IL GIARDINO DEI GIUSTI docente Beatrice Trilli IL GIARDINO DEI

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IL GIARDINO DEI GIUSTI docente Beatrice Trilli IL GIARDINO DEI
IL GIARDINO DEI GIUSTI docente Beatrice Trilli
Gentile professoressa,
in merito al concorso letterario Aned, le comunico che, pur non avendo vinto il
premio, il giorno27 gennaio sarà letta la poesia dell' alunno Lorenzo
Roccabianca, della classe 3E, che riceverà una pergamena con la menzione
speciale.
Quindi invitiamo l' alunno, l' insegnante, i genitori e una rappresentanza della
classe alla cerimonia che si terrà il 27 gennaio 2015 dalle ore 15,30 in Cappella
Farnese - Palazzo d' Accursio - Piazza Maggiore 6 Bologna.
Sarà una bella occasione di confronto, di incontro con gli ex deportati e ... di festa.
Grazie, Angela Berzuini, referente progetti scolastici ANED
La vittoria più importante
Lui, giusto tra i giusti
lui che ha volato tra le cime dei monti
che ha attraversato le pianure italiane e francesi
lui che si batteva per vincere
ha vinto la battaglia più importante
aiutando a fuggire dalla Shoah centinaia di ebrei.
Lui che ha salvato un’intera famiglia dalla deportazione ad Auschwitz
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Lui è il simbolo dei giusti, dell'Italia che vale, della solidarietà,
dell'altruismo, della filantropia, della sensibilità
dell'attenzione per il prossimo.
Gino Bartali, campione di ciclismo, mi rende orgoglioso di essere italiano.
Lorenzo Roccabianca III E
Alessia Borgia 3°E Francesco Francia
Un giardino di pace
La partecipazione e l’impegno sociale attraverso l’esempio dei Giusti.
Io penso che spesso, la gente, voglia essere indifferente per paura di sbagliare.
Fin da piccoli ci viene ripetuto che sbagliando si impara, ma molti si fermano solo
all’apparenza e non riescono a cogliere pienamente il vero significato di questa frase.
Non sto dicendo che sbagliare è giusto e essenziale nella vita, anzi, quando succede ci
sentiamo come se tutto il mondo fosse contro di noi; però, molto spesso, gli sbagli ci
fanno capire che forse è meglio evitare determinate situazioni, che avremmo potuto
impegnarci maggiormente e che avremmo potuto riflettere meglio sui pro e i contro.
Di solito sono proprio quest’ultimi che ci causano quel senso di terrore, il quale ci
impedisce di proseguire, che ci rende indifferenti. Penso che a volte sia importante farsi
coraggio ed essere consapevoli di quello che si fa, senza avere timori. Questo non è per
niente facile, ma se ognuno, nel proprio piccolo, provasse a mettere da parte l’indifferenza
e cercasse di non aver paura dei giudizi delle altre persone, probabilmente saremmo tutti
più uniti e meno etichettati dagli altri. Un esempio perfetto di incredibile coraggio è stato il
comportamento assunto da Rosa Parks, che è riuscita a opporsi alle leggi e ha capito che
continuare a sottomettersi ai “bianchi” non avrebbe portato a niente di buono. Quella
donna con un semplice “no” ha cambiato il mondo, ha sconvolto completamente il modo di
pensare della gente. Ovviamente mentre Rosa su quell’autobus lottava per i propri diritti,
c’era gente che faceva finta di non vedere, che non faceva assolutamente nulla.
Per me tutti coloro che sono riusciti ad avere coraggio e non hanno esitato ad aiutare gli
altri, possono essere chiamati Giusti.
Proprio per questo motivo, per essere una persona giusta, non bisogna avere qualche
sottospecie di superpotere, anche noi nel nostro semplice, possiamo fare delle azioni
giuste.
Campazzi Luca – classe 3° E – Scuola Secondaria di Primo Grado “ F. Francia” di Zola
Predosa (BO)
A Zola Predosa, una cittadina in provincia di Bologna c'erano due squadre di calcio: quella
dei bianchi e quella dei neri.
La squadra dei bianchi aveva pochi giocatori, tutti residenti a Zola Predosa e dintorni e
tutti molto bravi.
Era considerata la squadra più forte del paese e per questo aveva molti tifosi che
seguivano tutte le sue partite.
