Anzi, la posizione russa si sarebbe ulteriormente irrigidita: Mosca ha inviato, infatti, 11
navi militari nel Mediterraneo orientale con l’obiettivo di farle giungere al porto siriano di Tartus,
formalmente per attività di addestramento.
Di fatto, è la più imponente dimostrazione della forza russa nella regione dall’inizio della guerra
civile in Siria circa 17 mesi fa. La NATO avrebbe al contempo incrementato la sua presenza
nell’area: la forza di reazione Maritime Group 2 (cui peraltro contribuisce l’Italia), è stata
schierata nello stesso tratto di mare dove anche cinque unità israeliane sono dispiegate; i voli di
ricognizione nell’area dalla base aerea tedesca di Geilenkirchen sono aumentati; Parigi sta
accrescendo anche il numero di velivoli militari nella base aerea di al-Dhafra, schierandoli
insieme al contingente statunitense già presente.
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LIBANO
Si registrano ancora tensioni sul confine tra Siria e Libano. La notte tra il 9 e il 10 luglio uomini
armati hanno aperto il fuoco e lanciato granate contro l’area di Wadi Khalid, nel nord del Libano,
già teatro di tensioni nei giorni scorsi. Molte famiglie hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni;
lo scontro ha causato la morte di tre persone. Prende sempre più piede il sit-in di protesta alle
porte di Sidone contro Hezbollah, forza politica sciita e antisionista sostenuta dal regime siriano.
L’indebolimento degli Assad è infatti ormai tangibile, tanto da risollevare gli animi dei sunniti e
costringere il partito a ridimensionarsi.
GIORDANIA
I Fratelli Musulmani hanno ufficialmente decretato il boicottaggio delle elezioni fissate per la fine
dell’anno. La decisione potrebbe innescare una pericolosa crisi politica e un’escalation delle
tensioni.
YEMEN
L’11 luglio un terrorista si è fatto esplodere nell’accademia di polizia di Sanaa, provocando 8
vittime. La Commissione Suprema di Sicurezza ha individuato in Al Qaeda il mandante
dell’attacco. Il 16 luglio è stato invece liberato un operatore francese del Comitato
Internazionale della Croce Rossa, rapito nel nord del Paese lo scorso aprile.
IRAQ
Con un comunicato pubblicato su diversi forum jihadisti, il denominato Stato Islamico dell’Iraq
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(Dawlat al-Iraq al-Islamiyya, ala irachena di Al Qaeda) ha rivendicato numerosi attentati che
hanno colpito il Paese nelle scorse settimane, fra cui l’attacco multiplo del 13 giugno nel quale
hanno perso la vita oltre 60 persone. Frattanto, le tribù di Bassora chiedono di mettere fine
all’occupazione occupazione petrolifera della loro regione: diverse personalità tribali e membri
dei clan locali hanno annunciato una vasta compagna di mobilitazione al fine di recuperare i
terreni concessi alle compagnie petrolifere straniere per lo sfruttamento delle ricchezze del
sottosuolo.
IRAN
Si è tenuto a Teheran, il 10 luglio, l’incontro tra Kofi Annan, inviato speciale dell’ONU per la
Siria, e Ali Akhbar Salehi, Ministro della Difesa iraniano, per discutere della crisi siriana. Annan
promuove un ruolo attivo della Repubblica Islamica, sebbene gli Stati Uniti manifestino
disaccordo.
Dal canto suo, Salehi ritiene che per uscire dalla crisi sia opportuno salvaguardare il popolo
siriano, sottolineando al contempo la necessità di limitare le ingerenze straniere, principale
causa della situazione attuale. Mentre la Russia e la NATO continuano il rafforzamento della
rispettiva presenza militare nel Mediterraneo orientale, consistenti rinforzi sono stati inviati dal
Pentagono anche verso il Golfo Persico al largo delle coste iraniane.
AFGHANISTAN
Il quotidiano britannico The Telegraph ha reso noto che il Presidente afghano, Hamid Karzai, ha
invitato il leader dei Talebani, il Mullah Omar, a deporre le armi in cambio della possibilità di
essere reintegrato in Afghanistan, e perfino di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali. Il
14 luglio, nella provincia settentrionale di Samangan, un attacco suicida ha provocato 17 morti e
43 feriti.
Fra le vittime, Ahmad Khan Samangani, membro di spicco del Parlamento, oltre a vari politici e
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funzionari locali. Samangani combatté contro i sovietici negli anni ’80; recentemente, era
diventato un accanito oppositore dei Talebani. Appena 24 ore prima, nella provincia orientale di
Laghman, un’autobomba aveva ucciso Hanifa Safi, altra eminente figura politica.
PAKISTAN
A seguito della riapertura delle rotte di approvvigionamento NATO attraverso il Paese, si è
tenuta un’accesa protesta presso la sede del Parlamento a Islamabad. A capo dei 15.000
manifestanti, vi era Hafiz Muhammad Said, fondatore dell’organizzazione terroristica
Lashkar-e-Tayyiba, responsabile degli attentati del 2008 a Mumbai. Un manipolo di talebani ha
aperto il fuoco, il 12 luglio, contro un compound della polizia in provincia di Lahore, capitale del
Punjab pakistano, uccidendo 9 agenti.
Il raid è stato rivendicato da Ahsanullah Ahsan, portavoce locale dei talebani. Gli stessi talebani
pakistani hanno inoltre rivendicato l’attacco del 9 luglio al campo militare presso Wazirabad,
costato la vita a sei militari e un agente di polizia.
Un gruppo di uomini armati ha assaltato, il 16 luglio, un ufficio degli apparati d’intelligence a
Bannu, 200 km a est di Islamabad, sequestrando molte persone e provocando un morto e due
feriti. In aprile, nella stessa città, i talebani avevano attaccato una prigione liberando circa 400
detenuti, tra cui numerosi condannati per terrorismo.
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