Anche la squadra dei neri era formata da giocatori residenti a Zola Predosa e dintorni ma,
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a differenza dei bianchi, aveva molti giocatori tutti di colore e meno bravi dei bianchi.
Questa squadra aveva pochi tifosi che seguivano le sue partite e ovviamente tutti di
colore.
La squadra dei neri desiderava tanto unirsi a quella dei bianchi per poter migliorare il loro
gioco ma questi non volevano perchè non accettavano il fatto che fossero “ di colore “.
Allora la squadra dei neri cominciò ad impegnarsi molto negli allenamenti perchè i suoi
giocatori desideravano diventare bravi come quelli della squadra dei bianchi e dopo giorni
di impegni e sacrifici, i bianchi si accorsero che erano diventati bravi come loro e li
accolsero nella loro squadra.
Si unirono così le due squadre, le quali unite cominciarono a ottenere buonissimi risultati
vincendo tante partite e si unirono anche le due tifoserie che contente dei loro risultati
andavano a vedere tutte le partite.
Da questa unione nacque tanta forza che la fece diventare la squadra più forte d' Italia.
Questo breve racconto ci fa capire che non contano il colore della pelle e la diversità, ma
conta invece la collaborazione di tutte le persone per poter costruire un mondo migliore.
Un giardino di pace
La partecipazione e l’ impegno sociale attraverso l’ esempio dei Giusti
Mi spinse sotto il piccolo letto lei intanto si sedette sulla sedia di fianco alla finestra
fingendo di finire un lavoro a maglia, quando entrarono i tedeschi, non esitarono: un colpo
e mia madre chiuse gli occhi…per sempre. Appena furono usciti io corsi verso mia madre
avevo gli occhi appannati dalle lacrime, le mie braccia che avvolgevano il corpo freddo
della donna che mi aveva salvato la vita! Ricordai le sue parole di quella mattina: “Cara,
non avere paura Dio è lassù che ci protegge” chiesi al Signore: “perché non l’ hai
protetta?, perché le hai fatto questo?, perché mi hai abbandonato? Fu un’ attimo una luce
dal centro della cameretta illuminò tutto, quella luce, in seguito, si trasformò in un uomo,
Gesù, non disse niente si limitò ad inginocchiarsi accanto a me, e mi avvolse le braccia
attorno alle spalle, era un abbraccio confortevole come quelli di mia madre, mi accorsi
dopo un po’ che anche lui, come me, stava piangendo, piangeva con me. Passarono
minuti forse ore quando con calma si alzò e si avvicinò al corpo inerte di mia madre, non
mi disse nulla ma avevo già capito: “ No!, ti prego, non portarla via ho bisogno di lei!” il
suo sguardo passò da lei a me, era uno sguardo dolce, non di rimprovero, “L’anima di tua
madre è troppo preziosa per lasciarla marcire qui, si merita un posto speciale su in cielo”
“Allora porta anche me! Ti prego non voglio rimanere sola!” si sedette davanti a me, mi
prese le mani e disse “ Quindi vuoi che io, nonostante il sacrificio che ha fatto tua madre
per tenerti in vita, ti porti con me non permettendoti più di vivere?” non sapevo come
rispondere “sì, cioè non lo so” sorrise “Cara io e tua madre saremo lassù, per proteggerti,
non ti abbandoneremo mai neanche un secondo, fidati, mio padre ha scritto per te un
futuro meraviglioso, fidati, tua madre veglierà su di te giorno e notte, ora torna sotto il
letto lì sarai più al sicuro” prese per mano l’ anima di mia madre e scomparve nello stesso
modo in cui era arrivato. Mi nascosi felice sotto il letto, sorridevo, perché sapevo che mia
madre era già là che mi guardava e che ricambiava il mio sorriso. Passarono alcuni giorni,
quando arrivarono delle persone buone che mi adottarono, passai un po’ di anni con loro,
poi mi sposai con un ragazzo bellissimo che amo tuttora e ebbi tre figli stupendi. A loro
ricordo nei momenti più tristi che Dio ci sarà sempre con noi , per confortarci ,per
piangere, per ridere, per vivere.
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Elena Buccelli, 3E, F. Francia
“Un giardino di pace”
Prima di sapere cos’era un Giardino dei Giusti me lo ero immaginavo in un altro modo.
Con un insegna gigante con sopra scritto:”Il Giardino dei giusti” con mille fiori di tutti i
colori viola, rosa, arancione… poi con tanti abeti, querce e alla fine dei rami dei cartellini
con foto e biografie dei “Giusti” e con al centro un ciliegio enorme con attaccate le foto
delle persone che hanno cambiato la storia, come Rosa Parks.
Questa donna mi ha colpito molto: ha rischiato la sua vita per milioni e miliardi di persone,
per avere dei diritti come lei altri… parlando di queste persone mi sembra di non fare
niente e di non poter far niente, mi sento come una piccola formichina, tutti ci cercano di
nascondere ma ci sono delle persone che son riuscite a uscire dal loro ‘guscio’ per lottare
per i diritti delle altre persone.
Elisa Zanasi 3°E, Scuola Media F.Francia Zola Predosa, Docente: Beatrice Trilli
Chiara Ricci
3E
Scuola media “ F.Francia”
UN GIARDINO DI PACE
La partecipazione e l'impegno sociale attraverso l'esempio dei Giusti
Giorgio aveva paura. La spiegazione era questa. Altrimenti per quale altro motivo si
sarebbe dovuto comportare in quel modo?! Parlava sempre con Marco, il suo migliore
amico, o almeno gli diceva tutto prima di iniziare a frequentare quei poco di buono...Marco
lo aveva avvertito, lo aveva messo in guardia, e ora eccolo lì, Giorgio, vestito con felpe
grosse, cappucci, jeans strappati e con i capelli dritti in testa, in modo praticamente
assurdo. Si faceva anche chiamare G-jo da qualche tempo. Marco pensava che quel nome
fosse assurdo, nel vero nome del suo amico non c'era nessuna “J” e poi comunque non
c'era alcun motivo di cambiare nome, non ne aveva già uno tutto suo?
Marco non riusciva proprio a capire perché il suo amico continuasse ad evitarlo, perché
continuava a fare finta di non vederlo a scuola, le poche volte che ci andava a scuola.
Insomma, da quando si era unito al gruppo dei più grandi Giorgio non era più lo stesso.
Marco lo vedeva all'angolo della strada davanti a casa con i suoi “nuovi amici”, fumava e
alcune volte beveva anche, c'erano alcuni membri del gruppo che erano visibilmente
ubriachi già alle quattro del pomeriggio. Marco non parlava mai con i genitori di Giorgio e,
quando loro chiedevano che fine avesse fatto, diceva che ultimamente non era stato molto
bene e non lo aveva visto. Un pomeriggio successe una cosa che spaventò molto il
ragazzo. Verso le cinque di pomeriggio era in casa da solo e stava facendo i compiti
quando suonò il campanello. Andò ad aprire e si trovò davanti Giorgio pieno di lividi e con
la faccia gonfia di botte. Aveva un grosso livido nerastro sull'occhio sinistro e dei
bernoccoli spaventosi sulla fronte. Il viso era ricoperto di graffi e Marco capì che l'amico
era stato picchiato e anche molto violentemente. L'amico lo implorò di farlo entrare
dicendo che suo padre lo avrebbe ucciso se fosse tornato a casa conciato in quel modo,
così il poveretto decise di aiutarlo. Lo fece stendere sul divano e si procurò una cassetta
del pronto soccorso che la madre teneva sempre nel mobile del bagno. Lo curò e gli
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sparse del trucco della sorella sui vari lividi in modo da coprirli. Il risultato era mediocre,
ma almeno era meglio dello spettacolo iniziale. Giorgio raccontò all'amico di essere stato
percosso perché non aveva avuto il coraggio di picchiare a sua volta un ragazzo che li
aveva visti rubare in un supermercato. Nei giorni seguenti Marco e Giorgio passarono
parecchio tempo insieme, ma nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di
raccontare alle famiglie ciò che era capitato. G-jo cercava di stare lontano dal gruppo dei
grandi, ma questi lo prendevano spesso in giro chiamandolo “femminuccia”. Qualche
settimana dopo successe un altro fatto che rimase impresso nelle loro memorie per tutta
la vita. Alla curva dopo la scuola erano stati fermati dai “grandi” che pretendevano che
Giorgio tornasse nella loro banda, perché avevano paura che raccontasse dei loro furti alla
polizia. Il ragazzo giurò più volte che non avrebbe detto niente a nessuno, ma questi
decisero che non si fidavano abbastanza. Due ragazzi li trattennero e un terzo cominciò a
picchiarli. Marco e Giorgio non urlarono, vennero pestati e si svegliarono al pronto
soccorso con un braccio rotto uno e il naso l'altro. I genitori erano molto spaventati, ma
loro non dissero ancora nulla. Giorgio non riusciva a smettere di rimproverarsi per aver
fatto picchiare anche il suo amico, nonostante le rassicurazioni di quest'ultimo che gli
diceva che non era colpa sua. Passò circa un mese, e uno della banda venne arrestato per
aggressione verso un ragazzo più piccolo, che era stato picchiato con una mazza da
baseball. I due amici sapevano che non aveva picchiato quel ragazzo da solo, e così
decisero di parlare. Raccontarono tutto ai genitori, e in seguito alla polizia, la quale arrestò
immediatamente tutto il gruppo. I due ragazzi vennero acclamati da tutte le vittime del
gruppo. Tre anni dopo i membri del gruppo vennero liberati secondo la pena prevista e i
due ragazzi non pensavano assolutamente che sarebbe successo ciò che si verificò poco
dopo.
Dopo tre anni e due mesi dalla loro denuncia, Giorgio fu trovato morto in casa sua, ucciso
a forza di botte, mentre un mese dopo circa toccò a Marco. Anche lui fu trovato ucciso
nella sua abitazione con alcuni colpi di pistola alla testa. Il colpevole, o meglio, i colpevoli,
non vennero mai arrestati, anche se alcuni famigliari o amici stretti dei due sapevano chi
erano gli artefici, o almeno lo sospettavano, ma per paura non denunciarono mai gli
assassini.
Sara Totò
scuola Francesco Francia
Un giardino di pace
La partecipazione e l’impegno sociale attraverso l’esempio dei giusti
Rita è una bambina di dieci anni e si è appena trasferita con suo padre in un quartiere un
po’ malfamato di Torino, di cui tutti parlano male e su cui girano brutte voci (vi sono
persone molto più che brutte, ……) e secondo questa gente chi ci vive è responsabile dei
vari incidenti che accadono, ma nessuno vuole o non sa dare spiegazioni.
Sabato 11 aprile
Caro diario,
ti affido un compito importantissimo, molto più di un segreto qualunque, ma bensì
informazioni di ciò che succede nel mio nuovo quartiere, ma perché tu capisca devo
incominciare dalla settimana scorsa quando è incominciato tutto. La scorsa settimana sono
andata a casa della mia migliore amica Giusy per studiare storia. Sua mamma ci ha
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chiamate per la merenda e mentre mangiavo il mio panino con la marmellata, lei mi ha
chiesto dove abitavo, io per educazione ho risposto e sorpresa ha iniziato a raccontarmi
varie voci sul quartiere in qui vivo. Io incuriosita ho deciso di indagare e ho chiesto a Giusy
se voleva aiutarmi e lei ha accettato entusiasta. Nei giorni seguenti ci siamo organizzate e
preparate per indagare e oggi pomeriggio li abbiamo messi in pratica. Abbiamo seguito un
nostro sospettato che abbiamo tenuto d’occhio per vari giorni, così facendo ci ha condotte
nel luogo giusto, ma al momento più sbagliato al mondo. Ho detto questo perché in quel
momento si stava verificando un scontro molto violento, è stato talmente spaventoso che
siamo corse via, ma ho sbattuto contro a un bidone e l’ho fatto cadere. Si sono accorti
della nostra presenza e hanno iniziato a seguirci, erano molto più veloci di noi e ci hanno
raggiunto facilmente e inoltre io sono caduta, ma per fortuna ci hanno aiutato dei ragazzi
che erano su un marciapiede e così siamo tornate a casa, ma i cattivi ci hanno inseguito.
Per questo motivo ho scritto queste righe che spero conoscerai solo tu. Io sono anche un
po’ arrabbiata perché nessuno ha avuto il coraggio di reagire, di parlare, di dare un senso
a questi incidenti anche se gli sarebbe successo qualcosa le loro parole non sarebbero
state vane e neanche il loro sacrificio. Ma nessuno l’ha fatto e allora vuol dire che io sarò
la prima e se anche morirò ( è ciò che temo purtroppo) quello che ho rivelato non
diventerà fumo. Io ho molta paura, perché non so se potrò continuare a scrivere e rivelarti
le mie emozioni quindi se queste sono le mie ultime righe voglio dirti che sfogarmi con te è
molto utile e ti vogli bene, quindi con il cuore spezzato ADDIO.
Anna Greco
3E
Scuola Media “Francesco Francia” Zola Predosa
“UN GIARDINO DI PACE”
La partecipazione e l'impegno sociale attraverso l'esempio dei giusti
Per anni solo indifferenza,
e pensando mi chiedo:
“il gusto nel vedere tanta violenza?”,
nessuno diceva “Io ci redo”?
Forse nessuno voleva farsi valere,
forse tutto questo lo amavano,
forse provavano davvero piacere,
forse neanche ci pensavano.
Tutto quasto è vita?
No,
non è vita,
occorre farsi valere!
Solo vergogna ,
solo questo bisogna provare,
se solo si sogna,
avanti non si può andare.
Film mentali,
ma niente azione,
ad aspettare quei giorni fatali
pensando fosse un'invenzione.
Non lo accetto,
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la gente non può,
non può pensare ciò.
Nulla è finzione,
un significato lo ha tutto,
Tutto!
La vita è nostra,
è nelle nostre mani
e niente costa
progettare un domani.
Giusti,
salvere una vita,
salvare un mondo,
un mondo intero.
Ora voglio far vedere quello che sono
e non quello che ero.
Alessio Figliuzzi 3E Scuola: Francesco Francia
Un giardino di pace
In questo grande territorio pieno di assassini e disonesti, in poche parole di individui che
fanno solo
del male alla società, solo poche persone hanno capito cosa bisogna fare per migliorare il
nostro
modo di vivere.
Uno di queste è Martin Luther King con una delle sue frasi più famose: “La cosa peggiore
non è la
violenza degli uomini malvagi, ma il silenzio degli uomini onesti” .
Ma anche una donna è stata molto importante per il cambiamento della storia : il suo
nome era
Rosa Parks, diventata famosa con il suo “ no” sull'autobus.
Ma oltre alle persone ci sono anche luoghi tra cui “i Giardini dei Giusti” chiamato Gariwo.
Questo è un grande parco dove ci sono i nomi di tutte le persone che hanno fatto qualcosa
di bene e
di buono per gli altri.
Tutte queste persone hanno in comune una cosa: rendere il mondo un luogo migliore in
cui vivere,
mentre i luoghi tipo “i Giardini dei Giusti”sono necessari per ricordare ciascuna di queste e
tante
altre che hanno dedicato la loro vita a combattere le ingiustizie.
Caro papà,
Ieri, mentre tornavo da scuola ho visto un tuo collega,ti assomigliava sai?
Di fianco c’era un uomo disteso a terra, attorno a lui tutto era rosso. Quel militare teneva
in mano un fucile. Credo gli avesse sparato.
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Le altre persone erano tutte quante tranquille, è stato strano, nessuno ha detto niente.
Non si percepiva la minima paura. Di lì a poco mi sono chiesta se questo pubblico trovasse
tutto ciò un qualcosa di normale. Ecco papà, ecco cosa mi facevano venire in mente:
l’indifferenza, gli ignavi. Proprio oggi la professoressa ci ha parlato di Dante Alighieri, della
sua opera, e soprattutto dell’inferno. Luogo in cui finiranno tutti loro. Anzi, non saranno
neanche degni di entrare in quel giardino rinsecchito, pieno di traditori, violenti ed
incontinenti. E meriteranno la loro pena. La pena che io, al confronto di quegli indifferenti,
non sconterò. In quel giardino non ci finirò, la mia vita continuerà in un posto lucente in
cui potrò sentire che il mio sacrificio non sarà stato poi così vano.
Scusa papà,
Dopo aver corso ho afferrato il braccio di quell’uomo ed ho iniziato a domandargli perché,
perché anche lui si è sottomesso a questa idea.
Mi ha sbattuto contro un albero ed è qui che grido a quell’ammasso di persone la loro fine,
la fine di chi non ha coraggio.
Il soldato si sta avvicinando, impugnando il fucile. Mira verso di me. Ma io non ho paura di
lui. Ancora una volta gli urlo contro tutto ciò che ho dentro. Esita. Ed io continuo. Ormai
sparerà, va bene così in fondo. Sarà l’unica azione di cui non mi pentirò mai, perché non
c’è nulla di più corretto nel compiere un’azione che anche un Giusto intraprenderebbe.
Eleonora Gasparino, classe 3E, scuola Francesco Francia, Zola Predosa
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